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lunedì 12 ottobre 2009

Appello di Alex Zanotelli: il governo non privatizzi l'acqua

di Alex Zanotelli -

E’ un bene comune, un diritto fondamentale dell’ umanità: per rispetto alla democrazia l’acqua deve essere di tutti”.


Non avrei mai immaginato che il paese di Francesco d’ Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di “sorella acqua” diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l’acqua. Un mese fa abbiamo avuto l’ultimo tassello che porterà necessariamente alla privatizzazione dell’acqua. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 9/09/2009 delle “Modifiche” all’articolo 23 bis della Legge 133/2008. Queste “Modifiche” sono inserite come articolo 15 in un Decreto legge per l’adempimento degli obblighi comunitari. Una prima parte di queste Modifiche riguardano gli affidamenti a privati dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti.
Le vie ordinarie – così afferma il Decreto – di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica è l’affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara, deve possedere non meno del 40% ed essere socio ”industriale”. In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SPA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SPA quotate in borsa.

Questo decreto è frutto dell’accordo tra il Ministro degli Affari Regionali, Fitto e il Ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno.
E’ la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni? E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, oggi, portata avanti brillantemente dalla destra. A farne le spese è sorella acqua. Oggi l’acqua è il bene supremo che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’incremento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo ( in milioni di morti per sete!). Ancora più incredibile per me è che la gestione dell’acqua sia messa sullo stesso piano della gestione dei rifiuti! Questa è la mercificazione della politica! Siamo anni luce lontani dalla dichiarazione del Papa Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate dove si afferma che l’”accesso all’acqua” è” diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzioni e discriminazioni”.Tutto questo è legato al diritto primario della vita”.La gestione dell’acqua per il nostro Governo è assimilabile a quella dei rifiuti! Che vergogna! Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico-finanziari. E’ la morte della politica!

Per cui chiedo a tutti di:
- protestare contro questa decisione del governo tramite interlocuzioni con i parlamentari, invio di e.mail ai vari ministeri…
- chiedere ai parlamentari che venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora ‘dorme’ nella Commissione Ambiente della Camera;
- chiedere con insistenza alle forze politiche di opposizione che dicano la loro posizione sulla gestione dell’acqua e su queste Modifiche alla 23 bis;
- premere a livello locale perché si convochino consigli comunali monotematici per dichiarare l’acqua bene comune e il servizio idrico “privo di rilevanza economica”;
- e infine premere sui propri consigli comunali perché facciano la scelta dell’Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico: è l’unica strada che ci rimane per salvare l’acqua.
Sarà solo partendo dal basso che salveremo l’acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo così anche la nostra democrazia.
E’ in ballo la Vita perché l’Acqua è Vita.

Tratto da: domani.arcoiris.tv

12-18 ottobre: settimana contro l’omofobia, guarda in faccia la violenza

Lecce (salento) - Parte lunedì 12 ottobre, con la conferenza stampa presso l'Ateneo di Lecce, la manifestazione itinerante nel Sud Italia sulla violenza di genere e omofobica. Mostra itinerante nelle città e un documentario a scuola. Tappa di avvio a Lecce e provincia con sette giorni di iniziative.

Lunedì 12 ottobre '09 alle ore 10.30 nell’Aula Ferrari di Palazzo Codacci Pisanelli (ex Ateneo) in viale dell’Università a Lecce, si svolgerà la conferenza stampa di presentazione dell'evento “Guarda in faccia la violenza” con la partecipazione di ArciLesbica Nazionale e dei promotori locali: CGIL Lecce, Circolo ArciLesbica Salento “Le Pizzicanti” e Unione degli Universitari di Lecce.

Interverranno:


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Francesca POLO, Presidente nazionale Arcilesbica
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Antonella CAZZATO, Segretaria provinciale CGIL Lecce
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Alessandro MARTINES, Coordinatore provinciale UDU Lecce
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Monia DRAGONE, Presidente provinciale Arcilesbica Salento “Le Pizzicanti”
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Vincenzo NICOLÌ, Dirigente Scolastico Ist. Tecnico Stat. Attività Sociali "Deledda" di Lecce.

Il progetto Guarda in Faccia la Violenza è un evento di sperimentazione culturale e di animazione sociale che ricorre allo spazio pubblico, allo scopo di far emergere in contesti diversi il tema della violenza omofobica: da Lecce viene rilanciato come vera e propria campagna di comunicazione sociale contro lesbofobia e omofobia.

