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sabato 23 gennaio 2010

Chi si ribella vota Vendola

Ribellarsi alle logiche clientelari è un dovere per chi come me vuole sgretolare le ipocrisie che alimentano il sistema perverso che spadroneggia nel meridione d’Italia. In questa fase, a poche ore dal voto, una schiera indefinita di industriali, datori di lavoro, dirigenti politici e affaristi della peggior specie, si prodiga per far valere la posizione di vantaggio ricattando la “grande proletaria” classe subalterna per imporre il voto a favore di Francesco Boccia.

Ribellarsi significa, oggi, avere ben presente la gravità delI’ora e votare Vendola invece, significa difendere quei diritti politici che altrimneti verranno spazzati via dall’Italia tutta. Oltre a perdere la speranza si può cadere nelle tenebre di un bipartitismo scollato completamente dai b isogni dei più poveri, del popolo, lontano anni luce dalle esigenze dei giovani e dei bambini. Si rischia di diventare “apolidi” o clandestini in casa propria.
Per questo voglio chiedere a chi si appresta a votare di immaginare, nel mentre si crocia e si sceglie per il candidato che dovrà guidare la coalizione di centro-sinistra, di avere di fronte a se lo sguardo fisso e ansioso dei bambini: quello sguardo ci intima di ribellarci, di prendere posizione, di fare una scelta di campo, di dare speranza, di salvare un mondo che in continua putrefazione gioca continuamente a toglierci il futuro.
Questa classe dirigente ha toppato e toccato il fondo e l’ultima spiaggia è quella di invertire l’ordine delle cose . Solo se larghe porzioni di popolo andranno a sostenere Nichi Vendola sarà possibile erigere un muro contro le macchine clientelari che sono come una lunga mano che manipola il consenso e che di volta in volta elegge i Berlusconi o i Boccia o i D’Alema di turno.
Chiedo al popolo dei democratici, di uscire allo scoperto, di ribellarsi a quetse logiche e di fare come Carlo Salvemini (quante volte lo avete citato cari amici di “COSTRUIRE INSIEME”?), di non farsi intimidire con le richieste paventate di espulsione dal partito per chi dissente, per chi non è disposto ad abbassare la testa. Il problema non è irritare questo o quel dirigente ma fare i conti con la rabbia di migliaia di giovani sempre più consapevoli della disgrazia del futuro e sempre più vogliosi di cambiare.
Per voi ribellarsi è un dovere per dare speranza ai giovani, ai bambini e per sentirsi meno in colpa.
Credere in se stessi oggi equivale a credere nel Presidente delle Puglie ; vuol dire sostenere senza se e senza ma Nichi Vendola.
Ribelliamoci ora! Prima che sia troppo tardi…..

Angelo Cleopazzo

Lecce:Tripudio di folla per il governatore Vendola al Tiziano

“IO CANDIDATO NATURALE DEL POPOLO DEMOCRATICO PUGLIESE”


“Per ognuna delle giornate di amarezza che ho vissuto, per tutte le volte che ho maledetto la politica, per la violenza ingiustificata addosso a me, essendo l’anomalia da cancellare per normalizzare la politica, per tutte le parole che mi hanno fatto male, per gli schizzi di fango che mi hanno persino fatto perdere la voglia di vivere, mi rendo conto che è valsa la pena di soffrire se stasera mi regalate questo affetto”. È un Vendola commosso, quello che apre il suo intervento nell’aula magna dell’Hotel Tiziano, nella tappa leccese del tour pro primarie, letteralmente stracolma di gente e di quel “popolo” invocato dal governatore nelle scorse settimane.

È una standing ovation al presidente quella che tributa Lecce, tra slogan, canti, urla a squarciagola, persino tra qualche critica tirata addosso con la schiettezza di chi sa di avere avanti un interlocutore non prevenuto dinanzi anche ad un logico dissenso: un abbraccio umano di volti e di attese, di speranze che si condensano nel quadro ideale della “Puglia migliore” prospettata nel 2005 e a rischio interruzione, a causa delle frastornarti e confuse logiche di palazzo. Ci sono giovani, anziani, precari, militanti, simpatizzanti, casalinghe ed associazioni, operai, rappresentanti della cultura e dell’università. C’è l’energia di una fetta di Salento e di Puglia che sembra quasi sovrapporsi (o contrapporsi, dipende come ciascuno lo vuol vedere) al freddo imposto di qualche sera prima nella stesso scenario.

