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lunedì 22 giugno 2009

Benevento: Morto in carcere Khaled Hussein

E’ deceduto questa notte nella Casa Circondariale di Benevento Khaled Hussein di 75 anni, coinvolto nel 1985 nel dirottamento di una nave da crociera italiana, l’Achille Lauro, al largo delle coste egiziane di Bur Said. L’uomo è stato trovato cadavere questa mattina, intorno alle 6, nella sua cella dagli agenti della Polizia Penitenziaria.

A causare la morte, secondo quanto riferisce la direzione del Carcere e il medico del 118 giunto sul posto, un arresto cardio-circolatorio. Si attende ora l’arrivo del medico legale per ulteriori accertamenti. Hussein si trovava nel capoluogo sannita dal gennaio 2008 e cioè da quando a Capodimonte è stata aperta una nuova sezione EIV (Elevato Indice di Vigilanza) riservata ai terroristi di matrice islamica.
In una lettera del maggio scorso, l’uomo parlava positivamente della struttura beneventana: “Starò qui per poco tempo, per un processo. Mi hanno messo in una cella isolata, vicino all’infermeria, comunque riesco pregare con i miei paesani e esco con loro al passeggio. Da quello che vedo le guardie qui sono educate e ci rispettano”.

link autore:
tratto da ilquaderno.it
da Indymedia


27/05/2009: Lettere dal carcere di Khaled Hussein



Serai Khaled è stato trasferito dall’Ucciardone di Palermo al carcere di Macomer.
Da Benevento dove si trova momentaneamente per un processo, ci scrive:

Carissimi amici, amiche, spero che questa lettera vi trovi bene e in ottima salute.
Ho ricevuto l’opuscolo la settimana scorsa a Macomer, in Sardegna, dove il 14 aprile mi hanno trasferito come definitivo.
Arrivato a Macomer non pensavo di essere in Italia perché qui le guardie sono spietate e aggressive, non abbiamo il diritto di avere lenzuola personali, la cintura la dobbiamo comprare nuova, la porta blindata è chiusa 24/24, la socialità avviene solo fra 5 prigionieri alla volta, mentre noi siamo in 22, tutti musulmani, l’aria la prendiamo divisi in due distinti cortili. Il bagno e il rubinetto del cortile dell’aria non funzionano.
Le parole buongiorno, buonasera e buonanotte non esistono. Credetemi non sto esagerando, è la pura verità.
La posta è lenta, niente campo sportivo, niente palestra e niente scuola.
Da un mese a Macomer è in corso uno sciopero della fame e della sete al quale ho preso parte per 4 giorni anch’io. Ho visto quasi la morte. Mi ha fatto male.
Noi a Macomer chiamiamo il carcere “piccola Guantanamo”. Mi auguro che ci aiutiate in questo difficile carcere di Macomer.
Qui a Benevento, al contrario, c’è quasi tutto. Starò qui per poco tempo, per un processo. Mi hanno messo in una cella isolata, vicino all’infermeria, comunque riesco pregare con i miei paesani e esco con loro al passeggio. Da quello che vedo le guardie qui sono educate e ci rispettano.
Auguro a voi una buona salute, buon lavoro, il vostro amico Khaled
Benevento, maggio 2009

***

Carissimi tutti, ringrazio per le belle parole di stima e affetto che mi dimostrate e che mi fa molto piacere ricevere.
Non bisogna mai cedere o rifugiarsi nell’inerzia, ma andare avanti e combattere fino alla fine se si è veramente convinti dei valori più importanti della nostra vita e per il nostro paese.
Il mio libro è terminato da quattro mesi e c’è il problema della traduzione che io, da qui, non posso assolutamente risolvere. Ho qualche amico che se ne sta interessando, ma fino ad ora senza risultati.
Occorre trovare anche un regista (bravo e delle nostre stesse idee!) disposto a trarre un film dal mio racconto, anche perché il film già esistente del cinema americano, non è corrispondente al vero.
Il mio libro, comunque, non è da “adattare” a film, perché l’ho scritto tenendo già presente l’eventualità di farne un film. Vi accludo un breve racconto di come si sono svolti i fatti subito dopo il sequestro dell’Achille Lauro ed una mia poesia nel rimpianto della mia terra lontana.
Sempre felice di ricevere la vostra corrispondenza.

