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mercoledì 17 giugno 2009

Decreto di intercettazione e obbligo di rettifica: i blogger sono in pericolo?

Un post veloce veloce che però farà poco piacere ai blogger e a chiunque pubblichi dei contenuti online: il governo ha posto la fiducia sul disegno di Legge in materia di intercettazioni. “E che c’entra con Internet e i blog?”, direte voi?
C’entra eccome: il provvedimento prevede un maxi emendamento, riguardante l’obbligo di rettifica per tutti i siti web (blog amatoriali compresi, quindi). In breve funziona così: si scrive, sul proprio sito o blog, qualcosa che non fa piacere alla persona A;
la persona A ci richiede di rettificare quello che abbiamo scritto, nei modi che più le fanno piacere;
si hanno 48 ore di tempo per pubblicare la rettifica, altrimenti si paga una sanzione pesantissima: tra i 15′000′000£ e i 25′000′000£ (lire).
L’assurdo è, che ancora una volta, si sta tentando di applicare delle leggi sproporzionate al mondo dei blog e dei siti amatoriali: basta pensare che la multa è la stessa che dovrebbe pagare una testata giornalistica cartacea.
Non diffamare è giusto, ma qui si esagera;siamo costretti a pubblicare la rettifica in ogni caso, anche qualora fosse infondata o addirittura falsa (e già qui sfioriamo il ridicolo).
Inoltre 48 ore di tempo sono troppo poche per un blogger amatoriale: potrebbe essere sufficiente qualcuno che (per un qualsiasi motivo) ci abbia inviato una richiesta di rettifica (anche infondata), e un periodo di lontananza dal blog superiore alle 48 ore, per essere passibili di una multa di 25 milioni delle vecchie lire. Non tutti i blogger amatoriali possono permettersi uno smartphone e una connessione internet mobile per avere sotto controllo la posta e il blog 24 ore su 24…
“Ma i blog tecnici dovrebbero essere al sicuro… chi vuoi che si diffami, in un blog tecnico?”
Neanche un blog tecnico (come questo) potrebbe essere al sicuro. Anzitutto, si può fare una recensione negativa di un hardware o di un software, e il produttore (o chi per lui) potrebbero inviarci la richiesta di rettifica.
Inoltre, l’annosa questione della responsabilità del blogger riguardo i commenti. Qualsiasi lettore (anche anonimo) potrebbe decidere di lasciare un commento diffamante verso chicchessia… ok, cavoli suoi (la polizia postale risalirà al suo IP), ma potrebbe essere avviata un’azione legale nei confronti del titolare del blog per negligenza.
E quali saranno i rapporti tra responsabilità per negligenza e l’obbligo di rettifica? Ancora non si sa nulla, ma qualora il decreto venisse approvato anche al senato, boh… io non sono ottimista. Moderazione dei commenti obbligatoria insomma, e niente più discussioni in tempo reale.

Oggi a Copertino

Oggi alle ore 20:00 a Copertino Nichi Vendola a sostegno di Loredana Capone presidente.
Praticamente farà un mini-tour, infatti subito dopo Copertino sarà alle ore 21:00 a Martano alle ore 22:00 a Tricase alle ore 23:15 a Trepuzzi.
Nardò evitata o non considerata? Eppure Sinistra e Libertà nel nostro paese è andata molto bene, 1200 voti circa non sono pochi.
Oppure prima di venire deve chiedere il permesso a qualcuno????????
Chi vivrà e soprattutto avrà molta pazienza vedrà.

Comunque la pensiate sorridete ......

A me ha fatto tanto sorridere ma anche riflettere.
Se ne avete voglia leggete......

15 June 09 Comments | 1 note vi racconto una storiaA: Sinistra e Libertà - Rifondazione Ciao nichivèndola e paoloferrero,vi racconto la mia storia, se avete pazienza secondo me vi piace.

