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martedì 30 giugno 2009

Vendola: la sanità è un sistema permeabile alle lobby


BARI – In Puglia, nonostante «gli sforzi giganteschi» che sono stati compiuti dalla giunta regionale di centrosinistra «il sistema sanitario si conferma permeabile agli interessi delle lobby, delle corporazioni e anche a spinte corruttive. E purtroppo c'è una trasversabilità a questi interessi che non intendo nascondere». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parlando con i giornalisti per spiegare la decisione di «azzerare» la propria giunta. Vendola ha invitato tutti i politici, gli operatori sanitari, i cittadini a collaborare per «bonificare» la sanità che a volte appare come un vero e proprio «casinò». «Credo – ha detto Vendola – che abbiamo vissuto una giornata molto densa»...«Per me – ha raccontato – è cominciata con un atto straordinario: la notizia è quella della chiusura della discarica di Burgesi, nel Salento, come avevo promesso ai cittadini di Ugento: e questo è il terzo ecomostro, dopo Nardò e Altamura, che viene chiuso in Puglia».

«Poi – ha ancora reso noto – c'è stata una importantissima riunione di giunta alla quale io ho posto i problemi di una fase nuova, una fase che si è aperta con le elezioni, quelle europee, quelle amministrative, che hanno visto la Puglia rappresentare un argine importantissimo, forse quello più robusto al berlusconismo. È la Puglia la realtà in cui sono migliori i risultati per il centrosinistra».
«Tutto questo ci mette nella condizione di guardare con fiducia al futuro e lo vogliamo fare - ha ammesso Vendola – anche rendendoci conto dei tanti pezzi dell’universo moderato che si sono rimessi in cammino. Allora bisognerà parlare con loro e bisognerà anche affrontare i nodi spinosi di quella questione morale che è riesplosa nell’ambito della sanità».
«Dobbiamo approfittare del male che si vede per costruire il bene. Per costruire – ha concluso – una bonifica ancora più radicale del sistema sanitario che a volte appare come una specie di casinò».

Vendola sospende la Cosentino e azzera la giunta regionale

Il presidente della Regione, Nichi Vendola, ha chiesto e ottenuto da tutti gli assessori regionali di rimettere il mandato nelle sue mani. Lo ha annunciato poco fa lo stesso Vendola ai giornalisti. Poco prima la giunta aveva sollevato dall'incarico la manager dell'Asl di bari Lea Cosentino, indagata nell'inchiesta sugli appalti della sanità. Ieri il vice presiedente Frisullo aveva annunciato: "Su di me solo voci, resto al mio posto".
di Paolo Russo
Colpo di scena nella vicenda su giustizia e sanità che da giorni tiene banco sui giornali. Il presidente della Regione Nichi Vendola ha deciso di azzerare la giunta al termine di una giornata convulsa e frenetica. Vendola, rientrato dal Canada, ha incontrato l'assessore alla Sanità Fiore che due mesi fa ha sostituito il dimissionario... Alberto Tedesco,prima vittima politica dello scandalo. Quindi ha comunicato a Lea Cosentino, la dirigente dell'Asl di Bari raggiunta dall'avviso i garanzia per turbativa d'asta, la sospensione cautelare dall'incarico. Infine ha riunito la giunta ed ha chiesto ed ottenuto dai suoi assessori le deleghe. Adesso Vendola formerà una nuova giunta, aprendo le porte ad Udc e Italia dei valori.

Il direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino, e' stata sospesa in via cautelativa dalla giunta regionale pugliese dopo che e' stata raggiunta nei giorni scorsi da un avviso di garanzia nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti nella sanita' avviata dalla Procura di Bari. La notizia e' stata resa nota dalla stessa dirigente che ha annunciato ''azioni legali'' contro il provvedimento e ha espresso ''profonda delusione per la presa di posizione''. Lea Cosentino e' indagata per turbativa d'asta nell'ambito di indagini dirette dal pm Pino Scelsi.

E' la seconda volta che alla manager viene notificato un avviso di garanzia: qualche mese fa, infatti, ne aveva ricevuto un altro per un'altra inchiesta, la stessa che ha coinvolto e ha fatto dimettere l'ex assessore regionale alla Sanita' Alberto Tedesco. Lea Cosentino e Sandro Frisullo vogliono restare al loro posto. Questo pomeriggio, senza ancora aver smaltito il jet lag del ritorno dal Canada, il presidente Nichi Vendola tornerà al comando di una nave in balia di una tempesta giudiziaria. Durante la sua settimana di assenza, la Regione è stata scossa dall´avviso di garanzia notificato al direttore generale dell´Asl di Bari e dalle imbarazzanti indiscrezioni che hanno coinvolto il vicepresidente della giunta. Indiscrezione, smentite ieri dal procuratore Emilio Marzano che ha spiegato: «Frisullo non risulta indagato», per poi aggiungere subito dopo «ma anche se lo fosse non ve lo direi».
Sulla vicenda pende il "precedente Tedesco". L´ex assessore alla Sanità si dimise solo per un´indiscrezione, poi confermata dai fatti, che lo voleva indagato dalla procura di Bari. La giunta convocata per questo pomeriggio servirà a decidere il destino di Lady Asl e dell´assessore Frisullo. Il governatore incontrerà entrambi, separatamente, prima della riunione di giunta. Sarà nello spazio di questi colloqui privati che si delineeranno i destini politici e professionali di Lea Cosentino e Sandro Frisullo. Dal Canada, Nichi Vendola, ha indicato la sua linea: «Chi è indagato deve dimettersi». Non ha cambiato idea neanche dopo i colloqui telefonici con il segretario regionale del Pd, Michele Emiliano.

Lea Cosentino sarebbe pronta ad opporre resistenza alla volontà del governatore. «Non mi sono dimessa - ha detto - comunicherò le mie decisioni al presidente». Oggi Lady Asl dirà a Vendola che intende restare al suo posto. Lo farà personalmente, ma anche tramite alcuni assessori del Pd ai quali ha affidato un messaggio preciso: il reato configurato, la turbativa d´asta, sarebbe riferito ad un appalto mai espletato dalla Asl. Per questo le sue dimissioni sarebbero un provvedimento eccessivo.

Diversa la posizione di Frisullo. Ieri il vicepresidente è tornato nel suo ufficio sul lungomare dopo un´assenza concisa con l´esplosione del Barigate. «Sono finito nel tritacarne mediatico - raccontava ieri - ma non credo che il presidente né altri possano avere degli elementi per chiedere le mie dimissioni». Ma Frisullo è preoccupato, in questi giorni difficili non ha mai parlato con Vendola. Oltre alla soluzione politica, all´orizzonte c´è anche una strada tecnica per uscire dal terreno minato degli appalti sanitari. Prima della giunta, Vendola incontrerà anche l´assessore alla Salute. Fiore illustrerà al presidente il progetto di riforma pensato per garantire maggiore trasparenza nell´assegnazione degli appalti delle Asl: «Sono cinque provvedimenti che si intrecciano tra loro - ha anticipato Fiore - vanno dalla centralizzazione degli acquisti sanitari alla creazione di un osservatorio permanente sugli appalti sanitari».

Colpo di Stato in Honduras: cronaca del secondo giorno. Aggiornamenti in tempo reale

Il popolo hondureño, 24 ore dopo il ribaltamento della democrazia, continua la lotta per evitare violazione dell’ordine democratico del paese. Purtroppo però i canali d’informazione internazionali rimangono oscurati. Accanto a quello politico è in atto anche un colpo di stato mediatico che esclude dal diritto d’informazione buona parte della popolazione.

Leggi la testimonianza diretta di un cittadino italiano in Honduras e guarda le foto della repressione militare in esclusiva per VeroSudamerica:

La resistenza civile sta tentando di riscattare la democrazia. Testimonianza dall’Honduras

IRAQ - Le compagnie petrolifere tornano sull’Eufrate

Un consorzio guidato dalla compagnia petrolifera britannica Bp – e che comprende anche la China national petroleum – ha vinto il contratto per lo sfruttamento dell’importante giacimento iracheno di Rumaila.

Il giacimento di Rumaila, nel sud del paese, ha una riserva di greggio stimata in 17 miliardi di barili (le riserve totali del paese sarebbero di 115 miliardi di barili). Inizialmente aveva vinto l’offerta del gruppo diretto da Exxon Mobil, che però ha rifiutato la commissione di due dollari per barile estratto chiesta dal governo iracheno.

Le multinazionali del petrolio non sono soddisfatte dei termini del contratto proposto dal ministro del petrolio, Hussein al Shahristani. I vincitori dovranno infatti associarsi con le società statali irachene e condividere la gestione dei campi, mentre sulle loro spalle ricade il 100 per cento delle spese per il loro sviluppo. E il compenso – un importo fisso di due dollari per barile, appunto – scatta solo dopo avere raggiunto la soglia di produzione fissata dal governo (2,85 milioni di barili al giorno).

Ora si aspetta la nomina dei vincitori per gli altri cinque giacimenti petroliferi e due di gas naturale. Per il pozzo di Zubair è in lizza anche l’Eni. Le compagnie petrolifere occidentali erano state espulse dall’Iraq nel 1972.

da Internazionale

NARDO' 1 LUGLIO 2009 CONVOCAZIONE DI UN'ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL MOVIMENO PER LA SINISTRA

Contati i voti, valutati i risultati, fatti i ringraziamenti, mosse le accuse, che dite, adesso, torniamo a parlare del soggetto politico nuovo che che sognamo e di come lo vogliamo?

Il 3 luglio e l'11 sono incredibilmente vicini e molti di noi sentono il bisogno di tornare a incontrarsi e conoscersi, discutere e progettare.

Ci autoconvochiamo per un'assemblea provinciale a Nardò il 1° luglio ore 18.30 presso il chiostro di S.Antonio in Piazza Tre Palme.

Ordine del giorno

-quale futuro per m.p.s.,
-verso la costituente sn&lb,
-delegati e rappresentanti,
-rete organizzativa,
-problemi di comunicazione,
-iniziative


A presto, allora.

Claudia Raho
Movimento Per La Sinistra Nardò



Speriamo in una partecipazione numerosa.

"MI HA RUBATO I SOLDI". E LO PRENDE A COLPI DI FORBICE

Nardò: arrestato un tunisino che avrebbe sferrato alcuni colpi nella notte ai danni di un giovane ghanese che dormiva nei pressi di alcuni campi. Tutto sarebbe nato per vendicare un presunto furto.

Una ritorsione per vendicare il presunto furto subito, in quella che si potrebbe definire una sorta di guerra tra poveri: colpi di forbice contro il giovane che riteneva il ladro dei suoi beni.
E’ successo nella notte, a Nardò, città in questi giorni popolata, come sempre, in estate, da tanti extracomunitari, in regola e non, che raggiungono i campi per la raccolta di angurie. A finire in manette è stato un tunisino senza permesso di soggiorno in Italia, Bilel Wannes, che ora deve rispondere di lesioni personali dolose aggravate e detenzione e porto illegale di arma bianca. L’uomo, 28enne, armato di una grossa forbice, avrebbe colpito ripetutamente un cittadino ghanese, Cristopher Asoma, 19enne, di fatto residente a Sciacca, in provincia di Agrigento, ma in questi giorni presente nel Salento, e in regola con il permesso di soggiorno.

