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domenica 31 maggio 2009

La Fininvest è nata da Cosa Nostra (La Padania - 1998)

I "Verdani": chi erano, chi sono!


[aggiornato il 15 Aprile 2009] Leggi il nuovo post sullo stesso argomento completo di scansioni e trascrizioni degli articoli originali


Il titolo di questo post non è farina del mio sacco bensì del quotidiano “La Padania” che in quel modo titolava un articolo pubblicato nell’ Ottobre del 1998.
In quegli anni non correva buon sangue tra il Cavaliere e la Lega Nord e il quotidiano della Lega si lanciò in una serie interminabile di articoli pesantissimi tutti riguardanti le origini mafiose delle fortune del
presidente del consiglio.
Successivamente quegli articoli sono scomparsi. La Padania li ha tolti di mezzo e cercando con Google si riescono a rintracciarne solo i titoli o al massimo qualche stralcio.
Oggi però, dopo aver rivisto un elenco che riporta i link originali degli articoli stessi mi è venuta l’idea di utilizzarli per consultare archive.org.
Per chi non conosce archive.org apro una breve parentesi.
Mentre i normali motori di ricerca si limitano a girare per il web salvando il contenuto delle pagine trovate per poi aggiornarlo di volta in volta, archive.org salva tutte le copie che trova rendendo possibile la navigazione temporale nel sito oggetto della ricerca. Non basta quindi cancellare un qualcosa di scomodo per farlo sparire perchè quasi sempre la memoria storica di Internet lo immortala rendendolo eterno.
E’ il caso del quotidiano La Padania. Consultando l’archivio, infatti, sono riuscito a trovare le copie originali di quegli articoli oggi così importanti per capire l’onestà e la coerenza di chi ci governa!.
Rileggerli fa una certa impressione perchè ad accusare il premier è la testata del partito di alcuni dei suoi stessi ministri, dell’alleato attualmente più prezioso.
Eccovi i link di questi incredibili articoli. Fare un riassuntino per ciascuno mi è sembrato inutile poichè i titoli parlano da soli:
-La Fininvest è nata da Cosa Nostra - Matteo Mauri - 27 Ottobre 1998
Parla meneghino ma è di Palermo - 22 Luglio 1998
-Silvio riciclava i Soldi della Mafia - 7 Luglio 1998
-C’è una legge inapplicata: Berlusconi è ineleggibile - Davide Caparini - 25 Novembre 1999
-Imprenditore o politico è il momento della scelta - Chiara Garofano - 8 Novembre 1998
-Fu Craxi a spingere Berlusconi in politica - 5 Maggio 1998
-Un biscione di miliardi in Svizzera - Emilio Parodi - 3 Novembre 1998
-Le sedici cassaforti occulte - Max Parisi - 29 Settembre 1998
-Soldi sporchi nei forzieri del Berlusca - 2 Luglio 1998
-Così il biscione di mise la coppola - 10 Luglio 1998
-Le gesta di Lucky Berlusca - Max Parisi - 30 Agosto 1998
[aggiornato il 6 Luglio] -Berlusconi Mafioso? 11 domande al cavaliere per negarlo. - Max Parisi - 8 Luglio 1998


BOB MARLEY - ONE LOVE



BOB MARLEY - One Love
(People Get Ready)

One love
One heart
Let's get together and feel alright
Here the children crying
Saying-Give thanks and praises to the Lord
And I will feel alright
Saying-Let's get together and feel alright
Let them all pass their dirty remarks
There is one question I'd really love to ask
Is there a place for the hopeless sinner
Who has hurt all mankind
Just to save his own
Believe me
One love
One heart
Let's get together and feel alright
As it was in the beginning
So shall it be in the end
Give thanks and praises to the Lord
And I will feel alright
Let's get together and feel alright
One more thing
Let's get together to fight this holy Armageddon
So when the man comes
There will be no-no Doom
Have pity on those
Whose chances grows thinner
There ain't no hiding place
From the Father of creation
Saying-One love
One heart
Let's get together and feel alright
I'm pleaing to mankind
One love
One heart
Give thanks and praises to the Lord
And I will feel alright
Let's get together and feel alright
Give thanks and praises and feel
Alright-Let's get together and feel alright

BOB MARLEY - UN SOLO AMORE

Un solo amore
Un solo cuore
Uniamoci e sentiamoci bene
Qui i bambini stanno piangendo
Dico - Lodiamo e ringraziamo il Signore
E mi sentirò bene
Dico-Uniamoci e sentiamoci bene
Lasciamo correre i loro sporchi rilievi
C'è una sola domanda che davvero vorrei fare
Esiste un posto per il peccatore senza speranza
Che ha ferito tutta l'umanità
Soltanto per fare il proprio interesse?
Credi in me
Un solo amore
Un solo cuore
Uniamoci e sentiamoci bene
Com'è stato in principio
Così sarà alla fine
Lodiamo e ringraziamo il Signore
E mi sentirò bene
Uniamoci e sentiamoci bene
Ancora una cosa
Uniamoci per combattere questo sacro Armageddon
Così che quando l'uomo verrà
Non ci sarà alcun Giudizio
Abbi pietà di coloro
Che vedono assottigliarsi le loro possibilità
Non vi saranno nascondigli
Dal Padre del Creato
Dico - Un solo amore
Un solo cuore
Uniamoci e sentiamoci bene
Mi appello all'umanità
Un solo amore
Un solo cuore
Lodiamo e ringraziamo il Signore
E mi sentirò bene
Uniamoci e sentiamoci bene
odiamo e ringraziamo e sentiamoci
Bene - Uniamoci e sentiamoci bene

"Siamo tutti clandestini" - Più di 10.000 in piazza - Provocazione fascista

Il corteo contro le politiche securitarie in materia di migrazioni ha visto oggi scendere nelle piazze della capitale migliaia di persone, intenzionate a ribadire che non ci possono essere confini sulla pelle di uomini e donne che espatriano in cerca diuna vita dignitosa, spesso in fuga da guerre che la nostra fortezza Europa non manca di provocare o finanziare. Nonostante una blindatura da stato d'assedio e il tentativo provocatorio d'infiltrazione fascista a scopi di disturbo, la manifestazione ha ragiunto il centro cittadino, attraversando i principali quartieri della capitale ad alta densità migrante. Presente anche una delegazione che viene da Castelvolturno.

"Siamo tutti clandestini", "Noi la crisi non la paghiamo", "Se non cambierà, lotta dura sarà", gli slogan più gridati dalla manifestazione.

A inizio corteo sono anche stati ricordati i 2 compagni arrestati al NoG8 dell'università lo scoso 19 maggio a Torino.

17.10 Provocazione fascista
Un gruppo di fascistelli tenta di infiltrarsi nel corteo contro il G8 ma sono stati riconosciuti dagli stessi manifestanti che li hanno allontanati e rincorsi. L'episodio, al quale sono seguiti momenti di tensione, è accaduto all'altezza di piazza Vittorio al passaggio del corteo. Cinque compagni della rete 'skinhead 'Rash', gruppo antifascista europeo, sono stati fermati dalla polizia dopo i tafferugli scoppiati a seguito della provocazione fascista.

h 16 : Si va lentamente riempiendo piazza di Porta Maggiore a Roma da dove partirà il corteo contro il G8 e contro il pacchetto sicurezza. Nella grande piazza ci sono già migliaia di persone. "Diritti di cittadinanza globale - contro il G8 della crisi e del razzismo" si legge sullo striscione che aprirà la sfilata.

Questa mattina la polizia ha nuovamente fermato ed allontanato alcuni giovani antirazzisti da Piazza Venezia: G8, bloccati con striscioni a piazza Venezia

Bloccati anche alcuni compagni baschi incatenatisi all'ambasciata di Spagna

da Infoaut

Migliaia di persone a Sarroch per i funerali dei tre operai morti alla Saras

Migliaia di persone hanno dato l'addio questo pomeriggio ai tre operai morti martedì scorso nell'incidente alla Saras di Sarroch. I funerali di Gigi Solinas, Daniele Melis e Bruno Muntoni, si sono svolti ieri pomeriggio nella chiesa di San Pietro a Villa San Pietro, loro paese natale, distante pochi chilometri dalla raffineria.

Erano presenti amici, parenti, compaesani, compagni di lavoro, sindacalisti, esponenti politici e autorità. Tra questi il presidente della Regione Ugo Cappellacci, il presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo e il segretario del Pd Dario Franceschini, il sottosegretario al Lavoro Pasquale Viespoli e l'amministratore delegato della Saras Massimo Moratti.

Davanti alle tre base bianche l'arcivescovo di Cagliari Giuseppe Mani ha definito i tre operai vittime della tragedia «simbolo della fratellanza e della dignità nel lavoro». Il sindaco di Villa San Pietro, Matteo Muntoni, parlando durante la cerimonia, ha proposto la creazione di una fondazione «26 maggio 2009», giorno della morte dei tre operai, che curi, ogni anno in quella data, un monitoraggio del rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Hanno parlato il padre e il fratello di Daniele Melis ricordando che il loro congiunto oggi avrebbe compiuto 29 anni e rimarcando l'appello del presidente della Repubblica del primo maggio per una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. Massimo Moratti ha lasciato i banchi dove assisteva alla cerimonia per stringere le mani a tutti i parenti dei tre operai che sedevano alla destra della tre bare poste al centro della chiesa.

La cerimonia si è conclusa e le tre bare con i corpi degli operai della Comesa sono state portate fuori tra gli applausi delle migliaia di persone che si accalcavano all'esterno della parrocchia.

L'Aquila, protestano i residenti del centro "No alle crociere, vogliamo le nostre case"

Forte tensione a L'Aquila dove alcune centinaia di cittadini aderenti al comitato 'L'Aquila un centro storico da salvare', hanno cercato di entrare in corteo nella "zona rossa" del centro storico rivendicandone la "proprietà". Il sindaco, Massimo Cialente, ha bloccato la folla e spiegato che non era possibile accedervi per motivi di sicurezza viste le scosse di questa notte. Alla fine si è tenuto un piccolo corteo che però non ha calmato la rabbia degli aquilani. E si ironizza sull'ultima promessa del premier: "Rinunciamo alle crociere per rientrare nelle nostre caseMomenti di tensione all'Aquila in occasione del corteo organizzato dall'associazione "L'Aquila un centro storico da salvare". I proprietari delle case hanno cercato di entrare in corteo nella "zona rossa" del centro storico rivendicandone la "proprietà". Il sindaco, Massimo Cialente, ha bloccato la folla parlando da un megafono e spiegando che non era possibile accedere al centro per motivi di sicurezza, viste anche le continue scosse. Alla fine si è tenuto un piccolo corteo che però non ha calmato la rabbia degli aquilani. E si ironizza sull'ultima promessa del premier: "Rinunciamo alle crociere per rientrare nelle nostre case"

AUDIO "Rivogliamo le nostre case, le crociere ci fanno sorridere"
GUARDA Le immagini della manifestazione

Circa 500 persone aderenti ai comitati che sollecitano la ricostruzione del centro storico si erano dati appuntamento nei pressi della Fontana Luminosa per dare vita a una manifestazione. Da qui, in corteo, avrebbero dovuto raggiungere via Strinella, senza percorrere le strade del centro. Poi hanno cambiato idea e cercato di violare la "zona rossa".

Il sindaco, Massimo Cialente, ha bloccato il corteo perché, date le ultime scosse di questa notte, non è possibile entrare nel centro storico per motivi di sicurezza. Alle ore 4.55 la terra ha tremato di nuovo con una magnitudo di 3.5 gradi. Nella notte sono state registrate altre 6 scosse, tutte al di sotto dei 3 gradi di magnitudo, che non sono state avvertite dalla popolazione.

