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sabato 8 maggio 2010

Stabilizzazioni precari Regione Puglia, la FP Cgil contro il Governo che impugna la legge


“E´ cominciata la rappresaglia del governo nazionale contro le politiche per il lavoro stabile della Giunta Vendola e della Puglia”. E´ il commento della segretaria generale della FP CGIL Puglia, Antonella Morga, rispetto alla decisione dell´esecutivo di impugnare la legge regionale che ha stabilizzato gli operatori della sanità. “L´instancabile Ministro Brunetta colpisce ancora e ora ha preso di mira le politiche della Giunta Vendola che fatto del lavoro buono e garantito la priorità dell´agenda politica.

L´invasione apposta contro i provvedimenti della amministrazione regionale pugliese, per sospetta incostituzionalità, sono a nostro parere illegittimi perché intervengono in una potestà che è completa prerogativa regionale, così come garantito della riforma del titolo V della Costituzione. Si tratta di materie che riguardano la esclusiva competenza regionale e che si occupano di organizzazione e gestione del SSR”, sottolinea Morga.

I provvedimenti che sono stati approvati in Puglia “e che riguardano percorsi di stabilizzazione dei precari di vari Enti regionali e la proposta di assunzione di personale esternalizzato, attraverso la costituzione di società in house afferenti alle ASL pugliesi, hanno seguito e rispettato procedure e norme che assegnano alla Giunta tale potestà”. In particolare per circa 8 mila lavoratori, che sarebbero coinvolti nel processo di internalizzazione di servizi nelle società a totale capitale pubblico delle ASL, “si fa presente che la contestata Legge n. 4/2010 ha inserito una norma definita clausola sociale per evitare che si determinassero estromissioni di personale ,ormai permanentemente occupato attraverso appalti esterni, dalle strutture sanitarie pugliesi”



Noi difendiamo le norme approvate dal governo regionale pugliese e diciamo a Brunetta. Conclude Antonella Morga, “così come lo diciamo a Fitto e Berlusconi, di tenere giù le mani dalla Puglia e dalle leggi che garantiscano un futuro stabile, lavoro a tempo indeterminato, legalità, trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche. La Giunta pugliese non si farà intimidire dalle prese di posizione del Governo nazionale e bene ha fatto a proporre nella ricorrenza del 1° Maggio la opposizione al provvedimento del Ministro della P.A.”

LA FP CGIL della Puglia ritiene l´operato della Giunta Vendola in linea con le rivendicazioni sindacali che valorizzano il lavoro ed i servizi pubblici,che ritiene per il SSR i processi di esternalizzazione dei servizi antieconomici, inefficaci nella qualità e palesemente lesivi dei diritti degli operatori interessati.

Per sostenere la prosecuzione del processo di internalizzazione da parte della Giunta regionale la FP CGIL agirà ogni possibile azione a sostegno di provvedimenti che emancipano i cittadini pugliesi dalla schiavitù, dal sottosalario, dal precariato e perché sia pienamente affermato il diritto alla salute,attraverso la garanzia di prestazioni e di lavoro di qualità .

da GrandeSalento.org

Il fiasco del Blocco Studentesco

Grande flop per i neofascisti del Blocco Studentesco: in piazza della Repubblica arrivano, invece delle 5mila persone previste dagli organizzatori, solo in alcune centinaia, sicuramente meno di mille. Numerosi i camerati accorsi da tutta la penisola, a dare forfait è stata quella fantomatica "base studentesca" di cui tanto Casa Pound si faceva vanto... Il leaderino Polacchi al microfono sbraita, e dopo un dovuto ringraziamento al Pdl, che tanto si era speso negli ultimi giorni affinchè venisse loro concessa una piazza, leva finalmente la maschera dichiarando "coloro che ci contestano sono infami come i loro nonni partigiani".

Nel frattempo migliaia di persone, soprattutto studenti, animano il presidio antifascista in piazza Santi Apostoli: numerosi i cortei che partono dalle scuole superiori capitoline per raggiungere la piazza, mentre un centinaio di studenti universitari fa un blitz al ministero dell'istruzione per denunciare connivenza e protezione garantite dal governo e dalle forze dell'ordine al Blocco.



Il commento di Giuliano Santoro su Carta
In piazza c'è Casa Flop: pochi neofascisti a Roma

Poche centinaia di estremisti di destra in piazza a Roma per la «manifestazione nazionale» di CasaPound e del Blocco studentesco. Il «fascisti del terzo millenio» falliscono alla prima prova della piazza.