Benevento, maggio 2009

***

Il racconto sul sequestro della nave “Achille Lauro”:

Questa che racconterò è una storia vera accaduta l’11-10-1985, ma ancora attuale, visto lo spazio che ancora occupa sui giornali.
Una storia che, nel sottofondo, parla delle sofferenze di un popolo, del desiderio di libertà, di amor patrio, di sacrifici, di eroismo, ma anche di intrighi internazionali.
Finito il sequestro della nave “Achille Lauro” da parte di commando del “Fronte di Liberazione della Palestina”, inizia, purtroppo, la questione dell’aereo egiziano che conduceva il sopraddetto commando in Tunisia.
Nell’avvicinarsi alle coste tunisine, però, arriva l’ordine, dai vertici militari americani, di non dare asilo ai “terroristi” e, perciò, di non fare atterrare l’aereo che viene così dirottato in Egitto; anche qui però si ripete la stessa storia: l’aereo non deve atterrare!
Il pilota, dovendo fare rifornimento di kerosene, chiede aiuto a tutti i governi vicini, ma nessuno è disposto a mettersi in contrasto con gli americani e, quindi, tutti gli scali sono chiusi!
Al pilota non resta che minacciare di lanciarsi con tutto l’aereo sulla residenza del presidente di uno qualunque dei paesi circostanti, se nessuno lo avesse aiutato.
In questo frattempo arrivano quattro caccia americani F16 ed il capo squadriglia impone via radio, al pilota egiziano, di seguirli senza alcuna reazione, in quanto tutti prigionieri.
Così, l’aereo atterra nella base aerea USA di Sigonella in Sicilia.
Il governo Craxi, però, nega agli Stati Uniti l’autorizzazione all’intervento, affermando che i palestinesi erano in territorio italiano e, quindi, dovevano essere processati in Italia. Si creano contrasti inevitabili con gli americani ed i paesi di tutto il mondo intervengono per placare gli animi ed evitare nuovi conflitti.
Alla fine gli americani accettano la decisione italiana: i palestinesi affrontano il processo in Italia.
Io sono uno di quei palestinesi e, anche se sono “ufficialmente” un terrorista, so di non essere tale, almeno nell’accezione moderna di questo termine.
Io amo il mio paese. Ho combattuto e nel mio cuore combatto sempre per la pace, una pace che sembra non arrivare mai …!
Io sono un combattente, un guerrigliero, come lo erano i vostri carbonari, come lo erano i garibaldini e come tanti altri che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la pace del loro paese.
Il tempo e la storia ne hanno fatto degli eroi!
Purtroppo sono chiuso in una cella, ma nessuno può rinchiudere il mio pensiero che vola libero al di là di queste mura e torna sempre là, dove sono nato e dove spero di poter morire: in Palestina.

Infine la poesia:

Terra mia

Nel buio della notte;
Seduto sotto un cielo stellato
Oltre le mura della libertà
Una grezza grata segna il cammino dei miei occhi.
Accarezzo la barba bianca
Mentre passeggio nei miei pensieri.
Terra mia, lontana dal mio corpo
Dentro la mia anima.
Sogno sotto il fuoco del sole;
Sogno illuminato dalla luna.
Nell’aurora del mattino; ammirando i colori dell’arcobaleno
Sogno di te, mia dolce mamma.
Mi guardo attraversare un mare in tempesta,
Solo per la gioia di baciarti.
Il grido di dolore dei miei fratelli
Accompagna i miei sogni
Scivolo nel mio cuore;
Nel sangue dei tuoi figli.
Palestina, terra santa.
Distrutta dall’avidità altrui.
La tua colpa? ...essere povera;
non puoi dare niente ai grandi del mondo.
Se non la saggezza della tua storia.
Quante altre notti sogno; dobbiamo
Tenerci in compagnia ascoltando il dolore.
Dei tuoi figli terra mia.
Quando finirà il fiume di sangue;
Per dirti ecco! ...a te i semi della pace.
Racconti ai nostri figlia i dolori del padre;
affinché regni la pace per sempre.
Tuo figlio che non ti ha dimenticato;
addio terra mia.

Khaled Hussein

We are your crisis! Misure repressive contro gli occupanti di Bartleby

Bologna - Bartleby di nuovo sotto sgombero. Falsità sui media, provvedimenti disciplinari e minacce di sgombero per gli studenti di via Capo di Lucca da parte della prorettrice agli studenti Monari. Gli studenti rispondono alle falsità e alla gravissima decisione di inviare provvedimenti disciplinari (fino all'espulsione dall'università) agli occupanti di Bartleby.

Leggi il comunicato, ascolta le corrispondenze a cura di Uniriot Flash News e gli audio integrali della conferenza stampa, in cui vengono anche le rilanciate le prossime inizative di Bartleby nella città di Bologna.

