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mercoledì 20 gennaio 2010

MASSIMO CARLOTTO - 20 GENNAIO 1976


- 20 Gennaio 1976: viene uccisa a Padova, nella sua abitazione, una studentessa di 25 anni, Margherita Magello, con cinquantanove coltellate. Massimo Carlotto, diciannove anni, studente e militante di Lotta Continua, scopre casualmente la vittima, insanguinata e morente, e si reca dai Carabinieri per raccontare il fatto; viene fermato, arrestato e imputato di omicidio.

- 15 Maggio 1978: Massimo Carlotto, dopo oltre un anno di istruttoria a seguito di tre dibattimenti (il primo termina con un'ordinanza che dispone il rifacimento delle perizie e un supplemento di istruttoria, il secondo vien interrotto per la malattia del Presidente) è assolto per insufficienza di prove dalla Corte di Assise di Padova. -

- 19 Dicembre 1979: la Corte d'Assise d'Apello di Venezia rovescia il verdetto e condanna Massimo Crlotto a diciott'anni di reclusione.

- 19 Novembre 1982: La Corte di cassazione respinge il ricorso delle difesa e conferma la condanna

- il 2 Febbraio 1985 Massimo Carlotto torna dal Messico e si costituisce alle autorità italiane. Nel corso dello stesso anno nasce il "Comitato Internazionale Giustizia per Massimo Carlotto", con sede a Padova, Roma, Parigi e Londra, che organizza una campagna di informazione e una raccolta di firme a favore della revisione del processo. Ne vengono raccolte migliaia. Il Primo firmatario in Italia è Norberto Bobbio, a livello internazionale lo scrittore Jorge Amado che nel giugno 1986, con altre decine di intellettuali, lancia dalle pagine di "Le Monde" un appello internazionale per la revisione del processo. Nel frattempo Massimo Carlotto si ammala gravemente in carcere ed inizia una nuova campagna per la sua scarcerazione.

- Febbraio 1987: scende in campo la "Federatiòn Internationale des Droits de l'Homme" che apre un'inchiesta sul caso e invia a Padova una commissione, guidata dallo stesso segretario generale, l'avvocato Patrik Baudoin. Dopo aver esaminato gli atti processuali e sentite le parti, la federazione si schiera a favore della recensione del processo.

- 12 Novembre 1987: Massimo Carlotto dopo una serie di perizie e udienze di fronte al Tribunale di Sorveglianza, ottiene il diferimento della pena per gravi motivi di salute.

- 20 Giugno 1988: i difensori, al termine di un lungo iter propedeutico di fronte alla Corte d'Appello di venezia, presentano l'istanza di revisione alla Corte di Cassazione.

- 30 Gennaio 1989: la cassazione concede la revisione del processo sulla base di tre nuove prove. Annulla la sentenza di condanna e rinvia gli atti alla Corte d'Appello di Venezia per il nuovo giudizio.

- 20 Ottobre 1989: quattro giorni prima dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, ha inizio il nuovo processo davanti alla Corte d'Assise d'Apello di Venezia. - Nel 1990, nel corso del processo, per la prima volta nella storia della giustizia italiana, la "Federaziòn Internazionale des Droits de l'Homme" invia in qualità di osservatori alcuni esperti, tra cui il capo di gabinetto della polizia scientifica di Parigi, al fine di accertare la correttezza delle indagini peritali. Ma il loro rapporto, totalmente a favore dell'imputato, non viene acquisito dalla Corte per limiti procedurali.

- 22 Dicembre 1990: dopo quattordici mesi di istruttoria dibattimentale, la Corte non emette una sentenza bensì un'ordinanza che rimette gli atti alla Corte costituzionale. Ritenendo pienamente provata una delle tre prove nuove e sostenendo, come giudizio finale, che l'imputato dovrebbe essere assolto per insufficienza di prove, la Corte dichiara di non sapere quale applicare tra il vecchio e il nuovo codice da poco in vigore.

