HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

lunedì 21 settembre 2009

DOCUMENTO FINALE APPROVATO DALL’ASSEMBLEA DI SL

E’ costituito il coordinamento nazionale di Sinistra e libertà, composto da membri in rappresentanza dei partiti fondatori e delle tante elettrici e dei tanti elettori non iscritti ad alcun partito o movimento.

Il coordinamento e composto da: Daniela Brancati, Paolo Cento, Gim Cassano, Lisa Clark, Marco Di Lello, Claudio Fava, Grazia Francescato, Umberto Guidoni, Gianni Mattioli, Gennaro Migliore, Riccardo Nencini, Mauro Palma, Michele Ragosta, Luca Robotti, Simonetta Salacone, Giuliana Sgrena, Nichi Vendola, Alessandro Zan.

All’interno del coordinamento verranno conferiti incarichi di lavoro.

Entro il 15 ottobre dovranno essere costituiti i coordinamenti regionali di Sinistra e Libertà, che potranno avere fino ad un massimo di 11 membri e scelti con gli stessi criteri.

Al fine di sostenere l’azione politica di Sinistra e Libertà, viene istituita una specifica carta di adesione del costo di 10 Euro per i giovani fino a 18 anni e 30 Euro per tutti gli altri.

Vengono istituiti 2 gruppi di lavoro (uno sul programma e l’altro su regole e partecipazione) e forum tematici inerenti le campagne già varate.

La partecipazione ai forum è libera e individuale.

I gruppi di lavoro sono costituiti da 60 membri ciascuno.

Nel mese di dicembre si terrà la Conferenza programmatica di Sinistra e Libertà.

E’ stata assunta la proposta di inserire il termine “ECOLOGIA”, in luogo dei tre simboli attualmente presenti nel semicerchio inferiore, nel simbolo di Sinistra e Libertà.

Tutte queste decisioni saranno sottoposte a verifica nella prossima conferenza programmatica di dicembre.

All’indomani delle prossime elezioni regionali si terrà il congresso fondativo di Sinistra e Libertà.

da Sinistra e Libertà

Continuano i roghi: a fuoco 3 autovetture nella notte

Lecce (salento) – Ancora roghi, ancora autovetture. Sono tre le autovetture che questa notte sono state coinvolte da un incendio. La prima alle ore 00.38 a Santa Caterina (Nardò), la seconda a Gallipoli alle ore 01.10 e la terza ad Alliste alle ore 02.50. Sono in fase di accertamento le cause dell’incendio.

Ore 00.38 Santa Caterina via Verga: un’autovettura modello Jaguar di proprietà di C.M. del 47 è stata coinvolta da un incendio. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Gallipoli che hanno domato le fiamme. Le cause sono in fase di accertamento.

Ore 01.10 Gallipoli: Un’autovettura Fiat Bravo di proprietà di P.M. nato nell’89 parcheggiata nell’area antistante la discoteca La Praja in Baia Verde a Gallipoli è stata coinvolta da un incendio Nelle immediate vicinanze di quest’ultima si trovavano altre due autovetture, una Fiat Panda e una Opel Corsa, queste venivano parzialmente coinvolte dalle fiamme. La Sala Operativa dei Vigili del Fuoco di Lecce, in attesa dell’arrivo della squadra del distaccamento di Ugento e del supporto partito dalla Sede Centrale, si attivava immediatamente contattando a mezzo telefono i proprietari della sopra citata discoteca invitando quest’ultimi a predisporre l’immediata evacuazione di tutte le restanti autovetture parcheggiate nell’area oggetto dell’intervento. I Vigili del Fuoco del distaccamento di Ugento, giunti sul posto, spegnevano le fiamme riportando in sicurezza l’intere zona. Le cause dell’incendio sono in fase di accertamento

Ore 02.50 Alliste via Perepari: Un’autovettura Fiat Punto di proprietà di M.C. veniva coinvolta da un incendio. L’immediato intervento dei Vigili del fuoco del distaccamento di Ugento ha permesso che le fiamme non si propagassero ad altre autovetture parcheggiate nelle vicinanze. Le cause dell’incendi sono in fase di accertamento.

da IlPaeseNuovo

Due milioni di euro all'Università del Salento

Due milioni di euro all’Università del Salento. Arrivano dalla Regione: il via libera è giunto l’altra mattina dalla prima commissione consiliare. «La Regione - dice Antonio Maniglio, presidente del gruppo del Pd - non abbandona le Università pugliesi e, pur dentro ad un bilancio rigido, destina 10 milioni di euro agli Atenei. L’Università di Lecce avrà un finanziamento di due milioni di euro per questi ultimi mesi del 2009 (Bari ne avrà quattro e Foggia uno); il resto delle risorse (3 milioni i euro) verrà ripartito dalla conferenza regionale dei rettori e ci sarà, pertanto, un ulteriore contributo. Questo ulteriore impegno di spesa a favore dell’ateneo salentino è coerente con quanto fatto nei mesi passati».

