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venerdì 2 aprile 2010

La Resistenza non si cancella


di Alba Sasso
Lentamente, la Resistenza va scomparendo. Un’azione di demolizione metodica, inesorabile, che negli ultimi anni ha raggiunto livelli mai immaginati prima, sta recidendo le radici che legano la nostra storia all’oggi e al domani, un progetto portato avanti nel tempo, che oggi mette sotto gli occhi di tutti i suoi risultati.

Perché la proposta della Gelmini tendente ad eliminare anche il nome della Resistenza – resta solo un più generico “percorso verso l’Italia repubblicana”- dai libri di testo è più che una provocazione, o una boutade.È il perfezionamento di un progetto di egemonia culturale portato avanti da un berlusconismo che, ben lungi dall’essere quella macchietta che troppo spesso abbiamo dipinto, si è rivelato una vera costruzione ideologica, portatrice di valori diversi ed alternativi rispetto a quelli in cui è cresciuta la Repubblica nel dopoguerra.

La pochezza di personaggi come l’attuale ministro non deve trarci in inganno. La cancellazione della Resistenza è stata portata avanti nei fatti, prima ancora che nei libri di testo. L’assenza sistematica del premier da tutte le cerimonie non solo del 25 aprile, ma da qualunque cosa sapesse di Resistenza, è stata una goccia che ha scavato un solco, che rischia di diventare una voragine, distruggendo la memoria storica di un paese, la sua identità. Troppo spesso il berlusconismo è stato scambiato per folklore. Ne abbiamo sottovalutato le conseguenze. Oggi la Gelmini può permettersi gesti di questo tipo senza che vi sia ancora una reazione forte e generalizzata di protesta.

Non si tratta di difendere le cerimonie rituali e spesso stanche, che pure sono un mezzo per la conservazione della memoria. Si tratta di lanciare una grande campagna culturale nel paese, riprendendo il tema della Resistenza come identità di una nazione. Oggi paghiamo le concessioni ideologiche, prima ancora che culturali, ad un indistinto buonismo che accomunava i morti di tutte le parti, i “ragazzi di Salò” ai partigiani. Un equivoco storico alimentato anche a sinistra, pensiamo ai recenti film di smaccato revisionismo, senza giustificazioni che non fossero un basso politicismo, che in nome di tattiche di corto respiro sacrificava principi ed ideali. Rilanciare i valori della Resistenza vuol dire oggi riprendere una lunga marcia nel cuore delle giovani generazioni, in primo luogo per far conoscere loro quelle radici.

È questo il primo dato drammatico: i ragazzi, oggi, nella loro grande maggioranza, rischiano di vivere sempre più in un presente vuoto di storia e di futuro.

E la diffusione dei disvalori berlusconiani ha seminato il diserbante delle ideologie, sollecitato il rifugio negli egoismi rassicuranti delle identità minime, il locale e le appartenenze di gruppo.

La battaglia cui dobbiamo impegnarci non è solo quella dei libri di testo, da cui la Resistenza non può e non deve essere espulsa, come in una sorta di “damnatio memoriae”. È una battaglia culturale che non si può esaurire nel breve periodo. C’è bisogno di far vivere i valori di quella stagione, in un paese che non cessa di mandare segnali in questo senso. La voglia di pulizia e di cambiamento, la sete di moralità e di giustizia, sempre liquidate con la sprezzante definizione di giustizialismo, sono la testimonianza che quei valori esistono ancora, quelle radici non sono state recise.

Dovremo innaffiarle e curarle con l’amore per la storia, per la cultura, per il bello. Con il rilancio della Resistenza come epopea di un popolo alla ricerca di libertà e giustizia, riproponendo perfino i modelli di vita di quella generazione, i padri della patria con la loro sobrietà del vivere la politica, con lo spirito di servizio che caratterizzava il loro impegno, con l’inflessibilità sui grandi principi. La grandezza della Resistenza non può essere messa in discussione dalla pochezza di questi figuri. Ma a noi tocca l’impegno di impedire che ci provino comunque.