La campagna, promossa da ArciLesbica Nazionale, che ha ricevuto il sostegno dell'Ufficio di Coordinamento Nuovi Diritti della CGIL Emilia Romagna, e ha trovato lungo il suo cammino l’appoggio della CGIL di Lecce, di Reggio Emilia e di Napoli, dell’UdU di Lecce e la collaborazione dell'UDI (Unione donne italiane), di circoli ArciLesbica e Arcigay, si sposterà per le piazze di Lecce e provincia.

Tra le iniziative a Lecce è prevista anche la presentazione di un documentario che verrà proiettato presso l’Istituto tecnico statale per le attività sociali “Grazia Deledda”.

FAVA: "rendiamo SINISTRA e LIBERTA' un soggetto autonomo dagli altrui eventi congressuali."

Nonostante il Congresso dei Verdi si va avanti dandosi modalità, appuntamenti e procedure più spedite e più motivate e decidendo di battezzare in modo definitivo Sinistra e Libertà con un congresso prima delle prossime elezioni regionali.

Sovvertendo le previsioni, il Congresso dei Verdi ha scelto un segretario e un percorso politico incompatibili con il progetto di Sinistra e Libertà. Che accade adesso? Nulla. O meglio, tutto: nel senso che il nostro progetto da domani va avanti con più urgenza e con più responsabilità. Si va avanti per rendere Sinistra e Libertà un soggetto finalmente e definitivamente autonomo dagli altrui eventi congressuali.

Si va avanti continuando a considerare, con Grazia Francescato e con gli altri amici del vecchio gruppo dirigente dei Verdi, il profilo ambientalista come un tratto essenziale di questo nostro progetto, scegliendo di mantenere la decisione assunta a Napoli di aggiungere il termine “ecologia” al nostro logo.

Si va avanti in un processo che si deve dare modalità, appuntamenti e procedure più spedite e più motivate. Decidendo di battezzare in modo definitivo Sinistra e Libertà con un congresso prima delle prossime elezioni regionali.

Si va avanti lanciando, come già deciso, il nostro tesseramento domenica 18 ottobre, in una giornata che vorremo anche consacrare a una mobilitazione nazionale promossa da Sinistra e Libertà in difesa della Costituzione in tutte le piazze delle provincie italiane.

Si va avanti scegliendo che sia prioritaria, in questo processo, la politica: e dunque diventa centrale l’appuntamento di dicembre con i nostri Stati Generali. Alla discussione sulle forme della nostra organizzazione va affiancata subito una elaborazione e una proposta politica su questo tempo e su questo paese. Il gruppo di lavoro nazionale che si costituirà nei prossimi giorni, dopo le assemblee regionali, non dovrà essere il luogo in cui sommare le eredità culturali di ciascuno ma l’occasione per un nostro punto di vista originale, utile e consapevole sulla politica e sull’Italia.

Se Sinistra e Libertà non è mai stata la somma di alcuni, fragili partiti, è questo il momento in cui bisogna dimostrarlo. Non con le dichiarazioni di principio ma con i fatti della politica. Assumendo ciò che è accaduto a Fiuggi sabato scorso come una sollecitazione ad andare avanti: presto e bene. Senza voltarsi più indietro.

da sinistraelibertà.it

VERDI : BONELLI PRESIDENTE. IL PARTITO RESTA AUTONOMO


Angelo Bonelli e’ il nuovo presidente della Federazione dei Verdi. Quarantasette anni, ex consigliere regionale del Lazio, ex capogruppo alla Camera dei Verdi dal 2006 al 2008, la sua candidatura ha ottenuto 245 voti contro i 231 conseguiti da Loredana De Petris. Si e’ trattato di un vero e proprio colpo di scena, con un partito spaccato a meta’, perche’ all’apertura del Congresso degli ecologisti che si e’ svolto a Fiuggi nel fine settimana e che si conclude oggi con l’elezione dei gruppi dirigenti la candidatura di De Petris, spalleggiata anche dalla presidente uscente Grazia Francescato, poteva contare all’incirca sul 60% dei delegati. Non era presente al Congresso Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi dal 2001 al 2008, ex ministro dell’ambiente dal 2006 al 2008, che si vocifera tra i delegati abbia influenzato l’elezione di Bonelli sostenendola dall’esterno.

Al di la’ del risultato a sorpresa, l’elezione di Bonelli – sostenuta in particolare dal piu’ volte deputato Marco Boato – segna un’inversione di linea politica per i Verdi che fino alla vigilia del Congresso avevano fatto parte del progetto unitario di Sinistra e liberta’ (lanciato da Partito socialista, Sinistra democratica, ex di Rifondazione e del Pdci), le cui liste hanno ottenuto il 3,2% nelle elezioni europee dello scorso giugno. Bonelli ha infatti proposto di non sciogliere la Federazione dei Verdi e di rilanciarla sull’onda dei buoni risultati ottenuti recentemente dai partiti ecologisti in altri paesi europei come Francia e Germania. Quindi nell’assemblea congressuale hanno prevalso le posizioni di chi e’ convinto della necessita’ dell’autonomia politica e culturale dei Verdi. Questo esito avra’ sicuramente un effetto negativo sul progetto di Sinistra e liberta’ che proprio ieri ha subito un altro contraccolpo con l’invito di Bobo Craxi ai socialisti, in una assemblea che si e’ tenuta al Teatro Eliseo di Roma, di rilanciare la propria autonomia in polemica con il Partito socialista di Riccardo Nencini.