- 05 Luglio 1991: con sentenza interpretativa pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, la Corte Costituzionale stabilisce che la Corte di Venezia avrebbe dovuto applicare al caso il nuovo codice e assolvere Massimo Carlotto con formula piena già il 22 Dicembre 1990

- 21 Febbraio 1992: tornati gli atti della Corte Costituzionale, ha inizio il secondo giudizio di fronte a una nuove Corte d'Assise d'Appello perché nel frattempo il Presidente era andato in pensione. La Corte decide di non procedere a una nuova istruttoria dibattimentale e di recuperare la precedente tramite lettura degli atti.

- 27 marzo 1992: la Corte conferma la sentenza di condanna del 1979, ribaltando le conclusioni della Corte precedente.

- 28 Marzo 1992: la Procura Generale di venezia emette l'ordine di carcerazione per l'esecuzione della pena.

- 13 Maggio 1992: dopo quarantasette giorni di carcere, Massimo Carlotto viene nuovamente scarcerato per gravi motivi di salute e gli viene concesso un anno di differimento della pena.

- 24 Novembre 1992: la Corte di Cassazione conferma la sentenza di condanna. Già dalla sera stessa si comincia a parlare di grazia "come unico strumento, correttivo ed equilibrato dei rigori della legge, in grado di chiudere il caso con giustizia e umanità". Anche in considerazione delle condizioni di salute di Carlotto, nel frattempo ulteriormente peggiorate.

- 25 Novembre 1992: dopo neanche vetiquattr'ore dalla sentenza, alcuni consiglieri comunali di Padova consegnano al Presidente della Repubblica, in occasione di una sua visita in città, un dossier sul caso. Interpellato sulla grazia nel corso di un incontro pubblico con la cittadinanza, il Presidente risponde che esaminerà con estrema attenzione il caso.

- 14 Dicembre 1992 i genitori di Massimo Carlotto presentano la domanda di grazia al Tribunale di Venezia per l'istruttoria formale.

- 1993: i comitati internazionali lanciano un appello per una raccolta di firme a favore del provvedimento. Ne raccoglieranno diciottomila in tre mesi. Primo firmatario l'ex presidente della Corte Costituzionale Ettore Gallo. In tutta Italia si organizzano iniziative, dibattiti, spettacoli; il Consiglio Comunale di Padova vota un ordine del giorno a sostegno della richiesta.

- 7 Aprile 1993: il Presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro, concede la grazia a Massimo Carlotto.

NUMERI E CURIOSITÀ DEL CASO GIUDIZIARIO PIÙ LUNGO DAL DOPOGUERRA:

- 18.000, è il numero di firme raccolte in soli tre mesi, in virtù delle quali è stata concessa la grazia a Massimo Carlotto.

- 30 Maggio 1993: è la data in cui è stata depositata presso la Corte Europea di Strasburgo, la richiesta di ricorso contro la sentenza di Cassazione che condannò Massimo colpevole in ultimo grado. A tutt'oggi la lentezza burocratica e l'altissimo costo delle spese legali fanno disperare una possibile riapertura del caso.

Massimo Carlotto è comunque il cittadino europeo che ha denunciato uno Stato per il maggior numero di violazioni, sia per quanto riguarda i diritti umani, sia per quanto riguarda il diritto alla difesa.

-140 chili è il peso raggiunto da Massimo nel periodo della detenzione, a causa del dismetabolismo cronico nato dallo stress della vita carceraria.

- 5 pacchetti di Marlboro rosse al giorno erano la media da fumatore di Massimo Carlotto in carcere.

- 11 è il numero di processi a cui è stato sottoposto.

- 86 i giudici che lo hanno giudicato

- 50 i periti che l'hanno "vivisezionato".

- 18 gli anni di odissea giudiziaria

- 2 le revisioni di processo avvenute, e conclusesi con esito opposto.

