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venerdì 5 giugno 2009

ALESSIO LEGA - DALL'ULTIMA GALLERIA




ALESSIO LEGA - DALL'ULTIMA GALLERIA

E poi dall'ultima galleria
sembra mai più poter riaprirsi il sole
e quando luccica dal fondale
sopra la rugginosa ferrovia

dalle budella della grande vedova
diritto in faccia ad un muro alto
Porta Principe in un sussulto
ti vomita addosso a Genova...

Io quando tornerò a Genova per prima cosa col caffè di rito
nel piazzale della stazione, dal baracchino il passo addormentato
lo muoverò per riconquistare la dignità di me stesso al mondo
ed il dovere di camminare a testa alta guardando il fondo

guardare in fondo, guardare il mare, guardare il punto fermo sull'abisso
vedere tutto tornare, urlare, fronte spezzata da un chiodo fisso
fronte spaccata, fronte diviso, fonte che annega al pozzo San Patrizio
il mare rosso del nostro sangue plebeo che soffoca nel precipizio

Quando ritorneremo a Genova ritorneremo sopra la criniera
bianca dell'onda che si frange al frangiflutti che mangia la sera
e sfiora il senso del presente, della memoria che si schianta
quando Genova ritornerà quella del giugno del sessanta

Quando ritorneremo a Genova, quando Genova sarà tornata
quando torno, torno al nostro inverno la resistenza sarà dichiarata
quando in tutto quest'inferno ritroveremo i nostri sentimenti
verremo in braccio alla natura, verremo sopra i quattro elementi...

Chi siamo noi? Ora siamo il mare, il mare nero che si scatena
che si rovescia sopra al porto, sopra al porco che lo avvelena
il mare più salato che ci avete fatto lacrimare
date un bacio ai vostri candelotti, giusto prima di affogare

Chi siamo noi? Ora siamo il vento che non potete più fare ostaggio
aria libera dai mulini, dalla catena di montaggio
il vento che ti spazzerà via, cancellerà l'orma dei tuoi passi
che schianterà muri e sbarre scatenandosi per Marassi

Chi siamo noi? Ora siamo il fuoco che non avete mai domato
quello che brucia in fondo agli occhi di questo triste supermercato
quello che cortocircuita i fili dell'allarme e del divieto
mentre noi spargeremo sale sulle rovine di Bolzaneto

Chi siamo noi? Ora siamo la notte, la luna persa dei disperati
dice il poeta "Quande cade un uomo si rialzano i mercati"
e per quest'uomo di eterna notte, per questa luce che se ne muore
aspettiamo che il sole sciolga il blocco nero che portiamo in cuore...

Quando ritornerò a Genova dal baracchino del caffè di rito
l'antico samovar della tristezza, che sta bollendomi dentro al fiato
questo dolore che mi ha tradito l'enorme sagoma del lutto
il mio tormento che ho malcelato e queste lacrime che tengo stretto
e in una Genova liberata, senza chiusura, senza sgomento
senza sott'occhio la via di fuga, senza furore, senza spavento
avrà senso cadere in ginocchio, alzare e prendersi le mani
piangere in piazza Alimonda... pardon in Piazza Carlo Giuliani...


Sono nato ma… (non me ne vanto!) ]

Alessio è nato a Lecce il 26 settembre del 1972 Ha iniziato a scrivere canzoni nel 1985 esordendo in pubblico come nel 1988. In quegli anni la sua prima (pre)occupazione era il fumetto, per studiare (e tentare di praticare) il quale sbarcava a Milano nel 1990.Dal 1997 è ormai un impiegatuccio kafkiano, un fumettaro pentito (anche se non fa i nomi degli altri!), ma un cantautore impenitente che si esibisce nei centri sociali climaticamente freddi e moralmente caldissimi, nei bei teatri comodi, nelle rassegne all’aperto, in piazza, davanti alle fabbriche occupate, e… insomma dovunque ce lo vogliano. Da allora ha cantato in un sacco di città Italiane (Roma, Torino, Bologna, Modena, Padova, Verona, Lecce, Parma, Frosinone, Mantova, ecc…) o quasi (S.Marino, Lugano, … beh, insomma mi vergognavo un po’ a chiamarle “estero”!) e soprattutto nei più sperduti paesi di nord, centro e sud. Si è trovato davanti a poche decine di persone, però qualche volta anche davanti a tante … e una davanti a diecimila! (…sopravvivendo – pare – sia lui, sia i diecimila!).
Si è trovato spesso e volentieri a dividere il palco con molti suoi colleghi (alcuni dei quali erano per lui dei miti) quali Marco Ongaro, Max Manfredi, i Gang, Gualtiero Bertelli, Luigi Grechi, Lorenzo Riccardi. Collabora attivamente e continuamente con la cantautrice Isa e coi Mariposa; con la prima ha in corso di preparazione un disco tematico sulla migrazione “Avventure di Carta”, con i secondi ha inciso un intero disco “Resistenza e amore” di prossima uscita.
Alessio è un caparbio militante dell’anarchia, della poesia e dell’assurda fede nella possibilità di cambiare questo mondo. Anche con la musica. Molto immodestamente si ritiene così rivoluzionario da tentare di cambiare anche se stesso. Persino con le parole. Basta vedere come brutalizza la sua chitarra da capire a primo colpo che è un violento pacifista. Anche cantando.