«Se oggi il professor Cingolani - aggiunge - annuncia l’imminente apertura del nuovo centro di nanotecnologie, con conseguente assunzione di giovani ricercatori, è proprio in virtù di un finanziamento regionale di 10 milioni di euro. L’evidenza dei fatti, pertanto, non consente smentite: mentre a Roma Berlusconi taglia, a Bari si reperiscono le risorse indispensabili per non far crollare il sistema universitario pugliese e, addirittura, per qualificarlo ulteriormente». Maniglio poi fa riferimento alla presa di posizione del rettore Domenico Laforgia che, «estraneo a qualsiasi logica politica, ha espresso pubblicamente il proprio dissenso verso una scelta che penalizza l’intero Ateneo. Certo è sorprendente - conclude il presidente del gruppo del Pd - che i tanti parlamentari e consiglieri regionali del Pdl, nonchè il neo presidente della Provincia, non abbiano trovato il tempo per esprimere una qualche opinione e, magari, attivarsi per trovare qualche soluzione riparatrice».

«Prendiamo atto - conclude il presidente del gruppo del Pd alla Regione - che non si vuole disturbare il ministro Gelmini che, al contrario, sta arrecando danni continui alla scuola e all’Università, visto che l’unica pratica che esercita è quella dei tagli dei docenti e dei precari e delle risorse. Ma la Regione Puglia non abbandona le università pugliesi e - come detto - pur dentro a un bilancio rigido, destina 10 milioni di euro agli atenei».

da Lagazzettadelmezzogiorno.it

VENDOLA CONTRO TUTTI: SI RICANDIDA ANCHE SENZA PRIMARIE

Il governatore uscente torna dall’Assemblea nazionale di Sl, convinto di voler essere il candidato alle prossime regionali: ma se il Pd tituba ancora, Nichi Vendola ormai è pronto ad andare da solo

BARI - Da Bagnoli con furore. Vendola torna dall’Assemblea Nazionale di Sinistra e Libertà, svoltasi ieri, in cui si è costituito il coordinamento nazionale del partito, con le idee ben chiare sul proprio futuro politico. Mentre, infatti, i dalemiani di Puglia carezzano l’idea non più tanto velata di riassumere la leadership del centrosinistra regionale, escludendo la ricandidatura del governatore uscente, Vendola lancia un segnale forte e chiaro, che rimanda al mittente ogni ipotesi di passo indietro. Lui sarà della partita elettorale di marzo, con o senza il centrosinistra compatto.

“Mi ricandido” ha precisato ancora una volta. “Con o senza le primarie di coalizione” ha poi aggiunto. Vendola non ci sta a lasciarsi scavare la fossa dai suoi stessi alleati, e dopo aver preannunciato dinanzi alle titubanze dei centristi del Pd e alle minacce di rottura del candidato in pectore del leader Massimo, Francesco Boccia, la propria disponibilità a rimettere in gioco la ricandidatura, attraverso il meccanismo di popolo delle primarie, torna a far la voce grossa, dinanzi all’ennesima dimostrazione di freddezza dei suoi “oppositori interni”.

Ma questa nuova mossa di Vendola è destinata a far nascere nuovi scenari: il governatore in carica, dopo quanto accaduto con le recenti inchieste, dopo il rimpasto di giunta e qualche problema nell’attrarre nuove alleanze di coalizione, ha ben inteso che il centrosinistra è frammentato sul suo nome e che rischia di non avere l’appoggio compatto che sperava di ricevere; le opzioni sarebbero due: quella di farsi da parte, cedendo il passo, ad un candidato più vicino alla cultura centrista e in grado di inglobare i consensi e i favori dell’Udc di Casini, ma anche della stessa Idv; ma, in questo caso, Vendola non farebbe altro che ammettere in maniera evidente il fallimento del proprio governo regionale, in controtendenza con quanto egli stesso ritiene e con quanto hanno finora dichiarato i suoi alleati, che hanno riconosciuto sempre il “buon governo” dello stesso; non si comprenderebbe, dunque, come mai se un presidente ben governa a parere della coalizione che lo sostiene, la stessa poi decida di non ricandidarlo. Proprio in virtù di questo ragionamento, Vendola starebbe valutando una seconda ipotesi non più tanto remota: se il centrosinistra confermerà l’intenzione di non appoggiarlo, il presidente della Regione correrà in solitaria, con una propria lista e con il sostegno di quanti ci staranno. Una scelta, che probabilmente alla fine manderà al tappeto il centrosinistra e riconsegnerà la Puglia al centrodestra dell’avversario, Raffaele Fitto, ma che, ad un certo punto, si caratterizza come un’esigenza politica di non lasciarsi schiacciare da quanti, sfruttando le inchieste di Bari, vogliono minarne il consenso.

Del resto, i tempi per operare scelte definitive stringono e pare persino improbabile poter attendere la fine del congresso del Pd, per approdare ad una risposta efficace sulla candidatura unitaria con interlocutori diretti, vista l’imminenza delle regionali di marzo: certo, se si affermasse in Puglia la linea di Sergio Blasi o dello stesso Michele Emiliano alla segreteria, per Vendola la situazione potrebbe solo migliorare e trovare importanti conferme. Sul sindaco di Bari, si fanno peraltro crescenti le voci che lo vedrebbero intenzionato ad uscire dal Pd, per realizzare un movimento autonomo allargato ai moderati (interlocutore principe sarebbe il movimento “Io Sud” della Poli Bortone) e ad esponenti delusi del centrodestra. Insomma, le fibrillazioni non mancano e il rischio del collasso della coalizione non sembra un’ipotesi priva di fondamento.