We are your crisis. Così le onde si muovono in giro per l’Europa, sfidano la crisi economica, assaltano il Bologna Process e affermano in continuazione nuove pratiche di libertà. Anche a Bologna i processi di autoriforma stanno mettendo in discussione le relazioni di potere interne alla trasmissione del sapere, aprendo dipartimenti e facoltà a percorsi di autoformazione e di costruzione “qui ed ora” di indipendenza e autogoverno.

L’ esperienza di Bartleby dimostra al contempo che non solo sia possibile occupare, liberare spazi e trasformarli in isole di produzione artistica, politica e culturale, ma che spesso, a partire dalla determinazione soggettiva nuovi incontri sono possibili: e così al fianco di tanti artisti ci prepariamo ad occupare il pratone di via Filippo Re, per una serata (il 25 giugno) nella quale i linguaggi di una metropoli a venire, fatta di libera espressione e indipendenza, troveranno casa. “Garden Art”, ovvero come i mille fiori della produzione autonoma possono incontrarsi. Scriviamo queste brevi note non solo per invitarvi a questo evento, ma per mettere in comune punti di vista e informazioni attorno alle quali crediamo sia più che mai utile riflettere e agire.

Bartleby sta ridefinendo la geografia metropolitana: è un punto di incontro e di organizzazione del conflitto in grado di intrecciare studenti e ricercatori, artisti e intellettuali, energie e potenze che- nonostante cinque anni di cofferatismo-fanno di Bologna un territorio che vale ancora la pena di vivere. Ma Bartleby è in primis la consistenza e la capacità di sviluppo politico dell' Onda, di un movimento in grado di lanciare una sfida importante e piena di futuro: come si lotta per non pagare la crisi?

Bartleby è di nuovo sotto sgombero.

Inoltre in questi giorni la prorettrice Monari ci sta facendo recapitare alcuni provvedimenti disciplinari -si tratta di misure repressive rivolte contro gli/le occupanti di Bartleby – che arrivano sino a prevedere la sospensione dall’Università di Bologna per un anno! Motivazioni: abbiamo occupato via Capo di Lucca 30. Inutile dire che chiederemo in tanti e tante il ritiro immediato di questi provvedimenti, che purtroppo ben rappresentano la statuto medievale dell’Università e la cifra politica della gestione Calzolari-Monari. Un precedente gravissimo, un messaggio chiaro di intimidazione e minaccia per tutt@. Un filo di dignità le basterebbe per dimettersi….

A questa provocazione rispondiamo immediatamente con un appello che renderemo pubblico a partire da lunedi: siamo sicuri che gli studenti, i ricercatori e i docenti dell' Università di Bologna non saranno complici, che questo attacco intimidatorio al movimento dell' Onda produrrà solo sdegno e indignazione nei confronti del Rettorato. Inoltre tutta la nostra rabbia e indignazione attraverserà presto le aule, le strade e le piazze dell' Università e della città di Bologna. Siamo liberi, liberi di lottare e di costruire l' università del futuro. In Germania il movimento sta sfidando l’estate: tenetevi pronti, preparate i piani.

Qui è la rosa, qui devi ballare!

Bartleby

da Uniriot

Iran: pugno di ferro contro opposizione e stampa. Ma ci sono alcune crepe

In Iran sono stati due giorni di manifestazioni e repressioni. Ma il muro del regime comincia a mostrare alcune crepe. Per la prima volta, infatti, il Consiglio dei guardiani ha dichiarato che nelle elezioni del 10 giugno ci potrebbero essere state delle irregolarità. Secondo il New York Times, le autorità hanno ammesso che in almeno cinquanta città i voti espressi sono più numerosi degli elettori. Secondo l’opposizione, i casi del genere sono 170.

Ma queste ammissioni non hanno fermato la mano dura contro le manifestazioni. La tv di stato ha annunciato la morte di dieci manifestanti, che secondo la radio sono in realtà almeno 19.

Domenica, a Teheran, sono stati eseguiti centinaia di arresti, tra cui quelli di Faeze Rafsanjani, figlia dell’ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, e di altri componenti della famiglia. Pur essendo stati liberati dopo alcune ore, secondo lo scrittore iraniano Meir Javendafar il loro arresto è un segno della debolezza del regime.

Anche la stampa paga il prezzo: il corrispondente della Bbc è stato espulso e domenica è stato arrestato il corrispondente di Newsweek, il giornalista e regista Maziar Bahari. Il settimanale statunitense ne ha chiesto la liberazione immediata.

da Internazionale

Berlino: polizia dalla mano pesante


Impedita l'occupazione dello storico aereoporto Templehof da un massiccio schieramento di forze dell'ordine.