Da www.alessiolega.it

Gaza ARMI MISTERIOSE A GAZA MICROTECNOLOGIE PER AMPUTAZIONI

“Ho esaminato le immagini gli spettri e le tabelle dei campioni che avete
preso a Gaza dopo la recente guerra e mostrano con molta chiarezza che
sono state utilizzate in quel posto delle armi basate su nano sistemi e
questa è una delle prime prove evidenti che i nano sistemi soprattutto i
nano tubi a carbonio possono essere utilizzati con efficacia distruttiva
molto forte. A mia conoscenza è il primo caso sperimentato sul campo
durante un atto bellico.” Così ha commentato il Prof. Alberto Breccia
Fratadocchi membro del Comitato Scientifico dell’ organizzazione per la
proibizione delle armi chimiche (Opac) , le analisi dei campioni delle
armi misteriose usate a Gaza nell’ ultimo conflitto.

I campioni sono stati raccolti dal documentarista Manolo Lupicchini per la
trasmissione di Ricardo Iacona “Presadiretta” e portati ai laboratori
dell’ università di Ferrara per essere analizzati. Le analisi sono
terminate qualche settimana fa ed ora è la redazione Investigativa di
Rainews24 e riprendere il percorso dell’inchiesta con approfondite
interviste sui risultati delle analisi e sulle caratteristiche delle
ferite misteriose incontrate dai medici che hanno operato allo Shifa
Hospital a Gaza . Due medici norvegesi, il Dott Erich Fosse il Dott
Gilbert Mads, che hanno operato in quell’ospedale durante il conflitto ,
raccontano di aver spesso trattato arti inferiori mutilati all’ altezza
del femore senza tracce di frammenti di metallo o proiettili , con una
insolita morfologia del tessuto organico che appare cauterizzato e non
risponde alle cure.

Le analisi presso i laboratori dell’ università di Ferrara dei 3
frammenti degli ordigni misteriosi hanno mostrato : una lega di metalli,
una agglomerato di fosfati fusi, e un frammento di Carbonio. E’
quest’ultimo, ad un’analisi microscopica, ha rivelato la presenza di
micro tubi di carbonio, cavi , sui quali sono state rilevate sostanze
chimiche , in particolare magnesio. Il caricamento di micro tubi di
carbonio, secondo il Prof. Alberto Breccia aumenterebbero fino 5 volte
la potenza del materiale chimico, riducendo il peso dell’ ordigno.
L’ordigno secondo le testimonianze raccolte, viene sganciato da aerei
teleguidati ed è in grado di colpire con estrema precisione aree di
pochi metri, all’interno dei quali ha conseguenze letali, senza creare
danni collaterali nelle aree circostanti.

Nell’inchiesta vengono fatte ipotesi sul funzionamento delle diverse
nuove armi usate nel conflitto e sui sofisticati processi fisici che
vengono utilizzati, ma la caratteristica comune di questi nuovi ordigni,
è quella di utilizzare micro tubi di carbonio caricati di sostanze
chimiche e questo fatto potrebbe essere interpretato come una violazione
del trattato internazionale del 1993 e delle integrazione del 1997, che
proibisce l’uso di armi chimiche

Europee: in Olanda vincono gli xenofobi anti-islamici

In Olanda avanza il Partito per la libertà [Pvv], formazione di estrema destra xenofoba, anti-islamica e anti-europeista guidata da Geert Wilders.

Dopo il 92,1 per cento di schede scrutinate, il Pvv sale al 16,9 per cento dei consensi che gli varranno 4 seggi a Strasburgo, diventando così la seconda formazione olandese, dietro al Cda del premier Jan Peter Balkenende che perde 4,4 punti e due seggi.
In base agli ultimi dati, i cristiano-democratici porteranno al Parlamento Ue 5 eurodeputati.