Alba Sasso
da Sinistra Ecologia e Libertà

Dal 13 Marzo al 1 Giugno 2010 - Kepp Cool. La Musica del Sud Est indipendente


La sesta edizione della rassegna di musica indipendente a cura di Coolclub ospita Sophia, Teatro Degli Orrori, Motel Connection, Langhorne Slim, Zen Circus, Masoko, Ulan Bator, Polar For The Masses, Yes Daddy Yes, Pan del Diavolo, Julie's haircut. Rock, psichedelia, folk, elettronica, indie, lo-fi sono alcuni degli ingredienti della sesta edizione di "Keep Cool. La musica del Sud est indipendente", a cura di Coolclub con la direzione artistica di Cesare Liaci. Una ricetta che continua a conquistare i palati degli estimatori salentini e pugliesi alla ricerca di suoni e tendenze che appartengono alla contemporaneità di una musica che non risponde ai cliché ma si fa chiamare semplicemente rock. La rassegna è realizzata in collaborazione con la Saletta della Cultura Gregorio Vetrugno di Novoli, con il sostegno di Laboratori Musicali e Cantele. Media Partner MusicClub, quiSalento, Mondoradio, Radio Popolare Salento, L'impaziente e Salentowebtv.

Nella frenesia del quotidiano spesso non ci si rende conto dei particolari, Keep Cool è un invito a fermarsi a guardare le cose nascoste - quelle che da alcuni sono chiamate di nicchia - ma che secondo noi rappresentano il folto substrato (inteso come essenza base) della cultura urbana. Undici appuntamenti (dal 18 marzo al 1 giugno) per tentare, con una programmazione interessante ma non eclatante, di mettere al centro dell'attenzione suoni lontani dalle frequenze a cui questa terra è abituata. Esiste una cultura non istituzionale, o meglio non istituzionalizzata che chiede spazi e momenti in cui esprimersi. Keep Cool è la dimostrazione che la buona musica non passa solo per i grandi centri ma si avventura fino a due passi da casa. Un viaggio per riportare la calma (Keep Cool, in italiano significa proprio "stai calmo") in un mondo musicale che sembra impazzire dietro cifre astronomiche e successi meteora.

La rassegna prende il via sabato 13 marzo (ingresso 3 euro) all'Istanbul Cafè di Squinzano (Le) con il concerto deiMasoko. La musica della indie pop band romana spazia dal pop al punk, dal rock alla disco. Nel marzo 2009 il gruppo ha pubblicato Masokismo (Snowdonia-Audioglobe) prodotto artisticamente insieme a Giorgio Canali. Il loro sound è allo stesso tempo melodico e alterato, orecchiabile e rumoroso, lineare e sghembo.

Giovedì 18 marzo (ingresso 10 euro) i Cantieri Koreja di Lecce ospitano l'attesissimo concerto del Teatro degli Orrori, organizzato in collaborazione con Tele e Ragnatele. La band nasce nel 2005 dai componenti di due gruppi di grande spessore della scena rock italiana: One Dimensional Man e Super Elastic Bubble Plastic. Fin dal primo disco il gruppo ha dimostrato di far musica per chi ha voglia di riflettere. "A sangue freddo" è denso di contenuti e "politico" come non mai.

Domenica 28 Marzo (ingress 10 euro) le Officine Cantelmo di Lecce accolgono il coinvolgente live dei Motel Connection. Il progetto di Samuel, voce dei Subsonica, è sempre più in grado di pilotarsi verso strade sconosciute. Il nuovo album H.E.R.O.I.N segnala un'ulteriore svolta dal punto di vista espressivo: un impatto di taglio funk sotto la pelle di canzoni elettroniche. Nei live di Motel Connection la trama si infittisce, voci strumenti e macchine si incrociano in un'interazione rara - riuscendo a parlare sia a chi è abituato a vedere concerti prettamente rock, sia a chi pratica con rigore l'alfabeto della club culture.