“Coloro che mi hanno contrastato con l’asprezza del fuoco amico – ha proseguito Vendola – e con parole che lasciassero intendere che fosse incomprensibile il mio atteggiamento, in realtà, non hanno il difetto di non aver capito me, ma di non capire voi”. Il messaggio corre via chiaro: i calcoli dell’asse Pd-Udc, quello che è stato definito “l’inciucio”, dimostrano l’incapacità di una certa classe politica di comprendere la profondità del tessuto sociale. E al Tiziano, di vita ne scorre, tra alti e bassi, tra delusioni ed euforia: ma quel che è disarmante è il calore regalato ad un uomo e ad un presidente, disegnato dai suoi stessi alleati, come in crisi o già sconfitto. E, invece, la sorpresa è la lucidità di un leader che sembra saper toccare le corde del proprio elettorato e di coinvolgere nel suo vissuto anche i più lontani.

Vendola chiarisce di non essere mia stato “attaccato alla poltrona”: lo dichiara senza timore, rispendendo al mittente (in tal caso D’Alema, ndr) le accuse di narcisismo di chi ha provato a giocare su questo argomento: “Chiedo scusa a Massimo D’Alema, ma non potevo sciupare in una volta il mio cammino”. E sui passi indietro che il governatore avrebbe dovuto fare, secondo il parere dell’ex Ministro degli Esteri, Vendola precisa: “Per motivare questa richiesta, ho sentito in questo periodo un sostantivo e due verbi”.

Nel primo caso, si è parlato della necessità di “discontinuità”: “Quando ho ascoltato questa parola, sono stato felice che si potesse avviare finalmente un discorso serio: perché discontinuità io la intendo nella gestione da parte delle classi dirigenti del mondo sociale, spesso trattato come truppe cammellate per le campagne elettorali. Ho pensato che per discontinuità si intendesse liberare la sanità dall’influenza dei partiti. Aprire ad una nuova idea di progresso. Invece, ho scoperto che la discontinuità era un termine con un significato più breve: cioè, ero io, che dovevo sparire con un incantesimo”.

Vendola ha aperto una parentesi sulla questione “generazionale”: “D’Alema in questi giorni ci ha informati che discontinuità sta anche nel fatto che Boccia abbia dieci anni meno di me. Se è per questo, ne ha anche venti meno di D’Alema. Il dato anagrafico, dunque, non è proprio terreno da toccare”.

“Sono stati usati due verbi – ha proseguito – ossia vincere e governare. Nel primo caso, è stato riprodotto il cliché del 2005: è cambiato il mondo, tranne questo argomento. Perché si continua a pensare che un candidato non debba avere odore. Eppure abbiamo vinto le elezioni non in una regione qualsiasi, ma nella Puglia, che, per il centrodestra rappresenta quel che l’Emilia Romagna è per il centrosinistra. E non contro un avversario qualsiasi, ma contro il delfino del premier, anzi la sua protesi. E su questa nota, il giovane imprenditore Gianpi Tarantini avrà aguzzato l’udito”.

Il punto per Vendola è uno: cosa significa vincere? Per fare poi cosa? Questi sono gli argomenti che il governatore ritiene mancanti nell’alleanza che il Pd ha intrapreso con l’Udc: perché la “vittoria in sé non è un valore”. “Se fosse così – ha precisato – sarebbe normale allearsi con i clan mafiosi in Sicilia pur di governare”.

Per il presidente della Regione si vince con “un metodo”, ossia fissando una meta, avendo una bussola per il proprio cammino, senza mettere veti preventivi, perché “occorre piuttosto stanare tutti e discutere della politica con la p maiuscola”. Vendola parla anche di ciò che è stato compiuto: dalla stabilizzazione dei precari, alle rilevazioni delle diossine, con la legge che ha ridotto le emissioni dei camini dell’Ilva di Taranto e della CoperSalento di Maglie, della strutturazione dell’Arpa, dell’attenzione alle politiche sociali: “Essere rossi ed io lo sono – ha affermato – non è esibire un colore, ma un comportamento ed una coerenza. Oggi la politica ci viene a dire che non serve la poesia, il sogno. Preferisce la prosa, possibilmente grigia, forse a causa dell’ontologia del potere, che richiederebbe cinismo. Vogliono andreottizzare il mondo. Ma qui in gioco c’è un obiettivo importante che è la Puglia migliore”.

