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domenica 20 dicembre 2009

«Oggi partiamo»


ROMA – «Oggi partiamo». Nichi Vendola ha concluso con queste due parole l’intervento all’Assemblea costituente Sinistra, Ecologia, Libertà, che lo ha nominato portavoce del Movimento. Il governatore della Puglia ha ribadito che Sel «si colloca nel centrosinistra» e che lavorerà perchè «si possa realizzare una estensione dell’alternativa» capace di «allargare le crepe e le contraddizioni del blocco di consenso al governo delle destre»

Nel lungo intervento, Vendola ha criticato l’esecutivo definendo l'azione del governo Berlusconi una sorta di «fascismo moderno». Ha affrontato poi i temi dell’ecologia, con la promessa, fra l’altro, di opporsi «con le unghie e con i denti» alla prospettiva del nucleare.

Il governatore pugliese ha espresso forti preoccupazioni sul futuro non solo del Paese ma di tutto il continente definendo l'Europa sempre più prigioniera di fantasmi razzisti.

ELETTO IL COORDINAMENTO NAZIONALE
Sul sito del movimento (www.sinistraeliberta.eu) è stato pubblicato anche l'elenco dei membri del coordinamento nazionale:

1. BANDOLI Fulvia
2. BOCCHINO Valentina
3. CATIZONE Eva
4. CENTO Paolo
5. CERUTTI Monica
6. CLARK Lisa
7. CREMONESI Chiara
8. DE PETRIS Loredana
9. DEIANA Elettra
10. DI PALMA Dino
11. FARINA Daniele
12. FAVA Claudio
13. FERRARA Ciccio
14. FRATOIANNI Nicola
15. FUMAGALLI Marco
16. FURFARO Marco
17. GUIDONI Umberto
18. LEONE Betty
19. MATTIOLI Gianni
20. MIGLIORE Gennaro
21. PALAZZOTTO Erasmo
22. PALMA Mauro
23. PARMENDOLA Mariella
24. PERUGIA Chicca
25. RAGOSTA Michele
26. ROBOTTI Luca
27. SALACONE Simonetta
28. SASSO Alba
29. SCOTTO Arturo
30. SGRENA Giuliana
31. VENDOLA Nichi
32. ZAN Alessandro

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=294912&IDCategoria=1

Berlusconi apprezza l'inciucio. D'Alema mette in difficoltà Bersani


E' mai possibile che uno come D'Alema, non un ragazzino alle prime armi, torni a valorizzare gli inciuci dicendo che a volte sono utili? Non solo. E' mai possibile che per sostenere le sue tesi balzane chiami in causa Togliatti, dando uno schiaffo alla storia, facendo apparrire il Pci come un partito dedito agli intrighi di palazzo?

Non c'è pace per il Pd. Sembrava che con il congresso, con le primarie, polemiche e veleni che avevano caratterizzato l'era veltroniana fossero destinate, se non a scomparire, perlomeno a non mettere in forse le scelte politiche di fondo. Bersani era stato chiaro nella reazione con la quale aveva aperto l'assemblea nazionale proprio sul punto più controverso, quello del rapporto fra maggioranza e opposizione: tutto alla luce del sole, confronto nelle aule del Parlamento, nervi saldi a fronte dell'attacco berlusconiano alla Costituzione.

Le riforme, aveva detto, si fanno per rispondere alle resigenze dei cittadni, in primo luogo quelle dei lavoratori colpiti dalla crisi economica. Aveva detto che questione democratica e questione sociale erano strettamente legate. Insomma Berlusconi andava combattuto non perché si chiama Berlusconi, ma perché le scelte del suo governo erano inadeguate, sbagliate. Da qui, lo aveva ribadito ad ogni piè sospinto, no alla leggi ad personam che sono altra cosa da una riforma della giustizia. Poi le incertezze cominciano ad emergere, il partito si divide sulla partecipzione al No-B.day.