Sto in un condominio, e c’è questo tizio, il classico vicino spappolapalle, tipo che se c’incontriamo manco ci salutiamo. Facciamo che si chiama Gianni.E’ uno che non gli va bene come parcheggio la macchina, non gli va bene che chiamo gli amici di sera, e quando lo faccio mi suona il campanello alle 5 di mattina.Insomma, direi che avete chiaro il concetto. Ora, due anni fa ci si schianta una trave del tetto. Brutta storia, trave marcia, tetto da rifare.Ci è toccata un’assemblea condominiale straordinaria, approvato la spesa, chiamato la ditta, aperto il portafogli, riparato tetto.Dici: embè?Dico: vero, mi pare una cosa noiosamente normale. Però ieri stavo facendo la doccia, e come al solito pensavo ai problemi dell’umanità e nella fattispecie ai commenti di voialtri sulle europee.E non so perché ho pensato che se io fossi paoloferrero e Gianni fosse nichivèndola ora staremo a guardarci negli occhi sul pianerottolo mentre ci piove in testa.Insomma, direi che avete chiaro il concetto.
Sempre Vostro,
Pinotto

Floriana

VIDEO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI "SINISTRA PER IL SALENTO" A NARD0'










Milano: i funerali di Ivan della Mea


Ai funerali presenti Gad Lerner e Paolo Ferrero


Milano- La bara di Ivan Della Mea, cantautore scomparso il 14 giugno, avvolta in una bandiera rossa, è entrata all’Arci Corvetto di Milano.Ad attenderla la grande folla che ha partecipato numerosa ai funerali di colui che con le sue strofe ha accompagnato un’intera generazione della sinistra italiana.

Presenti al funerale, insieme ad amici e parenti, il giornalista Gad Lerner e Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista. Una banda musicale ha voluto poi salutare il grande cantautore sulle note de l’Internazionale e Bella Ciao.

Roberta Verduci



ACQUISTAVANO MEZZI MECCANICI MA CON ASSEGNI IN BIANCO

Cinque arresti compiuti dalla guardia di finanza di Trento. Tre sono salentini, di Lecce, Copertino e Nardò, gli altri del barese. Avevano messo in piedi un giro truffaldino da circa 1 milione di euro.

Associazione a delinquere finalizzata alla truffa. E’ il reato di cui devono rispondere Giovanni Laera, 50enne originario di Monopoli, ma residente a Lecce, Luigi Roberto Zacà, 43enne di Nardò, Manuel Somma, 38enne di Copertino, Fabio Laera,36enne di Putignano e Alessandro Legittimo, 28enne di Lecce.
I cinque sono stati arrestati e condotti in carcere dopo un’indagine condotta dalla guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Trento, che ha fatto eseguire le ordinanze con la collaborazione della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bolzano e l’apporto della squadra mobile della questura di Lecce. L’indagine è scaturita da alcune querele presentate da imprenditori trentini, che sarebbero stati vittime di un’attività a dir poco fraudolenta, messa in atto fra Trento e Bolzano, con qualche capatina anche a Brescia.

Nel corso delle indagini, sviluppate inizialmente nella sola provincia di Trento, è emerso che il sodalizio avrebbe aperto numerosi conti correnti bancari presso istituti di credito, affittando due uffici a Merano, un magazzino ad Andriano ed un ulteriore ufficio-magazzino a Caldaro, tutte località in provincia di Bolzano. Quest’ultimo locale sarebbe stato utilizzato anche come dimora, almeno saltuariamente. L’attività investigativa si è svolta anche in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Bolzano, che aveva nel frattempo avviato autonome indagini sulla scorta di numerose querele presentate da imprenditori altoatesini.

L’inchiesta s’è sviluppata tramite analisi testimoniali, esame di documentazione bancaria, ricerca delle tracce lasciate sul territorio regionale dai cinque (trattative, locazioni, pernottamenti), tutte attività in seguito alle quali sarebbe stata accertata l’esistenza di una associazione a delinquere finalizzata alla truffa perpetrata tramite l’acquisto, da diversi fornitori del Trentino Alto Adige, di materiale da impiegare nel settore delle costruzioni. La merce, in buona sostanza, sarebbe stata pagata solo per le prime forniture (spesso con assegni senza copertura o con pagamenti dilazionati non onorati alla scadenza), e poi fatta letteralmente sparire dalla circolazione. Dieci in tutto, per il momento, sono gli imprenditori raggirati con questo sistema. Il valore complessivo dei beni oggetto delle truffe supera il milione di euro.

da LeccePrima

Fiesta, Samba e Svastiche

Un arresto quasi casuale a S. Paolo svela una vasta organizzazione neonazista con radici nel sud del Brasile e ramificazioni internazionali. Obiettivo: occupare il paese e 22 stati europei.

