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venerdì 27 gennaio 2012

SALVIAMO LA "SARPAREA"


Il circolo SEL "noveaprile" di Nardò chiede alla Regione Puglia e al Corpo Forestale dello Stato il riconoscimento monumentalità uliveto sito in località Sarparea, S.Isidoro, Nardò.

Il circolo SEL di Nardò informa che nella zona Sarparea di Nardò è in atto un progetto di lottizzazione per un villaggio turistico all’interno di un’area su cui insiste un uliveto monumentale risalente al 1400 e di cui sono rintracciabili riferimenti bibliografici e storici dell’epoca presso la biblioteca della Curia di Nardò.
Il progetto è stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica dall’ufficio Ambiente della Regione Puglia.
Ci risulta anche, che sia stata chiesta dalla Regione al Corpo Forestale dello Stato una mappatura delle piante monumentali nella zona.
Considerata l’attenzione della cittadinanza e anche la sensibilità di questo circolo sull’argomento, ci siamo recati personalmente in loco e abbiamo potuto constatare la bellezza e la unicità della zona per la presenza di numerosissimi esemplari di ulivo centenari e dalle forme singolari.
Abbiamo anche rilevato che alcuni esemplari erano stati già censiti come monumentali e recavano l’etichetta identificativa; la maggior parte degli alberi, però, pur avendo le caratteristiche necessarie al riconoscimento della “monumentalità” , non presentavano alcuna targhetta di riconoscimento.
La circostanza ci sorprende. Vogliamo sperare che il lavoro di censimento del Corpo Forestale non sia stato ancora ultimato e che in tempi ragionevoli si possa avere la mappatura completa dell’intera zona.
A questo proposito chiediamo ai nostri rappresentanti di reperire tutte le informazioni utili sull’argomento, anche perché la “strana” mappatura non è passata inosservata alla parte più sensibile e avvertita della cittadinanza.
Certi di un vostro solerte intervento attendiamo fiduciosi notizie in merito.

sabato 21 gennaio 2012

UNDICI ORE D'AMORE DI UN UOMO OMBRA


“Io non credo ai miracoli,posso solo vivere contando su di loro”
(Karl Rahner).
Non credo neppure agli angeli, eppure da qualche anno ne ho incontrato uno. Ieri sera alle ore 17.00 mi hanno comunicato che mi sono state concesse undici ore
di permesso da uomo libero.
CARMELO MUSUMECI


CHE FARESTE SE DOPO VENT’ANNI DI CARCERE AVESTE SOLO UNDICI ORE PER RIVEDERE QUELLI CHE AMATE?

Di queste undici ore Carmelo ci racconta, con un ritmo che toglie il respiro, nel moto ondoso delle parole.
Ma ci racconta anche della notte prima, lui che nella sua branda gioca di continuo con la morte, la invoca fulminea perché lo salvi dalla sua condanna a morte al rallentatore di Uomo Ombra. Stanotte no, stanotte ha paura di morire prima delle sue undici ore da uomo libero, morire come Mosé un istante prima di toccare la terra promessa, hai visto mai un dispetto di Dio. Ma vive. È mattina. I cancelli che dovrà passare sono undici, come le ore eterne e sfuggenti che ha davanti, un film serrato che concentra ogni passione, ma senza lieto fine. Alle 22.00 varcherà a ritroso l’undicesimo cancello, e sarà di nuovo solo. "Io e l’Assassino dei Sogni".

(dalla Prefazione di BARBARA ALBERTI)

Cos’aveva più degli altri, Saviano, oltre al coraggio?
La voce. Saviano è un grande scrittore.
Anche Carmelo. Gli auguro di scrivere il suo Gomorra sul carcere,
con tutta la potenza del suo genio narrativo,
gli auguro di suonare così forte le sue trombe di angelo ribelle
che perfino noi, i complici, gli indifferenti,
possiamo sentirlo.
BARBARA ALBERTI

giovedì 19 gennaio 2012

Venerdì 20 gennaio corteo antifascista a Lecce


Nella notte tra il 2 e il 3 Gennaio, un militante del collettivo C.A.O.S. è stato pedinato e successivamente aggredito in pieno centro da quattro militanti dell'associazione pseudoculturale Casapound Italia, riportando una frattura composta alla mascella. Questa escalation di violenze nei confronti di compagni e più in generale di coloro che la nostra società etichetta come diversi si inserisce in un contesto socio-politico instabile, in cui, cavalcando gli effetti concreti della crisi, le destre reazionarie cercano di sdoganare i loro ideali attraverso iniziative culturali e sociali, salvo poi mostrare la loro vera identità attraverso la violenza squadrista.

