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martedì 19 gennaio 2010

La smentita di Laudati: Vendola non è indagato

La bolla mediatica creata ad arte nelle ultime ore sulla figura di Vendola si rivela una bufala con l'unico intento di deleggittimare l'operato di Vendola. Ciò che la maggior parte degli organi di stampa ha riportato questa mattina è stato smentito categoricamente dal procuratore Laudati. Un'ennesimo atto ignobile della mala politica perpetrato dai mezzi di informazione a pochi giorni dalle primarie!

Riportiamo la nota di Antonio Laudati, procuratore capo della Procura di Bari, in merito alle presunta iscrizione di Nichi Vendola nel registro degli indagati. “La Procura prende atto delle possibili strumentalizzazioni delle indagini per finalità diverse da quelle processuali così come delle precedenti fughe di notizie sugli accertamenti in corso: allo stato, non può escludersi che esse siano riferibili a componenti del gruppo investigativo. Nei confronti del presidente della giunta regionale pugliese, Vendola, non vi sono nel registro degli indagati di questa procura iscrizioni suscettibili di comunicazione”, ha sottolineato il procuratore Laudati.

“Su queste fughe di notizie – prosegue il procuratore Laudati – sarà compiuto ogni sforzo al fine di identificare eventuali responsabili in relazione alle conseguenti ipotesi di illecito configurabili. Questo ufficio assicura il massimo impegno per garantire, nel rigoroso rispetto della legge, l’ espletamento delle indagini preliminari per finalità esclusivamente processuali”.

VENDOLA NON SAREBBE INDAGATO. FONTI INVESTIGATIVE, NON RISULTA

Il nome del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non sarebbe al momento iscritto nel registro degli indagati della procura di Bari. Lo si apprende da fonti vicine alle indagini dopo che, nella serata di ieri, si sono diffuse indiscrezioni relative ad un coinvolgimento di Vendola in una vicenda che riguarda la sanità pugliese. Secondo le voci, il governatore sarebbe indagato per tentativo di concussione.

A quanto si apprende, "nulla è cambiato e non ci sono fatti nuovi" rispetto alla smentita fatta dal procuratore della repubblica di Bari, Antonio Laudati, l'11 novembre 2009. Laudati all'epoca assicurò che il governatore non era indagato e che a suo carico ci sarebbero state "valutazioni future".



Il procuratore smentì l'esistenza di una indagine a carico di Vendola dopo che 'Libero' aveva pubblicato stralci di un'informativa dei carabinieri che accostava al nome di Vendola, e a quello di altre 10 persone, il reato di tentativo di concussione per aver imposto a direttori generali delle Asl la nomina di dirigenti e funzionari, manovra questa che sarebbe servita per rafforzare il loro peso politico sul territorio.

Laudati è tornato a smentire 'categoricamente' ai cronisti l'esistenza di un'indagine a carico di Vendola all'inizio di dicembre 2009. In quella circostanza si seppe che il procuratore aveva dato disposizioni ai suoi sostituti che eventuali iscrizioni nel registro degli indagati relative alle indagini sulla sanità pugliese dovevano essere preventivamente autorizzate direttamente da lui.

(ANSA).

PER VENDOLA PRESIDENTE 2010


Appello ai cittadini del circolo di sinistra ecologia libertà - Nardò

Sicché primarie furono. E già questa è una vittoria : di democrazia innanzitutto. Il modello di consultazione popolare, che, ormai cinque anni fa,aveva sconvolto e contraddetto le logiche di “burokràzia” del carrozzone del sistema giurassico degli apparati di partito, è tornato a imporsi grazie alla forza di mobilitazione dal basso.

