HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

mercoledì 16 giugno 2010

NARDO' TECHNICAL CENTER - La Nostra Storia !!!


Gli ex lavorataori delle coop della NTC

Sfruttati dalla Nardò Technical Center
Nel Lontano 1999 , la Prototipo , in previsione di un’imponente aumento delle commesse lavorative, decise di ampliare la sua forza lavoro tramite l’inserimento di una società cooperativa che doveva fornire il servizio di collaudo ( tramite l’impiego di autisti generici patente B ) sulle vetture prototipali assegnate dai clienti alla Prototipo stessa .
Nel mese di Marzo del ’99 si insediava la prima coop all’interno della prototipo .
Nessun riferimento si faceva ( già da allora ) al contratto collettivo di categoria , ma solo un contratto a chiamata in base alle commesse assegnate dall’azienda appaltante .
Il primo anno vennero assunte una ventina di unità ( in quanto la richiesta era assai esigua ) .
Nei primi mesi del 2000 ci fù la svolta !!!
La prima coop ( la GIS ) lascio il posto alla TEAM ScRL , e nel mese di maggio del 2000 vi fu in’imponente impennata di commesse , moltissime delle quali venivano da mamma Fiat ( ex proprietaria dell’impianto ) : tutta la nuova serie alfa romeo ( 147 – 156 – 166 ecc ) , punto , bravo , brava ,lancia Y ecc ecc .
Tra Febbraio e Luglio del 2000 vennero assunti circa 300-350 lavoratori ( molti dei quali fatti entrare in servizio alla bene meglio ) , chiamati il giorno prima e buttati in pista il giorno dopo , senza nemmeno accertarsi che vedessero ne tanto meno accertarsi della effettiva qualità professionale .
Nel mese di settembre la festa finì !!!
Ci fu un calo drastico delle commesse e moltissimi furono lasciati a casa e si torno alle poche unità iniziali .
Sempre nel mese di settembre , l’ azienda decise di inserire un’altra cooperativa , il perché non si è mai capito ( o facciamo finta di non capirlo ), anche se le commesse andavano calando .
La new entri era la “ coop Service “ di Torino , che richiamò alcuni degli ex lavoratori lasciati a casa dalla TEAM ed altri totalmente esterni all’ ambiente .
Tuttavia la storia della Coop Service ebbe breve durata : la gestione della coop ebbe dei seri contrasti con l’amministrazione della Prototipo , a causa di forti imposizioni gestionali inconcepibili dall’amministratore della coop .
La Coop Service chiuse i battenti nel Giugno 2001 lasciando il passo ad una nuova società che assorbi il 90% del personale ( alcuni lavoratori entrarono in contrasto con la Prototipo e non vennero più richiamati ) .
Entrò in servizio la “ Laborful “ scrl .

Intanto , continuò la totale INAPPLICAZIONE di qualsiasi contratto di categoria e si girava per poco più di 4 euro per ora , senza nessuna altra retribuzione aggiunta :nessuno straordinario , nessuna retribuzione festiva ne notturna , ne ferie ne tredicesime NIENTE !!
Solo 4 euro e rotti per ora !!
Sia si a andasse a 100 sia al 240 KM/h , per qualsiasi percorso e per qualsiasi trasferta !!!
Come i contadini che lavoravano nei latifondi dei primi del ‘900 : una specie di cottimo orario , quante ore riuscivi a fare moltiplicate per 4 euro !!

Tutto sotto la supervisione della Prototipo che si sceglieva il personale da impiegare e le prove da assegnare ( regola non prevista per il lavoro conto terzi ) e spesso se non lavoravi era classico il sentirsi dire : LA PROTOTIPO vuole tizio e caio … mi dispiace !!
E se un mese non c’era lavoro ?? E se avevi una protesta da fare ?? E se puntualizzavi un diritto ??
Non venivi chiamato più ….venivi lasciato a casa …… game over !!