Neuland è una "nuova terra", dove l'occupazione per i cittadini non manca e il salario minimo è di 840 euro (2400 real). In questa repubblica federale l'inno nazionale è l'ultimo movimento della Nona sinfonia di Beethoven e la capitale è stata battezzata Magno per sottolinearne la grandezza.
Vi sono tre edifici interconnessi di 200mila metri quadri e 160 piani ciascuno. Neuland potrebbe essere il paese immaginario di un racconto di fantasia. Ma la mente di chi ha creato questa nazione-babele, con 20 lingue ufficiali, è la stessa che è accusata di pianificare la morte di un rivale, prodotta da una ideologia già utilizzata per giustificare l'assassinio di milioni di persone nel secolo scorso, e si mostra viva nel Brasile del 2009: il nazismo.

Il paolista Ricardo Barollo, 34 anni, coordinatore di progetti speciali dell'impresa appaltatrice Camargo Corrêa, è stato indicato quale mandante del reato che è costato la vita dello studente di Architettura del Minas, Dayrell Bernardo, 24 anni, e della sua ragazza, la studentessa Renata Waechter, 21 anni, all'alba del 21 aprile a Campina Grande del Sud, nel Paraná, a causa di una disputa di potere. Il crimine ha portato alla luce una rete organizzata di nazisti nel paese, con ramificazioni in vari stati e connessioni con altri paesi.

Dayrell e Barollo sono stati i leader dei due maggiori movimenti nazionali. Sostenevano che la razza bianca era a rischio di estinzione e, per questo motivo, la mescolanza razziale avrebbe dovuto terminare. Neuland sarebbe stato un paese di estrema destra fondato sulla stessa ideologia che il dittatore Adolf Hitler impiantò in Germania a partire dal 1934. Come primo obiettivo il gruppo avrebbe occupato San Paolo e gli Stati del sud del Paese. Poi avrebbe conquistato il territorio di 22 paesi europei.

Questa storia è venuta alla luce il 1° maggio, quando Barollo è stato arrestato nel quartiere di Moema, a San Paolo, in un appartamento di lusso sfrenato nel quale viveva con i genitori. Gli altri cinque accusati di partecipazione al crimine sono stati arrestati nel Paraná. Da lì la polizia ha cominciato ad avere accesso all'universo neonazista di cui fa parte il gruppo. La rete di ramificazioni nel sud-est, Sud e centro ovest del Paese è formata, per la maggior parte, da giovani di classe medioalta, di buona formazione intellettuale. La domanda di partecipazione è così alta che, per essere ammessi alla fazione, i candidati devono superare una prova rigorosa.
Copertina della rivista

La valutazione è svolta dal computer in un documento inviato per e-mail con una password di accesso e 30 domande dissertative come «Il fine giustifica i mezzi?». «Chi era Adolf Hitler?». E: «Quali e come sono stati i principali governi europei negli Anni 40?». Chi risponde correttamente sui fatti storici è scartato. Passano la prova quelli le cui risposte sono basate sul revisionismo, teoria che, tra l'altro, nega l'Olocausto. I promossi sono "battezzati" in una località confermata poche ore prima dell'inizio dell'evento Solo la città dove avviene l'incontro è comunicata in anticipo. Impugnando torce infuocate gli adepti giurano di onorare l'immagine del Führer e il nazionalsocialismo.

Tale devozione è espressa con azioni discrete, analoghe a quelle di una società segreta. Il movimento non ha sede, sito web o qualsiasi cosa che consenta di essere identificato. I membri preferiscono comunicare via e-mail o sms. Si telefonano soltanto in casi eccezionali. Gli incontri, laddove siano inevitabili, avvengono sempre in luoghi diversi per non destare sospetti. Non vi è dilettantismo. I gruppi sono divisi in cellule.

L'uso della propaganda serve a diffondere l'ideologia attraverso riviste e manifesti. In politica, l'attenzione è focalizzata sulla formazione di futuri partiti e sulla conquista di nuovi aderenti. Ora è il paramilitare il settore armato, che affermano servire per la difesa (non vi sono prove di alcun tipo di formazione). Le donne non possono partecipare. Ma è consentito loro partecipare a feste nelle quali le bevande sono controllate e la droga è bandita. Anche i neri possono accedere al movimento, ma a condizione che siano "puri", senza mescolanza di razze. E non possono diventare leader.