Mesi di preparazione, sparate mediatiche, manifesti aulici, appelli trafelati e slogan fascistoidi per un flop clamoroso. La «manifestazione nazionale» di CasaPound e della sua organizzazione Blocco studentesco si è rivalata un fallimento: qualche centinaia di «fascisti del terzo millennio» hanno occupato a fatica - disponendosi radi e sprecandosi in bandieroni e fumogeni per dare un segno di vita - un pezzo di piazza della Repubblica. Dall'altra parte di via Nazionale, almeno duemila antifascisti riempivano piazza Santi Apostoli.

Chi conosce la geopolitica del rancore dei gruppuscoli della galassia dell'estrema destra aveva previsto che CasaPound, alla sua prima vera manifestazione di piazza, avrebbe deluso. Fino ad ora i neofascisti si erano limitati, oltre che a campagne aggressive contro studenti e antifascisti, ad azioni simboliche di «squadrismo mediatico» [scimmiottamento della «guerriglia comunicativa» dei movimenti], ad attacchinaggi selvaggi e alla produzione in serie di tshirt con slogan mutuati dal ventennio. Ieri, con sprezzo del ridicolo, i dirigenti del gruppo avevano annunciato «Saremo cinquemila». Alle 12, nei forum di CasaPound si riconosceva a mezza bocca «Siamo circa duemila». Poi sono arrivati i racconti di chi ha visto la manifestazione: «Sono cinquecento, non di più».

Dall'altra parte, a piazza Santi Apostoli, assieme ai centri sociali e ai partiti della sinistra, c'erano gli studenti delle scuole superiori e delle università, che questa mattina erano andati al ministero dell'istruzione di Trastevere mostrando una foto dell'incontro tra Maria Stella Gelmini e i dirgenti del Blocco studentesco. «Siamo qui per ricordare che CasaPound è funzionale ai tagli alla formazione e alle politiche antisociali del governo», hanno spiegato. C'erano anche quelli del «popolo viola»: «Chiediamo a tutti i cittadini democratici di vigilare e denunciare - affermano i viola - documentandolo anche fotograficamente, su ogni atto di apologia del fascismo che si verifichi durante la manifestazione». «I ‘fascisti del terzo millennio', come amano essere chiamati, hanno definito infami i partigiani minacciando di ‘distruggere' chi li attacca», sottolinea invece la parlamentare del Pd Ileana Argentin. E Fabio Nobile del Pdci ha ricordato che quelli di CasaPound «inneggiano a Salò, al ventennio, al duce e che fanno manifesti con le squadristi del ‘22 definendoli la squadra del cuore».

Ma, il flop della manifestazione neofascista non è solo numerico, è anche politico e comunicativo. Fin dalla sua comparsa, CasaPound ha cercato di sottrarsi dal ghetto dell'estrema destra, facendo sfoggio di iniziative culturali ambigue e parole d'ordine che cercano di riesumare il fascismo più «rivoluzionario» delle origini. Ma questa operazione, cui qualche mente illuminata ha abboccato, è completamente fallita grazie alla costante opera di denuncia e informazione che i movimenti sociali hanno portato avanti in questi anni. Tutti i giornalisti, anche i più distratti, non hanno potuto fare a meno di notare che si tratta di «neofascisti». Un impianto che si voleva teorico e che è stato quantomeno propagandistico, quello che risale alle velleitarie «terze posizioni», è stato sbugiardato clamorosamente. In piazza della Repubblica, a Roma, c'erano i fascisti: tutti hanno dovuto ammetterlo. Non era una manifestazione «normale», magari di giovani un po' esuberanti: trattavasi di neofascismo, di un movimento estremista che costruisce la sua nicchia lucrando sugli effetti peggiori del tele-populismo berlusconiano. E il fatto che, nonostante gli appoggi del partito di governo, l'estrema destra non riesca a uscire dalla sua nicchia, è una buona notizia per tutti.

da Infoaut

Dal Duce a spese nostre

di Gianluca Di Feo
Con i contributi pubblici per l'editoria, Ciarrapico pagava anche le trasferte dei neofascisti sulla tomba di Mussolini a Predappio. Un risvolto inedito emerso dall'indagine della procura di Roma

