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venerdì 10 luglio 2009

ASSALTI FRONTALI - A 30 MIGLIA DI MARE




Artista: Assalti Frontali testi
Album
: Banditi

A Trenta Miglia Di Mare testo

Radio Assalti parla
su tutte le bande
sul cielo rovesciato della Serbia
la terra urla
ferma la guerra
c'è chi l'ha preparata ogni giorno
fino qui al non ritorno
a trenta miglia di mare
e il mio nome è: "senza nazione"
nell'ora più importante se viene
sarò il disertore
il sabotatore
quale strada mi risparmia dalla scelta
infame
di votarmi all'assassino migliore?

Radio Assalti parla
la terra urla
ferma la guerra
c'è chi l'ha preparata ogni giorno
fino a qui al non ritorno
a trenta miglia di mare
a trenta miglia di mare

Radio Assalti sotto questo tuono cupo
un pensiero bandito
ribelle al tuo dovere
e alla tua arte di obbedire
perché il "bene"
a volte
è solo un modo in cui si fa chiamare chi è più forte
nella guerra umanitaria
l'invenzione buona
l'occasione
per regnare sulla polveriera della storia
un inganno da morire
aprile da non dimenticare
guerra da manuale
quando più nessuno ha più un'alternativa
all'Europa bianca che mette finalmente ordine in cantina
peccato per le vittime
uno sbaglio
che facevano lì
tra tante bombe in cerca di bersaglio?

Radio Assalti parla
la terra urla
ferma la guerra
c'è chi l'ha preparata ogni giorno
fino a qui al non ritorno
a trenta miglia di mare

fai la ninna bimbo
finché ti credi in salvo
il tuo benessere qualcuno doveva pur pagarlo
a distanza di gommone
a trenta miglia di mare
puoi anche andare in gita lì a guardare che effetto fa morire
riempi le collette collettive
i capi spendono miliardi per tutte le bombe e le rovine
ora è tardi
dormi tranquillo
la propaganda culla il tuo cervello
fai ciao l'aereo parte
ogni notte
nel vento della morte
domani avrai dimenticato il nome
di quell'assurda regione
ma la guerra rimane
nel buco di un millennio speso a riparare ogni frontiera artificiale
nell'odio sceso dentro le coscienze umane
la guerra chiede sempre il conto a chi rimane
e oggi faccio il mio dovere: il sabotatore

la terra urla
ferma la guerra
c'è chi l'ha preparata ogni giorno
fino a qui al non ritorno
a trenta miglia di mare

Radio assalti parla
quale strada mi risparmia dalla scelta
infame
di votarmi all'assassino migliore?
Radio Assalti sotto questo tuono cupo
un pensiero bandito
oggi faccio il mio dovere: il sabotatore
la guerra chiede sempre il conto a chi rimane
la guerra chiede sempre il conto a chi rimane.

ANNA POLITKOVSKAJA

Era di poche parole. Brusca e spiccia come a volte i russi sanno essere. Avevamo cominciato a pubblicare i suoi articoli perché era la migliore ed era tra i pochi giornalisti che hanno raccontato la guerra in Cecenia. “A chi in occidente mi vede come la principale militante contro Putin rispondo che io non sono una militante, sono una giornalista. E basta. E il compito del giornalista è quello di informare. Quanto a Putin, ne ha fatte di tutti i colori e io devo scriverne”. Anche quest’anno il festival di Internazionale si svolgerà a Ferrara nel primo weekend di ottobre, dal 2 al 4, negli stessi giorni dell’anniversario della morte di Anna Polit­kovskaja. Una delle novità sarà un premio intitolato alla reporter russa uccisa a Mosca tre anni fa e riservato a giovani giornalisti di tutto il mondo che si sono distinti per le loro inchieste. Un modo per ricordare Anna Polit­kovskaja. Ma soprattutto per incoraggiare, far conoscere e aiutare tutti i ragazzi che hanno deciso di raccogliere il suo testimone. -

Giovanni De Mauro

NOTIZIE INTERNAZIONALI

La Cina vieta agli uiguri la preghiera del venerdì.

A Urumqi, capitale della regione dello Xinjiang, le autorità cinesi hanno proibito alla minoranza musulmana degli uiguri il raduno nelle moschee per la preghiera del venerdì.
La divieto arriva dopo i violenti scontri che hanno insanguinato la città nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 156 persone e il ferimento di altre mille. Il quotidiano ufficiale del partito comunista, The People’s Daily, dichiara che la decisione fa parte delle misure di sicurezza adottate dal governo per mantenere l’ordine sociale. -The New York Times, Stati Uniti

……………………………………………………

Tentativo di mediazione per l’Honduras.

IL presidente dell’Honduras destituito Manuel Zelaya e quello ad interim Roberto Micheletti hanno avuto ieri due incontri separati con il presidente del Costa Rica Óscar Arias, che si è proposto come mediatore. Zelaya e Micheletti non sembrano volere cedere sulle loro posizioni, ma rimane aperto uno spiraglio di dialogo: entrambi hanno nominato una propria delegazione che rimarrà in Costa Rica per eventuali trattative. -La Nación, Costa Rica

***

Attacco dell’Eta contro una sede del partito socialista.