Il piano dettagliato di Neuland è stato presentato da Barollo ai suoi seguaci nel settembre 2008. In primo luogo il gruppo avrebbe eletto consiglieri municipali e il sindaco a Balneário Picarras, nello Stato di Santa Catarina. Dopo alcuni anni, rafforzatosi, avrebbe conquistato gli Stati del sud e la città di San Paolo, in un movimento separatista che avrebbe creato il nuovo paese.

Le frontiere, tuttavia, sarebbero state chiuse agli immigrati. Barollo ha confermato queste informazioni il giorno dell'arresto, mentre vestiva una maglietta della nazionale di calcio tedesca. Ciò che non ha confessato è che l'obiettivo del gruppo era molto più temerario. Neuland, una "terra promessa" fondata su «unità, giustizia e libertà», avrebbe occupato paesi che fanno parte dell'Unione europea come Germania, Danimarca, Italia, Polonia, Svezia tra gli altri.
Un gruppo nazista arrestato dal Cope, il centro operazioni di polizia speciale

Un gruppo nazista arrestato dal Cope, il centro operazioni di polizia speciale

Tutto ciò è documentato come piano di governo in cartelle alle quali "Istoé" ha avuto accesso. Barollo sarebbe stato il presidente, con uno stipendio di 10.560 euro (30mila real). Superiore ai 8.348,95 real che riceveva dalla Camargo Corrêa. La data del suo compleanno, il 18 luglio, sarebbe diventata festa nazionale. Bandiere, ministeri, progetti, incarichi e anche leggi erano già stati definiti.

Oltre a Dayrell, la polizia sa già che altri due possibili leader erano annotati per morire per via di divergenze con Barollo: uno nella città gaúcha di Caixas del sud, l'altro nella capitale paolista. Il gruppo accurato avrebbe anche avuto appoggio da leader in Cile e Inghilterra. Dall'Argentina, dove vi è una rete neonazista composta da tremila membri, sarebbero arrivate le armi del delitto. In Brasile, fin dove si sa, la maggioranza lotta per lìideologia e sostiene una strategia, non l'uso di armi, per far sì che col tempo il neonazismo acquisti forza. La violenza sarebbe stata l'ultima risorsa, differentemente dagli skinheads, che hanno come principale stimolo l'aggressione di minoranze, come nordestini e omosessuali.

Nel reportage di Istoé sono stati intervistati tre giovani di gruppi neonazisti, due arrestati con l'accusa di avere assasinato Dayrell, e un dissidente che sarà testimone dell'accusa. Tutti nella fascia di 20 anni. Si sono dimostrati pentiti di essere entrati nella fazione, ma hanno confermato le loro convinzioni. «L'estrema destra compie azioni più decise», sostiene Gustavo Wendler, 21 anni, uno degli arrestati. Si è anche appurato che avessero amici neri, ebrei e stranieri. Perfino omosessuali. «Soltanto non permetto che invadano il mio spazio», ha dichiarato Rodrigo Mota, 19 anni, un altro arrestato.

Oltre a Wendler e Mota, sono stati arrestati Jairo Fischer, 21 anni, Rosana Almeida, 22, e João Guilherme Correa, 18. Secondo il delegato Francisco Caricati, del Centro operazioni di polizia speciali (Cope), di Curitiba, essi hanno indicato Barollo come mandante. L'avvocato di questi, Adriano Bretas, ha dichiarato a Istoé che il suo cliente non avrebbe concesso interviste, che nega ogni addebito e che parlerà solo in tribunale.

La notte del delitto, il gruppo di Daryell ha organizzato una festa in una fattoria di Campina Grande per ricordare i 120 anni della nascita di Hitler. Gli imputati hanno attirato Dayrell e Renata, che venivano dal Minas per partecipare alla manifestazione, in un agguato sulla BR-116. Erano tutti amici, anche se facevano parte di fazioni rivali. «Essi vanno al vaglio della giuria popolare e possono prendere fino a 72 anni di detenzione per doppio omicidio volontario, motivazione turpe e apologia di nazismo», afferma Caricati. Nella casa delle persone coinvolte e che hanno partecipato alla festa, è stato trovato materiale sull'ideologia di Hitler come
striscioni, manifesti, riviste, libri e spille.