Sabato 10 Aprile (ingresso 3 euro) si torna all'Istanbul Cafè di Squinzano con i Polar For The Masses, una rock band di Vicenza. Il loro primo album, "Let me be here" è del 2007. Nel 2009 esce il secondo disco, "Blended" che viene accolto dalla critica come il miglior album dell'anno nella scena indipendente italiana. La musica dei Polar for the Masses è un rock and roll suonato con l'anima: chitarra, basso e batteria per un suono energico e orecchiabile, potente e leggero allo stesso tempo.

Giovedì 29 aprile (ingresso 10 euro) alle Officine Cantelmo di Lecce grande attesa per lo spettacolo At home with Sophia che si basa sull'idea di ricreare un ambiente casalingo e pochi elementi scenici, una sedia, un tavolo, una lampada. Un imperdibile show in solo acustico di Robin Proper Sheppard (già cantante dei God Machine). "There Are No Godbyes" quinto album in studio per Sophia è uscito nel 2009 su Flower Shop Recording (distribuito in Italia da Self). Sono pochi gli artisti in grado di prendere in mano una penna e scrivere una sequenza di canzoni come queste. Un album riuscito che recupera la vena più intima e acustica di Sophia senza però rinunciare a un'attitudine e un'abilità pop capaci di rendere i 10 brani freschi e coinvolgenti.

Sabato 8 maggio (ingresso 7 euro) all'Istanbul Cafè di Squinzano (Le), in collaborazione con Tele e Ragnatele, gliZen Circus, una certezza del rock indipendente italiano, che da circa una decade contemporaneamente unisce e divide il pubblico. Andate Tutti Affanculo è il loro ultimo disco, una riuscitissima mediazione fra il punk rock americano stralunato da cui provengono gli Zen e un cantautorato nazionale che potremmo definire una mezza via fra il primo Lucio Dalla, Piero Ciampi e Rino Gaetano. Ed il giovane De Andrè innamorato di Brassens. Ed il Beat dei bei tempi andati. Le loro storie sono fiabe disincantate, la loro biografia sembra un libro sul Punk '77, i commenti su di loro sempre in bilico fra amore ed odio.

Venerdì 14 Maggio (ingresso 3 euro) ultimo appuntamento all'Istanbul Cafè con il concerto dei Yes Daddy Yes. Giovane e talentuosa band che sciorina una ricercata miscela rock piena di allusioni ammiccanti allo strumentalismo noise della East Coast, ricca di costruzioni power pop riconducibili a band storiche del genere come Sparklers, Pavement, Sebadoh. Nella primavera 2009 esce il nuovo Ep autoprodotto dal titolo " It's cool to cruel to my family", che vanta la collaborazione di vari artisti del panorama indie tra cui Enzo Moretto degli A Toys Orchestra.


Sabato 15 Maggio (ingresso 7 euro) inizia la programmazione all'Arci Novoli (presso l'atrio del Palazzo Marchesale) con il Pan del Diavolo. Il duo, composto da Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo, nasce in Sicilia nel 2006 e dopo tre anni di intensa attività live su palchi prestigiosi e al fianco di nomi enormi della scena mondiale, produce questo "Sono all'osso" uscito con Tempesta dischi. Propongono un folk originale (suonano due chitarre acustiche e una grancassa) e irruento che pesca nella tradizione folkloristica italiana e nella canzone d'autore nostrana e d'oltreoceano.

