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giovedì 4 giugno 2009

SOCIAL FORUM FIRENZE 2002



Il Firenze Social Forum, tenutosi tra il sei ed il nove novembre del 2002 e conclusosi con un corteo semplicemente mostruoso al quale partecipò, a quanto sembra, un milione di persone, richiamò l'attenzione dell'intera città che prese parte in massa sia ai lavori tenutisi alla Fortezza da Basso che al corteo finale, sfidando gli strali di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e degli altri campioni del surf sull'allarmismo i cui simpatizzanti si sfogarono, nei giorni seguenti, con la consueta e prevedibile miserabilità su usenet e forum vari.Oriana Fallaci vi mise abbondantemente del proprio, inviando al Corriere della Sera un furibondo e lunghissimo sproloquio dai contenuti eccezionalmente offensivi. Uno scritto che i molti sempre pronti a tacciare i fiorentini di "ingratitudine" hanno la curiosa tendenza a dimenticare: perché mai un essere pensante dovrebbe provare gratitudine per chi lo tratta in quel modo. Anzi, per chi viene lautamente pagato per trattarlo in quel modo.
Nonostante l'indefessa opera da menagramo -cui Oriana forniva assist continui- eseguita da imbrattacarte e politiconzoli incravattati di vario genere e specie, le giornate del SF furono tra le più esaltanti per chi scrive e per l'intera città, ospitale ed accogliente oltre ogni previsione. Rosticcieri e pizzaioli si sono a lungo fregati le mani, mentre il centrodestra fiorentino, colpevole di aver indotto a chiudere a suon di compensato e lamierini intere vie piene di negozi (almeno tre giorni di vendite perse) precipitò in un ridicolo per risollevarsi dal quale occorsero letteralmente i miracoli. Che peraltro non ci furono.
Ulteriore segno dei tempi, e del livello raggiunto dalla classe politica che ha ridotto tutti a sudditi, nessuno dei Tersite che paventavano sfracelli ebbe il buonsenso non diciamo di dimettersi, indossare il saio e recarsi a San Giovanni Rotondo a mendicare un posto come scendiletto, ma neppure quello di starsene zitto per un po'. Anzi.
Per dare maggiore incisività al suo scritto, e con indubbia coerenza, Oriana Fallaci trascorse a Firenze i giorni del Social Forum; la sua presenza in città si ridusse in parecchio lavoro in più per prefetto & soci e nella sua ulteriore e probabilmente definitiva perdita di credibilità, sancita dagli eventi e firmata dagli sfottò dell'infinità di persone che non si accontentarono più di fare come se lei non esistesse, lasciandosi andare a tutta la gamma di reazioni compresa tra la crudeltà volgare e la stilettata data con freddezza.

Voli di Stato, Berlusconi indagato - I magistrati: "Abuso d'ufficio"

ROMA - Abuso d'ufficio. E' il reato ipotizzato dalla Procura di Roma nei confronti del premier Silvio Berlusconi indagato nell'ambito nell'inchiesta sull'impiego improprio degli aerei di Stato. L'iscrizione del presidente del Consiglio è un atto dovuto, è stato puntualizzato in ambienti giudiziari, e preluderebbe al trasferimento dell'indagine al Tribunale dei Ministri.Il codice di procedura penale stabilisce, infatti, che se un'inchiesta coinvolge un esponente del governo, la procura ha l'obbligo di trasferire il relativo fascicolo entro 15 giorni.

Ora gli inquirenti dovranno verificare l'eventuale uso illegittimo dei voli istituzionali da parte del premier per accompagnare veline, personaggi dello spettacolo e amici privati a feste e cerimonie in Sardegna, a Villa Certosa. Gli accertamenti sono scattati dall'esposto presentato dal Codacons che ha chiesto alla Corte dei Conti di valutare gli eventuali danni erariali.

Il procuratore Giovanni Ferrara ha già acquisito le norme che regolano l'uso degli aerei di Stato più restrittive all'epoca del governo Prodi rispetto a quelle varate dall'esecutivo Berlusconi nel 25 luglio 2008. Non verranno svolti, invece, atti istruttori come l'acquisizione delle liste dei passeggeri dei voli o l'audizione di testimoni.