I manifestanti, tutti muniti di casco, hanno quindi iniziato a urlare all'indirizzo di Cialente "La città è nostra!". Dopo una trattativa le forze dell'ordine, insieme al sindaco, alla presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, al deputato Giovanni Lolli e a esponenti della Fiom-Cgil, hanno organizzato dei cordoni di sicurezza intorno ai manifestanti ed è partito un corteo che dalla Fontana luminosa attraverso corso Federico II e i Quattro cantoni, è arrivata alla piazza del Municipio per poi tornare indietro.

I manifestanti - compresi sindaco e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane - si sono poi riuniti nel parco del castello dove si susseguono interventi per discutere le richieste da presentare al Governo e alla Protezione Civile.

"Le crociere ci fanno ridere – ha commentato Luisa Leopardi presidentessa dell'associazione "L'Aquila un centro storico da salvare" –. Siamo pronti a rinunciare alle vacanze, rivogliamo le nostre case. Qui le strade che portano al centro non sono state ancora messe in sicurezza e non possiamo raggiungere le nostre abitazioni. Sarebbe meglio spendere i soldi in maniera migliore"

da Indymedia

sabato 30 maggio 2009

[Roma] Al via il G8 su sicurezza e immigrazione: azioni simboliche in città, 5 fermati. Domani corteo nazionale

Apre oggi i lavori il G8 su immigrazione e sicurezza, in una Roma blindata che vedrà domani, in occasione del corteo, dislocati quasi 6mila forze dell'ordine. Un G8 degli Interni che la Rete No G8 vuol contestare, e che ha visto già nella giornata di ieri un primo momento di lancio del corteo nazionale di sabato 30 maggio, è stata occupata la sede dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Quest'oggi invece blitz e azioni dislocate in vari punti della capitale. Stamattina sortita nella sede dell'anagrafe, poi azione alla Marina Militare, infine comparsata di San Papier nella basilica di Santa Maria Maggiore, all'Esquilino, quartiere multietnico di Roma. Muniti di striscioni e vernici i No G8 hanno quindi proseguito anche quest'oggi la contestazione del G8 su immigrazione e sicurezza. La giornata non è comunque ancora finita: alle 17 è fissato un presidio dinnanzi al Cie di Ponte Galeria, luogo nel quale alcune settimane fa si è suicidata una migrante. Intanto nelle azioni di questa mattina sono stati fermati e denunciati per manifestazione non autorizzata 5 attivisti, 1 italiano e 4 migranti.

Domani il corteo contro G8, razzismo e deriva securitaria. Il concentramento è fissato alle ore 15 nel centro città, la manifestazione partirà da Porta Maggiore e si concluderà in piazza Navona.

da Infoaut

La Shell e Ken Saro Wiwa: il processo parte a fatica

La multinazionale ango-olandese è alla sbarra a New York con l'accusa di aver attivamente collaborato con la dittatura nigeriana per l'uccisione del poeta Ken Saro Wiwa nel 1995. Shell cerca un compromesso che eviti il processo in aula.

Mentre nel Delta del Niger si combatte per il petrolio, è iniziata mercoledì a New York la selezione della giuria per l’azione civile contro il consorzio petrolifero Royal Dutch Shell, anche se l’udienza del processo vero e proprio è stata rinviata alla prossima settimana.
Era fissata per oggi a New York la prima udienza del processo contro la società petrolifera anglo-olandese Royal Dutch Shell accusata di violazione dei diritti umani. Il giudice Kimba Wood, che presiede il Tribunale Distrettuale di Manhattan, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Prensa Latina, ha ricordato che la società sarà sottoposta a procedimento penale per presunta complicità nell’uccisione di Ken Saro Wiwa, poeta nigeriano e attivista per i diritti del popolo Ogoni, impiccato nel 1995 dopo un processo farsa davanti a un tribunale del regime militare nigeriano di Sani Abacha. Avvocati e testimoni affermano che i dirigenti delle multinazionali cospirarono in combutta con il governo militare nigeriano per far tacere Saro Wiwa, la cui attività politica danneggiava i profitti e l’immagine della Shell. La Royal Dutch Shell, attraverso la sua affiliata in Nigeria, la Shell Transport & Trading, è accusata di istigazione alla tortura e complicità nella morte di Ken Saro Wiwa e di altri otto militanti del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop).
Saro-Wiwa era un scrittore nigeriano impegnato nella difesa dei diritti degli Ogoni, uno dei popoli della regione del Delta del Niger. Secondo l’accusa, il processo nel quale Saro Wiwa è stato dichiarato colpevole non è stato equo perché all’imputato sono state negate garanzie processuali essenziali, come il diritto alla difesa o il ricorso in appello.
Il processo di Manhattan nasce sulla base di due leggi americane, l’Alien Tort Statute e la Legge per la Protezione delle Vittime della Tortura, che consente ai cittadini stranieri di denunciare negli Usa violazioni dei diritti umani compiute in altri paesi.
Per mercoledì a Manhattan in Foley Square erano previste manifestazioni di sostegno al processo da parte di diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani e dei diritti civili. «E’ possibile che oggi il processo venga rinviato – hanno detto i manifestanti – Forse perché la Shell sta tentando una soluzione per mantenere la questione fuori dai tribunali, o perché il giudice ha richiesto un supplemento di inchiesta per esaminare le prove e le procedure e scegliere la giuria. In entrambi i casi il momento è cruciale e manterremo alto il livello di attenzione. Dobbiamo mantenere la pressione sulla Shell e mantenere i riflettori accesi sulla connessione tra petrolio,oppressione e degrado ambientale che deve fronteggiare il popolo del delta del Niger».
Secondo le prime indiscrezioni e le fonti citate dal sito nigeriano Saharareporters, la Shell, temendo una enorme pubblicità negativa che arriverebbe dal processo, è seriamente intenzionata ad arrivare ad una risoluzione extragiudiziale. Di segno esattamente contrario, invece, la pressione che viene sia dalle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani che dallo stesso Mosop, il movimento in cui militava Saro Wiwa. Il processo alla Shell, infatti, oltre alle ricadute in Nigeria e in particolare nella regione del Delta, sarebbe un precedente storico. In caso di condanna – peraltro probabile – sarebbe la prima volta che una multinazionale deve rispondere per violazioni dei diritti umani. Un precedente «pericolosissimo» per molti colossi dell’economia mondiale, soprattutto quelli che fanno affari con governi autoritari o corrotti. Sarebbe però anche una tegola sulla credibilità delle multinazionali petrolifere che operano nel Delta del Niger, che hanno sempre ridotto l’opposizione politica dei popoli del Delta e dei gruppi armati che stanno paralizzando l’industria estrattiva nigeriana a una questione di «criminalità comune».
Edo Dominici
[28 Maggio 2009]

1995: IMPICCATE IL RESISTENTE SARO-WIWA!


Il 10 novembre del 1995, Ken Saro Wiwa e altri otto attivisti del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop) venivano impiccati a Port Harcourt, capitale del Rivers State, lo stato nigeriano in cui se concentravano e si concentrano le operazione di sfruttamento petrolifero nel Delta del Niger.
A nulla erano valsee le campagne internazionali che ne avevano chiesto la liberzione, le pressioni del Commonwealth, la mobilitazione di migliaia di persone.
Il dittatore nigeriano Sani Abacha aveva deciso di liberarsi una volta su tutte di questo artista militante che, con le sue battaglie, aveva costretto la Royal Dutch/Shell a sospendere le attività nell'Ogoniland, laterra degli Ogoni.
Scrittore di talento, produttore e sceneggiatore televisivo dal tocco magico (la sua serie tv Basi & Co è stat la soap opera più seguita di tutta la storia africana) Ken Saro Wiwa si era dedicato fin dagli anni novanta a denunciare la guerra silenziosa lanciata dal governo federale e dalle multinazionali del petrolio con i gruppi etnici della regione del Delta, e in particoare gli Ogoni, costretti all'emigrazione e alla miseria a causa delle devastioni ambientali prodotte dallo sfruttamento indiscriminato del greggio.

Dopo aver fondato il Mosop, nel 1990, Saro Wiwa aveva promosso una frenetica azione di sensibilizzazione e mobilitazione, tanto in Nigeria che all'estero, culminata nell'indimenticabile manifestazione del 4 gennaio del 1993, quando trecentomila Ogoni celerarono l'anno dei popoli indigeni protestando pacificamente contro la Shell e il governo federale. Visa la situazione sul terreno, quello stesso mese la compagnia olandese - che a tutt'oggi controlla il cinquanta per cento della produzione nigeriana di greggio - decise di interrompere la operazioni nell'Ogoniland. Ma la decisione non fu senza conseguenze per il popolo Ogoni. Accecato dalla rabbia, Abacha scatenò repentinamente la repressione: decine di persone furono uccise dai militari, diversi villaggi rasi al suolo, parecchi attivisti incarcerati. Lo stesso Saro Wiwa, accusato in un processo farsa di avere istigato l'uccisione di quattro responsabili locali, venne condannato a morte.

Parlando al tribunale lo scrittore disse: "Io e i miei compagni non siamo gli unici ad essere sotto processo. Anche la Shell è sotto processo e verrà il giorno in cui la guerra ambientale da essa scatenata nel Delta sarà messa in discussione e i crimini di questa guerra debitamente puniti". A dieci anni di distanza quel giorno non è ancora arrivato.

10 novembre 2005-Stefano Liberti

L'inchiesta su Acerra fa tremare il Cavaliere

L'inchiesta sull'inceneritore di Acerra mina la credibilità malferma del governo Berlusconi. Bertolaso si difende: «Il termovalorizzatore è in fase di rodaggio» - non ancora «in funzione» come sosteneva il Cavaliere - e attacca «fuori dal termovalorizzatore ci sono gli squali». E' ancora infinita «emergenza rifiuti».

«Sono sereno, ho fatto il mio dovere». Bertolaso non è preoccupato per le inchieste che la magistratura sta portando avanti sulla gestione dei ciclo dei rifiuti in Campania e che vede coinvolti alcuni dei suoi collaboratori, in primis Marta De Gennaro, suo ex braccio destro.
«Sono serenissimo sia nella precedente esperienza che in questa, ho sempre fatto solo ed esclusivamente il mio dovere», ha aggiunto ieri Bertolaso durante una conferenza che ha tenuto ieri a Palazzo Salerno. Una sorta di bilancio a un anno dall’«emergenza rifiuti» in Campania. Una emergenza non ancora risolta.

L’emergenza nel Casertano ad esempio che, come ha sottolineato l’assessore comunale all’igiene urbana Luciano Luciano, «è tutta interna all’ex Consorzio Ce2, la ex GeoEco, che non riesce a tenere dietro ai bisogni ordinari della nostra città a causa della carenza di automezzi». Qui ieri sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare e sequestro emesse dal Gip nei confronti di Salvatore Belforte, capo dell’omonimo clan operante nel Casertano, e di altri quattro esponenti di spicco del clan. Tra i reati contestati: associazione per delinquere di stampo camorristico, traffico illecito organizzato di rifiuti e truffa aggravata ai danni di Ente Pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, estorsione, reati tutti aggravati dalla finalità dell’agevolazione mafiosa.
La provincia di Napoli è invasa dai rifiuti, a Marano, Giugliano, Quarto e Ercolano dove, spiega il sindaco Nino Daniele, «Per ora restano in strada per 24/48 ore al massimo, ma la situazione è destinata a peggiorare» e la raccolta differenziata non è mai stata avviata.

