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lunedì 19 dicembre 2011

SEN. F. FERRANTE AL CARCERE DI SPOLETO INCONTRA GLI ERGASTOLANI OSTATIVI

Il Senatore Francesco Ferrante ha visitato nei giorni giorni il carcere di Spoleto, accompagnato dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che da 4 anni seguono e appoggiamo gli ergastolani d'Italia per l'abolizione della pena dell'ergastolo, in particolare quella dell'ergastolo ostativo ai benefici penitenziari, che rende l'ergastolo "una pena di morte mascherata", come l'ha definita l'attuale Responsabilie Generale della Comunità, Giovanni Paolo Ramonda.
Guidati dal Direttore, Dott. Ernesto Padovani, hanno incontrato gli ergastolani nella loro sezione. Qui di seguito la lettera che gli stessi ergastolani hanno consegnato al Sen. Ferrante e il comunicato dell'ufficio stampa del gruppo PD del Senato, con l'annuncio di un'interrogazione parlamentare che il Sen. Francesco Ferrante ha presentato sull'ergastolo ostativo.


Lettera aperta degli ergastolani ostativi al Senatore Francesco Ferrante

Senatore, mentre in alcuni paesi come la Norvegia, Portogallo, Spagna, l’ergastolo è stato eliminato (Islanda mai avuto ergastolani) dando un segno di grande civiltà e umanità e in altri Paesi l’ergastolano può uscire:
Irlanda dopo 7 anni, Olanda dopo 14 anni, Norvegia dopo 12 anni, Svezia dopo la commutazione della pena, Svizzera dopo 15 anni, Regno Unito varie possibilità, Austria dopo 15 anni, Belgio dopo 10/14 anni, Cipro dopo 10 anni, Danimarca dopo 10/12 anni, Francia dopo 15 anni, Grecia dopo 20 anni
e, invece, la patria del Diritto romano, l’Italia, dopo 25 anni e, mai, proprio mai, unico paese in Europa, per le condanne all’ergastolo con la motivazione di avere agevolato l’attività dell’associazione criminosa (Divieto di concessione di benefici: art. 4 bis L. 26 luglio 1975, n. 354).

Senatore, se lei è d’accordo che non si può chiedere la certezza della pena senza sapere quando finisce una pena;
che la pena dell’ergastolo supera i limiti della ragione, perche una pena senza speranza diventa solo un’esecuzione e una vendetta;
che con l’ergastolo non si vive, ma si sopravvive, perché la reclusione a vita, come pena, è peggiore della morte stessa;
che il carcere per l’ergastolano è un cimitero, con la differenza che invece di morto sei sepolto vivo;
che la pena deve rieducare, ma che rieducazione ci potrà mai essere per una persona che non potrà mai uscire dal carcere?

Senatore, se lei è d’accordo che in uno Stato di Diritto la speranza di tornare liberi non può dipendere dalla scelta del diretto interessato di mettere in cella un altro al posto suo:se parli esci o se no rimani dentro;
che la speranza non dovrebbe essere stroncata per sempre;
che una pena che non finisce mai è compatibile solo con l’inferno dei dannati,

Senatore, perché impedire la speranza di continuare ad esistere per condanne subite dieci, venti o trenta anni prima?
Che senso ha aver sostituito la pena di morte con l’ergastolo?
Non può una persona essere colpevole per sempre.
Una società che non uccide i suoi simili perché preferisce tenerli murati vivi dentro una cella tutta la vita, è una società malata e cattiva alle radici.

Senatore, se non è d’accordo che in Italia esista la “Pena di Morte Viva”, gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto chiedono a lei e al suo partito di presentare al Senato un disegno di legge per l’abolizione dell’ergastolo, in subordine l’abrogazione dell’articolo 4 bis Ordinamento Penitenziario che rende l’ergastolo ostativo.
Ricordano che nel 1998 al Senato era passata la legge per abolire l’ergastolo.


Gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto.
Dicembre 2011




CARCERI: FERRANTE (PD), "E’ PRIMO PASSO, SPERANZA PER TUTTI DETENUTI".
"Ora abrogare ergastolo ostativo che non consente recupero del condannato".

“Il decreto varato oggi sulle carceri è una misura giusta e necessaria, che ha il merito di spostare un po’ più in là il punto di non ritorno, oltre il quale c’è il collasso di un sistema detentivo che da tempo ormai non è più degno di un Paese civile. Riconosciamo al ministro Severino di aver compiuto un primo passo verso la sempre più urgente riforma organica della detenzione, per la quale occorre coraggio e senso di civiltà, da dimostrare abrogando la misura dell’ergastolo ostativo, una pena di morte ‘viva’ prevista dall’ordinamento penitenziario italiano”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante.
“In Italia esistono due tipi di ergastolo - spiega Ferrante, che sull'ergastolo ostativo ha presentato un'interrogazione - A quello normale, che consente almeno di ottenere un'eventuale misura alternativa o un beneficio penitenziario, e quello ostativo, una pena senza fine che in base all’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario esclude completamente ogni speranza di reinserimento sociale. L’ergastolo ostativo, che attualmente viene scontato da 1200 persone detenute, si traduce in sostanza nell’attesa della morte in carcere, in quanto è precluso qualsiasi reinserimento, nemmeno dopo 30, 40, 50 anni o in strutture di recupero e a prescindere dal percorso personale fatto dal condannato.
Si tratta di una palese violazione dell’articolo 27 della Costituzione – sottolinea Ferrante - secondo il quale le pene devono tendere alla rieducazione del condannato: E' una risposta vendicativa dell’ordinamento, che ha abdicato al suo compito di infliggere una pena giusta che consenta al condannato di pentirsi e di dimostrarlo. Ricondurre il sistema carcerario alla sostenibilità dal punto di vista dell’accoglienza e restituirgli la funzione di recupero sono due esigenze di riforma civile per il nostro Paese, e che devono andare di pari passo” – conclude Ferrante.

Roma 16 dicembre 2011

giovedì 15 dicembre 2011

IL CIRCOLO SEL "noveaprile" PRENDE POSIZIONE SULLA LOTTIZZAZIONE DEI CAFARI

Alla segreteria regionale SEL Bari
Alla segreteria provinciale SEL Lecce
Ai consiglieri regionali SEL Bari

e.p.c. All’assessore regionale Urbanistica
Dott.ssa A. Barbanente
BARI

Al dirigente Settore Ambiente
Dott. Antonicelli
Bari

OGGETTO: Piano Urbanistico Esecutivo “Costa dei Cafari” Comune di Nardò

Premesso che gli oltre 23 Km di costa ricadenti nel Comune di Nardò sono già –allo stato attuale- oltremodo urbanizzati e compressi dal punto di vista ambientale, che l’unica zona salvaguardata è quella del Parco di Portoselvaggio che riveste una particolare importanza per i cittadini di Nardò che per molti anni si sono battuti per la sua realizzazione; ora siamo fortemente preoccupati per l’evoluzione del progetto di lottizzazione della zona denominata “Cafari”.
Questo perché:
1. Il progetto interessa una zona costiera particolarmente delicata dal punto di vista ambientale e che ricade completamente nella perimetrazione del Parco, è vicina alla zona SIC di “Torre Uluzzo” ed è parzialmente coperta da macchia mediterranea.
2. Il progetto ricade parzialmente in zona interessata da vari incendi, anche dolosi, come si evince dalla cartografia ufficiale della Regione Puglia 2006.
3. L’area interessata alla lottizzazione è vicina al sito archeologico “Serra Cicora”, oggetto di studi e scavi archeologici di interesse.
4. L’intero territorio è di origine carsica e quindi particolarmente delicato.

Riteniamo che il PRG di Nardò, che prevede la lottizzazione nell’area così descritta, sia ormai obsoleto, considerato il mutato orientamento di tutta la politica regionale che pone la tutela paesaggistica in primo piano rispetto alle altre politiche di sviluppo agricolo, economico, edilizio e turistico.
Si segnala inoltre che l’esperienza derivante dalla limitrofa lottizzazione di “Torre Inserraglio” ha insegnato alla collettività locale che spesso, dietro la dichiarata finalità turistico ricettiva, come richiesto dalla tipizzazione C8 dell’area, si nascone in realtà la costruzione di villette a vendere utilizzate come seconde case.
Questo tipo di pseudo sviluppo turisti ha avuto finora come unica conseguenza la svendita di zone di pregio ambientale e paesaggistico con un ritorno economico effimero ed esiguo alla counità. La recente vicenda del villaggio di “Punta Grossa” di Porto Cesareo ne è un esempio eclatante.

A nulla può valere il fatto che nel 2003 il progetto sia stato escluso dalla V.I.A. in quanto il provvedimento di esclusione ha perso effiacia essendo trascorsi i tre anni previsti dalla L/R 11/2001, decorsi i quali, se i lavori nonj sono ancora stati iniziati, la procedura deve essere rinnovata. Al pari deve essere rinnovata la procedura di incidenza che no può certo ritenersi esaustiva, essendo stata effettuata ben otto anni fa!!!

Per ultimo riteniamo che il progetto non possa beneficiare della deroga prevista dal comma 8 Art. 5 della legge istitutiva del Parco di Portoselvaggio che così recita: all’interno del perimetro del Parco sonofatte salve le previsioni del PRG vigente del comune di Narò, relativamente ai comparti individuati come zone omogenee C8 di sviluppo turistico, alberghiero i cui piani urbanistici esecutivi siano stati approvati alla dta del 31/01/2005, ovvero alla stessa data abbiano concluso le procedure di valutazione previste dalla L/R 11 2001”.
Infatti il PUE in questione non è stato approvato e non lo è ancora oggi, né possono dirsi concluse le procedure di valutazione in quanto decadute.

Per tutto quanto sopra detto il circolo SEL “Noveaprile” di Nardò chiede ai compagni in indirizzo di attivarsi ed agire tutto il possibile per sostenere le nostre ragioni e soprattutto per aiutarci a salvaguardare quanto è rimasto ancora intatto del nostro territorio che è la nostra vera ricchezza e che non vogliamo diventi preda di speculazione.

lunedì 12 dicembre 2011

IL CIRCOLO SEL "noveaprile" RICORDA LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA -chi E’ STATO ?


Il pomeriggio del 12 dicembre 1969, intorno alle 16:30 a Milano nella Banca dell’Agricoltura, una bomba esplode tra la gente seminando morte.
I cadaveri sono maciullati; brandelli anche consistenti di corpi verranno in seguito staccati dalle pareti della banca tanto devastante è l’entità dell’esplosione.
Alla fine il bilancio sarà di 17 morti e 80 feriti.
Le conseguenze furono terribili, non solo per i morti bruciati a brandelli, ma anche per le evidenti implicazioni di carattere politico che ne scaturirono.
La strage di Piazza Fontana è solo uno dei tanti attentati accuratamente tenuti nascosti e protetti.
Si può ben dire che questa data segni l’inizio della storia del terrorismo politico moderno in Italia: nessun’altra inchiesta giudiziaria ha affrontato nel nostro Paese, le pressioni, le torsioni, le intromissioni, le deviazioni, le “cattiverie” subite da quella di Piazza Fontana.
Ovviamente le reali responsabilità non sono mai state opportunamente accertate e chiarite e non potranno mai essere tali.
La pista anarchica era quella più facilmente percorribile, perchè priva di adeguate coperture politiche, ma come la storia ci insegna, le verità sono altre; un intreccio pauroso tra vecchi fascisti, neofascisti e democristiani, SID e CIA disposti a tutto pur di preservare il potere politico-economico del Paese.
Norberto Bobbio chiama questo intruglio infernale “criptogoverno”, ovvero “l’insieme delle azioni compiute da forze politiche eversive che agiscono nell’ombra in collegamento con i servizi segreti, con parte di essi, o per lo meno da questi non ostacolate”.
Basterebbe questa lucida definizione a spazzare via lo sproloquio negazionista di taluni analisti che vorrebbero negare quella che è stata definita “strategia della tensione”.
Vorrei sottolineare un’ultima cosa: in quegli anni in Europa circolava un manuale in francese intitolato Missions Speciales (Missioni Speciali). Vi era scritto: “il terrorismo spezza la resistenza della popolazione, ottiene la sua sottomissione, e provoca una frattura fra la popolazione e le autorità. Ci si impadronisce del potere sulla testa delle masse tramite la creazione di un clima di ansia, di insicurezza, pericolo; il terrorismo selettivo (…) distrugge l’apparato politico e amministrativo eliminandone i quadri; il terrorismo indiscriminato (…) distrugge la fiducia del popolo disorganizzando la masse, onde manipolarle in maniera più efficace”.
Queste parole appartengono ad un ex-ufficiale dei servizi segreti francesi del quale non si è mai conosciuto con esattezza il nome anagrafico; si pensa si chiamasse Yves Guillou oppure Ralph Guerin Serac. L’uomo era specializzato in operazioni poco trasparenti. Aveva lavorato nell’intelligence francese, a stretto contatto con la CIA. Approdato all’Oas (formazione paramilitare fondata da Gen Salan per impedire l’indipendenza algerina)s’era poi trasferito in Portogallo. Qui nel 1966, tre anni prima di Piazza Fontana, aveva fondato, con i soldi dei regimi fascisti portoghese, spagnolo, greco, sudafricano e l’aiuto statunitense l’Aginter Press, una centrale dedita a “missioni speciali” un po’ in tutto il mondo, specializzata in Europa soprattutto nell’intossicare e infiltrare movimenti di sinistra, inducendoli a compiere sotto “bandiere di sinistra” tutti quegli atti terroristici che hanno poi caratterizzato quel periodo della storia italiana, ma non solo.
Chi E’ STATO, il titolo dell’articolo non è casuale; non posso dire con esattezza che lo Stato possa essere il responsabile di tutto quello che è successo, ma sicuramente si può affermare che una sua colpa sia quella di non essere stato in grado di colpirne almeno gli esecutori.
Ancora una volta tutto tace e la polvere aumenta.
Spetta a noi quindi non dimenticare e ricordare tutti gli innocenti che sono stati ammazzati per sordidi giochi di potere.
Ora e sempre resistenza.

