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martedì 29 dicembre 2009

IL PD PUGLIESE - EMILIANO, BLASI E D'ALEMA
















Quest'ultimo video e stato registrato il 21 dicembre 2009

COMUNICATO STAMPA - “DEMOCRATICI PER VENDOLA”

Quanto riportato dal nostro segretario non corrisponde al vero. Né tanto meno quanto dichiarato dal Sindaco Emiliano. Il sit-in di protesta è nato spontaneamente dal web in particolare dal comitato “Democratici per Vendola” su Facebook così come già annunciato alla stampa nei giorni scorsi.
Dal canto nostro è stata una manifestazione pacifica e aperta a tutti i simpatizzanti di Vendola. Nessun burattinaio, ma solo gente ancora innamorata della politica che cerca di esprimere il proprio legittimo disappunto riguardo a quanto sta accadendo in Puglia. Tra i manifestanti numerosi erano tesserati e dirigenti del PD che non hanno esitato a mostrare la propria tessera ogni qual volta veniva chiesto.
Sembra inoltre pittoresca la ricostruzione data alla stampa dal segretario Sergio Blasi quando afferma: “è accaduto un fatto grave, che va assolutamente stigmatizzato e fortemente condannato”. Noi abbiamo visto solo tanta gente sostenere la candidatura di Vendola e tanti iscritti chiedere di poter assistere ai lavori dell’Assemblea, così
come previsto dai regolamenti. Inizialmente la richiesta è stata bocciata, anche per la stampa. Poi Michele Mazzarano ha aperto le porte della sala e tutti hanno potuto sedersi e attendere, come in un cinema, l’inizio dei lavori. Peccato che non siano mai iniziati e che mai nessuno abbia provato a chiedere agli ospiti di abbandonare la sala.
I testimoni che potranno confermare questa versione sono tanti, tra i quali gli stessi delegati dell’Assemblea, i giornalisti e le telecamere che avranno certamente ripreso quanto accaduto. Siamo dispiaciuti che neanche oggi si sia arrivati ad una via di uscita e che si tenti di attribuire al Presidente Vendola colpe che non ha. Forse l’unica
“colpa” è quella di aver toccato il cuore di tanti pugliesi e di tanti democratici.

Blasi: Assemblea annullata, "era qualcosa di organizzato". VENDOLA: "non dispongo di eserciti".

BARI - Non è neppure cominciata l'assemblea dei 126 delegati, in rappresentanza di 175mila votanti delle primarie del 25 ottobre, chiamati a votare la proposta della segreteria regionale del pd di candidare alle prossime elezioni regionali il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Non è cominciata perché, secondo la versione ufficiale fornita dal segretario del pd, Sergio Blasi,

"non c'erano le condizioni democratiche per avviare il confronto fra i delegati", riferendosi al fatto che un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali aderenti allo stesso Pd, avevano manifestato fuori e dentro il salone dell'hotel Excelsior contro la decisione dei vertici del Pd di candidare Emiliano.

In realtà, ai più è sembrata una scusa per rinviare la decisione su Emiliano a data da destinarsi, proprio perché ieri il sindaco di Bari ha chiesto come condizione all'accettazione di candidarsi l'unanimità del voto dei delegati, fatto peraltro impossibile da ottenere. Così Emiliano ha preso carta e penna ed ha scritto ai delegati. "Ho riflettuto a lungo ed ho deciso che domani (oggi, ndr) chiederò il voto all'unanimità. Non posso reggere una responsabilità del genere senza unanimità. Altrimenti proporrò all'assemblea di indicare un altro candidato ed in particolare Vendola. Non posso accettare un rischio così grande senza adeguato sostegno. Troppe polemiche interne ucciderebbero il mio ruolo e la campagna elettorale. Persino Boccia ha detto che i suoi si asterranno (Francesco Boccia, deputato ex margherita che ha poi smentito, ndr). Tutto quello che potevo fare L'ho fatto. Adesso è l'ora di decidere. Altrimenti sarò felicemente ancora sindaco. Senza rimpianti". Firmato, Michele Emiliano.