Non verrà sentito quindi il fotografo Antonello Zappadu, che ha ritratto il cantante Mariano Apicella assieme a una ballerina di flamenco mentre scende dall'aereo presidenziale con a bordo Berlusconi. Secondo il fotoreporter, quella immagine sarebbe stata scattata il 24 maggio 2008. Allora era ancora in vigore il decreto del governo Prodi, che limitava l'uso degli aeromobili di Stato "esclusivamente alle personalità e ai componenti della delegazione della missione istituzionale".

La Procura sta invece visionando il materiale fotografico che il fotoreporter sardo ha consegnato nei giorni scorsi ai carabinieri, per capire se esistano altre immagini che possano documentare l'uso disinvolto degli "aerei blu" a favore di ospiti del premier che rischierebbero anche loro di essere indagati, in concorso, per abuso d'ufficio.

Tutta la documentazione verrà poi tramessa al Tribunale dei ministri con una richiesta di approfondimento delle indagini. Ma solo qualora fosse accertato il trasporto di persone su voli istituzionali organizzati senza la presenza del premier, si potrebbe configurare il reato più grave di peculato. In caso contrario, i pm romani potrebbero chiedere una archiviazione, come già avvenuto in altri casi analoghi.

Nel 2007 la procura di Roma aveva già esaminato la normativa sugli "aerei blu". I pm chiesero l'archiviazione per l'ex vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli e l'ex ministro della giustizia Clemente Mastella del governo Prodi dopo averli indagati per aver utilizzato un volo di Stato per portare ospiti e collaboratori al Gran Premio di Monza.

"Sono nella tranquillità più assoluta perché abbiamo seguito le regole - ha affermato in serata Berlusconi, parlando in tv a Porta a porta, poco prima che fosse diffusa la notizia dell'iscrizione del premier nel registro degli indagati - si tratta di cose molto meschine perché un premier è costretto per ragioni di sicurezza ad usare voli di Stato. E se qualche volta su questi aerei c'è qualche passeggero in più non costa una lira perché l'aereo è già impiegato in quel tragitto: è questione di praticità e pragmatismo".

E' traquillo anche l'avvocato del premier Niccolò Ghedini: "Sono certo che l'inchiesta verrà archiviata. Al momento comunque non ci è stato notificato alcun provvedimento giudiziario". E ancora: "L'eventuale iscrizione del primo ministro Berlusconi sarebbe comunque un atto formale che si concluderebbe subito, dopo primi accertamenti. Ritengo che il fascicolo sarebbe archiviato come già successo per altri casi valutati dal Tribunale dei Ministri".

da La Repubblica

Torino. La Lega e Bella Ciao

Settantotto. Questi i leghisti che hanno sfilato nel quartiere Aurora contro la nuova moschea di via Urbino. Nei settantotto metteteci anche i tre o quattro fascisti della Fiamma e della Destra che si sono uniti al corteo del Carroccio. Niente male per una formazione che vanta ad ogni piè sospinto il proprio carattere “popolare”.Diverse centinaia i poliziotti, carabinieri, digos che hanno blindato il quadrilatero tra via del Fortino, via Cigna, piazza Sassari e corso Principe Oddone dove lo sparuto manipolo leghista ha fatto il suo giro.
Intorno alle otto di sera la polizia in assetto antisommossa ha proceduto alla pulizia etnica e politica dei giardini di piazza Sassari, obbligando tutti – compresi gli anziani marocchini sulle panchine e i ragazzini sulle altalene - a sgomberare la piazza. Vita dura anche per gli antirazzisti, che, come al solito, non hanno mancato di fare capolino.