Sarebbe miope politicamente non cogliere la novità organizzativa e la forza propositiva che è venuta dalle vicende di questi ultimi due mesi circa. Noi, popolo di sinistra,abbiamo detto ac chiare lettere che agli accordi di palazzo, ai sistemi di scambi di poltrone, alle investiture di nomenclatura non ci stiamo : vogliamo che la leadership sia scelta, eletta, appunto; che rappresenti il nostro sentire comune; che dia voce alle istanze di giustizia e diritti che costituiscono la base rivendicativa dalla quale l’azione di governo, a qualsiasi livello, deve partire; che garantisca trasparenza e legalità nella pratica amministrativa. Per questo abbiamo voluto riproporre la candidatura Vendola, che consideriamo magnifico simbolo di questo sentire.
Vendola significa buon governo :la realizzazione del Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, la chiusura della discarica di Castellino, il sostegno alle imprese in difficoltà, i provvedimenti a favore dei precari,l’internalizzazione dei lavoratori della sanità, gli investimenti a favore dei giovani “cervelli” della nostra regione,il “no” al nucleare, l’avvio della de privatizzazione dell’AQP sono solo alcuni degli impegni programmatici realizzati dalla sua amministrazione.
Vendola significa trasparenza : esempio unico in Italia, non ha esitato ad azzerare la vecchia giunta, operando un deciso rinnovamento nella rappresentanza assessorile quando inchieste giudiziarie alcuni esponenti della maggioranza per altro appartenenti a forze politiche a lui estranee.
Vendola significa diritti : le misure a favore degli immigrati, il pieno riconoscimento della loro dignità di persone, il sostegno alle fasce socialmente più deboli sono emblematici della portata di trasformazione culturale che è stata operata.
Vendola significa dialogo : l’appello lanciato a tutte le forze democratiche, al di là di schieramenti precostituiti, per un’ azione comune contro la politica revanchista e reazionaria del governo Berlusconi e per la difesa del popolo del sud, della sua economia e tradizione, hanno costituito una sfida, un modo nuovo di creare intese larghe a partire da proposte concrete e non, come è purtroppo costume, da accordi di palazzo su scambi di “favori”.
Vendola significa la realizzazione tangibile di un sogno utile : una puglia migliore per tutti, adesso.
Per noi di “Sinistra Ecologia Libertà”, poi, Vendola significa l’avvento di uno stile nuovo nel fare politica; quell’alternativa di meccanismi e metodi partecipativi che costituiscono l’anima del nostro partito, i modelli ispiratori dei contenuti programmatici del nuovo soggetto politico che stiamo costruendo : una sinistra plurale, variegata, rappresentativa dei bisogni e dei desideri delle persone; una sinistra schierata, di parte, in difesa dei diritti; una sinistra ispirata ai principi di giustizia e uguaglianza, una sinistra garantista e legalitaria, una sinistra ecologista e moderna…cioè “la” sinistra.
Vendola è il nostro presidente, speriamo che lo resti.

per il circolo “sinistra ecologia libertà” - nardò
Claudia Raho

LETTERA AI GIOVANI

di Lorenzo libero cittadino
Cari amici e care amiche,
come Sinistra, Ecologia e Libertà chiedeva già in Ottobre, sono state ottenute le primarie per il "centro sinistra".
I partiti sono UDC, Partito Democratico, Italia dei Valori, Rifondazione e PdCI e Sinistra, Ecologia e Libertà. Il PD e l'UDC hanno per lungo tempo rifiutato l'ipotesi delle primarie (andando anche contro le regole dei loro stessi partiti) e solo venerdì hanno accettato questa opzione. In questo modo, Sinistra Ecologia e Libertà ha solo una settimana per organizzare la campagna elettorale e, senza soldi, strumenti e materiale è molto, molto difficile!
Le primarie sono il 24 gennaio prossimo, cioè Domenica!!! Il tentativo di imporre l'on. Boccia come candidato presidente da parte del PD (nella persone del Seg. Naz. Bersani) è fallito, ma questo "pericolo" rischia di concretizzarsi attraverso le primarie.
L'on. Boccia è stato imposto dal Segr. Naz. del PD, Bersani e da nessun altro! Già questo basta a spiegare che Boccia è il solito politico manovrato dai soliti poteri
forti, vittima della (pseudo)politica dei soliti politici assetati di potere.
L'opportunità che abbiamo Domenica è quella di dire NO alla politica dei potenti e di essere persone critiche, capaci di scegliere!
Se sceglieremo Boccia alle primarie dovremo sostenerlo anche alle elezioni Regionali ed in seguito, sia in caso di vittoria che di sconfitta.
Dopo non potremo lamentarci di politiche inefficienti, di assesori alla sanità corrotti e di intrighi di potere (anche se non saranno nostre politiche, nostri assessori e nostri interessi)! La nostra politica non deve essere questa, l'abbiamo già sperimentata ed ha portato il centro sinistra al collasso!

Per questo DOBBIAMO scegliere e scegliere bene, tenendo a mente il lavoro di Vendola in cinque anni di governo. Lavoro che fa della Puglia la prima regione in Italia per la produzione di ricchezza, per la tutela dell'ambiente e dei lavoratori!!!

Potranno votare tutti i cittadini italiani ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno purchè abbiano compiuto 16 anni di età.

Domenica 24 Gennaio difendi la Puglia migliore, Nichi Vendola presidente!!!