Le divergenze tra Barollo e Dayrell sono iniziate nel 2007, tre anni dopo la costituzione del gruppo. Il mineiro aveva creato magliette, cappellini e bandiere con simboli nazisti per la vendita. Barollo aveva iniziato ad accusarlo di essere capitalista, affermando che l'ideale del gruppo era la purezza della razza e l'eguaglianza sociale. Dayrell definì il leader controllore rigido, eccentrico e mise in scena una votazione autonominandosi nuovo responsabile del gruppo in Minas Gerais e Paraná. Più avanti Daryell invitò a seguirlo le persone che non erano riuscite a entrare nel gruppo di Barollo per via di difficoltà della prova di ammissione. La fazione di Barollo conta 50 membri, quella di Daryell 300.

I gruppi emersi in seguito al crimine in Paraná non sono gli unici del Brasile tra i seguaci di Adolf Hitler. Istoé ha appurato che vi sono almeno altre tre fazioni neonaziste organizzate nel Paese. Una nel Rio Grande del Sud di 70 persone, un'altra di 20, anch'essa gaúcha, con il solo compito di importare armi, e una terza a San Paolo, di circa 40 persone. Non vi sono dati consolidati de quanti siano i neonazisti in Brasile. Ma un'indagine dell'antropologa Adriana Dias, dell'Unoversità statale di Campinas (Unicamp), fornisce indicazioni. Per la sua tesi di dottorato ha indagato siti che praticano il neonazismo in portoghese, spagnolo e inglese.

Nel 2007 ha conteggiato un totale di circa 13mila pagine web. «Oggi sono 20mila, quasi il doppio», afferma Dias. L'indagine ha rivelato che dal Brasile vi sono stati circa 150mila accessi a queste pagine. Con lo sviluppo di Internet cercare compagni che si identificano nell'ideologia nazista è diventato più facile. Tra il 2006 e il 2008 la Safernet, che combatte crimini telematici, ha visto aumentare vertiginosamente il numero di denunce riferite a contenuti di odio sulla Rete.

«La maggior parte era annidata nel social forum Orkut, ma vi erano anche forum, siti e blog», racconta Thiago Tavares, presidente di Safernet. Il quale ricorda come le denunce siano diminuite dopo una grande operazione per disattivare queste pagine nel 2008, ma l'attività continua. «I neonazisti sono organizzati e possiedono conoscenze tecniche per criptare l'origine delle connessioni», afferma.

A riprova di ciò la rivista online "O Martelo", creata da Bernardo Daryell per promuovere il neonazismo. Sull'edizione di febbraio 2009, dieci pagine della rivista sono dedicate a una guida della sicurezza su Internet. Il testo parla, sostanzialmente, dell'importanza della rete per il movimento nazionl socialista e spiega, passo dopo passo, come navigare in forma anonima (e così accedere a contenuti proibiti senza essere identificati).

Internet ha anche favorito l'emergere di dissidenze dei gruppi più conosciuti, come Front88 e Valhalla88, ad esempio. Questi dissidenti fanno ricorso a nomi pomposi e a siti web elaborati, ma possiedono, in media, cinque o sei membri. «Sulla rete vediamo i gruppi apparire e scomparire rapidamente», racconta Alexandre de Almeida, storico e docente di Antropologia alla Pontificia università cattolica di San Paolo (Puc), autore dello studio "Skinheads: i miti prodotti dal Potere Bianco paolista".

Gli specialisti sono unanimi: la repressione è lo strumento principale per far sì che i movimenti neonazisti non si espandano ulteriormente - e guadagnino potere come le cellule del terrorismo hanno raggiunto in altri paesi, diventando un rischio per la sicurezza dello stato. Vi è, tuttavia, un'alternativa che dipende esclusivamente dalla società, basata sull'educazione alla tolleranza e alla diversità. «Ciò non si vede nelle scuole e pochi paesi si avvicinano a questi temi», afferma la storica Maria Luiza Tucci Carneiro, docente dell'Università di San Paolo, specialista in razzismo e antisemitismo.

«E' fin da subito che si insegna il rispetto per gli altri», afferma il capo delegazione del Cope, Miguel Stadler, il quale sottolinea come i genitori nulla sapessero circa i coinvolti nel caso del Paraná: nessuno di essi sapeva delle simpatie dei figli per Hitler. «Il dibattito sui pregiudizi è urgente», afferma il delegato Caricati. «Chi immaginerebbe che, decenni più tardi, un'ideologia fondata sulla barbarie fosse responsabile di uno di questi crimini?». Ancora di più in Brasile, dove la mescolanza è una connotazione indelebile del Paese.

da Indymedia

"Forti e gentili si', fessi no"


