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sabato 20 giugno 2009

I fatti sono sacri, e di tutti

“Il commento è libero, ma i fatti sono sacri”, è la frase di C. P. Scott che campeggia sulla pagina degli editoriali del Guardian. “I fatti sono sacri, e di tutti”, ha aggiunto il direttore del quotidiano lanciando il progetto Datastore, che ha come obiettivo trasformare i lettori del giornale in citizen journalist che producano video, articoli, grafici, inchieste. “Pubblicheremo ogni giorno”, dice il direttore Alan Rusbridger, “le statistiche e i dati che stanno dietro le notizie, e renderemo facile prenderle dal sito, in qualsiasi formato. Lo facciamo in nome della libertà di circolazione delle informazioni”.

“Non è un processo monodirezionale. Vi chiediamo di utilizzare questi dati come volete, e poi farci sapere”. Il Guardian ha lanciato anche un concorso, che mette in palio una videocamera digitale per il miglior prodotto giornalistico realizzato con i dati messi a disposizione dal giornale. Tra i primi documenti pubblicati, le statistiche sul debito pubblico Usa dal 2001 a oggi e i risultati del censimento sulla popolazione della Gran Bretagna.

Seguendo la sua nuova filosofia, il Guardian ha messo online l’intero database delle spese e dei rimborsi richiesti dai parlamentari britannici e che hanno scatenato uno dei più gravi scandali politici degli ultimi anni. Quasi diecimila pagine di dati e numeri messe a disposizione dei lettori, perché siano analizzate, esaminate e spulciate una per una.

da Internazionale

LA SINDROME DI "FINI" HA COLPITO "IO SUD"

Gianfranco Fini cambia spesso idea. Ora si è ricordato che considerava Benito
Mussolini il più grande statista del secolo. Era il 1994, sette anni prima, a Sorrento, diceva che puntava a rappresentare il fascismo del 2000…
In questi anni è stato evidentemente all’università e si è messo a studiare…. Quanto opportunismo in chi voleva cacciare gli immigrati e ora li vuole far votare; in chi andava a caccia di voti di cardinali per fare il sindaco di Roma e ora si è convertito al laicismo più deteriore; in chi difendeva le radici cristiane dell’Europa e ora si batte per l’ingresso della Turchia nell’Ue.
Davanti ai suoi che salutava al congresso di An, però, tutte queste cose non le ha dette.
Adriana Poli Bortone, è stata colpita dalla stessa sindrome: La sindrome di "FINI". Ha condiviso... responsabilita' di governo e non ha alzato una voce quando, giorno dopo giorno, si costruiva la marginalizzazione e l'umiliazione del Mezzogiorno. Poi è fuoriuscita da An per fondare un movimento di difesa delle ragioni del Mezzogiorno:
11 MAGGIO - “Un federalismo multiculturale per evitare i conflitti ed esaltare il rispetto delle diversità”. E’ quanto affermato dal presidente nazionale di IO SUD Adriana Poli Bortone a proposito del dibattito sull’immigrazione che si è riacceso dopo le dichiarazioni del presidente del Consiglio. “Il nostro pensiero – ha sottolineato il senatore – è sicuramente diverso da quello di chi si dice contrario ad un paese “multietnico” e “multiculturale”. Non si può agevolare alcuna forma di razzismo perché specialmente noi meridionali che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, dal dopoguerra in poi, il problema dell’immigrazione, sappiamo quanto sia giusto pretendere il riconoscimento della persona. Per questo siamo d’accordo con quanto affermato dal segretario nazionale della Cei, mons. Mariano Crociata che ha affermato che l’Italia multietnica e multiculturale è un valore ed esiste già di fatto”.
Ho letto ieri la notizia che IO SUD e il suo smemorato presidente Adriana Poli Bortone terrà una conferenza stampa nel comitato elettorale di via 95° R.to Fanteria n.68 a Lecce per la presentazione del movimento giovanile “Fronte del Sud”.

Si ridia la parola al Mezzogiorno d'Italia. Non bastano gli spot pubblicitari come quelli di Adriana Poli Bortone e del movimento 'Io Sud'. Faccia autocritica prima di vestire i panni di paladina del Sud.

NARDO' - UNA COPPIA SENZA CASA OCCUPA L'ALLOGGIO DI UN 70ENNE

E' successo a Nardò, dove sono dovuti intervenire i carabinieri. I coniugi avevano rotto la serratura e si erano introdotti nell'abitazione dello Iacp già regolarmente assegnata ad un pensionato.