Sabato 22 maggio (ingresso 7 euro) ancora all'Arci Novoli concerto degli Ulan Bator, un gruppo post-rock francese formato nel 1993 a Parigi. Il nome viene noto in Italia con l'uscita del loro terzo disco "Vegetale" grazie a un support tour agli C.S.I. di Tabula rasa elettrificata e dopo a un disco prodotto dal americano Michael Gira (Swans, angels of light) che esce nel 2000 per l'etichetta "Sonica factory" di Gianni Marrocolo. Nel 2009 è uscito l'Ep "SOLeils", un mini album composto da cinque "perle" che ci tuffano nel universo onirico ma come sempre energetico che caratterizza la band diventata oggi internazionale.

Sabato 29 maggio (ingresso 7 euro) sempre all'Arci Novoli spazio al cantautore americano Langhorne Slim che arriva al terzo album e raggiunge una nuova quadratura nel suono e nella composizione. Meno ruvido e roots rispetto alle origini Langhorne Slim ci presenta "Be set free" un album fatto di canzoni che non abbandonano lo spirito blues ma riescono a spingersi verso atmosfere più cinematografiche.

Keep Cool conclude il suo lungo percorso martedì 1 giugno (ingresso 7 euro) all'Arci Novoli con il concerto degli emilianiJulie's haircut. In attività dal 1994, il loro album di debutto "Fever in the funk house" (Gammapop, 1999), uno strano mix di garage rock, psichedelia noise e melodie pop, fu salutato dalla critica come uno dei migliori debutti indie-rock italiani. Nel 2009 è uscito il quinto doppio album "Our Secret Ceremony" per l'etichetta A Silent Place.

Nelle precedenti edizioni la rassegna ha ospitato, tra gli altri, Karate, Demolition Doll Rods, The Hormonauts, Marta sui tubi, Sylvain Chauveau, BassHoles, Cesare Basile, Doctor Explosion, Giardini di Mirò, Zu, Yuppie Flu, Tom Verlaine, Richard Sinclair, Pier Faccini, Aidan Smith.

Programma Keep Cool 2010

13 Marzo - Masoko - Istanbul Cafè di Squinzano (Le) - 3 euro
18 Marzo - Teatro degli Orrori - Cantieri Koreja di Lecce - 10 euro
28 Marzo - Motel Connection - Officine Cantelmo di Lecce - 10 euro
10 Aprile - Polar For The Masses - Istanbul di Squinzano (Le) - 3 euro
29 Aprile - Sophia - Officine Cantelmo di Lecce - 10 euro
8 Maggio - Zen Circus - Istanbul di Squinzano (Le) - 7 euro
14 Maggio - Yes Daddy Yes - Istanbul di Squinzano (Le) - 3 euro
15 Maggio - Pan del Diavolo - Arci Novoli - 7 euro
22 Maggio - Ulan Bator - Arci Novoli - 7 euro
29 maggio - Langornhe Slim - Arci Novoli - 7 euro
1 giugno - Julie's haircut - Arci Novoli - 7 euro

BLOB - MIRACOLI



Vittorio Zucconi, gli zapatisti e la cattiva informazione


"Todos somos Marcos": volete le foto di tutti noi in basso a sinistra?

Come passare da una notizia non verificata alla "normalizzazione di un sogno"

di Daniele Di Stefano
Avvertenza: questa non vuole essere una lezione di giornalismo a opera di uno scribacchino, bensì una pubblica protesta di un attivista, contro un palese caso di disinformazione.

Una notizia quantomeno sospetta, lanciata dal quotidiano messicano Reforma, ha fatto il giro del mondo: ecco il dossier sugli zapatisti, ecco il volto scoperto del Subcomandante Marcos, ecco chi finanzia l’EZLN! Molti organi di stampa si sono affrettati a fare eco. Prendiamo il caso italiano: Corriere, Sole24Ore, Repubblica, e molti altri quotidiani hanno riportato la notizia acriticamente. Proprio su Repubblica del 28 marzo spiccava il caso limite, rappresentato dal blasonatissimo Vittorio Zucconi.
Un campionamento inserito in una vecchia canzone degli Ariadigolpe recitava: “Come nasce una falsa notizia? Prima di verificarla, si cominciano a chiedere pareri…”. Ebbene, Zucconi è andato ben oltre: ci ha voluto propinare un saggio di opinionismo geopolitico, sulla base della sua (presunta) autorità in fatto di cose americane. Il parere sulla falsa notizia, se lo è fornito da solo. Il suo articolo (titolo: L’ultimo volto del Subcomandante Marcos), per chi mastica un po’ di zapatismo, è al limite del vergognoso.