Circolo "noveaprile" Nardò

domenica 11 dicembre 2011

99 POSSE - ITALIA SPA



99 POSSE - ITALIA SPA

Nun è quistione d'Unità
si nuje l'avevemo fà o si era meglio lascia' sta
l'Ottocento fu un secolo di rivolta
di giustizia popolare sull'uscio della porta
pronta ad entrare
in procinto di portare uguaglianza e diritti
terre e libertà per tutti
ma l'italia che avete fatto voi
l'avete fatta nel modo peggiore
spacciando fratellanza e seminando rancore
ignorando lo stupore
sul volto dei contadini fucilati
dei paesi rasi al suolo delle donne violentate
ignorando con dolo le aspirazioni di uguaglianza
giustizia e fratellanza
per le quali a milioni sono stati ammazzati
creando senza pentimento un paese a misura d'ingiustizia
un patto scellerato tra Savoia e latifondisti
e ancora nun v'abbasta mò facite 'e leghiste
e mentre abbascio addu nuje chiudono 'e 'spitale
e i laureati s'abbuscano 'a jurnata cu 'na vita interinale
v'amma sentì 'e parlà di questione settentrionale?

RIT.
a L'ITALIA S.P.A. E' UNA REPUBBLICA FONDATA
SULLA DISEGUAGLIANZA 'O MALAFFARE E 'A
CORRUZIONE PERCIO' LE VOSTRE LEGGI E IL VOSTRO SENSO
STATO PE NUJE SO SEMP STAT SUL NA PROVOCAZIO
SULAMENTE CA VUJE NUN PROVOCATE CU 'E
MA V'ARRUBBATE O SANGHE A DINT' E VENE
PERZONEE A NUJE NUN CE LASSATE NESSUN'ALTRA
SOLUZIONE CHE RADUNARCI IN BANDE PRONTE PER
L'INSURREZIONE


Chiariamo bene
nnuje 'o rre Burbone 'o schifamm 'a pazz
ma ce ne passa p'o cazz pure 'o tricolore e del deliri
patriottico
di ogni singola nazione
'a bannera nosta è semp 'a stessa
è rossa
rossa comm o sanghe d'o brigante d'o palestinese d
militante
del partigiano con le scarpe rotte
che attende in agguato nella notte
d'o libico dell'algerino dell'egiziano
e di ogni essere umano
e il Sud a cui noi guardiamo è il Sud del mondo
il risultato geopolitico di un malessere profondo
l'urlo che viene dai dannati della terra
tra l'incudine dei dittatori
e la risposta umanitaria della guerra
perciò invece 'e festeggià i 150 anni dell'azienda
gettiamo le basi di una vera unità
che guardi anche oltre il confine nazionale
di una terra compresa tra le Alpi e il mare
guardi al Mediterraneo in rivolta
e ad ogni singolo barcone
che in mezzo a questo mare cerca una speranza nella
notte

RIT.

quando il veleno brucia nella terra dei fuochi
quando i tumori che contiamo sono ancora troppo pochi
quando è sempre la mia gente che continua ad emigrare
a voi sembra normale parlare di questione settentrionale?
di esigenza di delocalizzare di costi da contenere?
pronti a dare la colpa all'immigrato
quando è il vostro lavoro che è emigrato
dove la vita di una persona
ha un valore più vicino allo zero straniero
dove i diritti non valgono un cazzo
dove è ancora più infame il potere del palazzo
e poi voi vi meravigliate
se la gente fa semplicemente il movimento inverso
ed insegue il lavoro dove può venderlo a miglior prezzo?
e non solo vi meravigliate
ma vi arrabbiate e non considerate
ca nuje cca tenimmo trentamila tunnellate di munnezza
ammuntunate
e pronte pe' ne fa tutte barricate
e n'ati trentamila v'e vuttammo a catapulta
dint 'e ville addò campate

giovedì 8 dicembre 2011

Signora Ministra, mi tagli la testa

Sarà pure un governo tecnico, ma il nuovo Ministro della Giustizia ha imparato presto a parlare politichese:
“L’Italia è in prima linea nella campagna contro la pena di morte. Lo ha detto il Ministro della Giustizia, Paola Severino, nel saluto rivolto in apertura del sesto Congresso internazionale dei ministri della Giustizia “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”, organizzato oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Quello della battaglia contro la pena di morte, ha ricordato il ministro, è un “tema caro all’Italia, paese da sempre attento alla tutela dei diritti della persona” e l’applicazione della pena capitale “non dà nessuna garanzia di sicurezza”. (Fonte: Adnkronos, 29 novembre 2011)

Ci vuole certo un bel coraggio a dichiarare che l’Italia è contro la pena di morte quando nel suo paese esiste la “Pena di Morte Viva” che è molto più disumana di quella di morte.
Signora Ministra, non me ne voglia se mi permetto di ricordarle che lo scrittore e politico Benjamin Constant (Losanna 1767- Parigi 1830) arrivò a giustificare la pena di morte, ma non la pena perpetua, nel quale vide “un ritorno alle più rozze epoche, un consacrare la schiavitù, un degradare l’umana condizione”.
Fu tale nella Francia rivoluzionaria l’orrore di murare vivo un uomo per tutta la vita senza la compassione cristiana di ammazzarlo che l’Assemblea Costituente, mentre mantenne la pena capitale, vietò le pene perpetue.
E fu così che nel codice penale del 28 settembre del 1791 la pena più grave dopo la morte fu la pena di ventiquattro anni di detenzione.
Signora Ministra, molti uomini ombra, come sono chiamati dagli altri detenuti gli ergastolani ostativi a qualsiasi beneficio penitenziario, preferirebbero la ghigliottina che essere murati vivi fino all’ultimo dei propri giorni.
Signora Ministra, Lei non può immaginare cosa vuol dire essere vivi, ma dichiarati morti dallo Stato, dalle leggi e dalla Società.
E mi creda, l’ergastolo ostativo è una pena bestiale, perché molto più lunga, dura e inumana di quella di morte.
Signora Ministra, l’ergastolo ostativo senza nessuna possibilità di uscita è un inferno ancora più brutto dell’inferno perché quello dell’aldilà lo sconti da morto, ma questo lo sconti da vivo.
La nostra vita è già tanto difficile, non ci faccia sentire dichiarazioni a proposito della pena di morte: “tema caro all’Italia, paese da sempre attento alla tutela dei diritti della persona”.
E adesso la lascio con una preghiera di Luigi Settembrini, (Napoli 1813- 1876), letterato e patriota italiano condannato dell’ergastolo:

O Dio Padre
Fammi la grazia della morte
Giacché gli uomini
Per tormentarmi
Mi hanno fatto la grazia della vita.

Le auguro Buon Natale con la speranza che lei mi auguri una buona morte.

Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto, dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

CIRCOLO ANARCHICO LECCE - CENA SOCIALE

Mercoledì 7 dicembre ore 21 (puntuali)!!!
Cena sociale di autofinanziamento
Circolo anarchico via Massaglia 62b Lecce
All'interno diffusione di stampa anarchica e di critica radicale
Menù della serata
Antipasti
Orecchiette alle cime di rapa
Riso al forno con verdure
Parmigiana di melanzane (nell'orto ci sono ancora)
Verdure al forno
Crema di zucca
Vino
Dolce
Quota 7 euro

sabato 3 dicembre 2011

IL CIRCOLO SEL "NOVEAPRILE" RISPONDE AL COMUNICATO DEL CTP

Il circolo “Nove Aprile” di Sinistra Ecologia e Libertà manifesta la propria vicinanza e il più assoluto sostegno all’assessore Vincenzo Renna. Sin dalle nostre origini l’asse portante del nostro partito è composto da due elementi fondamentali: la correttezza e la questione morale. Il nostro circolo ha per tempo predisposto un codice etico che, sottoposto a tutti i candidati Sel al consiglio comunale, è stato poi ratificato dagli stessi.
Anche da qui la certezza della buona fede e della correttezza di ogni nostro iscritto.
Chiediamo che questa questione finisca qui.
Noi col CTP abbiamo più di una cosa in comune: abbiamo l’amore e l’interesse per la tutela sia dell’ambiente che del territorio.
Quindi non possono essere scaramucce di bassa lega a far spezzare questo feeling politico che ci unisce.
Noi siamo convinti che se ogni forza politica, ogni associazione culturale e non, pone al centro del suo impegno politico la questione etica e morale, molti dei problemi di basso profilo scomparirebbero automaticamente.
Per quanto detto sopra il circolo di Sel sicuro dell’operato suo e delle figure che lo rappresentano nelle istituzioni cittadine, non accetta lezioni di moralità da nessuno.
Chiediamo, pertanto, agli amici del CTP che l’incontro da noi chiesto si faccia al più presto onde affrontare temi molto più importanti e di alto spessore.

mercoledì 30 novembre 2011

AGRICOLTURA BENE COMUNE!


L’agricoltura è un bene comune, così come l’acqua e l’aria. Un’ecologia sociale deve partire dall’agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio.

INVITO

Ecologia, terra, Terra, Territorio, Paesaggio, Guerrilla gardening,
Distretti di economia solidale, Gruppi di acquisto solidale, Biodiversità, Critical wine, Sangu ti la terra!, pianta grane/pianta grano, Genuino clandestino, Nocività, Immaginario, Lavoro/Produzione/Consumo critico, Sensibilità planetarie ribelli, General intellect, Tracciabilità dei prodotti e dei prezzi, Orti comunitari, San Precario, Agricoltura contadina, NO-OGM, Multinazionali, biologico,mutuo appoggio,
Acqua bene comune, Permacoltura, Neurogreen,
Subvertising/rivoltiamolaterra, MayDay, Critical mass…

Giovedì 1 Dicembre, h.18.00
Aula SP2, Ex-Sperimentale Tabacchi, via F. Calasso 3/a
Università di Lecce


AGRICOLTURA BENE COMUNE!
Conferenza + Assemblea Aperta

A partire da questi temi, costruiamo insieme un progetto di alternative concrete

Bonus track: proiezione del documentario “Genuino Clandestino” realizzato dal collettivo InsuTV, Campi Aperti, terra terra, Ragnatela Autoproduzioni… su esperienze di lavoro e resistenza di giovani contadini, allevatori, produttori e artigiani.
info: angela greco 3385962404
ivano gioffreda 3890861680
marc tibaldi 3393667470

agricolturabenecomune@gmail.com

L’agricoltura è un bene comune, così come l’acqua e l’aria. Un’ecologia sociale deve partire dall’agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio. Per difendere la terra, e chi ci lavora e ci abita, dallo sfruttamento, per cercare soluzioni alternative alle contraddizioni che viviamo e per impollinare nuove pratiche sociali e ambientali rizomatiche, Agricoltura Bene Comune si propone di coinvolgere studenti, disoccupati, ricercatori, migranti, professionisti, attivisti, mediattivisti, creativi, consumatori critici, attori che possono creare un circuito virtuoso di relazioni e sensibilità, di lotte e di pratiche comunitarie.
Nato nel 2011, il progetto in progress Agricoltura Bene Comune ha organizzato la “Festa dei contadini/Festa di tutti!”, il 5 agosto a Sannicola; l’assemblea “Giustizia in agricoltura, giustizia per l’agricoltura”, e più 20 incontri/assemblee sul territorio salentino, dedicati alla sensibilizzazione sui temi trattati.

