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martedì 28 luglio 2009

PUGLIA - Sanità, la Regione chiede più fondi - "Altrimenti costretti a tagliare i servizi"

Per ora i conti sono a posto ma il presidente Vendola e l'assessore alla Sanità Fiore chiedono più finanziamenti per evitare il collasso e i tagli dei servizi

La Sanità pugliese ha superato l´esame del governo nel 2008. Ma lancia l´allarme per il prossimo anno. «Se il governo non cambierà la ripartizione del fondo che ha annunciato ai governi regionali mercoledì corso, ci costringeranno al collasso e quindi al taglio di alcuni servizi» denuncia l´assessore Tommaso Fiore che, insieme con il governatore Nichi Vendola e tutti i presidenti delle regioni del Sud, annuncia battaglia.
A scatenare la protesta è stato l´incontro che si è tenuto mercoledì scorso tra il Governo e gli assessori alla Sanità: in quella sede è stato presentata la bozza del nuovo documento di programmazione economica e finanziaria per il prossimo anno, con il riparto per le singole regioni. Rispetto allo scorso anno la cifra è stata ridotta, seppur non in maniera importante. «Ma il problema - spiegano i tecnici della Regione - è che per legge doveva essere aumentata».

La Puglia in questi mesi, con la collaborazione di tecnici di caratura nazionale, ha infatti dimostrato come la ripartizione del fondo sia assolutamente inadeguata ai servizi e soprattutto non congrua se si considerano gli stessi parametri utilizzati per la distribuzione dei soldi alle altre regioni. «In sostanza ci vengono sottratti milioni di euro che invece ci spetterebbero per legge» dice Fiore. Se questi fondi non arrivano, la Regione sarebbe costretta a tagliare i servizi oppure a posticipare alcuni dei nuovi servizi previsti dal Piano della salute. Ad accrescere le preoccupazioni dei tecnici anche la risoluzione di alcuni contenziosi che molto probabilmente vedranno la Regione soccombere: se così fosse, i conti diventerebbero ancora più difficili da gestire.

«E´ chiara la partita che si sta giocando e soprattutto deve essere chiara chi la sta giocando - spiegano gli uomini dell´assessorato - Se non viene riconosciuto alla Puglia quanto gli spetta è soltanto per una decisione politica del Governo». La Puglia rivendica il ruolo di regione tutto sommato virtuosa. Così come si evince dalla manovra anticrisi varata venerdì dal Parlamento, è stata l´unica regione del sud insieme con la Basilicata a superare l´esame del ministero dell´Economia e della Salute nel cosiddetto "tavolo Massicci". Questo però certo non significa che le cose non vadano bene. Il deficit consuntivo valutato è stato complessivamente di 261 milioni di euro, coperto però completamente coperto dalle entrate fiscali della Regione, che ha aumentato le addizionali Irpef e Irap.

dati, forniti a metà luglio, hanno portato un peggioramento rispetto a quanto si aspettava: la differenza tra il risultato del preconsuntivo (253 milioni di euro) e quello del consuntivo è pari a un peggioramento di circa 8 milioni di euro. A determinare questa distanza sono state le maggiori spese delle Asl che hanno utilizzato 72 milioni di euro di troppo. Ma il buco di 8 milioni è anche il frutto delle minori entrate fiscali. Questi dati che però sono contestati dal centrodestra. «La Corte dei conti - spiega il capogruppo Pdl Rocco Palese- ha diffuso cifre ben più preoccupanti per i pugliesi. In questi anni si è riscontrato costantemente il mancato allineamento tra le cifre risultanti dai verbali dei revisori dei conti ed i bilanci di esercizio delle Asl».

di Giuliano Foschini da LaRepubblicaBari

Oltre 100 religiosi invitano alla disobbedienza civile contro le leggi razziali

Cresce la protesta contro l'iniquità delle norme del "pacchetto sicurezza"

“Faremo quanto è in nostro potere affinché un numero sempre crescente di cittadini metta in atto pratiche di accoglienza, di solidarietà e anche di disobbedienza pubblica, perché nel tempo più breve possibile questa legge sia radicalmente cambiata”: è l’impegno promesso da oltre un centinaio di suore e preti, firmatari di un appello dal titolo “Onoriamo i poveri”.
Nel documento definiscono “strumentale e pretestuoso” il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, la nuova legge che contiene norme in materia di immigrazione quantomeno controverse.
“La legge – sottolineano i religiosi - discrimina, rifiuta e criminalizza proprio i più poveri e i più disperati. Riteniamo strumentale e pretestuosa la categoria della clandestinità loro applicata. È lo stato che rifiuta il riconoscimento. Di null’altro sono colpevoli queste persone se non di essere troppo bisognose. Per lo stato italiano oggi è questo che costituisce reato”.

