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mercoledì 17 febbraio 2010

Razzismi: «I meridionali sono meno intelligenti»

Nuova teoria di Richard Lynn: «La causa è mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e dell'Africa»

È autore di discusse ricerche sulle differenze mentali in base a razza e sesso

«I meridionali sono meno intelligenti»

MILANO - Richard Lynn, docente emerito di psicologia all'università dell'Ulster a Coleraine, in Irlanda del Nord, è famoso per le sue teorie a dir poco provocatorie.
Ritiene che esistano differenze nell'intelligenza degli individui in base alla razza e al sesso: una ricerca lo ha portato a dire che le donne sono meno intelligenti perché hanno il cranio più piccolo dei maschi, un'altra che la pelle più chiara corrisponde a una maggiore capacità mentale.

MENO INTELLIGENTI - L'anno scorso lo studioso ha pubblicato uno studio sulla rivista Intelligence che chiama in causa direttamente il nostro Paese. Il titolo è: «In Italy, north-south differences in IQ predict differences in income, education, infant mortality, stature and literacy» («Le differenze nel QI tra nord e sud Italia corrispondono a differenze nel reddito, educazione, mortalità infantile, statura e alfabetizzazione»). Ecco la teoria: il sud Italia è meno sviluppato del nord perché i meridionali sono meno intelligenti dei settentrionali. Anzi, mentre nel nord Italia il quoziente intellettivo è pari a quello di altri Paesi dell'Europa centrale e settentrionale, più si va verso sud più il coefficiente si abbassa. La causa, spiega Lynn, è «con ogni probabilità da attribuire alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del nord Africa». Osservazioni che non sfigurerebbero in un pamphlet razzista.

«GRAVI LIMITI» - Lynn liquida secoli di studi sulla questione meridionale teorizzando che al pari della statura, dell'istruzione e del reddito, da nord a sud l'intelligenza media della popolazione scenda fino a toccare il punto più basso in Sicilia. I più intelligenti d'Italia, secondo Lynn, sono concentrati in Friuli. Roberto Cubelli, presidente dell'Associazione italiana di psicologia, ha criticato lo studio per i «gravi limiti teorici, metodologici e psicometrici (inadeguatezza degli strumenti di misura, arbitrarietà della procedura di analisi, mancata definizione di intelligenza), attualmente in discussione presso la comunità scientifica». Inoltre Cubelli attacca lo studioso irlandese per l'uso di «modelli teorici che si sono già rivelati falsi e ingiustificati e che possono legittimare comportamenti individuali e scelte politiche di impronta razzista e di discriminazione sociale».

TEORIE DISCUTIBILI - Lynn non è nuovo a teorie discutibili: negli anni '70 sostenne che gli abitanti dell'Estremo Oriente sono più intelligenti dei bianchi e nel 1994 nel libro «La curva a campana» teorizzò che nella popolazione di colore, una pigmentazione più chiara corrisponde a un quoziente intellettivo più alto, derivato proprio dal mix con i geni caucasici. Nello studio pubblicato da Intelligence, afferma che «il grosso della differenza nello sviluppo economico tra nord e sud può essere spiegato con la variabilità del QI» e che, in sintesi, nel sud Italia la qualità del cibo è più scadente, si studia meno, ci si prende meno cura dei figli e che almeno dal 1400 il Meridione non partorisce «figure di spicco» nelle arti e nella politica.