Il dramma occupazionale affligge famiglie, spesso con figli a carico, e su di questo se ne riflette un secondo, quasi sempre collegato in maniera stretta:l’assenza di un tetto sotto il quale riunirsi. L’ennesimo episodio di occupazione abusiva di un alloggio è avvenuto a Nardò, quest’oggi, dove i carabinieri sono dovuto intervenire presso un’abitazione di proprietà dell’Istituto autonomo case popolari per far uscire una coppia di coniugi che s’era rifugiata lì dentro, senza averne però il titolo. D.C., 30enne, e la moglie S.I, di 25, il primo operaio, la seconda senza impiego, sono stati così denunciati a piede libero per occupazione abusiva e danneggiamento di edifici.

I due, infatti, dopo aver forzato la serratura della porta d’ingresso, avevano occupato l’alloggio, situato in piazza I maggio. Un appartamento peraltro già assegnato ad un pensionato di 70 anni, anch’egli di Nardò. L’uomo è così potuto rientrare nella sua abitazione, ma solo dopo l’arrivo dei militari. Nei giorni scorsi casi più o meno simili sono avvenuti a Lecce, in vari rioni popolari, fra San Pio e la 167. Non sono affatto infrequenti e spesso questi abusi, frutto della disperazione, nascono anche per l’eccessivo tempo d’attesa in vista di un’assegnazione. Un problema sociale diffuso più di quanto si sia disposti a credere, quello dell’assenza di una casa.

da LeccePrima

Ancora una volta si alza la voce dei vescovi

"Deve rispondere all'opinione pubblica".
Anche il giornale dei vescovi “diventa comunista” e chiede a Berlusconi parole chiare sulle vicende delle feste con ragazze a pagamento a Palazzo Grazioli. Lo fa con un editoriale firmato da Gianfranco Marcelli, in cui si parla senza mezzi termini di "un clima di smarrimento".

In effetti il clima di smarrimento si avverte nell’aria, la politica italiana ormai da anni non fa più il suo dovere che dovrebbe essere quello di governare i cittadini. Interessi e leggi personali hanno fatto della nostra politica un marasma che fa allontanare la gente da ciò che una volta la politica rappresentava.
Berlusconi è il Presidente del Consiglio e deve rispondere a gli interrogativi su questioni poco chiare che non solo giudici, magistrati ed avversari politici pongono.
L’opinione pubblica non può ascoltare ogni giorno le accuse e le smentite reciproche senza che si giunga ad un definitivo fine. L’Italia ha bisogno di stabilità politica, di una politica sana e seria, specie in questo periodo in cui imperversa la crisi.

Non è accettabile lasciar governare un uomo prima che risolva le sue disavventure personali, anche perché diventa ricattabile da questo o da quest’altro, in qualsiasi altro paese al mondo e per molto meno, leader politici si sono dimessi per definire pubblicamente vicende personali poco chiare che li toccavano da vicino. In Italia questo non può accadere. Perché?

Perché, i cittadini devono subire quotidianamente il gossip e le storie personali del Presidente del Consiglio piuttosto che vedersi risolvere i problemi?
L’intasamento della politica italiana ha provocato nei cittadini un’apatia nei confronti dei problemi che ha la nazione intera.
Se il Presidente del Consiglio è innocente, come lui stesso sostiene, allora non ha nulla da temere, si faccia processare ho si dimetta il gesto credo sarebbe gradito da tanti italiani.


