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giovedì 25 febbraio 2010

Lasciate che i pargoli (cristiani) vengano a me!

spazio sociale La Boje! - Mn
Goito, 20 km a nord di Mantova una giunta di centrodestra con sindaco Udc decide di mettere una barriera ideologica alle iscrizioni all’asilo comunale; il sindaco Marchetti infatti, in combutta con gli alleati padani, ha approvato il nuovo regolamento della scuola che prevede di limitarevl’iscrizione ai soli bambini provenienti da famiglie che si rifanno all’ispirazione cristiana della vita”.
Il regolamento, all’articolo 1, pone come condizione discriminante per iscrivere il figlio all’asilo l’accettazione di una sorta di preambolo religioso. Ovviamente i musulmani, gli ebrei, i testimoni di Geova. induisti, atei e agnostici sono quindi esclusi dalla possibilità di fruire del servizio. Resta da stabilire se nell’ispirazione cristiana siano comprese le coppie divorziate o le donne single che non rispecchiano la sacra famiglia evangelica.
Non si tratta uno scherzo tardivo di carnevale ma l’ennesima buffonata proposta da forze integraliste pronte a rilasciare regalìe a curie e parrocchie. Il sindaco ha anche provato a spiegare che: “pur essendo l’asilo pubblico, da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo” tutto questo giro di parole per spiegare che è un asilo comunale da anni in mano alle suore e che dall’anno scorso è
“convenzionato” con la curia di Mantova: un ottimo modo per avere un asilo privato di impronta cattolica pagato coi soldi dei cittadini indipendentemente dalla confessione religiosa.
Il partito dello scudo crociato e quello dei riti pagani del dio Po fanno quindi passi avanti rispetto al governo nazionale: se la Gelmini nella riforma dei tagli alla scuola vorrebbe il tetto del 30% di stranieri, a
Goito hanno escogitato un modo per saltare il problema senza colpo ferire; allo stesso modo se è vero che gli immigrati non conoscono la costituzione e per questo non possono essere italiani(Maroni dixit) in comune non sanno nemmeno che nella costituzione è sancita la laicità dello stato.
Una laicità quotidianamente vilipesa che in politica si riduce ad una caccia spasmodica al voto cattolico: se il Pd dove governa elargisce fondi alle scuole cattoliche(vedi ad esempio il comune di Mantova)tagliando sulle
pubbliche, il centrodestra ha gioco facile nell’andare oltre e inserire “preamboli religiosi” nel regolamento di una scuola.
Ci si può appellare all’Anci come si può fare ricorso a pressioni istituzionali perché si risolva istituzionalmente questo delirio ma prima, molto prima, bisogna rimettere il concetto stesso di laicità ai primi posti
nelle nostre vite (politiche e non) per creare un argine a queste situazioni limite che rischiano di farci annegare in un brodo di cultura integralista dove si parla di “difesa della vita” dai pulpiti e dai salotti
politici televisivi, si agita il crocefisso strumentalizzandolo per costruire una identità nazionale razzista e si mettono all’indice le scelte che non rientrano nella sfera della famiglia eterosessuale cattolica.

www.articolozero.org
da Indymedia

Haiti trema ancora

di Fabrizio Lorusso
L' altro ieri ad Haiti c'è stata una nuova scossa di grado 7 sulla scala di Richter. Il racconto di un volontario italiano.

Port-au-Prince e Haiti tremano ancora. Dopo due notti di scosse ondulatorie intorno ai 5 gradi della scala Richter abbiamo saggiamente deciso di spostare le nostre tende dal primo piano della casa alla zona giardino-parcheggio. La rivisitazione del piano «notti sicure», che prima prevedeva solamente un generale e indefinito stato di allerta mentale e l’opzione di dormire in tenda sul balcone dell’ufficio dell’Aumohd [Association des Unités Motivées pour une Haiti des Droits], implica ora un ripensamento della strategia generale.Verso mezzanotte la prima scossa che ci ha svegliato non era eccessivamente minacciosa ma qualche ora dopo la seconda ci ha fatto letteralmente sobbalzare e imprecare.

La tenda era chiusa e la cerniera introvabile, il pavimento scivolava sotto i piedi da destra e sinistra come un tapis roulant e quando sono riuscito a uccidere il dormiveglia, ad alzarmi, ad orientarmi e a uscire era ormai tutto finito, i cani abbaiavano mentre amici e vicini erano già in piedi per la strada e nei cortili. Niente di grave, solo pochi secondi, ma questa volta non posponiamo più la decisione di traslocare giù in giardino per cercare di riprendere un sonno turbato però lì almeno non ci può crollare niente in testa. Sarà la nostra nuova stanza per quest’ultima settimana, è finita l’epoca del coraggio. Mentre facciamo i bagagli un’altra bottarella di terremoto preceduta da un tuono grave e fragoroso ci riconferma la bontà della nostra scelta e ci mette addosso una leggerissima fretta.