Rapidamente la realtà antagonista leccese risponde a questa intolleranza convocando un'assemblea pubblica in piazzetta Carducci, già al centro di polemiche nei mesi passati e che rappresenta uno spazio di aggregazione e socialità che la giunta Perrone ha più volte minacciato di chiudere salvo poi installare una telecamera di sorveglianza. L'assemblea è stata molto sentita e partecipata, abbiamo potuto apprezzare i molteplici interventi di solidarietà verso il compagno aggredito e tutti con una matrice e un pensiero comune: l’esigenza di DEBELLARE IL FASCISMO. Stanchi di queste vicende di intolleranza tutti i partecipanti sono partiti in corteo spontaneo per le vie del centro cittadino, cercando di sensibilizzare anche quella fetta della cittadinanza indifferente alle tematiche sociale, spesso troppo impegnata sperperare denaro, attraverso un volantinaggio scandito da chiari cori e sentiti slogan. Sarà attraverso la denuncia sociale e la rivendicazione delle nostre strade che faremo sentire la nostra rabbia. Crediamo che la risposta debba venire dalla cittadinanza tutta, crediamo che la denuncia non debba essere quella dei Tribunali ma una denuncia dal basso che risponda alle aspettative di chiudere i covi dell’odio, di chiudere quelle sedi dove i neofascisti si aggregano e dalle quali escono teste rasate pronte a picchiare tutt* coloro che vogliono creare una socialità altra.

Non crediamo nelle istituzioni e nella loro "giustizia", quelle stesse istituzioni che detengono ancora agli arresti domiciliari il nostro compagno e amico Valerio, senza tra l' altro aver ancora fornito una valida motivazione. E non crediamo nella loro concezione di legalità, perchè sono sempre pronti e volenterosi di spalleggiare e patrocinare le
iniziative di questi gruppi neofascisti.

Ci riappropriamo autonomamente dei nostri spazi organizzando un corteo Venerdì 20 Gennaio, che partirà dal cuore della città per terminare presso i campetti delle Zone Magno, delegati in gestione a Casapound dal comune di Lecce. Solidali con il nostro compagno picchiato, forti dello spirito antifascista che lega tutti e tutte, incazzati ancor di più contro chi spalleggia le iniziative dei fascisti del terzo millennio, chiediamo la chiusura immediata di Casapound Italia nella nostra città.

NESSUN QUARTIERE FASCISTA, NESSUN FASCISTA PER QUARTIERE!

NESSUNA AGIBILITA’ A CASAPOUND!

C.A.O.S.

da Infoaut.org

lunedì 9 gennaio 2012

VITTORIO RAHO - GIUSEPPE CALASSO - ENRICO BERLINGUER

Il circolo “noveaprile “ di Sinistra ecologia e libertà esprime grande soddisfazione per la volontà di questa amministrazione di poter istituire la
titolazione di alcune vie a personaggi illustri della sinistra locale, nazionale ed internazionale. Nella fattispecie intitolare delle vie a Enrico Berlinguer, a Giuseppe Calasso ed al concittadino Vittorio Raho è sintomo di riconoscenza per l’opera politica compiuta dagli stessi.
Di Vittorio Raho, esponente locale della cultura socialista, ci preme ricordare la correttezza e l’intransigenza con le quali ha saputo significare e diffondere un messaggio di politica autentica, lontana dalle corruttele. Un’intellettuale che va ricordato anche come maestro di vita per come seppe condurre, riprodurre e far vivere le lotte di quei compagni che come accade spesso la sinistra salottiera volutamente ha dimenticato.
Di Giuseppe Calasso, originario di Copertino, deputato appartenente al PCI, più
volte sindaco di Copertino e tenace sindacalista vogliamo sottolineare e ricordare la strenua lotta combattuta al fianco delle tabacchine e dei braccianti che vollero occupare le terre dell’ Arneo, capitolo epico della storia dell’ emancipazione della nostra classe rurale dal latifondo.
Ed infine del compianto Enrico Berlinguer, segretario storico del PCI, si vuole segnalare quanto l’ opera sua sia lontana da questi grigi giorni di pagine politiche all’ italiana di decadenza senza fondo. Mentre lui era alfiere
di una politica fatta di dignità, passione, autorevolezza ed improntata alla
massima onestà. Tutto questo ci manca profondamente.
Di Berlinguer è simbolico ripercorrere e riguastare significative frasi, specie quando egli si rivolgeva ai più giovani.
Diceva Enrico Berlinguer che “se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ ingiustizia “.
Il circolo “ noveaprile “ riconoscendo la lucidità e la validità di certe
espressioni, spera che, specie con esempi così fulgidi e potenti si possa
restituire ai più giovani l’ interesse e fortificare lo spirito per una
partecipazione nella vita politica più sana e copiosa.
Politica che ci appare quanto mai oggi denigrata e abbruttita da esempi di
becero affarismo e di corruzione avvilente.