Tutti dal Duce, tanto paga lo Stato. Giuseppe Ciarrapico siede nel parlamento della Repubblica nata dalla sconfitta del fascismo ma non ha mai negato la sua passione per la camicia nera. E questa sua dedizione alla causa mussoliniana emerge anche dall'indagine della magistratura, che lo accusa di avere frodato ventidue milioni di euro: soldi pubblici destinati a sovvenzionare l'editoria e ottenuti mentendo sui conti e sulla reale proprietà del suo impero editoriale.
In un file intitolato "Edizioni Giuseppe Ciarrapico" contenuto in una pen drive sequestrata nel 2007 dalla Guardia di Finanza a una collaboratrice dell'attuale parlamentare Pdl, si scopre il vero uso di un fido da 75 mila chiesto per «un'iniziativa editoriale relativa a un'opera di Gianpaolo Pansa». Pansa è l'autore, tra l'altro, de "Il sangue dei vinti" sulle esecuzioni sommarie commesse da alcuni ex partigiani all'indomani del 25 aprile 1945. Ma Ciarrapico ha liberamente interpretato la questione organizzando con i quattrini dello Stato (il fido sarebbe stato saldato con i contributi per l'editoria) una grande gita collettiva al sepolcro di Benito Mussolini.

In questa contabilità parallela si scrive infatti che con il fido viene pagata una trasferta in autobus a Predappio. Il file riporta due voci: "10.780 euro per pulmann Predappio" e "7.370 Rosati per servizio Predappio". La seconda spesa dovrebbe indicare un servizio di catering fornito dal bar Rosati di Piazza del Popolo, che secondo le indagini appartiene allo stesso Ciarrapico ed è uno dei più noti della capitale.

Sul Web c'è ancora traccia di una comitiva organizzata il 28 ottobre 2007 dalla associazione Campo della Memoria, «d'accordo con il dottor Giuseppe Ciarrapico, la X Mas e la federazione combattenti Repubblica sociale». Sono le principali organizzazioni di reduci repubblichini, molto care a Ciarrapico: gruppi che non raccolgono soltanto veterani novantenni che scelsero di andare a Salò ma hanno una platea crescente di giovanissimi neofascisti come dimostrano i siti che hanno rilanciato la trasferta a Predappio.


A Predappio si va per un solo motivo: "Rendere omaggio alla tomba di Benito Mussolini", come spiega l'annuncio della comitiva. La data poi ha un forte valore simbolico: è quella del 85mo anniversario della marcia su Roma, la fine della democrazia. L'avviso rimasto sulla Rete offre un autobus cinquanta posti per i camerati romani. Ma dalla spesa si può dedurre che i fan del Duce partiti grazie alla sovvenzione del "Ciarra" dovevano essere parecchi: almeno tre pulman.

Ai magistrati della procura di Roma tutto questo interessa per dimostrare tutta la falsa contabilità con cui - secondo l'accusa - il parlamentare si sarebbe fatto consegnare 22 milioni di euro di denaro pubblico: fondi destinati ad aiutare l'editoria e finiti indirettamente anche per pagare i picnic in camicia nera. Perchè anche il fido servito a finanziare la spedizione repubblichina poi confluiva in quei bilanci beneficiati dal denaro dei contribuenti italiani.

E in tema di saluti romani nell'ordinanza dei giudici c'è la ricostruzione di un altro episodio diventato celebre: i manifesti fatti stampare da Ciarrapico nell'autunno 2007 contro la svolta antifascista di Gianfranco Fini e affissi in tutte le strade di Roma. Poster che mostravano il leader di An con il braccio teso e la scritta "Fini, una garanzia ideale e politica". Quando la Digos convoca il responsabile della tipografia per interrogarlo come testimone, Ciarrapico gli telefona e lo invita a tacere. Viene intercettato mentre lo apostrofa: "Tu gli devi dire che non hai motivo di rispondere...Io non devo rendere conto a nessuno...Rendo conto al mio amministratore delegato che è il dottor Giuseppe Ciarrapico". E dopo l'interrogatorio, il "Ciarra" chiama direttamente la questura per protestare: «Nella mia azienda è stato prelevato un dipendente...». Sostiene che questo era avvenuto senza informare l'autorità giudiziaria «circostanza appresa direttamente dal procuratore capo di Frosinone». Solo sei mesi più tardi Francesco Storace rivelò che i manifesti erano opera di Ciarrapico: «Mi ha telefonato e mi ha detto: Hai visto cosa gli ho fatto...».
(05 maggio 2010)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/dal-duce-a-spese-nostre/2126298&ref=hpstr2

da Antifa