Lorenzo,
libero cittadino

Nomine dei primari, dodici indagati c'è anche Vendola? "Una bufala"


Iscritti Vendola e Loizzo. Il governatore: "Chiesi informazioni su un luminare"

di Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini
In «un mondo dove primari diventano i raccomandati dei partiti, mi si accusa di aver spinto per fare tornare qui da noi in Puglia, uno scienziato di livello mondiale, un cervello che negli anni scorsi era purtroppo fuggito dalla sua terra e ora invece era pronto a tornare per fare del bene alla sua gente». Risponde così Nichi Vendola alla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. «Una bufala, un´accusa incredibile» ripete nella tarda serata di ieri.
Al governatore pugliese e ad altri undici (tra loro c´è anche l´assessore regionale ai Trasporti Mario Loizzo) viene contestato il reato di concussione. Una iscrizione a cui ha proceduto due mesi fa il sostituto procuratore Desirèe Digeronimo al quale sono stati affiancati i colleghi Francesco Bretone e Marcello Quercia. L´ipotesi di reato richiede però approfondimenti, nuovi accertamenti. Il caso è quello della nomina di un primario all´ospedale "Miulli" di Acquaviva e delle presunte raccomandazioni del mondo politico perché fosse uno dei candidati a vincere. L´informativa dei carabinieri, depositata a novembre, è un punto di partenza. Ma la procura vuole capire se davvero l´episodio, al centro della relazione, rappresenti un reato o niente di più che una semplice dialettica per la designazione del responsabile di un reparto. Prima di decidere (con l´archiviazione o con la richiesta di rinvio a giudizio) i magistrati attendono il deposito dell´informativa finale, in modo tale da avere un quadro più generale e dunque più chiaro della vicenda.

Lo scenario richiama il contenuto di un´altra inchiesta, sfociata giovedì in nove provvedimenti cautelari. Il caso è diverso certo perché per il concorso per l´incarico di allergologia all´ospedale di Altamura, accusa la procura, erano state fatte carte false. La procedura era stata pilotata perché il candidato Eustachio Nettis, lo stesso che nella sua pen drive, nascondeva una delibera e i verbali della commissione, prima ancora delle prova, vincesse la selezione. Ma anche in questa storia compaiono i nomi del politici ai quali Nettis si era rivolto, Mario Loizzo, appunta il gip, si sarebbe speso per il dottore che alla fine non si è aggiudicato la selezione, rimasta in sospeso.
Che la gestione della sanità sia oramai diventata il principale terreno d´indagine della procura oramai è chiaro. Solo in una settimana due inchieste sono sfociate in provvedimenti cautelari. Una si basa anche sulle dichiarazioni dell´imprenditore Gianpaolo Tarantini, ma non solo.

Ci sono anche le intercettazioni telefoniche e ambientali nell´ultimo e più recente fascicolo sulla sanità. Il giovane uomo d´affari che, da settembre è ai domiciliari perché accusato di aver distribuito cocaina alle feste, in tre interrogatori davanti ai pm Giuseppe Scelsi, Ciro Angelillis e Eugenia Pontassuglia, ha parlato e ha svelato quelle che era il suo sistema. Dopo la sua deposizione ai domiciliari sono finiti i dirigenti dell´Asl Antonio Colella e Michele Vaira. Sarebbero stati pagati da Tarantini per agevolare le sue pratiche.

da La RepubblicaBari

Ecco perché Sebastián Piñera ha conquistato i cileni


La vittoria di Sebastián Piñera al ballottaggio delle elezioni presidenziali ha riportato la destra al potere vent’anni dopo la fine della dittatura di Pinochet. Per questo la stampa cilena commenta il risultato definendolo storico.

Secondo El Mostrador, “la sconfitta di Eduardo Frei segna la fine di un’esperienza di governo, quella della coalizione di sinistra Concertación, incapace di rinnovarsi dopo vent’anni al potere. Piñera è riuscito a riaccendere le aspettative e a rimettere in moto i sogni di molti cileni delusi dalla politica. Frei, al contrario, ha condotto una campagna elettorale vecchio stile, che gli ha impedito di riconquistare gli elettori delusi della Concertación”.

La Nación, quotidiano molto vicino alle posizioni della Concertación, analizza l’eredità della coalizione e cerca di prevedere gli scenari del governo Piñera: “Il 17 gennaio è finita un’esperienza di governo proficua, che è stata in grado di riportare il paese verso la democrazia, produrre benessere economico e creare le condizioni per una società civile unita e rispettosa delle differenze politiche e sociali”.

“D’altro canto”, continua il quotidiano, “Piñera si troverà di fronte delle sfide molto complesse. In primo luogo, dovrà risolvere il suo conflitto d’interessi, cedendo le sue maggiori aziende. In secondo luogo, dovrà cercare di mettere in atto le riforme economiche promesse in campagna elettorale, definite da molti analisti impraticabili, al limite del polpulismo”.