La «monnezza» ha raggiunto anche il capoluogo partenopeo nonostante «nelle discariche della Campania c’è ancora spazio per oltre tre milioni di metri cubi di tonnellate [di spazzatura ndr.], come ha detto Bertolaso.
Insomma, tutto questo dimostra che «il governo del fare», quello «con il quale in un anno abbiamo liberato Napoli e la Campania dai rifiuti, abbiamo mantenuto in Italia la nostra compagnia di bandiera, abbiamo garantito che nessuna banca sarebbe fallita, abbiamo difeso il credito delle famiglie e difeso i più deboli», come recitano gli spot elettorali che il premier ha registrato per le elezioni amministrative, non è mai esistito o, almeno, ha fallito.
A smentire il governo è il suo stesso sottosegretario Bertolaso che, sempre ieri, ha detto come a voler difendersi che il «termovalorizzatore è in fase di rodaggio». Si confuta così la tesi sostenuta dal premier che a Napoli, durante un vertice in prefettura lo scorso 27 aprile, aveva detto: «Il termovalorizzatore di Acerra funziona benissimo – e aggiungeva anche che – l’inquinamento è vicino allo zero».
Inquinamento vicino allo zero? Niente di più falso secondo «Medici per l’Ambiente» che ieri ha lanciato un appello in seguito alla notizia sullo sforamento dei livelli consentiti di polveri sottili, PM10, che provengono proprio dall’Inceneritore. Le tre centraline che controllano la qualità dell’aria hanno infatti rilevato sforamenti di 18 giorni a partire dal 23 marzo, quando la legge consente massimo 35 sforamenti all’anno.

Ma è proprio il filone delle indagini aperte su Acerra che attacca Bertolaso. «Siamo consapevoli che Acerra dà fastidio. Sappiamo bene che fuori dal termovalorizzatore ci sono gli squali, c’è chi vuole entrare, sabotare, ricattare». Poi denuncia come «rappresentanti della polizia giudiziaria chiedono documenti non sempre accompagnati dalle procedure d’uso e devo confessarvi imbarazzo perché interrogano generali a due tre stelle trattandoli come se avessero commesso chissà che cosa. A volte le domande che pongono sembrano formulate quasi per dare l’informazione che qualcuno è sotto controllo. Non abbiamo agende segrete, non rispondiamo a nessuno che non sia lo Stato italiano».

Eleonora Formisani

[Aquila] i genitori degli studenti vittime rifiutano la laurea honoris causa

Con compostezza e gran dignità i genitori dei ragazzi vittime del crollo della Casa del studente rifiutano la laurea honoris causa che oggi avrebbero dovuto ricevere, in una struggente liturgia ripresa da truppe cammellate di telecamere, per mano del Rettore magnifico e alla presenza nientemeno che del Presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Non sanno che farsene di una pergamena arrotolata grondante di retorica, i genitori di Michele Strazzella, Enza Terzini, Tonino Colonna, Luca Lunari, Marco Alviano, Angela Cruciano, Luciana Capuano, Davide Centofanti.

Loro chiedono solo giustizia, e che chi ha sbagliato paghi e al limite vada in galera il prima possibile.

Peccato per il premier: sarebbe stata una bella botta d'immagine, in giorni in cui viene in mezzo mondo accusato di aver flirtato, lui ultrasettantenne e sposato, con una ragazzina. Un diversivo di marketing politico dopo le dichiarazioni roboanti come l'abbattimento del numero dei parlamentar.

" Va ricordato - spiegano i genitori al quotidiano Il Centro - che durante l’attività sismica che andava avanti da circa sei mesi nessuno si è preoccupato di sospendere la normale attività didattica nelle facoltà, sottoponendo gli studenti ad un notevole stress psicofisico. Alla facoltà di Ingegneria ad esempio», precisano, «erano in programma lezioni ed esami nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì della settimana di Pasqua. La prevenzione è stranamente scattata dopo i catastrofici eventi sismici del 6 aprile, visto che molte facoltà sono state trasferite in alcune città abruzzesi. Basta solo questo per ribadire che noi rifiutiamo l’assegnazione del titolo di laurea.

Intanto il Comitato familiari vittime Casa dello studente si dice intanto sconcertato dalle dichiarazioni dell'ex presidente Adsu Luca D'Innocenzo, rese alla stampa a margine del suo interrogatorio in Procura, e chiede a gran voce le sue dimissioni anche da assessore comunale con delega all'Università.

Il 31 marzo, spiegano i genitori, D'Innocenzo asserisce di aver consegnato agli studenti un questionario nel quale si chiedeva agli stessi se ritenessero sicura la sede, come se fosse una questione di impressioni soggettive. D'Innocenzo, incalzano, sapeva delle crepe e della colonna fradicia che troneggiava in sala mensa, al contrario di quanto ha detto ai giudici. Sapeva dello studio di Collabora Engineering, sui rischi di criticità degli edifici pubblici, tra cui la casa dello studente, perchè fu l'Adsu a consegnare la cartografia dell’immobile. Soprattutto non ha mosso un dito per far uscire gli studenti da quella casa di cartapesta, nonostante avvertimenti degli stessi studenti, e tre mesi di scosse sismiche.

Concludono i genitori: "Può un dirigente che non sa, non vede, non sente, rappresentare i cittadini attraverso uno degli assessorati più impegnativi e delicati, le politiche sociali, con, ironia della sorte, delega alla Città degli Universitari?"

da Indymedia

venerdì 29 maggio 2009

Anarchico spagnolo insulta La Russa mentre passeggia nei vicoli di Genova


i veri fascisti non si smentiscono mai!

Il tarlo della "democrazia"

Ecco l'aggressore dell'Anarchico spagnolo:


Giorgio BORNACIN

Regione di elezione: Liguria
Nato il 24 novembre 1949 a Omegna (Verbania-Cusio Ossola)
Residente a Genova
Professione: Insegnante

Elezione: 13 aprile 2008
Proclamazione: 17 aprile 2008
Convalida: 28 ottobre 2008

Membro Gruppo PdL

Membro della 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni)

Membro della Commissione parlamentare per l'infanzia

GENOVA (28 maggio) - Fuori programma per il ministro alla Difesa Ignazio La Russa mentre passeggiava nei vicoli di Genova. Un giovane ha gridato, offendendolo e ha cercato di avvicinarsi con fare minaccioso. L'uomo è stato fermato degli uomini della scorta del ministro ed è stato richiesto l'intervento dei Carabinieri. La passeggiata è proseguita nel frattempo con alcuni cittadini che hanno chiesto al ministro di fare qualcosa contro il degrado del centro storico genovese.

L'autore del gesto è un anarchico spagnolo, Juan Antonio Sorroche, 32 anni, residente a Genova. L'anarchico, che è noto alle forze di polizia per episodi analoghi, è stato colpito con un pugno dal senatore del Pdl Giorgio Bornacin («Ma era più una manata che un pugno», ha detto il senatore) quando era stato già bloccato contro una vetrina dalla scorta del ministro, che poi hanno consegnato Sorroche ai carabinieri per l'identificazione. Nel marsupio dell'uomo i carabinieri hanno trovato due cacciaviti e un tronchese. Sorroche è stato trattenuto per l'intero pomeriggio nella caserma del comando provinciale per l'identificazione, dove non ha rilasciato dichiarazioni e non ha mai opposto resistenza; in serata è stato rilasciato. Sarà denunciato a piede libero per possesso ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Si sta valutando l'ipotesi di una denuncia per oltraggio ad un membro del governo.

L'uomo fu arrestato e denunciato varie volte in passato. Come nel 2006 a Girona, in Spagna, in un'operazione congiunta dei carabinieri del Ros di Trento e della Guardia Civil con l'accusa di far parte del "gruppo di Rovereto" di anarchici insurrezionalisti. «Nel corso del giro ci avevano avvertito che c'era uno scalmanato - ha commentato il senatore Bornacin - per questo volevo che finisse presto. E ora mi chiedo se ci sia venuto da solo o se lo abbiano mandato. Siamo in un'Italia dove un ministro della Repubblica viene aggredito in un centro storico. Questo non era avvenuto neanche negli anni più pesanti».

Il ministro La Russa ha minimizzato l'episodio e già in via Prè aveva esortato gli uomini della scorta a non fare del male al contestatore. «Spero che non lo arrestino, prima voglio capire se è sano di testa e farmi spiegare le motivazioni del suo tentativo. Fossero questi i pericoli, sono stati ben altri quelli che ho corso nella mia vita negli anni '70». A proposito del gesto del senatore Giorgio Bornacin che ha fermato l'aggressore con un colpo al volto, il ministro ha dichiarato: «Non l'ho visto. Diciamo che Bornacin ha voluto dimostrare che è un baldo giovane, gli crediamo sulla parola. Però è vero: 5 minuti prima che accadesse il tentativo di aggressione Bornacin mi diceva: c'è un tipo che non mi piace, finiamo il giro prima».

da qui

Anarchico spagnolo insulta La Russa mentre passeggia nei vicoli di Genova - Il Messaggero
da Indymedia

Festival Sociale delle Culture Antifasciste


“L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo”.
(Pier Paolo Pasolini, 1962)
A cavallo tra maggio e giugno Bologna sarà il connettore delle culture antifasciste, un hub tra le realtà italiane e non, un grande momento di condivisione per socializzare percorsi, condividere e confrontare idee, proposte e risorse; l’occasione per sperimentare nuovi linguaggi e ridisegnare immaginari collettivi; per stimolare la nascita di nuove relazioni e dotarsi di una “scatola degli attrezzi” per analizzare e agire nei confronti del fascismo che minaccia il nostro tempo. Il suo esercitare controllo, repressione [1], violenza, autorità è un processo quotidiano che è inserito nelle vite di tutti e che si propaga anche attraverso queste. Anche per questo pensiamo che delegare il progresso politico, sociale e culturale della nostra realtà sia un grossolano errore. L’autodeterminazione rappresenta per noi uno strumento privilegiato da cui partire per ricostruire una sensibilità comune potente, capace di indignarsi di fronte alla prepotenza, l'esclusione, l'ingiustizia.

Cinque giorni di campeggio dibattiti musica teatro e di vita comunitaria sono un'occasione fondamentale per la costruzione di relazioni e progetti sul piano nazionale e non solo, per rilanciare nuove pratiche di antifascismo.