Alla straordinaria manifestazione di Piazza San Giovanni c'è chi va, in tanti, ma anche chi non la digerisce. Bersani si trova in difficoltà. Prima dice che, comunque, chi vuole andare può. Un po' poco perché sul web arriva l'ondata di adesioni. Allora Bersani esprime l'augurio che si realizzi una grande manifestazione, pur non dando l'adesione ufficiale " per non mettere il cappello sopra". Va Rosy Bindi, la Presidente che nel congresso ha sostenuto Bersani, ma va anche Franceschini che rappresenta, di fatto, tutta l'area che lo ha appoggiato nello scontro per la carica di segretario. Con lui torna in campo Veltroni che dice "se ne vedono di tutti i colori", con chiaro riferimento a posizioni "inciuciste". Le aree si compongono e si scompongono. Torna anche D'Alema con i dalemiani che storcono la bocca, non apprezzano la piazza telematica che promuove il "No- B. day".

I danni della teoria del " minor danno"
E' un segnale, che pochi colgono, che nel Pd si vanno ricostituendo vecchi schieramenti, tornano vecchie ruggini, antichi veleni. Prendono corpo concretamente subito dopo l'aggressione a Berlusconi. E' vero che tutti ribadiscono il no alla leggi ad personam ma comincia a prendere piede anche una singolare teoria, del resto già suggerita da D'Alema, quella del "minor danno". Insomma visto che bisogna stemperare il " clima" e che la maggioranza punta comunque a far approvare, visto che ha i voti in parlamento ( ma non è detto ndr), tre leggi fra cui il processo breve che danneggerebbero tante persone per favorirne una, si approvi una legge che favorisca una sola persona, Berlusconi, ma non ne danneggi tante altre. In questo modo il clima si rasserenerebbe e si potrebbe riaprire il dialogo per le riforme. Dialogo, non confronto che è altra cosa.

Resta un mistero su quali riforme. Quelle che riguardano le grandi scelte economiche e sociali? Provvedimenti che possono dare sollievo a milioni di lavoratori e delle loro famiglie in cassa integrazione, ai disoccupati, ai precari? O si prosegue con lo scudo fiscale? Si parlerà di giustizia per portare avanti un disegno riformatore che, nel segno dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, sia nel penale che nel civile si abbiano quei risultati positivi che i cittadini attendono? O si punerà sulla seperazione delle carriere, manomettendo il Consiglio superiore della Magistratura e la stessa Corte Costituzionale? Con gli interrogativi si potrebbe continuare all'infinito, ma uno li racchiude tutti: le riforme si muovono per dare sostanza ai valori affermati nella Costituzione, ai diritti che la Carta garantisce ai cittadini, al lavoro, alla conoscenza, alle libertà o la si vuole smantellare come pretende Berlusconi per mutare il carattere della democrazia parlamentare e puntare ad un regime assolutista dove il capo è uno solo privo di alcun controllo?

L'incauta chiamata in causa di Togliatti
Da questi interrogativi ne nasce un altro: se questa è la posta in gioco è mai possibile che, uno come D'Alema, non un ragazzino alle prime armi, torni a valorizzare gli inciuci dicendo che a volte sono utili? Non solo. E' mai possibile che per sostenere le sue tesi balzane chiami in causa Togliatti, dando uno schiaffo alla storia, facendo apparrire il Pci come un partito dedito agli intrighi di palazzo . E ' mai possibile che D'Alema confonda inciucio con compromesso, che è lecito e praticabile in politica, fra forze diverse che si confrontano alla luce del sole, in Parlamento per adottare provvedimenti orientati al bene comune ? Quale "bene" risulterebbe da un inciucio per fare un favore al capo del governo rendendo legittima la sua lontananza dai processi, non consentendo ai giudici di svolgere il loro lavoro? Sarebbe , al contrario, un nuovo tassello nella strategia che punta alla demolizione della Costituzione. L'area che fa capo a Franceschini è costituita all'interno del Pd, ha preso le distanze da "teorie" inciucistiche".

Bersani ha una brutta gatta da pelare. Non è una questione interna, di partito, riguarda la maggior forza dell'opposizione. C'è il diritto, non solo degli iscritti, dei votanti per quel partito, ma di tutti i cittadini mobilitati a difesa della democrazia, della Costituzione, di chiedere al Pd di essere, fino in fondo, un partito di opposizione, solare, trasparente. Solo così la sinistra, le forze riformatrici possono aspirare a tornare a governare questo paese. Non con gli inciuci, non in tempi biblici.

da Indymedia

RIDIAMO UN PO'









Questa guerra vi è offerta da …

di Rita Pani
Non so se alla fine, nascosta tra le righe cavillose della finanziaria appena approvata a colpi di fiducia, ci fosse la brillante idea del ministro per la guerra la russa: privatizzare le spese di gestione dell’esercito. Io sono malfidata, e pensando tutto il peggio di questo governo sarei pronta a credere che a breve avremo l’Esercito S.P.A.