Perché l’uomo ombra non parla?

Già di per sé il crimine è pena. (David Maria Turoldo)

Fra un uomo ombra, un cattivo e colpevole per sempre, un ergastolano ostativo a qualsiasi beneficio se non collabora con la giustizia e se nella sua cella non ci mette un altro al posto suo, e una suora di clausura del Monastero Domenicano di Pratovecchio è nata una corrispondenza e un rapporto d’affetto e di amicizia.
Suor Grazia mi scrive:
La gente mi chiede: Perché Carmelo non parla? Perché non collabora? Io devio un po’ il discorso perché non so cosa rispondere. Dimmi qualcosa a riguardo. Dimmi cosa devo rispondere a questa gente

Io le rispondo:
Cara Suor Grazia, potrei dirti semplicemente che non parlo perché “Chi fa la spia non è figlio di Maria” o perché, giusta o sbagliata che sia, ognuno deve scontare la propria pena senza comprarsi la libertà e senza usare la giustizia per mandare un altro al posto suo in carcere.
Potrei dirti che non collaboro con la giustizia perché uno dovrebbe uscire dal carcere perché lo merita, senza accettare ricatti da uno Stato ingiusto e fuorilegge, che prima mi ha insegnato a delinquere e poi mi ha condannato a essere cattivo e colpevole per sempre.
Cara Suor Grazia, potrei dirti che non parlo perché ora i giudici dicono che la mia vecchia organizzazione non esiste più e i miei vecchi complici si sono rifatti una vita e ora sono dei buoni genitori, dei buoni mariti e dei buoni cittadini e quindi perché li dovrei far sbattere in carcere?
Potrei dirti che non collaboro con la giustizia perché non c’è solo la legge degli uomini, spesso ingiusta, c’è anche le legge dell’amicizia, dell’amore, del cuore e forse anche quella di Dio che mi proibisce di tradire vecchie amicizie e di far soffrire altre persone.
Cara Suor Grazia, potrei dirti che non parlo perché se ho commesso dei reati la prima vittima sono stato io, e in tutti i casi, comunque sia andata, nei miei reati non è mai stato colpito un innocente.
Lo so, non è una giustificazione, ma per me è importante.
Invece, cara Suor Grazia, ti dico che avrei potuto collaborare con la giustizia solo quando ero un criminale: ora mi sento una persona migliore e diversa e non lo posso più fare perché la mia libertà, la mia felicità non deve costare sofferenza ad altri.
E poi dopo vent’anni dai fatti non c’è più bisogno di mettere in carcere nessuno senza contare che in prigione non c’e giustizia: c’è solo odio e sofferenza.
Cara Suor Grazia, come mi hai insegnato tu, è il perdono e non il carcere che ci potrebbe permettere di essere persone migliori, perché la galera non migliora nessuno: può solo peggiorarti e poi penso che chiunque mandi in carcere un altro al posto suo si autocondanna all’infelicità.
Cara Suor Grazia, poi, per ultimo, non parlo perché sono sicuro che anche tu al posto mio faresti lo stesso.
Il mio cuore e la mia ombra ti vogliono bene.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto

giovedì 24 novembre 2011

RAPPORTO SAVE THE CHILDREN

17 novembre 2011
Giornata Infanzia: peggiorano le condizioni di vita dei bambini in Italia, e i minori pagano il prezzo più alto della crisi. 1.876.000 vivono in povertà, il 18,6% in condizione di deprivazione materiale. Si allarga la forbice tra Sud e Centro Nord
Sono 10 milioni 229 mila i minori in Italia, pari al 16,9% del totale della popolazione: di essi 1.876.000 vivono in povertà e il 18,6% in condizione di deprivazione materiale. Un pianeta infanzia che in una Italia che invecchia si riduce sempre di più. Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani sono infatti le uniche province “verdi” italiane in cui la percentuale dei giovani fino ai 15 anni rimane maggioritaria sugli over 65.
La crisi economica rischia di pesare soprattutto sui bambini e sugli adolescenti, in assenza di misure specifiche di tutela. Del resto, dal 2008 ad oggi, sono proprio le famiglie con minori ad aver pagato il prezzo più alto della grande recessione mondiale: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con 1 minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha 2 o più figli. Questo rileva il secondo Atlante dell'Infanzia (a rischio), diffuso da Save the Children alla vigilia della Giornata dell'Infanzia: oltre 150 pagine e 80 mappe che restituiscono moltissime informazioni sulla condizione di bambini e adolescenti del nostro
paese: dalle città e territori in cui vivono, alla povertà minorile, dagli spazi di verde e di gioco disponibili, all'inquinamento urbano, dalla dispersione scolastica alla spesa sociale e servizi per l'infanzia. Quest’anno l’Atlante, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dall’unità d’Italia, include anche un approfondimento sui quasi cento ragazzi garibaldini che parteciparono alla spedizione dei mille, un modo anche per confrontare la “giovane Italia” di allora con quella attuale.
“La qualità della vita dei nostri bambini e ragazzi è mediamente incomparabile con quella del secolo scorso”commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the
Children Italia. “Tuttavia,se non è più la tubercolosi a uccidere, o la guerra, oggi i nostri minori fanno i conti con la povertà, la scarsità di servizi per l’infanzia, le città inquinate, stili di vita insani che conducono all’obesità.
Problemi che l’attuale crisi economica rischia di amplificare se non c’è un’ inversione di rotta immediata e si pone la tutela dell’infanzia e adolescenza come una priorità delle scelte politiche-economiche di un paese che finora ha sempre investito molto nelle pensioni e molto meno di quanto avviene altrove per aiutare i minori, i giovani e le famiglie con figli.”

La distribuzione della popolazione minorile: dalle città all’hinterland cittadino

Rispetto al 1861 – all’Italia appena unificata – il numero di minori si è mantenuto costante ma è nettamente cambiata la loro incidenza pari, allora, al 39% contro il 16,9% dell’attuale. Il risultato è che l’Italia è diventato il primo paese al mondo in cui gli anziani sono maggioranza e le città sono affollate di over 65 rispetto agli under 18, con le poche eccezioni delle province di Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani (1). Al polo opposto, come città più vecchie, Trieste e Savona (2). La tendenza tuttavia emergente analizzando la distribuzione della popolazione minorile nei capoluoghi di provincia e nei principali comuni italiani, è il graduale esodo dei minori dai
centri storici delle aree metropolitane verso le periferie o i comuni limitrofi, città satellite, hinterland di recente costituzione. E’ il caso di Giugliano in Campania cresciuta esponenzialmente e in gran parte abusivamente negli ultimi vent’anni ai margini di Napoli: qui un abitante su quattro – pari al 25,8% - ha meno di 18 anni, una quota assai maggiore di quella che si registra nel capoluogo limitrofo (21,2%). Ma il discorso vale anche per esempio per Monza e Milano (16,5% di minori contro 14,8%), Prato e Firenze, Modena e Bologna. Il fenomeno è in gran parte dovuto al disagio abitativo delle famiglie giovani con figli, sempre più esposte davanti a un mercato immobiliare bloccato, segnato dall’aumento fuori controllo del prezzo degli affitti, dalla mancanza di un deciso intervento pubblico nel settore abitativo, dalla rinuncia
alla pianificazione del territorio. Il paradosso in questo caso è rappresentato dal fatto che un numero sempre maggiore di bambini e di adolescenti finisce per
crescere in territori spesso caratterizzati da una riduzione degli standard (urbanistici, ambientali, sociali) e dalla mancanza di servizi per l’infanzia.

I minori di origine straniera

Un gruppo sempre più rilevante ma ancora non adeguatamente tutelato - rileva l’Atlante dell’Infanzia di Save the Children - è quello dei minori di origine straniera: quasi 1 milione di cui 572 mila sono bambini e ragazzi nati in Italia, le cosiddette seconde generazioni. L’Emilia Romagna la regione con la percentuale maggiore di nati da genitori stranieri (23%). Sono di fatto nuovi italiani, ai quali tuttavia una legge molto restrittiva riconosce la cittadinanza e il pieno riconoscimento dei diritti civili solo al compimento del diciottesimo anno (3). Ma è la gestione dell’universo minorile di origine straniera nel suo complesso a destare preoccupazione: un giacimento prezioso
che costituisce, sotto vari aspetti, una delle categorie più esposte e meno tutelate. Basti pensare che 1 minore su 2 con il capo famiglia straniero vive oggi in famiglie a basso reddito (4) e che il tasso di bocciati nella scuola secondaria di secondo grado fra gli alunni con cittadinanza non italiana ècirca il doppio di quello registrato fra gli studenti italiani

La povertà e la deprivazione fra i minori

In Italia – sottolinea la sezione dell’Atlante dedicata alle “isole dell’ infanzia a rischio” - ben il 24,4% dei minori è a rischio povertà (5). E sono 1.876.000 i bambini e ragazzi in povertà relativa, cioè che vivono in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media. Sono poi 653 mila i bambini e ragazzi in povertà assoluta (privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile). 2 minori su 3 in povertà relativa, e più di 1 minore su 2 in povertà assoluta, vivono nel Mezzogiorno. In particolare è la Sicilia ad avere la quota più elevata di minori poveri (il 44,2% dei minori), seguita dalla Campania (31,9%) e Basilicata (31,1%) mentre la Lombardia (7,3%), Emilia Romagna (7,5%) e Veneto (8,6%) sono le regioni con la percentuale inferiore di minori in povertà relativa. Per quanto riguarda i bambini in povertà assoluta anch’essi si concentrano nel Sud Italia dove rappresentano il 9,3% di tutta la popolazione minorile. Inoltre il 18,6% di minori italiani versa in condizione di deprivazione materiale (6): nel Nord Est ben il 7% delle famiglie con minori dichiara di aver difficoltà a fare un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni e al Sud il 14,7% di famiglie con minori non ha avuto soldi per cure mediche almeno una volta negli ultimi 12 mesi (7).

Città non a misura di bambini

Le città italiane sono sempre meno a misura di bambino. Il tasso di motorizzazione è altissimo dappertutto e fa segnare una media di 3/4 macchine ogni minorenne: a Roma si contano circa 450 mila minori e 1 milione 890 mila macchine, per un tasso di 4,2 macchine per bambino. In cima alla classifica delle città con il tasso di motorizzazione più alto, Aosta (13,5), Cagliari (5,4), Ferrara (5,1), l’Aquila (4,8)
Inoltre procede senza sosta la cementificazione e impermealizzazione del territorio: si stima che ogni giorno venga cementificata una superficie di circa 130 ettari. In testa alla classifica per cementificazione i comuni di Roma e Venezia, seguite da Napoli e Milano (dove la superficie edificata ha già inglobato i due terzi del territorio comunale).
E rilevante in molte città italiane è l’inquinamento dell’aria: Ancona (140 giornate), Torino (131) e Siracusa (116) spiccano per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (PM10), polveri sospese nell'aria che penetrano nelle vie respiratorie causando problemi cardio-polmonari e asma. Matera e Nuoro invece le più virtuose con 1 solo giorno di sforamento del limite.
E varia è la disponibilità di luoghi – giardini pubblici, campi, prati, strade- dove i bambini possano giocare: nel Nord e al Centro più di 2 bambini su 3 giocano nei giardini pubblici. Al Sud, dove l’offerta di verde attrezzato èsensibilmente ridotta, la fruizione dei giardini pubblici scende al 16% e una quota maggiore di bambini gioca sulla strada (il 12,2%). Da segnalare il “caso” Campania dove appena 1 bambino su 100 gioca nei prati (in Veneto il 20%) e meno di 3 ogni 100 sulle strade.
Accanto a questi luoghi deputati naturalmente allo svago e al divertimento, aumenta la frequenza da parte dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni dei centri commerciali: 1 ragazzo su 5 dichiara di andarvi almeno una volta a settimana.

In aumento l’obesità infantile

L’Atlante si sofferma anche sulle condizioni di salute e sugli stili di vita dei minori italiani rilevando come - grazie a un’alimentazione abbondante e a stili di vita diversi - rachitismo e gracilità siano problemi ormai relegati ai libri di storia ma, in compenso, ha fatto la sua comparsa l’obesità: si stimano in 1 milione e 100.000 i bambini sovrappeso, di cui quasi 400 mila obesi. In base a una ricerca di CCM-Istituto Superiore di Sanità del 2010, è la Campania la regione con la più alta percentuale di bambini obesi (20,6% nella fascia di età della terza elementare), seguita da Calabria (15,4%) e Puglia (13,6%) a fronte del 9,2% della media nazionale.