Questa presa di posizione di Emiliano è sembrata a molti l'inizio di una ritirata. Il segretario regionale Blasi spera in una posizione di Emiliano più morbida, cioè che si renda disponibile anche ad accettare la candidatura senza l'unanimità. Del resto, c'è un accordo da onorare, quello firmato solo due giorni fa con l'Udc che appoggerà il centrosinistra in Puglia solo se si candida Emiliano. Di certo c'è che una larga fetta della base del Pd in Puglia, disposta a sostenere l'attuale governatore Nichi Vendola (che correrà da solo) è la vera spina nel fianco dei vertici nazionali del Pd. Che per dirla con un assessore regionale del partito di Bersani "non sa più come uscire da questa situazione".*** www.ilsole24ore.com***

BLASI:"Sicuramente era qualcosa di organizzato"

"E' evidente che quello che e' accaduto questa sera va assolutamente stigmatizzato per quello che e', fortemente condannato perche' il Pd questa sera avrebbe dovuto tenere l'assemblea nel suo organismo dirigente legittimato da 175 mila partecipanti alle primarie del 25 ottobre. Avrebbe dovuto discutere e dibattere sulla proposta politica che io avrei portato all'assemblea e decidere democraticamente". Il segretario del Pd Puglia, Sergio Blasi, ha spiegato cosi' in una conferenza stampa improvvisata le motivazioni con cui e' stata annullata nel pomeriggio l'assemblea regionale del Pd pugliese, inizialmente a porte chiuse e poi aperta a giornalisti e al pubblico, tra cui numerosi sostenitori del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
"E' altrettanto evidente che, dopo aver consultato il presidente dell'assemblea regionale - ha spiegato Blasi parlando di Michele Emiliano - non c'erano le condizioni di agibilita' democratica per tenere questa assemblea. Voglio dirlo con fermezza: credo che abbiamo toccato questa sera un punto di caduta nella possibilita' di un grande partito come il Pd di poter, in condizioni normali, tenere la propria discussione e produrre le proprie scelte. Per queste ragioni ho ritenuto di rinviare l'assemblea ad una data che ci consentira' di poter normalmente e serenamente tenere un confronto in un'assemblea che sia in grado di decidere. E' un fatto grave - ha sottolineato Blasi parlando della presenza dei sostenitori di Vendola all'assemblea del Pd - che va condannato con fermezza. Sicuramente era qualcosa di organizzato"

VENDOLA: "non dispongo di eserciti; nei miei confronti, un assedio popolare, un affetto che si manifesta in mille modi."

"Fuori dall’hotel Excelsior di Bari, luogo dell’assemblea, si è svolta una manifestazione di miei sostenitori, sostenitori di un progetto politico, non organizzati.
Non so esattamente che cosa sia successo, ero a Brindisi a inaugurare il reparto di Oncologia dell’Ospedale Perrino. Mi pare di capire che non sia accaduto nulla di grave.
Io non ho organizzato nulla, non dispongo di eserciti, sono un dirigente politico, sono un militante appassionato. Non do ordini, ma sono consapevole del fatto che questa vicenda crea molte turbolenze, crea la volontà di ciascuno di dire la propria opinione.
In tutta la Puglia c’è, nei miei confronti, un assedio popolare, un affetto che si manifesta in mille modi. Io spero che tutti quanti possano scegliere con serenità. Spero che tutti siano in grado, incluso il Pd, di vivere questi momenti, anche di comprensibile concitazione, mettendo sul tavolo le carte giuste che sono quelle che parlano della vita e della morte della Puglia e del futuro delle giovani generazioni pugliesi. Vorrei fosse questo l’elemento che produrrà una scelta piuttosto che un’altra."

Ecco le dichiarazioni............
Che ne dite??????




Era il 26 ottobre 2009

FRANCESCO GUCCINI - CANZONE DI NOTTE N.2



Francesco Guccini - Canzone di notte n. 2
da Via Paolo Fabbri 43 [1976]


E un' altra volta è notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
e voglio in questo modo dire "sono"
o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto
o forse perchè ancora c'è da bere
e mi riempio il bicchiere..

E l' eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
in cui ciascuno chiude la sua pena,
in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
a dir "Dove ho sbagliato?"