Intanto anche la TEAM chiuse battenti e lascio il posto alla Sasinae Multiservice ( poi diventata GIS e poi nuovamente Sasinae ) e successivamente quest’ultima di divise in due tronconi :la “ Sasinae “ e la “ Hall Service “ ( sempre della stessa gestione ) .

Continua , intanto , il via vai di “ Pupazzi Mangia chilometri “ ( come venivamo chiamati dai dirigenti della gestione prove tecniche della Prototipo (nel frattempo diventata NARDO TECHINICAL CENTER) , tolti gli elementi storici ( circa una trentina ) si alternarono una marea di lavoratori e nasce anche un nuovo settore in cui vengono impiegati : I Servizi Vari !!
Elettricisti , idraulici , frabbri , falegnami , vennero reclutati tra le fila degli autisti e reimpiegati nella manutenzione degli impianti sempre e comunque per le solite 4 euro orarie !!

Intanto la Nardò Techinical Center ottiene dalla regione puglia un contratto di programma per lo SVILUPPO dell’impianto : 23 milioni di euro ( di cui 10 a fondo perduto ) per la realizzazione della nuova pista handling e la sistemazione di altre aree dell’azienda .

Erano previste anche l’assunzione di 50 unità lavorative(www.cgilpuglia.it/Agenda/Weeks/2007/42/nPUe.pdf )
Cosi comincia la costruzione della pista e l’assunzione ( con vari contratti a termine ed a progetto ) delle nuove unita per l’azienda : NESSUNO dei lavoratori delle coop ( che pur operavano all’interno dell’azienda da tanti anni con contratti barzelletta ) , viene incluso nel programma d’assunzione .
Moltissimi i parenti ed i figli dei dipendenti diretti , gente che non aveva mai messo piede nello stabilimento ma che a loro avviso avevano più diritto di chi aveva rischiato la vita per anni ,sempre deriso da tutti e guadagnando pochi spiccioli

La pista viene ultimata ed una marea di nuovi precari viene assunta dalle coop per la sistemazione delle dotazioni di sicurezza : gomme di protezione , messa in opera di varie componenti estetiche e non ecc ecc .
Una marea di lavoratori , male armati e male equipaggiati che foravano con i trapani le gomme per unirle in blocchi, ma a nessuno viene detto che il fumo prodotto dalla foratura è altamente tossico e solo in seguito verranno dotati di mascherine di protezione ( giusto per scrupolo di coscienza ).
Tutti verranno mandati via ( come usanza della NTC ) a lavori conclusi .

Nel giugno 2008 la pista viene ultimata vengono fatti i corsi di guida per l’uso degli impianti :
14 dei lavoratori delle coop vengono scelti ( col solito criteri ovviamente … ) per effettuarli .
Sei di loro verranno abilitati all’uso del nuovo impianto , che se pur assai bello è anche assai pericoloso ed impegnativo , difatti è previsto un aumento a chi lavora nella nuova pista : 2 euro !!!!!
Ma la questione più importate è : perché l’ azienda ha pagato dei corsi di formazione a dipersonale esterno ???
E soprattutto , sono stai pagati con soldi aziendali o inclusi nel contratto di programma ??( se così fosse , legalmente non POTREBBE essere possibile )

Nel giugno 2008 la Nardo Techinical Center ( anche se il numero esiguo di commesse non lo richiede sicuramente ) , decide di introdurre una nuova coop la “ Italian Job “ scrl che aveva il benestare della nuova amministrazione della NTC ed in particolare del nuovo amministratore delegato .
Visto la nuova entrata , la Laborfull chiude e la nuova coop assorbe “quasi” tutto il personale( verranno assunti tutti per non creare disordini , ma metà verrà mandato a spasso a fine anno per motivazioni non troppo chiare ( vertenze sindacali in corso ) .