Massimo carlotto compì i suoi diciannove anni (era stato arrestato nel gennaio '76, a diciotto anni) nel carcere di Padova dove fu rinchiuso, e dove sostenne gli esami di stato per la maturita', e metà degli esami di laurea in scienze politiche.

Padova, Cuneo, Treviso, San Vittore, sono le carceri in cui ha soggiornato.

da MassimoCarlotto.it

La rivoluzione gentile delle donne pugliesi

Anche a Lecce si mobilita la Rete “Le donne pugliesi per Nichi Vendola Presidente”.


Mobilitiamoci tutte insieme per sostenere la continuità del progetto politico che la Giunta Vendola ha intrapreso in questi anni e che necessita di almeno un altro quinquennio per essere portato a compimento.

Siamo donne che operano nel tessuto sociale per lo sviluppo del territorio pugliese, attive da sempre contro lo svilimento delle pratiche democratiche.

Siamo donne che vogliamo guardare alla società e affrontare i suoi problemi con “sguardo di donna”, con la convinzione che si può costruire una comunità a misura di donne, uomini, bambini e anziani.
Associazioni, Imprese, Istituzioni, Organizzazioni Sindacali: è questo il mondo da cui proveniamo.
Abbiamo verificato in questi cinque anni la validità e l’efficacia delle politiche di sviluppo attuate dal governo Vendola, abbiamo visto la costante attenzione alla crescita della coscienza, al potenziamento della soggettività e alla partecipazione di tutte le cittadine i cittadini.
La legge per l’emersione del lavoro sommerso è stata punto di riferimento nel dibattito europeo; importanti processi di cambiamento sono stati avviati con la legge sulla trasparenza, sulle politiche sociali e sulla salute, per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; finalmente i giovani e le donne hanno avuto nel governo regionale un interlocutore attraverso i programmi destinati ai giovani per l’alta formazione e l’auto imprenditorialità e la rete capillare di servizi per la prima infanzia; c’è stata una ferma difesa dei beni comuni, come l’ambiente, il paesaggio, l’acqua e la salute pubblica, con la legge sull’amianto, la legge sull’abbattimento delle emissioni di diossina a Taranto, l’opposizione al nucleare e l’incremento della produzione di energie da fonti rinnovabili; la questione immigrazione ha ricevuto tutta l’attenzione che merita come questione centrale del nostro territorio, anche in contrasto con le attuali politiche nazionali e senza dimenticare la promozione di politiche di accoglienza; un grande lavoro è stato fatto per costruire relazioni tra i popoli del Mediterraneo e valorizzare così la posizione geopolitica della Puglia, con vantaggio per tutti.
Questi atti hanno lasciato intravedere la presenza di un disegno politico non di parte e non fazioso, la cui realizzazione non può esaurirsi in una legislatura. E' necessaria la continuità affinché i processi innovativi avviati e gli input di crescita possano agire nel tessuto socio-economico e lasciare tracce sul piano culturale.
Il nostro Presidente risponde alla richiesta di una politica trasparente, coerente, efficace, cresciuta in questi anni nel territorio e culminata nella scelta delle primarie. Attraverso quello strumento gli uomini e le donne di Puglia hanno avuto la forza di appropriarsi della propria rappresentatività al di là degli schieramenti partitici.
Non sostenendo Vendola si fermerà il nuovo vento politico che ha alimentato e attraversato la Puglia. Siamo donne che nell’operato della Giunta Vendola hanno potuto riconoscere un significativo ed efficace contrasto a quel totalitarismo sessista che ormai domina incontrastato nel paese, da quando si è instaurata la “controrivoluzione culturale delle veline”.
Donne che rifiutano la politica che sacrifica la buona amministrazione in nome di interessi di potere, poco trasparenti, e di politiche di spartizione.
Abbiamo imparato ad amare Vendola per il suo linguaggio diretto e sincero, perché ha saputo coniugare il sentimento di giustizia sociale con una buona amministrazione, fatta di concretezza.
Il nostro Presidente assumendosi la propria differenza ha dato spazio e ha reso possibile esprimere tutte le differenze.
La politica di Nichi Vendola, è la testimonianza che esiste ed è possibile un nuovo modo di far politica, quel modo che noi vogliamo non smetta di esistere. Dicono di Vendola che fa troppo il poeta, noi diciamo che tutta la politica deve imparare dalla poesia, se poesia vuol dire mantenere un legame con sé stessi, praticare la difficile arte della relazione, cercare una lingua che sappia parlare ai sentimenti di tutti, guardare alla realtà con sguardo creativo. O, come lui dice, “portare nella contesa i corpi e l’esperienza viva dei lavoratori, dei bambini, delle donne e degli uomini”.
In quella politica noi siamo in vario modo coinvolte e per questo chiediamo di sostenere la candidatura di Nichi Vedola.