Non basta un terremoto a zittire gli aquilani! Nonostante gli auto-spot di Berlusconi e la speculazione politica che cala il macigno-G8 sulla testa di una popolazione di terremotati che avrebbe ben altri bisogni, gli abitanti dei territori colpiti fannos entire la propria voce a Monetcitorio.
Un migliaio, forse piu', con tanto di tende piantate davanti Montecitorio, stanchi di aspettare e assolutamente contrari al decreto Abruzzo, sono arrivati con pullman dall'Aquila e dalle coste abruzzesi: hanno manifestato davanti alla Camera e poi hanno sfilato per le vie del centro, gli sfollati dell'Aquila e del cratere colpito dal sisma.

Due tende igloo aperte di fronte alla Camera dei Deputati di Roma e due espliciti invito: uno a Berlusconi (“vieni a vivere qui dentro con noi”) e l'altro alle onnipresenti forze dell'ordine (“Rispettiamo soli i pompieri”). Questi i toni battaglieri dei 1000 e più cittadini abruzzesi che hanno cinto d'assedio Montecitorio contro l'approvazione alla Camera del cosiddetto decreto ricostruzione delle zone terremotate. I manifestanti, raccolti dietro lo striscione “Case, scuole, Università. Subito. Contro la speculazione ricostruzione dal basso'', vogliono dal governo trasparenza nei fondi, coinvolgimento della cittadinanza nella ricostruzione, chiarezza negli appalti e lo stop a progetti “assurdi come quello delle new towns”.

Sono arrivati verso mezzogiorno per un sit-in guidati dal sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e dal presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane. In questo momento, ha sottolineato Cialente, "ci sentiamo umiliati e traditi dal governo". Durissime le parole del sindaco sul decreto per la ricostruzione in discussione a Montecitorio.
A fianco dei comitati civici come 3.32 ed Epicentro Solidale presente anche Legambiente


Dopo l'incontro con il presidente della camera, una parte dei manifestanti ha cercato di andare in corteo verso il Quirinale,urlando "vi aspettiamo al G8", ma sono stati bloccati dalle forze dell' ordine in via del Corso. Quindi sono tornati verso Piazza Venezia, dove li attendevano i pullman per tornare in Abruzzo. Mentre il traffico nel centro di Roma andava per qualche tempo in tilt, i manifestanti improvvisavano un sit-in a Piazza Venezia, per poi tornare verso casa.


da Infoaut

Salento: rifiuti e campagna elettorale


In queste settimane abbiamo visto come sindaci ed esponenti delle istituzioni utilizzano la vicenda dei rifiuti del Salento, ormai esclusivamente per la campagna elettorale della propria fazione politica. Il Consigliere Palese ad esempio ha chiesto proprio ieri la riapertura della discarica di Nardò. Sarà di ciò informato il candidato presidente Gabellone che l’ha tassativamente escluso?”.