A seguito delle prime indagini, sarebbe emerso come la vittima dell’aggressione, tre giorni addietro, avrebbe a sua volta derubato Wannes dei suoi risparmi. Il fatto avrebbe portato il tunisino a covare vendetta, e non potendo neanche rivolgersi alle forze dell’ordine, ovviamente, essendo un clandestino, ha pensato di fare tutto da sé. Nella notte avrebbe così raggiunto il cittadino ghanese presso i campi nella periferia di Nardò, dove stava dormendo, e armato di forbice lo avrebbe colpito diverse volte. Il 19enne, trasportato presso l’ospedale locale, è stato giudicato guaribile in 10 giorni per ferite lacerocontuse. Immediatamente sono scattate state le ricerche dei militari della compagnia di Gallipoli, che hanno permesso di rintracciare tempetstivamente Wannes ed arrestarlo.

da LeccePrima

ROMA: MONTAGUTI, AL POLICLINICO UMBERTO I POTERI FORTI COME MASSONERIA

"Tutti mi dicono che parlo sempre di complotti, ma al policlinico Umberto I ci sono poteri forti come la massoneria. Si tratta di un potere molto presente". E' l'attacco di Ubaldo Montaguti, direttore generale dello storico ospedale romano, a margine dell'audizione in Senato in Commissione d'inchiesta sul Ssn, in cui si e' parlato di sicurezza della struttura e dei feti ritrovati nei mesi scorsi in alcuni sotterranei dell'Umberto I.

Secondo Montaguti, "la massoneria e' ben presente all'Umberto I. E' ora che in Italia si parli di questi poteri, anche se non sto dicendo cose che nessuno conosce". Secondo Montaguti, i poteri forti della massoneria sono presenti anche nel corpo medico. Di fronte a questa situazione il manager si sente accerchiato, stretto in un complotto. "C'e' una parte dell'Umberto I che non vuole cambiare - aggiunge, rincarando la dose - e degli oltre mille medici che lavorano al policlinico almeno 300, secondo me, non dovrebbero stare nemmeno all'ospedale di Rocca Priora - conclude - perche' non fanno ricerca, non fanno didattica, non fanno assistenza".

da Indymedia

Mondiali Ultras Antirazzisti a Casalecchio (Bo)

Mondiali Antirazzisti

Programma 2009

Ecco l'attuale programma dei Mondiali 2009. La pagina sará aggiornata appena verranno confermati altri concerti o eventi.

Mercoledì 8 Luglio 2009
Apertura ufficiale del campeggio
I bar e i ristoranti saranno in funzione tutto il giorno.
· 18.00 – apertura della Piazza Antirazzista
· 21.00 – concerti: Gli Avvoltoi (IT), Klasse Kriminale (IT) and DJ

Giovedì 9 Luglio 2009
· 15.00 – stretta di mano di tutte le squadre sui campi
· 16.00 - 19.00 – torneo di calcetto
(eliminatorie: partite da 2x10 minuti, 1 partita per ogni squadra)
· 21.00 – concerti: Rockett Queens (F), Elijah + Dubby Conquerors (CH), Bambix (NL) e DJ

Venerdì 10 Luglio 2009
NO TORNEO DI CALCETTO - Pensando a L'Aquila
· 10.00 - 19.00 – Cricket, Rugby, Torneo di calcetto feminile
· 21.00 – corteo e spettacolo itinerante
· 23.30 – concerti: Obrint Pas (Catalonia) e DJ

Sabato 11 Luglio 2009
· 10.00 - 19.00 – torneo
(eliminatorie: partite da 2x10 minuti, 3 partite per ogni squadra)
· 10.00 - 18.00 – Tornei di Basket- e Volleyball
· 22.00 – concerti: Scream Club (USA), Firewater (International) e DJ

Domenica 12 Luglio 2009
· 10.00 - 13.00 – torneo
(eliminatorie: partite da 2x10 minuti, 1 partita per ogni squadra)·
14.30 - 17.00 – torneo (fase finale, solo a rigori!)
· 17.30 – finale del torneo
· 17.45 – premiazione e consegna coppe

Sono previsti anche quest'anno il Torneo di Basket Antirazzista (6° edizione) e il Torneo di Pallavolo Antirazzista (4° edizione), presto le informazioni su come iscriversi.
Partecipate! I Mondiali si giocano per combattere il razzismo! Verranno assegnati tre punti extra per il torneo di calcetto a tutte le squadre che portano alla nostra Piazza Antirazzista un manifesto (possibilmente bilingue) che documenti il carattere e le attività della propria squadra.
Troverete nella Piazza Antirazzista anche mostre, proiezioni video e film, dibattiti.

Quando arrivate a Casalecchio prendete l'opuscolo dei Mondiali 2009 con le informazioni importanti, il programma definitivo e tutti gli orari delle partite. Lo troverete da mercoledì sera presso tutte le casse e reception.

info:www.mondialiantirazzisti.it

Morto un giornalista russo aggredito per i suoi articoli

E’ un caso su cui davvero il presidente Dmitrij Medvedev dovrebbe promuovere una seria inchiesta, se vuole avere un minimo di credibilità nel suo desiderio di far diventare la Russia un paese “normale”: Vyacheslav Yaroshenko, direttore del giornale “Korruptsija i Kriminal“, è morto ieri nella città di Rostov sul Don (Russia meridionale) per i postumi delle ferite infertegli due mesi fa da sconosciuti che lo aggredirono sotto casa.

Ma lo scandalo non si ferma al delitto, per quanto orribile: investe anche la polizia locale, che a tutt’oggi rifiuta di far aprire un’inchiesta, e le autorità sanitarie locali, che hanno costretto Yaroshenko a lasciare l’ospedale dov’era ricoverato, nonostante le sue condizioni fossero gravissime. In pratica un omicidio cui hanno partecipato attivamente non solo il killer e i suoi mandanti ma anche importanti autorità cittadine. Un omicidio politico: è infatti del tutto evidente che a provocare l’aggressione (e l’abbandono della vittima al suo destino e alla morte) è stata l’attività giornalistica di Yaroshenko, il cui giornale denunciava sistematicamente gli episodi di corruzione e malaffare a livello delle amministrazioni locali nella regione di Rostov. Tanto che anche il “vice” di Yaroshenko, Sergej Sleptsov, è stato per due volte vittima di serie aggressioni nei mesi precedenti.

Colpisce in modo particolare l’atteggiamento delle autorità sanitarie e della polizia cittadina. Yaroshenko era stato aggredito sotto casa il 29 aprile, da sconosciuti che lo avevano ferocemente colpito alla testa con una sbarra di ferro; nella notte successiva, in ospedale, era stato sottoposto a un lungo e delicato intervento chirurgico, dal quale era uscito in coma – e in coma era poi rimasto per parecchi giorni. Dopo un mese, nonostante le condizioni del giornalista fossero sempre piuttosto serie, l’ospedale lo dimise, spedendolo a casa; pochi giorni dopo Yaroshenko doveva però essere nuovamente ricoverato, in rianimazione e in condizioni gravissime, rimaste poi tali fino alla morte. Fin dall’inizio, peraltro, la polizia aveva rifiutato di aprire un’inchiesta per lesioni, sostenendo che il giornalista aveva subito il trauma cranico per via di “un urto casuale”, non si sa bene in che modo.

L’opinione pubblica occidentale segue con giusto interesse gli sviluppi del “caso Politkovskaja”, un delitto eccellente su cui il sistema inquirente e giudiziario russo ha finora mostrato i suoi gravi limiti (ma dove pur si intravede qualche piccolo sforzo, dall’alto, per cambiare le cose): ben minore è l’interesse mostrato per casi come quello di Vyacheslav Yaroshenko, purtroppo assai frequenti, dove l’impunità per chi uccide le persone “scomode” non è soltanto un dato di fatto ma quasi un’asserzione esplicita da parte di chi dovrebbe tutelare la vita e la sicurezza dei cittadini. Finché dal Cremlino non arriverà una chiara risposta, una seria presa in carico di questa situazione terribile, sarà impossibile considerare la Russia un paese dominato dalla legge e non dall’arbitrio dei potenti.

da Indymedia

TREGEDIA ANNUNCIATA - POCHI GIORNI PRIMA ANCHE A PRATO STAVA PER ACCADERE QUALCOSA DI SIMILE

Avevano già segnalato molte volte i rischi connessi al cattivo funzionamento dei carrelli. L’assemblea nazionale dei ferrovieri esprime profondo cordoglio per le vittime e invita le autorità a non sottovalutare le segnalazioni di pericolo. Dure le critiche alla dirigenza delle Ferrovie dello Stato.

In una nota i ferrovieri fanno sapere che "il trasporto ferroviario è un servizio complesso in cui anche il più piccolo incidente o guasto, può determinare immani tragedie e come tale va analizzato e preso, sempre, nella massima considerazione. Rinnoviamo la più ferma critica al gruppo dirigente delle Ferrovie che ha dirottato risorse e tecnologia sul servizio ’luccicante’ dell’ alta velocità lasciando che il resto del servizio ferroviario, in particolare merci e pendolari, deperisse sia in termini di qualità che di sicurezza".

I delegati dell’RSI aggiungono che "La rottura di un asse di un carrello del vagone merci è un incidente tipico che non è stato mai tenuto nella giusta considerazione nonostante l’elevatissimo rischio connesso. Esso si è ripetuto innumerevoli volte, sempre fortunatamente con conseguenze meno gravi, da ultimo nei giorni scorsi sempre in Toscana, a Pisa S.Rossore ed a Prato".

Le vittime al momento sono 13, i dipersi 4 e i feriti gravi 30.
Sono cifre della protezione civile alle quali non credo molto.

Si deve sempre aspettare la tragedia prima di intervenire. Parlano tanto di sicurezza ma molto probabilmente si riferiscono alla loro.
Sembrano intoccabili e invincibili. Terremoti, disastri aerei o feroviari, incidenti stradali, alluvioni, smottamenti, rapine, sparatorie, ecc. ecc. ecc., e loro sempre li a dirigere e a orchestrare. Se c'e' un Altissimo e ora che si svegli e che faccia un pò di pulizia. Basta con le vittime civili, basta con queste morti innocenti.
Vergognatevi un pò, potenti di turno, prima di aprire bocca.

Comincia il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq

Sei anni e tre mesi dopo l’invasione del marzo del 2003, l’esercito statunitense si ritira dalle città irachene, dopo aver formalmente consegnato alle forze locali il compito di garantire la sicurezza. Molti iracheni stanno festeggiando per le strade e in tutto il paese è stato proclamato un giorno di festa.

Ma l’evento provoca anche paura e incertezza in gran parte della popolazione, che teme che i ribelli possano approfittare del ritiro dei militari e aumentare i loro attacchi per destabilizzare le forze di sicurezza locali. L’Iraq rimane un posto pericoloso per le 130mila unità statunitensi ancora stanziate sul territorio, che restano il target principale dei gruppi estremisti. -The Washington Post, Stati Uniti

da Internazionale

Se 150 anni sembrano troppi

Centocinquant’anni di prigione. Questa la pena inflitta al finanziere Bernard L. Madoff, responsabile di una delle più grandi e durature truffe di ogni tempo, mentre le indagini sulle dimensioni della sua frode continuano.

“Prima di pronunciare la sentenza”, racconta il New York Times, “il giudice Chin ha ammesso che qualsiasi sentenza superiore ai dodici anni sarebbe stata solo simbolica, visto che Madoff ha un’aspettativa di vita di circa tredici anni . Ma il valore simbolico è importante per tre ragioni, ha aggiunto: per punire Madoff, per fare da deterrente e per dare giustizia ai torti subiti dalle vittime”.