Eppure fa piacere a sera
andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
e due canzoni fatte alla leggera
in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
il fatto che sei triste o che t'annoi
e tutti i dubbi tuoi...

Ma i moralisti han chiuso i bar
e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
è bello ritornar "normalità",
è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
Scusate, non mi lego a questa schiera:
morrò pecora nera!

Saranno cose già sentite
o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
e poi, voi queste cose non le dite,
poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
poi è bene essere un poco diffidente
per chi è un po' differente...

Ma adesso avete voi il potere,
adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
gli dei, i comandamenti ed il dovere,
purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
ignorano quel tarlo mai sincero
che chiamano "Pensiero"...

Però non siate preoccupati,
noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale!
Gli anarchici li han sempre bastonati
e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato:
non scampa, fra chi veste da parata,
chi veste una risata...

O forse non è qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terreno...

E un' altra volta è notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
o forse per sentirmi meno solo
o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
che danno quell' ipocondria ben nota,
poi... la bottiglia è vuota...


Imbarazzismi

di Rita Pani (APOLIDE negra)
Ma poi c’è stata l’operazione “White Christmas”? Non lo so, e non mi sono nemmeno informata, forse per cullarmi nella convinzione che fosse una trovata propagandistica, di quelle che la furba nomenclatura leghista dà in pasto ai suoi scellerati supporter razzisti, tanto per contentarli un po’ e non farli indugiare nell’osservazione della squallida realtà che ci circonda.
La lega ha avallato la promessa del tizio del consiglio: anche loro giurano che il 2010 sarà l’anno delle riforme. Legittimo impedimento, impunità, abrogazione della Carta Costituzionale per tutti i cittadini. Se ne sente davvero il bisogno. Se lo dice la lega significa che berlusconi ha accettato il loro prezzo. È così che funziona da anni, da quando il padrone comprando i suoi servi ha preso possesso anche delle mura del Parlamento.

La speranza è quella che abbiano mire più elevate dei suoi umili e solerti sindaci; insomma speriamo che il fine ultimo della lega sia quella di farsi annettere dall’Austria e non di sbizzarrire ulteriormente le loro hitleriane fantasie.

Si moltiplica lo zelo degli amministratori locali: si va dall’ormai vetusta proibizione di cucinare kebab nei centri storici, alla costruzioni di mura per isolare i quartieri ghetto, dalla creazione delle classi differenziali nelle scuole al tentativo di abolire i matrimoni misti. Le schedature rientrano ormai nelle usanze democratiche di questo paese, insieme agli autobus galera per il rastrellamento clandestini (e poco importa che a volte si rastrelli anche un medico italiano residuato bellico di residuato bellico abissino). C’è chi si è spinto oltre, proponendo la separazione delle degenze al pronto soccorso, o i parcheggi del centro riservati ai residenti, (che dire bianchi pareva politicamente scorretto).

Sì, mi piace quando in questo paese si parla di riforme, anche perché il ministro delle riforme è bossi, e quindi capirete la mia curiosità originaria: cosa avrà chiesto in cambio dell’impunità del tizio innamorato? Pensando bene alla campagna di indottrinamento cattolico fatto dalla lega con tutta la sua tradizione celtica alle spalle, viene il sospetto che vogliano tanti crocefissi in giro per poterli incendiare durante le serate di barbecue di negro. Cappucci verdi, ovviamente.

Ma io parlo così perché non so amare.

da Indymedia

L'anno zero dei diritti

Parlano i rifugiati che hanno occupato l’ex liceo Socrate di Bari

di Silvia Dipinto
Le nuvole che vanno e vengono tradiscono la presenza di un sole pallido, incerto. All'ex liceo Socrate di Bari, occupato da meno di una settimana da un centinaio di rifugiati eritrei ed etiopi, due ragazzi portano qualche coperta e una sedia a sdraio: manca tutto nella struttura, abbandonata da tempo. Probabilmente c'erano scrivanie e computer quando le ultime classi sono andate via, e a guardar bene se ne rintracciano i resti. Finalmente quel debole filo di luce, troppo esile per scaldare giorni di freddo intenso a Bari, serve a qualcosa: Borhan testa la sdraio, "Mettiti al sole", gli dico, "che lì si sta meglio".
Il gruppetto di eritrei che mi si è fatto intorno ride, a chi toccherà quella sdraio, potenziale sostituta di una brandina non ancora disponibile? Le stanze sono state assegnate, le più grandi sono dormitori comuni, le più raccolte ospitano i nuclei familiari: con le prime scope arrivate si comincia a pulire, l'ex scuola è grande e qualcuno vuole farci una casa.