Vendola ha poi fatto un passaggio sul dominio culturale del berlusconismo: “Noi dobbiamo deberlusconizzare l’Italia, ma anche la sinistra. Questo è un paese paradossale, dove la destra fa la destra, dicendo di fare la sinistra e la sinistra non si presenta neanche. Ecco perché ripeto sempre di non odiare Berlusconi, perché se lo odio resto accecato, e io voglio vedere bene per comprendere com’è si muove questo fenomeno”.

Inevitabile il passaggio sull’ipotesi di buona parte della politica di privatizzare l’acquedotto pugliese: Vendola, da cattolico, la ritiene una “bestemmia contro Dio” e, citando le esperienze fallimentari di Arezzo e Latina, ribadisce il valore pubblico dell’acqua. “Noi – ha dichiarato – siamo e saremo sempre contro la mercificazione dei diritti” perché “il nostro laboratorio pugliese, anomalo e scandaloso, si regge su un’altra idea di sviluppo e sulla convinzione che la ricchezza economica si poggi sulla qualità della vita”.

Stesso discorso per la questione del nucleare: “Si usa a sproposito l’alibi occupazionale per giustificare lo stupro del nostro patrimonio naturale. Mai centrali nucleari in Puglia, perché abbiamo il sole e il vento. Mai al rigassificatore nel cuore di una città come Brindisi Mai piattaforme petrolifere, perché l’unico petrolio che c’interessa estrarre è il talento delle giovani generazioni”. Da qui, l’importante citazione di “Bollenti Spiriti”, il fiore all’occhiello dell’amministrazione Vendola, che in tutta la Puglia ha prodotto 170 laboratori urbani gestiti dai giovani.

Un ringraziamento particolare, Vendola lo ha tributato ai giovani del Pd presenti in sala, nonostante tutto: “A loro dico grazie e a D’Alema dico che io sono il candidato naturale del popolo democratico pugliese”. Una stoccata il presidente la riserva anche al rimpasto di giunta: “Io ho commesso certamente degli errori, ma la mia anomalia si è risolta nel fatto che appena ho percepito puzza di affarismo, ho azzerato la giunta, forse unico caso in tutta la politica”.

Vendola fa appello all’amore per la verità, alla necessità di saper ricucire da lunedì, dopo le primarie, con chi ha cercato di dividere, per ritrovare insieme un itinerario comune, quello che porta dritto a “difendere la Puglia migliore” e a cercare di farla crescere. Oltre la fatica di accettare l’anomalia, che, a ben guardare la platea, è più fatica di potere che di “popolo”.

www.lecceprima.it

Sabato 23 gennaio: manifestazione No Tav a Susa!


[Infoaut seguirà la manifestazone in diretta, aggiornando in tempo reale con interviste foto e contributi]

Ci siamo, mancano poche ore alla grande manifestazione contro i sondaggi e contro il Tav a Susa. Dopo due settimane di resistenza al piano sondaggistico, rompendo il piano di blindata tranquillità che l'Osservatorio Virano & soci stanno provando a spacciare come il passaggio attraverso il quale dimostrare che il Tav in Val Susa si può fare, il movimento No Tav si affaccia ad una nuova ed importante scadenza,
ulteriore tassello di una mobilitazione che in queste giornate insonni ed agitate ha infastidito non poco i piani di gestione della Valle orditi dall'alto, resistendo ai sondaggi/bluff venduti da una servile stampa mainstream come l'inizio dell'opera, promettendo nuove e ineludibili battaglie (che dovranno essere combattute, se Loro ne avranno la forza e il coraggio!), nella tranquillità di quello che oggi è possibile ed è giusto fare.