I firmatari sostengono di riconoscersi “nell’umanità e nella dignità di tutte le persone, che vengono colpite da questa legge iniqua” e richiamano lo stato italiano al rispetto di norme e documenti violati dal “pacchetto sicurezza”: dalla Dichiarazione universale dei diritti umani alla Convenzione sullo stato dei rifugiati, dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia alla stessa Costituzione della repubblica.

da Indymedia

E il ponte sullo Stretto dove lo metto? Nel maxiemendamento "anticrisi"...


Il piano anticrisi in discussione in questi giorni dovrebbe avere come obiettivi naturali la riduzione degli sprechi, l’individuazione dei settore dell’economia reale da sostenere e l’aiuto alle fasce sociali ed economiche che più risentono, senza averne colpa, dell’attuale crisi.
Se però si guarda nello specifico la manovra d’estate che domani otterrà l’ok definitivo da parte del Senato, ci si accorge che di quegli obiettivi annunciati vi è ben poco.
Tra i vari provvedimenti contenuti nel maxiemendamento del Governo, ve n’è uno che stanzia 1,3 miliardi di euro per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Nello specifico si tratterebbe di un "contributo in conto impianti" per la società Stretto di Messina spa. Inoltre per accelerare le procedure verrebbe nominato commissario straordinario Pietro Ciucci, ovvero proprio il presidente della ‘Stretto di Messina Spa’.

''La norma inserita nel Maxiemendamento al decreto Anticrisi consente di velocizzare le procedure, e pertanto, il Ponte sullo Stretto verrà realizzato nei tempi prestabiliti e i lavori si concluderanno entro il 2016''. Questo è quanto recita una nota congiunta dei ministri dell'Economia, Giulio Tremonti, e delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli.

Di date di fine opera la storia del ponte ne è piena.
Solo per ricordarne alcune: nel 2004, l’allora amministratore delegato Ciucci rassicurava che «i primi cantieri apriranno tra il 2005 e il 2006. Il ponte sullo stretto sarà aperto al traffico nel 2012»; nel 2002, il presidente del consiglio Berlusconi sosteneva che nel 2004 ci sarebbe stata la posa della prima pietra, e dopo 5-6 il ponte sarebbe stato aperto al pubblico.

Se poi volessimo risalire ai tempi della prima repubblica, troviamo ultimatum su ultimatum da parte di ministri delle infrastrutture e presidenti del consiglio che sostenevano l’apertura del ponte prima del 2000.

Questo solo per mostrare quanto questa opera ritenuta “strategica” sia poi realmente ritenuta tale da chi la sventola come volano di sviluppo per il mezzogiorno d’Italia.

Sia ben chiaro, siamo fermamente contrari alla realizzazione di questa infrastruttura perché dispendiosa, non compatibile con l’ambiente e soprattutto inutile sotto qualsiasi aspetto la si voglia considerare funzionale al rilancio (sarebbe il caso di dire di primo lancio) del sud e nello specifico della Sicilia.
Ad oggi il costo del ponte è preventivato intorno ai 17,8 miliardi di euro, una cifra enorme con la quale si potrebbe fare realmente tanto per aiutare il sud a riscattarsi. Ancora una volta il Ponte sullo Stretto si mostra per quello che è, un magnifico strumento di propaganda dei governi nel meridione.

È infine doveroso ricordare che l’ultimo governo Prodi aveva avuto la possibilità di mettere la parola fine alla lunga storia del ponte. Pagando una penale di 500 milioni di euro si sarebbe, infatti, potuto sciogliere il contratto con Impregilo, la società che si è aggiudicata l’appalto per la costruzione. Ma il ministro dei trasporti Di Pietro votò con l'opposizione contro il Governo facendo sì risparmiare l’onere della penale, ma lasciando attivo il contratto con l'Impregilo. E’ anche per questo se oggi ci troviamo da punto a capo.

di Bartolo Scifo
http://www.linkontro.info/index.php?option=com_content&view=article&id=2088:e-il...
da Indymedia

Il verbale della vergogna: IL PRIMO PASSO DOVRA’ ESSERE L’ASSASSINIO DI ARAFAT…

Quella che segue è la traduzione integrale della trascrizione del colloquio in cui l’ex premier israeliano Sharon, l’attuale Presidente dell’ANP Abu Mazen e l’ex leader di Fatah a Gaza, Mohamed Dahlan, discutevano con una delegazione statunitense a proposito del modo migliore per assassinare Arafat, Rantissi ed altri dirigenti palestinesi.