1500 poliziotti sono stati schierati oggi dalla giunta comunale rosso-verde della capitale tedesca per impedire a quasi 3000 manifestanti di condurre in porto un'occupazione simbolica dell'aeroporto situato nel cuore della città, da pochi mesi chiuso in seguito ad un referendum ed ora probabile preda di speculazione immobiliare selvaggia.
I manifestanti volevano dire la loro chiedendo la preservazione di una destinazione sociale dell'area e non una mera valorizzazione capitalistico-immobiliare. Si erano mossi da mesi in questa campagna contro la gentrizzazione di un'area della città a densa composizione multietnica e proletaria.

La polizia ha però fatto subito capire che non c'era possibilità di avvicinamento all'area e ha quindi caricato e arrestato molti partecipanti (difficile dire il numero). Diversi i raggruppamenti (almeno 7) che hanno cercato di cingere d'assedio l'aereoporto e violare le reti che impedivano l'acceso. In un caso (come testimoniato dalla foto) la polizia ha fatto anche ricorso alla minaccia di pistole.

da Infoaut

"RIUNIAMO TUTTI I GRUPPI DI SINISTRA SU FACEBOOK''

-Si è fatto tardi... (di Nicola Bressan)

Tutti pensano che bisogna strutturarsi, associarsi, ecc in mille rivoli di distinguo. Il 28 giugno alle 10 raduniamoci liberamente davanti ai municipi delle nostre città e portiamoci un fiore per le libertà e i diritti sanciti dalla costituzione. Nel frattempo continuate pure a strutturarvi e a decidere le alte strategie,nel frattempo, si è fatto tardi, meglio un fiore, liberamente

se ci credete fate girare

- Avete notato una cosa straordinaria? Stiamo a ripeterci che deve nascere un nuovo partito, movimento, associazione della sinistra... una sinistra unitaria che non rinneghi il suo passato e la sua identità, ma capace di innovare il paese e la classe dirigente ….. poi, senza che nessuno lo noti, lo veda, se ne renda conto il movimento esiste già...In centinaia di gruppi su FB, con le sue petizioni, inviti, iniziative, condivise spesso dalle stesse persone, con nomi che si ripetono e nomi nuovi, compongono un popolo di centinaia di migliaia di persone...ma non solo: tutte queste petizioni, testi, appelli ecc.. disegnano inconsapevolmente il programma della sinistra...incredibile. La sinistra in realtà esiste, tra la gente “comune”, tra i non “eletti”, anche tra chi si è astenuto alle elezioni perché stanco se non addirittura schifato...allora cosa ne facciamo di questa intelligenza e di questa forza? Aspettiamo che qualcuno venga a portarcela via per i propri interessi elettoralistici o di potere? Oppure la facciamo fruttare?
Perché che si voglia o meno le cose avvengono, le situazioni si evolvono.
Non possiamo stare alla finestra a guardare...perché che si voglia o meno la storia passa anche attraverso le finestre.
Non si può essere spettatori perché ne siamo, volenti o nolenti, coinvolti se non travolti.
Allora diveniamone protagonisti. Cambiamo noi questa volta le regole del gioco.
Questa volta ve lo chiedo chiaramente perché ormai si sta facendo tardi...non si può più aspettare.
Passate parola. Fate si che i gruppi a cui appartenete voi o a cui appartengono i vostri amici comunichino con questo. Facciamo si che i documenti e gli appelli appaiano anche in questo gruppo e negli altri. Confrontiamoci e scambiamoci le informazioni, gli atti. Iniziamo ad organizzarci. Mettiamo in campo le nostre migliori capacità, mobilitiamoci per questa democrazia, discutibile e limitata, ma unica base da cui partire per qualcosa di meglio. Vi ho invitati a partecipare ad un atto di testimonianza, portare un fiore davanti ai municipi domenica 28. E' un'azione da poco, qualcuno ha sorriso, altri avranno cancellato...ma con piccoli gesti noi possiamo comunicare che la sinistra esiste, possiamo combattere il senso di annichilimento e disperazione che pervade gran parte del paese...ho chiesto un fiore per testimoniare la voglia di libertà e di democrazia...ma vi chiedo di condividere invece i vostri principi, la vostra etica, la vostra voglia di partecipare...qualcuno scrisse “se non ora...quando?” Siamo cresciuti in un paese figlio di una lotta popolare e partigiana, in cui abbiamo celebrato quegli anni, forse dimenticandone il significato, forse dimenticando che sono le persone che fanno la storia, ma che spesso lasciamo ai potenti la possibilità di scriverne la memoria..torniamo a lottare, adesso è arrivato il momento...