Una bomba è esplosa davanti alla Casa del pueblo, la sede del Partito socialista operaio di Durango, un comune di 27mila abitanti nei Paesi Baschi. Non ci sono stati feriti, ma l’edificio e le case vicine hanno subito gravi danni. Quaranta persone hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. La polizia ha attribuito l’attacco all’Eta. La città di Durango era stata protagonista di un altro attentato nel 2007. Quello di stanotte è il sesto attacco del gruppo terroristico contro il partito socialista dopo la fine della tregua col governo dichiarata da Eta nel 2007. -El País, Spagna

da Iternazionale

L’Aquila, passerelle tra le macerie

Anche se il G8 si avvia ormai alla conclusione, i giornali di tutto il mondo continuano a guardare e commentare quello che sta succedendo in Italia.

C’è chi fa ironia sulla virata “glam” del summit. La Vanguardia, per esempio, si sofferma sulla visita di ieri a L’Aquila dei capi di stato, delle loro mogli e di un paio di ospiti a sorpresa.
“Alcune stelle del cinema e le mogli dei leader del G8 si sono ritrovate ieri tra le rovine dell’Aquila, spargendo una spolverata di glamour sulle macerie ancora fin troppo visibili a tre mesi dal terremoto. All’appello mancavano la first lady francese Carla Bruni e il marito di Angela Merkel, Joachim Sauer. In compenso, tra gli edifici danneggiati sono stati visti gli attori George Clooney e Bill Murray, accompagnati dal politico italiano Walter Veltroni”.

Altri, invece, continuano a osservare con toni ironici fino all’incredulità quello che è successo nella politica italiana dall’arrivo in campo di Silvo Berlusconi. È il caso dell’Express, che dedica la copertina al Cavaliere, “il buffone d’Europa”. “Silvio ride sempre, con quella risata larga e rumorosa che è la sua strategia di conquista, la sua arma letale, il suo trucco, la sua promessa di un happy end, la sua storia d’amore con l’Italia”.

Storia d’amore ricostruita anno per anno dal settimanale francese, che però si chiede anche come finirà, visto che Berlusconi è responsabile di una “politicizzazione della prostituzione” (parole di Vincenzo Susca, dell’università la Sapienza). “Berlusconi vende e trasforma il suo corpo, il suo linguaggio e e sue idee per ottenere il consenso, per far innamorare gli italiani”. Quando finirà la luna di miele?

Altri link sull’Italia
Italia: con una buena siesta se pasa todo, Shukri Said sul País
Silvio Berlusconi s’improvise guide touristique pour VIP dans les ruines de L’Aquila, Le Monde
Si seulement les frasques de Silvio Berlusconi pouvaient achever le G8!, Le Monde
Italians break convention with covert listening device, Financial Times
Berlusconi accused of bugging talks, Financial Times

da Internazionale

Cosa farà l’Africa per Obama?

Il Ghana è in fibrillazione per l’arrivo, venerdì sera, della famiglia Obama. Non è il primo presidente degli Stati Uniti ad arrivare nel paese africano: nel 1998 e nel 2008 erano sbarcati Bill Clinton e George W. Bush. Cosa cercano tutti? Le ipotesi della stampa africana sono varie.

Ufficialmente Obama ha scelto il Ghana come meta del suo primo viaggio nell’Africa subsahariana per “rendere omaggio alla democrazia ghaniana”, scrive Le Potentiel, visto che il governo di Accra “ha organizzato con successo le elezioni che hanno portato a una pacifica transizione di potere”, diventando un modello per il continente.

Inoltre la scelta assume anche un significato razziale, continua il quotidiano di Kinshasa: “Il primo presidente afroamericano visita il primo paese nero ad aver ottenuto l’indipendenza”.

Obama arriverà con un bagaglio di sostegni finanziari e promesse d’investimento. Ma anche con alcune richieste.

Da tempo, infatti, giace senza nessuna risposta il progetto di Washington di creare il comando militare statunitense in Africa, l’Africom. Forse Obama cerca casa per il suo quartier generale, come ipotizza il Mail & Guardian. Oppure – scrive ancora più concretamente il keniano Daily Nation – Washington è interessata ai nuovi giacimenti di petrolio e a un alleato affidabile nella lotta al narcotraffico nella regione.

da Internazionale

Ci dichiariamo clandestini

Dal giorno dell’approvazione del cosiddetto «pacchetto sicurezza», insomma le leggi razziali, sta accadendo, qui nella redazione di Carta, qualcosa di non proprio inatteso ma certo sorprendente per dimensione: persone telefonano, vengono qui o visitano il sito bottega.carta.org per assicurarsi una o più magliette «Clandestino». Un nostro amico e abbonato che ho incontrato all’Aquila, al Forum sulla ricostruzione sociale, persona molto seria e mite che aveva sfidato la sorveglianza occhiuta della città del G8 circolando con la nostra maglietta, mi ha raccontato che il sabato prima, alla manifestazione di Vicenza, aveva incrociato molti altri che si «dichiaravano clandestini», come dice il nostro invito a comprarla: «E poi – ha aggiunto il nostro lettore – subito si stabiliva una complicità, tra noi ‘clandestini’». Un altro nostro socio dice che vuole lanciare nella sua regione, il Molise, una campagna simile a quella delle bandiere della pace, a suo tempo: una bandiera «Clandestino» ai balconi e alle finestre di casa [ebbene sì, abbiamo prodotto anche le bandiere]. Il responsabile del settore immigrazione della Cub, sindacato di base, ci scrive invece che dirsi «clandestino» è minoritario, molto meglio dire «siamo tutti cittadini». Gli ho risposto che le due cose non si escludono, e ho citato l’episodio caro al nostro amico Mario Pezzella, docente a Pisa: quando ad Auguste Blanqui, rivoluzionario francese processato per sovversione nell’Ottocento, il giudice chiese di declinare la sua professione, lui rispose: «Proletario». All’epoca la parola non significava altro che «proprietario solo di figli», cioè poveraccio, ma il fatto che Blanqui fosse riuscito a formalizzare su un atto processuale quella condizione, fino ad allora negativa, ne rovesciò il senso: quello che era quasi un insulto, divenne una nuova identità, da cui il celebre «proletari di tutto il mondo unitevi». Senza voler essere immodesti, abbiamo l’impressione che «clandestino» funzioni in modo simile, dato che la si indossa non solo per denunciare pubblicamente la legge razzista, ma anche in quanto cittadini [come dice il compagno della Cub] i cui diritti vengono calpestati, come a Vicenza o all’Aquila. Fatto sta che una maglietta escogitata lo scorso anno, e già diffusa in sei o settemila esemplari, oggi conosce una nuova, grande ondata di richieste [che per la verità non si era mai spenta, anche se era ridotta a uno sgocciolio quotidiano].