Secondo il mensile América Economía, “le principali difficoltà per Piñera arriveranno dal congresso, che è diviso ed è dominato dalla Concertación. Per questo, durante il suo discorso dopo l’ufficializzazione dei risultati, Piñera ha invocato un politica di accordo e conciliazione tra i principali partiti del paese”. “In ogni caso”, conclude il mensile, “la vittoria di Piñera non stravolgerà la situazione politica di un paese che ha una delle economie più solide dell’America Latina”.

da Internazionale

Il sisma ad Haiti provoca una catastrofe in cui il capitalismo ha una enorme responsabilità

Haiti, un paese in cui la stragrande maggioranza della popolazione, per il 95% nera, è tenuta in condizioni di miseria impressionate, un paese in mano ad un pugno di ricchissimi capitalisti che strangolano la popolazione da decenni, un paese dominato dal più feroce sfruttamento della manodopera a bassissimo costo, un paese grande esportatore di zucchero, caffè, banane, mango che registra un reddito pro capite di appena 1.300 dollari e una aspettativa di vita di circa 50 anni.

Haiti, da sempre in mano a poche famiglie borghesi che democraticamente intascano profitti giganteschi sulla pelle di 9 milioni di proletari e di diseredati, ha subito negli ultimi anni un disboscamento selvaggio per far posto alle piantagioni e all’edilizia residenziale. Haiti, da sempre al centro del passaggio di uragani e di terremoti.

MAI NULLA E’ STATO FATTO PER PREVENIRE LE CONSEGUENZE DEGLI URAGANI, MAI NULLA E’ STATO FATTO PER PREVENIRE LE CONSEGUENZE DEI TERREMOTI!

Ci sono voluti il terremoto del 12 gennaio, di magnitudo 7,3, e le altre trenta scosse tra i 6 e i 4 gradi della scala Richter per far conoscere a tutto il mondo la situazione di terribile miseria e indigenza di un’intera popolazione. Port-au-Prince, la capitale, che raccoglie più di 2 milioni e mezzo di abitanti, in cui il centro residenziale e alto borghese è attorniato da una vasta bidonville, non esiste più. E’ crollato tutto, il palazzo del governo, gli ospedali, i supermercati, le abitazioni in muratura, gli alberghi dei turisti, il parlamento, il palazzo dell’ONU. Nemmeno gli edifici degli strati agiati della borghesia haitiana erano fatti con tecniche antisismiche: la speculazione non ha guardato in faccia nessuno!

L’ONU, che ha avuto il compito di amministrare il paese da quando l’ultimo presidente se n’è scappato all’estero per evitare la morte, ha in mano da anni piani dettagliati, costati milioni di dollari, sui rischi sismici nell’isola; e i rischi maggiori erano incentrati proprio sulla selvaggia urbanizzazione della capitale. Il mondo, rappresentato dall’ONU, non ha mai considerato necessario agire in funzione preventiva contro le conseguenze devastanti e previste derivate dagli uragani e dai possibili terremoti. Il mondo capitalista non ha interesse se non per l’accumulazione di profitti, per la difesa degli interessi privati delle famiglie e delle società che controllano il paese e che sono i veri mandanti dei massacri degli anni passati e del massacro attuale provocato dal terremoto.

La distesa impressionante di macerie di Port-au-Prince e delle altre città più importanti di Haiti ha rivelato non solo una selvaggia speculazione edilizia, ma la mancanza assoluta di qualsiasi struttura e abitudine al pronto soccorso, all’intervento con acqua, medicinali, cibo, macchine in grado di sollevare macerie. Le notizie che danno i media internazionali parlano di 50.000 morti accertati ma prevedono che il conto complessivo non si saprà mai e azzardano cifre da 100 mila a 500 mila morti! Si scava con le mani per cercare di tirar fuori dalla macerie i sopravvissuti, e spesso, quand’anche si riesca a tirarli fuori, feriti, con le gambe o le braccia spezzate, muoiono tra le braccia dei soccorritori.

La grande tecnica moderna, i mastodontici mezzi di intervento che ogni guerra moderna mette in bella mostra, a che sono serviti? Di fronte a tragedie come quella di Haiti non sono serviti a nulla, come se non esistessero. Sono efficientissimi per la guerra, non per la vita! Quando si tratta di salvare vite umane, non solo la società del capitale fa tutto meno che prevenire le cause di morte e devastazione, ma rimane come paralizzata e incapace di agire a tragedia appena successa! E non solo questa volta, ma è una situazione che si riconferma tutte le volte.

E quando la popolazione scampata alla tragedia e in cerca forsennata di cibo e acqua si precipita qualche chilometro più ad est, verso la Repubblica Dominicana, che cosa trova? Accoglienza, solidarietà, rifugio? Per niente! Trova i confini sbarrati e difesi dall’esercito dominicano che rigetta indietro quelle masse disperate! Alla faccia dei bei discorsi che il Papa si diletta a lanciare dalla sua ben protetta finestra di piazza S. Pietro…

Finché i morti in un paese così povero, e poco interessante per i grandi centri imperialisti, si contano a centinaia, evidentemente non fanno notizia e non se ne sa nulla. Ma quando la tragedia prende dimensioni apocalittiche, come in questo, caso allora tutto il mondo capitalista alza al cielo grida di dolore per le vittime, tutti i media del mondo costruiscono servizi e inviano i propri giornalisti (che spesso arrivano prima dei veri soccorsi) e si lanciano appelli… perché i “cittadini” facciano una telefonata e versino il loro obolo per i soccorsi! Le banche, per l’ennesima volta, ringraziano, per il trasferimento dei soldi e per la prossima ricostruzione!!!