Sonora sconfitta per il partito laburista dei lavoratori alleato del Cda nella coalizione attualmente al governo.
Il Pvda ottiene infatti solo il 12,4 dei consensi, perdendo 11,4 punti rispetto alle europee del 2004 e passando da 7 a 3 seggi.

Bassa l’affluenza alle urne: 36,5 per cento. I risultati definitivi saranno resi noti domenica 7 alle 22, assieme a quelli di tutti gli altri Paesi Ue.

da Indymedia

Resistenza contadina - Giovanni Carrosio ricercatore presso l'Università di Trieste

In tutto il mondo migliaia di persone hanno ricominciato a lavorare la terra e a creare reti. Una recensione del nuovo libro del sociologo olandese Jan Douwe van del Ploeg, che spiega come e perché i contadini nonostante tutto non si estinguono

L’agricoltura mondiale è in crisi. Per la prima volta nella storia dell’umanità, essa si manifesta in una triplice forma: come ulteriore sfruttamento del lavoro, come crisi agro-ambientale e come rottura nei confronti della società. La prima forma di crisi, quella storica, è data dalla contrapposizione di interessi tra il modo di organizzare la produzione agricola e le aspirazioni di chi abita e lavora la terra. Da qui, le lotte contadine contro il latifondo e i tentativi di riforma agraria in diversi paesi del mondo. La crisi agro-ambientale, invece, prende forma quando l’agricoltura si organizza e sviluppa attraverso una sistematica distruzione degli ecosistemi. La diffusione globale di modelli capitalistici e imprenditoriali di organizzare i processi produttivi in agricoltura porta il conflitto tra produzione di cibo e conservazione dell’ambiente su tutto il pianeta. La rottura con la società, infine, avviene nel momento in cui le aspirazioni dei consumatori, che sempre più richiedono cibi salubri e di qualità, si scontrano con gli scandali alimentari legati all’agroindustria.

È l’emergere dell’impero, come principio ordinatore che sempre più governa la produzione, la distribuzione e il consumo di cibo, a rendere così complessa la crisi e ad acutizzarla. Ciò avviene perché l’ordine imperiale, fondato sull’espansione territoriale e sull’accumulazione senza fine, impone ovunque sfruttamento ecologico e socio-economico. Questa crisi complessa e multidimensionale non si scatena soltanto dall’alto verso il basso, ma dà vita ad una erosione delle sostenibilità economiche delle stesse imprese agricole e degli imperi capitalistici alimentari. Le imprese capitalistiche che riescono a superare la crisi, non tutte ce la fanno o ce la faranno, puntano sullo sviluppo di una ulteriore modernizzazione ed industrializzazione agricola, finendo per acutizzarla ancora di più sul lungo periodo.

Ma un segnale di speranza c’è. I contadini non si stanno estinguendo. Anzi, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo assistiamo a complessi e importanti processi di ri-contadinizzazione. La persistenza dei contadini, la nascita di nuove forme di ruralità, la conversione di imprese agricole tradizionali verso modelli di produzione eco-compatibili danno vita ad una alternativa possibile alla pervasività imperiale. Il superamento della crisi può passare soltanto da qui. È questa la tesi dell’ultima fatica del sociologo olandese Jan Douwe van der Ploeg (The New Peasantries. Struggles for Autonomy and Sustainability in an Era of Empire and Globalization), che sostanzia le sue argomentazioni utilizzando un patrimonio trentennale di ricerche sul campo, condotte soprattutto in Italia, Olanda e Perù.

L’alterità contadina ha i suoi tratti specifici nella lotta per l’autonomia, che trova espressione nell’auto-organizzazione dei processi produttivi e nell’auto-governo sostenibile delle risorse. Sono questi gli elementi fondamentali che distinguono l’azienda contadina dall’agricoltura capitalistica. Quest’ultima, invece, fonda il suo modello produttivo sulla dipendenza tecno-produttiva dall’industria e sull’utilizzo indiscriminato delle risorse naturali. Ma quella contadina non è soltanto una lotta per l’autonomia, è una resistenza spesso silenziosa alla ricerca della sostenibilità eco-sociale.

- Lotta, resistenza e sostenibilità -

Lotta per l’autonomia, resistenza e sostenibilità. Sono questi i tre concetti chiave, strettamente interrelati, sui quali si muove la ricerca di van der Ploeg. Il punto di partenza dell’analisi sono i places of production. Quei luoghi dove lavoro e produzione sono localizzati e interagiscono con l’ambiente naturale, prendendone le forme e a loro volta provocando dei mutamenti, in un processo coevolutivo che viene definito co-produzione.