E' giusto e necessario opporsi ai sondaggi, e questo il movimento No Tav sta facendo. Strade e ferrovie bloccate, partecipati presidi ed assemblee popolari, affollate marce contro Tav e sondaggi. Quindi la manifestazione di domani: un'appuntamento importante, dopo il crescere della partecipazione della gente della Valle alle iniziative contro i sondaggi di Susa e Condove, ma anche della rabbia e dell'indignazione contro la militarizzazione ad opera delle forze di polizia e dell'ennesima violenza contro il territorio. Domani in piazza scenderà la Val Susa che resiste, tutti quei valligiani e quelle valligiane che vorranno ribadire e gridare il loro NO ai sondaggi e all'alta velocità, che ne dicano La Busiarda e Virano su presunta protesta di nicchia e pacificazione tramite il dialogo! Domani la Val Susa, anche con la forza dei numeri che saprà esprimere, dimostrerà il contrario! E inevitabile sarà anche il confronto tra quanto avverrà domani a Susa e la pagliacciata Si Tav di domenica al Lingotto: quanti domani saranno in Valle potranno ben accorgersi non solamente dell'enorme solco numerico che contraddistinguerà (dall'iniziativa del Lingotto) il corteo No Tav ma anche la genuinità e la dignità di migliaia di persone che, a difesa della propria terra e della propria vita, marceranno mossi dal bisogno di opporsi e resistere, e non perchè pagati per far numero in un'assemblea o perchè interessati a riempirsi le tasce attraverso la distruzione...

Il 23 gennaio sarà la Val Susa a rispondere, i valligiani e le valligiane a dover battere forte con i propri bastoni sui guardrail che rimbombano dal rumore da due settimane. Ma tante adesioni il movimento No Tav l'ha ricevute anche da tante altre realtà di lotta, che parteciperanno attraverso delegazioni o saranno comunque con il cuore e il pensiero in Val Susa: dai No Dal Molin di Vicenza ai compagni e alle compagne di Brescia, dai "dissidenti" della Cgil Piemonte (una fetta burocrate del sindacato parteciperà invece all'iniziativa Si Tav del Lingotto, insieme alle altre gialle rappresentanze sindacali...) ai No Discarica, i No Inceneritori, etc.

A Sarà dura! Per Loro!

Per raggiungere l'autoporto di Susa, luogo del concentramento dell manifestazione, fissato per le ore 14: in auto o pullman, prendere l'autostrada Torino-Bardonecchia (A32), uscire a Susa Est, seguire l'indicazione "autoporto"; in treno, prendere il treno regionale che parte da Torino Porta Nuova per Susa alle ore 11:00 o alle 12:15, per quest'ultimo orario è fissato un ritrovo collettivo dei No Tav di Torino a partire dalle ore 11:45 in stazione.


Segue l'appello del movimento No Tav d'indizione della manifestazione:

Ancora una volta sono arrivati di notte a militarizzare la valle per piantare una trivella. Botte a parte, è il copione del 2005. E la risposta popolare è stata pronta e ferma. Come allora.

In questi giorni la valle di Susa, Sangone, Area Torinese e il movimento No Tav stanno subendo una serie di attacchi orchestrati dai promotori del Tav Torino-Lione. Di fronte al tentativo di piazzare le trivelle per cominciare i sondaggi (ne sono previsti circa 90 in tutto il territorio che va da SettimoT.se a Chiomonte) tante persone si sono mobilitate in queste settimane.

E' nato il presidio Maiero-Meyer all'autoporto di Susa dove dal 9 gennaio centinaia di persone si danno il cambio giorno e notte per impedire i carotaggi. Sono state piazzate alcune trivelle in zone periferiche di Torino e cintura e per farlo sono stati impiegati centinaia di agenti di polizia che vegliano i cantieri. Alla stazione ferroviaria di Collegno per quattro giorni un presidio di attivisti ha contrastato i lavori di sondaggio. Nuovi presidi permanenti sono partiti negli ultimi giorni in valsangone (sulla provinciale tra Rivoli e Villarbasse) e nei pressi della stazione di S.Antonino per monitorare il territorio e comunicare con la popolazione.

Sabato sera mani ignote hanno appiccato il fuoco al presidio di Bruzolo disabitato in quel momento, questo attacco è un gesto intimidatorio, tipico del modo con cui la delinquenza organizzata ha operato da sempre, in Italia per intimidire la resistenza popolare contro la speculazione e la distruzione dei beni comuni. L'attacco si inserisce appieno nel clima di discriminazione vergognosa creato ad arte dai mass media contro il movimento NO TAV. Vengono nascoste le ragioni dell'opposizione e ampio spazio viene dato agli slogan dei politici che con la loro superficialità e arroganza minimizzano la portata di un movimento popolare di massa che in questi anni ha saputo con fiera determinazione impedire la truffa colossale del Tav salvando la valle di Susa da una devastazione annunciata.

