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domenica 15 agosto 2010

I canili sono pieni

“Quando l’odio diventa codardo se ne va mascherato in società e si fa chiamare giustizia” (Arthur Schnitzler)

Si sta discutendo l’esame del disegno di legge riguardante l’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a un anno.
Probabilmente i politici a giorni lo approveranno perché non ne possono fare a meno dato che i carceri stanno scoppiando dal sovraffollamento.
Ma non credo che ci fosse bisogno di una legge per applicare altre leggi, perché se la magistratura di sorveglianza applicasse le misure alternative, le galere italiane non sarebbero così stracolme.
E poi perché non dare una possibilità anche a quei detenuti che sono da tanti anni in carcere?
Ci sono uomini da più di vent’anni chiusi fra quattro mura, che fare di questi uomini?
Molti di loro sono ancora recuperabili, forse più di quelli che hanno da fare un anno e che sono dentro da pochi mesi.
Questo governo di centrodestra ha riempito i carceri di spazzatura umana per mantenere l’unica promessa elettorale del suo programma politico.
Cosa che probabilmente farà anche il prossimo governo di destra, o di sinistra se vincerà le prossime elezioni.
Sia il centrosinistra che sia il centrodestra sono d’accordo solo su una cosa: riempire i carceri come delle scatole di sardine e usare l’emergenza mafia per continuare a prendere voti e continuare a essere mafiosi.
Per sconfiggere il sovraffollamento delle galere italiane, non serve costruire nuovi carceri, basterebbe svuotarle.
E per svuotarle basterebbe cambiare le regole sociali.
Il carcere in Italia non è altro che lo specchio di fuori, dell’ingiustizia, della sofferenza, dell’emarginazione, della morte e degli avanzi della società perbene e disumana.
La riflessione di un’amica mi ha fatto amaramente sorridere:
-Mi ha fatto effetto leggere la parola “cancello aperto”, in un carcere si usa lo stesso linguaggio che si usa per gli animali.

Carmelo Musumeci
Agosto 2010

ISTRUZIONI PER RESISTERE IN UN PAESE"SOTTO COMMISSARIAMENTO VATICANO"

di Gaspare Serra
EFFETTI COLLATERALI DI UN PAESE "LAICAMENTE INGESSATO"...
“Reato” e Peccato”: quale la differenza?