L’assessore regionale all’Ecologia Michele Losappio in merito a ciò ha dichiarato : :“la Regione non resterà inerme e contrasterà con le proprie competenze ogni atto di boicottaggio che il cinismo della politica intende praticare tenendo in ostaggio i salentini”.
Comunicato stampa Regione Puglia: ecco la verità:L’assessore all’Ecologia, Michele Losappio, ha diffuso la seguente nota: “La complessità del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti è tale che tutti gli attori del sistema dovrebbero collaborare o comunque espungere tale argomento dalla campagna elettorale. Purtroppo le dichiarazioni del Sindaco di Lecce e del Presidente dell’ATO LE 1 sul ruolo e sulle presunte responsabilità della Regione non sono ispirate da queste considerazioni e la cosa sorprende e dispiace. La Regione è perciò costretta a precisare. 1. L’ATO LE 1, presieduto dall’Assessore Garrisi per conto del Comune di Lecce, è l’unico dei 15 ATO della Puglia che colpevolmente non si è ancora dotato di personalità giuridica così come prevede la normativa statale. L’incredibile ritardo è tutto nella esclusiva responsabilità dell’ATO e dei suoi vertici ed ha determinato l’impossibilità di usufruire dei finanziamenti europei che la Regione mette a disposizione per la raccolta differenziata e per gli impianti sulla base di protocolli di intesa, così come si sta facendo nelle altre realtà. Più volte la Regione ha sollecitato e ha offerto il proprio contributo a risolvere una situazione che nasce nel conflitto fra esponenti del Partito delle Libertà, ma ad oggi la situazione è ancora ferma. 2. Ugualmente ferma è la redazione da parte dell’ATO del Piano di Bacino, strumento indispensabile per rendere efficiente ed unitario il servizio di raccolta, lanciare la differenziata, definire il completamento del ciclo impiantistico. La Regione ha dovuto formalmente diffidare l’ATO a farlo, pena il commissariamento. A 30 giorni dalla delibera di giunta regionale di diffida si è ancora in attesa del piano e ciò non denota favorevolmente per l’efficienza e l’applicazione dei suo vertici. L’assenza del Piano impedisce ed impedirà all’ATO di passare ad una fase di stabilizzazione e di potenziamento dell’attività di raccolta e smaltimento limitandosi come oggi è a vivacchiare. Non a caso è stata l’ANCI Puglia a chiedere alla Regione un’accelerazione –anche con i commissariamenti- dei Piani, per la redazione dei quali è attiva da tempo una task force Regione-ANCI che l’ATO non ha ritenuto necessario coinvolgere. 3. Le contraddizioni del nuovo sistema impiantisco di Cavallino, uno dei primi a essere in funzione in Puglia, coinvolgono l’ATO ed il Comune prima e più della Regione. Il Comune è infatti stazione appaltante della discarica e dell’impianto di biostabilizzazione. Questo su delega della Regione che ha rimesso allo stesso gli oneri e l’onore del funzionamento del nuovo impianto. La differenza di metraggio fra questo impianto gestito da Ambiente e Sviluppo e quello limitrofo di produzione di ecoballe da termovalorizzare gestito da COGEAM richiama a responsabilità (se proprio le si vuole cercare nella politica e nelle istituzioni) che non esentano per nulla l’ATO e l’Amministrazione di Cavallino. Anzi! La questione è stata comunque affrontata e risolta e non ostacola il funzionamento dei due impianti. Il responsabile del procedimento (sempre il Comune di Cavallino) è il responsabile del progetto della nuova discarica che ha determinato l’insorgenza di contrasti fra la società che l’ha costruita e quella che la gestisce. Il collaudo è subordinato alla risoluzione di tale contrasto che ci risulta essere in via di risoluzione in questi giorni. Su entrambe le questioni la Regione, in stretta collaborazione con la Provincia, ha espresso il massimo di collaborazione con ATO e Comune, anche per la risoluzione di controversie giuridiche. Non sono pertanto giustificate le ingenerose dichiarazioni degli amministratori di Lecce. 4. Il cattivo funzionamento in questi giorni del trituratore di Ambiente e Sviluppo non può certo essere addossato alle responsabilità della Regione se non si vuole cadere nel ridicolo. Da lì sono nati alcuni dei problemi che hanno coinvolto la città di Lecce. L’eventuale sollecitazione spetta al responsabile del procedimento che certamente avrà svolto il suo compito. Come si vede le difficoltà sono di molti se non di tutti e non possono essere affrontate con le conferenze stampe davanti ai cassonetti ma con la concertazione ed il lavoro comune per il bene della Puglia e dei Salentini. Quello che la Regione ha fatto ed intende continuare a fare”.

La politica delle chiacchere: D'Alema il sovversivo...


Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si dice preoccupato per le dichiarazioni di Massimo D'Alema, che ieri ha parlato di possibili "scosse" in Italia, proprio in un momento in cui il rischio terrorismo è tornato a farsi tangibile.
"Non vorrei che le cose fossero collegate o collegabili" ha detto Maroni a Radio24 dopo aver citato gli arresti, la settimana scorsa, di presunti terroristi che avrebbero progettato un attentato al G8 della Maddalena, e le dichiarazioni di ieri dell'ex presidente del Consiglio D'Alema, che in una intervista televisiva ha detto che "la vicenda italiana potrà avere delle scosse, dei momenti di conflitto" a cui l'opposizione dovrà essere pronta, spiegando di riferirsi a problemi interni alla maggioranza di governo.
La replica di D'alema: "Il suo è un accostamento indecente e insensato.
Quando io ero un dirigente del Partito comunista italiano e combattevo le brigate Rosse, non so cosa faceva il Ministro dell'Interno".
Ma davvero gli italiani possono pensare che D'Alema sia un rivoluzionario? Sarebbe davvero la fine!