La dispersione scolastica

E un altro indicatore importante della condizione dell’infanzia nel nostro paese è quello relativo alla frequenza e dispersione scolastica. Colpisce, a riguardo, il dato relativo ai cosiddetti early school leavers, giovani tra i 16 e i 24 anni che hanno conseguito soltanto l’attestato di scuola secondaria di Igrado e che non prendono parte ad alcuna attività di formazione: si stima che siano 1 milione. In termini percentuali si va dal 12,1% del Friuli Venezia Giulia alla percentuale più alta della Sicilia (26%), seguita da Sardegna (23,9%), Puglia (23,4%), Campania (23%) e da alcune regioni del Nord come la Provincia di Bolzano (22,5%) e la Valle D’Aosta (21,2%).
E tra i fenomeni di dispersione si segnala la fuoriuscita dal percorso scolastico degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie di II grado (licei, tecnici, professionali, eccetera): il 12,3%, più di 1 su 10 degli studenti, interrompe la frequenza e non si iscrive all’anno successivo. I territori in cui il rapporto tra esclusione sociale e fallimento formativo emerge in maniera più drammatica sembrano essere quelli delle aree metropolitane del Sud: le zone di Napoli, Caserta, Palermo, Bari, Taranto,
Cagliari, Reggio Calabria, Catania registrano abbandono scolastico in età molto precoce e percentuali di mancata iscrizione e marcata dispersione molto elevate
negli istituti professionali e tecnici. Da questo punto di vista, la scuola italiana non appare in grado da sola di promuovere la mobilità sociale e l’emancipazione dei ragazzi appartenenti alle fasce più deboli della popolazione

Risorse e servizi per l’infanzia - per esempio asili nido - tra tagli e differenze territoriali

“Il quadro dell’infanzia che emerge dall’Atlante e dalle sue numerose mappe, non può non preoccuparci soprattutto laddove si vanno ad analizzare le risorse e le misure messe in campo a tutti i livelli in favore dei bambini e degli adolescenti presenti sul suolo italiano”, prosegue il Direttore Generale Save the Children Italia.
Per quanto riguarda per esempio i finanziamenti e le risorse economiche il futuro non appare confortante: L’analisi territoriale degli interventi e delle risorse poste in essere dalle amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali e comunali, rivela un vero e proprio puzzle, un quadro di interventi frammentato e lacunoso, segnato dalla totale di assenza di indirizzi e pratiche comuni, destinato a peggiorare drammaticamente in un prossimo futuro se si considera, ad esempio, che il Fondo sociale nazionale pari a 1 miliardo di euro nel 2007 sarà ridotto a 45 milioni nel 2013. Rispetto poi ai servizi, posti in essere, emergono grandi differenze da regione a regione. Basta guardare per esempio agli asili nido: in cima alla classifica l’ Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 29,5% dei bimbi tra 0 e 2 anni, l’Umbria (27,7%), Valle D’Aosta (25,4%) a cui fanno da contraltare la Campania – in fondo alla lista con il 2,7% dei bambini presi in carico dai nidi pubblici, o la Calabria, con il 3,5%.

“L’Italia della spesa e dei servizi per l’infanzia colpisce per le differenze fra regione e regione e anche i tanti sprechi e inefficienze. Un dato per tutti è quello dei fondi europei che rischiamo di rimandare indietro a Bruxelles. Con un calcolo un po’ grossolano, abbiamo stimato che basterebbe il 7% dei 29 miliardi di euro ancora non impegnati per creare 100.000 nuovi posti in asilo nido o strutture educative per l’infanzia nel Sud”, commenta ancora Valerio Neri. “In questo quadro la crisi economica non può essere addotta come giustificazione ma anzi deve essere un incentivo a investire sull’infanzia una volta per tutte se vogliamo che oltre la crisi ci sia un futuro per il nostro paese, cioè per le giovani generazioni. Questo significa una serie di misure e provvedimenti urgenti e fondamentali.

Quella che registriamo è piuttosto una rimozione della questione infanzia e adolescenza in Italia. A dimostrazione il fatto che non abbiamo allo stato alcun provvedimento organico in atto per fare fronte alla questione della povertà minorile, per combattere la dispersione scolastica, per un intervento forte a favore dei minori che crescono al Sud, per costruire una rete nazionale di servizi per la prima infanzia. C’è, è vero, un nuovo Piano infanzia varato nel 2010, con contenuti importanti. Ma è solo sulla carta: privo com’è di risorse finanziarie, di obiettivi di avanzamento e di sistemi di monitoraggio.
Un’ulteriore questione”, prosegue Neri, “è la mancanza di dati e conoscenze aggiornate su una serie di problematiche rilevanti relative all’infanzia in Italia, come per esempio l’abuso, le violenze”. Temi che vengono in rilievo da una delle mappe dell’Atlante realizzata in collaborazione con l’Ansa che riporta le parole/notizie più ricorrenti nei notiziari dell’agenzia con riferimento all’infanzia e ai minori.
“L’Italia è ricca di esperienze di eccellenza per la promozione dei diritti dei minori”, commenta Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa Save the Children. “Oggi queste esperienze vivono una condizione di estrema difficoltà e solitudine, dal momento che la questione infanzia è sostanzialmente scomparsa dall’agenda istituzionale. Il compito di Save the Children, con il suo programma Italia, è dare voce anche a questa Italia, valorizzando e mettendo in rete queste competenze che rappresentano un patrimonio che l’Italia non può lasciare morire. L’Atlante sarà la nostra agenda di lavoro”.

E’ possibile scaricare la versione integrale dell’Atlante al seguente link:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/SAVE%20-%
20AtlanteInfanziaNov11BDopPag.pdf
Le principali mappe e la copertina dell’Atlante sono scaricabili da qui:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/Mappe%
20per%20media%20e%20cover.zip

Per le tv è disponibile un beta con testimonianze sulla povertà minorile, la dispersione scolastica, i servizi e la spesa sociale, obesità.

NOTE
1) I cui indici di vecchiaia sono rispettivamente 85,7 (cioè gli over 65 ogni 100 giovani), 88,6, 97,2.
2) I cui indici di vecchiaia sono rispettivamente 243 e 238.
3) Peggior sorte tocca ai non nati ma venuti in Italia da piccoli: malgrado il loro cv italiano alla maggiore età saranno cittadini extracomunitari al pari dei loro genitori, senza alcun canale differenziato.
4) A. Brandolini, Lotta alla povertà, vecchi e nuovi bisogni, conferenza programmatica “Crescere al Sud”, Napoli 2011.
5) Fonte Eurostat che stima la povertà in base al reddito, e considera “a rischio” i minori che vivono in nuclei familiari con un reddito del 60% sotto il livello medio nazionale.
6) Fonte Eurostat che calcola il tasso di deprivazione materiale sulla base del conteggio del numero di persone impossibilitate ad accedere ad un minimo di 3 beni su una lista di 9.
7) Fonte Istat, “Reddito e condizioni di vita”, ultimo trimestre 2010.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
tel. 06.48070023-071-001
press@savethechildren.it, www.savethechildren.it

Il Programma Italia e i suoi partner

Nel 2011 Save the Children ha attivato un ambizioso programma di cinque anni dedicato ai bambini e agli adolescenti in Italia, proponendosi di rafforzare stabilmente le infrastrutture sociali e di cura per i minori, con particolare attenzione alle aree più deprivate. Gli ambiti principali di intervento sono la lotta alla povertà minorile, la protezione dei minori a rischio di sfruttamento (come i minori stranieri non accompagnati), l’educazione e la scuola, l’uso delle nuove tecnologie, la tutela dei minori nelle emergenze. Una particolare attenzione è dedicata ai minori che vivono nel sud Italia, con l’attivazione di un programma specifico di intervento, “Crescere al Sud”. Tutte le attività promosse da Save the Children prevedono la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi.

Per la definizione di strategie e la realizzazione dei programmi sul campo, Save the Children nel 2011 ha coinvolto un’ampia rete di organizzazioni partner, nazionali, internazionali e locali, tra le quali: UNHCR, OIM, UNICEF, ANPAS, CISMAI, UISP, CSI, Libera, Caritas, Rete G2 – seconde generazioni, AIMMF, SIP, Consorzio Nova, EIP Italia, Vides Main, CAF, Il Melograno, Pontedincontro, L’Orsa Maggiore, L’Altranapoli, Dedalus, Civitas Solis, Cooperativa ISKRA, Radio Kreattiva, Inventare Insieme.

Save the Children è inoltre capofila di un network (gruppo CRC) composto da 86 organizzazioni e associazioni impegnate nel monitoraggio dell’attuazione, in
Italia, della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

mercoledì 23 novembre 2011

Lettera aperta al nuovo Guardasigilli della Giustizia, Prof.ssa Paola Severino

Aver letto sul Manifesto di giovedì 17 novembre:

- La professoressa Severino, nuova guardiasigilli, intercettata all’uscita sullo scalone assicura di avere saputo della nomina solo ieri mattina, poi dice che un intervento per l’emergenza carceri sarà una delle prime cose da fare- mi fa ben sperare.

Ed ho pensato di scriverle questa lettera aperta per farle sapere che:

-Nelle carceri italiane, dall’inizio dell’anno fino al 28 ottobre 2011, hanno perso la vita 155 detenuti, 54 si sono suicidati, dei rimanenti 101 (età media 35 anni) circa la metà è deceduta per malori improvvisi legati a disfunzioni cardiache, respiratorie, eccetera, mentre su 23 casi sono in corso inchieste giudiziarie miranti ad accertare le cause dei decessi. (Fonte interrogazione parlamentare del Senatore Ferrante)

Signor Ministro, tengo a farle sapere che dal 2000 al 2011 ci sono stati nelle carceri italiane 1902 morti, di cui 680 suicidi (Fonte “Ristretti Orizzonti”).

Una vera guerra, ma forse sarebbe bene chiamarla una vera carneficina, perché a morire in carcere sono soprattutto barboni, tossicodipendenti, extracomunitari e poveracci, dato che in questi luoghi non ci va solo chi commette dei reati, ma ci vanno soprattutto le anime perse della società.

Ed è incredibile che dove si dovrebbe fare giustizia regni l’ingiustizia e si muoia più che da qualsiasi altra parte d’Italia. Eppure in questa lista di morti non ci sono detenuti imputati di corruzione, approvazione indebita, associazione mafiosa esterna, ecc.., probabilmente perché questi tipi di imputati in carcere non ci vanno, ma si sa che il diritto e i diritti funzionano solo per i ricchi.

Signor Guardasiglilli, le campagne forcaiole e le colossali bugie per ottenere consenso politico hanno fatto diventare le carceri italiani luoghi di tortura, di disperazione e dolore. Come lei saprà, perché è anche avvocato, negli altri Paesi le pene detentive non hanno una durata così elevata come in Italia.

La certezza della pena potrebbe significare anche di far scontare la pena fuori dal carcere, poiché la società non è più tutelata mettendo fuori le persone a fine pena, perché questi escano più cattivi constatando sulla loro pelle che i loro governanti e i loro giudici non sono migliori di loro.

Signor Ministro, il carcere in Italia è molto pericoloso, produce morte, crimine istituzionale ed è asociale. La galera nel nostro paese non corregge il detenuto, ma piuttosto gli insegna a commettere altri crimini e ad odiare i “buoni” se questi sono peggio di lui.

Per ultimo Signor Guardasiglilli, tengo a farle sapere che in Italia, unico paese in Europa, esiste l’ergastolo ostativo, la “Pena di Morte Viva”, come la chiamiamo noi ergastolani, che è una condanna di morte che si sconta da vivo invece che da morto, perché non potremo mai usufruire di nessun beneficio penitenziario se nella nostra cella non ci mettiamo un altro al posto nostro.

Signor Ministro le auguro buon lavoro con la speranza che l’amore sociale sia nel suo cuore.

Carmelo Musumeci.

