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venerdì 12 giugno 2009

Mezzogiorno: Svimez, crisi soprattutto a Sud, pil 2008 - 1, 1%

Pil pro capite a 17. 970 euro, 30. 680 nel Centro- Nord

Secondo una notizia ANSA di pochi minuti fa nel 2008 e' recessione in tutte le regioni, ma la crisi morde di piu' al sud, e in particolare in Campania (-2,8%). Al Centro-Nord, 13mila euro all'anno in piu' di Pil pro capite rispetto al Sud.Sono queste le prime anticipazioni del Rapporto Svimez che sara' presentato il 16 luglio.Nonostante l'anno scorso abbia subito solo i primi segni della crisi, il Pil ha registrato variazioni negative dovunque, con valori compresi tra -0,1% del Trentino e -2,8% della Campania.
A questo proposito vorrei lanciare una riflessione... : almeno una decina di decreti legge emanati dal Governo Berlusconi in questi mesi hanno sottratto 20 miliardi di euro di fondi Fas (Fondo per le Aree Sottoutilizzate), destinati per l'85% al Mezzogiorno, per 'dirottarli' ad altri scopi: dalla copertura dell'eliminazione generalizzata dell'Ici sulla prima casa alla vicenda Alitalia, dal dissesto finanziario di Catania alle multe per le quote latte degli allevatori padani, dagli ammortizzatori sociali al decreto-terremoto... Risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate a favore del Mezzogiorno per infrastrutture, politiche culturali, ambientali e sociali, ricerca e innovazione, incentivi alle imprese.
Il Presidente della Repubblica tempo fa da Palermo, ha denunciato che "non vi e' sufficiente attenzione al problemi del Sud' e come non sia giusto 'utilizzare per scopi diversi i fondi destinati alle aree sottoutilizzate". Anche il governatore della puglia Vendola ha più volte denunciato il fatto.
A questo punto pongo tre domande:1) la questine meridionale è un problema vecchio? 2)chi difende il sud da questo governo nordista? 3)come è possibile che Berlusconi ha preso tanti voti al sud?

Ti piace Delinquere Facile?

Il governo va avanti come un buldozer e i suoi scellerati propositi prendono corpo. Berlusconi non si accontenta più di "indirizzare" personalmente gran parte dell'informazione, ora pretende di mettere la mordacchia anche a quelle poche oasi che non rispondono agli ordini. Mi riferisco alla legge che limita la libertà di informazione, approvata ieri alla camera e in grado di assestare un colpo definitivo agli equilibri costituzionali che fino ad oggi hanno retto la nostra zoppicante democrazia. Con la scusa... di tutelare la privacy, il potere si blinda. Il controllo pubblico sull'operato dei governi, di fatto, scomparirà, e il solo controllo giudiziario, con i suoi tempi elefantiaci, non preoccupa più di tanto i padroni del vapore, capaci comunque, alla peggio, di approvarsi al volo una bella legge ad hoc. Con questa legge non avremmo saputo della gioia di Fassino che urlava al telefono con Consorte "Abbiamo una Banca!", e non avremmo conosciuto le telefonate di Moggi, solo per fare alcuni esempi. Il limite di 60 giorni per le intercettazioni è poi un non senso. Questo provvedimento è un regalo per tutti coloro che vogliono tornare in tranquillità ad essere brillanti interlocutori di mondi più o meno visibili. In una recente intercettazione, alcuni mafiosi, parlando tra di loro esclamano:" dell'Utri non lo dobbiamo nominare mai". Ecco, da ora in avanti possono stare più tranquilli, perchè, se anche parlano, nessuno li ascolta. Un ultima cosa. I magistrati oggi si stracciano le vesti, per un provvedimento che giustamente reputano deleterio. Peccato che siano gli stessi che hanno lasciato soli Forleo e de Magistris quando questi ultimi, indagando, avevano toccato importanti centri di potere, anche giudiziario. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso... recitava un vecchio adagio.