da Indymedia

Libia, Tripoli contro tutti

La crisi tra Tripoli e l'Unione europea non accenna a smussarsi: tre italiani atterrati lunedì sera nella capitale libica sono stati respinti dalle autorità aeroportuali, portando a nove il numero dei nostri concittadini costretti fare dietrfront. Seguendo il consiglio della Farnesina di non recarsi inel paese nordafricano, molti passeggeri hanno preferito non partire. Fra i nove italiani, uno è un turista e otto sono dipendenti di alcune ditte italiane in Libia. La Libia ha infatti sospeso il rilascio dei visti di ingresso ai cittadini di tutti gli Stati dell’area Schengen. La conferma è arrivata da un funzionario dello scalo di Tripoli, che non ha voluto entrare nei dettagli della misura: «È stata presa questa decisione: nessun visto agli europei, tranne ai britannici». Il giornale libico "Oea", legato al figlio di Muammar Gheddafi, aveva diffuso per primo la notizia riferendo di un provvedimento relativo ai paesi dell’area Schengen, che comprende Svizzera, Norvegia e Islanda. Gran Bretagna e Irlanda non fanno parte dell’area Schengen.
Una vera e propria «ritorsione» alla misura presa da Berna nei confronti di Muhammar Gheddafi e di altri 187 libici, banditi dalla federazione elvetica. Secondo il quotidiano Oea, «le autorità svizzere hanno preso la decisione di vietare a 188 personalità libiche l’ingresso nel Paese» e tra queste parlamentari e funzionari «dell’apparato di sicurezza, di quello militare e di quello economico». Una scelta, si legge sul quotidiano, che «potrebbe minare gli interessi della Svizzera» e alla quale Tripoli potrebbe reagire con «misure reciproche».
Ma la faida è incorso da parecchi mesi. Il tutto ha avuto inizio con l’arresto del figlio di Gheddafi, Hannibal, nel luglio del 2008. Al fermo, anche se per poche ore, di Hannibal e della moglie con l’accusa di aver maltrattato due dipendenti di un albergo di Ginevra, la Libia rispose con il processo a due uomini d’affari svizzeri accusati di violazioni del permesso di soggiorno e di attività illegali. I due sono costretti da allora a vivere nell’ambasciata elvetica. Un tribunale libico ha poi comminato nei confronti di uno di loro una multa; le accuse contro l’altro sono state lasciate cadere..
In attesa di una decisione di Bruxelles intanto sono 40 gli italiani che, ieri sera, sono stati trattenuti all’aeroporto di Tripoli dalle autorità libiche. Di questi, tre sono stati rimpatriati con lo stesso aereo sul quale erano arrivati. Degli altri 37, sono 22 quelli ancora bloccati all’aeroporto di Tripoli. Lo ha riferito il console generale d’Italia Francesca Tardioli. «Stiamo dando assistenza e stiamo cercando di risolvere tutti i casi singolarmente», ha detto Tardioli, che da ieri sera si trova allo scalo internazionale della capitale libica.
Dallo scorso 12 dicembre 2008, anche la Svizzera ha il potere di bloccare la concessione dei visti, essendo entrata nell’area di Schengen. Berna ha dunque cancellato i controlli sistematici delle persone alle frontiere con Austria, Francia, Germania e Italia, acquistando però il diritto di veto sul rilascio di visti a cittadini esterni all’area. Tripoli, d’altro canto, non è nuova ad accusare l’Ue di dare “solidarietà sistematica e programmatica” a Berna, limitando i visti Schengen ai cittadini libici. Per Pierluigi Bersani, «è corretto che il tema della Libia venga posto nella dimensione europea. Poi il governo italiano qualche volta fa l'iper protagonismo con Gheddafi, qualche volta si defila un po'. Questa e' pura navigazione».

''Il Governo italiano fa bene a chiedere a Berna spiegazioni sulla cosiddetta 'lista nera' ma francamente stare a ruota di Gheddafi non e' un bel vedere''. E' quanto afferma Orazio Licandro, della segreteria nazionale del PdCI - Federazione della sinistra. Mentre per l'Idv Italia dei valori considera "assurdo e inaccettabile" il comportamento della Libia: «Impedire l`accesso ai cittadini dei paesi europei dimostra quanto il leader libico sia lontano anni luce dal concetto di democrazia - afferma il vicepresidente dei deputati dipietristi Fabio Evangelisti - E` ora che il governo e questa maggioranza si liberino una volta per tutte da un`incomprensibile e assurda sudditanza e reverenza nei confronti del leader libico", conclude Evangelisti.

da Indymedia