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giovedì 23 settembre 2010

Sanità, Fiore: "Il piano di rientro è l’adeguamento dei servizi sanitari alla dotazione finanziaria del governo"


Parole grosse all’indirizzo di Rocco Palese da parte di una delegazione di lavoratori che era stata ricevuta dai capigruppo regionali

Il fuoriprogramma arriva alla fine, a leggi ormai approvate: il governatore Nichi Vendola e l’assessore Tommaso Fiore stanno uscendo dalla Consiglio regionale, dove poliziotti e carabinieri sono in assetto antisommossa. Si temono contestazioni per lo stop alle internalizzazioni. Invece sulla coppia VendolaFiore piovono applausi:

la giunta pugliese non si fida dopo che da Roma hanno fatto capire che il ddl in discussione non è adeguato alle condizioni poste per la firma del piano di rientro ed hanno chiesto, oltre che di fermare il turn over e di non sforare i tetti di spesa per le strutture private, di bloccare le procedure di internalizzazione, comprese quelle in corso che il testo della giunta escludeva. E infatti il testo viene modificato ma per essere blindato: le procedure in corso non si toccano e viene introdotta una clausola che fa decadere il blocco delle internalizzazioni nel caso in cui Tremonti decidesse di non firmare nemmeno a ottobre. Quegli applausi si spiegano così, inimmaginabili solo poche ore prima, quando con via Capruzzi bloccata dai manifestanti, una delegazione di lavoratori era stata ricevuta dai capigruppo regionali ed erano volate parole grosse all’indirizzo di Rocco Palese, il capogruppo del Pdl. «Sono stato minacciato e accusato di cose infamanti e il responsabile morale e materiale è Vendola», dirà Palese in aula: riceverà la solidarietà del centrodestra, del presidente del Consiglio, Onofrio Introna, del Pd. Anche del governatore.

Ma ieri il Vendola della situazione è stato Fiore che ha tracciato la linea e rimesso la giunta con la schiena dritta al tavolo ministeriale: «Il piano di rientro è l’adeguamento dei servizi sanitari alla dotazione finanziaria del governo. Non dipende da sperperi, sprechi o altro. Il piano di rientro dipende — ha aggiunto Fiore — dal fatto che il governo dice ‘non dovete spendere un euro in piu’ di quello che io vi dò. E questo per noi significa tagliare servizi. La sospensione delle norme — ha spiegato l’assessore — è un atto che oltre che creare un danno ai lavoratori e alla Regione è una grave perdita di autonomia, uno scippo di decisionismo che il governo centrale ha ordito nei confronti della Puglia. Faremo il possibile per approvare quanto prima il piano di rientro — ha concluso Fiore — ma un attimo dopo faremo il possibile per riprendere il cammino di civiltà e di rispetto dei diritti al quale noi siamo molto affezionati».

Vendola racconta al Consiglio la giornata kafkiana di fine luglio, quella della firma negata. È chiaro che non si fida. E lo dice: «Come faccio a fidarmi? Il film è chiaro, per uno o mille peli nell’uovo, saremo castigati. Tremonti ci ha definiti una epidemia da bloccare». Da qui il tentativo di coinvolgere l’opposizione nella sottoscrizione di un ordine del giorno con cui chiedere al governo di stralciare dalle richieste il blocco delle internalizzazioni che anche il centrodestra pugliese aveva votato a febbraio. L’opposizione che si è astenuta sulle due leggi (internalizzazioni e riserve finanziarie per i deficit asl), ed ha abbandonato l’aula al momento del voto sull’ordine del giorno. «Il piano di rientro — ha detto Palese — è frutto delle inadempienze della giunta Vendola che ha usato le Asl come slot machine per favorire l’aumento del consenso elettorale della sinistra». E sulle internalizzazioni? «Nulla in contrario — ribatte Palese — ma che almeno avvengano nel pieno rispetto delle leggi».