Non solo: all’Aquila c’era anche un’amica napoletana che indossava con fierezza professionale la maglietta «Clandestino Doc», inventata e prodotta in mille esemplari da un gruppo di medici dell’ospedale Gemelli di Roma: il «Doc» sta per dottore, infatti, e alle lettere è intrecciato uno stetoscopio. Quando ce lo dissero, noi dichiarammo la nostra contentezza per aver stimolato la loro creatività. «Io sono neonatologa – mi ha spiegato la compagna di Napoli – e lo sai cosa significa quella legge per i bambini dei migranti?». Purtroppo lo so: la paura di partorire in ospedale e di portarci il bambino. Un effetto talmente inumano, tra molti altri, che questa faccenda della maglietta è solo un pallido indizio di quel che sta succedendo nei piani di sotto della società, quella su cui quel tipo di leggi cadono come pietre. La si potrebbe chiamare ribellione civile, disobbedienza, auto-aiuto, o ancora moto di indignazione che tenta di organizzare da sé quel che lo Stato ha deciso di non fornire più, ossia la protezione sociale, la buona relazione tra abitanti, la salute pubblica, la tutela del diritto [quello della Costituzione, secondo la quale tutti gli esseri umani sono uguali, non solo quelli dotati di passaporto italiano]. «Io ospito i clandestini. E tu?», è la sfida che il parroco di Bonefro, in provincia di Campobasso, ha trasformato in uno striscione appeso all’ingresso della chiesa di San Nicola.

Manifestazioni e sit in sono annunciati in varie città, a Cecina si tiene l’annuale Meeting antirazzista e ad Oristano il festival promosso dall’associazione Dromos, il cui titolo è – guarda un po’ – «Clandestino». Moltiplicate per centinaia, per migliaia, le reti e associazioni e parrocchie che si stanno dando da fare per violare una legge inaccettabile per l’etica civile e per quella cristiana, e forse Maroni vi apparirà per quel che è: un mediocre investitore alla borsa dell’odio. La bolla speculativa del razzismo potrebbe scoppiare presto.

di Pierluigi Sullo da Carta

Barcellona: in solidarietà con l'Onda Anomala

Oggi venerdi 10 luglio alle 10 del mattino si è tenuta una manifestazione in solidarietà con i 21 studenti italiani che si trovano in carcere da qualche giorno e anche contro le politiche securitarie del governo Berlusconi in relazione...... .......alla recente approvazione del "Pacchetto Sicurezza" che converte i migranti senza permesso di soggiorno in delinquenti e i gruppi di fascisti in gruppi di "ronde di vicinato". Il concentramento si terrà alle porte del Consolato Italiano alle ore 10 in calle Mallorca 270, cruïlla amb Pau Claris (Metro L3, L5 Diagonal i L2 Girona)

Maggiori informazioni e un comunicato si trovano al blog dell'Assemblea:


assembleaupf.wordpress.com

da Infoaut

Marcia contro il G8 a L'Aquila

E' iniziato intorno alle ore 13 il corteo de L'Aquila contro il G8 che si sta tenendo nel capoluogo abruzzese. Manifestazione partita dalla stazione di Paganica, che si sta snodando lungo un simbolico (per i comitati aquilani ed il territorio colpito dal sisma) percorso in avvicinamento ai giardini comunali, nel centro della città, dove inizia la zona rossa... Sono diverse migliaia le persone che vi stanno partecipando. Seguiranno aggiornamenti nel pomeriggio.

Riproduciamo di seguito l'appello della Rete Nazionale contro il G8 che ha promosso la manifestazione di quest'oggi insieme ai comitati popolari dei terremotati:




Il 10 luglio in marcia verso L'Aquila

Contro il G8 responsabile della crisi globale. Per la ricostruzione sociale al 100% della città




Otto anni dopo Genova il G8 torna in Italia. I responsabili della crisi economica, sociale, ambientale vengono a L'Aquila nel tentativo di dettare ai popoli del pianeta le loro politiche basare sull'esclusione, la guerra, lo sfruttamento, la devastazione ambientale, la precarizzazione del lavoro. Otto anni dopo le ragioni del movimento di Genova si sono rafforzate: il G8 è, ancor più di allora, illegittimo, fiera della vanità dei potenti, luogo impegnato esclusivamente a reiterare lo stato di ingiustizia globale.