Haiti occupa la parte occidentale dell’isola caraibica Hispaniola, quella su cui Cristoforo Colombo mise il primo piede europeo nelle Americhe il 12 ottobre 1492. E da quel dì iniziarono la colonizzazione europea e le disgrazie per le popolazioni native. I neri non erano nativi, li portarono a milioni i negrieri europei con le navi dopo averli strappati ai loro villaggi dei paesi africani. L’altra parte dell’isola è occupata dalla Repubblica Dominicana, nata quarant’anni dopo la Repubblica Haitiana, con popolazione a maggioranza mulatta, di lingua spagnola, che ha conosciuto uno sviluppo economico migliore di Haiti visto che il Pil per abitante è circa 7 volte quello di Haiti. Ma Haiti ha una storia di gloriosa ribellione antischiavista e può onorarsi di essere stata la prima repubblica, nel 1804, dell’America latina. Il destino della sua popolazione, però, non è cambiato molto da allora, perché dalla schiavitù negriera dei secoli passati è transitata alla schiavitù salariale e capitalistica della repubblica borghese. Il capitalismo, ad Haiti, non ha portato progresso e benessere se non per una infima minoranza di capitalisti vampiri.

La forzata proletarizzazione degli haitiani è storicamente un dato positivo perché soltanto da questi proletari, come dai loro fratelli di classe degli altri paesi, potrà un giorno suonare l’ora della riscossa. Oggi le parole lotta di classe, organizzazione classista di difesa proletaria, rivoluzione proletaria e comunismo possono apparire o vecchie e sepolte dalle vicende che hanno segnato la storia dei falsi paesi comunisti, o del tutto velleitarie e illusorie.

Ma la propaganda borghese non potrà soffocare le terribili spinte alla rivolta anticapitalistica che lo stesso sviluppo del capitalismo dialetticamente genera. E queste rivolte, se vorranno indirizzarsi verso obiettivi storici risolutivi, non potranno che incanalarsi nella basilare lotta di classe che il proletariato, anche solo per sopravvivere, deve inevitabilmente sviluppare contro il dominio borghese e capitalistico della vita della stragrande maggioranza della popolazione di ogni paese. Allora, la sconfitta che l’esercito di Napoleone subì nel lontano 1804 da parte del movimento indipendentista haitiano impallidirà di fronte alla sconfitta che le armate proletarie, guidate dal partito comunista mondiale, infliggeranno agli eserciti delle potenze imperialiste. Illusione? Anche l’indipendenza di Haiti, subito dopo l’indipendenza degli Stati Uniti nel continente americano sembrava all’epoca una pia illusione!

Che cosa insegna questa rinnovata tragedia fatta passare, per l’ennesima volta, come “catastrofe naturale”?

Insegna che il capitalismo, tutte le volte che è riuscito e riesce a dominare una piccolissima parte della natura con la propria tecnica e le proprie scoperte “scientifiche”, lo ha fatto, lo fa e continuerà a farlo solo ed esclusivamente in funzione del profitto capitalistico, dunque contro non solo la vera conoscenza scientifica della natura e delle sue forze, ma inesorabilmente contro ogni esigenza di vita della specie umana. La conoscenza dovrebbe, come prima cosa, portare alla prevenzione, ma ogni catastrofe cosiddetta “naturale” dimostra che il capitalismo è lontano mille miglia dall’interesse di “prevenire”, perché i profitti che trae dalle emergenze, dalle disgrazie, dalle sciagure, dalle catastrofi non sono mai paragonabili a quelli che trae dall’attività legale in periodi di normale produzione e commercio! Il capitalismo conferma ogni volta di essere l’economia della sciagura!

La schiavitù nella quale il capitalismo costringe la stragrande maggioranza delle popolazioni del mondo è in realtà molto più dura di quella dell’antica società romana. Il forzato obbligo, pena la morte per fame o a causa degli infortuni sul lavoro o a causa della guerra, a sottostare alla legge del valore, dello scambio, del profitto, è sistematicamente mistificato con la libertà “personale”, la “libera scelta”, la “libera attività” di ognuno in un mondo falsamente egualitario e fraterno. I proletari sono i moderni schiavi, trattati con maggiore brutalità se di pelle nera!