Dall’altra parte, il centrodestra si sfrega le mani, pur senza aver scelto ancora un candidato, prospettando sempre più chiaramente un ritorno al governo regionale, e con l’eventualità di poter vincere a mani basse, senza la necessità di pescare una figura particolarmente autorevole per sottrarre la regione ad un centrosinistra, diviso ed ancora senza un’idea politica sul proprio futuro. E se Vendola si rende conto di essere stato individuato come capro espiatorio del centrosinistra “degli scandali” (così come ribattezzato dal Pdl), d’altro canto sa di essere determinante per la vittoria della sua coalizione: il gioco politico è chiaro… se qualcuno nel centrosinistra e nel Pd in particolare preferisce affossarlo politicamente, il governatore ha già il proprio piano per ricambiare i quasi ex alleati con la stessa moneta. Per la serie, “muoia Sansone con tutti i Filistei”.

di Mauro Bortone da LeccePrima

La Puglia ricorda i caduti di Cefalonia

Cefalonia. “Il Consiglio regionale della Puglia e l’Associazione dei Consiglieri regionali ricordano i militari italiani vittime, nel tragico settembre 1943, della feroce rappresaglia nazista, nella guerra voluta dal fascismo”. È l’iscrizione sulla lapide che sarà scoperta mercoledì 23 settembre nel Museo di Argostoli, dedicato ai connazionali protagonisti della prima coraggiosa resistenza dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Dal 22 al 24 settembre, una delegazione della Presidenza del Consiglio regionale pugliese e dell’associazione che riunisce i consiglieri in carica e quelli delle passate legislature sarà in missione ufficiale a Cefalonia.

Renderanno omaggio e ricorderanno gli ufficiali e i soldati della divisione Acqui, i marinai, i finanzieri e i carabinieri caduti sull’isola ionica combattendo contro i reparti di due divisioni scelte dell’esercito tedesco. Ai 1300 italiani periti nei combattimenti, si aggiunsero altri 5mila, fucilati nelle esecuzioni sommarie ordinate da Berlino. Tra loro, il gen. Gandin e quasi tutti gli ufficiali. Ulteriori perdite si dovettero all’affondamento di alcune delle imbarcazioni che trasportavano nei Balcani i prigionieri destinati all’internamento in Germania.
Mercoledì 23, la giornata comincerà con la deposizione di una corona al monumento ai caduti, alle 10,30. Dalla spiaggia di Argostoli la delegazione pugliese raggiungerà il museo, nel centro storico del capoluogo di Cefalonia. Alle 11.30, il consigliere regionale Gianmario Zaccagnino e il sen. Angelo Rossi terranno discorsi commemorativi alla presenza delle autorità locali. Con loro, il presidente dell‘associazione Consiglieri, Giuseppe Abbati e Luigi Ferlicchia dell’Ufficio di Presidenza.

da CorriereSalentino

Dopo le nostre denunce, le critiche dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite, della Chiesa, del Consiglio d'Europa e in misura più timida, della Commissione europea, dopo le denunce dell' Alto commissario per i diritti umani dell'Onu e di Amnesty International, dopo le interrogazioni parlamentari, le indagini aperte dalle procure di Agrigento e Siracusa, l'esposto alla Commissione europea presentato dall'Asgi e il ricorso depositato alla Corte europea da 24 respinti, adesso anche Human Rights Watch dice la sua. Con un rapporto uscito oggi. 91 interviste a rifugiati transitati dalla Libia, e una missione a Tripoli, per condannare, ancora una volta, i respingimenti verso la Libia come illegali. Ecco il comunicato stampa di Hrw. Il rapporto si può scaricare on line, in inglese.
ROMA - L'Italia intercetta migranti e richiedenti asilo africani sui barconi, manca di valutare se possano considerarsi rifugiati o siano bisognosi di protezione, e li respinge con la forza in Libia, dove in molti sono detenuti in condizioni inumane e degradanti e vengono sottoposti ad abusi. È quanto afferma Human Rights Watch in un rapporto uscito oggi. Il rapporto di 92 pagine, "Scacciati e schiacciati: l'Italia e il respingimento di migranti e richiedenti asilo, la Libia e il maltrattamento di migranti e richiedenti asilo," esamina il trattamento di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Libia attraverso gli occhi di coloro che sono riusciti ad andarsene e si trovano ora in Italia o a Malta. Il rapporto documenta anche la pratica dell'Italia di intercettare barconi pieni di migranti in alto mare e respingerli in Libia senza le verifiche dovute.

"La realtà è che l'Italia sta rimandando questi individui incontro ad abusi," ha detto Bill Frelick, direttore delle politiche per rifugiati ad Human Rights Watch, e autore del rapporto. "I migranti che sono stati detenuti in Libia riferiscono, categoricamente, di trattamenti brutali, condizioni di sovraffollamento ed igiene precaria".