Info: Irene Strazzeri: 320/8583982
Alessia Bleve: 328/7031973
mail: donnepugliesi.pernichi@virgilio.it

Rocco Palese, il candidato bocciato da Silvio per “questione estetica”


Questa è la strana storia di Rocco Palese, così come l’hanno raccontata, senza smentita per tre giorni filati, sia il “Corriere della Sera” che “La Stampa”. Raccontano i due quotidiani che Raffaele Fitto, ex governatore della Puglia, oggi ministro e, come si dice, plenipotenziario del Pdl a Bari e dintorni, abbia accompagnato e condotto Rocco Palese a Palazzo Grazioli. Non per prendere un caffè ma per accreditarlo come candidato alle prossime elezioni di marzo. Raccontano anche che Silvio Berlusconi abbia deluso Raffaele Fitto, “plenipotenziario” ma stavolta mica tanto.Racconto vuole che Berlusconi abbia guardato e ascoltato Rocco Palese e poi abbia detto no, grazie, non è il caso. Perché? “Per come si presenta e come parla”. Insomma il candidato non ha passato il “provino”. Il racconto trova anche conferme indirette: Luigi Vitale, parlamentare pugliese del Pdl riassume: “E’ stata sollevata una questione estetica”.

Rocco Palese, capogruppo Pdl alle Regione Puglia ed ex assessore al Bilancio, questa è la storia che raccontano di lui e della sua candidatura. Sorge domanda e curiosità, entrambe legittime: ma “come parla e si presenta” il candidato che inciampa e scivola sulla “questione estetica”?

http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/rocco-palese-il-candidato-bocciato-da-silvio-per-questione-estetica-209246/
da GrandeSalento.org

METALLICA - NOTHING ELSE METTERS



METALLICA - NOTHING ELSE METTERS

So close no matter how far
Couldnt be much more from the heart
Forever trusting who we are
And nothing else matters

Never opened myself this way
Life is ours, we live it our way
All these words I dont just say
And nothing else matters

Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters

Never cared for what they do
Never cared for what they know
But I know

So close no matter how far
Couldnt be much more from the heart
Forever trusting who we are
And nothing else matters

Never cared for what they do
Never cared for what they know
But I know

Never opened myself this way
Life is ours, we live it our way
All these words I dont just say
And nothing else matters

Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters

Never cared for what they say
Never cared for games they play
Never cared for what they do
Never cared for what they know
And I know

So close no matter how far
Couldnt be much more from the heart
Forever trusting who we are
No nothing else matters

METALLICA - NON IMPORTA NIENT'ALTRO

Così vicino, non importa fino a dove
non potrebbe essere molto più lontano dal cuore
dobbiamo sempre credere in chi siamo
E non importa nient'altro

Non mi sono mai aperto in questo modo
La vita è nostra, la viviamo a modo nostro
non è solo per dire tutte queste parole
E non importa nient'altro

Fidati, io cerco e trovo in te
Ogni giorno per noi è qualcosa di nuovo
Mente aperta per un modo diverso di vedere le cose
E non importa nient'altro