Giovanni Greco

Perù: il gran giorno degli indigeni


Parlare di «giorno storico» è un po’ inflazionato. Ma questi sicuramente sono giorni storici per le etnie indigene del Perú che, pagando un altissimo prezzo di sangue, stanno festeggiando l’annullamento delle leggi che il presidente Alan García aveva voluto a ogni costo per «onorare» il Trattato di libero commercio (Tlc) firmato con gli Stati uniti (anche lui aveva definito «un giorno storico» quello del 14 dicembre 2007 in cui l’«amico» George W. Bush aveva firmato il Tlc).
Ieri Daysi Zapata, vice-presidente della confederazione indigena amazzonica che ha guidato la protesta, ha annunciato la fine dei blocchi dei fiumi e delle strade nei sei dipartimenti del nord che da aprile si erano dichiarati «en insurgencia». «Questo è un giorno storico per i popoli indigeni perché dimostra che le nostre richieste e battaglie erano giuste», ha detto.
La situazione era precipitata il 5 giugno quando il Congresso aveva rinviato il dibattito sulla revoca delle leggi contestate e García aveva ordinato a esercito e polizia la repressione. A Bagua, una cittadina mille km a nord della capitale, ci furono più di 50 morti, 30 indigeni e 22 poliziotti.
La decina di decreti erano stati imposti nel 2008 da García, un ex-socialdemocratico convertitosi al neo-liberismo puro e duro, in teoria per «mettere ordine» nella proprietà delle terre e nella concessione dei diritti di sfruttamento delle enormi risorse naturali - minerarie e agricole - dell’Amazzonia peruviana. In pratica quelle leggi dovevano spianare la strada alla vendita alle grandi compagnie transnazionale di 45 milioni di ettari appartenenti allo stato e alle comunità indie. Le organizzazioni indie, in cui era emersa la figura di Alberto Pizango, aveva cercato invano di farsi ascoltare ma García, un teorico dello «sviluppo» a ogni costo in un paese in cui più del 50% della popolazione è indigena e povera - e quindi dell’apertura totale delle porte alle compagnie straniere - non voleva sentire ragioni. Lui e il suo primo ministro, Yehuda Simon - un ex «socialista» - cercavano di far credere che a muovere gli indigeni fossero agenti stranieri (intanto avevano incriminato Pizango di ogni genere di reati) e che le leggi sarebbero passate. Invece no. Dopo proteste e incidenti cruenti anche nel centro di Lima, Simon ha annunciato le sue dimissioni, García (screditatissimo dopo tre anni di presidenza) è apparso in tv per fare una mezza autocritica e il Congresso, dopo un dibattito di 5 ore, ha annullato le due leggi più controverse con 82 voti contro 12.
Sono due visioni dello sviluppo antitetiche a scontrarsi. Quella dello sfruttamento senza freni delle risorse ambientali e quella delle popolazioni originarie impegnate a sostenere i diritti alla vita e all’acqua prima che al petrolio (e al rame, all’oro, all’etanolo...).
Le vicende peruviane hanno avuto anche riflessi internazionali. Il governo di Lima se l’è presa con il Nicaragua di Ortega, nella cui ambasciata Pizango si era rifugiato, per avergli concesso asilo politico. Poi con il Venezuela di Chávez e la Bolivia di Morales che avevano sostenuto le buone ragioni della rivolta indigena. García ha richiamato l’ambasciatore peruviano da La Paz dopo che Evo Morales aveva definito i massacri di Bagua come «un genocidio provocato dal libero commercio».
La guerra non finirà qui. García ci riproverà. Ma oggi per gli indigeni del Perú e non solo per loro, è un «giorno storico».


da Indymeda

Peppino ''Che'' Impastato l'anticristo


Fango sulla figura di Peppino Impastato dal nipote del boss di Cinisi, Tano Badalamenti

Sono trascorsi più di trent'anni dall'uccisione di Peppino Impastato e il nipote del boss Tano Badalamenti, sostiene oggi che il giovane attivista di Democrazia proletaria, assassinato su ordine di Cosa nostra era "un attentatore", uno che "voleva ammazzare delle persone", mettendo una bomba sulla ferrovia, "e per questo è morto".

Il nipote di Badalamenti, condannato per l'omicidio di Impastato, è Gaspare Ofria, arrestato il 22 maggio scorso per mafia dai carabinieri del Ros nell'operazione "Centopassi" http://www.guidasicilia.it/do/news/35084/operazione-centopassi. L'uomo in una intercettazione definisce Peppino Impastato "l'anticristo", uno che "era contro il sistema", e sostiene che era un attentatore, perché voleva far esplodere un treno.

Si tratta della stessa tesi (in realtà un depistaggio) che venne fatta circolare subito dopo l'omicidio. E che a distanza di vent'anni la procura ha smentito con le indagini che hanno portato sotto processo Badalamenti.
Nella conversazione registrata dal Ros, Ofria tenta di infangare l'immagine di Impastato, sostenendo pure che "era un politico, e di conseguenza anche lui era un po' sporco". E poi attacca il film "I cento passi" sostenendo che "è una grande stronzata", perché per Ofria "la maggior parte delle scene sono completamente inventate...".
Per il nipote di Badalamenti, Peppino "è adesso un fenomeno, un Che Guevara siciliano che la politica si è inventato per strumentalizzare un argomento, e prendere forza per rovesciarla contro altre persone...".
[La Siciliaweb.it]

Nuovo respingimento: 76 persone rispedite in Libia senza rumore

76 persone, tra cui pare ci fossero donne e bambini, sono state rispedite ieri a Tripoli con il supporto della guardia di finanza e costiera italiana.
Dopo avere ricevuto la notizia di una avvistamento di un barcone al largo delle acque di Lampedusa, ieri la capitaneria di porto dell'isola ha scorato lo stesso sino a tripoli trovandosi (così dicono le fonti ufficiali) in acque maltesi.