Nel giugno 2009 a fronte della tristemente famosa crisi economica , anche la NTC decide di usufruire degli ammortizzatori sociali , questo scatena l’odio represso dei suoi dipendenti verso il personale delle coop , che temendo di essere mandati in GIG a vantaggio delle molto meno costose cooperative , impongono all’azienda di mandarle via e quindi , sempre su disposizione dei dipendenti e dei loro organi sindacali , che vengono definitivamente allontanate alla fine di giugno 2009 ( e non saranno poche le offese subite ) …….!!!!!!!!!



DIECI ANNI DI SACRIFICI 1999 – 2009 , DI SFRUTTAMENTO , DI SOTTOPAGAMENTO , DI VESSAZIONI , MOBING e chi più ne ha più ne metta , per avere solo UN CALCIO IN CULO

Molti dei lavoratori non ci sono stati a questo stato delle cose ed hanno avviato numerose azioni legali e sindacali di cui ( visto anche le lungaggini della burocrazia Italiana ) speriamo di vedere presto i frutti .
Ci hanno sfruttato , approfittando delle difficoltà della gente , con una cattiveria d’altri tempi :solo noi che le abbiamo vissute queste cose possiamo sapere cosa abbiamo passato ,noi che ci illudevamo di essere dei collaudatori ed invece venivamo venduti come degli oggetti come dei : PUPAZZI MANGIA CHILOMETRI !!!!

CURIOSITA’ :


Nel corso degli anni , varie e numerose sono state le trasferte ( chiamate così perche ti spostavi da casa e non perché si guadagnasse di più , i soldi erano sempre quelli ) , in cui sono stati impiegati i pupazzi delle coop : CASSINO , POMIGLIANO , MARANELLO ( Ferrari ) ,BERGAMO (Brembo ) ecc ecc ecc
A chi era impiegato in queste attività , era espressamente raccomandata la totale segretezza sul fatto che non si era effettivamente personale Prototipo , ma come l’azienda si accordasse con gli enti esterni permane un mistero , fatto stà che sui tesserini d’ingresso agli stabilimenti ospitanti ,vi era la dizione : PERSONALE NARDO’ TECNICAL CENTER !!!

Tutte le prove in esterno venivano effettuate utilizzando le targhe prova della prototipo , contravvenendo all’articolo 98/3 del CS , che restringe l’utilizzo delle targhe al personale effettivo di un’azienda e non a terzi ( quali noi eravamo ); ci furono anche numerosi incidenti e non sappiamo se tutti gli interessati erano al corrente di questa cosa !!!!!
Dette targhe furono utilizzate anche nelle succitate “ trasferte “ .

Noi abbiamo subito tutto questo per anni perché ???
Perché il lavoro nel nostro martoriato sud e poco , perché SPERAVAMO in un qualche riconoscimento . perché eravamo troppo buoni , perché guidare delle macchine in un così bel impianto era appassionate ……… loro lo sapevano e ci hanno sfruttato in tutti i modi :

Le prove più complicate e difficoltose , le velocità più elevate ma soprattutto delle modalità di lavoro che solo grazie a nostro signore non hanno portato alla morte di qualcuno.
Quasi sempre di notte o nei festivi ( in quento noi costavamo molto di meno dei loro dipendenti ).
Orari di pista superiori a quelli dei loro dipendenti , chiamata al lavoro all’ultimo minuto poco prima del turno ( causa aggiunta di una o più vetture ), senza la sicurezza che il lavoratore fosse riposato , i doppi turni per coprire le commesse , ma soprattutto la vera vergogna furono le commesse a chilometri !!!
Si erano delle commesse dove chi faceva più chilometri lavorava .
Questo a spinto tanti lavoratori a rischiare la loro vita ed anche quella degli altri ( visto che molte prove erano fatte su strada ) .


Tutto questo con il margine d’errore pari a zero ::: chi sbagliava o faceva un incidente …via a casa ( tramite rari episodi di pochi fortunati o raccomandati ) .


DIO VI RESTITUISCA CENTUPLICATO QUELLO CHE AVETE DATO VOI A NOI !!!!