Un gruppo di antirazzisti con tanto di Samba Band ha tentato di raggiungere i leghisti assiepati all’angolo tra via Cigna e via del Fortino ma è stato circondato dalla polizia e mollato solo dopo la manifestazione.
Altri antirazzisti – mobili ed imprevedibili – si sono piazzati con volantini in via Cigna attendendo il passaggio del corteo. I fogli – titolati “La sicurezza, quella vera” - sono stati accolti con favore dai passanti, sia immigrati che italiani. Un ragazzo con due pizze, alla notizia che i razzisti della Lega giravano nuovamente per il quartiere, ha detto “spazzoliamo le pizze e poi io, la mamma e la sorella torniamo in strada, a dire la loro a quelle merde”. Un anziano siciliano racconta della volta che è andato alla sede della Lega, ha preso per il colletto uno dicendo “voi, da qui, fareste meglio ad andarvene”.
Quando finalmente i leghisti si muovono la polizia non manca di piazzarsi si fronte agli antirazzisti che, continuano il volantinaggio e dicono ad alta voce la propria. Tra gli slogan più gettonati – molti in piemontese – “qui siamo tutti terroni”, “il quartiere non vi vuole” “andate a casa” “razzisti” e, riprendendo ironicamente uno dei loro hit più gettonati, “andate a lavorare, pelandroni”. Al passaggio delle bandiere fasciste un compagno intona “Soffia il vento, infuria la bufera”.
Facendo un po’ di slalom gli antirazzisti tallonano i leghisti sino a corso principe Oddone, dove la polizia “spiega” con la cortesia che sempre contraddistingue le forze del disordine statale, che è meglio che si allontanino.
Poco male. Nemmeno un quarto d’ora più tardi gli antirazzisti sbucano sul ponte della Dora in via Cigna. La polizia si piazza lesta e spinge un po’. Al passaggio dei leghisti e dei fascisti i compagni a pugno chiuso intonano “Bella ciao”.
I leghisti mostrano il dito, il capomanipolo Carossa da in escandescenze, altri fanno il segno della forca, i fasci il saluto romano.
Qualcuno grida “A piazzale Loreto c’è ancora tanto posto”.

Prossimi appuntamenti:
CinePalermo46 si trasferisce in strada.
Si comincia mercoledì 10 giugno
ai giardinetti di via Cecchi con il documentario
“Come un uomo sulla terra”.

La testimonianza dei migranti africani sopravvissuti alla traversata della Libia. Il governo di quel paese, lautamente sponsorizzato dall’Italia, gestisce lager per migranti, dove stupri, violenze e umiliazioni sono il pane quotidiano.
Dag studiava giurisprudenza ad Addis Abeba, quando la repressione lo ha obbligato a partire.
Sopravvissuto al deserto e ai gendarmi libici è arrivato a Roma, dove ha imparato l’italiano e il linguaggio del video documentario.
In “Come un uomo sulla terra” raccoglie le testimonianze di chi, come lui, è passato dall’inferno libico. Un inferno dove il ministro dell’Interno Maroni rispedisce ogni giorno uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra, dalla dittatura, dalla repressione, dalla fame.

Appuntamento alle 21,30 ai giardini via Cecchi – tra il civico 37 e il civico 41)

Di seguito il testo del volantino distribuito nel quartiere.

La sicurezza, quella vera.