Il Circolo Sinistra Ecologia Libertà“noveaprile”

domenica 8 gennaio 2012

SEL INFORMA

In questi giorni è allo studio della maggioranza l’assegnazione di eventuali consulenze per la stesura del Piano Parco e del Piano Coste del Comune di Nardò.
La posizione di SEL in merito a questi due argomenti è la seguente: in primo luogo verificare la disponibilità dell’Università del Salento ad una collaborazione a titolo gratuito per la stesura di entrambi i progetti; in alternativa rendere pubblici i criteri per la valutazione dei curricula, presentati dagli aspiranti, perché consideriamo che tali progetti siano di essenziale importanza per lo sviluppo futuro della città e quindi sono fondamentali le competenze da valutare anche in queste occasioni.
Riteniamo infatti che debbano essere rispettati due punti centrali della campagna elettorale: trasparenza dell’azione amministrativa e oculatezza nell’uso delle risorse pubbliche.
Sollecitiamo inoltre la realizzazione di quella cabina di regia che può efficientemente garantire il concreto avvio di un’azione amministrativa condivisa e aperta alla partecipazione reale e al controllo democratico dei cittadini.

Circolo SEL “Noveaprile” Nardò

mercoledì 4 gennaio 2012

CARMELO MUSUMECI - Buon Anno da un ergastolano

di Carmelo Musumeci
Buon anno ai prigionieri e a tutti i prigionieri di se stessi;
buon anno agli uomini in nero del ministero d'ingiustizia che gestiscono le persone senza essere persone;
buon anno ai giudici che pretendono di giudicare senza essere giudicati;
buon anno a tutti gli innocenti, pure ai colpevoli e a quei colpevoli di essere innocenti;
buon anno alle guardie carcerarie sperando che si ricordino che per gestire le persone bisogna essere persone;
buon anno ai forcaioli purchè si ricordino che il carcere è come un'autostrada e ci potrebbero passare pure loro;
buon anno a quelli che sono morti per essere vivi ed a quelli che tentano di essere vivi per non morire;
buon anno a quelli che non sono buoni per andare in paradiso e ai cattivi che non hanno paura di andare all'inferno;
buon anno a tutti quelli che soffrono, piangono, ridono e sono felici, ai pazzi ed ai normali che fanno i pazzi per non impazzire;
buon anno a quelli che hanno speranza, a quelli che l'hanno persa e a quelli che si illudono e sognano e a quelli che non reggono il peso della prigione e della sofferenza;
buon anno a tutti i prigionieri del mondo, pure a quelli di Guantanamo;
buon anno a tutti quelli che si sono tolti la vita in carcere;
buon anno a quelli che si sentono piccoli perché solo così si può essere grandi;
buon anno a quelli che credono che la verità non è che un aspetto della verità;
buon anno a quelli che credono che il giudizio per essere giusto dovrebbe tener conto non soltanto del male che uno ha fatto ma anche del bene che farà, non solo della sua capacità di delinquere ma anche della sua capacità di redimersi;
buon anno a quelli che sono solo ciò che sono, che non si piegano alle ingiustizie e non si rassegnano;
buon anno anche ai deboli che sono forti perché non lo nascondono;
buon anno a quelli che fanno il male così pienamente e allegramente come quando devono punire i prigionieri;
buon anno a tutte le vittime dei prigionieri e quindi ai prigionieri vittime di se stessi e della società;
buon anno ai nostri aguzzini che non ci fanno capire dove abbiamo sbagliato ma ci puniscono solo perché abbiamo sbagliato;
buon anno a quelli che capiscano la giustizia vivendo l'ingiustizia fra le mura di un carcere;
buon anno a tutti i prigionieri che pure in catene pensano da uomini liberi;
buon anno anche a dio sperando che la smetta di essere dio;
buon anno ai deboli, ai derelitti, agli ultimi e ai potenti, ai poveri, ai ricchi che sono poveri, a tutti noi che siamo, a quelli che non ci sono più.

