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lunedì 17 gennaio 2011

Adulterare cibi non è più reato

Adulterare gli alimenti non è più reato. La legge è stata cancellata dal ’semplificatore’ Calderoli.
La legge 263 del 1962 che puniva le sofisticazioni dannose alla salute è stata cancellata. Sono stati bloccati i processi sulla mozzarella blu e su altri casi simili, ed ora produttori e distributori di alimenti hanno licenza di sofisticazione.
In questi anni abbiamo assistito ad una devastante degenerazione del livello di civiltà della nostra società, un brusco abbassarsi della qualità della vita ha generato un crudele incattivirsi dei rapporti tra le persone; astio e rabbia, menefreghismo e violenza, raggiri e truffe sono ora alla base dei rapporti umani, lavorativi e commerciali nel nostro Paese.
E noi a chiederci come mai stiam diventando cattivi ed insensibili.
Emettere assegni a vuoto ad esempio non è più un reato penale. E allora ecco che ognuno di noi ha il suo bel pacchetto di assegni insoluti, pezzetti di carta coi timbri delle banche che ci ricordano quotidianamente quanto siamo fessi, e quanto sono invece furbi gli altri.
Le normative per la sicurezza del lavoro di fatto annullate. Decretata la responsabilità del lavoratore in caso di incidente.
Il falso in bilancio non è più reato e quindi ci vuole dei deficienti a compilare bilanci corretti no?
L’evasione fiscale è impunita e di fatto tollerata. Come può un’azienda che paga le tasse essere competitiva con una concorrente che non le paga? E che per questo riesce a mettere sul mercato prodotti a prezzo minore, oltre ad avere maggiori introiti?
E’ consentito avvelenare l’ambiente. Ad esempio il DGR Veneto n. 568/05 [adottato in forza della legge regionale n. 3/2000 in materia di rifiuti] che ha introdotto limiti di accettabilità circa la presenza di taluni metalli pesanti nei fanghi di depurazione biologica compatibili col compostaggio e con l’ammendante compostato, limiti corrispondenti a quelli previsti dalla normativa nazionale [d. lgs. n. 99/1992; d. lgs. n. 217/2006] consente di sversare incredibili livelli di diossina, idrocarburi, fenoli e toluene nelle campagne mescolati a fertilizzanti e compost.
Poi è ovvio che ovunque vengano dispersi amianto, sostanze tossiche varie o radioattive … chi se ne frega?
Negli ospedali i nostri familiari sono curati da medici incapaci assunti su raccomandazione dei politici. Ma beccare un medico incapace è già una fortuna, che il rischio è di incappare in uno furbo, che decide che il nostro rene è da asportare per poi venderlo a 5.000 €.
Nel Paese delle Libertà si può fare tutto.
Ma i nostri giovani non hanno una istruzione adeguata, non trovano lavoro e comunque non avranno la pensione; i nostri servizi pubblici non funzionano più, tutto è maledettamente difficile e attorno a noi solo persone tese ed arroganti; sopravvivere in questa lotta quotidiana all’esistenza è sempre più un’impresa.
Un mare in burrasca infestato da squali, dove non è sufficiente saper nuotare perfettamente, per sopravvivere tocca saper mordere per primi.

da Indymedia

La foto del giorno che commuove il Brasile


Il Brasile si commuove per Leao, il cane che veglia la tomba della padrona. Due giorni e due notti al cimitero dove è stata sepolta la donna, morta sotto le colate di fango dell’alluvione.
La fedeltà in mezzo alla catastrofe: ha trascorso due giorni e due notti in cimitero, accovacciato davanti alla tomba dove è stata sepolta la sua padrona, morta sotto i fiumi di fango conseguenti alle piogge torrenziali.

Fonte stralcio & Notizia integrale e foto from Corriere.it 17 Genn.2011
da Reset-Italia

Tunisia, il tempo sospeso


Tunisi è una città fantasma: i cittadini si organizzano, tra ansia e speranza

di Gilberto Mastromatteo da PeaceReporter
Venerdì hanno dato la spallata finale al regime di Ben Alì. Oggi sfidano il coprifuoco, con il beneplacito dell'esercito, per difendere dallo sciacallaggio le vie di Tunisi. Indossano una maglia bianca e sono armati di mazze, li chiamano i "ragazzi di avenue Bourghiba", luogo simbolo della "rivoluzione dei gelsomini". Hanno tutti meno di trent'anni. Una generazione che ha fatto tremare il palazzo presidenziale, fino a farlo capitolare.

