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giovedì 7 maggio 2009

Il 25 Aprile di Marcello Dell'Utri

Un colpo di fulmine. Il senatore Marcello Dell'Utri ha scoperto l'uomo Mussolini e confessa di trovarlo "straordinario, di grande cultura". La scoperta grazie ai diari segreti del dittatore sui quali il senatore già fondatore di Forza Italia mise le mani un paio di anni fa, in virtù dela passione per i libri antichi e della conoscenza di un notaio svizzero che li aveva in custodia. Molti storici sono scettici sull'autenticità di quelle cinque agende che vanno dal 1935 al 1939, ma Dell'Utri ha spiegato ieri - intervistato dalla web-tv di Klaus Davi - che da quella lettura "viene fuori una figura diversa da quella che ci è stata propinata dai vincitori, non era un buffone nè un ignorante e tantomeno un sanguinario. Era un uomo buono, era solona brava persona che ha fatto degli errori".
L'antico suggeritore e compagno di Berlusconi - già condannato per mafia a Palermo - è ormai un pò nell'ombra e al congresso fondativo del Popolo della Libertà è sfuggito ai riflettori. Sul ventennio ha idee decisamente all'antica, soprattutto rispetto alla <<>> del 25 Aprile scorso di Silvio Berlusconi. "Mussolini - spiega il senatore - ha perso la guerra perchè era troppo buono. Non era spietato e sanguinario come Stalin. Non è colpa sua se il fascismo diventò un orrendo regime. Sono state le sanzioni a costringerlo a trovare un accordo con Hitler che non stimava per niente, anzi temeva". Ci sono state le leggi razziali, certo, ma Dell'Utri rivela che "nei suoi diari Mussolini scrive chedovevano essere blande". Poi si passa alle opinioni personali. "I repubblichini di Salò? Secondo il senatore "erano al 100% partigiani di destra. Salò non è certo stata una bella cosa però erano esseri umani che hanno lottato al pari degli altri per la loro idealità". E poi largo all'attualità. Le veline? "Laureate e preparate politicamente sono di gran lunga più apprezzabili di alcune tele giornaliste che nonconoscono l'italiano". E la Rai. Il centrodestra deve occuparla, chiede Klaus Davi. "Perchè no - risponde Dell'Utri - anche se speriamo di non doverla occupare. Ma un pò ha ragione Gasparri, è ancora in mano alla sinistra. E non so come stia in piedi non essendo un'azienda a tutto tondo e avendo i presidenti, i direttori generali e gli amministratori delegati che vengono scelti dalla politica"

ANM: 6.000.000 PROCESSI PENDENTI, E' ALLA BANCAROTTA

Con 6 milioni e 600 mila processi pendenti tra civile e penale e risorse sempre più esigue la giustizia italiana è a "rischio bancarotta". <<>>, avverte il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara.
Quanto la situazione sia difficile lo dicono i numeri, denunciati ieri in una conferenza stampa: le pendenze civili ammontano a 5 milioni e 400 mila; quelle penali a un milione e 500 mila: per eliminarle occorrerebbero rispettivamante 16 mesi e 13 mesi di lavoro esclusivo (senza cioè che i magistrati si occupino dei nuovi procedimenti) e con un tasso di produttività altissimo. Una condizione irrealizzabile sia perchè secondo la ANM la produttività attuale << è ai limiti dell'intollerabilità >> sia per il numero elevatissimo dei nuovi procedimenti (4,5 mln nel civile) e (1,6 nel penale) ogni anno si aggiungono alla montagna dell'arretrato. L'allarme è condiviso dai rappresentanti delle altre magistrature del personale amministrativo e dell'avvocatura e che domani sarà al centro della giornata nazionale per la giustizia. Un appuntamento che per la prima volta mette a confronto tutto il settore e al quale sono stati invitati il ministro Alfano, la presidente di Confindustria Marcegaglia e il segretario della Cgil Epifani.

da il Manifesto