Daniel Engber su Slate spiega perché il sistema giudiziario americano prevede la possibilità di comminare pene come questa. Le ragioni sono tre, oltre al tentativo di aggirare la possibilità di recuperare la libertà per buona condotta. “Primo: in caso di molte vittime, ognuna di loro potrebbe trovare sollievo se il criminale riceve una punizione specifica per ogni reato commesso. Secondo: il procuratore potrebbe chiedere pene multiple per evitare cambiamenti significativi se qualcuna di esse dovesse essere ribaltata in appello. Terzo: la corte impone le pene più pesanti per enfatizzare la gravità del crimine commesso”.

da Internazionale

E se andasse lo staff del sindaco a pulire le spiagge?

All'inizio della stagione turistica la giunta comunale di Nardò per reperire risorse decide di ridurre drasticamente le spese per la pulizia delle spiagge e per il verde pubblico. La scelta appare del tutto priva di logica in quanto non solo danneggia la qualità della vita dei cittadini di Nardò ma,offuscando l'immagine del nostro paese e delle nostre coste rischia di compromettere la già difficile stagione turistica.
Se un taglio alle spese si ritiene necessario, perché non diminuire le esorbitanti spese dello staff del sindaco il cui ammontare sembra più adatto ad una metropoli che ad una cittadina come Nardò? A meno che non si pensi che possa essere lo staff del sindaco ad assumersi il compito di pulire le spiagge e curare il verde della città.

firmiamo questa petizione per esprimere al sindaco e alla giunta comunale la nostra assoluta contrarietà alla riduzione delle già scarse risorse destinate a quei servizi che rendono Nardò e le sue marine più belle e più vivibili per i nostri cittadini e per i tanti turisti che in questi mesi visitano la nostra terra.

P.S per firmare basta cliccare sul banner nella sidebar a destra

Primo incontro con il padre comboniano Massimo Ramundo

Domani, 1 Luglio, alle ore 19,30 nel salone della Parrocchia delle Cenate di Nardò si terrà il primo di una serie di incontri organizzati dal gruppo di impegno politico-culturale "Costruire Insieme". Parteciperà... il padre comboniano Massimo Ramundo che parlerà della sua esperienza missionaria in Amazzonia.

Siete tutti invitati a partecipare.

Il centrodestra ora dia risposte chiare al Salento

Se i presunti 136 milioni di euro deliberati e sbandierati dal Ministro agli Affari Regionali Raffaele Fitto ci sono, allora non si perda ulteriore tempo.
Sollecita così Loredana Capone, portavoce del gruppo di opposizione alla Provincia di Lecce, e incalza: “E’ necessario fare chiarezza sulla questione e dotare, quanto prima, il territorio di una infrastruttura di vitale importanza come la... statale 275 Maglie-Santa Maria di Leuca, al centro di una lunga querelle politica. Come già sostenuto durante tutta la campagna elettorale l’attesa è durata fin troppo tempo. Ora bisogna passare ai fatti concreti.”
Nessuna menzione infatti sulla 275 compare sulla delibera del 6 Marzo scorso, né viene ora citato lo stanziamento specifico negli atti emersi dalla riunione del Cipe del 26 Giugno scorso come pubblicati sul sito dello stesso Cipe. L’unica verità è che da mesi si parla di uno stanziamento ancora indefinito e di un progetto non ancora approvato. Restano quindi troppi dubbi ancora da sciogliere! Che mi auguro presto siano risolti. Ma è necessario aprire il cantiere e consegnare al nostro territorio una strada più sicura e nel pieno rispetto dell’ambiente”.

lunedì 29 giugno 2009

AFRICA UNITE - LA STORIA




AFRICA UNITE - LA STORIA

Colpisci poi conquista vecchia storia
parola di sua globalita'
sia resa grazia al peso del potere
fedeltà
Nuova religione nuova guerra, preventiva e intelligente
vecchia aberrazione nuova scusa per distruggere la mente
Occhio per occhio
Niente per niente
L'uomo è perdente

Rit: La storia insegna non si cambia mai
Make your rules
un desiderio irrinunciabile
la storia insegna che ogni uomo è
perfettamente corruttibile

La storia insegna e non sbaglia mai
una parola impronunciabile
la storia insegna che ogni vita è
purtroppo merce di scambio

Fuori di qui un luogo assurdo
che può sembrare aperto a tutti ma la chiave non c'è
Fuori di qui ad un bivio scuro sei tu
con il destino appeso ad un filo ma quel filo dov'è
arma incosciente, la Bibbia
La Bibbia tra i denti and your soul.
Sicuro vincente,
aggiornami l'anima.

Rit:La storia insegna non si cambia mai
Make your rules
un desiderio irrinunciabile
la storia insegna che ogni uomo è
perfettamente corruttibile

La storia insegna e non sbaglia mai
una parola impronunciabile
la storia insegna che ogni vita è
purtroppo merce di scambio

Africa Unite è una band di ispirazione reggae nata a Pinerolo, in provincia di Torino. La data di nascita del gruppo coincide con un anno fatidico per l'intera storia della musica internazionale: 1981, l'anno della prematura scomparsa di Bob Marley. A lui e al titolo di un suo brano è dedicato il nome stesso del gruppo, fondato da Vitale BUNNA Bonino e Francesco MADA Caudullo. In quasi quindici anni di attività, gli AFRICA UNITE hanno espresso con inusuale costanza un livello musicale altissimo, la cui matrice è un reggae di prim'ordine:centinaia di concerti, partecipazioni ad alcuni dei più prestigiosi festival internazionali impongono ben presto gli AFRICA UNITE come una delle realtà di nuova musica italiana più prestigiose e popolari. Nel 1987 esce MJEKRARI, mini album autoprodotto, caratterizzato da una coraggiosa escursione nell'uso della nostra lingua. Nel 1988 LLAKA testimonia la crescita musicale del gruppo. Nel 1991 PEOPLE PIE completa il processo di maturazione e da' definitivamente il via ad un'intensissima attività live che li vede presenti e costantemente attivi in Italia ed Europa, fino a farli arrivare anche in Jamaica, al De Buss di Negril. Ma è nel 1993 che gli AFRICA UNITE pubblicano BABILONIA E POESIA, un album caratterizzato da un forte impatto melodico ed una potenza espressiva assolutamente fuori dal comune, dove la più, tradizionale matrice reggae inizia ad essere contaminata con sperimentazioni dub. Parallelamente alla pubblicazione dell'album, parte anche un lunghissimo tour di oltre cento date che li porta a suonare anche al Babylon International in Iraq. Nel 1995 un nuovo album: UN SOLE CHE BRUCIA, che avvicina gli AFRICA UNITE anche alle radio commerciali, quindi ad un pubblico più ampio e recettivo. Un nuovo tour accompagna questa nuova tappa della carriera degli AFRICA UNITE, che precede una nuova importante fase: il passaggio dalla Vox Pop alla Black Out/Mercury, quindi alla major PolyGram. Il frutto di questo nuovo ed importante sodalizio è il nuovo importante lavoro degli AFRICA UNITE: un album live, intitolato IN DIRETTA DAL SOLE, che testimonia l'enorme crescita tecnica ed espressiva del gruppo, nonché, la sua incessante attività live. Nel 1997 esce un nuovo album, intitolato IL GIOCO, realizzato in collaborazione con Mad Professor, mentre nel periodo successivo Mada si dedica al suo album solista DA SHIT IS SERIOUS e Bunna al lavoro con Giuliano Palma & The Bluebeaters. Il gruppo torna in azione nel 2000 con VIBRA, mentre l’anno seguente 20 costituisce una doppia celebrazione: il ventennale della scomparsa di Bob Marley e il ventesimo compleanno degli Africa Unite.
Nel 2003 il gruppo torna alle sue origini indipendenti pubblicando MENTRE FUORI PIOVE, disco di brani originali distribuito dalla Venus e l’anno dopo la raccolta dal vivo UN’ALTRA ORA. Nel 2006 esce CONTROLLI, al momento l’ultimo lavoro discografico degli Africa Unite.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
MJEKRARI 1986 Spliff a Dada
LLAKA 1988 Spliff a Dada
PEOPLE PIE 1991 Spliff a Dada
BABILONIA E POESIA 1993 Vox Pop
UN SOLE CHE BRUCIA 1994 Vox Pop
IN DIRETTA DAL SOLE 1995 Blackout
IL GIOCO 1997 Blackout
VIBRA 2000 Mescal
20 2001 Mescal
MENTRE FUORI PIOVE 2003 Alternative
UN’ALTRA ORA 2004 Alternative
CONTROLLI 2006 Africa Unite

Notizie dall’Honduras, testimonianze da Tegucigalpa

Davide Bonechi, un cittadino italiano residente per motivi di lavoro in Honduras, ci aggiorna con la sua testimonianza diretta sul colpo di stato in atto.
Leggi l'intervista su http://www.verosudamerica.com/

Risultati elettorali: Argentina ed Uruguay

Il governo di Cristina Kirchner soffre una debacle elettorale nelle elezioni legislative svolte ieri in Argentina. Nel vicino Uruguay invece le elezioni primarie stabilivano i candidati in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 25 ottobre.
I Kirchner perdono la maggioranza sia nella Camera dei Deputati sia nel Senato a causa della forte avanzata dei partiti oppositori, radicali socialdemocratici e liberali ed ex peronisti. Ora il governo in carica sarà a costretto alla negoziazione per tenere l’appoggio necessario a governare. L’ex presidente Nestor Kirchner ammettendo la sconfitta ha annunciato che “si cercherà di lavorare per garantire la governabilità nel paese”. Una delle cause della sconfitta della coalizione di governo è stata sicuramente la crisi economica, che l’Argentina come paese produttrice di prodotti alimentari, ha risentito particolarmente con una forte recessione. I Kirchner soffrono un duro colpo sia a Buenos Aires e nelle provincie limitrofe che nelle città di Santa Fe, Córdoba e Mendoza.

In Uruguay invece le elezioni primarie stabilivano i candidati dei partiti principali per le elezioni presidenziali di ottobre. Per il partito del presidente in carica Tabaré Vázquez, “Frente Amplio”, il futuro candidato sarà il senatore José Mujica (74 anni ed ex guerrigliero tupumaro), che ha superato con il 54% il candidato appoggiato dal presidente in carica, Danilo Astori.

Per il principale partito di opposizione, il “Partido Nacional”, l’ex presidente Luis Alberto Lacalle (68 anni), che governò il paese appoggiando le riforme liberali e le grandi privatizzazioni dal 1990 al 1995, vince le primarie con il 55% sull’altro candidato Jorge Larrañaga.

Da segnalare che l’opposizione al “Frente Amplio” ha dimostrato una maggiore capacità di mobilizzazione dei suoi elettori, generando preoccupazione nel partito di governo che ha registrato un calo di partecipazione in particolare da parte degli elettori di sinistra.

Per il “partido colorado”, che sembra però fuori dalla lotta per la presidenza ,il candidato sarà Pedro Bordaberry, ex ministro del turismo.

Le elezioni si svolgeranno il prossimo 25 aprile, se uno dei candidati riceverà la maggioranza assoluta diventerà il nuovo presidente, in caso contrario il ballottaggio è previsto per il mese di novembre.