Siamo contrari al G8 e lo abbiamo dimostrato in questi mesi, con il sostegno e l'approvazione del Forum Sociale Mondiale di Belem e di quello Europeo di Malmoe, a partire dalla manifestazione nazionale del 28 marzo a Roma, e poi con quelle di Siracusa, Torino, ancora Roma, Lecce e Vicenza no-Dal Molin, protestando contro i G8 tematici gestiti da coloro che hanno provocato la crisi globale e che vorrebbero continuare a guidare il mondo sulla stessa catastrofica china.

E' il dominio incontrastato del profitto e della mercificazione totale - che il movimento noglobal contesta da almeno un decennio - il responsabile di una crisi mondiale che non è solo economica e finanziaria, ma anche ambientale, climatica, energetica, alimentare e bellica. Abbiamo detto in questi mesi che non vogliamo essere noi - popoli del mondo - a pagare la crisi causata dai padroni del globo: e abbiamo messo in campo, da Belem ad Atene, da Londra a Strasburgo, fino alle città italiane antiG8 , un programma alternativo di uscita dalla crisi, egualitario, solidale, pacifico, ecologico, a favore dei popoli, dei lavoratori, dei più deboli e indifesi.

Siamo in particolare contrari al G8 a L'Aquila. Al meschino tentativo del governo Berlusconi di usare il terremoto e le disgrazie della popolazione aquilana per tentare di impedire le legittime proteste contro il G8 e contro la gigantesca truffa della ricostruzione affaristica , imposta con la gestione proconsolare e militare delle tendopoli da parte della Protezione Civile, che utilizza di nuovo l'emergenza come dispositivo di controllo autoritario dei territori.

Il governo cerca di trasformare la tragedia degli aquilani in una gigantesca speculazione edilizia-vedi il decreto capestro sul terremoto 39/2009 trasformato in legge rigettando ogni emendamento- che ridisegni il territorio a favore di lorsignori, che cerchi di mascherare la più generale crisi economica della provincia e della regione, imponendo condizioni di vita drammatiche agli sfollati, azzerando ogni tentativo di partecipazione e ricostruzione dal basso, sociale e solidale, impedendo persino assemblee e riunioni nei campi e la diffusione di materiale informativo.

Berlusconi vuole usare il G8 per deprimere la crescente protesta degli aquilani - manifestatasi in modo cristallino nelle manifestazioni cittadine e in quella del 16 giugno a Roma davanti al Parlamento - che si sta unendo e rafforzando intorno alla CAMPAGNA 100%.

Ovvero: 100% DI RICOSTRUZIONE con contributi che coprano la totalità dei danni subiti da tutte le case e da tutte le attività; 100% DI PARTECIPAZIONE perché città e paesi vanno ricostruiti dagli abitanti; 100% DI TRASPARENZA, perché ogni euro impiegato va reso pubblico; 100% DI AQUILANI A L'AQUILA perché tutti/e devono tornare nelle loro case , e a settembre in particolare tutti gli studenti devono potere essere a scuola e nelle Università del loro territorio.

Nel quadro del programma condiviso dalle Assemblee nazionali svoltesi a L'Aquila il 1 e il 21 giugno, della mobilitazione antiG8 e contro la militarizzazione dei territori, oltre alle altre forme di protesta che ci hanno visto e ci vedranno impegnati/e in tante città - tra le quali ricordiamo quella del precedente Coordinamento antiG8 La Maddalena, il Forum "Contra su G8" a Sassari il 7-8 luglio - promuoviamo, tenendo conto della presenza anche a Roma delle delegazioni dei potenti del G8, le seguenti manifestazioni a carattere nazionale, a cui invitiamo a partecipare tutte le associazioni e le reti, le forze sindacali, politiche e sociali che hanno sostenuto in questi anni il movimento noglobal, per portare più vicino possibile al vertice G8 la nostra indignazione contro i responsabili della crisi globale e gli sciacalli speculatori del terremoto.



VENERDI' 10 LUGLIO A L'AQUILA ORE 12
marcia dalla stazione Paganica ai Giardini Comunali

Rete Nazionale Contro il G8

da Infoaut

10 luglio - Appuntamenti a l'Aquila, Bologna e Torino

Gli appuntamenti delle mobilitazioni della giornata di oggi:

- L'Aquila, ore 12: Manifestazione nazionale contro il G8. Partenza dalla stazione di Paganica.

- Pisa, ore 17: Manifestazione in solidarietà degli arrestati del 6 luglio. Partenza da Piazza Garibaldi.

- Bologna, ore 19: Manifestazione in solidarietà degli arrestati del 6 luglio. Partenza da Piazza Verdi.

- Roma, ore 20: AGAINST G8 FINAL PARTY in Piazza dell'Immacolata.

- Torino, ore 21: Manifestazione in solidarietà degli arrestati del 6 luglio. Partenza da Palazzo Nuovo.
E questo è il
resto.