Un sorridente Schifani, presente ieri sull'isola, dà compiaciuto la notizia rassicurando (su quali basi non si sa) che non vi fossero richiedenti asilo sull'ennesima barca della speranza.

Sconcertante rilevare il carattere di normalità che i respingimenti stanno assumendo, senza più risultare notizia da prima pagina. La notizia si è appresa ieri (19/06) nel primo pomeriggio su fonte ansa ma non vede riscontro sulle edizioni on-line dei principali quotidiani.

Berlino - L'Onda occupa 2 Ministeri e il Municipio: 5 fermati

Ancora in piazza a Berlino l'Onda degli universitari e degli studenti medi. Questa mattina era prevista una conferenza dei rettori dei Lander tedeschi per discutere modi e tempi dell'applicazione del Bologna Process.Ma all'insegna della parola d'ordine Block Kmk sono state condotte una serie di occupazioni temporanee dei ministeri della Finanza, quindi quello dell'Educazione e poi del Municipio cittadino.

L'intensa settimana di mobilitazioni dell'Onda tedesca si concluderà oggi pomeriggio con una KiezParade al Mauerpark.


La cronaca della giornata

h 16.00 - Centinaia di studenti occupano il Ministero della Finanza di Berlino. Lo striscione calato dice "occupato". Chiedono milioni di euro per l`università.

h 16.20 - Viene occupato anche il Municipio dopo una 'Manif Sauvage' per le strade della città

h 17.15 - Il corteo è proseguito fino in centro città ad Alexander Platz, nodo cruciale della viabilità della città, dove è in corso un blocco alla stazione per impedire l'accesso ai binari. Ci sono almeno 5 studenti fermati.

da Infoaut

Nardò Technical Center - 106 lavoratori in cassa integrazione su 126

C'è un emergenza grave su Nardò e molti dei lavoratori della pista....sarebbe opportuno prendere una posizione decisa e ferma sulla vicenza anche in virtù di queste dichiarazioni...

Piero Manni, consigliere regionale di Rifondazione
giovedì 18 giugno 2009

NARDO' - La Regione non deve più versare denaro ad una società cheè in difficoltà e rischia di chiudere. La particolare posizione del consigliere Manni rispetto alla situazione di crisi della pista Prototipo/Ntc.
Meno di un anno fa il vicepresidente della Giunta regionale, Frisullo, inaugurava la nuova pista di collaudo della Nardò Technical Center, una società riconducibile, attraverso una società lussemburghese, alle banche
Centrobanca e Dresdner Bank (: le banche c’entrano dappertutto!).
La Nardò Tecnical Center aveva ampliato il proprio stabilimento grazie ad un finanziamento di 10 milioni di euro ottenuti dalla Regione Puglia, in cambio dell’impegno di assumere 35 persone.
Ora, c’è la crisi dell’industria automobilistica (nonostante il governo italiano abbia ampiamente foraggiato il
settore, mediante il sistema degli incentivi alla rottamazione, che è una tecnica di finanziamento camuffato) e la società lussemburghese non soltanto non sta mantenendo l’impegno delle 35 assunzioni ma sta mettendo incassa integrazione 106 dipendenti su un totale di 126.
La Regione ha già versato 5 milioni di euro, e ne deve versare altrettanti; solo che la Nardò Technical Center non ha mantenuto i propri impegni, non sappiamo se per cause di forza maggiore o per scelte aziendali (la
crisi del settore non credo proprio che fermi la ricerca), e dunque sarebbe ridicolo se la Regione continuasse a versare il denaro pubblico ad una società che sta per chiudere. Quelle risorse vengano piuttosto utilizzate per sollevare le condizioni dei cassintegrati. E per le stesse ragioni ed allo stesso modo
potrebbero essere utilizzati, come chiede la Fim Cisl, i fondi destinati all’Info-point che la Provincia di Lecce intende attivare all’interno dello stabilimento.

Danio