Le motovedette italiane rimorchiano barconi di migranti in acque internazionali senza stabilire se alcuni di essi potrebbero essere rifugiati, malati o feriti, donne incinte, minori non accompagnati, vittime di traffico o di altre forme di violenza contro le donne. Gli italiani usano la forza nel trasferire i migranti dai barconi su imbarcazioni libiche o li riportano direttamente in Libia, dove le autorità li imprigionano immediatamente. Alcune delle operazioni sono coordinate da Frontex, l'agenzia dell'Ue per il controllo delle frontiere esterne.

La politica dell'Italia costituisce un'aperta violazione dell'obbligo di non commettere refoulement - il rinvio di individui con la forza verso luoghi dove la loro vita o libertà è minacciata o dove rischierebbero la tortura o un trattamento inumano o degradante.

"Scacciati e schiacciati" si basa su 91 interviste con migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e a Malta, condotte principalmente nel maggio 2009, ed un'intervista telefonica con un migrante detenuto in Libia. Human Rights Watch ha visitato la Libia in aprile ed ha incontrato funzionari governativi, ma le autorità libiche non hanno permesso all'organizzazione di intervistare i migranti in condizioni di riservatezza. Le autorità, inoltre, non hanno permesso ad Human Rights Watch, nonostante le ripetute richieste, di visitare alcun centro di detenzione per migranti in Libia.

"L'Italia vìola i propri doveri legali con il rinvio sommario di migranti in Libia" ha detto Frelick. "L'Ue dovrebbe esigere che l'Italia rispetti i propri doveri ponendo termine a tali rinvii verso la Libia. Altri stati membri dell'Ue dovrebbero rifiutare di prendere parte ad operazioni di Frontex che sfociano in rinvii di migranti ed abusi."

"Daniel," un Eritreo di 26 anni intervistato in Sicilia, ha riferito ad Human Rights Watch cosa è accaduto dopo che le autorità maltesi hanno intercettato la barca su cui viaggiava e l'hanno trainata verso un'imbarcazione libica, la quale ha riportato il suo gruppo in Libia (per leggere il racconto complete di Daniel, si prega di visitare: http://www.hrw.org/en/node/85530 ):

"Eravamo veramente stanchi e disidratati quando arrivammo in Libia. Io pensai: "Se mi picchiano, non sentirò niente." Quando arrivammo non c'erano dottori, nessun aiuto, solo polizia militare. Iniziarono a prenderci a pugni. Ci dicevano, "Credevate di andare in Italia, eh?". Ci prendevano in giro. Eravamo assetati e loro ci picchiavano con bastoni e ci tiravano calci. Per circa un'ora picchiarono tutti quelli che erano sulla barca."

Furono portati alla prigione di Misratah in un camion affollato e privo d'aria, e malmenati nuovamente al loro arrivo:

"Ci trattarono male a Misurata. C'erano Eritrei, Etiopi, Sudanesi, ed alcuni Somali. Le stanze non erano pulite. Ci concedevano solo mezz'ora d'aria al giorno e l'unico motivo per cui ci facevano uscire era per contarci. Ci sedevamo al sole. Chiunque parlasse veniva colpito. Mi colpivano con un tubo di plastica nero".

L'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati adesso può entrare a Misurata, e alcune organizzazioni libiche vi prestano servizi umanitari. Manca tuttavia un accordo formale, e con esso una garanzia di accesso. Inoltre, la Libia non ha leggi o procedure d'asilo. Le autorità non fanno distinzioni tra rifugiati, richiedenti asilo ed altri migranti.

"Non ci sono rifugiati in Libia," ha dichiarato ad Human Rights Watch il generale di brigata Mohamed Bashir Al Shabbani, direttore dell'ufficio immigrazione al Comitato Generale del Popolo per la Pubblica Sicurezza. "Ci sono individui che si intrufolano clandestinamente nel Paese e non possono essere descritti come rifugiati". Ha poi aggiunto che chiunque entri nel Paese senza documenti e permessi formali viene arrestato.

Nonostante tali pratiche, l'Ue, come l'Italia, vede la Libia sempre più come un partner prezioso nel controllo della migrazione. La Commissione europea, attualmente, sta negoziando un accordo di riammissione con la Libia che creerebbe un meccanismo formale di rinvio, così come un accordo cornice generale per più intensi legami. Il vicepresidente della Commissione europea, Jacques Barrot, ha espresso il desiderio di visitare Tripoli per effettuare colloqui per maggiore cooperazione in materia d'asilo e migrazione.

"Scacciati e schiacciati" esorta il governo libico a migliorare le deplorevoli condizioni di detenzione in Libia e ad istituire procedure d'asilo adeguate agli standard internazionali sui rifugiati. Sollecita anche il governo italiano, l'Unione europea, e Frontex, ad assicurare accesso all'asilo, anche per quanti vengono intercettati in alto mare, e di astenersi dal rinviare in Libia cittadini non libici fintantoché il trattamento di tale Paese nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, non sia pienamente conforme agli standard internazionali.