Perù: ottenuta la sospensione della "legge sulla foresta"

Un parziale ma indubbiamente significativo risultato ottenuto dalle comunità indigene peruviane. Quest'oggi il parlamento di Lima ha votato con 57 voti favorevoli, 47 contrari ed un'astensione la sospensione della "legge sulla foresta", una delle origini della rivolta (che si persegue da mesi) degli indigeni della selva amazzonica. Il decreto 1090 e quello 1064 infatti non sono altro che dispositivi di adeguamento della legislazione nazionale al Trattato di libero commercio sitpulato tra Perù e Stati Uniti d'America. Contro questi decreti, e più in generale contro il Tlc, si stanno battendo le comunità dell'Amazzonia, in opposizione allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e all'espropriazione della ricchezza del territorio a favore degli interessi delle multinazionali soprattutto americane. La sospensione avrà la durata di 90 giorni, in attesa che la maggioranza di governo ripristini le spaccature createsi (ieri le dimissioni di un ministro per la repressione dell'esercito contro gli indios a Bagua).


Oggi, nella "Giornata Nazionale di Lotta" lanciata dal Perù tanti sono stati i momenti di appoggio e solidarietà con la rivolta indigena in Amazzonia. A Roma, in piazza Pitagora, si è tenuto un presidio sotto l'ambasciata peruviana, convocato dall'Associazione A Sud: ha registrato l'adesione e la partecipazione di molte associazioni e comitati, ha visto la consegna da parte dei manifestanti di una lettera al delegato dell'ambasciatore del Perù in Italia, la quale ha condannato l'operato del governo a Bagua e chiesto il rispetto dei diritti dei popoli indigeni. Anche a Milano, sotto il consolato peruviano, si è tenuto, sempre questa mattina, un altro sit-in convocato dall'organizzazione Survival.

da Infoaut

Nardò: un nuovo "PARTIRE"

"Non so voi, ma io sono contenta e orgogliosa dei risultati. Certo, l'amarezza del mancato quorum si sente, ma se avete letto il commento di vendola ai risultati, ne avrete colto la soddisfazione di un esito di tutto per rispetto, tenuto conto dei simboli nuovi, di un cartello per niente rodato, di un programma d'intenti più che di una vera elaborazione politica.
Non è che l'inizio, continua la lotta : qualcuno di voi se lo ricorda ancora, no?, questo slogan...

Se poi penso alla nostra campagna elettorale neritina,ai pezzi da 90 contro cui correvamo, alla difficoltà di spiegare alla gente il progetto politico, il voto da asseganre a due simboli diversi e sconosciuti, i mezzi spartani di cui disponevamo, l'ostilità aperta o malcelata in cui ci siamo mossi, le nostre forze umane esigue, be' tutto considerato abbiamo fatto miracoli.

Non è facile trionfalismo o atteggiamento consolatorio, davvero siamo stati diversi e il pacchetto di voti che abbiamo guadagnato dimostra che una parte (è vero, piccola, ma aggiungerei ancora)dell'elettorato neritino ha capito la differenza e l'ha premiata : non eravamo nessuno, siamo un soggetto politico nuovo.

Si tratta adesso di non sprecare questa fiducia e di non spezzare il contatto. sicchè domenica prossima si ricomincia, con l'ennesimo banchetto in quella p.za cesare battisti che durante la campagna eletorale ci è stata sempre negata. L'appuntamento è per le 19.30 e sarà un'assemblea pubblica di bilancio e pianificazione.Venite, mi raccomando, e portate più gente che potete.

A chi ci ha creduto grazie; a chi è rimasto deluso forse dovrei dire che mi dispiace, ma non sarei sincera".

Claudia Raho

G8, Lecce blindata per parlare di economia

Lecce (salento) -Ha preso il via stamane tra misure di sicurezza il vertice dei Ministri. Città off limits, difficile, o addirittura impossibile, transitare in auto e persino camminare per il centro. I lavori aperti da una cena di gala. Presente nel capoluogo salentino pure il governatore di Bankitalia Draghi. In agenda anche il summit di L’Aquila.Definire il “global standard” - proposto dal ministro Tremonti – che riformerà le regole e la vigilanza della finanza e che sarà discusso al G8 dell’Aquila, fotografare lo stato di salute economica a livello internazionale e avviare la discussione sulle possibili strategie d’uscita dalla devastante crisi che sta interessando tutto il Mondo.Sono questi gli obiettivi che, oggi e domani, i ministri delle Finanze di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti e Russia cercheranno di perseguire riuniti, proprio qui, in una Lecce, appositamente, rinnovata nella forma. Strade, aiuole, muretti, lampioni, segnaletica, potature, verniciature. In vista del grande summit, il restyling della città capoluogo del Salento è ormai completo. Mancano solo le rifiniture, in corso d’opera, stasera la cena-galà aprirà di fatto i lavori che proseguiranno il giorno dopo.