Casa Pound: dietro la maschera

Dai colloqui riservati dei dirigenti: un'organizzazione ipercentralizzata con doppi livelli, la paura degli infiltrati, il servizio d'ordine e i rapporti con la Digos
Saverio Ferrari - Osservatorio democratico -

"Duemila tesserati e migliaia di simpatizzanti, sedi su tutto il territorio nazionale, 15 librerie, otto associazioni sportive, una web radio con 25 redazioni in Italia e dieci all’estero”. Con queste parole Gianluca Iannone, presidente di Casa Pound Italia, il 22 giugno scorso ha introdotto i risultati raggiunti dall'associazione, festeggiando il primo anno di attività, a Roma ad Area 19, una delle quattro occupazioni poste sotto l'egida del gruppo. È stata anche l’occasione per sottolineare come ben 150 siano state le conferenze organizzate e che a Casa Pound Italia fanno ormai riferimento “dieci gruppi musicali, una compagnia teatrale, una galleria d’arte e un circolo di cultura cinematografica”, ma soprattutto il Blocco studentesco che “ha conquistato 120 rappresentanti alle Superiori e 37 mila voti solo a Roma con una media del 18% dei consensi”. “È stato un anno intenso” - ha concluso Iannone - “che ha portato a risultati che vanno oltre quanto sperassimo, a cominciare dalla capacità del Blocco studentesco di guidare la protesta contro la riforma Gelmini”. Un giudizio decisamente ben oltre il vero anche se è indubbio che questa realtà di Casa Pound nel suo complesso rappresenti un fenomeno in crescita. Quasi un piccolo evento mediatico. I riconoscimenti a destra si sprecano: solo negli ultimi mesi la sede romana di via Napoleone III ha ospitato, a febbraio, la presentazione di un libro dell’ex brigatista rosso Valerio Morucci con Giampiero Mughini e il vicecapogruppo del Pdl in Campidoglio Luca Gramazio, occasione per lanciare un appello a “mettere fine al meccanismo diabolico dell’antifascismo”, e successivamente il 2 aprile, la proiezione del film-documentario apologetico su Bettino Craxi “La mia vita è stata una corsa”, con tanto di intervento della figlia, nonché attuale sottosegretario agli esteri, Stefania Craxi. Recentemente è stato anche pubblicato dalle edizioni Contrasto un interessante libro foto-giornalistico su Casa Pound: “OltreNero. Nuovi. Fascisti. Italiani” di Alessandro Costelli e Marco Mathieu. Una ricerca più antropologica che politica. Ultima in ordine di tempo, a fine maggio, l’intervista su l’Altro a Gianluca Iannone da parte di Ugo Maria Tassinari, da sempre loro entusiastico sponsor, che ha suscitato non poche critiche e rimostranze a sinistra.Ma dietro le quinte la realtà sembra ben diversa da quanto appaia. Non proprio nuova, si potrebbe dire, anzi, decisamente datata. Sulla base di alcuni colloqui riservati sfuggiti via internet all’uso esclusivo dei dirigenti, emergerebbe, infatti, la dimensione di un universo non proprio così originale, scevro da dogmi e aperto al dialogo con tutti.Il dibattito interno a cui ci riferiamo è dell’aprile scorso. Ebbene, il capo, ovvero Gianluca Iannone, dietro lo pseudonimo di Geronimo, nel relazionarsi con i dirigenti locali sparsi sul territorio, così illustra e detta le linee organizzative: “Le comunità vanno strutturate in cerchi concentrici, il primo deve essere il direttivo, il secondo cerchio deve essere quello della comunità e poi i vari cerchi con tutti gli altri. Per comunità intendo un insieme di persone che mantengono un segreto, uno zoccolo duro serrato, fido, agguerrito…”. Il terrore è quello delle infiltrazioni: “Siate sempre diffidenti” – dice – “occhio soprattutto a vecchi camerati di vecchie organizzazioni che si riaffacciano dal nulla. Noi vi fidate di nessuno. Siamo una foresta che cresce. Occhio ai parassiti”. In questo quadro, tra citazioni di Alessandro Pavolini e altri, si invitano tutti a “dare informazioni il meno possibile”. “Chi vuole conoscerci realmente” - queste le conclusioni - “chiama e si fissa un appuntamento. In questo periodo dobbiamo essere molto selettivi”. Anche il mondo delle curve è vissuto con un certo sospetto: “Se inteso come contenitore per aggregare e poi formare al di fuori, lo stadio è fondamentale e ho grande rispetto per i gruppi perché anche noi ne abbiamo uno forte e radicato”, ma “gli stadi pullulano di infiltrati. La politica trasportata nello stadio porta dietro un sacco di controlli e situazioni con le forze dell’ordine”.L’impianto sembrerebbe quello già sperimentato delle formazioni neofasciste degli anni Settanta, ipercentralizzate e compartimentate, con doppi livelli, impermeabili e pronte allo scontro non solo politico. “Ogni regione” – è sempre Iannone a parlare – “deve avere un minimo di 10 elementi facenti parte del servizio d'ordine nazionale che faranno capo direttamente al coordinatore regionale e al sottoscritto. Compito dei coordinatori regionali è individuare gli attivisti più portati a discipline marziali e unirli sotto il servizio d'ordine locale. Il servizio d'ordine deve essere basato su un reale allenamento settimanale e una serie di letture mirate che saranno comunicate in seguito. Bell'aspetto (interiore ed esteriore) e sangue freddo sono solo i primi due requisiti per accedere a questa struttura che avrà riunioni nazionali e compiti delicati. Appartenere al servizio d'ordine è un onore che non tutti possono rivestire. Scegliete bene”.