Come ogni privatizzazione italiana che si rispetti, nessuna trasparenza e molte imposizioni, a partire dal potere decisionale dello stesso ministro in merito alla spartizione di un intero ministero, e nemmeno uno qualunque. In sintesi, le forze armate italiane – la potente macchina bellica a difesa dello stato – diventerà una società privata e come tale avrà come unico obiettivo il profitto.
Lo scopo ultimo di questa lucida follia è infatti consentire una spesa annuale intorno ai 5 miliardi di euro, senza l’intervento parlamentare, e in più il modo in cui è stata studiata, permetterà di annientare la volontà e il dissenso popolare, attribuendo all’esercito compiti specifici anche nella gestione del settore energetico. Il progetto golpistico infatti, prevede di cedere non solo la gestione delle forze armate, ma di tutto il patrimonio immobiliare che passerebbe ai privati mantenendo le prerogative delle zone militari, nelle quale in piena logica “della casa della libertà” si potrà fare un po’ come cazzo gli pare. Non sappiamo dove mettere una centrale nucleare? Montiamola a Teulada, o al Salto di Quirra. Un termovalorizzatore per cui i cittadini del partito del No protestano? Facciamola nella caserma dei Carabinieri.

Questo ovviamente è solo uno dei pericoli più tangibili dell’ultima geniale trovata per lo smantellamento dello stato, perché come ogni cosa italica, nulla è chiaro e ben definito. Né la composizione del consiglio d’amministrazione dell’Esercito, né quali siano le reali competenze. Quel che è certo è l’utilizzo delle sponsorizzazioni in campo militare. C’è chi già si figura l’utilizzo delle frecce tricolori a scopi pubblicitari, che ne so? Magari le frecce tricolori utilizzate per messaggi pubblicitari da scrivere in cielo; ma perché non marchiare le bombe da lanciare in Afghanistan con: “Questa bomba ti è stata offerta da Divani e Sofà?” Magari le macchine dei Carabinieri potranno utilizzare il display a scorrimento sul tettuccio: “Rallentare… Hai la diarrea? Imodium … Pericolo Incidente … Rallentare … Mangiato pesante?...”

Ironia a parte, mi pare chiaro che ormai il popolo, il paese, la democrazia, la libertà, i diritti e persino i doveri dello stato, siano cose sorpassate. Il paese azienda inizia ad assumere una forma più inquietante di quella che qualunque teoria fantasiosa avrebbe mai potuto immaginare. Sono gli ultimi colpi per lo smantellamento definitivo dello stato. Fare danaro è l’unico scopo di questo governo. Persino gente come Craxi e De Lorenzo appaiono oggi dilettanti ladri di polli, al confronto di questi veri criminali.

Auguri, eh.

da Indymedia

ELIO E LE STORIE TESE - PARCO SEMPIONE



Nella canzone, gli Elii puntano il dito contro la giunta regionale rea, sostengono, di avere raso al suolo il bosco di Gioia all’interno del parco milanese citato nel titolo per fare posto a un grattacielo, ignorando una raccolta di firme e uno sciopero della fame promossi da Rocco Tanica, il tastierista del “Complessino”.