Di Antonio Pagliula
in esclusiva da Città del Messico con il blog sull'America Latina.
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Prof. Biagini, omofobo, razzista e ignorante

Per anni è come se nessuno si fosse accorto di nulla. Per anni gli studenti della facoltà cagliaritana di lingue e letterature straniere hanno portato obbligatoriamente agli esami un libro dal titolo Ambiente, conflitto e sviluppo: le Isole Britanniche nel contesto della globalizzazione (ed. Ecig in tre volumi).
L'autore è il professor Biagini, ordinario di geografia politica. Nelle pagine di quel testo c'è la tesi che la società laicizzata, nata soprattutto per impulso delle isole britanniche, avrebbe portato la decadenza spirituale dell'uomo. Che avrebbe allontanato l'essere umano da Dio. E che alla lunga porterà a una crisi materiale, oltre che spirituale. Qui e là si leggono alcune "cosette" da niente, tipo che Giordano Bruno era “fra le spie che tradivano i fedeli della Chiesa Cattolica per consegnarli al boia“ e che esiste un collegamento tra la sua vicenda e “il disastroso dilagare della dittatura protestante nelle Isole Britanniche“. Oppure che “la spinta centrale di tutta la ricerca di Newton era tutt'altro che scientifica“ e che “ dedito, come Giordano Bruno, alla stregoneria si occupava di esoterismo, alchimia, demonologia, alla ricerca del fantomatico "elisir dell'eterna giovinezza". Gli intrugli che preparava gli servivano appunto per tentare di mantenersi "giovane" in una relazione omosessuale con un matematico svizzero“.
Quel libro - frutto di 23 anni di studio, afferma l'autore - è tutta una crociata contro la modernità, un repertorio di razzismo e omofobia, una inesauribile lista di nemici della spiritualità cattolica che mette insieme l'Illuminismo, “l'omosessualismo” e l'“iperfemminismo”, Darwin e Newton, la scienza e il marxismo, i musulmani e i gay, tutti colpevoli di aver portato l'uomo lontano da Dio e fuori dall'influenza del cattolicesimo.
Ma a un certo punto un gruppo di studenti sbottano e scrivono una lettera per dire che non ne possono più di studiare su quel libro e la indirizzano al consiglio di facoltà di lingue e lettere straniere dell'università cagliaritana.
La lettera suscita un piccolo terremoto. Arriva sulla scrivania del preside della facoltà di lingue, Massimo Arcangeli. Legge e approva, stando alle dichiarazioni rilasciate al quotidiano locale Il Sardegna del 27 maggio. Quel libro è "non adeguato“, dice. “Il consiglio di facoltà ha preso atto della lettera trasmessa dagli studenti e ha deciso di investire la questione i consigli di corso, i soli organismi deputati a valutare gli aspetti della didattica - spiega Arcangeli - io ho fatto verbalizzare che quei libri per me non sono congrui, in gran parte non c'entrano nulla con l'insegnamento della politica economica nè con quello della geografia, i rilievi degli studenti sono corretti“. Morale della favola? I testi andrebbero sostituiti “o almeno bisognerebbe indicare un'alternativa“.
Sul caso interviene anche l'Arcigay che a sua volta manda una lettera firmata dal suo presidente Aurelio Mancuso al rettore dell'università cagliaritana prof. Pasquale Mistretta, oltre che al già citato preside di facoltà Massimo Arcangeli. “Con la presente intendo chiedere a questo Ateneo che esprima una posizione e assume i provvedimenti del caso, in merito al comportamento palesemente omofobo del prof. Biagini, il quale nel corso delle proprie lezioni esprime disprezzo nei confronti degli omosessuali, che in un'intervista vengono altresì definiti con l'epiteto "finocchi" e considerati deviati rispetto ad una presunta normalità dettata dalla morale cattolica di cui il suddetto vanta di essere il custode. L'università ha il dovere di vigilare sul rispetto del principio di pari opportunità e non discriminazione, conetti ampiamento tutelati dall'ordinamento giuridico nazionale e comunitario, e soprattutto deve farsi garante del principio di laicità. Il comportamento del professor Biagini, che si ostina a condannare l'omosessualità ed impartire insegnamenti chiaramente intrisi di un forte potenziale omofobico non può essere tollerato“.
Ma l'Arcigay, a tutt'oggi, non ha ricevuto alcuna risposta, dice a Liberazione il suo responsabile scuola Marco Coppola.
Schierato a favore del prof. Biagini rimane Il Giornale. A difesa del docente il quotidiano (in data 3 giugno) alza il vessillo della libertà di insegnamento, è solo perchè ha scritto un “libro troppo cattolico“ che tira dietro così “tante rogne”. Appunto, cosa c'entra l'omosessualismo con l'insegnamento della geografia? Se non è omofobia questa...

da INDYMEDIA

QUALCUNO RICORDA IL FALEGNAME ALDO BIANZINO ??? - ORA SI E' SPENTA ANCHE LA MOGLIE


Era la compagna di Bianzino, il falegname trovato senza vita nel carcere di Capanne a Perugia.
Addio Roberta, morta in attesa della verita'
NEL SILENZIO, in attesa di una verità che ancora non c'è. E' morta Roberta Radici, la compagna di Aldo Bianzino, il falegname di 44 anni che fu trovato privo di vita in una cella del carcere di Capanne nell'ottobre del 2007.
Roberta se n'è andata martedì 16 giugno, aveva 56 anni, era ricoverata da alcuni giorni nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.
Era in lista da tempo per un trapianto di fegato che non è mai arrivato. E non ce l'ha fatta: questa donna dagli occhi color del mare si è alla fine arresa ed ora è giusto immaginarla in un lido di pace, chissà dall'altra parte di un cielo più sereno dove alla luce di una candela profumata magari avrà già riabbracciato il suo Aldo.
E' una storia terribilmente triste da raccontare perché c'è di mezzo tanta, troppa morte. Perché c'è di mezzo un ragazzino, Rudra, figlio di Aldo e Roberta che ora, ad appena 16 anni, è rimasto solo.
Non c'è più la mamma, non c'è nemmeno nonna Sabina che viveva con loro nel casale di Pietralunga perché anche lei è morta qualche mese fa. Ma il coraggio del ragazzo, che studia ad Umbertide e sarà promosso a pieni voti, un giorno avrà la meglio su questa parte di esistenza. Perché deve essere così. Qualcuno lo crescerà, si prenderà cura di lui, forse nonno Giuseppe, il papà di Aldo che vive a Vercelli. E un giorno Rudra tornerà nella casa di Pietralunga dove per 14 anni della sua vita è stato felice.
Lassù, in un eremo di serenità immerso nelle isolate campagna dell'Altotevere, senza vicini di casa, senza rumori, hanno vissuto fino a metà dell' ottobre 2007 quando la polizia bussò alla loro porta e si portò via Roberta e Aldo, accusati per una coltivazione di marijuana nel giardino dietro casa. Tutti e due in carcere. Lei uscirà un paio di giorni dopo. Lui invece da quel carcere praticamente non è mai uscito.
LÌ DENTRO la sua storia è ancora intrappolata in attesa di una verità al centro di un complesso caso giudiziario. Da allora non c'è stato più un attimo di pace. Per nessuno. La malattia di Roberta si è lentamente aggravata anche a causa delle condizioni psicologiche non certo serene; l'anziana madre di lei, Sabina, che viveva con loro e che si era presa cura di Rudra nei giorni in cui la madre era in tribunale o dagli avvocati, è morta alla fine dell'anno scorso. Di questa famiglia così distante dal clamore, ma balzata all'attenzione delle cronache di tutt'Italia, non resta ora più nulla.

PER CHI VUOLE RICORDARE
Domenica 28 Ottobre 2007

Pietralunga (Pg) – Una storia italiana. Una brutta, bruttissima storia italiana il cui filo rosso si dipana dalla casa circondariale di Capanne, vicino a Perugia, sino alla quiete delle ordinate e in gran parte ancora selvagge montagne del comune di Pietralunga, a Nord del capoluogo umbro. Una cinquantina di chilometri che dalla pianura portano in un universo di boschi ammantato dalle prime nebbie e dove si mescolano, al verde intenso degli olivi che man mano spariscono, l’arancio e il giallo ocra dei primi colori autunnali.
Lasciamo Città di Castello e ci inerpichiamo lungo le colline di Pietralunga, verso il luogo dove, la mattina di venerdi 12 ottobre, una squadra di agenti in borghese si muove in direzione de “Le Caselle”, la casa di campagna dove Aldo Bianzino e Roberta Radici vivono col piccolo Rudra e la madre ultranovantenne di lei.
Vanno lì per arrestare Aldo e Roberta i poliziotti in borghese che hanno un mandato della procura di Perugia. Trovano diverse piante di erba nei campi e, in casa, trenta euro, magro bottino per un supposto spacciatore. Rovistano. Rovesciano. Aldo rassicura il figlioletto che viene lasciato solo, con la nonna, per tre lunghi giorni. Fa capolino un assistente sociale ma nessuno si occupa in realtà del ragazzo e della nonna che, pur vantando un’ottima lucidità, è comunque un’anziana che ha bisogno di cure quotidiane. Tocca a Rudra, a questo tenero ragazzo di quattordici anni, telefonare a Daniela, un’amica di famiglia, molte tempo dopo, per chiedere aiuto. “Vieni” le dice. Senza aggiungere altro. Un pudore e forse un orgoglio che hanno trasformato un bambino in adulto in una manciata di ore.
Anche noi ricorriamo a Daniela e prima ancora a Gloria, due amiche di Aldo e Roberta, per arrivare a questa casa delle favole in mezzo al bosco. Ci siamo fatti mille scrupoli e abbiamo vinto qualche resistenza. Comprensibilmente né Roberta, che dopo la morte di Aldo è stata subito scarcerata, né i loro amici, hanno voglia all’inizio di parlare coi giornalisti. Ma poi, anche grazie al buon lavoro di una collega locale della “Nazione”, cominciano a fidarsi. Si fa strada in loro soprattutto l’idea che questa storia maledetta, non solo debba aver giustizia per la famiglia, ma possa anche servire, se non ormai a restituire il corpo fisico di Aldo, a far si che simili cose non si ripetano più.
La casa è un’antica costruzione di pietra riattata con attenzione e perizia. C’è una campagna ordinata intorno strappata ai boschi e, in un angolo, un piccolo laghetto ricavato con un ampio telo di plastica steso su una buca. Entriamo buttando l’occhio nella falegnameria di Aldo che è appena sotto l’ingresso, sopraelevato di qualche gradino. C’è ancora la sua giacca buttata in un angolo e una massiccia asse rossastra, forse in verniciatura. La luce del pomeriggio si fa tenue e sfuma i colori mentre scende il freddo che sta annunciando l’inverno. In casa l’arredamento è modesto ma raffinato come in molte altri casali qui.
Roberta ci viene incontro circondata da amici che, da una settimana, sono spesso a farle visita. Una piccola impresa visto che i casolari sono sparsi in quest’Umbria profonda in cima ai monti. La vecchia madre, in un angolo, riposa. Rudra appare ogni tanto e la abbraccia, come a darle un conforto silenzioso e intenso. E’ un fiume in piena questa donna forte e dagli occhi chiari e profondi in cui una lucidità, che appare come uno sforzo della volontà, lascia solo ogni tanto il passo a un dolore profondo e alle domande inevitabili di un futuro incerto, gravato da un’assenza di cui però, stranamente, si avverte in mille cose l’essenza: gli infissi rifatti da Aldo, il cancelletto in legno di Aldo, le porte piallate da Aldo….Oltre l’anima, le cose.
“Non mi sento sicura. Non so, ho come la sensazione, il presentimento che qualcuno ci spii. Che ci sia qualcosa”, dice Roberta confidandosi senza steccati. Ci chiede: “Credete che abbia senso o sia solo una lucida paranoia? E’ che abbiamo visto macchine di estranei nella zona, forse solo curiosi. E’ anche che ora sono una donna sola e senza compagno. Con una pensione di invalidità, un’anziana madre che ha bisogno di cure e un ragazzo che deve andare a scuola e che vorrei strappare a questi giorni terribili riportandolo dai suoi compagni di classe”. Lui intanto, dopo averci salutato con cortesia, è scivolato di sopra, con un amico.
Non si fa pregare Roberta Radici e ripercorre con noi quelle lunghe tragiche ore. E’ un racconto lucido che solo raramente tradisce una ferita profonda, i dubbi e quella domanda ossessiva: chi, perché, perché proprio ad Aldo? Già, Aldo Bianzino, un uomo che tutti descrivono con un aggettivo: “mite”. E’ un termine che ricorre: “Parlava poco – dice Benedetto, amico di vecchia data – e solo in occasione di qualche festa, quando preparavamo le cose necessarie, avevamo modo di scambiare due parole. Seppi così che aveva studiato al conservatorio il che faceva capire perché, quando suonava l’harmonium (uno strumento indiano ndr), arrivava ad estraniarsi per ore…ohi Aldo, gli dicevamo, è ora di cena…”. Un uomo mite dice Daniela, un tipo tranquillo, racconta anche il piccolo figlio di Gloria. Ma non c’è solo aria di mitezza in questa casa (anche perché, al contrario, Roberta è una donna di indubbia vivacità ed estremamente reattiva). Ci sono libri e cultura. Buone letture e ore di meditazione. Anche una scelta spirituale – gli insegnamenti del maestro indiano BabaJi - di cui nessuno ha voglia di parlare ma che aleggia in queste case sparse tra i boschi e unite da una vecchia amicizia nata negli anni Ottanta, quando l’Umbria di popolò di gente venuta da fuori a cercare un’altra dimensione in questi borghi medioevali, tra queste montagne dove l’aria è rarefatta. Gente “strana” per quelli del posto. Capelli lunghi e, certo, qualche spinello. Ma nessuna “brutta storia” oltre al fatto di esser “bizzarri”.
Il ritorno a quella domenica maledetta è un pugno nello stomaco. “Sono le nove e un quarto del mattino – racconta Roberta - quando un ispettore viene a interrogarmi piuttosto violentemente: cosa ha preso suo marito, cos’à ingerito? Soffre…è svenuto. Svenuto? Ma come sta? Sono confusa, spaventata, so che Aldo non ha preso nulla. E’ in coma – mi sbraita ancora – ci vuole una lavanda gastrica. Non so cosa pensare mentre la dottoressa mi dice che hanno anche provato a rianimarlo. In questo stato alle 11 arriva il direttore del carcere. Freddo, calmo, professionale. Sono libera. E Aldo? E’ al Silvestrini, mi dice il direttore…le faremo sapere”.
In realtà Aldo è già morto e non si trova al “Silvestrini” ma in un altro vecchio nosocomio. Quando è morto veramente? Solo l’autopsia può confermare l’ora esatta del decesso che potrebbe risalire al mattino presto come sembra far pensare una dinamica che resta ancora oscura. “Sono in uno stato inimmaginabile – aggiunge Roberta - e non so cosa pensare. Alle 12 mi fanno firmare una decina di fogli per la scarcerazione che nemmeno leggo, mi fan fretta. Sta venendo Daniela a prendermi, l’han chiamata per dirle che ho bisogno che c’è stato…un problemino. Ma io continuo a pensare ad Aldo. E Aldo, chiedo, dov’è Aldo, quando lo vedrò? E’ ancora l’ispettore a rispondermi: lo vedrà martedì, dopo l’autopsia”.

