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sabato 21 novembre 2009

KAOS ONE - COSE PREZIOSE



KAOS ONE - COSE PREZIOSE

Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
lacrime rosse non cadranno sull'asfalto.
Vedrò il tuo volto, saprò perchè mi hai scelto.
Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
le mie battaglie non saranno concluse.
Ogni tuo sguardo, ogni frase: cose preziose.

A 16 anni stavo messo male,
vedevo il sole splendere dalla corsia di un ospedale.
uscendo toccai il fondo,
continuai scavando, ero allo sbando, tiravo a campare fumando.
Non scorderò mai quel periodo in cui non c'eri, quando
l'ultimo atto di fatto era il primo dei miei pensieri.
Giorni interi passando tra incubi e deliri, cercando la verità sul fondo di troppi bicchieri. Ricordo
con precisione l'istante, il primo contatto e la promessa che feci, che ancora rispetto,
l'episodio più importante della mia esistenza,
la conoscenza che mi guida in ogni circostanza,
con te sempre insieme
in ogni situazione, mi hai ceduto ogni cosa che ho avuto compreso il nome.
So bene che il mio debito è immenso,
lacrime spese cercando un senso...
cose preziose.

Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
lacrime rosse non cadranno sull'asfalto.
Vedrò il tuo volto, saprò perchè mi hai scelto.
Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
le mie battaglie non saranno concluse.
Ogni tuo sguardo, ogni frase: cose preziose.

Oggi combatto per me stesso adesso
ho un obiettivo, sopravvivo aspetto il passo successivo, attratto d
alla concreta presenza di una visione,
la cui espressione è l'insieme di quattro discipline.
Voci lontane che ascolto, rivolto in alto,
attendo che ogni quesito sia risolto, vedrò il tuo volto,
ricorderò ogni frase in ogni sguardo mistico,
perché se vivo ancora è solo tempo in prestito.
Sono dettagli, talvolta abbagli a volte tagli sopra i polsi affermano che sono sbagli,
passi falsi fatti in luoghi silenziosi, sono
le nostre anime unite come in simbiosi.
Occhi chiusi, scegli la giusta direzione,
qualcosa sopravvive anche se a rischio di estinzione.
So bene che il mio debito è immenso,
lacrime spese cercando un senso...
cose preziose.

Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
lacrime rosse non cadranno sull'asfalto.
Vedrò il tuo volto, saprò perchè mi hai scelto.
Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
le mie battaglie non saranno concluse.
Ogni tuo sguardo, ogni frase: cose preziose.

Nuovi orizzonti, nuove sfide, è un ciclo che si conclude, nuove strade
per chi procede sull'asfalto, il buio ha avvolto il resto del cammino,
hai scelto il mio destino e adesso portami lontano.
Lascio che sia tu a guidarmi a condurmi altrove,
perché mi aspettano altri dubbi, nuove insidie, altre prove.
Saprò sentire la tua voce anche se tace,
sarò capace di inoltrarmi in posti senza luce,
in mezzo a volti mai visti, trucchi tra illusionisti,
ricorda questo esisto solo perchè esisti.
Manifesto un legame profondo più dell'oceano il suono
che mi accompagna oltre la terra di nessuno
insieme camminiamo nel buio fino alla fine
perchè è tempo che il mio viaggio arrivi a destinazione.
So bene che il mio debito è immenso,
lacrime spese cercando un senso...
cose preziose.

Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
lacrime rosse non cadranno sull'asfalto.
Vedrò il tuo volto, saprò perchè mi hai scelto.
Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
le mie battaglie non saranno concluse.
Ogni tuo sguardo, ogni frase: cose preziose.
Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
lacrime rosse non cadranno sull'asfalto.
Vedrò il tuo volto, saprò perchè mi hai scelto.
Nel buio tu cammini con me,
tu sei il motivo per cui sopravvivo perché
mi hai dato un obiettivo finchè
le mie battaglie non saranno concluse.
Ogni tuo sguardo, ogni frase: cose preziose.

Il vero volto del Duce

Il settimanale britannico The Economist recensisce i diari segreti di Clara Petacci, amante di Benito Mussolini. “‘Questi schifosi ebrei, bisogna che li distrugga tutti’. Un frase di Adolf Hitler? No, è uno dei tanti deliri antisemiti attribuiti a Benito Mussolini dalla sua amante Clara Petacci. I diari di Clara, pubblicati il 18 novembre dopo essere rimasti per cinquant’anni negli archivi di stato, mostrano un Mussolini diverso dall’immagine che ne hanno molti italiani, cioè di un leader che si è fatto portare sulla cattiva strada da Hitler. La figura dal Duce è ancora molto importante nell’Italia di oggi, dove il governo è composto anche da eredi del postfascismo”.