Prendere le distanze dalla campagna di ipocrita solidarietà lanciata dagli stessi governi che massacrano, bombardano, affamano, intossicano il mondo è il minimo che ogni proletario dovrebbe fare. Ma non basterebbe mai, perché la vera riscossa proletaria inizierà con la effettiva rottura della collaborazione interclassista che ha per effetto il massimo di beneficio per i capitalisti e il massimo di svantaggio per i proletari. La lotta di classe comincia dalla rottura sociale tra proletariato e borghesia, soprattutto nei paesi industrializzati e più ricchi, perché un altro terremoto scuota la società del capitale, il terremoto sociale che riporterà all’ordine del giorno la lotta del proletariato in ogni paese per rivoluzionare da cima a fondo una società che non produce altro che miseria, fame e morte!

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

da Indymedia

Haiti: 'Abbiamo cadaveri'


Cartelli di richiesta aiuto di moltiplicano nella capitale: i soccorsi tardano ad arrivare e l'organizzazione delle Nazioni Unite viene criticata dai sopravvissuti

Haiti, dal nostro inviato PeaceReporter
"Mi chiedi della qualità del cemento? Ci sarebbero invece tante cose da dire su come l'ONU sta organizzando i soccorsi. "A parlare è Oscar Guevara, ingegnere della protezione civile Colombiana, uno dei paesi che per primo ha inviato aiuti nella devastata Port Au Prince.
Lui e il suo team sono gli eroi del giorno per aver salvato una donna nell'hotel Montana a cinque giorni dal sisma. Era il miglior hotel della città, piscine, centri SPA, archittura ardita, nonchè sede del Rotary Club. Si è trasformato in una trappola mortale per i suoi ospiti.
"E' caduto per il suo stesso peso - continua Oscar indicando delle enormi lastre di cemento -. Per sostenere una struttura del genere servivano pilastri ben più grandi e tondini di cemento più spessi e numerosi. Le colonne di cemento armato devono rimanere sempre in piedi, al massimo presentano crepe, qui si sono staccate da soffitto e pavimento e sono schizzate via. La gente non ha nemmeno avuto il tempo di uscire fuori, gli è caduto tutto in testa."
Quanto detto per il miglior hotel della città vale per quasi tutti gli edifici caduti: "Questo cemento è quasi solo sabbia, è friabile ed è molto pesante - aggiunge un altro soccorritore - è così in tutta Port Au Prince. Le fondamenta poi sono sottodimensionate, hanno aggiunto piani su piani senza rinforzare le basi."

Tre gruppi di soccorritori sono chiusi nell'hotel, le forze dell'ONU lasciano entrare solo i funzionari e la stampa, il resto delle persone attende fuori dal cancello. Oscar vuole sfogarsi: "sono stato in vari disastri. Di norma ti assegnano una zona e con il tuo gruppo cerchi persone in vita. Si fa un censimento degli edifici franati, si usano le unità cinofile, si coordina la rimozione delle macerie e si estraggono i sopravviventi. Invece ci tengo bloccati qui dentro senza fare nulla. La priorità dei soccorsi non è la gente, è il personale internazionale o gli abitanti dei quartieri più ricchi. Attraversando la città, dalla base logistica fino a qui, vediamo gente disperata, case distrutte, ma non possiamo aiutarli, non ce lo permettono."
Effettivamente il Centre Ville, il centro città, è completamente distrutto e nessuno sta aiutanto i sopravviventi a scavare tra le macerie che ormai emananno una puzza di morte insopportabile che invade intere zone della capitale.
L' impresa di nettezza urbana è stasta incaricata di portare via i cadaveri che vengono poi buttati in fosse comuni o bruciati.

Non si saprà mai il numero esatto delle vittime di questo disastro e tantomeno i loro nomi.
Anche gli aiuti scarseggiano, se ne incarica il WFP (World food program) che effettua tre distribuzioni giornaliere in tre tendopoli della città, scelte in base alle rilevazioni da foto satellitare Le locazioni sono mantenute segrete per evitare tumulti e file, dove la disperazione potrebbe mettere a rischio la sicurezza di tutti. "Cerchiamo comunque di scegliere le zone dove si addensano più persone" garastisce un responsabile del WFP. Percorrendo le strade della capitale devastata dal sisma si ha però la sensazione che gli aiuti non siano ancora sufficienti, si moltiplicano i cartelli di richiesta d'aiuto appesi fuori dalle case o dai giardini arrangiati a tendopoli: "abbiamo bisogno di acqua e cibo", "abbiamo cadaveri" o semplicemente "vi prego aiutateci".
La gente non ha nulla, i negozi sono tutti chiusi da cinque giorni, nessuno lavora, il commercio informale è l'unico che esiste. Si vendono beni di prima necessità trasportati da Santo Domingo, ma pochi hanno soldi per comprarli. La gente ravana nella macerie cercando pezzi di mobili o cavi da rame da poter barattare in cambio di cibo. Sciacalli?
La situazione è tutto sommato ancora calma, ma crescono i gruppi di haitiani che si radunano intorno alle varie entrate della enorme base dalla Minustah per chiedere che si faccia di più.
Vista da dentro la base è un brulichio di macchinoni bianchi senza sosta, vista da fuori un pachiderma lentissimo.