Anche gli amministratori della valle, democraticamente eletti, stanno subendo affronti e tentativi di delegittimazione dalle autorità provinciali e regionali e l' Osservatorio, spacciato inizialmente come luogo di confronto tecnico, ha ormai svelato chiaramente il suo ruolo: la progettazione della nuova linea Torino-Lione. Chi ci sta otterrà in elemosina le compensazioni, gli altri sono esclusi e scavalcati: alla faccia della democrazia!

Una prima risposta a tutto ciò è stata data domenica scorsa con una fiaccolata a Bruzolo che ha visto la partecipazione di alcune migliaia di persone accorse per respingere con forza l'attacco di stampo mafioso contro il presidio.

Ma l'indignazione popolare è crescente in valle di Susa e non solo, tanta gente non ne può più di questo clima ed è disposta a dimostrarlo ancora una volta

SABATO 23 GENNAIO 2010 con una GRANDE MANIFESTAZIONE
che partirà alle ore 14 dal PRESIDIO NO TAV DI SUSA AUTOPORTO per raggiungere la città di Susa

Partecipiamo in tanti, partecipiamo tutti per ribadire ancora una volta il No al Tav (in qualsiasi forma e tracciato si presenti)

- Per respingere la campagna di sondaggi truffa
- Contro il partito trasversale degli affari che vorrebbe trasformare il nostro territorio in un enorme cantiere per almeno vent'anni
- In solidarietà alle amministrazioni comunali sotto attacco

FUORI LE MAFIE DALLA VALSUSA
I VALSUSINI NON PAGHERANNO IL "PIZZO"!
SE VUOI DIFENDERE LA TUA TERRA E IL TUO FUTURO SABATO NON PUOI MANCARE!


www.notav.eu - www.notav.info

da Infoaut

BOB MARLEY - FOREVER LOVING JAH







Questa canzone è un inno a Jah.
Lottiamo affinchè veramente si possano costruire i presupposti per un paese (l'Italia) multietnico e quindi multiculturale

BOB MARLEY - FOREVER LOVING JAH

We'll be forever loving Jah
We'll be forever loving Jah
Some they say see them walking up the street
They say we are going wrong to all the people
we meet
But we won't worry, we won't shed no tears
We found a way to cast away the fears
Forever yeah!
We'll be forever loving Jah
We'll be forever
We'll be forever loving Jah
Forever yes and forever
We'll be forever loving Jah, there'll be no end
So old man river don't dry for me
I have got a running stream of love you see
So no matter what stages, ah stages, stages
Stages they put us thru we'll never be blue
No matter what rages, ah rages, changes
Rages they put us thru, we'll
never be blue
We'll be forever yeah!
We'll be forever laving Jah
We'll be forever
We'll be forever loving Jah
Forever and ever and forever
'Cause there is no end
'Cause only a fool lean up an, lean upon
His own misunderstanding
And what has been hidden from the wise and
the prudent
Been revealed to the babe and the suckling
In every thing, in ever way I say
We'll be forever loving Jah
We'll be forever
We'll be farever loving Jah
'Cause just like a tree planted by the river
of water
That bringeth forth bringeth forth, fruits in due season
Every thing in life got it's purpose
Find it's reason in every season, forever yeah!
We'll be forever loving Jah
We'll be forever
We'll be forever loving Jah
On and on and on
We'll be forever loving Jah