Il testo è stato reso noto dal dirigente dell’OLP Faruk Kaddumi, che attualmente si trova a Damasco, dove alcune fonti hanno affermato che esiste – ed è sempre in possesso di Kaddumi – un nastro con la registrazione del colloquio qui trascritto, diffuso in Europa dal dipartimento francese del Palestinian Information Center.

Sharon : Ho insistito molto per tenere questo incontro prima del prossimo summit, in modo da concludere tutti gli aspetti tecnici e di mettere i puntini sulle “i”. Non dovremo trovarci di fronte a zone d’ombra e ad interpretazioni casuali nei prossimi giorni.

Dahlan : Se non aveste sollecitato voi questo incontro, l’avrei fatto io.

Sharon : Per prima cosa, dobbiamo tentare di liquidare tutti i capi militari e politici di Hamas, del Jihad Islamico, delle Brigate Al-Qassam e del Fronte Popolare.

Abu Mazen : Certamente questo metodo non conoscerà altro che il fallimento, noi non potremo eliminarli e nemmeno affrontarli.

Sharon : Allora, qual è il vostro piano?

Dahlan : Noi vi avevamo messo a conoscenza del nostro piano per iscritto, così come gli Americani. In realtà, abbiamo bisogno di un periodo di calma per poter mettere completamente le mani sui servizi di sicurezza e su tutte le istituzioni esistenti

Sharon : Ma fino a quando Arafat occupa la Muqata a Ramallah, siete voi che andrete incontro al fallimento, molto sicuramente. Quella volpe vi sorprenderà come ha già fatto. Lui conosce tutte le vostre intenzioni. Farà di tutto per mettervi in scacco. Lui grida da tutti i tetti che vi utilizzerà per il lavoro sporco.

Dahlan : Lo vedremo, chi è che sfrutta l’altro!

Sharon : Il primo passo dovrà essere l’assassinio di Arafat, avvelenandolo. Io non voglio espellerlo verso un altro Paese, se non avrò una garanzia internazionale che sia assegnato ad una residenza obbligata, altrimenti tornerà.

Abu Mazen : Se Arafat muore prima che siamo in grado di prendere in mano la situazione, mettere le mani sulle istituzioni, sul movimento di Fatah e sulle Brigate di Al-Aqsa, incontreremo molte difficoltà.

Sharon : Al contrario: voi non otterrete nulla fino a quando Arafat sarà in vita.

Abu Mazen : L’idea è che facciamo passare tutto attraverso Arafat, e questa sarà un’occasione sia per noi che per voi. Così, lo scontro con le fazioni palestinesi e la liquidazione dei loro capi peseranno sulle sue spalle. La gente non dirà che è Abu Mazen a fare questo e quello. E’ il Presidente dell’Autorità Palestinese che l’avrà fatto. Io conosco bene Arafat. Lui non accetta mai di essere messo in disparte, vuole sempre restare il raïs. Se perdesse tutti i privilegi, se non gli restasse che la scelta di una guerra civile, preferirebbe restare raïs.

Sharon : Prima di Camp David, voi dicevate che Arafat era sempre l’ultimo ad essere messo al corrente. Ma Barak e Bill Clinton sono rimasti sbalorditi, perché conosceva ogni cosa e nei dettagli.

Dahlan : Noi abbiamo messo in campo un servizio che mischia (unisce) elementi della polizia e del servizio di sicurezza preventiva. Il numero dei suoi elementi ha superato i 1800. Questo munero sarà aumentato con elementi che voi approverete. E noi imponiamo agli ufficiali condizioni difficili e facciamo di tutto perché ci obbediscano. Lavoriamo per mettere da parte tutti gli ufficiali che si permettono di mettersi sulla nostra strada. E non faremo sconti a nessuno.

Abbiamo cominciato intensamente a mettere sotto controllo i membri pericolosi di Hamas, del Jihad Islamico e delle Brigate di Al-Aqsa. Se voi mi chiedeste di designare le cinque persone più pericolose, potrei darvi i loro posti con precisione. Questa precisione vi permetterà di colpirli rapidamente, prima che abbiano fatto un solo gesto contro di voi. Ed ora puntiamo ad aprire dei varchi nelle fazioni palestinesi, per potere più avanti smantellarle e liquidarle.

Sharon : Io vi appoggerò dal cielo per colpire ogni obiettivo per voi difficile. Tuttavia, ho paura che Arafat abbia potuto infiltrarvi ed abbia trasmesso i vostri piani ad Hamas, al Jihad Islamico ed agli altri.