***************************************************************************************************************************************************************************************

ALTRE INFO SONO SU http://www.facebook.com/board.php?
uid=113874161984194&status=512#!/pages/Manduria-Italy/sfruttati-dalla-nardo-
technical-center/113874161984194
Gli ex lavorataori delle coop della NTC

La globalizzazione dell’operaio

Si spingono in basso salari e condizioni di lavoro per allinearli ai Paesi emergenti. Arriva la nuova “metrica del lavoro” con il computer che controlla.

È possibile che la Fiat non abbia davvero alcuna alternativa. O riesce ad avvicinare il costo di produzione dello stabilimento di Pomigliano a quello degli stabilimenti siti in Polonia, Serbia o Turchia, o non riuscirà più a vendere né in Italia né altrove le auto costruite in Campania. L´industria mondiale dell´auto è afflitta da un eccesso pauroso di capacità produttiva, ormai stimato intorno al 40 per cento. Di conseguenza i produttori si affrontano con furibonde battaglie sul fronte del prezzo delle vetture al cliente.
A farne le spese, prima ancora dei loro bilanci, sono i fornitori (che producono oltre due terzi del valore di un´auto), le comunità locali che vedono di colpo sparire uno stabilimento su cui vivevano, e i lavoratori che provvedono all´assemblaggio finale. I costruttori che non arrivano a spremere fino all´ultimo euro da tutti questi soggetti sono fuori mercato.

Va anche ammesso che davanti alla prospettiva di restare senza lavoro in una città e una regione in cui la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ha già raggiunto livelli drammatici, la maggioranza dei lavoratori di Pomigliano – ben 15.000 se si conta l´indotto – è probabilmente orientata ad accettare le proposte Fiat in tema di organizzazione della produzione e del lavoro. La disperazione, o il suo approssimarsi, è di solito una cattiva consigliera; ma se tutto quello che l´azienda o il governo offrono è la scelta tra lavorare peggio, oppure non lavorare per niente, è quasi inevitabile che uno le dia retta.

Una volta riconosciuto che forse l´azienda non ha alternative, e non ce l´hanno nemmeno i lavoratori di Pomigliano, occorre pure trovare il modo e la forza di dire anzitutto che le condizioni di lavoro che Fiat propone loro sono durissime. E, in secondo luogo, che esse sono figlie di una globalizzazione ormai senza veli, alle quali molte altre aziende italiane non mancheranno di rifarsi per imporle pure loro ai dipendenti.
Allo scopo di utilizzare gli impianti per 24 ore al giorno e 6 giorni alla settimana, sabato compreso, nello stabilimento di Pomigliano rinnovato per produrre la Panda in luogo delle attuali Alfa Romeo, tutti gli addetti alla produzione e collegati (quadri e impiegati, oltre agli operai), dovranno lavorare a rotazione su tre turni giornalieri di otto ore. L´ultima mezz´ora sarà dedicata alla refezione (che vuol dire, salvo errore, non toccare cibo per almeno otto ore). Tutti avranno una settimana lavorativa di 6 giorni e una di 4. L´azienda potrà richiedere 80 ore di lavoro straordinario a testa (che fanno due settimane di lavoro in più all´anno) senza preventivo accordo sindacale, con un preavviso limitato a due o tre giorni. Le pause durante l´orario saranno ridotte di un quarto, da 40 minuti a 30. Le eventuali perdite di produzione a seguito di interruzione delle forniture (caso abbastanza frequente nell´autoindustria, i cui componenti provengono in media da 800 aziende distanti magari centinaia di chilometri) potranno essere recuperate collettivamente sia nella mezz´ora a fine turno – giusto quella della refezione – o nei giorni di riposo individuale, in deroga dal contratto nazionale dei metalmeccanici. Sarebbe interessante vedere quante settimane resisterebbero a un simile modo di lavorare coloro che scuotono con cipiglio l´indice nei confronti dei lavoratori e dei sindacati esortandoli a comportarsi responsabilmente, ossia ad accettare senza far storie le proposte Fiat.