"La clausola sui diritti umani nel prossimo accordo quadro tra Ue e Libia, così come qualunque altro accordo da esso derivante, dovrebbe includere un riferimento esplicito ai diritti dei richiedenti asilo e dei migranti come prerequisito per qualsiasi cooperazione nei piani di controllo sulla migrazione", ha detto Frelick.

Molti tra i peggiori abusi denunciati ad Human Rights Watch si sono verificati in seguito a tentativi non riusciti di partire dalla Libia. Uno dei migranti, "Pastor Paul" (tutti i nomi sono stati modificati), un Nigeriano di 32 anni, ha raccontato ad Human Rights Watch di come le autorità libiche lo trattarono brutalmente dopo aver bloccato il suo barcone poco dopo essere partito dalla Libia il 20 ottobre 2008:

"Eravamo in una barca di legno e dei libici in uno Zodiac [gommone a motore] iniziarono a spararci. Ci dissero di tornare a riva. Continuarono a spararci finché presero il nostro motore. Una persona fu colpita a morte. Non so chi ci sparò, ma erano civili, non in uniforme. In seguito arrivò una nave della Marina libica, ci raggiunsero e iniziarono a picchiarci. Si presero i nostri soldi e telefoni cellulari. Credo che quelli del gommone Zodiac lavorassero insieme alla Marina libica. La Marina libica ci riportò indietro con la loro grande nave e ci spedirono al campo di deportazione di Bin Gashir. Quando arrivammo lì iniziarono subito a picchiare sia me che gli altri. Alcuni dei ragazzi furono picchiati al punto da non poter più camminare."

Human Rights Watch non ha prove tali per fare una stima di quanti migranti che si trovano in Libia, o che cercano di entrare nell'Unione Europea attraverso l'Italia o Malta, possano riconoscersi come rifugiati. Ma il tasso di accoglimento delle domande di asilo nel 2008 è stato, per tutte le nazionalità, del 49 percento in Italia e del 52,5 percento a Malta. Trapani, che ha competenza anche per Lampedusa (il punto d'entrata per la maggior parte degli arrivi di barconi dalla Libia), ha accolto, dal gennaio all'agosto del 2008, il 78 percento delle domande d'asilo. Tuttavia l'Italia, con il rinvio in Libia di chiunque intercetti in mare, senza neanche cercare di determinare se si tratti di rifugiati, sta di fatto rinviando individui a rischio di persecuzione.

"Molti dei migranti provengono, in effetti, da Paesi con scarso rispetto per i diritti umani e, in alcuni casi, con alti livelli di violenza generalizzata", ha detto Frelick. "Ma al di là di coloro che hanno bisogno di protezione, tutti i migranti godono di diritti umani e dovrebbero essere trattati con dignità".