Carcerde di Spoleto, novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

LA SFIDA DELLA SINISTRA

Per provare a tracciare le linee guida di ciò che deve rappresentare la sinistra del terzo millennio occorre prima rintracciare i vincoli ed i malanni che incalzano le umane società.
Esiste una crisi globale determinata dallo strapotere di alcuni gruppi finanziari, rapaci e divoratori di economie in crescita ed emergenti e stati imperialisti che cingono d’assedio popoli poveri di sviluppo ma pieni di materie prime, perciò usurpati di esse. Grazie alla persistente azione di governi ed agenzie segrete straniere questi poveri stati non riescono a darsi piena autodeterminazione ed il collasso delle proprie istituzioni pare legittimare l’intrusione di ingerenze di interessi di stati stranieri e
multinazionali che spolpano il midollo di quelle economie fino a configurare veri e propri protettorati che però si fingono all’esterno, sulla mappa geopolitica, come entità statuali indipendenti. Fondamentalmente ciò avviene sotto gli occhi di tutti e con l’unica esigenza di rimpinguare i lauti introiti di organismi sovranazionali (NATO, UE, ONU…). Questi organismi altro non sono che soggetti politici che legittimano l’uso della forza da parte dei paesi ricchi, opulenti e sviluppati ma con grande richiesta di fabbisogno alimentare ed energetico a scapito dei paesi più poveri.
In questa fase è appropriato parlare di un Nord del mondo che muove guerra, addestra ed insedia governi fantoccio in quei Sud del mondo che devono essere
deprivati di quelle ricchezze utili alla propria emancipazione per garantire porzioni di approvvigionamento alimentare ed energetico consoni a quei consumi
senza freno che costituiscono il vero primo comandamento delle società occidentali, cosiddette sviluppate. Occorre precisare che tutto è in ottica di sfruttamento dei Sud del mondo: si pensi che le imprese che non possono più produrre per gli alti costi della manodopera preferiscono delocalizzare i propri impianti per vessare maggiormente il capitale umano meno garantito e questo spesso è quello dei Balcani, del Sud dell’Asia, del Sud America, del Nord Africa…
Riemerge in questo nostro medioevo lo schiavismo con le sue tratte e le sue rotte: flussi migratori dal Sud risalgono per prestare le braccia all’agricoltura di altri stati situati più a Nord rispetto ai luoghi di provenienza. La grande mamma Africa è la mammella da spremere per dare il suo latte a popoli di un Nord straniero, ricco, arrogante, xenofobo, razzista e predone, padrone e ingordo.
Se fisso lo sguardo sulla società italiana mi accorgo che crisi globale e crisi democratica corrono all’unisono per disegnare uno scenario prossimo alla
disintegrazione sociale.
La pace sociale è garantita da processi che promettono lavoro stabile, occupazione, contribuzione, previdenza sociale, rappresentanza, cittadinanza e armonia dell’impianto politico-istituzionale. Tutti questi caratteri sono sconvolti se si osserva la loro effettività (senza parlare del debito pubblico, secondo al mondo dopo lo Zimbabwe). La iperbole degli ultimi governi in carica delinea una mancanza di volontà politica di innovare. Anzi si sperimenta un conflitto generazionale che porterà a delle conseguenze disastrose per gli assetti odierni: i giovani possono aspirare ad avere un lavoro tuttalpiù precario (la disoccupazione giovanile nel Sud d’Italia è la più alta d’Europa); sulla pelle dei bambini e dei giovani si predispone dal governo centrale una propaganda costante, fatta da campagne permanenti instillate con programmi tv, con internet, con modelli mediocri che determinano nei piccoli un processo di alienazione dalle arti, dai mestieri, dalla cultura, dalla religione. Con la
fiction si predispone dal governo centrale una politica di abbrutimento dei processi di formazione dei più piccoli per ritardare o ostacolare in loro quei traguardi di consapevolezza che da grandi li spingeranno alla riscossione più o meno dura dei propri diritti elementari.
A ciò si aggiungono i tagli alla spesa pubblica, alla ricerca, alla scuola, ai teatri, ai cinema…, si taglia tutto quello che potrebbe spronare la natura sensibile dei bambini, per trattenerli in un alone ovattato di fiction fatto di televisione che non è vita reale; ma oltre al conflitto generazionale, vero detonatore sociale che scardinerà la
cultura italiana (più che nel ’68), un altro fattore risulta costante nella pratica dei governi in carica che si succedono.
La matrice confindustriale nordista ed antimeridionalista di questi governi attua politiche di intrusione ed esproprio di risorse proprie del Mezzogiorno d’Italia per trasferirle al Nord, violando sistematicamente il “patto dell’unità d’Italia”, quello che garantiva sussidi adeguati per portare le aree sottosviluppate del Sud a livello delle aree industrializzate del Nord.
La solidarietà nazionale non esiste più, anzi: con i fondi FAS (i fondi per le aree sottoutilizzate) si pagano i disastri provocati da terremoti (vedi L’Aquila), i G8, la delocalizzazione delle imprese del Nord oltrechè la cassa integrazione. Addirittura le multe degli allevatori padani delle quote latte.
Nel Sud dove maggiore è il risparmio le banche, tutte di proprietà del Nord, asfissiano il sistema creditizio. Così nel Nord per dar vita ad una attività basta una firma il più delle volte. Mentre nel Sud per vedersi elargito un prestito occorre prestare, a volte, la firma di un mafioso.
Alto risparmio, bassissimo credito al Sud; basso risparmio, alto credito al Nord.
Antinomia e paradosso sono la normalità nel sistema bancario italiano. Tutti gli indicatori economici pongono la democrazia italiana dinanzi ad un dilemma: l’Italia è unita perché Nord e Sud del paese sono costituzionalmente legate da un vincolo ideale e dallo sforzo dei nostri nobili padri o perché il Nord ricco ed industriale sfrutta le risorse materiali ed umane del Sud per la propria produttività lasciando il Sud colonia delle mafie?
Per declinare l’alfabeto di una vera sinistra e redigere un vocabolario occorre un’opera mastodontica di promozione culturale che parta dai pargoli e miri ad una più equa redistribuzione del reddito. Se si guarda al mondo del lavoro, la sinistra deve anzitutto porsi come strumento di emancipazione per le classi di lavoratori più martoriate. Se nel ‘900 la difesa era per il salario e per l’orario di lavoro dell’operaio nelle fabbriche, qui ed oggi la difesa nasce dal tema della cittadinanza e dei diritti del, per il e sul lavoro degli schiavi neri braccianti agricoli del Mezzogiorno. Se il mar Mediterraneo è il maggior sito di transito di merci della nuova economia occorre potenziare le infrastrutture ed i porti oltre a difendere il Mediterraneo intenso come bene comune. Oggi il Mediterraneo è invece il cimitero più grande al mondo.
Se la sinistra vuole porsi come soggetto politico moderno deve trovare i modi per aprire processi di istruzione legati alla vera storia d’Italia: la storia non è solo quella dei Cavour e dei Cattaneo, di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele e Garibaldi e Mazzini come cinghia di giunzione…la nostra storia è fatta anche da “vespri siciliani”, da Repubblica Partenopea e Masaniello, dalla Repubblica Romana, da Borboni, Svevi e Normanni, da Briganti e da eroi senza gloria; da servizi segreti americani, da stragi di stato e Gladio, da destra eversiva e mafie lottizzatrici già ai tempi della Liberazione. Se la sinistra non elabora una strategia per condurre una guerra
di liberazione dalle mafie, la sinistra non è strumento di emancipazione di quei popoli che ne subiscono da schiavi i soprusi e le angherie; quei popoli vivono a Sud, un Sud che deve trovare la forza di accogliere e implementare la dignità della vita di altri popoli che da altri Sud risalgono per risorgere.

Angelo Cleopazzo coordinatore del circolo di Sel 9 Aprile

domenica 20 novembre 2011

Cronaca di una partita di pallone fra comunisti e uomini ombra


Alcuni vivono per la politica, molti della politica (Max Weber)

Sabato 29 ottobre del 2011 dentro l’Assassino dei Sogni (il carcere come lo chiamo io) di Massima Sicurezza di Spoleto per la prima volta in assoluto c’è stata una partita di calcio tra una squadra composta da ergastolani ostativi ( cattivi, i colpevoli per sempre) e una composta da dirigenti e militanti del partito di Rifondazione Comunista, da associazioni mutualistiche, politiche e culturali e da lavoratori in lotta della Fiat di Pomigliano.

Per gli ergastolani ostativi tutti i giorni sono uguali, rotondi e vuoti, ma oggi è stata una giornata diversa da tutte le altre. Mi sono svegliato presto, ero preoccupato per il tempo e subito ho guardato fra le sbarre il cielo per vedere se pioveva o se era nuvoloso. Quando ho visto che la giornata non era troppo bella, ma neppure troppo brutta per non poter giocare la partita, ho tirato un grosso respiro di sollievo. All’apertura delle celle sono andato dal dentista e poi subito di corsa al campo sportivo del carcere. Erano già tutti lì prima di me, gli operai cassaintegrati di Pomigliano, Giovanni Russo Spena (ex senatore della Repubblica) Mario Pontillo, Giuliano Capecci dell’Associazione Liberarsi, (un fratello adottivo che mi segue da venti anni) Nadia e Giuseppe della Comunità Papa Giovanni XXIII ( due angeli fra molti diavoli rossi) e tanti altri che io non ricordo i nomi ma il mio cuore ricorda bene i loro visi e i loro meravigliosi sorrisi. Ho iniziato a salutare e abbracciare tutti e subito vengo a sapere che il Ministro di Giustizia ci ha vietato le riprese televisive, ci ha autorizzato solo di fare una foto di gruppo. Peccato, ma non fa nulla, non mi arrabbio, non voglio rovinarmi la gioia di questa giornata diversa da tutte quelle passate e da tutti quelle che verranno. Intanto la partita incomincia, si nota subito che le due squadre sono diverse perché la nostra è composta esclusivamente da uomini ombra (ergastolani ostativi). Poi per miracolo e magia anche gli uomini ombra s’illuminano d’amore sociale e non noto più nessuna differenza fra le due squadre. I miei compagni smettono di essere uomini ombra, mi sembrano pieni di luce come i giocatori dell’altra squadra, sorridono ed esultano ogni volta che segnano un goal.

Finita la partita, per la cronaca cinque a cinque, si va alla biblioteca del carcere e inizia il momento più politico, comunicativo della giornata:

-Anche la fabbrica è diventata un carcere e devi chiedere persino il permesso di andare in bagno

-Finirò la mia pena nel 9.999.999, ma credo che in quel anno non ci sarò più, almeno in questo mondo. Forse sarò da un’altra parte, ma spero che l’aldilà non esista perché non vorrei continuare a scontare la mia pena anche nell’altro mondo.

-Come la maggioranza dei partiti sfruttano la criminalità per farsi eleggere, poi sfruttano pure gli operai per farsi mantenere.

-La condanna più assurda è una pena che non finisce mai, perché non è ragionevole ritenere una persona colpevole e cattiva per sempre.

- Lottiamo insieme e uniti per cambiare e portare legalità e diritti dentro e fuori nelle fabbriche.

-Per prima cosa al mattino quando apro gli occhi guardo le sbarre della mia finestra per assicurarmi che mi trovo dove un giorno dovrò morire. Si vive come morti che respirano, ma che cazzo di giustizia ci potrà mai essere in una pena che non finisce mai?

Poi arrivano le guardie, bisogna andare via, ci scambiamo gli ultimo saluti, gli ultimi abbracci, gli ultimi sorrisi e gli ergastolani ostativi ridivengono uomini ombra, ma con la speranza là fuori di non essere più soli.

Carmelo Musumeci

Carcere Spoleto, novembre 2011

mercoledì 9 novembre 2011

99 Posse - Morire tutti i giorni (feat. Daniele Sepe & Valerio Jovine)



E' uscito il nuovo disco dei 99 POSSE dal titolo “Cattivi Guagliuni”.
L’album contiene anche il brano “MORIRE TUTTI I GIORNI” il cui testo è stato scritto da CARMELO MUSUMECI

martedì 25 ottobre 2011

“Dal Dentro” Una storia vera

La dove cresce il dolore è terra benedetta. Un giorno o l’altro, voi tutti riuscirete a capire cosa significa questo. (Oscar Wilde)

In carcere capita spesso che si possa osservare meglio gli altri che se stessi.
E scrivendo si può essere la voce di chi non ha neppure più la forza di avere voce.
Questa è una storia vera che nessuno scriverà mai in un giornale e mai nessuno racconterà in televisione.
Questa è una storia vera che rimarrà prigioniera nelle celle, nei cortili e nelle sezioni dell’Assassino dei Sogni (il carcere, come lo chiamo io).
Io ci provo a fare evadere questa storia dalle sbarre della mia cella per farla conoscere aldilà del muro di cinta, al mondo dei “buoni”.
Questa è la storia di Salvatore Liga, detenuto nel carcere di Spoleto in Alta Sicurezza, 80 anni compiuti l’estate scorsa, vecchio malato e stanco.