Nel 1764, nell’opera “Dei delitti e delle pene”, il giurista e filosofo milanese Cesare Beccaria declarò una distinzionetemeraria per l’epoca: quella tra “peccato” e “reato” (ragion per cui l’opera fu destinata ad essere iscritta nell’indicedei "libri proibiti").Sulla scia del pensiero precursore di Thomas Hobbes (che già un secolo prima dichiarava che “se i reati son peccati…non tutti i peccati son reati”!), l'illuminista Beccaria sostené che:- mentre il “reato” consisterebbe in un danno arrecato all'intera collettività, tale per cui il responsbaile di tale attomeriterebbe di essere giudicato dalla Società nei modi e nelle forme dalla stessa stabiliti (diremmo oggi, dalla Giustiziaordinaria);- il “peccato”, invece, non sarebbe altro che un’offesa arrecata a Dio, ragion per cui il suo autore meriterebbe(almeno per chi è credente) di essere giudicato (punito o perdonato) solo da Dio.Cosa comporta tale distinzione?Inevitabile conseguenza della distinzione logica tra "reato" e "peccato" dovrebbe essere la seguente:- mentre il Diritto (la “legge positiva” o degli uomini) dovrebbe occuparsi solo dei reati (della configurazionegiuridica della fattispecie e della previsione di una apposita sanzione per gli autori di reato);
- la Religione (la “legge divina” o di Dio), invece, dovrebbe occuparsi solo dei peccati (ossia prescrivereesclusivamente alla Comunità dei propri fedeli dei canoni etico-morali di comportamento, prefigurando l'eventualepunizione divina nel caso della loro trasgressione).Perché in tale distinzione trova fondamento la “laicità dello stato” ?Presupposto di ogni ordinamento giuridico “laico” è proprio la capacità del legislatore di saper “tener distinti” lasfera religiosa da quella civile.Un esempio può facilmente dimostrarlo:- mentre i regimi teocratici islamici esprimono al meglio l'incapacità di separare il “peccato” dal “reato”,riconoscendo ancor oggi la “sharia” (ossia la legge divina islamica) come legge principale dello stato;- gli stati moderni occidentali (sorti dalla rivoluzione francese e dall’illuminismo) si sono contraddistinti per una“laicizzazione della politica” e “secolarizzazione della società”, frutto della capacità di distinzione tra la giustizia“divina” e quella “umana” (la prima competente solo a Dio, la seconda esclusivamente allo stato!).Cosa intendere per “laicità”?La laicità è uno dei principi su cui si fonda lo stato moderno (assieme a quello della “separazione dei poteri”).Per “laicità” deve intendersi:- la totale separazione tra lo stato e la Chiesa (o tra il diritto e la religione);- l'assenza d'indebite interferenze religiose nell’ambito dei poteri dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario);- e la piena autonomia delle Istituzioni pubbliche rispetto alle autorità o confessioni religiose ("libera Chiesa in liberostato", per usare il noto motto cavouriano).E’ pienamente "laico", dunque, lo stato capace:I- di mantenere un atteggiamento il più possibile "imparziale" nei confronti delle scelte spirituali individuali (dicredenti e non credenti) e delle posizioni assunte dalle varie confessioni religiose (maggioritarie o meno);II- e di aver ben chiara la differenza tra il “governare” e il “guidare spiritualmente” un Paese (ossia tra il perseguirel'interesse collettivo e il difendere posizioni ideologiche particolari a discapito dei diritti e delle libertà generali!).Cosa distingue il "laicismo" dalla "laicità"?Mentre è pacifico il significato del termine “laicità”, risulta controverso quello del termine “laicismo”.Per far un esempio:- mentre alcuni dizionari della lingua italiana (quale il De Mauro), in accordo con la definizione storica del termine,considerano il laicismo come un "sinonimo di laicità";- altri dizionari (quale lo Zingarelli), invece, considerano tali termini come "concettualmente differenti".In particolare:a- mentre il "laicismo" indicherebbe un atteggiamento più radicale (di "negazione") da parte dello stato neiconfronti delle varie confessioni religiose (e delle correlate impostazioni etiche);b- la "laicità", invece, non implicherebbe di per sé alcuna ostilità da parte dello stato nei riguardi delle religioni:- richiedendo da parte di questo una "perfetta equidistanza" nei confronti di ogni posizione etica o credo religioso- e ammettendo anche la possibilità che ogni istituzione religiosa esprima posizioni morali, politiche o sociali (almenosin quando questa non cerchi al contempo di imporle in forza di legge all'intera collettività, ossia anche a chi non lecondivida!).Perché la "laicità" è una garanzia per i cittadini?La laicità rappresenta la migliore garanzia possibile del "principio di eguaglianza" e della "libertà di culto",intesa:a- sia "in positivo", come libertà di professare qualsiasi religione;b- che "in negativo", come libertà di non professarne alcuna.Uno stato "pienamente laico", difatti:- confida nell’individuo quale "padrone di se stesso" e "libero nelle proprie scelte" (rifiutando d'imporre valori "di parte" o verità "presunte" assolute!);- condanna ogni forma di integralismo ideologico/religioso;- e difende l'autonomia delle proprie Istituzioni da ogni potere o autorità esterni.L’Italia è uno "stato laico"?In base alla Costituzione Italiana (come più volte sottolineato dalla Corte Costituzionale), la laicità:a- è un “principio supremo” dello stato italiano (quale emerge dagli art. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione);b- e non implica affatto indifferenza dello stato nei confronti del fenomeno religioso, bensì la salvaguardia dellalibertà di religione di ogni individuo nell'ambito di un regime di pluralismo confessionale e culturale.Secondo l’art. 7 della nostra Costituzione, in particolare, “lo stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprioordine, indipendenti e sovrani”.Nonostante tutto, l'effettiva portata del principio di laicità trova limitazioni stringenti sinanche nella nostra Cartacostituzionale, la quale riserva un trattamento "riservato" e "privilegiato" alla Chiesa Cattolica.Qualche esempio?I- Mentre l'art. 7 è riservato ai rapporti tra lo stato italiano e la Chiesa cattolica, solo il successivo articolo 8 regola irapporti tra lo stato e le altre confessioni religiose (in nessun articolo, inoltre, si fa minimamente cenno alla libertà direligione “in negativo”: atei ed agnostici, in pratica, non trovano formalmente alcuno spazio in Costituzione!);II- mentre l'art. 7 riconosce alla Chiesa cattolica il rango di “potere indipendente” tutelato dai Patti e dal Concordato, ilsuccessivo art. 8 regola il rapporto tra lo stato e le altre confessioni religiose sulla base di atti arbitrari e discrezionaliquali le più modeste "intese"!In tal modo, l’affermazione di una piena laicità è un traguardo ancora lontano dall’essere raggiunto, apparendopiuttosto come una meta cui faticosamente ambire.Di ciò ne sono riprova:1- sia l'atavica arretratezza della nostra legislazione, la più "illiberale" in Europa sul piano dei "diritti civili";2- sia i numerosi "privilegi economici" di cui la Chiesa beneficia a spese della fiscalità generale (ossia di tutti icontribuenti, siano essi cattolici, diversamente credenti o non credenti").Qualche esempio?Basta ricordare:1- i copiosi finanziamenti pubblici alle scuole private, in gran parte cattoliche (nonostante il dettato dell'art. 33 dellaCostituzione, secondo cui enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione solo se "senza oneri perlo Stato"!);2- lo "status privilegiato" degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole pubbliche (nominati dai vescovi ma i cuistipendi e pensioni sono erogate dallo Stato italiano!);3- l’esenzione dall’Ici non solo per le chiese ma anche per gli edifici della Chiesa adibiti a mero "uso commerciale"(provvedimento che, secondo alcune stime dell’Anci, comporta minori entrate per i Comuni nell’ordine dei 700 milionidi euro!);4- e l'8X1000 dell'Irpef, diabolicamente congeniato (a metà degli anni '80, dal fiscalista Giulio Tremonti) al fineesclusivo di favorire indebitamente la Chiesa cattolica (ripartendo il gettito non tenendo conto delle opzioni nonespresse ma solo in base alle scelte espresse, infatti, secondo gli ultimi dati ufficiali del 2003 la Chiesa cattolica habeneficiato di circa il 90% delle entrate dell'8X1000 benché solo il 35% del totale dei contribuenti abbia espressoun'opzione in suo favore!).Quali sono le principali ragioni di "debolezza" della laicità italiana?I motivi per cui il principio di laicità non è mai pienamente "attecchito" nel nostro Paese sono diversi, anche setutti correlati dalla indiscutibile influenza esercitata dalla Chiesa cattolica sulla società italiana e sulle pubblicheIstituzioni.Tra questi, in particolare possiamo citare:1- la posizione dominante assunta dalla Chiesa cattolica, giudicante:- negativamente la "visione laica" dello stato- e positivamente una "visione supina" della politica (sempre pronta a prostrarsi con reverenza dinanzi alle Veritàdella Chiesa e facilmente permeata da ogni tipo di condizionamento!);2- il predominio politico-ideologico esercitato per quasi tutta la seconda metà del XX secolo da un solo partito, la Democrazia Cristiana, esplicitamente ispirato ai principi del Cattolicesimo;3- e il ruolo prepotentemente "lobbistico" efficacemente svolto dal variegato mondo dell’associazionismocattolico (principalmente dalle