da Fortress Europe

Fiduciarie svizzere, casalinghe, zii, cugini e P2: i soci di Silvio

La terza Edilnord - Dopo quella della cugina, c'è la società intestata alla zia. La società nasce il 15 giugno 1970 da un semplice cambio di carta per cui la zia Maria prende il posto della figlia Lidia, cugina di Berlusconi. La società resta una Sas, socio accomandante è sempre la finanziaria di Lugano Aktien.
Italcantieri srl- Nasce a Milano il 2 febbraio 1973. Il gioco societario si complica ed è sempre meno palese. Italcantieri deve portare avanti la costruzione di Milano 2. Berlusconi resta un fantasma, ormai dai tempi della seconda Edilnord. La Italcantieri è figlia di due fiduciarie ticinesi: la Cofigen sa di Lugano rappresentata da un avvocato praticante, Renato Pironi; la Eti A.G. holding di Chiasso rappresentata dalla casalinga Elda Brovelli e da uno zio anziano di Berlusconi, Luigi Foscale.
La Eti è stata registrata il 24 aprile 1969, numero di protocollo 518, e ha tre soci: Arno Ballinari, Stefania e Ercole Doninelli a sua volta rappresentante della Aurelius Financing company sa (legata alla Interchange bank coinvolta nello scandalo finanziario Texon). A Ercole fa capo anche la Fi.MO, finanziaria svizzera schierata politicamente a destra e coinvolta in inchieste di riciclaggio. Durante Mani Pulite Fi.MO è sospettata di essere stata il tramite delle tangenti Eni e Enimont. Più di recente è diventata Bipielle Suisse, banca di riferimento di Gianpiero Fiorani.
Non meno complesso il dietro le quinte di Cofigen che nasce a Lugano il 21 dicembre 1972 (33 giorni prima della Italcantieri) e fa capo al finanziere Tito Tettamanti, uomo con tre grandi passioni: Opus Dei,massoneria, anticomunismo. Di sigla in sigla, la ricerca sul chi-è Cofigen porta alla Privat Credit bank e alla Cofi che fino al 1977 si chiama Milano internazionale sa il cui legale rappresentante è il senatore Giuseppe Pella, leader della destra Dc.
Un vortice che fa perdere la testa. Alla fine si può dire con certezza che dalla Svizzera giungono in quegli anni miliardi su miliardi (solo la Aktien versa 4 miliardi di lire e 600 milioni e 50 mila franchi svizzeri) di cui non si è mai saputa la provenienza. E che in tre anni la Italcantieri porta il suo capitale sociale da 20 milioni a due miliardi. Berlusconi non c’è. Non esiste. Compare solo il 18 luglio 1975 quando Italcantieri diventa spa. Esce zio Luigi Foscale. Silvio è presidente.
Immobiliare San Martino spa. Oltre le fiduciarie svizzere c’è un altro punto fermo nella storia delle società del giovane Berlusconi. E’ un indirizzo di Roma, salita San Nicola da Tolentino 1/b, un palazzo che ospita un’infinità di società. Una di queste è la Servizio Italia, fiduciaria del parabancario della Bnl rappresentata da Gianfranco Graziadei, tessera 1912 della P2. Con Servizio Italia hanno trafficato Gelli, Sindona, Calvi. Il 16 settembre 1974, Servizio Italia e laSaf sottoscrivono il capitale sociale della Immobiliare San Martino. Amministratore unico è Marcello dell’Utri.
Finanziaria d’investimento. La prima Fininvest nasce in salita San Nicola da Tolentino il 21 marzo 1975. E’ una srl che dopo otto mesi diventa spa e si trasferisce a Milano.
Milano 2 spa. E’ il nuovo nome della ex Immobiliare San Martino. E’ il 15 settembre 1977. La sede passa da Roma a Segrate. Dell’Utri esce.
Edilnord, l’ultima. E’ la quarta della filiera e il 6 dicembre 1977 entra come socio accomandatario, dopo cugine, zie e zii, Umberto Previti, 76 anni, padre di Cesare, con il mandato di chiuderla. Negli uffici dell’ultima Edilnord il 24 ottobre 1979 arriva una visita della Finanza. Dura un attimo. Gli ufficiali sono Massimo Berruti, dal ‘94 deputato di Forza Italia, e Salvatore Gallo, tessera 2200 della P2.
Fininvest 2. L’8 giugno 1978, sempre in salita da Tolentino, le solite Servizio Italia e Saf danno vita alla Finivest Roma srl, un solo impiegato, che il 26 gennaio 1979 incorpora la prima Finivest, quella di Milano. Amministratore unico diventa Previti senior. Dopo 6 mesi, nel luglio 1979 la Finivest si trasferisce a Milano. Previti esce. Berlusconi diventa presidente. Nel cda siedono il fratello Paolo e il cugino Giancarlo Foscale, figlio di Luigi.
Le 22 holding. Si chiamano Holding Italia I, II, III, così via fino alla 38. Nascono il 19 giugno 1978 e sono le proprietarie di Fininvest che poi, negli anni scendono a 23, poi a 22, a 20 infine a otto. Appartengono al 90% a un prestanome, Nicla Crocitto, anziana casalinga abitante a Milano 2, e il 10% al marito Armando Minna, ex sindaco della Rasini. Il 5 dicembre 1978 escono a loro volta di scena e sono sostituiti da due fiduciarie, Saf e Parmafid. Ogni holding ha il minimo possibile di capitale sociale (20 milioni). Ma tra il 1978 e il 1985 nelle holding entrano circa 94 miliardi di lire. Sconosciuta l’origine, noti i nomi dei prestanome: dalla casalinga al meccanico a un invalido in carrozzina di 75 anni. Numerose le banche che lavorano con le holding: la Popolare di Abbiategrasso, Popolare di Lodi, anche la vecchia Rasini presso la quale però le società sono catalogate sotto la voce «servizi di parrucchieri e istituti di bellezza». Tanta fantasia, hanno spiegato i vertici Finivest, per pagare meno tasse.

da Indymedia

I marinai della San Marco alle prese con i reclusi di Bari Palese

Il tram

«L’ho visto passare, era sulla barella. Sembrava gli fosse passato un tram addosso, proprio sulla faccia». È notte, nel Campo di Bari Palese, ma non tutti dormono. Uno degli internati è disperato e ad un certo punto esplode e comincia a tagliarsi. I suoi compagni si svegliano e alla vista del sangue provano a bloccarlo e chiamano aiuto a gran voce. Le guardie arrivano subito: sono furibonde per essere state disturbate e, aperta la cella, si gettano addosso ai primi due reclusi che trovano a tiro e li riempiono di botte. Uno dei due - qualche ora dopo - verrà visto passare steso sulla barella. «Era in una condizione indescrivibile» - ci dicono da dentro. Dell’altro pestato non si hanno ancora notizie. Al contrario, il ragazzo che si era tagliato è stato medicato e sta bene: era solo una ferita superficiale.

Aggiornamenti. Dopo una giornata di ricerca, siamo riusciti a trovare i nomi dei due ragazzi pestati: Karim Brahimi e Said Hasen. Non solo. Abbiamo ricevuto anche alcune foto, che testimoniano perfettamente il grado di addestramento dei marines del battaglione San Marco nell’utilizzo dei manganelli sui corpi dei prigionieri del Centro di Bari Palese.

