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venerdì 15 gennaio 2010

Sondaggio elezioni regionali 2010 in Puglia.

Per quale partito voterai alle prossime elezioni regionali in Puglia?
Per quale partito voterai alle prossime elezioni regionali in Puglia?
Sinistra Ecologia e Liberta'
PDL
Italia dei Valori
Io Sud
PD
UDC
Rifondazione Comunista
Verdi
Partito Socialista Italiano
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Sondaggio aperto Venerdì 15 gennaio 2010 ore 16:30

durata 15 giorni

Ilva: Taranto, Vendola inaugura impianto aspirazione delle polveri


Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha inaugurato oggi l’impianto di aspirazione polveri e captazione fumi dell’acciaieria 2 dello stabilimento Ilva di Taranto. Si tratta di un impianto costato all’azienda 30 milioni di euro che consentirà il miglioramento dell’impatto ambientale. È stato Vendola, alla presenza del vicepresidente dell’azienda, Fabio Riva, a premere il tasto di avvio dell’impianto che ridurrà le emissioni in atmosfera delle polveri sottili di circa il 50% rispetto al precedente metodo di aspirazione.«Abbiamo fatto un passo in avanti straordinario – ha detto Vendola ai giornalisti – nella risposta alla domanda di salute e di qualità ambientale dei tarantini.

Qualche mese fa abbiamo inaugurato le nuove tecnologie dell’urea che rappresentano la sfida ambiziosa e io credo di poter dire vincente dell’abbattimento delle diossine e dei furani. Questi sono fatti concreti – ha concluso – per combattere in modo finalmente deciso l’inquinamento». Soddisfazione è stata espressa da Riva. «Il prossimo passo – ha annunciato – sarà quello di avviare altri impianti innovativi per riuscire ad arrivare a quanto concordato negli atti d’intesa. Noi su questa strada stiamo proseguendo e ad oggi abbiamo rispettato tutti gli accordi».

da Grandesalento.org

Bari: razzismo, scritte contro Balotelli - Ombre sul big match di sabato notte


Il ministro dell'Interno Maroni chiede «tolleranza zero»
e sospensione della partita nel caso di cori razzisti


di Vincenzo Damiani
BARI - «Tolleranza zero» per i cori razzisti negli stadi, dice Roberto Maroni a SkyTg24, e chiede che gli arbitri intervengano per decidere la sospensione immediata delle gare nel caso in cui ci siano cori razzisti come quelli di cui è spesso oggetto il calciatore dell’Inter Mario Balotelli.

IL MINISTRO - Ora, intanto, compaiono scritte razziste (con tanto di svastica) sui muri di Bari all'indirizzo di Super-Mario. Un caso isolato? Non c'è che da attendere la partita di sabato sera (ore 20,45) che rischia di essere «sorvegliata speciale» visto che il ministro Maroni ha chiesto il pugno duro. «La Figc - ha detto il numero uno del Viminale - deve darsi delle regole molto rigide. Se c’è anche il minimo dubbio che un coro sia un coro razzista, secondo me l’arbitro deve immediatamente sospendere la partita e prendere i provvedimenti conseguenti».