Sul sito fest-antifa.net e' presente il vasto programma anche in versione stampabile.
Per partecipare all'organizzazione: info@fest-antifa.net

Bologna, Parco delle Caserme Rosse

Le accuse di Amnesty all'Italia

Il nuovo rapporto di Amnesty international spiega come la crisi economica aggravi le violazioni dei diritti umani. Per l'Italia, dure critiche alle politiche contro i migranti e alla lunga collaborazione con la dittatura di Gheddafi

E’ sicuramente uno capitoli peggiori degli ultimi anni, l’aggiornamento al mese di maggio 2009 sulla situazione dei diritti umani in Italia che accompagna il rapporto annuale di Amnesty international, presentato ieri a Roma. A preoccupare l’associazione internazionale per la difesa dei diritti umani sono le norme del pacchetto sicurezza, così come «gli attacchi di stampo razzista» di cui sono stati vittime i rom e i sinti in Italia negli ultimi mesi. Preoccupano anche le lentezze nei processi che vedono imputati agenti di polizia [dal G8 di Genova alle morti di Federico Aldovrandi e Gabriele Sandri], fino al fatto che l’Italia continua a rimanere indietro rispetto agli altri paesi in materia di reati configurabili come tortura. Tuttavia, l’attenzione dei ricercatori dei Ai è concentrata sulle politiche del pacchetto sicurezza e sulle politiche di respingimento dei migranti che il governo Berlusconi, e soprattutto il ministro dell’interno Roberto Maroni, perseguono costantemente. A proposito del pacchetto sicurezza, Amnesty, «sin dall’inizio ha guardato con estrema preoccupazione all’emergere di norme che, lungi dal rappresentare una pianificazione chiara e comprensibile della politica sull’immigrazione, hanno un impatto pericoloso sui diritti umani». «A maggio 2009, a seguito dell’apposizione della fiducia da parte del governo, la Camera dei deputati ha approvato il testo del disegno di legge (ddl 2180) il quale, fra le altre cose, introduce il reato di ingresso e permanenza irregolare nel territorio dello stato – scrive Amnesty – Se confermata dal Senato, questa disposizione può produrre un’allarmante conseguenza sui diritti umani dei migranti irregolari: costretti dalla minaccia incombente di una denuncia da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, essi sarebbero indotti a sottrarsi dall’incontro con ogni tipo di istituzione e ufficio pubblico, tenendosi alla larga da ospedali, scuole, uffici comunali, con immaginabili conseguenze sul diritto alla salute, all’istruzione per i figli, alla registrazione dei nuovi nati».
Per quanto riguarda le politiche di detenzione di migranti al momento dell’arrivo, Amnesty rileva che «L’Italia non ha risolto la questione della legittimità della detenzione dei migranti e dei richiedenti asilo immediatamente dopo l’arrivo. Come sottolineato dal Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite (Wgad), che ha visitato l’Italia nel novembre 2008, durante il primo periodo di permanenza nei centri dopo l’arrivo in Italia, i richiedenti asilo sono sottoposti a una detenzione de facto, priva di basi legali certe e di controllo giudiziario». A ciò si aggiunge il peggioramento delle pratiche di respingimento e delle condizioni di vita a Lampedusa, a causa della decisione di Maroni di trasformare il Cpta in Cie: «È stata così ribaltata la politica adottata sino a quel momento che considerava Lampedusa come luogo di soccorso, dove svolgere soltanto una primissima identificazione, prima che le procedure amministrative potessero essere avviate in altri centri della Sicilia e del territorio peninsulare. La nuova prassi ha avuto un grave impatto sui diritti umani di migranti e richiedenti asilo, che sono dovuti rimanere all’interno del centro di “Contrada Imbriacola” a Lampedusa per lungo tempo. Tale centro, che all’epoca poteva ospitare sino a 804 persone, è arrivato a contenerne anche 2000, con evidenti conseguenze per le condizioni igienico-sanitarie».
Ancora: «Venendo meno a una politica che le ha viste spendersi per la salvezza di vite umane nel Mediterraneo, nel 2009 le istituzioni italiane hanno mancato ai principi fondamentali dei diritti umani mentre esercitavano le proprie funzioni in mare». Sotto accusa, i mancati soccorsi ai naufraghi della Pinar e la collaborazione con il regime libico per i respingimenti in mare delle navi cariche di migranti. Amnesty scrive: «Tra il 7 e l’11 maggio 2009, con una decisione senza precedenti, l’Italia ha condotto forzatamente in Libia circa 500 tra migranti e richiedenti asilo, senza alcuna valutazione sul possibile bisogno di protezione internazionale degli stessi e quindi violando i propri obblighi in materia di diritto internazionale d’asilo e dei diritti umani. Il 75 per cento delle persone che arrivano in Italia via mare sono richiedenti asilo e, secondo l’Unhcr, tra le persone rinviate in Libia vi erano cittadini somali ed eritrei, bisognosi di protezione». «Queste azioni rappresentano il portato finale, grave e prevedibile, di una cooperazione con la Libia perseguita e condotta, negli ultimi 10 anni, dai diversi governi che si sono succeduti e caratterizzata da scarsa trasparenza e nessuna condizione posta al governo di Tripoli sui diritti umani». Per questa politica di lungo corso, l’Italia, secondo Amnesty «deve essere considerata responsabile per quanto accadrà ai migranti e ai richiedenti asilo riportati in Libia».

da Carta

Saras. La raffineria killer, i Cip 6 e l'Inter

E' la raffineria più grande del Mediterraneo di proprietà della famiglia Moratti. Lì ieri sono morti tre operai. Ora la Saras è sotto inchiesta, anche per inquinamento. Ma forse pochi sanno che attraverso una sua controllata, la Sarlux, la società produce energia elettrica bruciando «Tar», olio combustibile pesante. Nonostante ciò può avvalersi degli incentivi per i «Cip6». Lo scenario è la raffineria più grande del Mediterraneo, la Saras di Sarroch, in provincia di Cagliari, di proprietà dei petrolieri Moratti, fondata nel 1962 da Angelo Moratti [già presidente dell’Inter], oggi di proprietà di Gianmarco e Massimo Moratti, patron dell‘Inter.
Qui 1600 operai lavorano petrolio grezzo che esce dallo stabilimento in barili, se ne contano 300 mila l’anno. Qui ieri hanno perso la vita Gigi Solinas, Bruno Muntoni e Daniele Melis, stroncati all’interno di una cisterna dalle esalazioni tossiche. Anidride solforosa? Saranno i giudici a stabilirlo dopo la conclusione delle indagini aperte dalla Procura di Cagliari per accertare eventuali responsabilità sulla morte degli operai, dipendenti della Comesa, una ditta esterna che lavora per la Saras.
Per protestare contro l’ennesima strage sul lavoro questa mattina i lavoratori della Saras hanno manifestato davanti ai cancelli della raffineria ma i sindacati confederali, riuniti a Tramatza nell’oristanese, potrebbero decidere di indire lo sciopero generale in tutta l’isola. La Fiom ha anche annunciato che si costituirà parte civile in un eventuale processo. Lo sciopero proseguirà anche domani e venerdì prossimo, giorno in cui potrebbero svolgersi i funerali delle vittime.
Quella di Sarroch per molti è stata una tragedia annunciata. «Da anni abbiamo lanciato l’allarme sulla sicurezza degli impianti della Saras e sui livelli di inquinamento che questi producono, allarme rimasto inascoltato se non addirittura deriso e rimproverato», ha dichiarato il presidente della Provincia di Cagliari, Graziano Milia [centrosinistra]. E proprio pochi giorni prima della tragedia la raffineria è finita sotto inchiesta, riporta la Nuova Sardegna, grazie a «Oil» un documentario prodotto e diretto da Massimiliano Mazzotta che racconta cosa veramente succede all’interno dell’impianto e le presunte conseguenze sulla salute degli operai e degli abitanti di Sarroch.
70 minuti in cui un ricercatore fiorentino, Annibale Biggeri, mette in relazione la percentuale dei decessi dovuti a malattie tumorali nella zona industriale attorno alla raffineria con l’attività degli stabilimenti. «Una maggiore incidenza di patologie tumorali e respiratorie rispetto alla media regionale», spiega Biggeri che, studiando i dati dell’Istat sulla mortalità dal 1981 al 2001 e quelli sui ricoveri ospedalieri dal 2001 al 2003, pubblica il «Rapporto Sarroch Ambiente e Salute». E’ tutto lì. Petroliere che attraccano, vanno e vengono trasportando petrolio grezzo. Petrolio ma non solo perché la Saras – attraverso la controllate Sarlux r.r.l. – da qualche anno è entrata nella nel settore dell’energia elettrica che produce usando gli scarti della raffinazione. E’ il «Tar» detto anche «olio combustibile pesante», un combustibile altamente inquinante.
E’ questo il carburante che tiene in vita il progetto della Sarlux che consente di generare energia elettrica per una potenza installata pari a 550 megawatt ed una produzione in esercizio sui quattro miliardi di chilowattora l’anno. La maggior parte della sua produzione [450 megawatt su 550] viene utilizzata dall’Enel.
Per la legge italiana l’impianto Sarlux [una joint-venture tra Saras con l’americana Enron Corp] produce fonti rinnovabili. La Sarlux è un’altra scatola cinese, la società infatti possiede l’impianto Igcc [impianto di gassificazione integrata a ciclo combinato] e attraverso Parchi Eolici Ulassai S.r.l. [tramite la controllata Sardeolica S.r.l.] la quale possiede e gestisce il parco eolico sito nel Comune di Ulassai in Sardegna, produce fonti rinnovabili.
E producendo fonti rinnovabili la Sarlux può avvalersi degli incentivi per i «Cip6», il perverso meccanismo che dell’incentivo alle fonti rinnovabili ma anche – appunto – alle assimilate: centrali elettriche a ciclo combinato alimentate con il metano oppure con il gas ottenuto dalla gassificazione dei residui di raffineria.

di Eleonora Formisani

giovedì 28 maggio 2009

"Fondi scippati al Sud, è la vendetta di Fitto"

Vendola: la Puglia gli ha voltato le spalle

"Il governo Berlusconi scippa risorse al Sud". I governatori meridionali lo denunciano da mesi, venendo sistematicamente smentiti dai ministri di centrodestra. E' stata la Corte dei conti, ieri, a chiarire da che parte si trova la ragione: "Il governo - hanno scritto i giudici nell'ultima relazione quadrimestrale, diffusa ieri - ha utilizzato il fondo per le aree sottoutilizzate per interventi non direttamente connessi con la missione di riequilibrio territoriale". Una conferma di alto profilo istituzionale che ha ridato vigore alle accuse lanciate da Nichi Vendola al governo nazionale: «I fondi destinati allo sviluppo della nostre regione sono bloccati o destinati ad altri progetti - ha tuonato ieri il presidente - la Puglia è tenuta in castigo dal governo Berlusconi, Fitto vuole la Puglia in ginocchio sui ceci, questa è la lunga vendetta del ministro, contro i pugliesi che gli hanno voltato le spalle».

La relazione della Corte dei conti ha gettato benzina sul fuoco della polemica sui fondi Fas. «Oggi tutti i progetti che avremmo dovute realizzare con il contributo del governo sono bloccati - ha ribadito Vendola - la bonifica e la reindustralizzazione delle aree inquinate di Brindisi e Taranto, la diga di Piano dei Limiti, ma anche azioni meno costose ma simbolicamente importanti come la piantumazione degli alberi al quartiere Tamburi e i progetti per lo sviluppo delle energie pulite. Purtroppo - ha sottolineato il governatore - la Puglia è oggetto di un trattamento speciale. Siamo di fronte a un governo antimeridionalistico con un rappresentante pugliese che fa precipitare sulla nostra regione molti dispetti e sta conducendo la sua lotta politica sulla pelle dei cittadini. Per questo la Regione è costretta a fare gli straordinari per coprire questa drammatica assenza». Lo ha fatto con la scuola, finanziando la riassunzione di mille precari tagliati da Tremonti, e lo sta facendo, soprattutto, con la manovra anticrisi.

«Tra risorse proprie e investimenti privati che è stata in grado di attirare - ha detto Vendola - la mia giunta, in pochi mesi, ha immesso nell'economia pugliese un miliardo e 400mila euro. Soldi veri e non le favole raccontate dal governo Berlusconi». La misura per paragonare la manovra anticrisi pugliese con quella nazionale è il bando per facilitare l'accesso al credito delle imprese. «Solo la Puglia ha messo in campo 50 milioni di euro per un fondo di garanzia in grado di stimolare oltre un miliardo di euro di prestiti alle aziende - ha illustrato Vendola - anche il governo Berlusconi, a parole, vuole salvare le aziende italiane dalla stretta creditizia. Ma, a livello nazionale, per tutte le imprese che operano da Bolzano a Trapani, ha messo a disposizione la stessa somma che noi abbiamo investito solo nella nostra regione. E' questa la differenza».