Simone Bruno da PeaceReporter

Ma vuoi mettere Hammamet con Pecorara?


di Doriana Goracci
Ma vuoi mettere Pecorara con Hammamet? Ho invertito le zone geografiche del titolo. Non c’è nessuna folla di giornalisti e neanche di naviganti per le strade del Paese Italia, Pecorara, che ha poco meno di 1.000 abitanti. C’è stata invece, la folla, al cimitero di Hammamet in Tunisia, per commemorare Bettino Craxi, leader socialista morto 10 anni fa. Sono arrivati da ogni parte d’Italia. Da ogni parte d’Italia hanno contribuito a parlarne, con tutti i mezzi: riabilitazione terapeutica. E allora mi accanisco io, solita direzione ostinata e contraria, perchè l’ha fatto un amico ieri, Roberto Aldo Mangiaterra, di aggiornarci da Reset-Italia.net con questa notizia: Cancellata piazza 25 aprile “Accade a Pecorara in provincia di Piacenza” e di scrivere al Primo Cittadino di questo Stivale tutto il suo sdegno. Scusateci non siamo Grandi Firme ma andiamo avanti.Tento anch’io e mi prendo un po’ di spazio e spero anche la vostra attenzione.

Dal forum del sito Mafarka!, cuore nero che di più non si può, apprendo anche altro: CAMBIA NOME PIAZZA 25 APRILE A PECORARA, LUOGO SIMBOLO LEGA SINDACO ALBERTINI (PDL-EX AN) LA INTITOLA A CARDINALE DELLA ZONA l’Ansa : ”Un’offesa ai martiri della Resistenza”. Così il presidente dell’Associazione Partigiani Cristiani di Piacenza, Mario Spezia, ha commentato la decisione di Franco Albertini, sindaco Pdl di Pecorara, piccolo comune sulle colline piacentine della Val Tidone, (meno di mille abitanti), di cambiare il nome della centralissima piazza XXV Aprile intitolandola al cardinale Jacopo Da Pecorara. ”Un’ offesa ai martiri delle Aie di Busseto e a don Giovanni Bruschi, cappellano della Resistenza, che nel cimitero di Pecorara riposa”, lamentano i partigiani cristiani, che ricordano ”al giovane e sprovveduto sindaco Albertini che la possibilità che oggi gli è concessa di dire e pensare liberamente ciò che vuole, lo deve a tanti ragazzi come i martiri delle Aie di Busseto e a tanti preti come don Giovanni Bruschi e, non certamente al pur prestigioso cardinale Jacopo Da Pecorara che potrà trovare altro luogo in cui essere ricordato che non la piazza”. L’iniziativa e’ stata duramente attaccata anche dall’ opposizione in consiglio comunale che ha parlato di ”decisione ”provocatoria nei confronti di chi ha sofferto, di chi ha combattuto e di chi ha perso la vita perchè ci fosse il 25 aprile della Liberazione”. Il sindaco respinge ogni accusa: ”Non c’è nessuna motivazione politica dietro la decisione presa dalla giunta – ha spiegato Albertini – e nessuno vuol cancellare il significato che quella data rappresenta. L’unico intento è quello di intitolare la piazza principale del paese ad un personaggio, il cardinale Jacopo Da Pecorara, che ha dato lustro al paese e le cui reliquie a giugno giungeranno a Pecorara da Piacenza, da dove verranno trasportate alla presenza del vescovo”. Pecorara è diventato uno dei luoghi-simbolo della Lega, da quando il leader del Carroccio, Umberto Bossi, da alcuni anni festeggia con una cena a base di zucca, il 31 ottobre, la Halloween padana come l’ha ribattezzata qualcuno. A trasmettergli la passione per il luogo è stato l’ amico Giulio Tremonti, che da tempo frequenta la montagna piacentina e che ha accompagnato il leader leghista alla festa della zucca di Pecorara. Il 31 ottobre scorso fu proprio il sindaco Albertini (che non è leghista ma proviene da An) a volere la celebrazione di una messa dedicata ai militanti leghisti prima della festa della zucca, per evitare polemiche in passato avanzate dalla Chiesa locale contro una ricorrenza ‘pagana’ come Halloween.”
E dallo stesso sito traggo la notizia: CRAXI, CASTELLINO: «AFFISSI 20.000 MANIFESTI PER BETTINO».