Innanzitutto, Zucconi evita di mettere in dubbio la veridicità di foto, dossier, illazioni. Costui è assolutamente certo che il “barbudo” della foto sia Marcos, e suffraga la sua tesi con metodo lombrosiano: ha la barba, dunque è guevarista, dunque è romantico: è lui! E dopo tale folgorazione dà la stura a una serie nauseante di banalità.
Zucconi è una delle penne meglio remunerate d’Italia, pertanto conosce i trucchetti del mestiere. Infatti si premura di infarcire l’articolo con riferimenti di nozionismo zapatista, impresa peraltro accessibile a qualsiasi adolescente capace di usare google. Offrendo una stereotipata cartolina della coleta San Cristóbal, crede di guadagnarsi lo status di esperto di movimenti latinoamericani. Ciò non gli impedisce di incorrere in banali gaffes, come quando dà per morto il vescovo Samuel Ruiz (nel 2000, cioè quando ha lasciato la sua carica ecclesiastica) o laddove considera "progressista" il neoliberale Reforma. In questo secondo caso, il poveretto cade su una delle trappole tipiche della tradizione messicana del Partito Rivoluzionario Istituzionale: usare una terminologia socialisteggiante per denominare realtà conservatrici o reazionarie.
Chissà cosa penserebbero veri conoscitori (purtroppo non più tra noi, e l’assenza ci pesa) come Carlos Montemayor e Manuel Vázquez Montalbán, dell’exploit del giornalista. Prendo il Pamphlet dal pianeta delle scimmie del grande scrittore catalano, in qualche occasione citato dallo stesso Marcos. Curiosamente, se Zucconi lo leggesse ci troverebbe un brano che fa al caso suo.

Dice Vázquez Montalbán, a proposito dell’educazione all’informazione: “L’abbiccì del decodificatore di un qualsiasi mezzo di comunicazione consiste nel sapere chi è il proprietario di tale mezzo e cosa questi intenda ottenere dal controllo della coscienza del ricevente”. Si è chiesto, l’esperto Zucconi, cosa rappresenta Reforma in Messico? Si è chiesto qual è l’interesse della destra di Felipe Calderón, coinvolto nelle faide di narcotraffico e in sanguinarie repressioni di movimenti?

Forse Zucconi ignora perfino il meccanismo di funzionamento della guerra di contrainsurgencia, che si muove da sempre su un doppio binario: da un lato le aggressioni alle comunità zapatiste, dall’altro le menzogne mediatiche. Ogni menzogna diffusa dal malgoverno precede, segue o accompagna un’aggressione militare o paramilitare. In realtà, l’articolo di Zucconi tutto ignora: la vicenda di Agua Azul e quella dei Montes Azules, i megaprogetti di penetrazione capitalistica, il recente caso di Mitzitón, le aggressioni nei vari municipi (dalla zona di Oventic a quella di Morelia a Roberto Barrios, l’elenco di violenze paramilitari è interminabile), i prigionieri politici. Immagino che anche la sigla OPDDIC sarebbe per lui una novità. Ignora le false notizie diffuse per screditare le Giunte di Buon Governo, e per punzecchiare l’EZLN attraverso la figura di Marcos.