Non mi è mai importato di quello che fanno
Non mi è mai importato di quello che sanno
ma io so

Così vicino, non importa fino a dove
non potrebbe essere molto più lontano dal cuore
dobbiamo sempre credere in chi siamo
E non importa nient'altro

Non mi è mai importato di quello che fanno
Non mi è mai importato di quello che sanno
ma io so

Non mi sono mai aperto in questo modo
La vita è nostra, la viviamo a modo nostro
non è solo per dire tutte queste parole
E non importa nient'altro

Fidati, io cerco e trovo in te
Ogni giorno per noi è qualcosa di nuovo
Mente aperta per un modo diverso di vedere le cose
E non importa nient'altro

Non mi è mai importato di quello che dicono
Non mi è mai importato dei giochi che fanno
Non mi è mai importato di quello che fanno
Non mi è mai importato di quello che sanno
ed io so

Così vicino, non importa fino a dove
non potrebbe essere molto più lontano dal cuore
dobbiamo sempre credere in chi siamo
no, non importa nient'altro

Haiti: aiuti in divisa

Polemiche con gli Usa per aver accentrato tutta la macchina dei soccorsi. L'infaticabile lavoro dei medici

di Simone Bruno
Al settimo giorno dopo il sisma sono arrivati gli americani.
La scusa è stata la sicurezza: saccheggi, scontri e linciaggi. Come se Port Au Prince normalmente fosse un paradiso. La realtà è che, date le circostanze, la situazione è fin troppo tranquilla. Però Obama ha comunque deciso di inviare 10000 soldati, tra cui 2200 Marines e una poraerei, per sistemare le cose e ristabilire l'ordine.
Intanto non finisce la sfilata di personalità, dopo la Clinton e Ban Ki-Moon è toccato al Clinton con Chelsea. Rituale giro in elicottero per verificare i danni, al sicuro dai mali odori, incontro con la stampa in cui portano la loro solidarietà e ponte aereo per gli aiuti bloccato, per garantire la sicurezza dei VIP.

Questa volta la Francia ha protestato ufficialmente davanti all'Onu per bocca del segretario di Stato della cooperazione Alain Joyandet, per le difficoltà cheun aereo francese, che trasportava un ospedale da campo, ha avuto ad atterrare. Joyandet ha chiesto anche di precisare il ruolo Usa ad Haiti, dato che li statunitensi controllano di fatto l'aeroporto e coordinano gli aiuti.
Catherine Ashton, capo della diplomazia dell' Unione Europea è arrivata ad affermare che: "oggi ad Haiti più che di aiuti militari c'è bisogno di una maggior coordinazione per far sì che gli aiuti arrivono a chi ne ha bisogno".
Eppure i marines sono arrivati comunque.
Nessuno degli Haitiani si è accorto che un altro VIP, il presidente Preval, è partito oggi per Santo Domingo, per partecipare ad una riunione preparatoria della conferenza dei paesei donatori del prossimo 25 gennaio. Del resto nessuno lo hai mai visto in un campo profughi o alla guida dei soccorsi e ha parlato più ai mezzi di comunicazione stranieri che a quelli Haitiani.
Intanto, fuori dale istallazioni dell' ONU la folla continua ad aumentare, alcuni sono alla ricerca di un lavoro come guide, interpreti o autisti, altri invece, la maggior parte, arrivano per capire dove finiscono gli aiuti che vedeno arrivare ogni giorno in aereo.In questa situazione ci sono stati i primi tafferugli con le forze dell' ordine, finiti, per fortuna, solo con qualche ferito.
I Marines, a differenza degli aiuti umanitari, non sono rimasti in aeroporto, anzi. Sono subito entrati in azione e hanno lanciato bottiglie d'acqua dagli elicotteri sulle tendopoli. A terra li scortavano i caschi blu armati di M-16 per disperdere i terremotati e i bambini che accorevano.
Obama sembra applicare strategie geopolitiche sulle spalle dei terremotati, da una parte ha espropriato il controllo dal Paese ai cashi blu a guida Brasiliana, dall'altra guadagna consenso in casa cooperando con gli ex presidenti.