L'ultimo intervento anticrisi, è il bando da 43 milioni di euro per incentivare l'apertura di nuove micoimprese da parte dei soggetti svantaggiati. «Alle donne, ai giovani, ai precari, ai disoccupati e ai cassintegrati che si vogliono mettere in proprio - ha spiegato l'assessore alle Attività produttive, Sandro Frisullo - prestiamo fino a 400mila euro a fondo perduto per l'apertura di un'impresa manifatturiera o commerciale. Con questo salgono a dieci i bandi anticrisi pubblicati in pochi mesi. La Puglia è la prima regioni in Italia per tempi e risorse messe a disposizione del mondo produttivo». L'unico neo, rilevato da Frisullo, riguarda la scarsa disponibilità dei grandi istituti bancari a finanziare le piccole e medie imprese pugliesi.

di Paolo Russo

LA COSTITUZIONE - ART.122 E LEGGE 18

Art. 122 [28]

Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi.

Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo.

Il Consiglio elegge tra i suoi componenti un Presidente e un ufficio di presidenza.

I consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.

Il Presidente della Giunta regionale, salvo che lo statuto regionale disponga diversamente, è eletto a suffragio universale e diretto. Il Presidente eletto nomina e revoca i componenti della Giunta.

LEGGE 18 DEL 1979

ART.5.

IN MATERIA DI COMPATIBILITÀ ALLA CARICA DI RAPPRESENTANTE AL PARLAMENTO EUROPEO SI APPLICANO LE DISPOSIZIONI DI CUI AGLI ARTICOLI 5 E 6 DELL'ATTO RELATIVO ALLA ELEZIONE DEI RAPPRESENTANTI NEL PARLAMENTO EUROPEO APPROVATO E RESO ESECUTIVO CON LA LEGGE 6 APRILE 1977,N.150.



ART.6.

LA CARICA DI RAPPRESENTANTE DELL'ITALIA AL PARLAMENTO EUROPEO È INCOMPATIBILE CON QUELLA DI:

a) PRESIDENTE DI GIUNTA REGIONALE;
b) ASSESSORE REGIONALE.

QUANDO SI VERIFICHI UNA DELLE INCOMPATIBILITÀ DI CUI AL COMMA PRECEDENTE,IL RAPPRESENTANTE RISULTATO ELETTO DEVE DICHIARARE ALL'UFFICIO ELETTORALE NAZIONALE, ENTRO TRENTA GIORNI DALLA PROCLAMAZIONE,QUALE CARICA SCEGLIE.
QUALORA IL RAPPRESENTANTE NON VI PROVVEDA,L'UFFICIO ELETTORALE NAZIONALE LO DICHIARA DECADUTO E LO SOSTITUISCE CON IL CANDIDATO CHE,NELLA STESSA LISTA E CIRCOSCRIZIONE,SEGUE IMMEDIATAMENTE L'ULTIMO ELETTO.

IL RAPPRESENTANTE DICHIARATO DECADUTO AI SENSI DEL PRECEDENTE COMMA PUÒ PROPORRE RICORSO CONTRO LA DECISIONE DELL'UFFICIO ELETTORALE NAZIONALE AVANTI LA CORTE DI APPELLO DI ROMA.IL RICORSO DEVE ESSERE PROPOSTO A PENA DI DECADENZA ENTRO VENTI GIORNI DALLA COMUNICAZIONE DELLA DECISIONE.

SI APPLICANO IN QUANTO COMPATIBILI LE DISPOSIZIONI DI CUI AI SUCCESSIVI ARTICOLI 44,45,46 E 47.

TRUFFE ELETTORALI - ECCO CHI NON VOTARE

Ho letto sul sito di "Mondo malato" quanto segue...........

Truffe elettorali ! Ecco chi NON votareDi Terron Fabio (del 05/05/2009 @ 17:39:49, in SPECIALE ELEZIONI EUROPEE 2009 , linkato 208 volte)

Vere e proprie truffe elettorali: di questo si tratta. Chiedere un voto per una carica che non si potrà mai ricoprire oppure per lasciare un mandato, anch’esso elettorale, prima del termine per cui ci si era impegnati.
E non c’è via di scampo: l’art.122 della Costituzione (modificato dalla legge costituzionale 1/1999) e la legge 18/1979 (modificata dalla legge 78/2004) stabiliscono le incompatibilità con la carica di parlamentare europeo. Se si è in carica in uno dei ruoli indicati e si ottenei seggio a Strasburgo bisogna necessariamente, ex lege, fare una scelta: o una cosa o l’altra. Ma, come successo nel 2004 e anche nelle precedenti elezioni, spesso questi candidati sono specchi per le allodole e non hanno la benché minima intenzione di sedere a Strasburgo. Quindi l’appello trasversale che faccio, visto che abbiamo ancora il voto di preferenza, è di NON VOTARE LE PERSONE CHE COMPAIONO IN QUESTO ELENCO, perché non potranno far parte del Parlamento Europeo o, se vorranno farne parte, saranno costretti a lasciare quel mandato per il quale magari voi stessi avevate dato fiducia.

La lista (che riguarda soltanto i candidati nella circoscrizione che ci interessa, ovvero quella del SUD) è in ordine d’importanza della carica rivestita, ovvero si passa dai casi in cui è pressoché certo che la candidatura al Parlamento Europeo è meramente fittizia verso quelli in cui si è incerti su quale elettorato si stia prendendo in giro.

Silvio Berlusconi – PDL – Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano

Umberto Bossi – Lega Nord – Ministro delle Riforme per il Federalismo (nell’ultima legislatura europea abbandonò la carica, con la percentuale più bassa in assoluto di presenze: 9%, 0 relazioni, 0 interventi in aula)

Nichi Vendola – Sinistra e Libertà – Presidente della Regione Puglia

Antonio Di Pietro – Italia dei Valori –senatore italiano (nell’ultima legislatura europea abbandonò con il 57% delle presenze, 1 relazione e 3 interventi in aula)

Emma Bonino – Partito Radicale – senatrice italiana (nell’ultima legislatura europea abbandonò con il 56% delle presenze, 0 relazioni e 9 interventi in aula)

Paolo De Castro – PD – senatore italiano

Paola Pelino – PDL - deputata italiana

Giovanna Petrenga – PDL – deputata italiana

Maria Elena Stasi (Collepasso) – PDL – deputata italiana

Angelo Cera – UDC – deputato italiano

Nunzio Francesco Testa – UDC –deputato italiano

Daniela Melchiorre – LD con Melchiorre – deputata italiana

Francesco Pionati – L’Autonomia – deputato italiano

Michelangelo Tripodi – Rifondazione Comunisti Italiani – Assessore regionale Calabria

Liliana Frasca – PD – Assessore regionale

Andrea Cozzolino – PD – Assessore regionale

Elena Gentile – PD – Assessore regionale

Mario Pirillo – PD – Assessore Regionale

Salvatore Vozza – Sinistra e libertà –Sindaco di Castellamare di Stabia (65mila abitanti)

Michele Ragosta – Sinistra e Libertà – Consigliere regionale Campania

Gerardo Rosania – Sinistra e Libertà – Consigliere regionale Campania

Raffaele Baldassare – PDL – Consigliere regionale Puglia

Enzo Rivellini – PDL – Consigliere regionale Campania

Sergio Silvestris – PDL – Consigliere regionale Puglia

Pasquale Sommese – PD – Consigliere regionale

Antonio Raimondi – LD con Melchiorre – Sindaco di Gaeta (21mila abitanti)

Francesco Quartarone – LD con Melchiorre – Candidato Sindaco di Potenza (68mila abitanti)

Guida Blu 2009: il Tirreno il mare più premiato. NARDO' il mare più pulito dello Ionio


E’ sempre il Tirreno il mare delle vacanze DOC firmate Legambiente e Touring Club Italiano. Nelle sue acque infatti si affaccia buona parte delle località che conquistano le 5 vele della Guida Blu di Legambiente edita dal Touring. Quest’anno alla classica rosa delle magnifiche 10 si aggiungono altre tre località, 13 gioielli del Belpaese che hanno ottenuto dall’associazione il massimo dei voti. Il merito è quello di avere un mare pulito, paesaggi da cartolina, spiagge incantevoli ma anche arte, buona cucina e soprattutto rispetto dell’ambiente e attenzione alla sostenibilità a trecentosessanta gradi. Con una media di 3,4 vele per località è la Sardegna la regione più “gettonata” dell’estate 2009 di Guida Blu, seguita da Toscana (3,03), Puglia (3), Sicilia (2,63), Abruzzo (2,6), Campania (2,56), Basilicata e Marche a pari merito con una media 2,5 vele per località.
Nardò, al settimo posto, si è distinta per l’istituzione del Parco Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, uno dei gioielli naturalistici, paesaggistici ed archeologici del Salento, che rappresenta una delle più importanti opere di tutela e fruizione tra i parchi della provincia e dove il Centro visite diverrà un percorso multisensoriale, con la stanza della vista, dell’udito, dell’olfatto, del tatto e del gusto. Il Comune e Slow Food hanno anche promosso la Comunità del Cibo di Porto Selvaggio: una comunità formata da tutti quei soggetti che operano nel settore agro-alimentare, dalla produzione delle materie prime alla promozione dei prodotti finiti, e che si caratterizzano per la qualità e la sostenibilità delle loro produzioni.


“Suona strano che quanto piu’ le località siano appetibili dal punto di vista turistico, tanto piu’ si registrino attenzioni da parte di chi dimostra interesse a costruirci centrali nucleari in netto contrasto con la vocazione dei territori e l’impegno di quanti lo rendono sempre piu’ interessante nei mercati nazionali e internazionali”. Lo ha dichiarato l’assessore al Turismo, Massimo Ostillio, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della Guida Blu 2009. “Apprezzo lo sforzo fatto da Legambiente – prosegue - per il contributo democratico reso alla Puglia che serve da sprone a fare sempre meglio il nostro lavoro di amministratori. Essendo un network nazionale, insieme al Touring Club, riesce ad essere da stimolo a migliorare sempre piu’ le scelte turistiche atte a proiettarci su scenari sempre piu’ interessanti”. “Abbiamo capito da tempo – conclude - che le eccellenze turistiche della Puglia appartengono ai territori e che in materia disgiunta non sono motivo di affermazione. Il loro successo sui mercati risulta dal virtuoso abbinamento ad una adeguata promozione e valorizzazione e dallo sforzo corale dei soggetti interessati. E le certificazioni di qualità come le vele assegnate dalla Guida Blu rappresentano un valore aggiunto”.

Vendola: voglio una casa per le sinistre «Io, comunista, dico che è tempo di guardare avanti e non solo ai miti del passato».Critiche a Idv e Pannella


MILANO - «Tutte le sinistre sono oggi fuori dalla scena politica. Bisogna costruire una nuova casa delle sinistre, il nostro popolo ci chiede innovazione. Dobbiamo avere gli occhi rivolti al futuro, non possiamo essere la sinistra dal torcicollo che continua a rivolgersi solo ai miti del passato». Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, candidato alle Europee per Sinistra e Libertà, nel corso della videochat con i lettori di Corriere.it (alle domande a cui non ha potuto rispondere in diretta replicherà dal proprio sito web) insiste molto sulla necessità di costruire un soggetto politico che riempia un vuoto, quello tra un Pd che di sinistra ha sempre meno («basti pensare alla sua idea del mercato del lavoro o della globalizzazione o ai nodi non sciolti su laicità e contratti nazionali») e un blocco comunista «che si richiude in un rifugio fatto di simboli e ritratti del passato, come se fosse in un museo».