Bari, manager Asl verso dimissioni - Vendola l'ha messa alle strette

Lea Cosentino, direttore dell'azienda sanitaria barese, vicina al
Pd, è indagata con Tarantini e per corruzione e turbativa d'asta.
"Conosco da tempo i Tarantini, mai però li ho favoriti"

BARI - La prima vittima del Bari-gate è una manager vicina al Partito democratico. Lea Cosentino, il direttore generale della Asl Bari, l'azienda sanitaria più grande della Puglia, è a un passo dall'abbandonare la sua carica:
"Prima di prendere ogni decisione ho bisogno di parlare con il presidente", dice lei, che venerdì ha ricevuto una perquisizione a casa e un avviso di garanzia con l'accusa di aver tentato di favorire l'azienda di Gianpaolo Tarantini. Già da sabato però la giunta Vendola l'ha messa alle strette chiedendole di lasciare in nome della trasparenza. Si aspettano, per definire la questione, 24 ore: domani tornerà in Puglia da un viaggio istituzionale in Canada, il Governatore Nichi Vendola e si stringerà il cerchio.

L'avvicendamento sembra quasi scontato, non fosse altro perché il Governatore pugliese ha detto in tempi non sospetti che si seguirà il "modello di Alberto Tedesco", il suo ex assessore alla Sanità dimessosi dopo aver avuto la notizia di un avviso di garanzia.
"Ripeto, voglio parlare con lui" insiste però Lady Asl, nemmeno 40 anni, affascinante quanto potente, che rivendica la sua estraneità alla vicenda. "Conosco da tempo i Tarantini, mai però li ho favoriti".

La Cosentino è indagata insieme con l'imprenditore barese Enrico Intini, un altro industriale locale, Cosimo Catalano, e lo stesso Tarantini, accusati a vario titolo di corruzione e turbativa d'asta. Secondo gli investigatori era in atto un tentativo di realizzare un cartello per aggiudicarsi un appalto che la Asl avrebbe dovuto bandire. La manager avrebbe anche partecipato a degli incontri con gli imprenditori, mentre Tarantini incassò una consulenza dal gruppo Intini. La gara non fu poi mai bandita, forse perché i Finanzieri bussarono a casa di Gianpi. A imbarazzare la politica ci sono poi i rapporti personali tra la Cosentino e Tarantini: lui era uno degli ospiti al compleanno della manager ("insieme ad altre decine di persone" chiarisce lei), mentre Lady Asl lo ha incontrato l'estate scorsa in Sardegna ("ma ho pagato tutto" ha chiarito ai Finanzieri, esibendo gli estratti conto della carta di credito relativi alla vacanza sarda.
Intanto prosegue l'indagine sui rapporti tra Tarantini e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. L'ipotesi di ascoltare il premier è considerata, dagli stessi magistrati, "di scuola". Intanto però la vicenda si arricchisce di nuovi elementi: a uno dei testimoni, il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi ha fatto il nome di alcune ragazze che avevano frequentato sia Villa Certosa sia casa Tarantini chiedendogli notizie sui rapporti che avevano con quel giro. Tra le altre Jennifer Rodriguez, modella venezuelana con un passato da assistente di Biscardi e Francesca Lana, attrice in erba note alle cronache mondane per una sua amicizia con Manuela Arcuri, con la quale era stata anche immortalata in pose sexy. Infine, il capitolo cocaina. Al momento oltre a Tarantini è iscritto nel registro degli indagati Alessandro Mannarini, l'organizzatore delle feste in Sardegna. La sua posizione è stata stralciata e, ipotizza l'avvocato Marco Vignola, potrebbe definirsi a giorni.

di GIULIANO FOSCHINI da LAREPUBBLICA

Guinea Bissau: elezioni presidenziali

Si sono svolte ieri le elezioni presidenziali in Guinea Bissau. Una consultazione elettorale che dovrebbe eleggere il successore di Joao Bernardo “Nino” Vieira, il presidente ucciso il 2 marzo scorso che ha guidato il paese per 23 anni.
Secondo AlJazeera.net/english finora l'affluenza è stata bassa.
Undici candidati, tra cui tre ex presidenti, hanno partecipato alla consultazione elettorale che ha luogo in un'atmosfera molto tesa dopo gli assassini politici di marzo e di giugno.
All'inizio di questo mese, scrive il sito web sudafricano Mail&Guardian, il candidato presidenziale ed ex ministro Baciro Dabo è stato ucciso dall'esercito in un'operazione descritta da alcune persone come un attacco che potrebbe provocare un colpo di stato.
Un altro candidato alle presidenziali si è ritirato dalla competizione dichiarando di temere per la propria vita.
La Guinea Bissau è uno degli stati più poveri dell'Africa e, da qualche anno, è diventato il punto di arrivo degli stupefacenti provenienti dall'America latina e diretta in Europa.

da AfricaNews

UN FIORE PER LA LIBERTA’


Ieri domenica 28 luglio, abbiamo risposto all’appello, fatto tramite face book, di Nicola Bressan. Abbiamo portato due fiori uno bianco e uno rosso.
Il fiore bianco testimonia il lutto e la nostra vicinanza per l’atroce morte della giovane Neda, la ragazza uccisa da un miliziano mentre manifestava insieme al padre nelle vie di Teheran che è diventata il simbolo della rivolta dell'opposizione iraniana.
Il fiore rosso testimonia la voglia di libertà e democrazia.
L’appuntamento è stato alle 10:00 davanti al municipio.
All’iniziativa hanno partecipato principalmente due gruppi politici, noi del Movimento per la Sinistra e i “giovanotti” di Rifondazione Comunista, era presente anche un’esponente dell’Italia Dei Valori.
E’ stato un bel momento di riflessione. Ogni singolo individuo ha potuto parlare ed esprimere la propria idea circa il significato della parola libertà. Siamo dei cittadini che hanno testimoniato una volontà, un desiderio, che nel nostro paese vi sia una democrazia compiuta. Dei cittadini che ritengono che il patto sancito tra i cittadini e i propri rappresentati, la Carta costituzionale, sia da difendere e da attuare.. Un gesto per dimostrare che le sinistre di questo paese possono/devono dialogare. Che c'è un popolo che forse alla sinistra ha tante critiche da fare ma ne condivide i principi, l'etica. Una popolazione laica, composta da cattolici, islamici, atei, buddisti ecc.. che ritiene il proprio agire come un atto dovuto alla democrazia del nostro paese.
Un appuntamento “libero” senza distinguo identitari, per testimoniare che se siamo una nazione nata dai valori della resistenza partigiana ad una dittatura, ne abbiamo ancora gli anticorpi, siamo ancora capaci di muoverci, senza capibastone, non siamo inebetiti dagli spot televisivi che ci dicono “va tutto bene, esci e compra”. Siamo vivi.
E pensiamo, e ci preoccupiamo e siamo capaci anche di unirci per qualcosa di importante come la libertà di informazione, e ancora di più la libertà di pensiero.

Vecchi incubi latinoamericani

Una giornata triste quella di ieri in Honduras. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo quando in piena guerra fredda i colpi di stato militari erano all’ordine del giorno, quando sovvertire l’ordine democratico e la volontà popolare era legittimo e accettato. Forse però una giornata così triste servirà invece a dimostrare che un cambio di epoca è già avvenuto, che i soprusi militari e oligarchici già non hanno futuro, né in Honduras, né nell’intera America Latina.
All’alba di una domenica nella quale il popolo hondureño era chiamato a esprimersi in una consulta popolare e non vincolante politicamente, solo per decidere il possibile inserimento nelle prossime elezioni di novembre di una urna speciale per la formazione di una Assemblea Costituente, il paese centroamericano si risvegliava assistendo al sequestro da parte dell’esercito del presidente legittimamente eletto Manuel Zelaya, costretto con la forza ad abbandonare il territorio nazionale per rifugiarsi in Costarica.