LE SCRITTE - «Balotelli non sarai mai italiano», «Balotelli negro di m….»,e anche qualche svastica di contorno. A meno di una settimana dall’affascinante sfida del San Nicola contro la capolista Inter, nel centro di Bari sono comparse frasi e simboli poco edificanti per una città e una tifoseria ospitale e accogliente come quella del capoluogo La loro apparizione - su via Capruzzi e vicino all’Ateneo - non è passata inosservata: gli agenti della Digos le hanno notate e stanno indagando sugli autori. Intanto, hanno dato ordine di cancellarle, anche se domenica sera erano ancora al loro posto. La polizia esclude che possa essere stata la mano di un tifoso biancorosso a fissare sui muri quegli obbrobri, però l’allarme emulazione c’è e non viene sottovalutato. Ormai, insultare il giovane talento dell’Inter sembra essere diventato sport nazionale: da Torino a Verona, passando per Cagliari gli episodi si sono ripetuti con una certa e frequenza nell’ultimo anno. Qualche ragazzino - si teme - magari nemmeno di fede biancorossa potrebbe essere portato a copiare il cattivo esempio. Meglio, quindi, spegnere sul nascere ogni velleità. «Si tratta di casi isolati - commenta Stanislao Schimera, capo della Digos barese - non riteniamo nemmeno imputabili a componenti della tifoseria organizzata. Abbiamo chiesto che quelle scritte vengano cancellate immediatamente. Sabato sera ci sarà il pienone, sono attesi circa 55mila spettatori. Sono sicuro - rassicura il dirigente - che sarà una grande festa, come quella vissuta con la Juventus. Non ho dubbi sul grado di civiltà dei supporter di casa». Ad ogni modo, i controlli all’ingresso del San Nicola saranno serrati: ogni striscione dovrà passare al vaglio delle forze dell’ordine.

da Il Corriere Della Sera

"Quella di Casa Pound è propaganda di chiara ispirazione neofascista"


«In numerose città italiane si sono svolte manifestazioni antifasciste per protestare contro l’apertura di sedi dell’associazione Casa Pound; associazione che, come è facilmente riscontrabile navigando sul suo sito internet, si riferisce chiaramente agli ideali che hanno animato il Fascismo italiano e si propone di riscrivere radicalmente la Carta Costituzionale del nostro Paese». Queste le parole della senatrice del PD Albertina Soliani che ha presentato un’interrogazione sul tema al ministro dell’Interno Roberto Maroni.

«Con l’interrogazione sottoscritta da diversi senatori del Partito Democratico, tra cui la capogruppo Anna Finocchiaro, e condivisa anche dall’onorevole Carmen Motta che ne presenterà una analoga alla Camera dei Deputati alla ripresa dell’attività parlamentare – ha proseguito Soliani – ho chiesto al ministro dell’Interno come il Governo interpreti le iniziative e i programmi di Casa Pound, anche alla luce della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione che dispone il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

«Chiediamo inoltre al ministro - conclude Soliani - quali iniziative il Governo intenda assumere per impedire la diffusione di una chiara propaganda di ispirazione neofascista, contraria ai nostri comuni valori costituzionali».

da Indymedia

L’inginocchiatoio di via Zara

Barbara Serdakowski è una scrittrice e poetessa canadese d’origine polacca che vive a Firenze. È in Italia dal 1996.

Per la prima volta, nell’ottobre del 2008 ho potuto inoltrare la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno alla posta, invece di andare in questura. L’angusta saletta di via Zara, a Firenze, sarebbe diventata un antipatico ricordo, così come le umilianti file sotto il porticato di via San Gallo per il ritiro.

Nella stanzina di via Zara eravamo al coperto ma stretti. Eri fortunato se riuscivi a trovare una sedia per appoggiarci mezza natica. Poi c’era l’“inginocchiatoio”. Era lo sportello delle informazioni davanti al quale si formava una fila di cinque colonne di persone. Quando arrivava il suo turno, il primo della fila spariva in basso. Ho capito che succedeva non perché si doveva chinare, ma perché si gettava in ginocchio: il buco sul vetro era troppo in basso e non c’era spazio per appoggiare i documenti. A un certo punto abbiamo cominciato a riderci su, e a fare il tifo per chi avrebbe dovuto dibattersi tra carte e cartelle, mentre gli agenti gli abbaiavano contro.

Per ritirare il permesso bisognava invece andare in via San Gallo. C’era una folla compatta, che non cedeva per paura di perdere il posto, e un agente che raccoglieva i nostri dati. Una volta per farmi mettere in lista ho dovuto strusciarmi contro centinaia di persone urlando disperata: “Ci sono anch’io!”. E non ho fatto in tempo a tornare sul marciapiede che sotto il porticato già rimbombavano i nomi: Mamadou Diakhate, Gabriela Mihaela Tateanu, Chen Liu, Ibrahim Abdoul Azaouri… Barbara Serdakowski. Ho sentito sbraitare il mio nome più volte. Con imbarazzo ho guardato le finestre aperte sulla strada, i passanti e le macchine che passavano lentamente.