Ma mentre si fanno giochi politici e si decide chi salvare o quante razioni non distribuire, c'è chi non dorme da una settimana. Sono i dottori che: operano, aggiustano ossa, amputano estremità e sono vicini ai feriti.
Claudio è Brasiliano ma vive a New York da quattro anni, il suo indice è abbracciato da una manina, e lui sorride alla padrona. Il cartello, appiccicato con un pezzo di scotch ai piedi della brandina, recita, nome: orfana; età: circa 18 mesi. Non si sa chi sia o da dove venga, ma sorride a tutti e per il momento la sorvegliano i suoi vicini di letto. C'è un secondo foglio sulla sua brandina: "per favore, se dorme non svegliatela". "Abbiamo dovuto attaccare questo messaggio - racconta Claudio liberandosi il dito - perchè in tanti tornano a trovarla e lei deve riposare".
"Ieri è stata la prima sera che ho dormito da quando sono arrivata - racconta Jennifer, uno dei pediatri accorsi dagli Stati Uniti - non abbiamo un posto dove stare, quindi riposiamo qui con i pazienti". Sarah ha studiato con Jennifer e ha quasi 28 anni, anche se ne dimostra parecchi di meno. Quando parla di Jackson si commuove: "guarda quanto è bello quel ragazzo - dice indicando un adolescente che ricambia il saluto con un sorriso - ero lì quando non sono riusciti a salvargli la mano. Lui ha una forza incredibile e ci ringrazie perché è ancora vivo".
È ormai sera nell' ospedale da campo dell' Onu, alcuni malati si lamentano cantando una litania che li aiuta a sopportare il dolore, molti dottori si sdraiano sui sacchi a pelo ai piedi delle brandine. Altri dormono su due sedie unite, appena fuori della tenda, vicino alla amontagna delle loro valige accatastate.
Anche l'orfana senza nome si è addormentata. Ci allontaniamo senza fare troppo rumore
.

da PeaceReporter

Empoli, cartello razzista contro i cinesi in un negozio


"Voglio segnalare un grave episodio di discriminazione, attuato da un negoziante in Empoli, in zona stazione. Come ben visibile nelle foto allegate da qualche giorno fa bella mostra sulla porta di ingresso, tra il manifesto degli sconti e la placca che avverte della sorveglianza video dell'area un cartello, scritto a mano nero su bianco, che vieta l'ingresso nel negozio ai cinesi che non conoscono l'italiano. Il gesto ed il messaggio stesso sono talmente discriminanti da non poter avere alcuna giustificazione, tantomeno si può pensare di avviare una qualunque discussione rispetto ad un fatto tanto violento quanto pericoloso. La cosa che colpisce, poi, è che il messaggio è indirizzato, secondo logica, al gruppo dei "cinesi che non sanno parlare italiano": ora, la domanda -apparentemente banale quanto apparentemente banale appare il paradosso- immediata è: come è possibile che i tali "cinesi che non sanno parlare italiano" leggano ed intendano il contenuto del cartello stesso? A nostro avviso il messaggio può essere indirizzato solamente ad un altro tipo di destinatari, ad esempio quegli italiani che considerano migliore o maggiormente degno di visita un negozio che rifiuta apertamente gli stranieri.
Rimaniamo in attesa di un segnale da parte dell'amministrazione e delle associazioni, nonché una risposta civile da parte di ogni cittadino offeso nella dignità dall'episodio".

Francesco, educatore, facilitatore linguistico, operatore interculturale
da PeaceReporter

GIPI - L’opinionista dice la sua sul dibattito sorto intorno alla figura di Bettino Craxi