L’Independent, invece, racconta la discutibile iniziativa di un comune nel bresciano contro gli immigrati. Il comune di Coccaglio, in provincia di Brescia, vuole festeggiare un “White Christmas”. È questo il nome di un’operazione di polizia contro i clandestini promossa dalla Lega nord e lanciata in occasione del Natale. Fino al 25 dicembre la polizia busserà alle porte di circa 400 case dove vivono cittadini extracomunitari per controllare che abbiano i documenti in regola. Il consigliere comunale della Lega nord Claudio Abiendi ha dichiarato: “Il Natale non è la festa dell’ospitalità, ma dell’identità e della tradizione cristiana”. Secondo l’ex sindaco di Coccaglio, Luigi Lotto (centrosinistra), l’operazione serve solo a far leva sulle paure dei cittadini.

da Internazionale

PERCHÉ MI RICANDIDO.


guarda il VIDEO

Oggi pomeriggio in una partecipata assemblea nel Comitato La Fabbrica di Nichi, Nichi Vendola ha spiegato le ragioni della sua decisione di annunciare ufficialmente la sua ricandidatura. Ecco cosa ha detto:
‘È stata una giornata intensa ed importante. Mi sento invischiato in una politica di giochi fatti di stop and go e provo un fastidio crescente per essere seduto a un tavolo virtuale.
A questo tavolo, ai miei interlocutori ho portato le carte sul futuro sulla storia del sud, della recessione, ma da loro non ho mai avuto giudizio sul merito. E’ stata introdotta una parola, discontinuità, che io credevo essere l’inizio di un ragionamento invece discontinuità per loro è una categoria astratta e guadagna la sua concretezza solo nell’incarnazione della rimozione del presidente Vendola.
La mia cancellazione, la mia estromissione, è l’elemento della discontinuità. Pensavo che chi pronunciava questa parola volesse fare iniezioni di buona politica, poi apro i giornali e leggo che De Bartolomeo è il candidato potenziale del centro destra e anche del centro sinistra. Ho fatto una battuta rimpiangendo Tomasi Di Lampedusa: il trasformismo dei tempi nostri è diventato più cattivo, peggiore. Io non ci sto a questi modi brutali della politica, non ci sto.

Allora questa mattina sono andato in conferenza stampa e ho ufficializzato la mia candidatura, il mio partito è un popolo, che mi ha voluto oltre le nomenclature, oltre tutto. Domenica, nella Fabbrica, ho detto che mi avevano colpito le belle parole di Casini che aveva dichiarato di considerarmi una persona per bene, ma un’alleanza si costruisce per andare insieme da un parte e non ponendo un veto, dicendo ‘tutti insieme ma tu no’.
La crisi della democrazia italiana è arrivata ad un punto tale che serve ripensare il centro e la sinistra, il berlusconismo fa scivolare il paese verso un punto catastrofico. Ho detto ‘posso fare un passo indietro’ e lo faccio senza entrare in una segreta stanza di partito, faccio le primarie!
Vorrei dire a Sanza che abbiamo preso una regione che era ipocrita verso le donne e gli uomini; volevo interloquire su questo ma non è stato possibile. All’Idv vorrei dire: la legalità è un processo di pratica quotidiana, di comprensione di processi di potere sconosciuti. Ho chiesto a loro: come facciamo a passare dalla legalità di slogan a legalità di fatto?
Io per la legalità ho cambiato pezzi di giunta, la moralità non è un distintivo del centrodestra, la questione morale è un sistema che è intrecciato nelle lobby di potere. Le ultime dichiarazioni di Di Pietro dicono che il problema non è Vendola ma un pezzo di ceto politico che dobbiamo mandare a casa. Sono stato tacciato di aver fatto accordi con Caltagirone e con Casini per l’AQP. Il nome e cognome mio risuonavano nell’Aula del Senato nella polemica della Lega e della destra, in questi giorni, per la privatizzazione dell’acqua. Non ho problemi di carriera o di natura personale, sono soddisfatto e segnato dall’attività istituzionale e di governo. E comincio a pensare che recuperare un po’ di spazio per la mia vita privata sarebbe bello.
Inizio a pensare che la discontinuità invocata si riferisca ai temi che io ho evocato: il no al nucleare, il no al rigassificatore e al raddoppio della centrale dell’Eni. Forse discontinuità è tornare alla precarietà dei lavoratori del 118 che, intimiditi dalla mafia, facevano il doppio del lavoro per mezzo stipendio, forse la discontinuità è nel riportare massa di manovra elettorale e assoggettarla al potere politico. Io la stabilizzazione l’ho voluta per ridare il diritto di voto a quei lavoratori, perché potessero liberamente scegliere chi votare. Ho sentito il solito copione: “tu devi costruire una grande alleanza per il centro sinistra”; ho avuto problemi per queste mie aperture coronate anche nel rimpasto di giunta. Uno può anche svolgere il compito gravoso dell’apertura ma quando svolgi un compito e capisci che qualcuno rema contro ti nausei di fronte ai rituali della politica.
Voglio parlare di politica senza subire il politicismo, di fronte alle proposte della mia politica mi hanno detto “marameo”. Sulla politica posso garantire discontinuità, ho chiesto con chiarezza a tutti i partiti di giocare a carte scoperte. Nei prossimi giorni tutti dovranno svelare carte: il tempo dei vizi, delle bugie intere e delle mezze verità è ormai finito.
Non ho nemmeno un secondo del mio cronografo da dedicare a questo tempo morto di questa politica morta. Da domani mi voglio dedicare totalmente a ogni borgo di Puglia affinché si apra una fabbrica in ogni angolo. Da domani bisogna scatenarsi.
La campagna elettorale non si fa per propaganda ma per infondere la fiducia nella politica. Le storie vanno raccontate e le campagne elettorali devono cambiare le forme della politica, modificandone i codici criptati, sottraendo la politica alla privatizzazione delle elite politiciste. Buona campagna elettorale a tutte e a tutti’.