BOB MARLEY - AMEREMO PER SEMPRE JAH

Ameremo Jah per sempre
Ameremo Jah per sempre
Alcuni dicono guardateli farsi avanti per la strada
Dicono che stiamo comportandoci male con tutti
quelli che incontriamo
Ma noi non ci preoccuperemo, non verseremo lacrime
Troveremo un modo per sbarazzarci delle paure
Per sempre, sì!
Ameremo Jah per sempre
Lo ameremo per sempre
Ameremo Jah per sempre
Per sempre, sì, per sempre
Ameremo Jah per sempre, non ci sarà mai fine
Cosi vecchio amico fiume non prosciugarti per me
Vedi che ho una rapida corrente d'amore che scorre
Così non importa cosa ci faranno, faranno, faranno
Qualunque cosa ci facciano non verremo mai abbattuti
Non importa quanto furore, oh furiosi cambiamenti
Del furore che ci riserveranno, noi
non verremo mai abbattuti
Noi lo ameremo per sempre, sì!
Ameremo Jah per sempre
Lo ameremo per sempre
Ameremo Jah per sempre
Per sempre, sempre, per sempre
Perché non ci sarà fine
Perché solo uno stupido può adagiarsi, adagiarsi
Sulle proprie incomprensioni
E quel che è stato nascosto al saggio e
all'avveduto
E' stato rivelato al bambino e al poppante
In ogni cosa, in ogni modo in cui parlo
Ameremo Jah per sempre
Lo ameremo per sempre
Ameremo Jah per sempre
Perché proprio come un albero piantato presso
un fiume
Che produce, produce i frutti nell'adeguata
stagione
Ogni cosa della vita ha un suo scopo
Trova il suo motivo in ogni stagione, per sempre, sì!
Ameremo Jah per sempre
Lo ameremo per sempre
Ameremo Jah per sempre
Di un amore senza fine
Ameremo Jah per sempre

No Mafia Day Rosarno 23 Gennaio 2010


Da Articolo 21, la notizia che i ragazzi di Rosarno non hanno atteso che fossero forze politiche, partiti, sindacati a guidarli. Non hanno atteso che qualcuno desse loro il “là” per intonare il loro personale urlo contro la mafia. Aspettare fino a febbraio era sembrato davvero troppo dati i gravi fatti che avevano sconvolto la cittadina calabrese e dopo l’attentato subito dalla Procura reggina. La mobilitazione doveva essere immediata e incisiva, a guidarlo dovevano essere loro, i ragazzi di Rosarno quegli stessi ragazzi che non avevano potuto srotolare lo striscione con il loro no alla mafia durante l’ultima manifestazione, quella voluta dalla cittadinanza rosarnese per far capire al mondo, all’Italia che, Rosarno non è razzista. Quello striscione che diceva: “Speriamo di poter dire un giorno: c’era una volta la mafia” non aveva motivo di esserci.
I ragazzi invece hanno bruciato tutti sul tempo e sulla scia della grande mobilitazione del 5 dicembre che ha portato in piazza San Giovanni un milione di persone, hanno deciso per l’auto-organizzazione usando anche stavolta la piattaforma di Facebook, tanto che il gruppo No Mafia day Rosarno conta al momento 4.558 iscritti, totalizzati nel giro di poco tempo, per la maggior parte ragazzi, studenti che, stando alle previsioni dovrebbero affluire in massa domani a Rosarno.

La manifestazione partirà alle ore 11.00 dalla stazione ferroviaria di Rosarno e si concluderà in piazza Valrioti (simbolo della lotta alla mafia, ucciso dalla ‘ndrangheta l’11 giugno 1980), dove è previsto un sit-in. “Tra le numerose organizzazioni e associazioni invitate- riporta la Gazzetta del Sud- hanno sinora aderito ufficialmente: daSud onlus, Calabria etnica, Gruppo Zero, Sismi, Gianluca Congiusta onlus, il cantautore Nino Forestieri (le cui canzoni saranno utilizzate come colonna sonora della manifestazione).”

Per info si può consultare la seguente pagina di Facebook

Fonte e notizia integrale da Articolo 21



da Reset-Italia

Le scelte degli haitiani

Politici, giornalisti, organismi internazionali e semplici cittadini: nonostante la paura, tutti devono agire con responsabilità. Un intervento per Internazionale dello scrittore haitiano Lyonel Trouillot.

Per molti la posta in gioco sarà il profitto. Tante persone in fuga da Haiti attraversano la frontiera e si dirigono nella Repubblica Dominicana per prendere l’aereo. Alcune compagnie hanno già aumentato il prezzo dei biglietti. La sventura degli uni fa la felicità degli altri.