ELIO E LE STORIE TESE - PARCO SEMPIONE

Parco Sempione, verde e marrone dentro la mia città.
Metto su il vibro, leggo un bel libro, cerco un po’ di relax.
All’improvviso, senza preavviso, si sente un pim, pam, pum:
Un fricchettone forse drogato suona e non smette più.
Bonghi: questo fatto mi turba perché suona di merda,
Non ha il senso del ritmo e non leggo più il libro.
Quasi quasi mi alzo, vado a chiedergli perché
Ha deciso che, cazzo,
Proprio oggi niente lo fermerà.
Piantala con ’sti bonghi, non siamo mica in Africa.
Porti i capelli lunghi ma devi fare pratica.
Sei sempre fuori tempo, così mi uccidi l’Africa
Che avrà pure tanti problemi
Ma di sicuro non quello del ritmo.
Dai barbun cerca de sunà mei
Che sun dree a fa balaa i pee
Anca si go vutant’ann
Vu gio’ in balera cun la mia miee
Oeh che du bal
Te me scepet l’uregia
Ti, i to sciavatt e i bonghi
“Caro signore, sa che le dico? Questa è la libertà.
Sono drogato, suono sbagliato anche se a lei non va.
Non vado a tempo, lo so da tempo, non è una novità.
Io me ne fotto; cucco di brutto grazie al mio pim, pum, pam”
Bonghi: questa cosa mi turba e mi sento di merda.
Quasi quasi mi siedo ed ascolto un po’ meglio.
Forse forse mi sbaglio, forse ho preso un abbaglio.
Forse? Forse un bel cazzo.
Fai cagare, questa è la verità.
Ora ti sfondo i bonghi per vendicare l’Africa,
Quella che cucinava l’esploratore in pentola
Ti vesti come un rasta ma questo, no, non basta:
Sarai pure senza problemi, ma di sicuro ci hai quello del ritmo.
Te tiri ‘na pesciada in del cuu
Va a ciapaa i ratt
Te podet vend domaa el to ciculatt
“Ecco spiegato cosa succede in tutte le città:
Io suono i bonghi, tu me li sfondi.
Di questo passo, dove si finirà?”
Ecco perché qualcuno pensa che sia più pratico
Radere al suolo un bosco considerato inutile.
Roba di questo tipo non si è mai vista in Africa,
Che avrà pure tanti problemi ma di sicuro non quello dei boschi.
Vorrei suonare i bonghi come se fossi in Africa,
Sotto la quercia nana in zona Porta Genova.
Sedicimila firme, niente cibo per Rocco Tanica
Ma poi il bosco l’hanno rasato mentre la gente era via per il ponte
Se ne sono battuti il cazzo, ora tirano su un palazzo.
Han distrutto il bosco di Gioia questi grandissimi figli di troia.

«Ridevano mentre mi davano fuoco»