Indagine esplosiva

Le rivelazioni del mafioso Gaspare Spatuzza possono portare ad una nuova inchiesta di mafia a Firenze e Caltanissetta che coinvolgerebbe il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il suo amico Marcello Dell'Utri. Il neo pentito racconta pure nuovi risvolti giudiziari su un alto esponente politico del Pdl che in passato avrebbe incontrato i boss Giuseppe e Filippo Graviano, perché accompagnava alcuni imprenditori che erano loro prestanome. Pesano le affermazioni di Spatuzza su mafia e politica e i riscontri investigativi rischiano di condizionare il panorama politico italiano.

Ma la grande paura di Berlusconi è nascosta dietro le facce dei Graviano, due capi mafia non ancora cinquantenni, che in cella indossano golfini di cachemire e leggono quotidiani di economia e finanza. Sono detenuti da 15 anni e sul ruolino del carcere è segnato: fine pena mai. Hanno un ergastolo definitivo per aver organizzato le stragi del 1993. Ma custodiscono segreti che se fossero svelati ai magistrati potrebbero provocare uno tsunami istituzionale. I loro contatti e i loro affari sono stati delineati ai pm dal collaboratori di giustizia Spatuzza, che era il loro uomo di fiducia, e poi da Salvatore Grigoli e Leonardo Messina. Pentiti che parlano di retroscena politico-mafioso fra il 1993 e il 1994: gli anni delle bombe e della nascita di Forza Italia. Le nuove rivelazioni hanno portato i magistrati di Caltanissetta e Firenze a valutare la possibilità di riaprire le inchieste su Berlusconi e Dell'Utri. Indagini che farebbero ripiombare sul presidente del Consiglio l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per il suo amico e cofondatore di Forza Italia quella di concorso in strage aggravata da finalità mafiose e di terrorismo.

Il premier lo scorso settembre pensava proprio a questa ipotesi, dopo che sono iniziati a circolare i primi boatos scaturiti dalle rivelazioni di Spatuzza, quando ha attaccato i magistrati di Firenze, Palermo e Milano. Affermava che si trattava di «follia pura» ricominciare «a guardare i fatti del '93 e del '92 e del '94. Mi fa male che queste persone pagate dal pubblico facciano queste cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene del Paese». L'inchiesta è sui presunti complici a volto coperto di Cosa nostra nelle stragi di Roma, Firenze e Milano, in cui il premier e l'ex numero uno di Publitalia sono stati coinvolti dieci anni fa e la loro posizione è stata archiviata dal gip. In quel decreto, firmato il 16 novembre 1998, veniva spiegato che «l'ipotesi di indagine (su Berlusconi e Dell'Utri) aveva mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità». Ma in due anni di lavoro, non era stata trovata «la conferma alle chiamate de relato» di Giovanni Ciaramitaro e Pietro Romeo, due componenti del commando mafioso in azione nel nord Italia, diventati collaboratori di giustizia. Dopo 24 mesi il gip di Firenze ha archiviato tutto per decorrenza dei termini, scrivendo però che «gli elementi raccolti» dalla procura non erano pochi: era convinto che i due indagati avessero «intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato». Pensava che «tali rapporti» fossero «compatibili con il fine perseguito dal progetto» della mafia: cioè la ricerca di una nuova forza politica che si facesse carico delle istanze di Cosa nostra. Ma tutti quegli indizi non erano «idonei a sostenere l'accusa in giudizio». Per cui «solo l'emergere di nuovi elementi» avrebbe a quel punto portato alla riapertura dell'inchiesta.