E destinato con certezza a morire in carcere perché è stato condannato alla pena dell’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio, se al suo posto non ci mette un altro.
L’ultima volta che l’ho visto era questa estate e si muoveva a malapena nel cortile del carcere con due stampelle sotto le ascelle.
Stava sotto il sole seduto in una panchina di cemento armato tutto l’orario del passeggio a prendersi l’ultimo sole della sua vita.
Poi un giorno non l’avevo più visto.
In seguito avevo saputo che gli avevano trovato un tumore maligno allo stomaco e l’avevano trasferito d’urgenza in un centro clinico carcerario.
Proprio l’altro giorno ho saputo che era ritornato, l’avevano operato, ma che adesso non riusciva più a camminare e gli hanno dato una sedia a rotelle.
Oggi, da un suo paesano, ho saputo che per Salvatore Liga le disgrazie non sono finite perché gli hanno applicato un residuo d’isolamento diurno.
A che serve e a chi serve applicare ad un povero vecchio in fin di vita una misura così sadica e vessatoria?
Molti forse non sanno che l’isolamento diurno è una pena che si dà normalmente quando si è condannati alla pena dell’ergastolo e che ti costringe a non fare vita comune con i tuoi compagni.
Che altro aggiungere, se non che il carcere non dovrebbe essere uno strumento di tortura, mortificazione, un luogo di violenza istituzionale e una fabbrica di emarginazione.
E se siete dei credenti, aggiungo solamente che Gesù nelle sue predicazioni non chiedeva giustizia ma perdono.
Visto però i risultati, credo che Gesù abbia perso solo tempo a venire su questa terra.

Carmelo Musumeci.
Spoleto ottobre 2011

giovedì 20 ottobre 2011

INDIGNARSI NON BASTA

Non fate il gioco del " gran Leviatano " ,
se vi indignate solamente non andrete lontano .
Il tempo della rabbia è già passato
questo è il tempo dell ' organizzazione di un popolo sfasato .

Guardando nel profondo il nostro Stato dirigente
ben presto si capisce chi comanda :
" la legge di Cossiga " , infiltrati mercenari e non la gente .
E poi governi criminali , leggi speciali e piazza Alimonda ...


Se alziamo un pò lo sguardo tutto si tocca veramente :
Maroni tende i fili come Mangiafuoco
e chiunque gli si opponga dura poco ...

Nel cuore della gente alberga tanta confusione
si dicono diversi ma ancor non hanno un' opinione .

Movimenti e associazioni che gridan " alla forca "
ma poi dentro di loro, guidando quella barca
mica sanno se porta a Maiorca od a Minorca ...


Anarchie di facciata , movimenti di vulgata
ma a tutta questa gente chi l ' ha mai rappresentata ?

I figli di nessuno , campioni nel puntare il dito
si azzuffano , si affannano a condannare
ma se parli di responsabilità , se parli di partito
quelli ti guardano e ti mandano a cacare .

Sono i figli della televisione , i figli del populismo
quelli che l ' alternativa è nella maglietta ,
non sanno ancor che simile al fascismo
è chi lancia sampietrini e incendia quella camionetta !

Lasciatevelo dire , indignati dell' ora
sognate un mondo nuovo , un mondo di colori
prendetevi le vite e abbiate un pò di cura ,
al centro la politica e i partiti e nulla fuori !

Smettete di delegare il vostro credo
credete, poi lottate e con animo ardito
gettate il vostro cuore in mezzo al guado
così poi si conquista l' infinito .

Un mondo senza padri
è un mondo senza quadri .

Se poi non v ' è l ' esempio
occore darlo noi che siamo ancora puri
sperando che non sia opera di un empio
ma che fronteggi l ' ora e che perduri .

Ci aspetta la " riforma dello Stato " ,
la lotta all ' ingiustizia ,
il reddito perequato ;
a morte la vanità e la pigrizia
di chi non crede ad un progresso strutturato ,
con la mamma che ti vizia
e poi ti domina la smania del dito puntato .

Questa è l ' ora del partito ,
questa è l ' ora di partire
rimuovere il vecchiume incallito
e ristorare l ' amore per l 'agire .

Insieme e solidali , con coscienza e conoscenza
esplorar la società e i suoi malanni
portare l ' aria nuova e la speranza
prima che nella tormenta si contino i suoi danni .

Angelo Cleopazzo

SCUSATE L’ASSENZA

Scusateci cari lettori ma l’assenza è del tutto giustificata.
L’età avanza, i trent’anni bussano alla porta e la vita diventa sempre più travagliata.
Tra studio e lavoro “tiramme a campà” e in questo periodo abbiamo staccato la spina e il blog è stato seriamente trascurato.
Ripartiamo e facciamolo insieme.
Il nostro intento è quello di creare una vera e propria comunità di scrittori che puntualmente denunciano tutto quello che le lobby, monopolizzatrici dell’informazione, tengono scientemente nascosto.
Dobbiamo essere una voce fuori dal coro.
Dobbiamo sfruttare l’opportunità di dire la nostra contro ogni querela o denuncia.
Dobbiamo colmare tutti quegli spazi che altrimenti resteranno inesorabilmente vuoti.
Dobbiamo farlo perché il futuro sarà nostro e quindi cerchiamo di costruircelo.
Saremo sempre disposti al dialogo ma mai pronti ad accuse o offese personali.
Ci interesseremo solamente delle cose che riguardano la nostra comunità, il nostro paese.
Ad oggi le notizie pubblicate sul blog hanno riguardato eventi di carattere nazionale; cercheremo di invertire la tendenza dando risalto a quello che succede soprattutto nella nostra infausta terra.
Facciamo crescere il nostro territorio!!!!!!!!!!!

mercoledì 31 agosto 2011

Lettera ad Alfonso Papa, deputato PDL in carcere a Poggioreale

di Carmelo Musumeci
“Potrebbe capitare prima o poi anche a loro”

Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare (dal film Blade Runner)

Leggo sul Corriere di domenica 21 agosto 2011 che Alfonso Papa, deputato del PDL indagato nell’ ambito dell’inchiesta sulla P4 e detenuto nel carcere di Poggioreale, in una lettera pubblicata dal quotidiano “Il Mattino” lamenta:

“In questi luoghi vi è un’umanità sovraffollata che sposta tavoli e letti a castello anche a tre per fare attività (…) ventidue ore al giorno chiusi in cella sono una forma di tortura (…) nelle perigliose e imprevedibili onde della vita, un tale approdo potrebbe capitare prima o poi anche a loro.”

Innanzitutto tengo a trasmettere la mia personale e collettiva solidarietà, da parte degli ergastolani ostativi di Spoleto in lotta per la vita, all’uomo Alfonso Papa.

Al deputato Alfonso Papa invece ci viene spontaneo chiedere: dov’era quando lei e la sua maggioranza, per soli scopi elettorali, approvavano leggi liberticide, cancerogene, forcaiole e di parte, per riempire le carceri di barboni, extracomunitari e tossicodipendenti?

Come mai solo ora si accorge di quello che accade nelle nostre patrie galere?

Non poteva visitare le nostre carceri come parlamentare e non come ospite?

E perché solo ora si accorge che le carceri in Italia sono luoghi spaventosi, pieni di squallore, sporcizia e disperazione?

Spero che l’uomo e deputato Alfonso Papa lasci presto il carcere e che dopo ricordi al suo partito e al Parlamento che noi non siamo solo detenuti, siamo anche persone con sentimenti e pensieri.

E che per avere una società migliore bisogna iniziare prima ad avere carceri costituzionalmente legali e legittimi.

Spero che l’uomo e deputato Alfonso Papa, una volta fuori, ricordi alla società, cosiddetta civile, che l’ Assassino dei Sogni (come io chiamo il carcere) è molto più meschino, criminale e violento dei suoi prigionieri.

E che nella stragrande maggioranza dei casi oggi in carcere ci sono poveri, migranti, tossicodipendenti e sofferenti psichici.

I veri criminali, quelli che contano, quelli veri, lo sappiamo tutti dove sono e dove stanno: liberi felici e potenti, l’importante è che ogni tanto ricordino che “Potrebbe capitare prima o poi anche a loro”.



Carmelo Musumeci

Carcere Spoleto, agosto 2011

"Vi spiego perchè mangiamo pesticidi"

da blog.ilgiornale.it
Intervista al Prof. Altieri, Agroecologo

Altieri insegna Fitopatologia, Entomologia e Agroecologia all’istituto Agrario di Todi, fa ricerca allo studio Agernova (servizi avanzati per l’Agroecologia e la Ricerca) di Massa Martana in provincia di Perugia e coordina l’accademia di esperti contro l’alimentazione Ogm. Non solo: da vent’anni promuove ricorsi nei tribunali e nelle corti dei conti di mezza Italia. SENTITE PERCHE’:

Le Regioni potrebbero disporre da 600 a 900 euro a ettaro (fondi Ue) per trasformare le attuali coltivazioni – intrise di pesticidi – in agricoltura biologica. In più sui prodotti ortofrutticoli che assorbono la maggior parte dei pesticidi su superfici contenute si può arrivare anche a 2.000 euro a ettaro (come ha fatto l’Austria per gli ortaggi). MA NON LO FANNO (ci sarebbero anche 500 euro a bovino per rendere bio gli allevamenti!)

Spiega Altieri: “Dal 2007 al 2013 sono a disposizione per l’Italia 20 miliardi di euro ma fino ad oggi, di questa cifra, è stato speso solo il 26%. (Fonte: ministero Agricoltura) . Se i soldi non vengono utilizzati andranno automaticamente ad altri Paesi nel periodo 2014-2020. Non ce lo possiamo permettere! ”.

Il professor Altieri ha calcolato che queste risorse basterebbero a RENDERE BIOLOGICI TUTTI I TERRENI AGRICOLI ITALIANI (oggi lo sono solo l’8%) perché le Regioni non usano questo denaro?

“Colpa del grande imbroglio dell’agricoltura integrata – illustra Altieri – ossia quel sistema che sulla carta prevede il ricorso alla chimica solo quando strettamente necessario ma di fatto permette di largheggiare nell’impiego di additivi e pesticidi di sintesi. Così, con questo escamotage (ogni Regione presenta la ricetta chimica che vuole chiamandola “disciplinare di agricoltura integrata”, non rispettando le linee guida europee) i soldi destinati al biologico vengono impiegati per comprare pesticidi”.

Altieri si sta battendo perché la competenza in materia di agro-ambiente torni in mano al ministero e non sia più delegata alle varie Regioni: “Curare l’ambiente eliminando gli inquinanti chimici dai cibi significa preservare la salute degli italiani. Dovrebbe occuparsene il ministero come prevede la Costituzione: poche regole sane e valide per tutti, senza politica di mezzo. Non solo: i venditori di pesticidi potrebbero guadagnare (anche di più) vendendo prodotti naturali e insetti utili al biologico”.

Fra le battaglie di Altieri c’è anche il “Nuovo regolamento europeo dell’agricoltura biologica” approvato il primo gennaio 2009 e valido per 2 anni”, “un pastrocchio giuridico che parla di soglia di tolleranza a proposito degli Ogm nei prodotti bio, peraltro senza l’obbligo di scriverlo sull’etichetta – spiega Altieri – Ma la nostra legge dice tutt’altro. E cioè che i consumatori hanno diritto a essere informati. Ho appena partecipato (il 26 luglio) al seminario “Genomica e biotecnologia applicate all’agricoltura” e ho avuto il piacere di sentire che il ministro alle Politiche Agricole, Saverio Romano, è contrario agli Ogm”.

QUALCHE NUMERO

- Il 30% dei pesticidi europei è in Italia, ci sono 118 varietà presenti nelle acque potabili (Fonti: Ispra, Arpa, Agrisole)

- In Italia ci sono 19 milioni di bovini, ne basterebbero 3 in regime biologico (perché ciascun italiano abbia 500 gr di carne a settimana a testa), non si importerebbero tonnellate di Ogm e mangimi.

- In Italia i tumori aumentano del 3,2 % nei primi 12 mesi di vita. Il cancro è trasmesso ai neonati dalle madri (Fonte Isde, associazione medici per l’ambiente)

Aggiungo: nel documentarmi su Altieri mi sono imbattuta nel pensiero dello scienziato Michele Trimarchi (fondatore della Neuropsicofisiologia) che a proposito dei geni modificati mette in guardia: “Con Ogm si viola il processo evolutivo di millenni, si crea un inquinamento che si riproduce in modo incontrollato, si scatenano effetti che non si conoscono in anticipo… ”. Altro che scorie nucleari…

Sintesi: Se la natura è avvelenata lo diventano anche i corpi, se i cibi sono industriali e infarciti di chimica non serviranno a nutrirci (ma a intossicarci).