Dahlan : Questo servizio non ha nulla a che vedere con Arafat, né da vicino, né da lontano, eccetto che per i salari, attraverso Salam Fayyad (il ministro delle finanze dell’epoca). Abbiamo potuto stanziare un budget per questo servizio. Arafat sta perdendo il suo potere. Non lo lasceremo a questo punto.

Sharon : Noi dobbiamo facilitarvi la liquidazione dei capi di Hamas, iniziando con il provocare una crisi per poter uccidere tutti i capi militari e politici. Così, controllare il terreno sarà più facile.

Abu Mazen : In questo modo, falliremo totalmente; non avremo la capacità di eseguire le parti del piano. Inoltre, la situazione esploderà senza che si abbia la forza per padroneggiarla.

La delegazione americana: Crediamo che il piano di Dahlan sia perfetto e che bisogna lasciargli un periodo di calma per un controllo totale. Voi dovete ritirarvi da alcuni territori e lasciare la questione della sicurezza alla polizia palestinese. Ma appena sarà effettuata un’operazione (della resistenza, n.d.t.), voi tornerete e colpirete duramente, in modo che la gente senta che i resistenti sono un vero fardello e che sono loro che obbligano l’esercito israeliano a tornare nei territori evacuati.

Sharon : Abu Mazen stesso ci consigliava di non ritirarci prima della liquidazione delle infrastrutture del terrorismo (…).

Abu Mazen : Si, è vero, io ve lo avevo consigliato, pensando che ci sareste riusciti. Infatti, avevo creduto che voi ci sareste riusciti e rapidamente.

Dahlan : Le carte della riuscita sono attualmente nelle nostre mani. E Arafat perse sempre di più il controllo. Noi abbiamo sempre di più le mani sulle istituzioni. E per quel che riguarda àa forza comune di sicurezza, fra la polizia e la forza preventiva, è sotto la direzione del colonnello Hamdi Ar-Rifi, che voi conoscete perfettamente. Vi abbiamo inviato dei documenti a questo proposito. E’ importante che questa forza non sia sotto la direzione di Arafat e che non accetti ordini da lui. Per cominciare, andiamo a lavorare nel nord della Striscia di Gaza. Per quanto riguarda le Brigate di Al-Aqsa, presto saranno per noi un libro aperto. Abbiamo pianificato tutto perché abbiano un solo capo e liquideremo chiunque si metta sulla nostra strada.

Sharon : Approvo questo piano. Per farlo riuscire e non impiegare troppo tempo, bisogna uccidere i leader politici e militari importanti come Rantissi, Abdallah Al-Chami, Zahhar, Abu Chanab, Haniyeh, Al-Majdalani, Mohammed Al-Hindi e Nafed Azzam.

Abu Mazen : Ma questo farà esplodere la situazione e noi perderemo il controllo di tutto. Bisogna cominciare con un momento di calma al fine di controllare il terreno. E’ meglio sia per noi che per voi.

Dahlan : Senza alcun dubbio, abbiamo bisogno del vostro sostegno sul terreno. Noi approviamo l’assassinio di Rantissi e di Abdallah Al-Chami. Uccidere queste persone provocherà un’anarchia ed un grande vuoto nei ranghi di Hamas e del Jihad Islamico, perché sono loro i veri caïd.

Sharon : Finalmente, cominci a capire, Dahlan!

Dahlan : Ma non ora. Bisogna ritirasi da una gran parte di Gaza in modo che noi abbiamo una buona credibilità agli occhi del pubblico. E quando Hamas e il Jihad Islamico avranno violato la tregua, voi li ucciderete.

Sharon : E se non la violano, voi gli lascerete preparare delle operazioni contro di noi, così avremo la sorpresa che la regua avrà lavorato contro di noi.

Dahlan : Non potranno essere pazienti durante la tregua, vedendo le loro organizzazioni in procinto di smantellarsi. Allora, violeranno certamente la tregua, e quello sarà il momento propizio per attaccarli. E toccherà a voi giocare, Sharon !

La delegazione americana: E’ una soluzione logica e pratica.

Sharon : io non dimentico che voi dicevate al Partito Laburista, ed anche a noi, che controllavate tutto. La realtà era diversa. Lasciatemi preparare il terreno a modo mio.

Abu Mazen : Il primo articolo della « Road map » prevede che ci sosteniate nella nostra lotta contro il terrorismo. Noi pensiamo che il miglior sostegno sarà che vi ritiriate da una parte della Striscia in modo che possiamo controllarla. E noi abbiamo detto che non permetteremo ad alcuna autorità, a parte la nostra, di esistere sul terreno.

Sharon : abbiamo detto più di una volta che i nostri migliori sostegni saranno gli aerei e i carri armati.

Abou Mazen : Ma questo non sarà affatto un sostegno.

da Indymedia