Vorrei rendere edotto Vittorio Zucconi, per colmare il suo ritardo informativo, che la comandancia dell’EZLN tace da oltre un anno. Non compete qui disquisire sui motivi strategici di tale silenzio, ma quantomeno occorre notare che il Governo di FeCal ha tutto l’interesse a provocare, forse anche perché non sa che pesci prendere e ha bisogno di diversivi mediatici rispetto al caos delle guerre dei narcos, che ne rivelano impotenze e connivenze. Per Zucconi, ciò non è argomento degno di riflessione. Non gli serve conoscere i trascorsi tra EZLN e ETA. Non gli compete neppure smascherare la menzogna mondiale per la quale La Garrucha sarebbe un “bastione” inviolabile dello zapatismo, rimasto fino a oggi inaccessibile.

Per chi non lo sapesse, La Garrucha è uno dei cinque Caracoles, nati nel 2003, dalla trasformazione degli Aguascalientes, proprio per interfacciarsi con i visitatori, attraverso le autorità civili democraticamente scelte dalle comunità indigene. Di ogni Caracol esistono milioni di foto in giro per il mondo, scattate su autorizzazione delle Giunte di Buon Governo, e quelle pubblicate da Reforma non sembrano neanche molto recenti.

Zucconi dimentica di chiedersi come mai, da tale rilevantissimo dossier sugli zapatisti, abbiano di fatto ricavato solo una non-notizia di una pagina e mezzo. E il bello è che la conclusione del suo articolo è: siamo alla “normalizzazione di un sogno”, anche perché… ormai c’è Chavez al governo in Venezuela! Dunque, cinquecento anni di oppressione indigena, sedici anni di ribellione e costruzione di autonomia in Chiapas, secondo Zucconi, nascono e muoiono con l’identikit di Marcos (identikit nemmeno certificato da un qualsiasi fisionomista di regime).

Come al solito, è bastato l’Oracolo ANSA a investire di credibilità la notizia agli occhi dei giornali italiani. Le agenzie di stampa, pur essendo fatte da esseri umani, mantengono l’aura di sibilline divulgatrici di nudi fatti. Ma è facile capire che non è così.

Per coerenza, occorre rivolgersi la domanda raccomandata da Vázquez Montalbán: per conto di chi ha scritto l’articolo, il buon Vittorio Zucconi?
Di chi è Repubblica? E’ proprietà di quel Carlo De Benedetti capace di scucire milioni di euro a Silvio Berlusconi per la vicenda Lodo Mondadori. E’un giornale definito di “sinistra”, che Berlusca accusa di costituire un partito occulto contro di lui. Un quotidiano autorevole, con molti lettori, tanti dei quali si accontentano semplicemente di sentirsi dire ovvietà sul ducetto nostrano. Ma diciamolo: parlar male di Berlusconi è come dire che la cacca puzza. Tanto vale sentirselo ripetere da un giornale più documentato in tali analisi delle feci, quale il Fatto quotidiano di Travaglio e soci. Insomma, sapere che la cacca puzza non aggiunge granché alla nostra conoscenza del mondo, così come nulla aggiunge l’articolo di Zucconi alla conoscenza della guerra a bassa intensità in Chiapas: si tratta di puro ritualismo mediatico. Il “sinistro” Repubblica risulta più fuorviante (come quando si azzarda a descrivere i centri sociali) perfino del Sole24Ore. Sarà perché il giornale di Confindustria è il giornale dei padroni per antonomasia, ma ai suoi corsivisti e lettori non manca l’unico pregio tipico di chi bada al sodo, cioè alla pecunia: l’approccio materialistico. A parziale conferma, il sondaggio on line del Sole24Ore sulla veridicità della foto a volto scoperto del Sup, esprime un 80% di persone convinte che si tratti di un falso. Che ne pensa, Zucconi, di tanta diffidenza?