In città, la gente si sta riversando in quantità. I pullman in arrivo, fermano la propria corsa all’entrata di Lecce o proseguono per far scendere i passeggeri nei vari hotel disponibili. Le limitazioni alla circolazione sono vigenti già da l’altro ieri, per motivi di ordine e sicurezza. Sei le “zone rosse” ( di massima sicurezza) in corrispondenza non solo del castello Carlo V (dove il summit si volgerà), ma anche intorno agli hotel Patria, Risorgimento, Tiziano, President, al Chiostro dei Domenicani. Da oggi chiuderà anche il tratto di superstrada all’altezza della tangenziale Est. E oggi dalle 14 scatterà ufficialmente anche il divieto per di transito per automobili, pedoni, eccetto i residenti, titolari di attività commerciali e dipendenti.

Circolare non sarà perciò facile. In molti si stanno chiedendo “come fare?”. Si continua ad assistere nei diversi uffici preposti a scene di nervosismo, dovuto alle differite e improvvise comunicazioni che giungono. Le aziende stanno provvedendo a rilasciare ai propri dipendenti delle certificazioni che attestino la necessità di accedere alle aree interessate dalle limitazioni, perché limitrofe a quelle dove il summit si svolgerà. Anche i residenti dovranno esibire il documento d’identità, che vadano a piedi o in auto. Il sindaco Paolo Perrone è euforico, descrive come straordinario l’evento, si dice sicuro dello slancio che in termini di visibilità la città riceverà, non nasconde i timori legati alla spazzatura, da sempre un po’ incolta, a Lecce e nei paesi vicini, e ai ministro lancia il suo fiducioso auspicio: che parta da Lecce l’azione incisiva del G8 per contrastare la crisi e le crisi che investono l’Italia come il resto d’Europa e del Mondo. con le orecchie e i microfoni tesi ad ascoltare cosa gli 8 grandi signori dell’economia mondiale avranno da dire alle popolazione, a quelle povere e a quelle ricche che abitano soltanto solo una minima porzione del pianeta determinandone di fatto l’evoluzione, nei termini in cui ognuno la riconosce, ci saranno in tutto 450 i giornalisti (accreditati).

Alistair Draling (GB), Joerg Asmussen (Ger), Christine Lagarde (Fra), Giulio Tremonti (Ita), Shoichi Nakagawa (Jap), Timothy Geithner (Usa), Jim Flaherty (Canada) e Alexey Kudrin (Russia). Sono questi i nomi attesi, ai quali se ne aggiungeranno altri non meno altisonanti: il commissario agli Affari Economici e monetari Joaquin Almunia, i rappresentanti della Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), e nondimeno il governatore di Bankitalia Mario Draghi, in qualità di presidente del Financial Stability Board (Fsb), organismo incaricato dal G20 di ridisegnare la regolazione e il sistema di supervisione del sistema finanziaria.

Le frizioni non mancheranno. Lo si capisce dalle dichiarazione degli stessi ministri in queste ore. In materia fiscale, le contrapposizioni, com’è noto non mancano. Soprattutto se gli Stati Uniti pretenderanno l’osservanza delle loro stesse regole anche in Europa. Se n’è parlato nell’ultimo vertice di febbraio a Roma. Esiste una lista di paesi non cooperativi che probabilmente l’Ocse riproporrà in forma aggiornata anche a Lecce. Poi sarà la volta, delle soluzioni, per uscire dalla crisi, alla luce di primi timidissimi segnali di ripresa degli indici, di stabilizzazione economica come la chiama il vice-ministro tedesco Asmussen che sottolinea: “Ma i tempi di ripresa sono incerti e una volta che l’economia avrà ritrovato il passo – spiega – gli impulsi espansivi devono essere ritirati, e ciò riguarda le politiche fiscali e monetarie”.