La capitale hondureña si ritrovava senza elettricità, con i canali radio fuori onda e i canali televisivi d’informazione come Canal 8 bloccato dai militari.

Il colpo di stato, temuto nei giorni precedenti, era ormai in atto. Veniva sequestrato il presidente eletto democraticamente con una irruzione militare nella sua residenza che rimandava a vecchi incubi. Chi conosce la storia latinoamericana non poteva fare a meno di ricordare l’assalto alla Moneda di Santiago del Cile quell’11 settembre 1973 che costringeva alla morte Salvador Allende aprendo la strada alla dittatura militare di Augusto Pinochet.

Il Congresso hondureño illegalmente cercava di formare un governo illegittimo, contrario alla volontà dei propri elettori. Una lettera chiaramente falsa cercava di dimostrare che Zelaya avesse rinunciato volontariamente alla sua carica, e Micheletti, appoggiato dai partiti conservatori e di destra, veniva nominato come nuovo presidente in carica.

Nel frattempo però per le strade di tutto il paese centroamericano, nonostante l’occupazione militare di molti quartieri e delle vie di comunicazione principali, la popolazione iniziava spontaneamente una resistenza pacifica. Non riusciva né poteva accettare l’ennesimo sopruso, l’ennesimo tentativo di venire azzittita, di venire violentata dai gruppi d’interesse e dai poteri forti che con l’appoggio militare cercavano di proteggere lo stato delle cose ed evitare una nuova Costituzione e l’espressione democratica.

Per fortuna però da quel 1973 del colpo di stato in Cile sono passati più di 40anni, l’America Latina è cresciuta politicamente ed è cambiata. A livello internazionale gli equilibri sono diversi ed l’intero blocco latinoamericano, superando le differenze politiche, dalla Colombia di Uribe e il Messico di Calderon, ai governi politicamente più vicini a Zelaya come Venezuela, Ecuador e Nicaragua, si dimostrava deciso ed unito. Da più lati piovevano condanne e prese di posizione come quella della OEA (Organizzazione degli Stati Americani) che affermava di non riconoscere nessun tipo di governo che non sia quello democraticamente eletto di Manuel Zelaya e ne esigeva il ritorno incondizionato del presidente alla sua carica.

Questa volta anche l’Unione Europea e, forse ancora troppo timidamente, anche il governo Obama negli Stati Uniti, condannava il colpo di stato militare ed il tentativo di sovvertire l’ordine democratico di un governo legittimo ed eletto dal popolo.

L’organizzazione del colpo di stato sembra così sempre completamente isolata a livello internazionale, dimostrando una forte debolezza politica e dimostrando che l’epoca dei soprusi e delle violazioni alle democrazie è forse terminata.

Ci si aspetta ora un ritorno di Zelaya in Honduras, ci si aspetta una condanna mondiale severa agli organizzatori del colpo di Stato. Si spera che non ci sia nessun tipo di negoziazione con il gruppo dei golpisti. Finalmente il cambio di epoca sembra essere avvenuto. Lo si era capito già nel 2002 quando il popolo venezuelano sventava il colpo di stato ai danni di Chávez. Fu un primo segnale di cambiamento. Questa volta la reazione del blocco latinoamericano è stata molto più forte, questa volta si è dimostrata un'unione latinoamericana reale, questa volta anche gli Stati Uniti hanno ricoperto un ruolo più adeguato e garantista.

Per tutti Zelaya è il presidente in carica, questa volta il gruppo oligarca/militare golpista sembra avere le ore contate.

Di Antonio Pagliula
in esclusiva da Città del Messico con il blog sull'America Latina http://www.verosudamerica.com/

Leggi anche:
Nuovo presidente illegittimo in Honduras in seguito al colpo di Stato
Colpo di stato in Honduras - Diretta

domenica 28 giugno 2009

MARONI ESPELLE DIROTTATORE ACHILLE LAURO IN SIRIA, DOVE RISCHIA PENA MORTE

Roma, 00:26
ESPULSO DIROTTATORE ACHILLE LAURO IN SIRIA, RISCHIA PENA MORTE
Youssef Maged Al Molky, il capo del commando palestinese che dirotto' l'Achille Lauro e uccise un americano, e' stato espulso dall'Italia. Al Molky ha trascorso 23 anni e otto mesi in carcere, con una riduzione per buona condotta della pena di trent'anni. Era sposato con un'italiana ma questo non e' bastato ad evitargli il trasferimento in Siria. "Mi mandano a morire", ha detto l'uomo quando e' arrivato, scortato da due poliziotti, nell'aeroporto di Fiumicino.. Lo ha riferito l'agenzia Telenews. Il suo avvocato, Granfranco Pagano, ha spiegato che c'e' la probabilita' che Al Molky sia condannato a morte. Con l'obiettivo di evitare questa eventualita' si erano mobilitati i radicali. Matteo Mecacci, deputato in Commissione Esteri e Sergio D'Elia, Segretario di Nessuno Tocchi Caino, avevano rivolto il seguente appello urgente al Governo italiano: "Ci appelliamo con urgenza al Ministro dell'Interno e al ministro della Giustizia affinche' intervengano immediatamente per assicurare che Youssef Maged Al Molky non sia espulso in Siria. Al Molky deve ancora scontare 3 anni di liberta' vigilata in Italia e in queste ore pende un ricorso contro la sua espulsione davanti al Giudice di Pace. Riteniamo che non sia accettabile per un paese come l'Italia che e' stato protagonista a livello internazionale della battaglia contro la pena di morte, procedere all'espulsione verso un paese come la Siria, che oltre a praticare la tortura e violare i diritti umani, continua ad applicare la pena di morte. Chiediamo quindi al Governo di assicurare che non ci sia nessuna espulsione verso la Siria di Al Molky, in assenza di garanzie assolute (richieste dalla nostra legislazione) di non applicazione della pena di morte e di trattamenti disumani e degradanti".

da La Rapubblica

Premier a cena coi giudici costituzionali

Il 6 ottobre ci sarà l'udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, ma intanto è già polemica dopo la notizia di una cena riservata del premier e del ministro Alfano a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella. Alla serata hanno partecipato un altro componente dell'Alta Corte Paolo Maria Napolitano, oltre a Gianni Letta e al presidente della commissione affari costituzionali Carlo Vizzini. La cena sarebbe avvenuta a maggio ma ne ha dato notizia ora l'Espresso: il giudice ha confermato dicendo che lui a casa invita chi vuole e ha negato che si sia parlato del Lodo Alfano.
Tuttavia le reazioni sono di grande imbarazzo. Ufficialmente il presidente della Corte Amirante non ha fatto commenti, ma nell'opposizione c'è chi grida allo scandalo perchè è impossibile non legare la serata al forte interesse di Berlusconi alla prossima sentenza dell'Alta Corte sul Lodo Alfano. L'Idv chiede le dimissioni dei due giudici "consigliori" del premier, ma Luigi Mazzella ha subito detto che ad astenersi dalla discussione sul Lodo non ci pensa affatto. Critico anche il Pd: «Ci attendevamo una smentita - dice Lanfranco Tenaglia - e invece abbiamo letto parole di forte rivendicazione...credo che i due giudici sappiano che su un simile incontro alla vigilia della decisione della Corte che riguarda direttamente il premier grava quanto meno l'ombra di una severa inopportunità. Qualsiasi giudice non solo deve essere imparziale ma deve anche apparire tale. Speriamo riflettano sull'opportunità di astenersi dal partecipare alla decisione sul lodo Alfano»
Certo è che sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier. Come già fu nel 2004 per il 'lodo Schifanì, vale a dire lo scudo processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta in ottobre dovrà decidere su tre cause che riguardano la sospensione di altrettanti processi a carico del premier. La prima questione di legittimità è stata sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati.
Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del Tribunale di Milano che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito l'Alta Corte, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del premier, per corruzione in atti giudiziari. La terza causa è arrivata alla Consulta dal gip di Roma Orlando Villoni nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura.

da Indymedia

Nardò: denunciati 13 extracomunitari per occupazione abusiva di edifici, rintracciati 12 clandestini, identificati oltre 180 stranieri.

In questo periodo dell’anno, specialmente nel comune di Nardo’, si sta assistendo alla raccolta delle angurie con conseguente richiesta di numerosissima manodopera. Per questo motivo, ogni anno, da tutta Italia e non solo, si danno appuntamento centinaia e centinaia di cittadini extracomunitari, clandestini e non, che, sottopagati, si ritrovano per cercare di racimolare qualche centinaia di euro per vivere o magari da inviare alla propria famiglia in patria.
Oltre le dieci ore al giorno, per pochi centesimi di euro al chilo: ecco cosa percepiscono gli extracomunitari che devono sopportare di vivere, durante il periodo della raccolta, in baracche di fortuna o all’interno di masserie abbandonate, tutto questo per poter guadagnare un po’ di denaro. Proprio a seguito pero’ di molteplici denunce e lamentele di moltissimi cittadini neretini, tra i quali i proprietari delle masserie prese d’assalto dagli extracomunitari, o delle campagne dove si sono ammassati e all’interno delle quali, sotto gli alberi di ulivo, hanno costruito baracche di fortuna, il comando compagnia carabinieri di Gallipoli, con un forte ed importante supporto della stazione carabinieri di Nardo’, ha organizzato un’ attivita’ a largo raggio finalizzata a contrastare lo sfruttamento e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e individuare proprio le persone che approfittano e sfruttano questi cittadini extracomunitari venuti in Italia in cerca di una vita dignitosa e invece sfruttati da poche persone che approfittano delle loro condizioni. Così a conclusione dell’indagine dei carabinieri, 13 cittadini extracomunitari sono stati denunciati per danneggiamento e occupazione abusiva di edifici: L.S ,R.A, R.S., G.F., C.A., B.S., M.A., N.H., A.H., I.A., S.H., A.F. E R.A., 8 di nazionalita’ tunisina e 5 sudanese, eta’ compresa tra i 23 ei 45 anni; 12 cittadini extracomunitari di nazionalita’ tunisina, algerina e marocchina, sprovvisti di documento di identita’ e permesso di soggiorno sono stati accompagnati presso l’ufficio immigrazione della questura di Lecce per l’emissione del decreto di espulsione, 189 cittadini extracomunitari, nazionalita’ tunisina, marocchina, algerina e sudanese sono stati rintracciati e identificati.

da Corrieresalentino

sabato 27 giugno 2009

Scoperta discarica sotto la piazza dedicata a don Tonino Bello


Lecce (salento) - I carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce e quelli della stazione di Racale (Le) hanno sequestrato, nella marina di Torre Suda, la Piazza intitolata a don Tonino Bello, che si estende per circa 4000 metri quadrati, a ridosso di uno dei più bei tratti della costa ionica, ovviamente sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale. (Le foto)
Il provvedimento di sequestro è scattato dopo che, a seguito dello smottamento di un muro perimetrale della piazza in corso di rifacimento, è emerso che sotto il piano di calpestio erano state abbancate tonnellate di rifiuti speciali consistenti in calze di nylon, cartoni, brandelli di stoffe, imballaggi in plastica e bottiglie di vetro, presumibilmente stoccate sotto la piazza all'epoca della sua realizzazione, risalente alla fine degli anni settanta, quando qualcuno ha pensato di risolvere lo smaltimento di ingenti quantità di rifiuti tombandoli in riva al mare, sotto una piazza che ospita dei giardini pubblici.