Acli, dall’Azione Cattolica e dall’Agesci).Proprio l'esercizio da parte della Chiesa di una "funzione istituzionale" e di un "potere di veto" che la nostraCostituzione non le attribuisce affatto, dunque, rende bene l'idea del perché la nostra ancor giovane democrazia sitrovi di fatto “sotto commissariamento” delle gerarchie vaticane, mostrando un "assoluto immobilismo" nelrispondere alle rivendicazioni di quei "nuovi diritti" che nel frattempo si fanno sempre più strada nelle più maturedemocrazie occidentali!Qualche esempio di "indebita ingerenza" vaticana nella vita politica italiana?Essendo venuto meno il grande partito di riferimento del mondo cattolico che fu la Dc, oggi è sempre più lastessa Chiesa a "farsi partito", cercando di coprire materialmente tale vuoto di rappresentanza politica.Prove di questa tendenza, così, possono praticamente riscontrarsi in occasione di ogni scadenza elettorale.Qualche esempio?Se alle elezioni politiche del 2008 numerosi vertici della Chiesa sono “scesi in campo” in appoggio alla battagliaideologica del neonato (e precocemente abortito!) movimento politico di Giuliano Ferrara (estremo oppositore dellalegge 194 sull'aborto), alle elezioni regionali del 2010, invece, i ripetuti appelli politici della Chiesa affinché glielettori moderati tenessero conto della posizione dei partiti sui principali temi etici sono apparsi a molti osservatori unchiaro attacco politico alle candidature della "pro-abortista" Bonino nel Lazio e della "pro-pillola ru486" Bressoin Piemonte (entrambe uscite sconfitte dalle urne per una manciata di voti!).Molto criticabile, inoltre, è apparsa la dura posizione assunta dalla Chiesa riguardo al caso Eluana Englaro.Benchè sia legittimo rivolgere critiche all'azione della politica e finanche alle sentenze della magistratura, infatti, sonoapparsi quantomeno "inopportuni" gli anatemi di mons. Bagnasco (presidente della Cei), spintosi al punto didelegittimare pubblicamente:- sia la Magistratura italiana (rea di aver assecondato le pretese del padre di Eluana);- che la Presidenza della Repubblica (responsabile, invece, di aver preannunciato il rifiuto di firmare ogni eventualedecreto legge “ad personam” -o “salva-Eluana”- paventato dal governo nel tentativo disperato di vanificare gli effettidella sentenza delle S.U. della Corte di Cassazione!).Come non ricordare, infine:- il veto opposto dalla Chiesa al progetto di legge sui "Pacs" (poi divenuti "Dico") presentato dal governo Prodi?- Oppure la battaglia politica "pro-astensione" condotta dall'allora presidente della Cei, il cardinale Ruini, contro ilreferendum del 2005 sulla procreazione medicalmente assistita?- O ancora lo sproloquio sull'immigrazione pronunciato nel 1999 dall’allora arcivescovo di Bologna, GiacomoBiffi (in pieno spregio all'art. 3 della Costituzione, invitante lo stato italiano a riservare ai musulmani d'Italia untrattamento pari a quello mantenuto dai loro paesi di provenienza nei confronti dei cristiani, adottando lo strumentodella "reciprocità" come arma di pressione sull'Islam)?In conclusione...Il nostro Paese ha fin oggi fallito ogni "prova di maturità", mostrandosi incapace di farsi carico dei bisogni dellacollettività libero da ogni condizionamento di sorta che non sia il benessere generale e l'ampliamento degli "spazi dilibertà" dei cittadini.Per questa ragione non sarà mai troppo tardi il giorno in cui la politica italiana, finalmente libera da pregiudizi,saprà:I- mettere un punto fermo sulle conquiste di civiltà faticosamente ottenute negli anni ma ancora messe di sovente indiscussione (come il diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza);II- e, al contempo, mettere all'ordine del giorno il riconoscimento dei nuovi diritti e libertà già ampiamente venutia maturazione nel resto d'Europa (dalla regolamentazione della prostituzione a quella delle droghe leggere, dal pienoriconoscimento del diritto alla procreazione medicalmente assistita alla libertà individuale di scelta sul fine vita, dalriconosicmento giuridico delle coppie di fatto all'introduzione del divorzio breve, dal riconoscimento del diritto delledonne di ricorrere alla pillola del giorno dopo a un nuovo impulso nell'educazione alla sessualità dei giovani).Tutto ciò, ovviamente, senza delegare alla Cei (oggi, di fatto, "terza Camera" del Parlamento) il compito di definirel'agenda parlamentare e, se è il caso, di porre "veti incondizionati"!

Semmai dovesse arrivare, sarà proprio questo il giorno in cui l’Italia saprà dimostrare di disporre di una classepoltica all'altezza dei suoi bisogni e di non aver più paura di fare i conti col futuro...

TRATTO DAL BLOG "PANTA REI" (di Gaspare Serra)