E perché dovremmo ingerire una quantità di schifezze (fra pesticidi, disinfettanti, antibiotici, ormoni, Ogm) stabilita da una soglia di tolleranza? NON VI VIENE VOGLIA DI RIBELLARVI ?

sabato 6 agosto 2011

Arrestate il Ministro dell’Assassino dei Sogni


Piergiorgio Morosini, Gip a Palermo e segretario di Magistratura Democratica, ha affrontato la delicata questione delle responsabilità oggettive del giudice che pronuncia una sentenza di condanna e costringe una persona a entrare in un penitenziario dove le condizioni di vita sono, di per sé, un reato. Parole pronunciate durante la conferenza stampa di presentazione di una lettera inviata a tutti i senatori e i deputati: “Noi magistrati, se non si pongono rimedi a questa situazione nelle carceri di oggi, dobbiamo iniziare a pensare anche a forme istituzionali di obiezione di coscienza”. E ancora: “ Senza interventi da parte della politica, alla coscienza del giudice penale non resta che una sola strada: quella di astenersi dal mandare in carcere le persone”.
(Fonte: “La Repubblica” 14 luglio 2011)

E’ da anni che sostengo che la legalità prima di pretenderla bisogna darla e che il carcere nel nostro paese è uno dei luoghi più illegali, persino più di “Scampia” a Napoli.
In carcere lo Stato non è assente, non esiste proprio.
E le poche volte che esiste, non rispetta le sue stessi leggi.
Uno Stato che permette di mettere 4 persone in una cella singola è uno Stato fuorilegge.
Qui in carcere niente è giusto.
Non puoi vivere, puoi solo pensare di vivere.
E se riesci a sopravvivere rischi di diventare più criminale di quando sei entrato.
Il carcere in Italia è la terra di nessuno, dove lo Stato delinque più di qualsiasi altro fuorilegge.
Bene hanno fatto gli avvocati Guariente Guarienti e Fabio Porta di Verona che hanno denunciato il Ministro della Giustizia per maltrattamenti e abuso di autorità contro arrestati o detenuti (art. 572 e 608 del codice penale) con questa motivazione:
-L’articolo 27 della Costituzione è sistematicamente violato in tutte le carceri italiane nel comma che testualmente dichiara “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”. Ci chiediamo come possa essere rispettato il senso di umanità quando le persone sono costrette a vivere in una gabbia, dormire in quattro letti a castello, alternarsi, due in piedi, due a letto, perché in quattro non possono stare in piedi contemporaneamente; ciascuno a ha disposizione tre metri quadrati. Pensiamo a come possano vivere in questi giorni d’estate quando la temperatura può arrivare a 35-40 gradi.
Ricordo che solo incentivando l’inserimento dei detenuti si può sconfiggere sia la piccola che la grande criminalità, ma la P2, la P4 e tutti i poteri forti non vogliono, perché poi a chi darebbero la colpa che tutto va male?
E i mass media parlerebbero anche di loro.
Signori giudici, mi raccomando, non arrestate per davvero il Ministro della Giustizia perché qui in carcere non abbiamo posto anche per lui.
Signor ministro fuorilegge, stavo dimenticando di dirle che nelle carceri nel primo semestre 2011 ci sono stati
34 suicidi, 532 tentati suicidi, 2583 autolesioni, 3392 proteste (Fonte: UILPA Penitenziari).


Sempre peggio

“Un falco a Via Arenula. E’ Francesco Nitto Palma, il nuovo Guardasigilli. Fedelissimi di Berlusconi, amico di Cesare Previti.” (Fonte: “Liberazione” 28 luglio 2011)

Il processo lungo è stato approvato al Senato.
- Tranne che nei processi di mafia e terrorismo, non si potranno più utilizzare le sentenze definitive nei nuovi dibattimenti. E il giudice non potrà più respingere le liste dei testimoni presentate dalla difesa.
In questo modo per gli imputati corrotti e corruttori, potenti, ricchi, incensurati e mafiosi avranno più possibilità di non essere condannati perché i loro processi andranno in prescrizione.
Sembra che i politici di maggioranza vogliano essere la più potente mafia italiana.
E ci stanno riuscendo.
Molti politici parlano di mafia, ma non dicono nulla del perché esiste la criminalità organizzata.
Non dicono che la fanno esistere loro.
Non dicono che senza la mafia politica non esisterebbe nessun tipo di mafia.
Non capisco perché i cittadini, veramente onesti, che si alzano al mattino per andare a lavorare, non si ribellino e lascino dire queste cose a me che sono un avanzo di galera.
C’è ancora peggio:
- Il testo torna alla Camera, da dove era partito, con un altro oggetto: l’esclusione del rito abbreviato e dei benifici penitenziari per i reati puniti con l’ergastolo. (Fonte: Corriere della Sera 30 luglio 2011)
In questo modo non solo gli ergastolani ostativi ma anche tutti i condannati all’ergastolo diventeranno ostativi ai benefici e non potranno più uscire dal carcere.
Questa, sotto un certo punto di vista, è una buona notiza, perché ora tutti gli ergastolani smetteranno di aver paura di morire in carcere, perché ne avranno la certezza.
E la libertà comincia là, dove non si ha più paura.
D’altronde la paura di non uscire dal carcere ti può rovinare la vita, invece forse la certezza di morire in una cella ti può rendere più libero e combattivo.

Per essere liberi bisogna saper rischiare. La libertà è un rischio. (Rossana Rossanda)



Lettera aperta alle vittime dei reati

La prima vittima di un delitto è chi l’ha commesso (Dostoevskij)



Dovrebbe essere più facile amare che odiare e dovrebbe essere meno doloroso perdonare che chiedere giustizia per pretendere vendetta.

L’uomo dovrebbe essere più dei reati che ha commesso, perché il male si sconfigge con il bene e non con altro male.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle legge, non ci potrà mai essere giustizia. Invece può nascere più bene dal perdono che dalla certezza della pena.

Chi cerca giustizia non dovrebbe desiderare il male degli autori dei reati.
Invece molte persone chiedono giustizia, ma in realtà vogliono vendetta perché chi cerca veramente giustizia dovrebbe chiedere solo la verità processuale del reato che ha subito.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle leggi e dal consenso popolare, non ci potrà mai essere giustizia.

Se vuoi veramente punire un criminale, perdonalo, se invece lo vuoi fare sentire innocente, tienilo dentro.
Il perdono ti punisce più di qualsiasi pena.
Per questo molti criminali hanno più paura del perdono che della vendetta sociale.

Una pena senza perdono, senza speranza, senza un fine pena, una pena disumana come il carcere a vita senza possibilità di liberazione, non potrà mai rieducare nessuno.

L’ergastolo ostativo irrevocabile assume il significato della vendetta come la pena di morte.
Dopo molti anni non dovrebbe importare a nessuno chi eravamo, sarebbe più importante sapere chi siamo adesso.

Neppure Dio potrebbe condannare una persona per sempre.
Se lo facesse, smetterebbe di essere Dio e diventerebbe solo una persona “perbene” con la fedina penale pulita e che va tutte le domeniche a messa.

Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto
Agosto 2011

venerdì 5 agosto 2011

Nardò (Salento) - Prosegue lo sciopero autorganizzato dei braccianti contro lo sfruttamento

da GlobalProject
Nardò, Giovedì 4 agosto 2011
Stamattina, dopo un partecipato presidio sotto la Prefettura siamo stati ricevuti dal viceprefetto di Lecce, e abbiamo ottenuto alcune prime vittorie:
l’impegno a effettuare controlli contro i caporali
la convocazione di un tavolo coi datori di lavoro per lunedì 8.
Nonostante questa prima vittoria continueremo a lottare per rivendicare i nostri diritti : il diritto al lavoro, a un salario giusto e a contratti regolari.
I Braccianti di Nardò

Nardò, Mercoledì 3 agosto 2011

Nonostante il quinto giorno di sciopero , vediamo i caponeri ( caporali ) che continuano a sfruttare i lavoratori. Non abbiamo ancora notizie rispetto alle nostre richieste per l’incontro in prefettura con isituzioni parti sociali ed aziende. Continueremo la nostra protesta fino a quando questo non verrà concesso. Aderiamo alla richiesta delle associazione antirazziste pugliesi di convocare per sabato pomeriggio un’assembela aperta contro il caporalato lo sfruttamento, ed i diritti.

Nardò, Martedì 2 agosto 2011

Siamo arrivati al quarto giorno di sciopero, per denunciare le condizioni di sfruttamento che siamo costretti a subire e per questo chiediamo l’aiuto di tutte le forze politiche sociali e istituzionali. Chiediamo con forza un’incontro al Prefetto di Lecce, con le aziende i sindacati e le associazioni. Fino a quando non verrà convocato l’incontro continueremo la nostra protesta per avere accoglienza degna e il diritto al lavoro.
Oggi abbiamo distribuito ,insieme alle Brigate di Solidarietà Attiva , circa 200 buste con generi alimentari, acquistate grazie a una sottoscrizione di solidarietà per permetterci di continuare la lotta.

Nardò, Lunedì 1 agosto 2011

Anche questa mattina praticamente nessuno è andato a lavorare nelle campagne di Nardò. Il primo sciopero completamente auto organizzato dei lavoratori braccianti, tutti immigrati, che raccolgono pomodori ed angurie in Puglia continua. Dalla Masseria Boncuri, ci dicono che i braccianti si sono organizzati e si sono divisi i compiti tra loro, utilizzando moltissimo i cellulari riescono a rendere efficace uno sciopero che in Puglia non si era mai visto. Il tutto avviene attraverso forme pacifiche di relazione tra pari, che dimostrano come, al di la dei facili slogan l’auto organizzazione rompe il paternalismo di chi per decenni ha visto i migranti come soggetti dipendenti da assistere senza mai dargli la possibilità di prendere voce. Lo sciopero inoltre mette insieme rivendicazioni di diritti, salari, e rischieste di accoglienza degna, un terreno di lotta inedito e replicabile in molte parti del paese.

Nardò, 31 Luglio 2011

Ieri mattina nella campagna di Nardò è successo qualcosa di sorprendente. Quaranta lavoratori migranti stavano raccogliendo pomodori per 4 euro a cassone, un’ora circa di lavoro. Quando il caporale chiede loro di svolgere un’ulteriore mansione, esigono un adeguato aumento di compenso. Ovviamente non lo ottengono, e fin qui niente di inedito. Ma a differenza delle altre, questa volta tutti e quaranta i lavoratori decidono di non prestarsi all’ennesimo sopruso e di propria spontanea iniziativa abbandonano il campo interrompendo la raccolta.
Da vent’anni in queste campagne si assiste ad uno strutturale e diffuso fenomeno di sfruttamento di centinaia di stagionali migranti. Le condizioni di indigenza e la drammatica precarietà in cui vivono li spingono a sperare, ogni mattina, di essere reclutati dai caporali per paghe da miseria. La quantità di forza lavoro disponibile eccede di gran lunga la reale necessità di impiego, producendo un effetto di livellamento verso il basso dei compensi e della qualità delle condizioni lavorative. In altri termini, per ogni migrante che rifiuta di lavorare per pochi euro l’ora, ce ne sono altri dieci pronti ad implorare di essere reclutati pur di guadagnare almeno i soldi per mangiare.
Ma ieri mattina i migranti della Masseria Boncuri hanno fatto fronte comune incrociando le braccia in un’unica protesta. Per la prima volta li abbiamo visti radunarsi in assemblea e definire i punti salienti delle proprie rivendicazioni. Li abbiamo guardati con compiaciuto stupore mentre nominavano tra loro un rappresentante per ogni comunità: sudanesi, francofoni, nord-africani sono riusciti a superare le differenze di etnia e condizione lavorativa stabilendo una piattaforma comune di richieste e contestazioni. Denunciano lo sfruttamento del lavoro nero e il sistema dei finti ingaggi che consente ai caporali di far lavorare più migranti irregolari sotto un unico ingaggio falso. Pretendono il rispetto dei compensi definiti dal contratto provinciale, stabilendo un minimo sindacale di 6 o 10 euro a cassone a seconda della varietà di pomodoro. Chiedono alle autorità competenti di effettuare in modo sistematico i controlli nei campi ed esigono un impegno reale per l’avvio di meccanismi di incontro tra domanda e offerta in grado di eliminare l’intermediazione del caporalato tra imprenditore e operai. Rivendicano diritti, finalmente consapevoli del ricatto cui ogni giorno si sottopongono e decisi a scioperare finché non vedranno segnali concreti di un’inversione di rotta.
La protesta iniziata ieri è stata completamente spontanea e autogestita. Oggi buona parte dei lavoratori sono rimasti presso la Masseria rifiutandosi di andare a lavorare. La campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero” già dall’anno scorso prevede pratiche, oltre che di assistenza e accesso ai servizi, di sensibilizzazione e informazione dei lavoratori rispetto al fenomeno del lavoro sommerso e alle normative contrattuali vigenti in agricoltura, che speravamo potessero fornire gli strumenti necessari per una presa di coscienza collettiva dei migranti in quanto specifica categoria lavorativa sfruttata. Oggi possiamo dire che dalla consapevolezza dei diritti esigibili possono nascere principi di autorganizzazione che, se tutelati da una presenza concreta e di supporto, trovano il terreno favorevole per permettere ai braccianti di ribellarsi alle condizioni di schiavitù su cui si erge gran parte del sistema agricolo italiano. Auspichiamo che le rivendicazioni emerse fino ad ora siano l’inizio di un processo di emancipazione che a partire dal basso venga riconosciuto dalle istituzioni competenti. Dal campo di accoglienza per braccianti di Nardò è nata un’esperienza che ha prodotto risultati concreti in termini di emersione del lavoro nero che crediamo possa essere un valido modello replicabile anche altrove.
Braccianti della masseria Boncuri - Brigate di Solidarietà Attiva - Nardò

MILITANT P e STRUGGLE- Nuclear City

Benvenuta povertà ti aspettavamo


di Moreno Corelli
L’Italia è entrata nel tunnel della povertà a piedi pari. Gli effetti si stanno evidentemente cominciando a vedere con la lente di ingrandimento ma siamo solo all’inizio di un epoca contorta e penosa, l’inizio del precipizio. Siamo sul bordo di quel buco nero da dove non si riesce a scorgere il fondo, sarà un salto nel vuoto del quale nessuno può prevedere nulla.