Attese

Cristina ha compiuto sedici anni proprio l’altro giorno e per l’occasione ha fatto una piccola festa insieme alle sue compagne all’ombra delle sbarre di Ponte Galeria. È dentro da 40 giorni, anche se è minorenne ed è nata in Italia. Ma la sua famiglia è croata, ed ora è tornata a vivere lì. Lei ha fatto l’errore di venirsi a fare un giro in Italia. I poliziotti che l’hanno fermata le hanno detto che la sua Carta d’Identità era falsa e che senz’altro non era vera nemmeno la sua data di nascita. Adesso è nel Centro che aspetta, aspetta un passaporto per farsi riconoscere, un medico che la visiti per la sua malattia alle ovaie, qualcuno che ascolti la sua storia e la aiuti a tornarsene a casa.



Bastonate
«Ci tengono come cani, impareremo ad abbaiare». La vita dentro al Centro di Gradisca di Isonzo è una vita fatta di minacce e violenze continue e la polizia coglie ogni pretesto per saltare addosso ai reclusi, che vivono in semi-isolamento da più di un mese. Ascoltate la cronaca dettagliata delle ultime bastonate, distribuite solo ieri sotto gli occhi di tutti su http://www.autistici.org/macerie/?p=19573



Africa, andata e ritorno

Un paio di giorni fa, un giovane centroafricano è stato portato dentro alle gabbie di Ponte Galeria. Uno come tanti se non fosse che ne era uscito appena il giorno prima. E già, perché avendolo lì al Centro già da un certo tempo e non sapendo bene come sbarazzarsi di lui, i funzionari dell’Ufficio immigrazione di Roma hanno pensato bene di caricarlo su di un aereo diretto ad Accra, nonostante il rifiuto dell’ambasciata ghanese a Roma di mettere il timbro sui documenti della deportazione. Pensavano non se ne accorgesse nessuno? Oppure di abbandonarlo di nascosto, magari chiudendolo nel bagno dello scalo? Non lo sappiamo. Sta il fatto che appena sbarcati lui e i poliziotti italiani che lo accompagnavano sono stati cortesemente pregati di sloggiare e caricati a bordo del primo aereo diretto in Europa. E se ne sono tornati mesti a Ponte Galeria, dove nel frattempo è scoppiata una epidemia di influenza e i reclusi sono tutti abbastanza a pezzi: hanno solo la forza per lamentarsi. Della Croce Rossa, ovviamente.

da Indymedia

PALERMO - ExKarcere ri-occupa!!


Un grande edificio abbandonato da anni (le ultime, residuali, attività all'interno dell'immobile risalgono ai primi mesi del 2003), sede di uffici e di uno stabilimento produttivo dell'Enel, sito in una zona centrale di Palermo, tra la piazza delle XIII vittime ed il mare a fianco dello storico "castello a mare" ,è diventato ieri la nuova sede del centro sociale exKarcere.

Dopo che nell'anno passato una teoria fittissima di sgomberi ne aveva travagliato l'esistenza l'exKarcere torna dunque ad avere una casa. Casa in cui, nella prima giornata di attività, un numero difficilmente calcolabile di persone, certamente l'ordine di grandezza sono le migliaia, ne hanno voluto festeggiare il ritorno, mostrando tutto l'entusiasmo possibile per le enormi potenzialità che questa nuova casa possiede.

Una festa per un posto che, ad un passo dall'essere preda delle brame morbose degli speculatori edilizi, secondo le logiche devastatrice che continuamente attentano al tessuto sociale ed urbano della città, offre invece alla città di Palermo nuovi spazi ed occasioni d'antagonismo in un momento ad un tempo tanto drammatico, con la crisi che morde implacabilmente la città (gettando i lavoratori nella cassa integrazione e nella disoccupazione, deportando senza casa in luridi ghetti, aumentando esponenzialmente gli oneri degli studenti), eppure gravido di nuovi fermenti di opposizione a tutto ciò.


Occupato un nuovo spazio in via A. Volta

Questa Mattina 19 settembre Palermo si sveglia diversa, perchè un'altro spazio è stato occupato e sottratto alle logiche speculative del mercato immobiliare. E' una struttura in via Alessandro Volta abbandonata da oltre 10 anni di proprietà del demanio e dell' Enel, e adesso in pieno degrado. Dopo lo sgombero della vecchia struttura dell'Albergheria , ad opera delle forze dell'ordine la settimana scorsa, dopo il corteo che ha visto sfilare oltre 500 giovani palermitani, questa mattina è stato occupato uno spazio nel centro di Palermo. E' l'ennesima risposta di Palermo alla crisi , dopo le manifestazioni degli operai Fincantieri e quella per gli spazi sociali, dopo le occupazioni di case e gli sgomberi, Palermo resiste alla crisi occupando spazi, sottraendoli alla valorizzazione del mercato immobiliare.