Amlsta, cuore di mamma. Amlsta ha una quarantina d'anni, è in Italia da un anno ma parla poco o nulla la nostra lingua: come tutte le donne qui ha grandi orecchini d'oro sull'elice, mangia un pezzo di focaccia fredda ai funghi, ha una voce morbida che si anima in acuti insospettabili. Dall'Etiopia è arrivata in Calabria via mare su un barcone con 265 persone, ognuna delle quali ha pagato 1.800 dollari per un viaggio di sei giorni, senza cibo e con l'acqua sufficiente per non morire. "Sei giorni senza mangiare?!", non contengo lo stupore. "Anche un mese stiamo così", interviene H., ha paura a parlare, ma anche lei non resiste e interviene, "noi tutti lo proviamo: attraversiamo il deserto, il Sahara, avanti e dietro per scappare, e lì non si mangia". Il marito di Amlsta è ancora in Libia, non riesce a partire. I suoi due bambini sono in comunità e riesce a vederli solo una volta a settimana: "Loro vanno a scuola, io sono contenta, ma vorrei vivere con loro, sono la loro mamma. Nel dormitorio non voglio più stare, alle sei di mattina sei fuori e per tutto il giorno devi stare per strada. Questa non è vita, senza lavoro, senza casa, senza marito e senza figli. Tutti gli africani hanno questi problemi".

Borhan, voglia di casa. "Gli italiani sono razzisti?", chiedo; e tutti ridono. "Beh, sì, l'Italia mi piace, ma non ci fa bene a noi stranieri: solo strada, strada e ancora strada". Borhan, venticinque anni, è venuto in Italia dall'Eritrea con la sorella, la mamma e due nipoti, una delle quali si è innamorata ed è sparita, e nessuna denuncia è servita a farla ritrovare. "In Eritrea ci conosciamo tutti, siamo solo quattro milioni", mi aveva detto Osman; innegabile che le comunità siano unite e coese all'interno, spesso solidali tra loro, ma in città si temono tensioni viste le condizioni disperate. Tanti sono i senza fissa dimora, e tra loro i rifugiati cui spetterebbero casa, lavoro, sussidi economici e assistenza sanitaria, ma nulla di tutto questo gli viene effettivamente e concretamente riconosciuto; la seconda accoglienza, in Italia, non funziona, e questo lo ammettono anche le istituzioni. Però la storia di Borhan mi fa riflettere, e prima di lui parla la stanza che è ora la sua camera: tutto è al suo posto, ordinata e pulita, dietro il tavolino con la tovaglia a quadri e resti di cibo ben conservati, resiste la lavagna con gessetti e cancellino. Borhan ha trovato un letto, ha appeso ai chiodini alle pareti i suoi indumenti e l'ombrello, ha recuperato un cestino per la spazzatura. Sul davanzale c'è un telefono fisso: non ha fili, ma fa tanto casa. Perché Borhan una casa l'ha avuta: "250 euro al mese, un garage senza nemmeno il lavandino, meglio qui, ora che l'aggiusto". In Eritrea lavorava con un italiano e conosce bene la lingua; ha un diploma e ha fatto l'imbianchino per quattro anni: "Tutto a nero, mi pagavano 30 euro al giorno, meno della metà rispetto agli altri operai". Ora ha perso tutto: "Sono iscritto ad un'agenzia, però non mi chiamano mai. Non pretendo nulla: chiedo solo la possibilità di stare qua e guadagnarmi da vivere". Borhan non abbassa la guardia: sa che ogni conquista è labile, che si possono fare passi indietro, regredire, anche se si comincia a camminare, disperati corridori, metri e metri prima della partenza.

da PeaceReporter