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giovedì 3 giugno 2010

ONU, INCHIESTA SU BLITZ. IL REGIME FASCISTA ITALIANO VOTA NO CON USA

Onu, inchiesta su blitz. Il regime fascista italiano vota no con USA
Espulsi tutti gli attivisti stranieri arrestati dopo l'attacco alla flottiglia diretta a Gaza

BEER SHEVA/TEL AVIV - Sono stati rilasciati e sono in viaggio verso la Turchia i sei italiani detenuti da lunedì in Israele, con altre centinaia di attivisti filopalestinesi, dopo il sanguinoso blitz contro la flottiglia di aiuti in navigazione verso la Striscia di Gaza. La notizia del rilascio, annunciata fin dalle ore precedenti, é stata formalizzata in tarda mattinata da Betlemme (Cisgiordania) dal sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, che si trova in visita nella regione. Ed è stata subito dopo confermata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, il quale si è detto "particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta" e ha dato atto dell'impegno profuso dall'ambasciata italiana a Tel Aviv. I sei - Giuseppe Fallisi, Angela Lano, Marcello Faraggi, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin - sono stati caricati su un pullman con altri attivisti stranieri, sotto scorta e senza possibilità di contatti con l'esterno.
All'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove è prevista la presenza di rappresentanti diplomatici italiani, li attende un volo verso la Turchia, da dove proseguiranno per l'Italia. L'accelerazione delle procedure di espulsione è scattata sull'onda delle crescenti pressioni internazionali e dopo il via libera di ieri sera del gabinetto di sicurezza israeliano, presieduto dal premier Benyamin Netanyahu, al rimpatrio "immediato" di tutti gli stranieri fermati: inclusi quei turchi che in un primo momento avevano rischiato di finire sotto processo per la reazione violenta all'abbordaggio della Mavi Marmara, la nave guida del convoglio denominato 'Freedom Flotilla'. Già in mattinata una cinquantina di turchi aveva lasciato il centro di detenzione di Beer Sheva, mentre nella notte era stata completata l'espulsione via terra verso la Giordania di altre 124 persone - originarie di diversi Paesi arabi e musulmani - nonché quella di tre libanesi: tutti accolti, al di là del ponte di Allenby - che collega le due sponde del fiume Giordano - da una folla inneggiante alla "libertà della Striscia di Gaza" (l'enclave palestinese controllata dal 2007 dagli islamico-radicali di Hamas) da slogan ostili verso Israele.
A bordo delle navi della flottiglia c'erano in totale 682 persone di 42 diverse nazionalità. Almeno 9 sono state uccise nell'assalto delle forze speciali della marina israeliana, mentre più di 40 sono state ferite e sono tuttora ricoverate in ospedale; una cinquantina di persone, infine, era stata rimpatriata già fra lunedì sera e ieri, avendo accettato di firmare un provvedimento amministrativo d'espulsione. Tutti gli altri stranieri - rinchiusi temporaneamente nel centro di detenzione per essersi rifiutati di firmare tale provvedimento, che li avrebbe costretti ad ammettere di essere entrati illegalmente in Israele e non catturati in acque internazionali - dovrebbero essere rimpatriati entro domani in via extra giudiziale, sulla base di quanto stabilito dal gabinetto di sicurezza.

ONU, SI' A INCHIESTA INTERNAZIONALE - Il Consiglio dei diritti dell'uomo dell'Onu ha adottato oggi a Ginevra una risoluzione che chiede una "missione di inchiesta internazionale" sul blitz delle forze israeliane contro la flottiglia di pacifisti diretta a Gaza. La risoluzione è stata approvata da 32 dei 47 membri del Consiglio dei diritti umani. Il testo approvato a Ginevra chiede di "inviare una missione internazionale per indagare su violazioni delle leggi internazionali". Una sessione straordinaria dell'organismo sul blitz israeliano era stata convocata su iniziativa del rappresentante palestinese e di quelli del Sudan, del Pakistan a nome della Lega Araba e dell'Oci, l'Organizzazione della conferenza islamica.

ITALIA VOTA CONTRO INCHIESTA INTERNAZIONALE CON GLI USA - L'Italia ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell'Onu che ha adottato una risoluzione che chiede una 'missione di inchiesta' internazionale sul blitz israeliano contro la flottiglia diretta a Gaza. Lo si è appreso da fonti della Farnesina che sottolineano come non ci sia stata "una posizione comune europea".