Viviamo tempi difficili. La crisi morde e molti fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Il lavoro, quando c’è, è precario, pericoloso, malpagato. In tanti, in troppi, vivono l’incubo del mutuo da pagare, dei figli da mandare a scuola, degli anziani che hanno bisogno di cure ed assistenza. I paracadute sociali che nei decenni passati garantivano qualche servizio, una pensione decente, l’accesso all’istruzione, la difesa del lavoro sono stati eliminati uno ad uno. Oggi, per la prima volta da decenni, figli e figlie rischiano di avere un futuro peggiore di quello di padri e madri.
In periferia, dove non è mai stato facile vivere, la crisi strangola un po’ tutti: se i lavoratori dipendenti se la vedono brutta, non va meglio ad artigiani e commercianti. Se il salario è poco, se l’impiego c’è e non c’è, tutti guardano il centesimo e difficilmente ci scappa una pizza o un paio di scarpe nuove.
Tutti quanti, chi più chi meno, ci sentiamo poco sicuri, guardiamo al futuro con apprensione, abbiamo paura.
Chi governa questo paese, oggi la destra ieri la sinistra, ha tagliato pensioni, sanità, scuola, ha fatto leggi che condannano alla precarietà a vita, ha inventato il caporalato legale, favorito il sistema degli appalti a catena dove chi sta in fondo è poco più di uno schiavo. La spesa militare aumenta ogni anno, per le truppe che fanno la guerra, per navi da combattimento e i bombardieri F35. Con i soldi di uno solo dei cento F35 appena acquistati dal governo si pagherebbe un quartiere all’Aquila, un nuovo ospedale, la manutenzione delle linee ferroviarie per i pendolari… Tante cose utili alla vita di noi tutti, non armi per ammazzare qualcuno dall’altra parte del mondo. Come la bambina che quelli della Folgore hanno ucciso la scorsa settimana in Afganistan.
Ci portano via la vita giorno dopo giorno. Nelle fabbriche dove si lavora e si muore come nell’Ottocento: per legge chi mette a repentaglio la vita di un lavoratore facendo mancare le misure di sicurezza se la cava con una multarella.
Poi fanno leggi contro i nostri vicini di casa, quelli più poveri, quelli arrivati qua in cerca di un’opportunità di vita.
Accanto a noi vivono persone sotto ricatto, giorno dopo giorno. Sono persone che lavorano in nero, arricchiscono chi lucra sulle loro vite. In silenzio, a testa bassa, perché se lavori in nero non hai le carte e se non hai le carte diventi illegale. Chi lavora con i libretti se non accetta le condizioni dei padroni, perde il lavoro, perde anche le carte e piomba nella clandestinità, rischiando ogni giorno il CIE e l’espulsione forzata.
La propaganda razzista ci dice che gli immigrati sono i nostri nemici, che sono tutti delinquenti, violenti cattivi. Dicevano le stesse cose dei nostri padri arrivati a Torino con una valigia di cartone tenuta insieme dal filo della speranza in un avvenire migliore.
Meno di un mese fa una tunisina di 44 anni, che lavorava in Italia da 20, si è impiccata nel CIE di Roma. Era il “suo” giorno, quello della deportazione. Ha preferito morire dove aveva scelto di vivere, dove erano suo marito e i suoi figli. Vi sentite più sicuri adesso che è morta?
I senza carte sono esseri umani come noi. In tutto.
I mostri, quelli che ci stanno portando via la nostra umanità, sono i razzisti che soffiano sul fuoco della guerra tra poveri, vogliono che si combatta per le strade dei quartieri. Gli uni contro gli altri. Così il manovratore potrà continuare a fare leggi contro tutti, così i padroni del vapore potranno indisturbati e guadagnare sulla nostra pelle.