Non è tutto. Ben 19 pagine sulle 36 del documento Fiat consegnato ai sindacati a fine maggio sono dedicate alla “metrica del lavoro.” Si tratta dei metodi per determinare preventivamente i movimenti che un operaio deve compiere per effettuare una certa operazione, e dei tempi in cui deve eseguirli; misurati, si noti, al centesimo di secondo. Per certi aspetti si tratta di roba vecchia: i cronotecnici e l´analisi dei tempi e dei metodi erano presenti al Lingotto fin dagli anni 20. Di nuovo c´è l´uso del computer per calcolare, verificare, controllare movimenti e tempi, ma soprattutto l´adozione a tappeto dei criteri organizzativi denominati World Class Manufacturing (Wcm, che sta per “produzione di qualità o livello mondiale”). Sono criteri che provengono dal Giappone, e sono indirizzati a due scopi principali: permettere di produrre sulla stessa linea singole vetture anche molto diverse tra loro per motorizzazione, accessori e simili, in luogo di tante auto tutte uguali, e sopprimere gli sprechi. In questo caso si tratta di fare in modo che nessuna risorsa possa venire consumata e pagata senza produrre valore. La risorsa più preziosa è il lavoro. Un´azienda deve quindi puntare ad una organizzazione del lavoro in cui, da un lato, nemmeno un secondo del tempo retribuito di un operaio possa trascorrere senza che produca qualcosa di utile; dall´altro, il contenuto lavorativo utile di ogni secondo deve essere il più elevato possibile. L´ideale nel fondo della Wcm è il robot, che non si stanca, non rallenta mai il ritmo, non si distrae neanche per un attimo. Con la metrica del lavoro si addestrano le persone affinché operino il più possibile come robot.

È qui che cadono i veli della globalizzazione. Essa è consistita fin dagli inizi in una politica del lavoro su scala mondiale. Dagli anni 80 del Novecento in poi le imprese americane ed europee hanno perseguito due scopi. Il primo è stato andare a produrre nei paesi dove il costo del lavoro era più basso, la manodopera docile, i sindacati inesistenti, i diritti del lavoro di là da venire. Ornando e mascherando il tutto con gli spessi veli dell´ideologia neo-liberale. Al di sotto dei quali urge da sempre il secondo scopo: spingere verso il basso salari e condizioni di lavoro nei nostri paesi affinchÈ si allineino a quelli dei paesi emergenti. Nome in codice: competitività. La crisi economica esplosa nel 2007 ha fatto cadere i veli della globalizzazione. Politici, industriali, analisti non hanno più remore nel dire che il problema non è quello di far salire i salari e le condizioni di lavoro nei paesi emergenti: sono i nostri che debbono, s´intende per senso di responsabilità, discendere al loro livello.
È nella globalizzazione ormai senza veli che va inquadrato il caso Fiat. Se in Polonia, o in qualunque altro paese in sviluppo, un operaio produce tot vetture l´anno, per forza debbono produrne altrettante Pomigliano, o Mirafiori, o Melfi. È esattamente lo stesso ragionamento che in modo del tutto esplicito fanno ormai Renault e Volkswagen, Toyota e General Motors. Se in altri paesi i lavoratori accettano condizioni di lavoro durissime perché è sempre meglio che essere disoccupati, dicono in coro i costruttori, non si vede perché ciò non debba avvenire anche nel proprio paese. Non ci sono alternative. Per il momento purtroppo è vero. Tuttavia la mancanza di alternative non è caduta dal cielo. È stata costruita dalla politica, dalle leggi, dalle grandi società, dal sistema finanziario, in parte con strumenti scientifici, in parte per ottusità o avidità.

Toccherebbe alla politica e alle leggi provare a ridisegnare un mondo in cui delle alternative esistono, per le persone non meno per le imprese.

Luciano Gallino

Fonte Repubblica