Si parla in questi giorni del crollo di immatricolazioni che ha colpito il mercato dell’auto, il più disastroso degli ultimi 30 anni. Si parla un po’ meno invece di un altro crollo che è assai più disastroso e che rischi di diventare un emblema della stitichezza sociale nella quale siamo sprofondati, ovvero il mercato immobiliare. Nella sola Bologna sono oltre 40.000 i locali invenduti, e 27.000 sono le richieste di pignoramento avanzate dagli istituti bancari a causa del mancato pagamento dei mutui fiduciari.La richiesta di aiuto economico da parte dei padri di famiglia (cosa ritenuta vergognosa fino a qualche tempo fa) è aumentato del 39,6%. Padri di famiglia che, perché hanno perso il lavoro o perché il costo della vita aumenta vertiginosamente riducendo drasticamente il valore del proprio portafogli, non riescono più a gestire la propria economia familiare anche laddove i componenti siano solo 3, padre, madre e un solo figlio, figuriamoci le famiglia monoreddito dove c’è un solo genitore con figli, e ce ne sono decine di migliaia, è una ecatombe.

Joseph Meyer, uno dei massimi esperti di economia mondiale, dice questo: “ vi sarà un continuo calo del mercato immobiliare, consiglio la gente a investire in materie prime, oltre a tenere contanti in casa in un luogo sicuro nell’eventualità non troppo remota della chiusura degli sportelli bancari. Il mercato azionario, apparentemente altalenante sarà oggetto di continue forti flessioni e perdita di punti e resterà in caduta libera fino al default.

Uno come me, che capisce poco di economia potrebbe pensare che Meyer sia il solito catastrofista e che va bene che tutto va maluccio ma non si deve essere così drastici e pessimisti, perciò meglio guardare cosa dicono altri economisti sempre di fama mondiale.

Lyndon Larouche : “La crisi sta accelerando e peggiorerà settimana dopo settimana fino a che il sistema si sgretolerà e imploderà su stesso, le banche non concederanno soldi nemmeno a chi apparentemente è solvibile e questo sarà il sintomo più vicino alla devastazione economica. Quando accadrà, sarà il crollo più imponente dalla caduta dell’Impero Romano”.

Igor Panarin: “Non riesco a fare nessuna previsione perché tutte quelle che ho fatto sino ad oggi anche le più disastrose si sono rivelate poca cosa a confronto del dramma reale, viviamo un momento storico dove la realtà economico-sociale supera di gran lunga qualsiasi fantasia”

Giulio Tremonti : “ Ma tutto questo è a carattere mondiale, noi siamo in Italia e qui è tutto diverso, l’Italia sta benone e le banche hanno retto all’urto e reggeranno senza problemi fino a che saremo fuori totalmente dalla crisi. Siamo un popolo di risparmiatori e non dobbiamo temere nulla”. (12 Maggio 2011)

Ecco i numeri di Luglio 2011: 8.427.000 famiglie versano in forte disagio e sono sulla soglia della povertà. 2.347.000 famiglie vivono al di sotto della soglia di povertà. Il 31,4% dei giovani dai 14 ai 25 anni di età sono disoccupati.

Il problema è un altro, siccome questi dati sono stati comunicati dagli organi di informazione di massa, radio e tv in generale, i quali sappiamo essere credibili il 2,2% ad essere ottimisti , non c’è per nulla da stare allegri.

da Reset-Italia

APPELLO ALLA MASSIMA PARTECIPAZIONE E DIFFUSIONE DELL'IMPORTANTE INIZIATIVA VITALE PER TUTTO IL NOSTRO FUTURO E PER LA SALVEZZA DEL NOSTRO TERRITORIO


Carpignano Salentino (Lecce)
atrio Palazzo Ducale Ghezzi
Venerdì 5 agosto 2011
ore 21.00


Sarà l'evento politico e cultural-ambientalista più importante dell'estate salentina, venerdì 5 agosto 2011 a Carpignano Salentino, nella atrio palazzo Ducale Ghezzi, alle ore 21.00, attesissima la lectio magistralis del sindaco che ha rivoluzionato tutto il futuro della politica e della amministrazione territoriale italiana, Domenico Finiguerra, sindaco del comune lombardo diCassinetta di Lugagnano, fondatore del movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio.
Il comune di Carpignano Salentino inizia così un percorso urgente e vitale nella direzione del virtuosismo amministrativo, che passa in tutti i comuni che possano dirsi virtuosi proprio dalla adozione della stessa, ormai storica e memorabile, delibera che ha esaltato Finiguerra nella rosa dei pochi giusti della politica italiana; si tratta della “Delibera di Stop al Consumo di Territorio” e azzeramento dell'abuso sconsiderato in edilizia e in urbanistica del cemento, avviando, ove possibile, processi di 'DECEMENTIFICAZIONE' bonifica di siti degradati e loro 'RINATURALIZZAZIONE'. Ecco perché anche in un Salento preda della speculazione del cemento l'organizzazione da parte del Comune di Carpignano Salentino di questa iniziativa, agognata dai cittadini salentini, associazioni civiche e comitati, assume uno spessore particolare e fa guardare a tutti gli abitanti della nostra terra, il Grande Salento, con ritrovata speranza al loro futuro in questo momento che dal punto di vista ambientale rappresenta indubbiamente il periodo più nero della millenaria storia della civiltà salentina, come anche della stessa pluri-millenaria storia geologica del territorio salentino e del suo mare.L'eccesso di infrastrutture ridondanti che erodono territorio, le speculazioni edilizie in nome di una falsa modernità e sotto la bandiera del “Demone Bafometto del Cemento”, la pazzia dei tentativi da parte delle multinazionali del petrolio di trivellare ed avvelenare il mare e la terraferma salentina, lo stupro della terra con selvagge attività di cava volte proprio alla produzione, sempre e soltanto, del solito cemento, fino al flagello delle energie rinnovabili industriali, il mega e medio eolico in mare e sulla terraferma e il fotovoltaico che devasta campi, pascoli, zone naturali e, perfino, superfici lacustri, per arrivare allebiomasse industriali nocive e distruttive per l'ambiente locale e per le foreste tropicali fatte a brandelli per produrre biomassa, e per liberare campi per la produzione di altre biomasse da organismi geneticamente modificati, coadiuvati da pesticidi ediserbanti altamente tossici, ed ancora inceneritori di rifiuti, e ovunque discariche di immondizie che avvelenano nel Salento carsico le potabili acque di falda e appestano l'aria coi loro miasmi; tutto questo non è lo scenario di disastri ambientali di un intero continente, ma la descrizione sintetizzata, e incompleta, di tutto quello che sta avvenendo e rischia di avvenire nei prossimi giorni, nelle prossime ore, in quel fazzoletto di terra che è ilSalento e nel suo mare, terra di vita, di bellezza struggente, di civiltà, ma oggi soltanto, se tutto questo sfacelo non sarà fermato, solo e soltanto terra di Mafia. Vi è infatti un teorema che nel Salento, e ovunque in Italia, sta sempre più trovando continue conferme, che giungono anche dalla stessaCommissione Bicamerale Antimafia ( che ha definito “mafia borghese” quella che sta sviluppando il fotovoltaico industriale nei campi del Salento ) e dalle varie Procure della Repubblica, il teorema, che è anche ormai uno slogan ambientalista nazionale, è: « Dove si Devasta il Paesaggio, lì c'è Mafia » e non può essere altrimenti essendo il paesaggio il sostrato della vita di ognuno di noi, il libro aperto al cielo della nostra memoria lo spazio comune e quotidiano delle nostra esistenze.
Finiguerra è stato, anche, tra i primi a lanciare, infatti, la campagna “Stop all'eolico e al fotovoltaico nelle aree verdi”. Domenico Finiguerra, di origini lucane e profondamente innamorato della terra salentina e del suo mare che ci ha sempre esortato a difendere con il massimo slancio e coraggio, è già stato nel Salento l'anno scorso dove non mancò di manifestare insieme ai comitati locali tutta la sua profonda indignazione contro l'annunciato scempio eolico sulla mitologica “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe” nell'entroterra otrantino (nei feudi diGiuggianello, Palmariggi e Minervino di Lecce), uno scandalo nazionale che ancora tiene con il fiato sospeso l'Italia intera.
Dalla lectio magistralis di Finiguerra il Salento deve ripartire seguendone il preziosissimo esempio!
Non una ruspa viola il sacro suolo della terra nella città di Cassinetta e in tutto il suo feudo; i campi sono stati tutti recuperati all'agricoltura biologica; gli antichi canali e navigli sono stati ripristinati e recuperati con i materiali originali rispettando le tecniche di un tempo, lo stesso principio è stato scrupolosamente rispettato nel recupero dei centri storici e di tutti gli altri edifici preesistenti nel centro abitato come nella ruralità, creando così forti sbocchi occupazionali e vera economia che, generando bellezza, porta valore aggiunto al territorio e conseguentemente altra economia quale quella del turismo culturale, e/o gastronomico seguendo la filosofia slow food.
Il contributo dato dagli abitanti di Cassinetta e dai suoi amministratori al clima, al pianeta, e alla sua salubrità si manifesta attraverso la piantumazione di alberi, il rimboschimento, nessuno è riuscito ad ubriacare i locali amministratori ed ad ingannare e stordire i cittadini con le malìe della mala dellaGreen Economy Industriale di eolico, fotovoltaico e biomasse.
… E l'energia allora, come produrla? Innanzitutto risparmiandola come perseguito nel virtuoso comune di Cassinetta di Lugagnano in scrupolosa ottemperanza delle prescrizioni della Comunità Europea, con scelte intelligenti e oculate e senza sacrificare la ricerca della piacevolezza nelle soluzioni estetiche ed illuminotecniche più adeguate al benessere dell'uomo. I rifiuti? “Non li chiamiamo così a Cassinetta tutto viene recuperato, riciclato, e dai residui organici produciamo fertile e sano compost, humus con cui fertilizziamo i nostri campi e i giardini, senza bisogno certo di ricorrere a fertilizzanti chimici, sintetici di molto dubbiosa salubrità.”; il paesaggio e soprattutto la sua cura nel rispetto massimo delle sue suggestioni naturali e storiche stratificate è la principale medicina per la prevenzione dei mali della modernità. E Cassinetta è solo a pochi chilometri dal rumore, dallo smog, dallo stress, dalla frenesia cementizia e dalle malattie della megalopoli di Milano! Così anche Carpignano e il Salento sono a pochi chilometri dalla follia delle zone industriali che fagocitano l'uomo a Taranto e a Brindisi, perciò all'indomani di questo incontro di anime virtuose con il sindaco Domenico Finiguerra tutti i salentini si preparano per festeggiare l'adozione da parte dell'attuale amministrazione di Carpignano della medesima delibera di Stop al Consumo di Territorio che ha reso Cassinetta faro di civiltà oggi emulato da tantissimi altri comuni in tutta la Penisola Italiana, e quindi per festeggiare poi nei prossimi mesi con gioia crescente l'adozione della medesima “delibera della felicità” da parte di tutti gli altri comuni del Grande Salento, delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, perché possano così liberarsi eliberare i propri cittadini dal giogo del malaffare politico-imprenditoriale, della speculazione e della sotto-cultura strisciante secondo cui non può esistere “nuovo” senza distruggere il “Bello”. Solo così strette in un abbraccio di virtuosismo, anche le città di Brindisi e Taranto, anche in quei luoghi, dove oggi regna il grigio e il “dolore industriale” tutti potremo salutare quelSalento migliore che agogniamo e che meritiamo.

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