C’è dunque un piccolo Duce al vertice di Casa Pound che tutto decide e comanda, ma soprattutto sarebbe interessante sapere a cosa dovrebbe servire un servizio d’ordine e quali siano “i compiti delicati” di cui si parla. Anche alla luce di alcune inquietanti ammissioni in relazione ai rapporti non sempre conflittuali che sembrerebbero intercorrere tra alcune sedi di Casa Pound e le Digos locali. “Solita amicizia con la Digos” – comunica il responsabile di Siena a cui fa da sponda Perugia – “Qua la situazione è la solita, fanno gli amiconi e i cammarati”. Storie già sentite. Anche queste.

da Antifa

L'Aquila sit-in in mutande

G8: TERREMOTO; PROTESTA COMITATI, ANCHE SIT-IN IN MUTANDE (2) (ANSA) - L'AQUILA, 9 LUG - I comitati dei cittadini sorti spontaneamente dopo il terremoto, durante il sit-in che si sta svolgendo alla Villa Comunale davanti al varco d'ingresso del primo tratto riaperto del centro storico hanno indetto per la sera dell'11 luglio una festa nel parco Unicef di via Strinella. «Ci vogliamo divertire - ha detto un gruppo di rappresentanti dei comitati - perchè finalmente ci saremo liberato delle presenze del G8. E anche la città si sarà liberata». per domani, alle 10.30, sempre verso il parco Unicef, i comitati hanno convocato una conferenza stampa per analizzare le proposte «nulle - ha sottolineato Sara Vegni, del comitato 3 e 32 - e per fare le nostre proposte a partire dai temi sui cambiamenti climatici, la crisi economica e la crisi alimentare»

da Indymedia

L'ironia delle aquilane: "Last ladies"Blitz in centro: "Case sfitte agli sfollati"

IL G8/ LE INIZIATIVE DEGLI ABRUZZESI

Un gruppetto di donne aquilane che vivono nelle tendopoli manifesta così il proprio disagio in occasione del 'tour' delle first lady. Forse la marcia di protesta sarà rinviata al pomeriggio

L’AQUILA, 9 luglio 2009 - Gli abruzzesi, noti per la loro forza d'animo, eccellono anche in senso dell'umorismo e autoironia. Dopo gli striscioni 'Yes we camp', che facevano il verso al motto di Obama per segnalare i disagi vissuti nelle tendopoli, oggi un gruppo di donne sfollate ha pensato bene di accogliere il tour delle first lady - le 'prime signore' della terra - con un grande cartello esposto a Palazzo Silone, sede della Regione Abruzzo.

Recita semplicemente così: "The last lady", ovvero le 'ultime signore', quelle costrette a vivere nelle tende, a convivere con i disagi e senza prospettive reali di sistemazione immediata.

Al gruppo, ovviamente, si sono aggiunti anche gli uomini, e il gruppetto si è diretto verso Coppito, controllato a distanza con discrezione dalle forze dell’ordine.

La marcia di protesta che avrebbe dovuto svolgersi questa mattina da via Strinella alla villa comunale è invece stata sospesa: i manifestanti avrebbero condotto in mutande. Gli organizzatori non hanno spiegato se la manifestazione si terra’ nel pomeriggio.

Fonte Agi

Fonte:
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/07/09/203276-ironico_cartello_...

VE ROMPEMO ER CULO, o della dialettica di strada

Si è svolto ieri il presidio al Regina Coeli, in solidarietà con gli arrestati [EN] degli scorsi giorni [Audio], e a Rebibbia, dove ha coinciso con la protesta autorganizzata dalle detenute del braccio femminile. Oggi intanto mobilitazioni a L'Aquila, Salerno, Cosenza, Ancona, Torino, Roma e Napoli. A L'Aquila, occupazione simbolica di una palazzina abbandonata. Alle 16,30 è partito un corteo di 200 persone da Via Strinella, diretto alla villa comunale, dove si è tenuto un presidio [Foto e report]. A Napoli, dopo le diffide giunte ad alcuni compagni, si è tenuta una conferenza stampa. Subito dopo è stato occupato simbolicamente il Duomo che sta per essere sgomberato. Dopo una carica sono state arrestate due compagne che sono state successivamente rilasciate. E' stato anche occupato l'Orientale. A Torino è stato occupato il Rettorato del Politecnico, dove si è tenuta una conferenza stampa. A Civitavecchia denunciati i membri di Greenpeace autori del blitz a Torrevaldaliga, mentre a Roma sono stati fermati e poi rilasciati alcuni francesi. Al Volturno si è tenuta una conferenza stampa. Nel pomeriggio, presidio al CIE di Ponte Galeria. Le persone detenute nel CIE, quando i e le manifestanti stavano sciogliendo il presidio, hanno comunicato con loro dando fuoco a degli oggetti nel centro, chiedendo aiuto. Le azioni hanno visto recapitare "per via aerea" dell'acqua all'interno del CIE, dove ogni persona ne ha diritto solo per un litro al giorno, e la "combustione catartica" di telecamere e fotocamere per denunciare le mancanze dei media ufficiali riguardo questi temi. La delegazione di avvocat* e giornalist* non è invece potuta entrare. Ad Ancona oggi pomeriggio blocco navale al porto. [Audio] In serata corteo. Gli arrestati di martedì (Ostiense e Testaccio) sono stati interrogati oggi e sono accusati di resistenza aggravata. Per i due arrestati a Termini bisognerà attendere domani mattina l'istanza del GIP. I pullman da Roma per L'Aquila di domani sono tutti pieni. Si consiglia di venire all'appuntamento con le proprie macchine e partire insieme ai pullman. Ore 9.30 scalo San Lorenzo-Passamonti Scarica l'IndymediaG8 Print01 sulle mobilitazioni svoltesi in Italia contro il G8. Stampa e diffondi! | Il Blog PetizionearrestiG8 Comunicato studentesse e studenti Roma3 | Comunicato Acrobax Project | Appello dei docenti dell'Orientale di Napoli Ve rompemo er culo: Ovvero la video-ricostruzione del corteo v-strategy svoltosi a Roma il 07/07/09 Venendo alle dinamiche di gestione della piazza,il 3 luglio il Questore di Roma aveva detto: "Penso che da parte di tutti ci dovrebbe essere lo sforzo a non avvelenare il clima, di continuare a consideralo tale cioe' sereno, per il semplice motivo che siamo gia' rodati ad affrontare iniziative del genere". Fedeli alle dichiarazioni del loro capo gli agenti digos di Roma hanno avviato il dialogo con i manifestanti: "ve rompemo er culo". [minuto 3:12]. da Indymedia

