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martedì 14 settembre 2010

Il Mega Cementificio: un tumore nel cuore del basso Salento che divora come una metastasi i territori e inquina e avvelena i suoi abitanti.


Dal Salento una lezione di democrazia

Il Forum Ambiente Salute accoglie con grande gioia il tuono referendario che sta svegliando tutti i paesi del territorio limitrofo al cementificio dove maggiori sono le ricadute inquinanti e le incidenze di malattie ad esse connesse e i danni gravissimi ai suoli sottoposti alle incessanti e aggressive attività di estrazione. La grande lezione di democrazia lanciata attraverso la richiesta di un libero referendum popolare dai cittadini di Taranto, dopo anni di oppressione da parte dell'immenso polo siderurgico, per la sua chiusura e totale riconversione dell'impianto seguendo l'esempio virtuoso del siderurgico di Bagnoli in provincia di Napoli dove oggi parchi e giardini e luoghi di contenitori culturali hanno preso il posto di ciminiere e altoforni, ha segnato un punto di svolta fondamentale nella storia del territorio salentino, risvegliando quell'anelito rivolto alla libertà che passa imprescindibilmente dalla necessità di vivere in un ambiente pulito, sano e bello anche nelle città della provincia di Lecce ubicate nell'interland del cementificio quali Galatina, Cutrofiano, Corigliano d'Otranto, Sogliano Cavour, Soleto, che da ieri hanno cominciato a gridare e rivendicare il loro diritto a pronunciarsi sul loro futuro e sul futuro del loro territorio.Con questo referendum non si intende mettere in alcun modo in discussione la libertà di impresa, ma di riaffermare la sua subordinazione agli intrinseci dei territori delle comunità locali e delle persone secondo quanto sancito dalla stessa Costituzione Italiana. Tale prevaricazione degli interessi industriali sugli interessi territoriali connotano purtroppo lo spiacevole caso salentino qui evidenziato. Inoltre lo stabilimento viene a trovarsi oggi tra due aree strategiche per lo sviluppo del del Salento: a nord è ubicata la Grecìa Salentina con la sua importante minoranza linguistica grecanica, scrigno di cultura e tradizione e a sud il neo parco naturale
e rurale dei Paduli-Foresta Belvedere, paradiso di scorci paesaggistici unici, biodiversità e potenzialità silvoagro-pastorali per produzioni di eccellenza e biologiche; e uno sviluppo legato ad un turismo di qualità tale da dare, da un lato, ricchezza diffusa alle popolazioni locali e, dall'altro, un ambiente salubre tale da consentire un altissimo livello di qualità della vita. Uno sviluppo frenato ed impedito dalle attività inquinanti e ad alto impatto paesaggistico, quali gli aberranti mega impianti di fotovoltaico ed eolico figli di una
speculativa e falsa “Green Economy”.


Risalgono a solo pochi mesi fa “i moti popolari” che hanno visto i cittadini di Cutrofiano, e non solo, uniti intorno al loro parroco, don Mirko Lagna, mossi da una decennale esasperazione dovuta ad incessanti ed estenuanti attività estrattiva che hanno crivellato e divorato il territorio di Cutrofiano, presidiare con madri e bambini, sotto gli occhi vigili delle forze dell'ordine, quei secolari uliveti in segno di protesta chiedendo la difesa di quei suoli che da millenni gli ospitano e che di lì a poco sarebbero stati sventrati per produrre cemento che addirittura, oltre il danno la beffa, viene esportato anche in altri continenti, con l'aggravante ulteriore che la produzione di cemento effettuata in loco, sotto le ciminiere in quel processo industriale che si completa attraverso i forni dello stabilimento, comporta intense attività di combustione e di emissione di fumi nocivi, il tutto a danno della qualità dell'aria e dell'ambiente del intero Salento.
Le denunce dell'oncologo dottor Serravezza, e gli studi scientifici divulgati dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) che hanno denunciato l'anomalo incremento di malattie tumorali, anche molto rare, proprio nei perimetri di maggiore ricaduta delle polveri sottili e dei nocivi fumi emessi dalle ciminiere del cementificio, tali denunce hanno determinato e contribuito ad arrivare all'importante e democratico referendum lanciato solo ieri, ma che già inorgoglisce noi tutti e rappresenta un'importante ipoteca di speranza, forse non più per il nostro futuro, ma certamente per quello a venire dei nostri figli. La goccia che ha fatto traboccare ulteriormente un vaso oramai stracolmo è stato il tentativo amministrativo portato avanti dalla ditta cemetificia in questi giorni alfine di ottenere le autorizzazioni necessarie per poter bruciare anche CDR, il gravemente e altamente pericoloso Combustibile Derivato dai Rifiuti, tale da aggiungere ai succitati danni e impatti insopportabili nche quelli che si addizionerebbero all'attività di incenerimento dei rifiuti.

Questo un modus operandi che ha ulteriormente palesato quanto nulle siano nei fatti le attenzioni per la salute e gli interessi veri delle comunità locali. Siamo certi che come stanno insegnando in questi giorni i tarantini a tutti gli italiani anche i comitati, le associazioni e i numerosi gruppi che stanno nascendo spontaneamente in queste ore nei comuni salentini colpiti dal gravoso impatto dell'opificio, sapranno collaborare tra di loro alla proposta referendaria. Allo stesso modo siamo certi che tutte le associazione, che hanno a cuore l'ambiente, non negheranno il loro totale appoggio così come tutti i partiti politici di destra, centro e sinistra che, ci auguriamo, confluiranno all'interno del vasto e trasversale movimento che sta crescendo per la raccolta delle firme finalizzate al referendum con cui si chiederà di spegnere le ruspe che cavano il nostro territorio e i bruciatori che mandano in fumo il sogno di felicità di una terra intera, ponendo così fine ad una colonizzazione industriale ormai inaccettabile e che il territorio non merita.