Tanti anni fa, in questa città, torinesi vecchi e nuovi si unirono, nelle fabbriche per il salario, contro i ritmi, il controllo, la gerarchia. Gli stessi si ritrovarono poi nelle periferie per le case, le scuole, i trasporti. I nostri nonni e padri, nonne e madri seppero capire che i nemici, quelli veri siedono nei consigli di amministrazione delle aziende, sui banchi del governo, tra le ville in collina.
Dopo e per molto tempo la loro vita fu più sicura, perché la sicurezza, quella vera, si conquista nella solidarietà e nel mutuo appoggio. Ronde, prigioni per migranti, pattuglie nei mari sono solo strumenti di guerra. Una guerra razzista.

Per info e contatti:
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21
fai_to @inrete.it 338 6594361

Presidio di mnassa al tribunale per la libertà dei corsisti arrestati

Oggi i corsisti Isola del Movimento di lotta per il lavoro Banchi Nuovi, MDA (B. Buozzi), MDA (ex Macello), Zona Orientale, Idea Nord, Sedile di Porto, hanno dato luogo ad una iniziativa di lotta contro le manovre delle controparti istituzionali in relazione alla vertenza per uno sbocco occupazionale stabile.
In particolare intendevamo protestare contro il venir meno degli impegni precedentemente presi per l’avvio di progetti finalizzati all’occupazione stabile e contro la vaga proposta di Agenzia di avviamento al Lavoro che abbiamo più volte denunciato essere solo una Agenzia interinale senza sbocchi occupazionali.
L’iniziativa si è tenuta all’aeroporto Capodichino per richiamare l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica sulle manovre elettorali che si stanno giocando sulla pelle dei corsisti.
Ma evidentemente il clima elettorale non doveva essere disturbato da mobilitazioni che denunciassero il clima concertativo che esiste tra forze di governo e di opposizione tanto a livello locale che a livello nazionale.
I corsisti sono stati infatti immediatamente caricati in maniera brutale dalla polizia con scene di vera e propria caccia all’uomo senza nessun preavviso e senza che vi fossero ragioni plausibili per un intervento tanto feroce.
Diversi corsisti hanno subito pestaggi che alla fine si concludevano con il fermo di 19 di essi, alcuni dei quali effettuati lontano dalla zona dell’aeroporto.
I corsisti che hanno promosso l’iniziativa di lotta hanno deciso a questo punto di trasferirsi sotto la questura dove erano stati portati i fermati.
L’indignazione per il comportamento della polizia ha portato le altri componenti del movimento dei corsisti, che avevano a loro volta programmato un'altra mobilitazione, a spostarsi anche essi sotto la questura per dare la solidarietà ai fermati e richiedere la loro liberazione. Ad essi si sono aggiunti decine di attivisti di centri sociali, collettivi universitari e comitati in difesa di salute ed ambiente impegnati nel pomeriggio in un presidio astensionista in Piazza S. Domenico cui avevano dato la loro adesione anche i corsisti di Banchi Nuovi.
Si è creato così un nutrito presidio di circa mille persone che ha espresso tutta la propria rabbia per l’atteggiamento repressivo contro le lotte in generale e contro i corsisti in particolare e ha rivendicato a gran voce la liberazione dei fermati.
Dopo momenti di forte tensione anche a causa del comportamento arrogante ed intimidatorio da parte delle forze di polizia in tenuta anti sommossa, che hanno rifiutato persino di far salire in questura gli avvocati, 16 corsisti sono stati rilasciati mentre 3 di loro sono stati trattenuti per essere processati per direttissima domani mattina 4 giugno.
A nessuno può sfuggire l’importanza e la gravità dei fatti accaduti.
Mentre proprio oggi con altri 15 arresti per la questione rifiuti si dimostra quanto fossero fondate le denunce dei movimenti contro il clima affaristico e di come non si intenda dare avvio a progetti finalizzati alla gestione alternativa dello smaltimento dei rifiuti e della tutela del territorio, si trona ad usare lo strumento repressivo contro chi da anni lotta per avere lavoro e non assistenza.
Le istituzioni attraverso questi brutali atti repressivi intendono lanciare un chiaro messaggio non solo ai corsisti ma a tutti i movimenti sociali del territorio napoletano.
Per tale motivo è importante domani mattina per dare una risposta unitaria e forte a tali intimidazioni come quella che già abbiamo dato oggi pomeriggio.
Invitiamo pertanto tutti a partecipare al presidio che si terrà davanti al tribunale di Napoli al Centro Direzionale domani mattina 4 giugno alle ore 9,00.

Libertà per i compagni arrestati!
Le lotte non si processano!
La nostra lotta non si fermerà di fronte alla repressione!

MOVIMENTI DI LOTTA PER IL LAVORO
Banchi Nuovi, MDA (B. Buozzi), MDA (ex Macello), Zona Orientale, Idea Nord, Sedile di Porto

da Indymedia

Modena: protestano i poliziotti dell'ufficio immigrazione

Modena: protestano i poliziotti dell'ufficio immigrazione

04 Giugno 2009

MODENA - Stato di agitazione all'Ufficio immigrazione della Questura di Modena e nei commissariati della provincia a partire da oggi.
Lo hanno proclamato i sindacati di polizia Siulp, Sap, Silp-Cgil e Consap, spiegando che il progetto 'Permesso di soggiorno in 45 giorni' per gli extracomunitari - che viene sperimentato a Modena come in altre 18 Questure - richiede al personale ''un ulteriore impegno oltre i limiti dell'umanamente possibile''. Al ministero dell'Interno viene chiesto l'adeguamento dell'organico dell'Ufficio (ora 32 unita') ''ai ritmi e ai carichi di lavoro dettati dalla presenza sul territorio di circa 80.000 extracomunitari''. Se non ci saranno ''segnali positivi sul rafforzamento del personale'', i sindacati di polizia terranno una manifestazione di protesta davanti alla Questura. (Agr)

BOLOGNA: APPICCATO INCENDIO CONTRO SEDE CASAPOUND

Bologna, 4 giu. - ''Questa mattina verso le 5 la sede bolognese di Casapound ha subito un attacco incendiario''. Lo rende noto il responsabile, Alessandro Vigliani il quale insieme alla sua compagna (peraltro incinta) si trovava nella sede. Fortunatamente sono riusciti a sottrarsi alle fiamme, dopo avere visto divampare l'incendio dalla parte alta della porta. ''Non vogliamo dare troppo spazio alle azioni di quattro codardi che non meritano nessun rispetto - assicura Vigliani - Vorrebbero portarci sul piano dello scontro, sul piano della vigliaccheria rispondendo dente per dente a questa azione. Ma noi nelle cose che facciamo ci mettiamo la faccia e se risposta ci sara' sicuramente potranno guardarci negli occhi perche' non e' nostra abitudine tramare nell'ombra''.