Ora la fatidica domanda mi si ritorce contro… per chi parlo, visto che nessuno mi paga? Parlo per me, sulla base delle esperienze maturate in anni di progetti con le comunità zapatiste, sulla base dei racconti di cooperanti e osservatori dei diritti umani italiani (i famosi “visitantes” di cui si favoleggiano abnormi finanziamenti agli zapatisti), europei e americani, molti dei quali ben più esperti di me. Parlo da lettore dei giornalisti de La Jornada, come Hermann Bellinghausen, Gloria Muñoz Ramirez e altri, che da anni vivono direttamente la realtà chiapaneca e hanno sempre esemplarmente raccontato il movimento zapatista. Parlo avendo presenti le denunce delle Giunte del Buon Governo sulle aggressioni militari e paramilitari, e rivendicando il diritto di indignarmi dinanzi alla cattiva informazione diffusa da taluni giornali di “sinistra”.

Cari giornalisti, rispolverando il vero significato del motto “todos somos Marcos”, eccovi un consiglio non richiesto: perché non vi procurate le foto di tutti noi che stiamo abajo a la izquierda al fianco dell’Altra Campagna e degli zapatisti, in Chiapas, in Messico, e nei cinque continenti? Solo così otterrete lo scopo di normalizzare il sogno. Ma attenzione: sarà un lavoro lungo. Procuratevi un album bello grosso.

Daniele Di Stefano
da GlobalProject

STEFANO ROSSO - COLPO DI STATO



STEFANO ROSSO - COLPO DI STATO

E tra gente che gesticola con le armi
e tra i nuovi santi illuminati al neon
sta nascendo un nuovo tipo di ideale
quello yankee tipo "fatelo da voi".

E tra scioperi d'autonoma estrazione
lo studente che si interroga da sè
sta covando forse la rivoluzione
mentre la signora bene prende il the.

Colpo di stato
ma che colpo se lo stato qui non c'è
colpo di stato
e qui intanto farà il colpo del caffè.

L'altra sera ha detto la televisione
si rafforzerà la polizia perchè
ha confuso infine il capo protezione
beh, non vorrei che poi colpissero anche me

Mentre tu che spingi poi di aver paura
l'ignoranza è nelle cose che non sai
e cerca insomma tu di farti una cultura
dieci e un libri rilegati e letti mai.

Colpo di stato
ma che colpo se lo stato qui non c'è
colpo di stato
metti la benzina e il colpo prende a te.

E c'è chi fa l'estremista per prudenza
chi comanda rappresaglie e lui non c'è
chi riempie di farina la credenza
chi fa guerra blaterando nei caffè.

Poi c'è chi cercando la rivoluzione
ha trovato infine le comodità
chi confonde il pranzo con la colazione
chi confonde la salute con l'età.

E da migliaia d'anni non cambia la storia
Giulio Cesare, Cavour testa pelata
e il copione ormai lo san tutti a memoria
e è la solita, non cambia la menata.

Colpo di stato
ma che colpo se lo stato qui non c'è
colpo di stato
vai allo stadio? Aspetta, vengo insieme a te

Pedofilia, anche Paolo VI sapeva. Il pm di Milano: tanti preti inquisiti


Anche Paolo VI era a conoscenza degli abusi perpetrati da preti pedofili negli Stati Uniti, già circa 50 anni fa. È quanto emerge da una lettera del 1963 indirizzata all'allora pontefice e ottenuta dall'Associated Press. La lettera fu inviata al papa dal reverendo Gerard M.C. Fitzgerald, capo dell'ordine dei Servi del Paraclito e contiene le opinioni dello stesso Fitzgerald sui principali problemi della Chiesa oltreoceano.

Il reverendo, a quel tempo, guidava l'ordine che si occupava dell'assistenza ai sacerdoti non più in grado di svolgere la loro missione a causa di gravi problemi personali. Nella lettera, il reverendo suggerì a Paolo VI la rimozione di alcuni preti pedofili americani. La lettera fa parte oggi della folta documentazione in possesso di uno studio legale della California che difende le vittime di abusi sessuali in New Mexico.

da L'Unità