Cosa accadra’ tra i Verdi nei prossimi giorni? I toni del Congresso di Fiuggi sono stati molto aspri e piu’ volte si e’ sfiorata la rissa. Non e’ escluso che quanti sono d’accordo con il progetto di Sinistra e liberta’ (Grazia Francescato, Gianni Mattioli, Monica Frassoni, Paolo Centro, Loredana De Petris) possano abbandonare la Federazione dei Verdi.

Mentre imperversava la battaglia congressuale tra i Verdi italiani, i partiti ecologisti europei indicavano intanto in Monica Frassoni, ex parlamentare europeo per due legislature, la migliore soluzione per ricoprire il ruolo di portavoce del Partito dei Verdi europei. L’elezione dovrebbe avvenire domenica prossima a Malmoe, in Svezia, dove si riuniranno i delegati di trentasei partiti ecologisti. Tra una settimana Monica Frassoni fara’ ancora parte della Federazione dei Verdi italiani?.

BOBO CRAXI : “BASTA TABU TORNI IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO”

"No a ‘Sinistra e Libertà’"

Noi vogliamo rappresentare e mantenere vivo il Partito più antico e glorioso della Storia democratica del nostro Paese: il Partito socialista italiano”. E’ quanto ha dichiarato Bobo Craxi nel corso del proprio intervento alla Convention Nazionale di ricostituzione del Psi, in svolgimento in queste ore a Roma presso il teatro Eliseo. “Noi – ha spiegato Craxi – vogliamo riorganizzare una forza politica autenticamente riformista, che faccia leva sulle proprie idealità, sullo spirito di conservazione della propria storia, che esprima un punto di vista realistico sull’Italia che viviamo e che amiamo. Non è vero che il centrodestra non è messo nelle condizioni di governare.

Piuttosto, è vero che si inseguono dei riformismi ‘à la carte’. Nessuna delle grandi riforme preannunciate alla base per favorire la vittoria di Berlusconi hanno mai visto la luce: non quella della Giustizia, non quella del mercato del lavoro, né tantomeno quelle relative a questioni fondamentali come l’educazione pubblica, la sanità, i diritti civili, la sicurezza, il fisco. Al contrario, sono spesso state assunte decisioni fortemente discutibili, manifestando una propensione conservatrice e corporativa”. Craxi non ha risparmiato critiche anche al Pd e a Massimo D’Alema:”In Italia, la questione socialista è un tabù. Non lo dovrebbe essere, almeno per noi, ma lo è per la sinistra: è un ‘non problema’, una ‘non questione’, mentre resta il problema della sinistra italiana: la questione politica per eccellenza. Se la sconfitta elettorale aveva rappresentato un chiaro stop alla teoria dell’autosufficienza del Pd, quello che poi è seguito è stato un continuo’zig zag’suicida che li sta conducendo ad uno scontro congressuale dagli esiti abbastanza chiari, ma dagli sviluppi incerti”. Secondo Bobo Craxi “un grande Partito riformista, che guarda alla prospettiva di un’alternanza di governo e punta ad essere il perno di una vasta alleanza riformatrice, non può mantenersi ‘a braccetto’ con il Partito dell’antipolitica per eccellenza, l’anomalia delle anomalie: il Partito dell’ex pubblico ministero Antonio Di Pietro”. Craxi ha infine motivato il proprio dissenso e quello di molti socialisti italiani rispetto alla nascita del movimento ‘Sinistra e Libertà’, in cui sta confluendo parte del Ps: “Diciamo no a quell’alleanza – ha concluso Bobo Craxi -. E avremmo detto no con ancora più forza se non ci fosse stato negato il terreno politico che è proprio delle scelte impegnative: il Congresso generale degli iscritti. Ci si può chiedere di restare in minoranza all’interno del Partito socialista, ma non ci si può certo chiedere di restare minoranza in una corrente socialista a sua volta minoritaria rispetto a quello che si configura già come un Partito e che darà vita alle sue reti territoriali, che ha un leader riconosciuto e che, nei telegiornali, è già definito nuovamente come la ’sinistra radicale’…”.