Puglia: Adriana Poli Bortone, nessun contatto con Vendola

Lecce (salento) - Le avances politiche di Vendola? Solo 'fantasie giornalistiche'. Così la senatrice Adriana Poli Bortone di 'Io Sud' a Omnibus Estate su LA7, smentisce un avvicinamento allo schieramento di centrosinistra.

“Veramente le ho lette sui giornali. Non le ho mai ricevute direttamente. Se non c'è neanche un contatto telefonico, devo chiamarle 'fantasie giornalistiche - ha aggiunto Adriana Poli Brtone (Io Sud).”

“'Ho rispetto degli elettori. E gli elettori hanno votato un governo della Puglia che aveva uno schieramento ben preciso. Non mi sembra assolutamente che possano essere cambiati gli schieramenti in corso d'opera, men che mai al termine di una legislatura”.

“Sono convinta dell'onestà personale del presidente Vendola - ha aggiunto commentando le inchieste in corso sulla sanità' pugliese - Ma non è bastata per bypassare dei difetti strutturali del sistema sanitario”.

da IlPaeseNuovo

IRAN: La resistenza si fa sul web

Programmi per criptare i messaggi. Software che garantiscono l'anonimato. Nati per usi militari, ora servono ai dissidenti per raccontare le rivolte. Come accade a Teheran

L'Iran di questi giorni è l'esempio più eclatante della crociata che i regimi lanciano contro la Rete per oscurarla e per impedire la circolazione delle notizie che possono loro nuocere. Ma la Rete ha gli anticorpi necessari per non farsi imbavagliare e svolgere la sua funzione di territorio libero, transnazionale, anche anarchico se si vuole. Programmi che garantiscono l'anonimato ai navigatori in modo da non essere intercettati dai custodi della censura, servizi e-mail che permettono di crittografare i messaggi, software per proteggere i propri dati sensibili. E così le verità scomode passano il confine nazionale, entrano nel ciberspazio a uso e consumo della platea mondiale. Come succede con Teheran.

Il regime degli ayatollah aveva addirittura minacciato una censura preventiva, ad esempio a Facebook, in previsione delle cruciali elezioni presidenziali del 12 giugno scorso. Non ce l'ha fatta. Dopo quella data, e in seguito alla denuncia dei brogli ai danni del candidato dell'opposizione Mir Hossein Moussavi, per il governo è stato relativamente semplice imbavagliare i media tradizionali con l'allontanamento dal Paese di corrispondenti di giornali e tv. Ma gli è stato impossibile azzerare il flusso di informazioni dei principali siti sociali dove fioriscono quotidianamente i racconti dei dissidenti. Anche le immagini, come quella che è diventata il simbolo della rivolta, l'uccisione di Neda Agha Soltan, la ventenne ammazzata da una pallottola della polizia antisommossa.

Twitter, YouTube, Facebook sono diventati i canali attraverso i quali, in assenza di voci esterne e indipendenti, i rivoltosi stanno parlando al mondo. E ben presto per i navigatori sono diventati familiari i nomi di alcuni utenti di Twitter che sfidano la censura: Moussavi1388, Persiankiwi e StopAhmadi
. Così come in migliaia da ogni parte del globo hanno chiesto 'amicizia' a Moussavi sulla sua pagina Facebook, in segno di solidarietà ma anche per leggere ogni giorno le sue considerazioni. Sullo stesso social network sono comparsi personaggi anti-Moussavi allo scopo di denigrarlo.

Il regime, a sua volta, si serve di filtri e software per bloccare le proteste on line e andare a caccia dei rivoltosi nella perenne battaglia, combattuta a colpi di tecnologia, tra chi vuole informare e chi lo vuole impedire. Colta di sorpresa, la polizia degli ayatollah con l'andare dei giorni ha però raffinato le sue tecniche, usando anche tecnologia comprata in Occidente (Europa, soprattutto). Ed è riuscita a rallentare il flusso di informazioni colpendo, in particolare, chi non si è cautelato con programmi che permettono l'anonimato. 'Persinakiwi' ha cominciato a tacere dopo un allarmante messaggio: "Devo scappare, hanno trovato uno dei miei". Quasi azzerati i filmati su YouTube. Rallentato su Twitter il canale 'NedaNet' dal nome della ragazza uccisa in piazza. Altri resistono e non sono stati individuati.

Se l'Iran è cronaca fresca, non è naturalmente il solo Paese dove è stata dichiarata guerra alla Rete e alle notizie. Secondo uno studio di OpenNet (progetto di ricerca a cui collaborano diverse università, da Harvard a Toronto, da Oxford a Cambridge) sono 36 gli Stati che filtrano sul Web discussioni di natura politica e religiosa. Ma anche pornografia e gioco d'azzardo. Tanto da far dire a Ronald Deibert, cofondatore di OpenNet e docente di scienze politiche a Toronto: "C'è un aumento delle norme sul filtraggio dei contenuti in Internet. È una pratica che cresce in portata, scala e sofisticazione in tutto il mondo".