Torniamo al Comune di Pecorara, ha un’ isola ecologica, smaltisce i rifiuti, differenziando e si vede.Ha nella pagina principale un bel visitate Visitate l’Oratorio di Vallerenzo, restauro scientifico dell’ex Oratorio della Madonna della Misericordia di San Lodovico in Vallerenzo visitabile liberamente, con i contributi del Ministero dell’Economia e delle finanze, Banca di Piacenza e Fondazione di Piacenza e Vigevano e si vede qual’è la Cura della Curia.Poi pone un video Family Life TV – Sky, riguardante il Comune di Pecorara e la disciolta Comunità Montana Valle del Tidone, altri due di Monteboys party, e tanto tartufo e suoi sottoprodotti.
Fosse un sottoprodotto anche il 25 aprile?
Leggo pure un contributo su wikipedia alla parola 25 aprile Resistenza:” Secondo diverse fonti il numero di partigiani, partendo dalle poche migliaia dell’autunno del 1943, raggiunse alla fine della guerra una consistenza di circa 300.000 uomini. Molti studiosi pongono però dei dubbi sul reale numero di partigiani attivi alla fine della guerra, riportando cifre ben più modeste relative agli uomini e alle donne impegnati direttamente nella lotta armata, sostenendo che tra i circa 300.000 che si definiranno partigiani dopo il 25 aprile molti siano semplicemente simpatizzanti della resistenza che, pur non partecipando direttamente alle azioni partigiane, avevano fornito (rischiando comunque la vita) supporto e rifugio e che in alcuni casi vennero conteggiati tra i partigiani anche ex fascisti ed ex repubblichini saliti sul carro del vincitore grazie a conoscenze, alla corruzione o alla delazione di altri sostenitori della dittatura fascista o sostenitori della Repubblica Sociale Italiana (secondo le loro indicazioni non necessariamente veritiere).”
Ripenso a quei 300.000 in Piazza del Popolo a Roma il 3 ottobre, corsi all’appello dei Media Liberi da ogni dove per la libertà dell’espressione , dell’informazione e della stampa.Corse anche Barbara in un’altra piazza quel 3 ottobre con migliaia di docenti precari a gridare che è emergenza culturale e ci diede una lezione, che evidentemente hanno raccolto in pochi. I mille, o poco meno, di Pecorara, ci stanno dando una lezione e non solo gli accorsi ad Hammamet, altro che garibaldini.

Cosa è successo in questo week-end ai Resistenti? E’ silenzio.
Che dire di accendere una luce , diventata livida, sul cadavere di questa Costituzione, fondata sulla Resistenza?
Era il 21 gennaio 2006 e scrissi una delle mie prime lettere a Megachip: A Roma si è ballato sul cadavere della Costituzione, è al fianco dell’ “Appello di Megachip per la salvaguardia del Referendum Costituzionale”.Da allora ne ho firmati tanti di appelli, l’avevo fatto anche prima, come i presidi e le manifestazioni, oggi scelgo con cura dove stare, con chi, e scrivo direttamente a voi interlocutori invisibili, e non a coloro che non mi rappresentano nelle Istituzioni e non ho delegato.

Mi chiedevo come iniziare quanto ho scritto. Era d’estate e avevo dato come titolo leggendo una notizia,Piccole scosse abruzzesi, la conservavo in bozza:” E’ un operaio romeno 22enne l’ultima vittima del lavoro. Si tratta di Daniele Barbus Vassile, è morto in un cantiere di Tortoreto Lido, in provincia di Teramo. L’uomo è caduto nella macchina che tritura i sassi. E’ morto sul colpo”.

Ci stanno triturando, un’ Intifada al contrario, sassi su sassi, sassi in bocca.Un disegno preciso dalla Cabina di Regia allo Struscio Istituzionale e serve la nostra risposta, subito.Sembra che gli italiani all’estero siano sensibili a quello che noi, quì in Italia non vediamo, invitano allo Sbarco e non sono ancora neanche mille. E’ uno di quegli appelli, rarissimi, che ho scelto di firmare, perchè sottotitola diario di bordo di un’ impresa possibile. E la mia praticità, fare i conti tenendo i piedi per terra, mi dice che dobbiamo trovarlo un modo per ridare dignità a questa nostra vita, a chi ci vive a fianco. O vogliamo suggerire alla sinistra, una utilissima, come sempre,Commissione d’inchiesta per il 25 aprile?

Quando arrivi a casa, fammi un segnale, sembra che sia guerra, emergenza…Ma già, io canto…tra Amici…Io vedi…diventerò qualcuno, lo canta anche Caparezza.
Doriana Goracci
“Se ci si sente mendicanti, ci si comporta da mendicanti. Per recuperare il nostro futuro la prima cosa da fare è decolonizzare i nostri spiriti”. (Aminata Traorè su RE-Sisters Donne e resistenza contemporanea

CAPAREZZA - IO DIVENTERO' QUALCUNO





da Reset-Italia