Per le vittime sarà la sopravvivenza, ma anche la dignità. Mancano le case. Manca il cibo e l’acqua. Mancano le cure mediche essenziali. Ma in una situazione così difficile bisogna conservare l’umanità, non cedere alla disperazione e all’irrazionalità. Nel complesso la popolazione reagisce bene, preoccupata ma paziente. Non ha perso la sua capacità di fare di necessità virtù. Haiti ha imparato presto a convivere con la miseria e a battersi. I sopravvissuti erano già dei sopravvissuti. Adesso dovranno fare uno sforzo maggiore. Lo stanno già facendo. Organizzano comitati spontanei, allestiscono fosse comuni per seppellire i morti, cercano di scavare a mani nude per rispondere agli appelli dei vivi.

Per il governo haitiano la posta in gioco sarà meritarsi la parola “governo”. Coordinare, dirigere, orientare, non lasciare che i soccorritori facciano quello che vogliono. Non dare alla popolazione l’impressione che non ci siano leader. Il governo deve impegnarsi in questo senso. La terra ha tremato, ma il terremoto non deve distruggere lo stato o servire da pretesto per approfittare delle sue debolezze.

Per la stampa straniera sarà la scelta tra verità e sensazionalismo. Alcuni mezzi d’informazione esagerano gli episodi di saccheggio. Pochi parlano degli sforzi e della solidarietà. I giornalisti non dicono neanche che la maggior parte degli edifici che ospitavano gli uffici della pubblica amministrazione risalgono all’inizio del novecento, che la catastrofe del 12 gennaio non è colpa dello stato né del popolo haitiano.

Pensare la sopravvivenza in termini collettivi
Per gli haitiani la posta in gioco sarà affrontare il lutto con intelligenza. Ma come si fa a pensare, quando si soffre e si ha paura? Eppure sarà un elemento determinante: pensare nella paura e nella pena. Pensare nell’emergenza dell’azione. Pensare la sopravvivenza in termini collettivi. Pensare la ricostruzione in termini collettivi. Non aggiungere perdita alla perdita. Quella della sovranità, della scelta del destino collettivo, della promessa di un futuro alla base del vivere insieme. Sulle radio di Haiti si parla di questo. Un terremoto non può distruggere un paese, finché ci sarà un paese, una storia vissuta e una storia da fare.

Per ognuno si pone il problema della scelta immediata. Partire? Restare? Fare un progetto? Pensare a sé senza pensare agli altri? Pensare a sé ma anche agli altri? C’è una giovane haitiana-americana che si rifiuta di partire. C’è una francese che ha sposato un haitiano e si rifiuta di partire. C’è chi vuole noleggiare un aereo e andare via, chi è partito e non ha ancora avuto il tempo di scrivere a chi è rimasto. C’è una ragazza che non vuole più rimanere nel cortile della casa dove si sono rifugiati parenti e amici, vuole uscire e andare a dare una mano. C’è anche chi si rammarica di essere haitiano, di essere solo haitiano, senza un passaporto straniero che lo tirerebbe fuori da questa tragedia.

Per i paesi amici e per la comunità internazionale sarà una questione di aiuti e di lotte di potere. L’aiuto umanitario e la politica non si devono confondere, come spesso è successo in altre occasioni. Non bisogna decidere per gli haitiani, senza di loro. Gli interessi per la ricostruzione sono molti, a breve e a lungo termine. La catastrofe è comunque l’occasione per ripartire. Verso cosa? Verso quale paese? Quale società? Nessuno ancora può dirlo. La lotta più dura dopo la catastrofe sarà probabilmente questa: (ri)costruire in meglio un paese in grado di avere un significato e di offrire a tutti i suoi abitanti una sfera comune di vita sociale. u adr

Lyonel Trouillot è uno scrittore haitiano nato a Port-au-Prince nel 1956. In Italia ha pubblicato Bicentenario (Edizioni Lavoro 2005) e “Teresa in mille pezzi (Epoché 2008).

da Internazionale

Uganda, accettata l'offerta di Eni per i pozzi sotto il lago Albert


L'Ente nazionale idrocarburi vince la partita con la Tullow Oil per l'acquisizione dei diritti sui pozzi petroliferi del lago Albert

