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venerdì 28 maggio 2010

Imprese, gelo su Berlusconi E lui cita il Duce: non ho poteri


«Come vedreste Emma (Marcegaglia, ndr) a darmi una mano al ministero dello Sviluppo? Come la prenderanno in Confindustria? Alzi la mano chi dice sì». Silvio Berlusconi vorrebbe tornare ai suoi toni eroici, fatti di battute e slogan sostenuti da boatti di approvazione, davanti all’assise annuale di Confindustria. Così davanti alla platea riunita all’Auditorium - quest’anno più «ricca» vista l’occasione dei cento anni dell’Associazione - tenta ancora la carta dello scherzo. Ma sono in pochi a ridere, e ancora meno quelli che rispondono al suo invito: solo un paio di mani alzate . La battuta è tutta fuori tempo: nella grande sala c’è un gelo imbarazzato. Gli imprenditori restano freddi durante tutto il suo intervento, in cui peraltro il premier mostra la corda più volte.

Offre di sé l’immagine di un uomo stanco («cara Emma, sono vecchio non riesco a seguire bene le immagini», esordisce), chiede aiuto («conoscete l’indirizzo di Palazzo Chigi, se qualche imprenditore vuole venire a darci una mano...»), sulla manovra ammette che «è difficile tagliare le spese». Tenta di replicare a quell’attacco sferzato senza esitazione dalla presidented egli industriali contro la (mala) politica, a quel verdetto senza appello che Marcegaglia emette. «Se la maggioranza dovesse ridursi, per litigi o divisioni, all’impotenza - aveva declamato la presidente - si chiuderebbe nell’insuccesso la lunga promessa di una politica del fare». Parole come lame acuminate, che sembrano presagire un fallimento politico complessivo del berlusconismo.
E lui, in trincea a difendersi. «C’è qui Fini - dichiara facendo un cenno alla prima fila dove siede il presidente della Camera - e noi vi garantiamo che nei voti alla Camera la maggioranza sarà coesa». Qualche tempo fa sarebbe bastato un suo cenno, una sula parola: e forse neanche quella. Ma ora le imprese sono stanche. «Non incanta più» dice qualcuno. Soprattutto quando ripete i clichés ormai più che decennali. Come il «tradizionale: «Non potete prendervela con il governo. Noi siamo dei poveracci e abbiamo ereditato una situazione di decenni precedenti». La linea dell’irresponsabilità, dell’impossibilità a proseguire sulla strada del «governo del fare», delle mani legate. Stesso oerientamento espresso anche qualche ora più tardi a parigi. Citando Mussolini - «persona ritenuta un grande dittatore», si perita di specificare - Berlusconi dichiara: «Io non ho nessun potere, forse ce l'hanno i gerarchi, ma non io. Io posso solo decidere se far andare il mio cavallo a destra o a sinistra, ma niente altro».

Gli ostacoli al suo potere (assoluto) sarebbero tutti i dissenzienti: opposizione e soprattutto alleati non allineati. Nonostante tutto, tuttavia, il premier si ritiene ancora «in una posizione fortunata», sostiene, visto che ha ancora «il 60% dei consensi.
In casa confindustriale non sembrava proprio. Marcegaglia approva l’ultima manovra («di Tremonti» dichiara), ma chiede di più. Invoca riforme strutturali e sferra un attacco frontale al mondo della politica, incassando l’applauso più lungo. «Diciamolo chiaro: la politica dà occupazione a troppa gente in Italia - declama - Ed è l’unico settore che non conosce né crisi, né cassa integrazione». Il messaggio di fondo che parte dalle imprese punta dritto a un nuovo corso, ispirato alla concordia nazionale e sociale. Basta liti, basta contrapposizioni. Di fronte all’emergenza serve altro. Sul fronte del lavoro si chiede un patto allargato a tutte le forze in campo. «Serve una grande assise dell’Italia delle imprese e lavoro - dichiara Marcegaglia - Incontriamoci subito, entro l’estate, con l’obiettivo di una grande intesa per la crescita».

L’appello è rivolto anche a chi non ha siglato l’ultimo accordo sul modello contrattuale: la Cgil. Senza il sondacato di Epifani è impossibile cambiare l’Italia - spiegano fonti interne alla struttura - per questo la presidente rivolge l’ennesimo invito a una nuova unità. Ma l’«abbraccio» invocato sul fronte del lavoro, ha il suo «omologo» politico. Quella presa di distanza dalle contrapposizioni spalanca la strada alle ipotesi del Palazzo su un futuribile governo di unità nazionale. «Davanti alle scelte difficili che dovremo compiere - aggiunge la presidente - non ricomincino i soliti giochetti. Dell’opposizione e di parti della maggioranza. Serve unità nazionale, senso del Paese, fare cose per il bene del Paese». I radicalismi sono banditi. Eppure dal tramonto del berlusconismo si salva proprio la sua anima più radicale. Quella leghista, a cui anche ieri le imprese hanno strizzato l’occhio.

da Indymedia

Amnesty International: “l’Italia viola i diritti umani”.


Migliaia di rom residenti a Roma si trovano di fronte alla minaccia di subire molteplici violazioni dei diritti umani come effetto del nuovo piano destinato a chiudere buona parte dei campi della capitale.

Il "Piano nomadi" spiana la strada allo sgombero forzato di migliaia di rom e al trasferimento della maggior parte di essi, ma non di tutti, in campi ampliati o di nuova costruzione situati nella periferia di Roma.


Anche se sono state effettuate alcune consultazioni nei campi coinvolti dal "Piano nomadi", gli standard internazionali sui diritti umani richiedono che vangano consultate tutte le persone di cui è previsto lo sgombero. Coloro che saranno titolati a essere trasferiti verranno portati in altri campi, non in alloggi permanenti in cui molti rom vorrebbero vivere. Non avranno possibilità di scegliere in quale campo andare.

Molti temono che le loro prospettive d'impiego e la carriera scolastica dei figli verranno compromesse. Ma questi sono i fortunati. Agli altri non verrà fornito alcun alloggio alternativo: alcuni lasceranno Roma, altri troveranno un rifugio dove potranno, fino a quando non verranno di nuovo sgomberati.

Firma l'appello.

Commissario straordinario per l'emergenza nomadi a Roma
Prefetto Giuseppe Pecoraro
Prefetto di Roma
Via IV Novembre 119/a
00187 Roma

Egregio Commissario straordinario

Le scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione relativa al "Piano nomadi" che, qualora fosse attuato, causerebbe molteplici violazioni dei diritti umani dei rom.

Il piano contiene numerose disposizioni discriminatorie ed è mal concepito. Non risolverà i problemi sociali da cui ha preso le mosse né assicurerà il godimento del diritto all'alloggio alla maggior parte dei rom interessati.

La esortiamo quindi a rimandare l'attuazione del "Piano nomadi" e a rivederlo sulla base di un'appropriata consultazione con coloro che sono direttamente coinvolti, assicurando che la revisione del "Piano nomadi" rispetti il diritto a un alloggio adeguato.

La sollecitiamo inoltre ad assicurare che gli sgomberi siano eseguiti solo come soluzione estrema e nel pieno rispetto delle salvaguardie previste dagli standard europei e internazionali in materia di diritti umani.

La ringraziamo per l'attenzione.

http://www.amnesty.it/rom_diritto_alloggio

da Indymedia