Sono in corso le indagini da parte del NOE e dei carabinieri di Racale che, anche con il supporto della polizia municipale, stanno lavorando per risalire alle responsabilità . I reati contestati sono quelli di realizzazione di discarica abusiva in area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale e deturpamento di bellezze naturali .



da ilpaesenuovo

Domenica elettorale in Albania, Argentina e Guinea-Bissau

Questa domenica si celebrano tre elezioni particolarmente significative.

Si vota in Albania per rinnovare il parlamento, all’indomani della ratifica della nuova legge elettorale che ha introdotto il sistema proporzionale. L’esito del voto è molto incerto: secondo i sondaggi la maggioranza conservatrice, guidata dal presidente Sali Berisha, è insediata dall’opposizione dei socialisti di Edi Rama, popolarissimo sindaco di Tirana. La campagna elettorale è stata piuttosto tesa, a causa di alcuni episodi di violenza che hanno turbato il paese. Un parlamentare socialista è stato ucciso, e la stessa sorte è toccata a un militante e a un dirigente locale del partito conservatore.
Secondo il New York Times, “se le elezioni saranno pacifiche, libere e democratiche, questo darebbe una mano al processo di integrazione e riablitazione internazionale dell’Albania. La recente domanda di ingresso nell’Unione europea è stata accolta con scetticismo”. Le speranze però non sembrano moltissime: “Praticamente tutte le elezioni dalla caduta del comunismo a oggi sono state contestate, con gli sconfitti pronti ad accusare i vincitori di frodi e brogli”.

Si vota poi per le elezioni legislative in Argentina, per rinnovare la metà dei seggi della camera e un terzo dei seggi del senato. Il governo vede questo voto un po’ come un referendum sul suo operato e la crisi economica ha creato un gran malcontento tra la popolazione. Il distretto più importante in gioco è quello di Buenos Aires, in cui vive il 38 per cento della popolazione argentina. Secondo La Nación, molto duro verso la presidente Cristina Fernández, suo marito Néstor Kirchner e il loro Partito justicialista, vincerà l’oppositore Francisco De Narváez, ex imprenditore miliardario e politico conservatore. El Clarín, che pure ha criticato le tattiche elettorali del Pj, è più cauto: riporta i dati di otto sondaggi di cui cinque prevedono la vittoria del Pj, gli altri tre di Union Pro di De Narváez. Pagina 12, invece, sostiene i Kirchner e ha attaccato duramente De Narváez e il suo alleato Mauricio Macri, sindaco di Buenos Aires, per i loro problemi con la giustizia. In ogni caso, come spiega il settimanale colombiano Cambio, il Pj è comunque molto lontano dal 46 per cento che aveva ottenuto nelle elezioni presidenziali del 2007 e dal 43 delle legislative del 2005. Questo significa che anche se vincesse, il governo di Cristina Fernández non avrebbe più una maggioranza solida al congresso e comincerebbe a traballare. Se l’opposizione dovesse spuntare una vittoria significativa, poi, non è escluso che si possa arrivare alle elezioni presidenziali prima del 2011, scadenza ufficiale del mandato dell’esecutivo.

Si vota anche per le elezioni presidenziali in Guinea-Bissau, in seguito all’assassinio del presidente João Bernardo Vieira, lo scorso marzo. I candidati in corsa sono dodici, ma i principali contendenti sono due. Il favorito è Malam Bacai Sanhá, già presidente dal 1999 al 2000 ed esponente del partito di governo, il nazionalista Paigc. Il suo avversario è il socialdemocratico Mohamed Ialá Embaló, già presidente dal 2000 al 2003, quando fu deposto da un colpo di stato. Il 5 giugno, però, uno dei dodici candidati, Baciro Dabó, è stato ucciso in casa sua dai militari: il governo provvisorio sostiene che stava preparando un colpo di stato e si sia opposto all’arresto, ma i suoi alleati sostengono che sia stato ucciso inerme nel suo letto, insieme alla moglie. Dabó era molto vicino al presidente ucciso Vieira e i politici a lui più vicini sostengono che in caso di vittoria avrebbe condotto delle inchieste per trovare i responsabili del suo omicidio. Fin dalla sua indipendenza, nel 1974, le fragili istituzioni della Guinea-Bissau sono state più volte vittime di attentati e ripetuti colpi di stato.

da Internazionale

Guerra aperta tra Berlusconi e il gruppo L’Espresso-Repubblica

“‘Signor presidente, quando ha avuto modo di conoscere Letizia Noemi? Veronica Lario ha detto che il marito frequenta minorenni. Al di là di Noemi, ci sono altre minorenni che il premier incontra?’. Da un mese e mezzo il quotidiano La Repubblica pone tutti i giorni le stesse dieci domande a Silvio Berlusconi sulla sua vita privata”, scrive Eric Jozsef su Le Temps.

“Finora, però, il capo del governo non ha risposto e intanto è stato sommerso da altri scandali e rivelazioni su presunti festini nelle sue residenze romane e sarde. Lui denuncia un campagna spazzatura nei suoi confronti e vede in questi attacchi un complotto ordito, tra gli altri, dal gruppo editoriale L’Espresso-Repubblica, il cui azionario principale è l’uomo d’affari Carlo De Benedetti, da decenni avversario dichiarato del Cavaliere”.

“Il gruppo di De Benedetti ha in effetti annunciato la sua intenzione di far causa a Berlusconi accusandolo di avergli tagliato le entrate pubblicitarie. Il 13 giugno il capo del governo aveva infatti invitato i giovani imprenditori a non fare inserzioni sul quotidiano, accusato di portare avanti ‘un piano sovversivo’”.

“Intanto le tv private del Cavaliere minimizzano lo scandalo e il direttore di Rai Uno, Augusto Minzolini, ha difeso lo strano silenzio dei suoi tg sulla questione: ‘È solo gossip’”.

da Internazionale

UNA VOCE DI MORTE A VILLA ADA

La cantante guerrafondaia in concerto con l'ARCI
NON UNITE LA VOSTRA VOCE A QUELLA DI NOA,
UNA VOCE DI MORTE AL FESTIVAL DI VILLA ADA
Lettera aperta

Cari artisti,
a gennaio, mentre i bombardieri, le navi da guerra e l’artiglieria israeliana rovesciavano sulla povera gente di Gaza migliaia di tonnellate di bombe, missili e fosforo bianco, Noa fece pubblicare una sua “lettera aperta” ai Palestinesi in cui scriveva: “Io so che nel profondo del vostro cuore desiderate la morte di questa bestia chiamata Hamas che vi ha terrorizzato e massacrato, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura fatto di povertà, malattia e miseria”.
Aggiungendo poi: “Posso soltanto augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve esser fatto, e vi sbarazzi definitivamente da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, oggi chiamato Hamas. E che questi assassini scoprano quanta poca compassione possa esistere nei loro cuori e cessino di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro vigliaccheria e i loro crimini”.
L’augurio di Noa è stato esaudito, l'esercito israeliano si è "sbarazzato" di 1500 palestinesi, fra cui 400 bambini, fra cui oltre 100 donne, provocando anche più di 5000 feriti e riducendo Gaza a un cumulo di macerie.
Alla lettera di Noa ha splendidamente risposto il regista Udi Aloni, scrivendo a Noa: “Cara Achinoam Nini (è il vero nome di Noa), ho scelto di rispondere a te e non all'intera destra rabbiosa, perché credo che il tradimento del campo della pace superi il danno causato dalla destra di migliaia di volte. (...) Tu ruoti gli occhi, usi le tue parole d'amore al servizio dei tuo popolo conquistatore e chiedi ai Palestinesi di arrendersi con voce tenera. Tu dai ad Israele il ruolo di liberatore. Ad Israele - che, per oltre 60 anni, li ha occupati e umiliati.” E ancora: “Abbiamo coperto i loro cielo con i jet da combattimento, svettanti come angeli dell'inferno e seminando morte a caso. Di quale speranza stai parlando? Abbiamo distrutto ogni possibilità di moderazione e di vita in comune nel momento in cui abbiamo saccheggiato la loro terra, mentre eravamo seduti con loro al tavolo del negoziato. Possiamo avere parlato di pace, ma li abbiamo derubati anche degli occhi. Essi volevano la terra
data loro dal diritto internazionale, e noi abbiamo parlato in nome di Dio.”
Oggi, dopo i 1.500 morti e gli oltre 5.000 invalidi provocati dall’operazione Piombo Fuso, la Striscia di Gaza è ancora assediata, è ancora impedito l’ingresso degli aiuti umanitari, non è ancora possibile iniziare a ricostruire le immani distruzioni provocate da quel “lavoro” che Noa tanto augurava.
Per questi motivi, il concerto di Noa a Villa Ada è una vergogna, e il fatto che sia stato organizzato all’insegna della pace e dell’incontro fra mondi diversi è un vergognoso inganno.
Se quegli ideali vi stanno a cuore, vi chiediamo di esprimere il vostro dissenso al Comune di Roma, alla Regione Lazio, all’ARCI e agli altri organizzatori e sponsor della manifestazione, per non essere vittime o complici di una ignobile speculazione sulla pelle di un intero popolo, il popolo palestinese, che vede negato da più di sessanta anni il proprio diritto alla vita, alla terra ed alla libertà.
Forum Palestina – Campagna Italiana per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS)
www.forumpalestina.org – www.boicottaisraele.it

da Indymedia

UN DON AI VESCOVI - Dura lettera al cardinal Bagnasco:"Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? "

"Voi onorate un vitello d'oro": così, di queste e altre durissime parole è carica la lettera del genovese don Paolo Farinella al cardinale Bagnasco pubblicata su la Repubblica. Perchè i vescovi italiani non vedono il degrado morale di questo governo e di colui che lo presiede? E perchè non vedono, o fingono di non vedere, il baratro in cui è precipitato il nostro Paese?

"I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro.
[...]
Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa?
[...]
Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro."

GENOVA PRIDE 2009


"La folla pietrificata dalla paura, Piazza Bellini, skinheads scatenati: hanno insultato ragazzi omosessuali, solo la 27enne è intervenuta.

Omofobia, ma soprattutto indifferenza. A meno di una settimana dalla diffusione del video della morte del suonatore romeno Petru a Montesanto (spirato in mezzo alla folla che fuggiva), ancora una volta i napoletani devono interrogarsi sulla difficile conciliazione tra paura e senso civico. In piazza Bellini, intorno alle due di notte, un gruppetto di delinquenti con il capo rasato ha malmenato alcuni giovani omosessuali e mandato all’ospedale una ragazza che era intervenuta (unica a farlo) in loro soccorso.
Tutto si è svolto all’aperto, al centro di Napoli, sotto gli occhi di centinaia di persone che non hanno mosso un dito."

Domani a Genova c'è il Pride, ogni anno purtroppo sembra sempre più urgente andarci, per quelli che non perderanno l'occasione:

La manifestazione partirà sabato 27 giugno alle ore 16.00 da Piazza del Principe, a Genova (Vicino alla stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe).

GIOVANE E' LA TERRA


Molti trentenni si dedicano all'agricoltura. Hanno lauree e idee innovative. Quasi sempre vincenti. Ma si scontrano con la burocrazia e la difficoltà di trovare finanziamenti. Ecco alcune storie esemplari.