È quello che potrebbe essere fatto adesso. Oggi sappiamo dal neo pentito Spatuzza che Giuseppe Graviano, già nel gennaio '94, sosteneva di aver raggiunto una sorta di accordo politico con Berlusconi, e raggiante ripeteva: «Ci siamo messi il Paese nelle mani». Ma dopo Spatuzza c'è chi ritiene si possano registrare altre defezioni di rango tra le fila dei mandanti ed esecutori delle stragi: nuove collaborazioni che diano ancora più peso alle accuse. Magari a partire proprio da Filippo Graviano. Era stato proprio lui, nel 2004, a comunicare in carcere a Spatuzza che «se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati». Erano trascorsi dieci anni da quando suo fratello Giuseppe sosteneva di aver agganciato Berlusconi tramite Dell'Utri, e secondo il pentito la trattativa fra Stato e mafia proseguiva ancora.

Ma i detenuti, stanchi di attendere una soluzione politica a lungo promessa, ma non ancora completamente realizzata, adesso minacciano di vendicarsi raccontando cosa è davvero successo nel 1993-94. Quello che dice ai pm Spatuzza si collega ad alcuni retroscena dell'indagine della procura di Napoli sul sottosegretario Nicola Cosentino di cui è stato chiesto l'arresto per concorso esterno in associazione camorristica. Sembrano apparentemente due mondi lontani, ma a metterli in contatto sono alcuni esponenti di Forza Italia che si rivolgono fra il '94 e il '96 a boss di mafia e camorra promettendo, in caso di vittoria elettorale, «un alleggerimento nei loro confronti».

E da questi discorsi emerge il progetto della dissociazione, cioè l'ammissione delle proprie responsabilità in cambio di sconti di pena, senza accusare altre persone. Spatuzza, parlando della trattativa con lo Stato, che sarebbe proseguita fino al 2004, spiega che durante la detenzione «Filippo Graviano mi dice che in quel periodo si sta parlando di dissociazione, quindi a noi interessa la dissociazione ». E dello stesso argomento aveva discusso il casalese Dario De Simone, con l'onorevole Cosentino.

Adesso il premier ha paura di quegli spettri che 16 anni fa lo avrebbero accompagnato nella sua discesa in politica. Ma lo spaventa anche la ricostruzione di tutti gli spostamenti dei Graviano nel 1993. Perché gli investigatori sono in grado di accertare le persone con le quali sono stati in contatto. I tabulati di alcuni vecchi cellulari utilizzati dai fratelli stragisti sono stati analizzati dagli investigatori con l'aiuto di Spatuzza. E grazie a questi documenti è possibile dimostrare con chi hanno parlato.

Su questi fatti vi sono due indagini. Una coordinata dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi con i suoi sostituti Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini; l'altra condotta dal capo della Dda di Caltanissetta Sergio Lari con l'aggiunto Domenico Gozzo e i pm Nicolò Marino e Stefano Luciani.

Lari ha riaperto da mesi i fascicoli sui mandanti occulti delle stragi e la scorsa estate Totò Riina ha fatto arrivare un lungo messaggio attraverso il suo avvocato. Riuscendo a bucare il carcere duro imposto dal 41 bis. Per il capo di Cosa nostra la responsabilità della morte di Borsellino era da addebitare a «istituzioni deviate». Un messaggio torbido. E così Lari e i suoi pm sono andati a interrogarlo. Nello stesso periodo, i pm di Firenze interrogavano Giuseppe Graviano.

È lo stesso stragista a rivelarlo durante una deposizione a difesa dell'ex senatore Vincenzo Inzerillo nel processo d'appello di Palermo in cui è imputato di mafia. Graviano dice: «È venuta la procura di Firenze. Mi hanno detto solamente: "Siamo venuti a interrogarla per i colletti bianchi". Gli ho detto: "Mi faccia leggere i verbali" (riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza, ndr) e aspetto ancora...».

La coincidenza vuole che poche settimane dopo questi due episodi, il deputato Renato Farina (Pdl), alias "agente betulla", entra nel carcere di Opera, nell'ambito dell'iniziativa promossa dai Radicali. L'ex informatore dei servizi segreti si ferma a parlare con Totò Riina. Poi il deputato prosegue il giro "cella per cella" degli 82 reclusi sottoposti al 41bis. Casualità vuole che in questo istituto è detenuto pure Giuseppe Graviano. I boss lanciano messaggi, e i politici che comprendono il loro linguaggio sanno come rispondere. Ma adesso un mafioso pentito è pronto a decifrare questo codice segreto.