La città è un bunker aperto, i dissidenti sono tanti. I lavori possono cominciare
da Paese Nuovo

Nardò: sequestrato terreno per la presenza di rifiuti


Lecce (salento) - Nei giorni scorsi, i Vigili Urbani del Nucleo della Tutela Ambientale, con la collaborazione della Polizia Provinciale, nell’ambito di un servizio mirato alla tutela dell’ambiente, hanno posto sotto sequestro una parte del terreno di proprietà di U.P. (settantaduenne di Nardò), sito in agro di Nardò, zona Castellino.
Gli investigatori hanno accertato la presenza di residui plastici in parte già inceneriti... , nonché l’abbandono incontrollato di pneumatici, batterie esauste e di rottami ferrosi vari.
Convocato ed ascoltato il proprietario, si è proceduto alla contestazione diretta degli addebiti ed alla nomina dello stesso custode giudiziale dell’immobile sequestrato, dandone informazione alla competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce.
Le operazioni di controllo continueranno anche nei prossimi giorni.
“I livelli di inciviltà raggiunti dai nemici dell’ambiente – ha dichiarato il Comandante Cosimo Tarantino - hanno toccato oramai soglie tali da non consentire il benché minimo abbassamento della guardia. Nell’ambito delle nostre capacità proseguiremo la nostra battaglia già da tempo iniziata, assicurando massima severità ai rei”
Davanti a simili gesti non possiamo fare altro che denunciare e chiederci perchè in un comune come Nardò, al quale per tre anni consecutivi vengono assegnate 5 vele, non esiste un piano serio di raccolta differenziata, così come avviene in tanti altri paesi del Salento. E' colpa dei cittadini o delle amministrazioni comunali se siamo arrivati a questo punto?

La sinistra del 2010

Riporto qui di seguito l'intervista di "la Repubblica di Bari" a Nichi Vendola, governatore della Puglia.
Dice innanzi tutto che il ballottaggio a Bari «dovrà concludersi bene per Emiliano: il sindaco della rinascita delle periferie, della legalità». Dopo il secondo turno elettorale, ci sarà oppure no il rimpasto della giunta regionale?
«Sono quattro anni che si parla di rimpasto.
Io vorrei discutere prima di programmi e poi di organigrammi».
L´Italia dei valori insiste per entrare nell´esecutivo... «A me interessa recuperare un dialogo con l´Idv, a tutti i livelli».
«Vorrei che le parole non fossero usate per ferire le persone. Come ha fatto l´Idv nei miei riguardi, fino alla fine di questa campagna elettorale».
Già, la campagna elettorale. Il suo movimento - Sinistra e libertà - alle europee in Puglia taglia un traguardo ambizioso: quello del 7 per cento.
«Abbiamo contribuito a fermare l´avanzata della destra. Credo che sia stato un risultato utile per tutto il centrosinistra».
E´ utile anche per il rivoluzionario gentile: nessuno a quanto pare potrà esorcizzare la sua ricandidatura alla guida della coalizione progressista in vista delle regionali 2010.
«Questo a me non importa. Il punto è un altro: dal 2005 ad oggi, abbiamo aiutato la Puglia a crescere? Se è accaduto questo, la riconferma del sottoscritto sarà nelle cose: quelle fatte, non immaginate».
Sulla base dei dati delle europee, Pdl e Lega Nord hanno da queste parti il 43,5 per cento dei consensi; il centrosinistra non supera il 40,8, ma se dovesse allearsi con l´Udc la percentuale s´impennerebbe al 49,9. Un accordo col partito di Casini è inevitabile?
«Non sono entusiasta della politica intesa come una battaglia navale. Il problema non è, e non sarà, vincere o perdere. Vorrei piuttosto, radunare quella che non deve essere un´armata Brancaleone. Ma una squadra che abbia una cifra politico-culturale forte. Come nel 2005, appunto».
All´epoca l´Udc non appoggiava Nichita il Rosso.
«Io con l´Udc voglio confrontarmi apertamente sul futuro di questa regione, teatro di una delle più robuste strategie anticrisi con sostegni alle imprese e alle famiglie. Né d´altra parte sono abituato a lanciare anatemi contro questa o quella forza politica. Preferisco ascoltare».
Quindi pure Casini & C. potrebbero essere della partita?
«Non mettiamo il carro davanti ai buoi».
E Adriana Poli Bortone, di Io Sud?
«La prima mossa tocca a lei. Siamo alla prova del nove: quella della Poli Bortone è stata una genuina tessitura politica e sociale con l´obiettivo di uscire dalla destra o ha orchestrato una manovra buona per guadagnare un potere maggiore nell´ambito della destra stessa?».
Il Pd nel frattempo corteggia Vendola: «E´ il nostro Obama».
«La questione non è dove finisco io. C´è la necessità di organizzare un´iniziativa larga per mobilitare le coscienze: in Italia manca l´ossigeno perché ci manca la sinistra, l´unica in grado di dare visibilità ad un pezzo di mondo cancellato dalla scena pubblica».