Ed è proprio nei luoghi di produzione, e nei modelli organizzativi adottati, che van der Ploeg, rifacendosi anche alla tradizione dell’operaismo italiano, individua le forme di resistenza contadine. La resistenza non solo come protesta, manifestazione di dissenso, sciopero, ma come routine produttiva, fatta di ritmi, patti di cooperazione, modalità di scambio tra contadini, e anche materiali, macchinari e metodi utilizzati nei processi produttivi. Questa forma di resistenza è onnipresente nell’agricoltura contemporanea: svariate forme di agricoltura alternative a quella industrializzata, conservazione sul campo delle varietà e delle razze locali tradizionali, rilocalizzazione, processi di sviluppo rurale endogeni e partecipati, riduzione degli input esterni. La resistenza risiede in tutte le forme di alterazione, siano esse in continuità con il passato o di nuova natura, volte a contrastare l’ordine capitalistico che domina la nostra società. Forme di resistenza molteplici e irriducibili a un unico modello, perché, come ormai insegnano le pratiche altermondialiste, proiettate ad incidere sulla dimensione locale, ma con un senso di responsabilità globale, e perciò diversificate perché devono operare in condizioni differenti. Ci sono echi Negriani nel definire la resistenza come forma di produzione e di azione, non soltanto come reazione. E proprio da Negri, van der Ploeg riprende l’idea di soggetto costituente, in questo caso di una nuova ruralità, rappresentato da quelle moltitudini contadine non riducibili a categoria e pratiche granitiche.

Nelle campagne, la resistenza è strettamente legata alla difesa e alla creazione di vecchi e nuovi spazi di autonomia e la produzione di autonomia è conseguenza diretta delle forme di resistenza.

Van der Ploeg si contrappone ad una visione classica che la scienza sociale ha dato della condizione contadina. Vittime dello sviluppo, soggetti sociali costretti da rapporti di dipendenza, marginali rispetto ai grandi processi di modernizzazione e di sviluppo. Si tratta di una sola faccia della medaglia. I contadini stanno resistendo e lottando per mantenere e creare forme di autonomia sociale, politica e nel controllo delle risorse, e lo fanno introducendo una varietà di risposte innovative negli spazi di produzione. Centrale nella ricerca di autonomia è la ricostruzione dei cicli ecologici nelle aziende e sui territori. La reincorporazione dei processi produttivi nell’ambiente naturale implica la riduzione della dipendenza dai mercati esterni, sotto forma di input di produzione (macchinari, agenti chimici, flussi tecno-finanziari, conoscenza), per un nuovo patto con la terra e con il territorio locale.

- La ricostituzione della ruralità e il principio contadino -

La ricostituzione della ruralità e la nuova centralità contadina rappresentano un paradigma emergente, il solo che potrà risolvere o contrastare l’acutizzarsi della crisi agraria in tutte le sue forme. La strada sarà lunga e difficile, ma dei segnali in questo senso si leggono sia nei paesi poveri che nelle aree industrializzate del pianeta. Il paradigma dello sviluppo rurale in contrapposizione alla modernizzazione agricola che faticosamente si sta affermando in Europa ne è un segnale, seppure ancora debole. Ma soprattutto, è la conversione di molte imprese agricole, che recuperano un modello di produzione contadino per far fronte alla crisi di competitività, a far pensare ad un processo in nuce che potrà avere una portata considerevole. Sono le politiche agricole che devono saper cogliere questi segnali, dare strumenti economici e legittimazione alle nicchie di innovazione che si stanno diffondendo a macchia di leopardo.

L’alterità del principio contadino sempre di più dimostra la propria efficacia nel coniugare le sostenibilità economiche, ecologiche e sociali e nel rimarginare le fratture e le crisi prodotte dall’agroindustria. Da sempre indomito ad ogni tentativo di marginalizzazione, silenzioso resiste, costruisce nuovi spazi di autonomia, produce alternative. È il modello della responsabilità contrapposto a quello della catastrofe.

Jan Dowe van der Ploeg insegna sociologia rurale presso l’università di Wageningen (Olanda), è un riferimento centrale per gli studiosi di sociologia e politica agraria in Europa. Coordina un ampio gruppo di ricercatori che è riconosciuto a livello internazionale come “Scuola di Wageningen”. La sua attività ha direttamente influenzato il riorientamento della Politica Agricola Comunitaria verso lo sviluppo rurale e l’introduzione di politiche innovative a livello regionale. Tra le altre sue più recenti pubblicazioni si segnalano: Living Countryside. Rural Development processes in Europe: the State of the Art, Elsevier, Doetinchem 2002; The Virtual Farmer, Van Gorcum, Assen 2003; Seeds of Transition. Essays on novelty production, niches and regimes in agriculture, Van Gorcum, Assen 2004.

da Carta