La più grande catastrofe della storia moderna. Bilancio provvisorio dei danni del terremoto del 12 gennaio 2010, del 7,3 grado della scala Richter, su Port au Prince, capitale d’Haiti e città limitrofe, al 22 febbraio secondo la protezione civile haitiana: valutazione danni in 14 miliardi di dollari USA, morti accertati [ma molti sono ancora sotto le macerie, 222 500, il 90 per cento dei quali nella zona cittadina; 310 928 feriti; 559 dispersi; 1 milione e mezzo di persone colpite; 1 milione duecentotrentasettemila senza tetto; 509 202 sfollati; 105 369 case distrutte; 208 164 abitazioni danneggiate. Non si segnalano ancora pericoli epidemiologici nel paese anche se una trentina di ospedali della capitale non sono operativi e la stagione delle piogge è una minaccia per le precarie tendopoli installate un po’ dappertutto a Port-au-Prince e dintorni. Cuba è il paese che ha fornito più medici: sono oltre 1700 i dottori presenti ad Haiti, 1300 arrivati dopo il sisma. Si segnala anche la scarsità di latrine e servizi igienici nei campi di accoglienza degli sfollati dato che è ancora lontano l’obiettivo di avere una latrina ogni 20 abitanti.

Ronda di visite di capi di Stato. Intanto il presidente haitiano Renè Preval si trova in Messico per assistere ai meeting della Osa [Organizzazione Stati Americani] e per incontrarsi col presidente messicano Calderon. Si avvicina la data del 31 marzo in cui l’Onu discuterà i piani per la ricostruzione del paese mentre l’Unione europea annuncia un «piano Marshall» per Haiti, secondo le parole del ministro degli esteri dell’Unione, Catherine Ashton che visiterà l’isola la settimana prossima. Per ora il totale degli aiuti europei ammonta a 609 milioni di euro di cui 309 di aiuti umanitari e 300 per la ricostruzione.

Dopo Nicolas Sarkozy, presidente della Francia, anche Michelle Bachelet, sua omologa cilena, è venuta in visita ad Haiti ma senza offrire milioni come Sarkozy. Ha sfoderato più che altro discorsi di solidarietà e promesse di aiuti futuri per la fase di ricostruzione, frasi diplomatiche di cortesia e di elogio al coraggio del popolo haitiano che resiste. Anche a lei Preval ha chiesto più tende mentre al summit dei leader latino americani ha chiesto più investimenti per la riattivazione dell’industria in loco e la riduzione della dipendenza economica dagli aiuti esteri. Ha anche sottolineato come lo sviluppo futuro del paese non dovrà più centrarsi sulla capitale dove vive oltre il 20 per cento della popolazione totale quanto sul decentramento.

da Carta

La mia vicina di casa

Cleophas Adrien Dioma è nato in Burkina Faso. Vive a Parma.

Ricordo bene la prima volta che ho visto la casa dove vivo. Avevo appena ricevuto la lettera di sfratto e avevo tre mesi per trovare un nuovo appartamento. Cercare casa a Parma può essere difficile per uno straniero.

Non volevo rivolgermi alle agenzie perché sono troppo care. Così andavo in giro e quando vedevo un cartello “affittasi” segnavo il numero e chiamavo: “Ciao mi chiamo Cleo, sono africano, nero.
Ho visto l’annuncio della casa da affittare, volevo sapere se è ancora libera”. Cominciavo dicendo che ero nero e africano per evitare di vedere l’espressione stupita degli affittuari. Meglio essere chiari, anche se poi la risposta di solito era: “Mi dispiace è già affittata”.

Un giorno in Borgo Schizzati, una piccola via nel centro di Parma, ho visto un annuncio interessante. Una signora mi guardava da un balcone del palazzo probabilmente pensando: “Cosa crede? Di poter venire ad abitare vicino a noi?”. Ho cercato di sorriderle, ma niente. Mi sono allontanato pensando che non mi avrebbero mai dato la casa. E invece no: il proprietario era giovane e non gli importava se ero straniero.

Per due mesi, affacciata al balcone, la signora mi ha guardato entrare e uscire. Io la salutavo, lei non rispondeva. Poi una volta mi ha fermato per la via: “Sei tu che butti i mozziconi dalla finestra? Guarda che chiamo i vigili”. Alleluia, mi aveva parlato! “Non fumo, forse è il mio coinquilino. Gli dico di non farlo più”. Un sorriso. Da quel giorno mi saluta.

Poco tempo fa, dopo una forte nevicata, la nostra strada è stata inagibile per due giorni. Ci siamo ritrovati in strada a lamentarci del comune. Per la prima volta mi sono reso conto che per lei la via era anche mia. Poi ho cominciato a parlare con gli altri vicini. Sono tutti italiani, tranne una famiglia ghanese che vive dall’altra parte della strada. Nessuno mi guarda più come uno straniero. Ogni tanto ci ritroviamo a guardare gli sconosciuti che passano per il borgo con in mente la stessa domanda: “Che cavolo ci fanno questi qua?”. Cleophas Adrien Dioma

da Internazionale