Cambiare per restare uguale
L’ultima volta, invece, sono andata alla posta. Ero felice di poter sfruttare questa nuova opportunità. Un po’ di tempo dopo mi è arrivato un sms: la data del ritiro era otto mesi dopo. Il giorno stabilito ho mancato l’appuntamento. Avevo cercato di avvisare ma avevo ricevuto solo informazioni contraddittorie. Così sono andata al nuovo ufficio immigrazione della questura di Firenze. È grande e accogliente, ci sono le file numerate, diversi sportelli e posti a sedere per tutti. Sembra un altro paese.
“Lei aveva appuntamento il 2 agosto”, mi dicono.
“Sono stata operata. Ho chiamato la questura, mi hanno detto…”.
“Oggi non abbiamo tempo per lei”. Mi danno appuntamento per tre mesi dopo.
“Come? E la tessera sanitaria? È da otto mesi che aspetto, è solo un rinnovo…”.
“Le ricordo che lei ha presentato la richiesta in ritardo e potrei benissimo annullarle il permesso, lo sa questo?”.

Torno in questura il 12 novembre 2009. L’altra volta funzionavano entrambi i bagni. Stavolta quello dei maschi è chiuso, quello delle donne è sporchissimo e non ha nemmeno il rubinetto. Niente acqua per circa mille persone.
B52, tocca a me.
“Vada allo sportello 3, lì si occupano di quelli sposati con italiani”.
Non mi guarda in faccia, qualcosa non va. Allo sportello 3 mi dicono che non dovevo spedire la richiesta per posta. Che non è colpa mia ma dell’ufficio postale. L’uomo mi fa ricompilare tutti i moduli e mi dice allegro:
“Torni tra un paio di mesi per vedere se è pronto”.
“Tra due mesi?”.
Mi guarda come per capire se parlo bene l’italiano:
“Venga pure verso le dieci, le undici, non si preoccupi…”.

Mentre esco barcollando vedo nell’atrio una folla di persone pressate l’una contro l’altra. Un bel giovane ufficiale con la voce grossa tuona: Mamadou Diakhate, Gabriela Mihaela Tateanu, Chen Liu… Mi sembra già di sentire di nuovo il mio nome: Serdakowski 1, Serdakowski 2, Serdakowski 3. Barbara Serdakowski

da Internazionale

Pd: Boccia-choc: Mi ritiro. Domani il sì a Vendola?


BARI - Decisione choc, nella serata di ieri, del candidato Pd Francesco Boccia. Il deputato si ritira dalla corsa, a poche ore dall’assemblea regionale che - domani - avrebbe dovuto decidere tra la sua proposta di coalizione larga con l’Udc (rinunciando a Nichi Vendola) e le primarie col governatore uscente.


La scelta a a sorpresa di Boccia, che ha fatto saltare sulla sedia i vertici del partito riuniti a Roma nel «caminetto» convocato in tarda serata dal segretario nazionale Pierluigi Bersani, cambia completamente il quadro della situazione: il Pd, a questo punto, dovrà riconvergere su Vendola e dire addio al patto con l’Udc (dopo che il leader Pier Ferdinando Casini ha posto un veto sull’appoggio al governatore) oppure trovare in extremis un nuovo candidato da schierare in alternativa a Nichi, agganciando per i capelli l’alleanza coi moderati e i dipietristi. In ogni caso, viene a mancare la necessità di una conta interna all’assemblea (come si prefigurava) tra «primaristi» e «pattisti», conta difficile per i secondi al punto che gli stessi vertici nazionali del partito, da Bersani a D’Alema, si erano convinti nei giorni scorsi della necessità di ricorrere ai gazebo.