Brambilla: Saluto Romano alla festa dei carabinieri (VIDEO)


(ANSA)- L'associazione degli ex partigiani di Lecco depositera' un esposto al Pm contro il ministro del Turismo Brambilla, per apologia di fascismo. E' stata immortalata lo scorso 5 giugno durante la festa cittadina dei Carabinieri con il braccio teso, nella posa del saluto romano. L'Anpi chiedera' alla magistratura di verificare se il comportamento del ministro costituisca una violazione della legge Scelba e della successiva legge Mancino che sanzionano l'apologia del fascismo.

VIDEO

SONO 42 MILIONI I RIFUGIATI IN FUGA NEL MONDO


Sono 42 milioni, secondo il rapporto statistico annuale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), - 'Global Trends' - pubblicato oggi, le persone costrette alla fuga da guerre e persecuzioni alla fine del 2008. Questa cifra è dovuta ad un brusco rallentamento dei rimpatri e ad una maggior durata dei conflitti, risultante in forme di esilio protratto. Il numero totale comprende 16 milioni di rifugiati e richiedenti asilo e 26 milioni di sfollati all'interno del proprio Paese.
Secondo il rapporto dell'Unhcr l'80% dei rifugiati del mondo si trova nei paesi in via di sviluppo, così come la stragrande maggioranza degli sfollati - una popolazione nei confronti della quale cresce l'impegno dell'Unhcr. Sebbene la cifra totale di 42 milioni sia minore di 700 mila unità rispetto all'anno precedente, i dati provvisori del 2009,non rappresentati nel rapporto, riflettono già un mutamento di tendenza. "Nel 2009 abbiamo già assistito a un consistente movimento forzato di popolazioni, principalmente in Pakistan, Sri Lanka e Somalia," ha detto l'Alto Commissario Antonio Guterres. "Se alcune forme di fuga possono avere breve durata, altre possono durare anni e perfino decenni in attesa di una soluzione. Sono diverse le situazioni di popolazioni sradicate da ormai molto tempo: in Colombia, Iraq, Repubblica Democratica del Congo e Somalia. Ciascuno di questi conflitti ha inoltre generato rifugiati che hanno oltrepassato le frontiere". L'Unhcr si occupa di 25 milioni di persone, fra i quali 14,4 milioni di sfollati - ben oltre i 13,7 dell'anno precedente - e 10,5 milioni di rifugiati. Gli altri 4,7 milioni di rifugiati sono palestinesi sotto la competenza dell'Unrwa.

Ecco un elenco delle nazioni al mondo con la più alta incidenza di sfollati. Una cifra stimata attorno ai 26 milioni di persone:

- COLOMBIA E' il paese con la più vasta popolazione di sfollati. Si tratta di quasi 3 milioni di persone;
- IRAQ Gli sfollati alla fine del 2008 erano 2,6 milioni, dei quali 1,4 milioni solo negli ultimi tre anni;
- SUDAN Gli oltre 2 milioni di sfollati sono concentrati nella regione del Darfur;
- REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO L'inasprimento dei conflitti nella regione orientale ha portato gli sfollati a quota 1,5 milioni;
- SOMALIA Gli sfollati sono 1,3 milioni;
- KENYA Agli inizi del 2009 si sono registrati massicci movimenti forzati di popolazione;
- GEORGIA In fuga 135 mila persone;
- AFGHANISTAN, PAKISTAN, SRI LANKA e YEMEN Il numero degli sfollati è in aumento. L'Unhcr ha inoltre rilevato un calo del numero degli sfollati, sceso dagli 11,4 milioni del 2007 ai 10,5 milioni del 2008. E' in aumento, invece, il numero dei dei richiedenti asilo: 839mila persone nel 2008, con un incremento del 28% ripsetto all'anno precedente. I paesi che ricevono il maggior numero di domande d'asilo sono: Sud Africa (207mila); Stati Uniti (49.600); Francia (35.400); Sudan (35.100). L'80% dei rifugiati del mondo sono stati ospitati da paesi in via di sviluppo: Pakistan (1,8 milioni); Siria (1,1 milioni); Iran (980mila); Germania (582.700); Giordania (500.400); Ciad (330.500); Tanzania (321.900); Kenya (320.600). Principali paesi di origine degli sfollati: Afghanistan (2,8 milioni); Iraq (1,9 milioni); Somalia (561mila); Sudan (419mila); Colombia (374mila); Repubblica Democratica del Congo (368mila).