L'ADDIO A RIFONDAZIONE - Vendola ha ricordato senza rimpianti la sua fuoriuscita da Rifondazione («ho perso una battaglia interna, volevo l'unità delle sinistre non quella dei comunisti»), ha preso le distanze da un partito a cui ha dato molto «ma che ancora pensa al muro di Berlino» e che non sa accettare il dato di fatto di un comunismo che «quando si è fatto Stato ha usato la menzogna come metodo di governo delle società» e ha insistito sulla necessità di rimettere in discussione i vecchi dogmi anche perché «proprio perché sono comunista ho a cuore la libertà, soprattutto quella delle idee». E ha invitato a guardare ad una nuova sinistra «che prenda in mano ago e filo per ricucire» con il tessuto sociale senza pretendere di «sedersi in cattedra avendo già tutte le risposte». Ne ha anche per l'Italia dei valori e a chi gli chiede perché un elettore di sinistra non dovrebbe votare per Di Pietro risponde: «Semplicemente perché il populismo non è una cosa di sinistra», perché «non abbiamo bisogno di uomini della provvidenza ma di una cultura diffusa» e perché nell'azione politica dell'ex pm «ci sono molti buchi neri», tra cui il no alla commissione per accertare i fatti del G8 di Genova («se si è amanti della giustizia lo si è sempre, anche quando bisogna fare luce su magistrati o forze dell'ordine»). E perfino su Pannella il giudizio è tranchant: «Nella difesa del liberismo e della guerra ha avuto posizioni per me non condivisibili e scandite anche in maniera oltranzistica. Non si può su ogni argomento usare il tono del Savonarola».

PRECARIETA' E AMBIENTE - Quanto ai temi alla base del programma, Vendola ha insistito soprattutto sulle questioni della precarietà del lavoro («una forma di ricatto») e sulla necessità di politiche di tutela e valorizzazione ambientale. A questo proposito, è tornato a rassicurare in particolare i cittadini della «sua» Puglia sull'eventualità che la regione venga scelta come sede per ospitare un impianto nucleare: «Devono presentarsi con le armi, con carroarmati di ultima generazione se solo pensano di poter mettere piede da noi con l'idea di installare una centrale. E' un'idea demenziale quella del nucleare sicuro, una frottola che Berlusconi può raccontare solo a Porta a Porta, perché nessuno al mondo ha mai risolto il problema delle scorie». Dito puntato anche contro opere quali il ponte sullo Stretto, «attenzionato dalla mafia», perché «non si possono volere le piramidi per i nuovi faraoni quando abbiamo ospedali e case dello studente crollano perché realizzati male...».

BERLUSCONI E IL SOGNO - Ma il «faraone» evocato da Vendola è chiaramente Berlusconi e non si può negare che abbia centrato le sue battaglie politiche, soprattutto quella del consenso: «La sinistra ha perso e Berlusconi ha vinto perché ha vinto in primo luogo nella dimensione onirica - ha sottolineato -. Quando ero ragazzo la politica era questione di sogni: un sudamerica senza torture, un sudafrica con Mandela libero... L'incubo era la guerra, una tragedia collettiva. Oggi Berlusconi propone percorsi e sogni individuali: alla precaria dice sposa mio figlio, a tutti dice di non provare a sognare un mondo differente, ma di cavarsela da sè. L'incubo diventato è lo straniero sul pianerottolo. Non si vede la luce alla fine di questo tunnel e Berlusconi e la destra a loro modo sono bravi perché ci danno un bastone simbolico per colpire nel buio».

«IL LAVORO AL CENTRO» - Quale è dunque la possibile via di uscita? Crisi sociale e crisi ambientale sono per Vendola i due fronti su cui sarà chiamata a confrontarsi la sinistra continentale, «due questioni che la destra sta cercando di occultare» e che anzi cerca di affrontare «con un passo marziale, aumentando orario di lavoro, abbattendo ulteriormente tutele sociali e sindacali». Il presidente della Regione Puglia («che non lascerò per un seggio a Strasburgo, la mia è una corsa di testimonianza») propone allora una possibile via: «una grande battaglia per far tornare il lavoro, la sua tutela e la protezione del lavoratore, al centro della scena politica. Deve essere questo il paradigma di un mondo che sa rispettare la vita anche quando si varcano i cancelli di una fabbrica».

intervista dal Corriere Della Sera

Berlusconi: "Anche esercito per costruire centrali nucleari"

Così come fatto per gestire l’emergenza rifiuti, l’esercito potrebbe tornare in campo per proteggere e consentire la costruzione di nuove centrali nucleari in ItaliaLo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante l’assemblea di Confesercenti sottolineando che in campo energetico l’Italia “è la Cenerentola d’Europa” e che paga bollette molto più care rispetto ai nostri concorrenti industriali. Berlusconi ha anche aggiunto che i rischi legati all’energia nucleare non ci sono più e che “ci sono oggi tecnologie avanzatissime e si stanno costruendo centrali di quarta generazione. E vista la nostra situazione non c’è più tempo da perdere”.

LA RIVOLUZIONE CHE NON SI VEDE

Occupati come siamo a cercare di capire in che maniera Luigi Napoleone Berlusconi cercherà di uscire dalla quantità di trappole in cui si è cacciato, se con una qualche forma di colpo di stato o congedandosi educatamente, rischiamo di non vedere la rivoluzione che sta accadendo intorno a noi. Non la vediamo, aggiungo, nemmeno quando vi partecipiamo. E certo «rivoluzione» sembra una parola grossa. Eppure: i capelli lunghi e i pantaloni «a zampa di elefante», insomma i cambiamenti nel modo di vivere dei giovani di metà anni sessanta non furono forse i segnali che qualche grossa valanga sociale stava per cadere? Prendiamo ad esempio l’indagine secondo la quale nell’ultimo periodo un italiano su due [il 53 per cento] ha cambiato le sue abitudini di consumo, visto che «tende ad abbandonare – fa sapere la Coldiretti, che ha commissionato l’inchiesta alla Swg di Trieste – il dettaglio fisso tradizionale per privilegiare i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori», il che significa «farmers market», cioè i mercati gestiti direttamente dai produttori, e i Gruppi d’acquisto solidale [Gas], forme di commercio e consumo alternativi che hanno avuto nell’ultimo anno un vero e proprio boom. Esplosione che non si spiega solo con la crisi economica, ovvero con la ricerca di prodotti a buon mercato, ma anche e forse soprattutto con l’aspirazione concreta a uno stile di vita che migliori sia il benessere individuale che quello sociale e ambientale.

La «tempesta perfetta», la somma di crisi climatica, economica e democratica, sta producendo i suoi effetti, anche in forma positiva. Così accade che quel che volonterose e intelligenti pattuglie hanno cominciato a fare già da diversi anni, come il commercio equo, l’agricoltura biologica o appunto i gruppi d’acquisto solidali, e che parevano ai più [sinistre in testa] interessanti esperimenti inevitabilmente messi in minoranza dalla monocultura del supermercato e della produzione industriale, sono diventati nel frattempo i pilastri di un fenomeno di massa, di una rivoluzione appunto che sta cambiando profondamente le abitudini, le relazioni tra le persone e lo stesso lavoro dei produttori. Come nel caso di quella rete di Gas milanesi che non si è limitata a comprare prodotti agricoli, ma ha commissionato ad agricoltori piemontesi la coltivazione, su terreni da tempo abbandonati, di quella certa qualità di patate ormai cancellata dalla omologazione forzata: uno tra miriadi di esempi.

E insomma, pare naturale che quest’anno la mostra-fiera-mercato chiamata Terra futura, che si fa da anni con successo nella fiorentina Fortezza da Basso e che ha molto aiutato a preparare l’esplosione di oggi, dedichi la nuova edizione, che si tiene questo fine settimana, al «buen vivir», come gli indigeni sudamericani chiamano uno stile di vita che rispetti gli equilibri sociali e naturali, o alla «decrescita serena», come dice il titolo dell’ultimo libro di Serge Latouche. Il senso è: l’economia sociale non è più solo un auspicio, o l’oggetto di teorie forse attraenti ma inattuali: accade il contrario, ossia che credere di poter all’infinito riproporre il consumo di natura, di territorio e di socialità che abbiamo avuto nel secolo scorso, e che è il motore di base del capitalismo, appare a un numero crescente di persone una utopia terrificante, un incubo dal quale è urgente svegliarsi. Dunque, i sostenitori della decrescita, che non è il crollo del Pil ma l’allusione a un altro genere di società, si stanno chiedendo – anche grazie a questa grande diffusione pratica dei nuovi stili di consumo – quali debbano essere le politiche concrete utili ad avvicinarsi a una società della decrescita.

Carta, come dice lo stesso Latouche con qualche enfasi, è stata tra le prime pubblicazioni in Italia a diffondere queste tesi, ed è quindi naturale che insieme a un paio di sorelle – Valori, la rivista legata a Banca etica, e il mensile Altreconomia – e con l’aiuto della Fondazione Banca etica e della Rete per la decrescita organizzi a Terra futura una intera giornata di discussione a largo raggio – dalla finanza all’energia, dal lavoro all’uso del territorio – con la partecipazione di personaggi come Edoardo Salzano, Tonino Perna, Gianni Tamino e così via. Si farà domenica 31, giornata conclusiva di Terra futura, alla Fortezza da Basso, dalle 10 alle 18. E di questo tema, anche con una intervista a Saskia Sassen, si occupa il nuovo numero del settimanale.

di Pierluigi Sullo

Bologna - nasce Know AU. L'università autonoma metropolitana a Bartleby


Che fare? Know AU è il rovesciamento virtuoso del Know how. Nel lessico manageriale questa espressione indica la capacità, individuale e collettiva, di rendere operativo un bagaglio di competenze teoriche. E' un saper fare che fa dialogare immediatamente le conoscenze di un individuo con le sue abilità relazionali, emotive e linguistiche. Un sapere produttivo quindi, che viene quotidianamente tradotto nel linguaggio del capitale. In questo senso il know how è una delle principali fonti di ricchezza di cui le imprese si appropriano.
Know AU è un saper fare di segno opposto, in direzione ostinata e contraria.

Un' università autonoma che guarda alla produzione di conoscenza come pratica teorica, a partire da quell'intreccio che da sempre segna la relazione tra lotta politica e creazione di nuovi linguaggi.

Un' università metropolitana dove lo sforzo del pensare insieme sia connesso ai tentativi di leggere il presente, di provare a comprenderlo a partire da quelle tensioni che lo animano. Il pensiero come urgenza della trasformazione.

“Il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione” ci suggerisce Foucault, è un campo di battaglia e allo stesso tempo un campo di possibilità attraverso il quale tradurre una parzialità e continuare ad agirla.

Know AU: knowledge and autonomy, sapere e autonomia.

L'autonomia come sguardo di parte, come produzione indipendente e al contempo come posta in palio da conquistare collettivamente.
Un'altro esperimento di autoformazione, in continuità con i tanti già attivi dentro l' università, di condivisione e di costruzione del comune.

Un laboratorio politico che abita un confine poroso e fluido: i flussi comunicativi infatti circolano continuamente tra le istituzioni accademiche e gli spazi pubblici metropolitani, esattamente le stesse coordinate sulle quali si muove la scommessa politica di Bartleby.