«È venuta giù la maschera alla minoranza del partito incosciente, che preferisce una coalizione piccola, con un candidato presidente di un altro partito, a una coalizione più ampia guidata dal Pd. È evidente - accusa Boccia - che l’assemblea di sabato non ha più un candidato presidente e sarà molto utile per capire con chi sta la minoranza, se con il Pd o con Sinistra ecologia e libertà. Forse stasera (ha detto ieri l’ormai ex candidato governatore, uscendo da Montecitorio, ndr) si comprendono meglio molte posizioni strumentali dei giorni scorsi».

Boccia si smarca, dunque, dall’alleanza che aveva già raccolto attorno a sè in Puglia e punta l’indice sulla «minoranza» del partito, dicendosi inviperito per le dichiarazioni di Grassi, Capano, Minervini e Amati: «A questo punto penso tocchi ai leader di area democratica, a partire da Franceschini, spiegare come stanno le cose». È lì, secondo i bersaniani, che si annida l’ostracismo alla candidatura indicata dal partito e che sarebbe stata ufficializzata domani, onde convincere lo stesso Boccia a misurarsi nelle primarie con chi (vendola) lo aveva sconfitto cinque anni fa.

In realtà i diretti interessati, che avevano applaudito alla linea decisa dal partito nei giorni scorsi (portare la proposta Boccia in assemblea ma preventivare l’alternativa delle primarie per il 24, al massimo il 30 gennaio), ora cadono dalle nuvole. «In luogo delle dieci domande - commenta a caldo l’assessore Fabiano Amati - ne faccio io una a Boccia: perché non dirmi, come recita il proverbio, che non è la banda che ti piace, ma che hai il figlio musicista? È un chiaro pretesto quello di Boccia, oggi non ho dichiarato alcunché».

Anche Gero Grassi si mostra meravigliato: nel pomeriggio aveva sollevato la questione delle fughe di Carra e Lusetti dal Pd verso l’Udc , accusando la segreteria nazionale di non fare nulla per curare il «disagio» interno. Insomma, fa capire, quella di Boccia appare più una scusa per sfilarsi dopo che Bersani ha aperto alle primarie, appuntamento che sinora aveva sperato di evitato consapevole di avere con sè solo mezzo partito. Sorpreso anche l’assessore Guglielmo Minervini: «Prendiamo atto del ritiro di Boccia. Rammarica che per giustificare tale scelta, comprensibilmente sofferta, abbia avvertito il bisogno di ricorrere ad argomentazioni pretestuose».

Prima dell’addio alla corsa, l’assessore regionale aveva spiegato che «qualora all’assemblea dovesse essere presentata una candidatura che matura all’interno del Pd lo troverei un fatto politico molto positivo. Se questa va nell’obiettivo dell’allargamento della coalizione, a quel punto - aveva sottolineato - considerei obbligato il percorso delle primarie».

Più duri i toni usati da Cinzia Capano, prima che cadesse l’opzione Boccia: «Ritengo Vendola più forte. Il governatore ha più possibilità di vincere. E non solo rispetto a Boccia, ma anche rispetto ad Emiliano che pure per me è un fratello. Mi spiace ma agli schematismo dalemiani non credo. Io faccio un ragionamento politico e sceglierò il candidato che considero più forte per vincere. Anche perché, come potrei chiedere ai cittadini di ridare fiducia al centrosinistra, mentre sparo a zero contro Vendola e contro il suo governo in Puglia?».

Il «caminetto» di Bersani, tra gli addii di esponenti nazionali e la rinuncia di Boccia, è stato più infuocato del previsto. Difficile prevedere se lo sarà anche l’assemblea di domani: sono annunciati sit-in «pacifici e silenziosi» dei vendoliani dinanzi allo Sheraton, dopo che il Pd ha previsto un maxi-schermo e la diretta via web sul sito del partito onde consentire la discussione a porte chiuse, ma senza segreti. Forse il patto con l’Udc perseguito da Massimo D’Alema, che presenzierà i lavori, ha trovato lo scoglio finale. E per Vendola comincia la discesa.


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ANNO ZERO - LA RIVOLTA DEGLI IMMIGRATI