In Birmania, Siria e Zimbabwe, anche se non si spara nelle strade, l'occhio del regime è vigile come in Iran: molti siti sono bloccati ed esprimersi liberamente non è permesso. Emblematico il caso di Tariq Biasi, un blogger siriano recentemente condannato a tre anni di carcere per "diminuzione dello spirito di patria". La sua colpa? Aver pubblicato un post in cui criticava i servizi di sicurezza del Paese, che nel corso degli ultimi anni hanno bloccato (definitivamente o a intermittenza) diversi 'pezzi' della Rete fra cui Skype, YouTube o Facebook. In Cina il governo è uno dei più sofisticati censori di Internet. Usa una varietà di tecniche, compreso il blocco degli indirizzi, dei nomi dei domini, e anche delle pagine Web contenenti parole ritenute "pericolose". Una di queste è 'Piazza Tiananmen' (è appena trascorso il ventennale di quel massacro): gli archivi on line di grandi giornali come il 'Financial Times' o di emittenti come la Bbc vengono oscurati quando si cercano notizie che riguardano la famosa protesta degli studenti. Non solo, a essere bloccati sono anche spazi come Twitter, Hotmail, Windows Live, Flickr, YouTube.

Come reagire? Uno dei principali mezzi di difesa della Rete si chiama Tor (www.torproject.org). È un sistema open source che permette ai navigatori di essere anonimi. Sul sito ufficiale è spiegato il suo funzionamento: "Tor devia le comunicazioni attraverso una rete distribuita di computer, gestiti da volontari in tutto il mondo: impedisce a qualcuno che osservi la connessione Internet di sapere quali siti stai visitando, e impedisce ai siti che visiti di venire a sapere dove sei realmente". In questo modo si perdono le tracce e l'identità di chi sta navigando che così può raggiungere qualsiasi indirizzo Internet, anche quelli censurati nel suo paese. Lo stanno usando, con esiti soddisfacenti, gli iraniani. Alcuni Stati, come la Cina, però, oscurano la pagina da cui è possibile scaricare Tor. Nessun problema: esistono decine di altri siti che permettono il download del programma.

Come molte applicazioni della Rete, anche Tor è nato negli Usa per scopi militari. Verso la metà degli anni Novanta in un laboratorio della Marina americana è stato realizzato un prototipo di software molto simile a Tor. L'obiettivo era quello di offrire uno strumento utile ai militari e all'intelligence Usa. Il software non è uscito dal laboratorio finché nel 2000 il suo sviluppatore, Paul Syverson, ha incontrato il giovane crittografo Roger Dingledine che si è innamorato del progetto e ha deciso di farne una 'versione civile' per proteggere la privacy degli utenti Internet. All'inizio, nel 2003, il software era disponibile solo per i sistemi operativi open source; successivamente sono state rilasciate versioni anche per Windows e Mac. La creatura di Dingledine, 32 anni, è al momento la più usata nel mondo. In molti Internet café cinesi alcuni computer sono muniti del software.

Un difetto di Tor? Coincide con la sua principale caratteristica: il codice aperto. Che può permettere, in teoria, a un organo di polizia informatica di recuperare gli indirizzi dei computer d'appoggio. Finora nessuno Stato ha preso in considerazione una misura del genere. Anche se nel 2008 alcuni paesi (lo stesso Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi) sono riusciti per alcuni mesi a mettere fuori uso Tor. La contromossa? Un software che permette il blocco degli indirizzi dei computer del suo network. Basterà richiederlo con una e-mail che ovviamente non sarà tracciabile. In questo miglioramento della tecnologia per sfuggire alla censura risiedono le speranze di avere, anche in futuro, notizie di rivolte come quella iraniana senza che i protagonisti cadano vittime del sistema che li reprime.

di Federico Ferrazza e Caterina Visco da L'Espresso

Sì al rilancio del nucleare, no di Vendola: «Scelta autoritaria, la Puglia resta verde»


Il governatore: la militarizzazione del territorio per fare una centrale è una scelta suicida per chi ce l’ha in testa

BARI - Via libera definitivo del Senato al disegno di legge sullo sviluppo, che prevede tra l'altro il rilancio del nucleare civile in Italia. L'opposizione, pur avendo annunciato il voto contrario, non ha partecipato al voto nel tentativo di far mancare il numero legale. Il provvedimento ha ottenuto 154 voti favorevoli e un contrario. Un senatore si è astenuto.

Immediata la presa di posizione del governatore pugliese, Nichi Vendola. «Le centrali nucleari - ha detto - sono impianti a rischio rilevante. La Puglia vuole continuare a essere la terra delle rinnovabili, il parco delle energie rinnovabili più interessante d’Europa». Secondo Vendola «finora i discorsi energetici del governo sono stati un cumulo di banalità e un annuncio di scelte autoritarie. Io immagino - ha commentato - che la militarizzazione del territorio per fare una centrale sia una scelta suicida per chi ce l’ha in testa».

«Le centrali nucleari - ha proseguito il governatore - sono impianti a rischio di incidente rilevante e il nucleare sicuro esiste solo nelle esternazioni salottiere del presidente del Consiglio. Il tema dello smaltimento delle scorie è drammatico. Allora, siamo seri. Ho proposto già al ministro Scajola il tema vero: l’ottimizzazione della rete di trasmissione. Il paese perde il 12% dell’energia che produce a causa dell’obsolescenza della rete».

dal Corriere Del Mezzogiorno