I primi gruppi organizzati hanno iniziato a formarsi a Le Kram, poi a La Goulette, a Barcelone, a Ettadhamen, i luoghi più colpiti dai saccheggi notturni, quindi nel resto della capitale. "I veri tunisini siamo noi, non quelli che hanno distrutto la città - dice Maher, giovane medico ventitreenne -. Sono nato che Ben Alì era già al potere. Oggi per noi inizia una Tunisia nuova". Già, ma quale Tunisia?
Euforia e preoccupazione si mischiano per le strade di Tunisi, il giorno dopo la cacciata del Rais. Ai timori di un colpo di stato militare, si è presto sostituita l'incertezza derivante dal limbo pre-elettorale, che non è dato sapersi quanto durerà. Si fa strada, inoltre, la diffidenza nei confronti della polizia, tacciata di essere rimasta fedele al leader deposto. L'atmosfera in città resta spettrale. Colonne di fumo si sollevavano già all'alba in diversi punti del centro. L'effigie dell'ormai ex presidente viene strappata dalle pareti dei palazzi e data alle fiamme.

Spettrale il paesaggio attorno alla sede del ministero dell'Interno, dove oltre ventimila persone hanno dato vita alla storica manifestazione del 14 gennaio. L'intera avenue Bourghiba resta chiusa al traffico e piantonata dai carriarmati. Nei quartieri attorno, tra Barcelone, Farhat Hached e Habir Thameur, sono decine le vetrine frantumate e i roghi sull'asfalto. Mentre lunghe code si creano già dalle prime ore del mattino davanti ai pochi forni e negozi di generi alimentari che restano aperti. Quasi introvabili pane e latte.

Dalle 17 alle 7 del mattino i militari hanno l'ordine di sparare a vista a chiunque si trovi ancora per strada. Ma già dalle prime ore del pomeriggio è raro trovare auto e persone in circolazione. Il divieto è stato infranto per la prima volta ieri notte dalle "camicie bianche". I militari lasciano fare, il sodalizio con la popolazione civile è ormai tangibile. E il bisogno primario è quello di sicurezza. Di notte gli elicotteri sorvolano continuamente le strade più commerciali del centro storico, illuminandole con i fari. Colpi d'arma da fuoco si udivano distintamente anche stamattina, ma questa volta per disperdere gli sciacalli.

Le incursioni notturne continuano. Ieri è stata la volta del supermercato Carrefour e di vari punti vendita della Monoprix. Auto bruciate sono quasi ovunque per le strade di Le Kram. Lungo la route della Goulette, che taglia in due il lago di Tunisi, fino alla stazione marittima, si contano a decine le auto fresche di concessionaria trafugate e abbandonate in strada. Provengono dall'autosalone Porshe di uno dei membri della famiglia presidenziale. Era stato edificato su un terreno statale.

La rivoluzione, accompagnata dal web, ora inizia ad essere visibile anche sul piccolo schermo. La televisione di Stato ha cambiato logo (via il vecchio 7, al suo posto la dicitura "televisione nazionale tunisina"). Ieri notte al-Arabiya ha ospitato un dibattito cui hanno preso parte quattro blogger tunisini, quelli che il Rais aveva messo fuori legge. Sul tavolo il ruolo giocato da social network e siti come facebook, twitter e youtube, nel portare alla ribalta internazionale una protesta che il vecchio regime aveva cercato di nascondere il più possibile, attraverso la censura sistematica.

"Quello che è successo in Tunisia - diceva ieri uno dei giovani blogger - ha dimostrato che il blackout dell'informazione non è più possibile. Ognuno dei manifestanti, con un semplice telefono cellulare dotato di video-camera, era un potenziale giornalista. Ben Alì è stato deposto da un popolo armato di tecnologia".