FARNESINA, ISRAELE IN GRADO DI INCHIESTA CREDIBILE - L'Italia ha votato contro il testo di risoluzione approvato dal Consiglio dell'Onu per i diritti umani - che chiede una missione di inchiesta internazionale sul blitz israeliano nei confronti della flottiglia di attivisti - perché ritiene Israele "uno Stato democratico e perfettamente in grado di condurre un'inchiesta credibile e indipendente, il che non significa necessariamente internazionale". Lo ha puntualizzato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, spiegando che il ministro degli Esteri Franco Frattini è stato uno dei primi a chiedere che vi fosse un'inchiesta credibile e democratica per accertare i fatti. L'Italia, in tal senso, condivide pienamente il testo della dichiarazione approvato ieri mattina dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in cui si chiedeva un'inchiesta "rapida, imparziale, credibile e trasparente".
"L'Italia era incline verso un voto negativo perché il testo, a differenza di quello approvato ieri dal Consiglio di Sicurezza, conteneva toni fortemente polemici, poco costruttivi, che in questa fase delicata non erano in grado di creare le premesse per una diminuzione delle tensioni che l'Italia invoca per mantenere in vita il negoziato israelo-palestinese, che è la nostra priorità". Nonostante questo, ha aggiunto il portavoce della Farnesina, "abbiamo offerto la nostra più ampia disponibilità per cercare una posizione comune europea d'intesa con i nostri partner che avrebbe potuto coagulare il consenso intorno all'astensione". Una soluzione che avrebbe consentito una posizione comune dell'Europa ma che ha incontrato l'opposizione della Slovenia. Lubiana aveva deciso di votare sì al testo presentato dai palestinesi e ha voluto mantenere la propria posizione, ha spiegato ancora. Posizione che non ha quindi consentito di coagulare il consenso intorno all'astensione. "L'inchiesta per accertare i fatti, democratica ed indipendente - ha concluso comunque Massari - è comunque assolutamente necessaria per ristabilire la fiducia nella regione e sul piano internazionale".

TUTTI GLI ATTIVISTI FUORI DA PRIGIONE BEER SHEVA - Tutti gli attivisti stranieri della flottiglia filo-palestinese intercettata lunedì dalle forze speciali israeliane al largo della Striscia di Gaza sono usciti dalla prigione di Beer Sheva (sud di Israele), dove erano stati detenuti in attesa di rimpatrio. Lo ha reso noto oggi la direzione del centro di detenzione, confermando che le operazioni di rilascio sono state completate nel primo pomeriggio. Non tutti gli attivisti sono peraltro pienamente liberi: per diverse decine di loro proseguono infatti in queste ore le procedure di espulsione, senza contatti esterni e sotto la sorveglianza della polizia israeliana, che cesserà solo al momento dell'imbarco aereo o dell'arrivo a un valico di confine terrestre. Secondo fonti di polizia, due dei reduci della flottiglia, entrambi turchi, sono inoltre già tornati in stato di detenzione temporanea in una camera di sicurezza dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Entrambi sono accusati di aver dato in escandescenze durante i minuziosi controlli che precedono gli imbarchi e di essere stati per questo rinchiusi dietro una porta blindata. Saranno liberati, hanno riferito le fonti, soltanto al momento dell'imbarco su uno dei sei voli speciali allestiti oggi per la circostanza.

NETANYAHU: FLOTTIGLIA TERRORISTI, NON LOVE BOAT - Quella intercettata in alto mare dai commando israeliani "non era una 'Love Boat', bensì una flottiglia terroristica". Lo ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. "Continueremo a difendere i nostri cittadini, è nostro diritto, nostro dovere" ha aggiunto il premier, confermando che il blocco a Gaza sarà mantenuto anche in futuro, malgrado "l'attacco internazionale di ipocrisia" nei confronti di Israele.

da Indymedia

COMUNICATO DEGLI ANARCHICI ISRAELIANI

Anarchici Contro il Muro e la sinistra radicale in Israele manifestano la loro solidarietà a Gaza
Sapevamo che non sarebbe stato bello, ma non potevamo immaginare questa brutalità e insensata violenza. Avevamo fatto i preparativi in queste ultime settimane e, appena venuti a sapere degli orari precisi, ci siamo preparati per le azioni reciproche. Ma la sorpresa, lo sgomento che abbiamo provato quando sono giunte le notizie di questo atto di pirateria nei mari dell'Israele - anzi, in acque internazionali - a circa 150 kilometri dalle coste di Gaza, non si riesce a descrivere. Israele ha fatto del suo "meglio" per evitare un confronto diurno con la Flotilla al largo di Gaza, che avrebbe attirato troppa attenzione da parte dei media. Invece, il vergognoso, triste attacco militare notturno è finito lo stesso sulle prime pagine dei media internazionali ed israeliani. Durante la notte abbiamo ricevuto la triste notizia dei compagni e delle compagne morti e feriti, e si è subito mobilitato la sinistra radicale del paese. Circa 200 militanti - la maggior parte della coalizione per la solidarietà
con Gaza di cui fa parte anche Anarchists Against the Wall - sono confluiti al porto di Ashdod, vicino al punto dove le navi entrano nel porto. Sulle vie che portano alla città, le forze di Stato hanno fatto di tutto per impedire ai militanti di arrivarvi, ma siamo tutti riusciti ad esserci in orario.
Portavamo manifesti e striscioni e per ore abbiamo gridato e cantato. Abbiamo visto alcune delle navi sequestrate arrivare al porto.
La sera, ci sono state tre manifestazioni di massa a Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv.
A Tel Aviv, una manifestazione, sorprendentemente ben partecipata, di circa due mila persone è confluita davanti al ministero di guerra.
Presente anche spezzoni della sinstra sionista. Per circa due ore abbiamo espresso il nostro sdegno e la nostra rabbia nei confronti dello Stato d'Israele. Dopo qualche tempo noi anarchici, con bandiere rossonere e tamburi, ci siamo ritirati da una parte, da dove abbiamo continuato a
cantare i nostri slogan non diluiti.
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio relazioni internazionali

da Indymedia