Il ministro dell'Energia, Hillary Onek ha reso noto ufficialmente che il governo ha deciso di avallare l'offerta di Eni per l'acquisto dei diritti dei pozzi di Heritage Oil sul lago Albert.
L'affare sulla vendita dei lotti 1 e 3A alla società di San Donato milanese era stato messo a repentaglio dal gruppo irlandese Tullow Oil che aveva cercato di impedire la manovra subito dopo un acquisto preliminare costato agli italiani 1,5 miliardi di euro. L'ipotesi che l'investimento potesse naufragare si era fatta sempre più probabile dopo che Tullow Oil aveva avanzato i diritti di prelazione sull'area. L'ultima parola spettava al governo di Kampala all'interno del quale c'erano parecchie correnti contrarie a lasciare alla Tullow Oil - che già possiede il 50 percento dei pozzi - il monopolio sul petrolio nazionale. Dopo il viaggio del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, sono aumentate le possibilità sulla vittoria finale di Eni nell'intero processo di acquisizione. Il capo della Farnesina aveva infatti giudicato positive le offerte della società col "Cane a sei zampe" e proposto all'establishment ugandese una cooperazione militare che prevedesse l'addestramento dei militari in forza alla Amisom (le truppe dell'Unione Africana in Somalia) da parte di reparti scelti dei carabinieri. Oggi la conferma che la Spa di piazzale Mattei ha ottenuto il tanto atteso veto governativo sul diritto di prelazione di Tullow.

da PeaceReporter

Condannati i poliziotti per le violenze durante il Global Forum di Napoli 2001


Dopo una lunga camera di Consiglio il Tribunale di Napoli ha condannato per sequestro di persona Carlo Solimene e Fabio Ciccimarra per i fatti avvenuti all’interno della Caserma Raniero durante le contestazioni contro il Global Forum del Ocse il 17 Marzo del 2001, insieme ad altri agenti coinvolti nelle violenze

Nonostante le sentenze precedenti per fatti analoghi come per il G8 di Genova, la storia, non quella scritta nei tribunali, ma quella che è memoria storica della città e dei movimenti ci dice che nella Caserma “Raniero”, caserma dei carabinieri nei pressi di Piazza Carlo III, venne predisposta la “camera delle torture”.I feriti vennero prelevati dagli ospedali dove erano giunti dopo le cariche. Senza alcun motivo vennero sottratti alle cure mediche e vennero condotti nella Caserma Raniero, dove subirono per ore insulti, sputi, percosse, vessazioni di ogni tipo.

Grazie al libro “Zona Rossa” che la Rete No Global produsse pochi mesi dopo, quelle violenze e quelle torture sono venute a galla, sono diventate denuncia pubblica, ed oggi a nove anni di distanza arrivano le sentenze.

Non possiamo non ricordare la “catena umana” che i poliziotti fecero intorno alla Questura di Napoli dopo che nel 2003 si avviò l’indagine per le violenze della Raniero, un senso di impunità che oggi cade davanti alle loro leggi ed al loro ordinamento giudiziario.

Non possiamo però non ricordare con altrettanto amarezza che Ciccimarra e Solimene furono promossi e nonostante le inchieste risultano ancora in servizio.

Non possiamo non ricordare che il Questore dell’epoca Nicola Izzo, oggi è uno dei principali collaboratori del capo della Polizia Manganelli, lui che dall’alto dirigeva le operazioni in Piazza Municipio in elicottero, quando quella piazza divenne una tonnara dove migliaia di persone vennero manganellate mentre la piazza veniva chiusa da tutti i lati.

Per noi non c’e’ sete di vendetta, non c’e’ risarcimento, non c’e’ gioia.

Non c’e’, almeno in questo stato di cose.

Ne tantomento può esserci una riscrittura della storia nemmeno nelle motivazioni del pm Del Gaudio che parla di “"non credo che sia stata un'azione preordinata ma un momento di follia" affermazione che non appartiene alle sue competenze, e che dovrebbe invece indagare ed accertare se i fatti sono o non sono senza entrare in valutazioni che non gli competono.

Di certo nessuna sentenza potrà però riscrivere la storia e cancellare il risultato straordinario di quel movimento che ha di fatto riaperto la partita con il comando svelandone misfatti e aberrazioni. Solo un decennio prima il Wall Street Journal poteva titolare “Abbiamo vinto!”: quel movimento ha straordinariamente dimostrato che la ribellione e l'insubordinazione costituiscono il motore di ogni società.

Centri sociali Napoletani

di Ya Basta da Indymedia