COLLETTIVO ANARCHICO LECCE - TRA UN RICORDO SBIADITO E UN VIVO PRESENTE


(A proposito dell'affondamento della Kater i Rades)

A prima vista potrebbe sembrare un'opera meritoria: una scultura che ricorda una tragedia potrà far sì che quell'avvenimento rimanga impresso indelebilmente nella mente di chi vi passerà vicino. Eppure qualcosa non torna...
Il 28 marzo 1997 una nave carica di immigrati albanesi viene affondata al largo del canale di Otranto dalla nave Sibilla della marina militare italiana, provocando ottantuno vittime. Non è stato il caso, non sono state le condizioni del mare particolarmente avverse, vi sono stati dei responsabili precisi. La giustizia, quella democratica, ha fatto il suo corso, trovando, come spesso accade in questi casi, una soluzione alla “Ponzio Pilato”. Poco importa la sua conclusione, lo Stato non condanna mai se stesso. Ora di questa tragedia si vorrebbe fare un evento da commemorare con un'opera scultorea apprezzabile da addetti ai lavori come un'importante opera d'arte. Per ricordare e farne un inno all'incontro, all'umano bisogno di storie, afferma uno dei testi di presentazione dell'evento.Il fatto è che da commemorare non c'è proprio nulla, perché sono ancora vive nelle nostre menti le grida di chi, cadendo in mare ha perso la vita o i suoi parenti. Vive sono le urla di chi ancora oggi, al largo delle coste del Salento, (l’ultimo naufragio è del 27 novembre scorso - 3 immigrati morti e 30 dispersi) o del Mediterraneo, perde la vita in cerca di una speranza di sopravvivenza. Viva è la rabbia e la disperazione di chi in Italia riesce ad arrivarci ma viene impacchettato e rispedito subito indietro, oppure rinchiuso, fino a diciotto mesi, in Centri di Identificazione ed Espulsione perché non ha un documento regolare. La stessa Otranto che si vanta di essere città dell'accoglienza, dichiarata patrimonio dell'Unesco, è anch'essa un anello di questo sistema dell'esclusione. Il suo centro di accoglienza temporanea “Don Tonino Bello” funge infatti da anticamera proprio verso quei rimpatri e verso quei Cie che sospendono il tempo e la vita di migliaia di immigrati. Questo è ciò che ha deciso il diritto democratico, questo ciò che ha deciso l'Economia, di cui gli Stati sono solo un'appendice (ce ne saremo ormai resi conto?). Migliaia di immigrati sono rinchiusi perché la loro vita deve essere contenuta, proprio come la nostra, trasformata ormai in un’appendice della merce e della tecnica. Anche per chi non è straniero infatti, la reclusione non è cosa così lontana. Nuovi ghetti, nuove aree videosorvegliate, nuove carceri sono pronte a contenere chi semplicemente afferra ciò che non può permettersi, oppure alza la testa davanti a sempre nuovi padroni. Per questo non abbiamo nulla da commemorare ed è per questo che un senso di fastidio e un moto di rabbia ci assale quando sentiamo di queste iniziative. Perché non serviranno a cancellare le morti in mare, perché non libereranno coloro che sono rinchiusi, perché non fermeranno la mano razzista di chi ammazza chi ritiene diverso. Perché non impediranno ad associazioni come “Integra” , tra i fautori dell'evento, di continuare a lucrare sugli immigrati che da quei centri passano (un esempio è il campo di Manduria).
La memoria può essere sovversiva se all'umano bisogno di storie sostituisce l'umano bisogno della libertà.
Nemici di ogni frontiera