Non hanno paura di sporcarsi le mani. E neanche del lavoro duro. Voltano le spalle alla precarietà della città e tornano in campagna. Ripercorrono le orme dei padri o si reinventano in una professione che dà sempre più sicurezza: i frutti della terra sono concreti.
Sono 250 mila in Italia gli agricoltori sotto i 34 anni. Un quarto di quel milione di persone che vive di agricoltura. Ma questo nuovo piccolo esercito di giovani non ha niente a che vedere con l'immagine dei vecchi lavoratori della terra con le mani tozze, indurite dal tempo e dalla fatica. E non si fanno chiamare contadini, ma imprenditori. Parlano di formule chimiche e di cosa serve a un terreno con la stessa naturalezza con la quale navigano su Internet. I giovani non coltivano più semplicemente frutta e verdura, ma idee per vivere meglio. Sono equi, solidali, biologici, ma anche ben consci che l'obiettivo è guadagnare.
Lungo un sentiero costeggiato da ulivi centenari si apre un'immensa distesa di vigneti che si perde tra le colline verdeggianti dell'Umbria. Lorenzo accarezza l'orizzonte con lo sguardo riempiendosi della natura che lo circonda: "Se la giornata fosse più limpida si vedrebbero sei regioni. Sembra di vivere in un quadro, nostro dovere è far sì che non cambi nulla, che questo posto venga preservato".

Lorenzo Fasola Bologna possiede il castello di Monte Vibiano vecchio, 600 ettari di terreno che la sua famiglia coltiva da generazioni e un sogno che si chiama rivoluzione verde. La sua azienda in cui lavorano una sessantina di persone non produce anidride carbonica. "Il punto non è cercare di migliorare, ma di peggiorare il meno possibile un posto perfetto, se noi manteniamo pulito quello che ci circonda, anche i nostri prodotti saranno migliori".

Lorenzo è il maggior produttore al mondo di olio monodose congelato. Dieci milioni di bottigliette l'anno che finiscono sulle prime classi delle compagnie aeree. Oltre a 240 mila bottiglie di vino e, poi, frutta e ortaggi per la tavola della famiglia. Il sistema è super tecnologico e controllato: l'energia arriva da pannelli solari tedeschi e, grazie a un sistema di batterie, viene immagazzinata e alimenta tutti gli impianti di lavorazione, gli scooter e le macchinette elettriche usate per spostarsi dal castello agli impianti. Ai dipendenti che abitano tutti nelle vicinanze sono state fornite biciclette.
I soffitti aziendali sono costruiti in modo da conservare il fresco senza dover usare l'aria condizionata, con un enorme risparmio di energia. "Forse un giorno con i pannelli solari riuscirò a dar luce a tutto il paese, ma questo è un altro sogno, insieme a quello di costruire una stazione di servizio elettrica".

Laureato in economia e commercio, Fasola Bologna trabocca di sogni, che però trasforma in cose concrete: "Immagino come le cose dovrebbero essere tra vent'anni e in quel modo procedo". Lorenzo ha 37 anni ed è solo uno delle migliaia di giovani agricoltori che stanno cambiando il modo di coltivare la terra, una delle principali risorse dell'economia italiana.

"Il contadino di un tempo è solo folklore", ci spiega Loretta Di Simone, 32 anni, appena premiata come "giovane agricoltore più innovativo d'Europa". Ha recuperato e salvato sementi antiche, quasi scomparse, usando tecnologie moderne per ricoltivarle, come il grano duro Senatore Cappelli e il farro. Passando dall'agricoltura tradizionale a quella biologica, ha trasformato con la sorella ventottenne la tenuta in Maremma di 300 ettari, dei genitori, in un'impresa che funziona". Dieci anni fa, abbiamo deciso di passare al biologico, non solo per i contributi che sono stati stanziati dalla Unione europea, ma anche perché ormai si sa che i trattamenti fanno male. Siamo tornati ad allevare anche gli animali, per sapere sempre cosa stiamo mangiando".

Attento all'ambiente e alla salute, istruito, appassionato e ingegnoso, questo è l'identikit del giovane agricoltore. I leader dell'agricoltura del futuro sono al di sotto dei 40 anni e possiedono, secondo una ricerca svolta dal Censis per Confagricoltura, aziende con una media di 14 dipendenti e con un fatturato medio sui 500 mila euro. Tra le imprese agricole, una su quattro è donna: "Facciamo prodotti di eccellenza, controlliamo ogni singola fase dalla nascita al confezionamento", come per esempio per la pasta di farro.
Loretta è laureata in giurisprudenza, con una passione per il giornalismo che non è bastata a farle lasciare la sua terra. "In realtà il lavoro nei campi è quello più semplice, la cosa più difficile sono le scartoffie. Le norme che regolano il nostro lavoro cambiano in continuazione, bisogna sempre essere aggiornati".

Secondo un'indagine della Swg, i giovani sono meno preoccupati delle difficoltà finanziarie del settore, in termini di accesso al credito e realizzazione di utili, ma mostrano una forte insofferenza per i lacci burocratici che frenano la competitività delle imprese: il 42 per cento dei giovani agricoltori pensa che la burocrazia, al pari della realizzazione di utili, sia il problema più rilevante nel settore agricolo. Seguono il ricambio generazionale (26 per cento), l'accesso al credito (24 per cento), i vincoli posti dall'Unione europea (16 per cento).

Contributi, costi, debiti, guadagni, normative, agevolazioni, marchi, controlli, i giovani delle aziende agricole sono sommersi di burocrazia, senza contare i costi dei terreni che non aiutano chi vuole iniziare questo mestiere a fare il grande salto. Pasquale Polifroni invece lo ha fatto. Nel 2000 aveva trent'anni e lavorava in un'azienda che vendeva spazi pubblicitari. "Milano non mi piaceva, volevo tornare a casa, in Calabria, ma nella mia zona, la Locride, non ci sono tante possibilità: un po' di commercio, un po' di criminalità e un po' di agricoltura.

Ho scelto quest'ultima", dice sorridendo. Partito con un migliaio di metri quadri di terreno, un po' di debiti per comprarlo e la cooperativa agricola trentina Sant'Orsola che ha aiutato lui e altri agricoltori, ha cominciato la sua avventura con more, lamponi e mirtilli. "Il terreno è argilloso e non si presta alla coltivazione, ma produciamo fuori suolo, non si pianta nel terreno ma si coltiva nei vasi. Da un problema abbiamo creato un'opportunità".

All'inizio non è stato facile, non aveva soldi, né conoscenze. "Sbagliando si fa esperienza", dice Polifroni che ora possiede un ettaro di terreno e piano piano, nonostante i frutti di bosco gli escano dagli occhi, si sta ingrandendo, così come Anna Cetrini che, con la sorella di quattro anni più giovane, si è ritrovata un pezzo di terra del nonno. Anna, non lontano da Tarquinia, lavorava per una cantina sociale, mentre sua sorella era segretaria in un supermercato. "Potevamo vendere o farlo fruttare", ci racconta Anna mentre prepara il pranzo per i suoi operai a Poggio Nebbia. Hanno scommesso su loro stesse e hanno vinto. Le coltivazioni sono biologiche, l'allevamento anche, hanno costruito l'agriturismo Poggio Nebbia e ora stanno pensando al secondo ristorante. Vendono conserve, marmellate, verdure sottolio e Sabrina ogni giorno trascorre ore a fare la pasta in casa.

"Abbiamo cominciato io, mamma e mia sorella, ora siamo una decina di persone a lavorare. Abbiamo comprato altra terra e ci stiamo espandendo". In lontananza un trattore spara balle di fieno. "La svolta è stato il sito Internet, ma prima ancora il passa parola. Con la crisi finanziaria che ha travolto il mondo, la gente spende meno, ma quando lo fa cerca il meglio e per noi essere sempre pieni è una grande soddisfazione. All'inizio l'unica cosa di cui eravamo certi era la bellezza di questo posto e che mamma fosse brava a cucinare. L'agricoltura tradizionale non è più remunerativa: o molli o ti metti d'impegno e ti fai venire in mente qualcosa". Qualcosa come 'leverduredelmioorto.it', un'idea che appartiene all'Azienda agricola Giacomo Ferraris delle campagne vercellesi.

Un progetto di coltivazione orticola a consumo diretto. In pratica attraverso internet ci si affitta uno scampolo di terra di varia grandezza nel quale si sceglierà che cosa seminare e che per tutto l'anno verrà curato da un team di agricoltori ed esperti, fino a che i vari prodotti verranno consegnati a casa, come se uscissero dai battenti di un supermercato biologico, con una garanzia di circa 200 kg. di verdura a persona nel corso di un anno. Ma, ancora, nel web c'è la possibilità di comprare in gruppo direttamente dal coltivatore per evitare il passaggio della grande distribuzione. I gruppi di acquisto sono cresciuti del 60 per cento.
O, se proprio si vuole, si può andare a raccogliere la verdura che poi si vuole portare a casa. Secondo Bio Bank, le vendite dirette di prodotti degli operatori bio sono cresciute in Italia (il più grande produttore di bio-agricolo) nel 2008 del 17 per cento, con un rialzo del 92 per cento negli ultimi cinque anni.

C'è anche chi ha pensato di fare del terreno la propria banca: a Mantova Rosanna Montecchi, avvocato, ha ben pensato di unire cinquanta risparmiatori chiedendo di investire 20 mila euro per comprare un terreno agricolo invece di metterli in banca, dove oggi si rischia di perderli. Un bene reale che poi si può gestire da soli per un periodo non inferiore ai 15 anni. Anche perché per vedere i frutti del proprio lavoro non basta certo poco tempo, come sostiene Lorenzo Fasola, che ha investito molto sperando che un giorno le buone intenzioni e l'amore per l'ambiente gli diano ragione.

Intanto a Taranto Pierluigi Strada ha salvato il terreno del padre, agricoltore tradizionale, sempre con un idea. Ha mollato la carriera di avvocato a Bruxelles per tornare a casa e far crescere prati erbosi. Oggi è il numero due in Italia. "L'agricoltura classica è impensabile, con le grandi aziende che mangiano tutti, avrei dovuto vendere tutto, invece, grazie all'incontro con un venditore di macchinari per prati erbosi in Olanda, tutto è cambiato. Certo è che restare al passo con i tempi nel sud d'Italia non è facile, il tappeto erboso ha un alto contenuto tecnologico e mancano fornitori qualificati. Ci dobbiamo sempre spostare al nord", dice Strada che ha rifatto il manto erboso dello stadio di Valona.

"I giovani sono molti, ma il settore agricolo è ancora tra i più vecchi in Italia", ci racconta Elisabetta Tufarelli, direttore del mensile 'La nuova Agricoltura', "ma l'economia del fossile non funziona più e allora si deve cambiare, d'altra parte oggi per agricoltura si intende tutto, energia, biologico, ecologia". I giovani, però, hanno bisogno di agevolazioni perché i prezzi dei terreni restano altissimi, alcuni ereditano da parenti, altri comprano ad aste fallimentari, altri ancora sfruttano ogni contributo europeo e sperano che la promessa - terra demaniale gratis ai giovani - del ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, sia mantenuta: "Dobbiamo superare il gap costituito dai prezzi della terra, per consentire ai ragazzi che vogliono impegnarsi nel settore primario di farlo. Stiamo lavorando per un piano agrario che consenta di recuperare terreni coltivabili che oggi giacciono inutilizzati".


da L'Espresso di Barbara Schiavulli