di Andrea Palladino
Aveva venduto le terre per lasciare l'India, per il suo viaggio verso l'Europa, verso l'Italia. Oggi Navtej Singh, 35 anni, cammina a stento, si muove quasi solamente sulla sedia a rotelle, e la notte i dolori atroci sulle gambe distrutte dalle fiamme gli impediscono di dormire. La sua vita è cambiata la notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio, nella piccola stazione di Nettuno, sul litorale romano. «Erano in tre, uno ha gettato la benzina e l'altro ha dato fuoco, era come un animale», ha raccontato ieri nel Tribunale di Velletri, davanti alla sezione penale che sta giudicando due dei tre ragazzi che tentarono di ucciderlo con il fuoco dieci mesi fa. Il più giovane, il sedicenne S.F., è già stato condannato per tentato omicidio dal tribunale dei minori di Roma e dovrà scontare nove anni e quattro mesi di reclusione.
La deposizione di Navtej Singh è durata più di due ore, in un'aula stipata, davanti ai due imputati Francesco Bruno, 20 anni, e Gianluca Cerreti, 30 anni. «Si, li riconosco - ha detto alla fine della deposizione - e sono sicuro al cento per cento: quello più magro ha gettato la benzina e l'altro si è avvicinato con l'accendino e mi ha dato fuoco». Nessuna parola, nessuna giustificazione: «Ridevano, dicevano solo dai, dai...». Un male tanto banale da sembrare irreale, irriconoscibile, insensato.
Poi il pianto finale di Navtej Singh, quando il presidente gli ha chiesto come reagisce oggi quando vede il fuoco: «Se lo vedo in televisione ho paura, tanta paura».
La dinamica ricostruita dal giovane indiano spiega senza bisogno di commenti quella che sembra una vera e propria volontà omicida. Navtej Singh era arrivato alle 23 a Nettuno, con l'ultimo treno partito da Roma. Si spostava per cercare lavoro, non aveva un posto dove dormire. Quella notte la pioggia era intensa e non c'era più nessuno nell'atrio della piccola stazione di Nettuno. Dorme su una panchina poco più di un'ora e poi inizia a girare sui marciapiedi. «Erano le 2 e sono arrivati i tre ragazzi - ha ricordato - che mi hanno chiesto una sigaretta; gli ho detto che non l'avevo e sono andati via». Passano circa venti minuti e i tre tornano. «Si sono avvicinati, ero seduto sulla panchina e senza dire nulla, solo ridendo, mi hanno spruzzato della vernice in faccia», ha raccontato con l'aiuto di un interprete. Poi sono partite le botte: «Ho abbassato il viso, cercando di pulirmi gli occhi ed ho sentito una colpo sulla nuca, sembrava una bottiglia. E poi le botte, sul fianco, sulle gambe, mi sembrava che usassero un bastone». Colpi duri, in silenzio, fino a lasciarlo tramortito.
Sono quasi le due e mezza di notte, in una stazione di fatto abbandonata, dove solo chi è senza casa passa le ore notturne. I tre lasciano Navtej Singh solo per una ventina di minuti, il tempo di preparare il secondo assalto. «Tornano in fila, l'ultimo aveva con se una piccola tanica - ha continuato - e quello più grasso (probabilmente il minore, ndr) si posiziona sull'ingresso della stazione». E' un attimo, uno dei due maggiorenni - secondo quanto è stato ricostruito ieri - gli versa la benzina sul petto e sulle gambe, mentre il secondo con un accendino accende il fuoco. «Ridevano, ridevano», ricorda Singh.
I volti dei due ragazzi erano impassibili. Solo per un attimo il trentenne abbassa lo sguardo, accenna appena ad un sorriso, per poi scuotere la testa. Non guardano verso i genitori sul fondo dell'aula, anche loro lividi, tesi.
Non sono solo due ragazzi balordi ad essere giudicati dal Tribunale di Velletri. «So' normali, ridevano, erano come sempre», ricorda una loro amica, che li vide subito dopo, verso le sei del mattino. «Parlavano tra loro ridevano, ma non so cosa si sono detti», ha spiegato mentre il pm cercava di strappare almeno un pezzo della verità che nessuno ancora è in grado di trovare. E si scopre che già altre volte il gruppo di ragazzi aveva insultato dalla macchina dei senza tetto, gridando «Vattene, puzzi, qui non ci puoi stare». Ma a Nettuno capita anche che il ragazzo che soccorse il povero Singh oggi non possa più uscire di casa: «Mi chiamano infame, e vengo aggredito, a Nettuno non posso più farmi vedere», ha raccontato ieri ai giudici E.M., poco più che trentenne. Tremava e la notte non riesce più a dormire: «Scusatemi, ho ancora gli incubi, preferisco non parlare più».

da Il Manifesto

Campagna di Natale contro i respingimenti. Partecipa anche tu



MARSIGLIA - "Come uno uomo sulla terra" vince il premio internazionale Gran Prix CMCA del documentario e reportage Mediterraneo di Marsiglia. E insieme a Asinitas, Zalab e Fortress Europe lancia una nuova campagna contro i respingimenti in Libia. Fate un regalo a un politico. Regalategli una copia del documentario che per primo ha raccontato le violenze delle carceri libiche finanziate dall'Italia dove sono respinti migranti e rifugiati intercettati nel Canale di Sicilia. Perché nessuno dica che non sapeva.

L'editore del dvd+libro Infinito ha garantito per l'iniziativa un prezzo speciale di 13 euro anziché 15. Gli autori rinunciano ai propri diritti sulle copie vendute durante la campagna, i cui proventi andranno ai protagonisti del film.

Da oggi e fino al 6 gennaio sul sito del film ognuno di voi potrà regalare una copia del documentario sulla Libia a un parlamentare, un ministro, un prefetto, un parlamentare europeo, un segretario di partito, un sindaco, un assessore. E poi spediteci il loro nome.

Già perché pubblicheremo sul blog i nomi di tutti i politici a cui il film sarà stato spedito. E a loro chiederemo tutti insieme, noi autori e voi "donatori", risposte concrete alla drammatica situazione di abuso e violenza che vivono migliaia di uomini, donne e bambini nei centri di detenzione libici finanziati dall'Italia.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI
http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/2007/12/natale-come-un-uomo.html


da Fortress Europe