Alla politica anche il compito di avviare, anzi tempo rispetto alla pronuncia referendaria, virtuose azioni di riconversione che facciano tesoro e siano a loro volta motivo di ulteriore sprone per il potenziamento di tutte quelle attività economiche intrinseche di cui il Salento è ricco, smascherando così soprattutto l'inconsistenza del ricatto occupazionale con cui si cerca di continuare a soggiogare e sottomettere i salentini presentando come necessarie ed indispensabili, quasi “manne dal cielo”, quelle attività industriali altamente inquinanti ed impattanti che dal cielo purtroppo inviano soltanto malanni, dispiaceri e dolori.

IMPORTANTE SEGNALAZIONE
Informiamo che in questi giorni è stato lanciato e diffuso sui canali video web e rilanciato da tantissimi utenti di social network un agghiacciante video denuncia che “toglie il respiro” relativo alle notturne e “incrementate” ulteriormente emissioni nocive da parte del mega cementificio di Galatina.

http://www.youtube.com/watch?v=BZNrxQfVDTA



da GrandeSalento.org

UNGHERIA I neonazisti di Jobbik: voglia di apartheid


Il partito Jobbik, alfiere della destra radicale ungherese, continua a fare appello all'intolleranza con una nuova proposta riguardante la comunità Rom. L'idea, riguardante l'istituzione di campi destinati a ospitare elementi ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico, è stata esposta da Csanád Szegedi, 28 anni, deputato al Parlamento europeo. Essa sintetizza bene l'atteggiamento della forza politica in questione nei confronti della minoranza più numerosa del Paese (600.000-800.000 membri secondo stime non ufficiali).

I campi, secondo Szegedi, dovrebbero sorgere a Miskolc (nord-est), terza città dell'Ungheria, situata nella provincia di Borsod-Abaúj-Zemplén, notoriamente caratterizzata da una consistente popolazione Rom. La proposta prevede, inoltre, che gli «ospiti» di tali strutture debbano essere sottoposti alla vigilanza di agenti di polizia e possano allontanarsi dalle zone controllate solo tramite permesso. Previsto anche il coprifuoco, dalle ore 22.00, a ulteriore garanzia della quiete pubblica. Per Jobbik esistono quindi un'emergenza Rom e la conseguente necessità di tutelare la popolazione dai malviventi che appartengono a tale minoranza. Gábor Vona, presidente del partito, fa notare all'opinione pubblica che gli sforzi compiuti negli ultimi venti anni non sono serviti in alcun modo a realizzare l'integrazione dei Rom nel tessuto nazionale. Per questo, a suo modo di vedere, è necessario ricorrere a provvedimenti severi che possano rispondere al bisogno di sicurezza espresso dalla popolazione. Partendo dal presupposto che il problema si affronta alla radice, la proposta di Jobbik comprende anche l'istituzione di collegi nei quali troverebbero posto i bambini Rom. Una buona soluzione, secondo Vona, che vi vede la possibilità di far crescere gli interessati con modelli diversi da quelli normalmente assimilati dai piccoli all'interno della minoranza. Lungi dal pensare o dal voler riconoscere che misure di questo genere equivarrebbero alla segregazione di numerosi nuclei familiari, gli ideatori del «programma» sostengono la necessità e l'opportunità di soluzioni simili per rispetto dell'ordine pubblico, soprattutto nelle località «traumatizzate», a loro modo di vedere, dai delinquenti Rom.
L'amministrazione della giustizia e il mantenimento dell'ordine sono quindi tra i cavalli di battaglia di Jobbik che propone, tra l'altro, un sistema carcerario caratterizzato da un contributo spese a carico del detenuto per far risparmiare lo stato e dal funzionamento di istituti di pena particolarmente severi per i condannati che rifiutino di concorrere al loro mantenimento.
Le proposte di Szegedi e del soggetto politico che questi rappresenta sono state stigmatizzate dal Fidesz, partito della cosiddetta destra moderata attualmente al potere, che invita Jobbik a esaminare attentamente la Costituzione ungherese. Il primo ministro Orbán ha inoltre promesso di dar luogo a una guerra senza quartiere contro ogni forma di intolleranza. Jobbik è nei numeri la terza forza politica del paese. Alle legislative svoltesi lo scorso aprile, il partito di Vona, è stato preceduto solo dal Fidesz e da un partito socialista ai minimi storici.
Nata alla fine del 2003, questa formazione ha col tempo preso il posto del Miép negli ambienti del radicalismo ungherese di destra. La sua crescita ha conosciuto un ritmo particolarmente sostenuto in questi ultimi quattro anni, complici le tensioni e il malcontento che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora la società ungherese. Presente tra le forze ispiratrici della protesta radicale dell'autunno del 2006 contro l'allora premier socialista Gyurcsány, Jobbik ha creato tre anni fa la Guardia ungherese, un corpo paramilitare destinato a difendere i valori della nazione magiara. L'organizzazione, cresciuta da allora per numero di membri, è stata dichiarata fuorilegge nel dicembre del 2008 per una serie di discorsi pubblici tesi a istigare l'odio razziale nei confronti dei Rom e di marce a scopo intimidatorio svoltesi in località contraddistinte da una forte presenza di questi ultimi. Il provvedimento del tribunale di Budapest non ha affatto scoraggiato il partito di estrema destra che, forte dei risultati ottenuti alle europee e alle politiche ungheresi, alza la voce e affila i coltelli in vista delle amministrative fissate al 3 ottobre.

da Indymedia

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