LE COOP ANTIMAFIA CRESCONO

Due in Sicilia e una in Puglia creano un marchio comune

Le coperative nate sulle terre confiscate alla mafia sono ormai una realtà consolidata e si avvalgono di una rete di solidarietà e di servizi avanzati per crescere sul mercato. Le tre coop agricole più importanti, PLACIDO RIZZOTTO e PIO LA TORRE della provincia di palermo (lavorano terre che erano di Riina, Provenzano e Brusca) e TERRE DI PUGLIA di Brindisi si sono... consorziate in "LIBERA TERRA MEDITERRANEO": due agriturismi sono il fulcro di questa attività che serve a far conoscere il cammino intrapreso contro la mafia. Il progetto "LIBERA TERRA" nato grazie a don Luigi Ciotti si pone l'obiettivo di creare posti di lavoro per giovani della zona, di aprirsi agli agricoltori del territorio che condividano un'idea di qualità fondata su produzioni buone, pulite e giuste. Queste coop rappresentano un esempio di cambiamento sociale perchè cercano di sottrarre alla mafia il controllo del territorio.

mercoledì 27 maggio 2009

L'Onu promuove la Puglia "È la terra più accogliente"

«Oggi la Puglia è la terra più accogliente d'Italia». Il riconoscimento per la Regione di Nichi Vendola è arrivato direttamente dall'Onu. Il portavoce dell'alto commissario delle Nazioni unite per i diritti dei rifugiati, Laura Boldrini, ha salutato con un plauso la cerimonia di intitolazione della sala giunta pugliese ad "Ester Ada, migrante cittadina del mondo". Con la benedizione di don Luigi Ciotti e il riconoscimento dell'Onu, il governatore Nichi Vendola ha intitolato la stanza dei bottoni della Regione alla diciottenne nigeriana morta durante il suo viaggio della speranza. Mentre Italia e Malta litigavano per decidere a chi spettasse accogliere quel barcone proveniente dalla Libia, Ester, con il bimbo che portava in grembo, si è spenta tra le braccia del fratello maggiore, Austin. Ieri era a Bari per assistere al varo della delibera che ha legato il nome di Ester a quello della Puglia.

E' l'atto di rottura attraverso il quale Vendola vuole prendere le distanze dalla politica dei respingimenti adottata dal governo nazionale. «Non vogliamo assuefarci a questo clima di barbarie», ha detto il governatore prima di leggere il dispositivo della delibera. «Ester avremmo voluto adottarla da viva, noi, come Regione Puglia, nel nome della nostra tradizione millenaria di accoglienza, la adottiamo da morta perché ci sentiamo corresponsabili della sua morte».
La delibera portata in giunta dall'assessore alla Trasparenza, Guglielmo Minervini, trae spunto dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo, ma soprattutto, dallo statuto della Regione. «Leggendolo è stato straordinario cogliere come la Puglia si presentati ufficialmente al mondo come terra dell'accoglienza». Un ruolo che Laura Boldrini, portavoce italiano dell'alto commissario dell'Onu per i diritti dei rifugiati, ha riconosciuto anche nei fatti. «Quindici anni fa ero in Puglia quando scattò tra istituzioni e semplici cittadini una gara di solidarietà per accogliere i profughi che scappavano dai Balcani in fiamme - ha raccontato - adesso nel mondo e in Italia soffia una brutta aria ma con questo, ed altri provvedimenti, la Puglia si conferma la regione dell'accoglienza. Un esempio da seguire».

Ne è convinto anche il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, citato nella delibera: «Bene ha fatto la Puglia a ricordare Ester e gli altri 3.467 migranti morti durante il loro viaggio della speranza. Seguendo questo esempio, alla politica chiedo un atto di coraggio: abbandonare la facile strada del consenso per imboccare quella della giustizia sociale».

di Paolo Russo

Berlusconi: Financial Times, è un pericolo per l'Italia

"Non è un fascista", "non è Benito Mussolini" perché ha "squadre di veline, non di camicie nere", ma rappresenta comunque un "pericolo, in primo luogo per l'Italia, ed un esempio negativo per tutti". Così il Financial Times, uno dei più autorevoli giornali economici del mondo, descrive Silvio Berlusconi in un editoriale pubblicato oggi.
Per il Financial Times, se Berlusconi è così "dominante", la colpa è anche di una "sinistra assente", di istituzioni deboli e spesso politicizzate e di un giornalismo che troppo spesso ha accettato un ruolo subalterno. Ma soprattutto la colpa è di "un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato".

MINACCE DI MORTE AL SINDACALISTA - UN'INFERMIERA FINISCE SOTTO PROCESSO

Galatone. Minacce di morte al telefono: una donna di Galatone,oggi 45enne, dovrà affrontare il processo dopo aver "perseguitato" un sindacalista di Nardò e la sua famiglia per circa un anno.
La storia: nel luglio 2006, dopo che la Asl di Lecce aveva rotto un accordo convenzionato con il Comune per la gestione della casa di riposo di Galatone, dove erano ospiti anche malati psichiatrici (dodici in tutto), l'Amministrazione affidò la struttura ad una associazione di volontariato denominata "Madre Teresa di Calcutta" della quale risultava responsabile un'infermiera di Galatone, C.P.
Il Comune incaricò l'associazione ad adempiere ai servizio socio-assistenziali per gli anziani e i malati psichici. Il 18 agosto 2007, però, un blitz di Asl e questura di Lecce chiuse, di fatto, la casa per inagibilità. Da quel giorno stesso i telefoni personali del sindacalista Maurizio Maccagnano (coordinatore provinciale della Cub Sanità) iniziarono a squillare, anche di notte. Evidentemente qualcuno lo considerava responsabile di quella chiusura. E non solo: squillava anche il cellulare della moglie (che per un periodo era stata anche impiegata nella casa di riposo) e il telefono nel reparto ospedaliero dove il sindacalista lavorava. Il "messaggio"? Sempre uguale: "sei morto!". Al più condito da insulti irripetibili.
Le indagini avrebbero appurato, attraverso i tabulati telefonici, che proprio la donna avrebbe perseguitato il sindacalista. Per questo è stata rinviata a giudizio.
La prima udienza è stata il 1 ottobre.
" Ho sempre difeso, e continuerò a farlo, il lavoro garantito, la struttura pubblica che oggi è chiusa, i diritti dei lavoratori, le paghe sindacali e contrattuali, i malati psichici, gli anziani e le loro famiglie che hanno bisogno di assistenza e supporto necessari - dice Maccagnano - Continuer la mia attività di sindacalista in difesa di lavoratori e cittadini onesti finche avrò vita e nessuno potrà mai fermarmi".

«Sfratto» dopo 40 anni, finisce l'utopia di Christiania



Di fatto è una sentenza di sfratto. Dopo decenni di schermaglie, qualche auto incendiata e tre anni di battaglie legali, ieri l'Alta Corte danese ha dato ragione al governo di centro-destra e torto all'ultima roccaforte hippie. Sfratto all'Utopia, o se preferite alla pacifica illegalità di un altrove chiamato Christiania. «E' la prova che nessuno è al di sopra della legge», cantano vittoria i Liberali. «Faremo appello alla Corte Suprema», assicura il portavoce dei «christianiti» Thomas Ertman. Niente sgomberi, per ora. Ma il verdetto è chiaro: Christiania, il posto più tranquillamente eversivo d'Europa con la sua Pusher Street e i tricicli dal carrello anteriore porta-bambino (uno se l'è comprato pure Angelina Jolie), con la sua vita a misura d'uomo (auto proibite) e (adesso più discretamente) pure di spinello, così com'è non può andare avanti. Quei 34 ettari pittoreschi, abitati da onestissimi fuorilegge e visitati da un milione di turisti all'anno, non appartiene a chi quarant'anni fa con un'occupazione abusiva li «recuperò» dall'abbandono e ora gelosamente li abita, a sbafo e in esclusiva.


Christiania è terreno dello Stato, hanno stabilito i giudici, quindi in teoria di tutti, e proprio per questo destinata a sciogliersi, a perdere la propria unicità, a dare cittadinanza e negozi e diritto di proprietà a gente da fuori, per esempio a chi potrà permettersi i nuovi appartamenti già progettati a prezzi di mercato. Per ora i 900 sopravvissuti (150 bambini) della comune più famosa (e integrata) del mondo restano lì, nel loro bucolico centralissimo altrove, nelle case colorate e graffitate di cui godono l'usofrutto per la modica cifra di 200 euro al mese (di spese). Ma adesso la «città libera» (Fristaden) divisa in 19 circoli che adottano la legge dell'unanimità (la maggioranza non è abbastanza) è meno «libera» di prima. E il suo futuro sembra segnato. Ieri mattina fuori dal tribunale la sentenza è stata accolta con qualche mugugno ma senza incidenti dal popolo dei «christianiti» che aspettavano con le loro bandiere rosse e gialle e il loro simbolo, la lumaca. Sono gente pacifica, famiglie con bambini (un paio di primavere fa la battaglia notturna con la polizia fu causata da gruppi di autonomi). La possibilità di rivolgersi alla Corte Suprema è stata discussa in serata nell'assemblea alla Grâ Hal, l'hangar grigio che nei giorni migliori ospita feste e concerti (nella Christiania dei tempi d'oro sono passati Bob Dylan e i Rolling Stones). Dal pop ai tribunali: Knud Foldschak, l'avvocato che ha difeso la comunità in tribunale, sostiene che il verdetto — riconoscendo la realtà di Christiania negli ultimi 40 anni — costituisce «una vittoria morale» e «una buona base» per continuare la battaglia alla Corte Suprema.


Tollerati e poi osteggiati dalla politica. Nel 1989 il governo socialdemocratico riconosce a Christiania lo status di «esperimento sociale», spostando il controllo sull'area dalle autorità cittadine allo Stato. Nell'87 un memo del ministero della Giustizia aveva avallato la tesi secondo cui lo Stato poteva recuperarne il controllo solo previo accordo con i residenti. Ma nel 2004 il centro-destra al potere, guidato dal «bel» Anders Fogh Rasmussen, chiede la «normalizzazione» della città hippie. L'autonomia di Christiania, il paradiso fiscale più comunista d'Europa, subisce i primi colpi. Sulla centrale «via degli spacciatori» spariscono i banchetti per la vendita di hashish e marijuana (che secondo la polizia alimentava un mercato di 134 milioni di euro). Gli abitanti sono costretti a pagare le tasse, ma rifiutano di aprire la loro «riserva indiana» all'intervento esterno. Il Parlamento vota la fine dell'«esperimento sociale». Nel 2006 i «christianiti» si appellano ai giudici. Ieri hanno perso. Il governo li invita a lasciar perdere la Corte Suprema: sedetevi al tavolo e discutiamo. Quest'anno Copenhagen ospita la grande conferenza dell'Onu sul clima, la Kyoto 2. Almeno fino ad allora, lo sfratto è rinviato. Chissà se tra i 20 veterani di «Fristaden Christiania» qualcuno sta rispolverando il vecchio inno della comune datato 1976, una canzone del gruppo rock Bifrost: I kan ikke slå os ihjel, voi non potete ucciderci.

Michele Farina

Nasce il Forum Antirazzista della Campania

Non avremmo mai pensato di dover vivere in un Paese dove, il giorno dopo che tre balordi danno fuoco per noia a un senza fissa dimora bengalese ad una stazione della metropolitana di Roma, un ministro degli interni, per tutto commento, potesse dichiarare che «occorre essere cattivi con i clandestini». Non avremmo mai pensato di poter vivere in un Paese dove Joy, ragazza nigeriana di 22 anni, costretta a prostituirsi, è morta di tbc perché non ha trovato il coraggio di andare in ospedale per paura di essere denunciata in quanto non in regola con il permesso di soggiorno.Non avremmo mai pensato di poter vivere in un Paese dove quasi ogni giorno una persona transessuale viene picchiata, denigrata, violata nella sua dignità, a volte uccisa solo perché differente nella sua identità di genere. Non avremmo mai pensato di poter vivere in un Paese dove vi sono città in cui si può essere uccisi a sprangate solo per aver rubato qualche biscotto. Non avremmo mai pensato di doverci vergognare di vivere in un Paese dove una semplice condizione umana basta per essere considerati criminali.

Non riusciamo a credere di stare in un Paese dove qualcuno si può permettere anche solo di proporre che sui pulman vi siano posti riservati agli italiani; dove una mamma migrante, per la sola colpa di non avere un permesso di soggiorno, può subire l’ignobile e inaudita violenza di non poter riconoscere il proprio bambino; dove esponenti del governo, con orgoglio e mostrando i muscoli possano rivendicare la portata storica di aver «respinto» qualche centinaio di disperati che sfuggivano da guerre, sfruttamento, abusi di ogni tipo.
Crediamo che tutto questo è il risultato di una deriva drammatica e devastante che arriva da lontano. E’ un’ondata razzista e discriminatoria nei confronti delle persone migranti che in questi anni è stata alimentata da una politica vigliacca e strumentale e che si è diffusa in modo ampio e profondo trovando facile presa nelle paure e nell’ignoranza, nel senso di precarietà e preoccupazione per il futuro che coinvolge milioni di cittadini italiani.

Un processo che, partendo dagli immigrati e dalle immigrate, si è allargato e sta caratterizzando e orientando la configurazione stessa della nostra società. Ha, consolidato, cioè, un’idea di società dove le identità si costruiscono e si riconoscono sul dominio o sull’annullamento delle altre identità differenti; dove la violenza non solo viene “sdoganata” ma assunta, in molti casi, come regolatrice delle relazioni umane, singole o collettive; dove le città diventano luoghi abitati non da cittadini ma da competitori sfrenati, dove gli ultimi, i differenti, i poveri sono spinti o costretti in periferie urbane e sociali senza diritti, senza opportunità, senza la possibilità di incidere sulle decisioni; dove le persone, come il territorio e il sapere, sono sacrificati e rapinati in nome del profitto.

Di fronte a tutto questo, come persone che da anni sono impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone migranti pensiamo che nessuno possa più limitarsi alla sola indignazione. Pensiamo che anche il silenzio, il non dire con chiarezze da che parte si sta equivalga in qualche modo ad essere complici. Pensiamo sia urgente che ognuno di noi, nei luoghi del suo impegno, ma anche in quelli di vita e di lavoro debba nel quotidiano e con continuità contrastare l’ondata di inciviltà, cattiveria e razzismo che ci sta sommergendo
Pensiamo sia venuto il momento della denuncia e di dichiarare la propria disobbedienza, civile, democratica e nonviolenta rispetto a norme che colpiscono chi è più fragile, che negano le persone che stravolgono ogni principio di eguaglianza e accoglienza.
Per queste ragioni, insieme ad altri e altre abbiamo proposto che in questa regione venga ripresa e rilanciata l’esperienza del forum antirazzista della Campania che 15 anni fa fu uno dei principali protagonisti del movimento antirazzista italiano e che anche oggi potrebbe essere il luogo ideale per un impegno e una iniziativa forte e unitaria.

Pensiamo anche che nessuno di noi, per quanto bravo sia o per quanto grande e forte sia la sua organizzazione, da solo basti. Crediamo sia urgente mettere insieme le nostre storie, i nostri saperi, la nostra rabbia per contrastare quanto sta avvenendo, per proporre e costruire un’altra idea di comunità, centrata sull’accoglienza, sul rispetto dei diritti, sulla valorizzazione e la convivenza delle differenze

La scuola primaria torna in Onda

Alla Gelmini e ai suoi manovratori nelle stanze dei bottoni (Tremonti e Brunetta) non è bastato un autunno di mobilitazione, né la prova di forza dell'Onda anomala della scorsa settimana contro il G8 University summit.

E approfittando dell'estate in arrivo, cercheranno di far passare i drastici tagli che mineranno alle fondamenta le basi stesse dell'istituto della formazione, da quella primaria su su fino all'Università. E' di questi giorni infatti l'annuncio a mezzo stampa di drasticissimi soppressioni di corsi in molte facoltà del paese.

La cosa è ancor più vera per la scuola dell'obbligo dove la scure economicista di una casta politica capace di concepire la formazione come mero costo si abbatterà senza indugi, lasciando sul tappeto una miriade di scuole sprovviste di corpo insegnante ed amministrativo.

Come già fu per l'autunno, sono di nuovo loro a farsi sentire, i genitori e gli insegnanti della scuola primaria, consci che troppo alta è la posta in gioco per arrendersi. Lo scorso 22 maggio sono già scesi in piazza in moltissime città italiane. Oggi riprenderanno l'iniziativa con capillari ed articolate occupazioni degli uffici governativi distaccati del Ministero dell'Istruzione, per ribadire che non è certo questa la scuola che i genitori (e i bambini! e gli insegnanti!) vogliono...

da Infoaut

martedì 26 maggio 2009

ASSALTI PER CARLO




ASSALTI FRONTALI - ROTTA INDIPENDENTE

E ora nella dignita` mi specchio, nella dignita`
del fratello che era insieme a noi nel mucchio, lui ha lottato,
quando ha avuto I' occasione
non ha voltato gli occhi e questa e la lezione da insegnare nelle scuole,
nel racconti che disegnano le sere
cosa sparava in faccia quel carabiniere, io porto con me il nome di Carlo Giuliani noi facciamo la storia, mentre quelli fanno i piani
come a genova quel giorno, niente rumori di fondo
e noi ali' assedio ai padroni del mondo
usciti dal Carlini, non torniamo indietro davvero
affronti il nemico e vedi il suo volto vero.
In marcia il cuore pompa esaltazione
una soluzione inizia quando inizia una rivoluzione
il fumo all' orizzonte e gi` alto denso e nero
e un bel dito medio alzato dritto verso il cielo

Noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso
e non spegni il sole se gli spari addosso
non spegni il sole se gli spari addosso
siamo in ballo, siamo in ballo adesso
rotta indipendente impatto imminente
l'onda umana sale alta, potente

Il venti luglio è segnato è un segnale
il venti luglio per noi e I' introduzione alla guerra globale
ho studiato strade, tutta la cartina, ma ormai la Palestina è Genova e Genova in Argentina
dietro contadine in marcia dalla a Fancia
davanti bocche dei fucili puntate alla pancia
elicotteri battono il cielo, motoscafi il mare
ministri infilano mimetiche per comandare
ed arrivano, li vedo arrivare
ho già` negli occhi le bombe da intervento speciale
eccoli arrivano i carabinieri, i mercenari
oggi sono pronti a fare straordinari
noi ci stringiamo, ci facciamo forza a vicenda
ci passiamo acqua
e intanto cresce la faccenda
è un tempo questo pieno di violenza
e su strade senza tempo noi facciamo resistenza.

Noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso
e non spegni il sole se gli spari addosso
non spegni il sole se gli spari addosso
siamo in ballo, siamo in ballo adesso
rotta indipendente impatto imminente
l' onda umana sale alta, potente ...
e il sole brilla con le nostre vite
proietta raggi per distanze infinite
e il sole brilla con le nostre vite
proietta raggi per distanze infinite ...

Ci siamo dentro ormai
ormai è ovunque la battaglia
meglio muoversi in fretta e muoversi in passamontagna
parlare ora di non ... nonviolenza
a questo punto a inutile nella mia esperienza
attaccano col gas combinato col cianuro
poi le pistole sparano per stare più al sicuro
hanno studiato bene quelli, sanno che il panico
ti penetra alla gola, ti afferra lo stomaco
ma non spegni il sole solo perchh chiudi gli occhi
e noi in combinazione difendiamo i nostri blocchi
comunità le fermiamo, diamo ossigeno all' aria
barricate le alziamo e respiriamo nell' aria incendiaria
mentre mezzi militari vanno a palla sui viali
addosso alle persone, ma siamo persone speciali
avanziamo e indietreggiamo come una molla
mentre ambulanze prendono feriti tra la folla
un blindato è li, rimane in panne
e svuotato e dato in cibo alle fiamme
siamo una folla chiara promessa al ricordo
in marcia nel mondo gettando grano fecondo, siamo in tanti, siamo da tutte le parti
e Carlo fino ali' ultimo è rimasto davanti
fino a alzarsi, con un estintore in primo piano
lui ha insegnato a vedere cos'h un essere umano.

Noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso
e non spegni il sole se gli spari addosso
siamo in ballo, siamo in ballo adesso
rotta indipendente impatto imminente
l' onda umana sale alta, potente...

Noi andiamo avanti, andiamo oltre i limiti
siamo un sole che sorge tra colori lividi
e nessuno pur spegnere il sole
nessuno pur imbrigliare sei miliardi di persone

Gli Assalti Frontali sono un gruppo hip hop italiano di Roma nato nel 1991. Sono noti per il loro impegno politico, esplicitamente rappresentato anche nella loro musica. Gli Assalti Frontali nascono nel 1991 dalle ceneri del collettivo romano Onda Rossa Posse e dalle trasmissioni di Radio Onda Rossa. Grazie ad autoproduzione e distribuzione indipendente nell'ambiente universitario e dei centri sociali, l'Onda Rossa Posse vendette circa diecimila copie dell'album Batti il tuo tempo. Batti il tuo tempo”, autoprodotto con il sostegno dello spazio occupato “32” di Via dei Volsci è il lavoro che ha fatto conoscere questo gruppo in tutta Italia per i testi mai banali e pregni di poesia urbana e desiderio di lotta. Dopo quell'anno inizia l'esperienza Assalti Frontali, un gruppo aperto che di volta in volta ha avuto dentro la sua formazione artisti come Castro X, NCOT, 00199, Brutopop, Ice One, Lou X, Valerio AKA Guerra, SanSante, Sioux, Penni, LaTLaO, oltre alla presenza costante di Militant A che ha permesso la produzione di dischi divenuti ormai leggenda nell’hip-hop italiano, come "Terra di nessuno” (autoprodotto 1992), "Conflitto" (autorprodotto e distribuito da il manifesto cd - 1996), "Banditi" (primo – ed ultimo – con una major, la Bmg, 1999), e concerti in tutti i posti occupati del paese, sui camion durante le manifestazioni, all'estero in occasione di azioni di solidarietà come a Valona o a Gerusalemme est. Il grande contributo di decine di fratelli e sorelle che hanno partecipato anche solo per poco all'esperienza di Asalti Frontali e la predisposizione a mutare mantenendo ferma la sua identità militante nelle lotte che si sono succedute in Italia e nel mondo è stato il motore che ha permesso di trovare sempre forza e ispirazione in tutti questi anni. Nel 1993 partecipano alla colonna sonora di "sud", film di Gabriele Salvatores, per cui hanno scritto la canzone che apre la pellicola. Nel 2008 Assalti Frontali producono il disco numero sette, “Un’intesa perfetta”, prodotto con la stessa formazione del precedente e ancora a Torino a Casasonica. Tra gli estratti di quest’ultimo lavoro discografico ricordiamo “Enea Super Rap”, un rifacimento in rap dell'Eneide di Virgilio, nata da un incontro degli Assalti Frontali con i ragazzi di una scuola elementare romana. Nella canzone Enea è un migrante che fugge dalla guerra (come tanti che arrivano nel nostro paese, dopo viaggi stremanti, senza permesso di soggiorno), e da clandestino arriva sulle coste del Lazio e fonda Roma . Il testo di questa canzone, è stato poi rivisitato dagli stessi Assalti Frontali in una nuova versione: “il rap di Enea - No Gemini Day and Night”. Il remake diventa la colonna sonora delle contestazioni scolastiche e universitarie contro i tagli del decreto 137 e della legge 133. Per finanziare e promuovere i coordinamenti dei genitori insegnanti e il coordinamento “ Non Rubateci il Futuro”, nel dicembre del 2008 il brano diviene un mini cd in tiratura limitata. Da “Un’intesa perfetta” esce un video della canzone “Mappe della libertà” girato e montato da Esa. In occasione del 1 dicembre, Giornata Mondiale Contro L’AIDS, Assalti Frontali realizzano il brano "Quando sei lì per lì” per la Campagna di Prevenzione Aids 2008. Il brano parla del preservativo in modo esplicito per avere una sessualità serena. Continuate così ragazzi.