gli occupanti dell'ExKarcere danno appuntamento per oggi pomeriggio alle 17:30 nei locali della nuova occupazione per una assemblea cittadina sugli spazi sociali

da Infoaut

DEMETRIOS STRATOS

Demetrio Stratos (vero nome Demetrious Efstratios) nasce nel 1945 ad Alessandria d'Egitto da famiglia greca, Tredici anni di vita li passò ad Atene studiando pianoforte e fisarmonica al prestigioso Conservatoire National d’Athènes. Nel 1962 si trasferì a Milano dove si iscrisse alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Fu in questa città che, nel 1967, si unì come pianista al gruppo rock de I Ribelli con i quali registrerà la canzone "Pugni Chiusi".Le sue prime esperienze musicali risalgono agli anni '60, prima come tastierista e poi come cantante: nel 1968 entra a far parte dei Ribelli, e allo scioglimento del complesso Stratos firma per la Numero Uno, che nel 1972 pubblica il 45 giri “Daddy's dream” / “Since you've been gone”. Nel 1972 entra negli Area.
Durante la sua permanenza negli Area, Stratos collabora con molti artisti italiani e internazionali, e pubblica album da solista. Il primo è METRODORA, che esce nella collana DIVerso nel 1976; è seguito da CANTARE LA VOCE, che esce nel 1978 nella collana Nova Musicha. Nel 1979, insieme con il chitarrista degli Area Paolo Tofani e Mauro Pagani, registra un album dal vivo dal titolo ROCK AND ROLL EXHIBITION, contenente rifacimenti di classici del rock'n' roll. Il suo studio della voce come strumento lo portò a raggiungere risultati al limite delle capacità umane: nella sua massima esibizione raggiunse i 7000 Hz (un tenore "normale" può arrivare mediamente a 523 Hz, mentre un soprano - quindi una donna - può raggiungere i 1046 Hz) ed era in grado di padroneggiare diplofonie, trifonie e quadrifonie (due, tre e quattro suoni contemporaneamente emessi con la voce). Compì ricerche di etnomusicologia ed estensione vocale in collaborazione con il CNR di Padova e studiò le modalità canore dei popoli asiatici". Demetrio studia anche le connessioni tra canto e psiche, studia e insegna la psicanalisi e l'etnomusicologia alle Università di Padova e di Milano

Questa è la sua ultima uscita discografica: Demetrio Stratos muore al Memorial Hospital a New York il 13 giugno 1979 di aplasia midollare. Il giorno dopo, si tiene a Milano un grande concerto celebrativo alla presenza di 60.000 persone.
Alcuni album postumi vengono pubblicati negli anni a seguire: il primo, RECITARCANTANDO, registrato nel 1979, è in collaborazione con Lucio Fabbri; nel 1995 esce CONCERTO ALL'ELFO, contenente registrazioni live del 1978; nel 1990 esce LE MILLEUNA, contenente registrazioni del 1979.


DISCOGRAFIA ESSENZIALE
METRODORA 1976 Cramps
CANTARE LA VOCE 1978 Cramps
ROCK AND ROLL EXHIBITION 1979 Cramps
RECITARCANTANDO 1980 Cramps
LE MILLEUNA 1990 Cramps
CONCERTO ALL'ELFO 1995 Cramps







AREA - LUGLIO, AGOSTO, SETTEMBRE NERO



Spiegava Stratos nel 1974: "Il contenuto politico secondo me c'è anche senza che io dica: ‘Noi facciamo un pezzo per i compagni palestinesi...’. In radio non ci hanno mai trasmessi, chiaramente tutti avevano dei blocchi morali, si scandalizzavano perché abbiamo fatto un pezzo che si chiamava ‘Settembre Nero’."

Grazie a Gianni Costa e ad Ammar abbiamo anche la traduzione dell'introduzione in arabo alla canzone (si dice che fosse una registrazione pirata "strappata ad un museo del Cairo"), una vera e propria esortazione alla pace!

"Un amico mi ha chiesto in questi giorni la traduzione dell'introduzione in arabo di di questa canzone. Volevo informarmi del gruppo, che non conoscevo, e ho fatto una piccola ricerca su internet e ho trovato questa pagina. Ho appena terminato la trascrizione in arabo e la traduzione in italiano.
Per dire la verità il testo è in dialetto egiziano ed in effetti alla fine della parte in arabo la ragazza indica come autrice del testo "masriyya" che vuol dire letteralmente "una egiziana".
Ecco la trascrizione [Ibrahim]

Versione italiana di Ammar dell'introduzione in arabo
La traduzione è stata inviata da Gianni Costa.


... grazie ad Ammar mi è possibile inviare la traduzione integrale dall'arabo dell'introduzione.

L'introduzione è l'esortazione che la ragazza rivolge al proprio amato di abbandonare le armi e la rabbia (peculiarità della guerra) per vivere con lei un'esistenza d'amore in una rassicurante atmosfera di pace.

(Gianni Costa)


AREA - LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE NERO

Mio amato
Con la pace ho depositato i fiori dell’amore
davanti a te
Con la pace
con la pace ho cancellato i mari di sangue
per te
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
Vieni e viviamo o mio amato
e la nostra coperta sarà la pace
Voglio che canti o mio caro " occhio mio " [luce dei miei occhi]
E il tuo canto sarà per la pace
fai sentire al mondo,
o cuore mio e di' (a questo mondo)
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
a vivere con la pace.

Giocare col mondo facendolo a pezzi
bambini che il sole ha ridotto già vecchi

Non è colpa mia se la tua realtà
mi costringe a fare guerra all'omertà.
Forse un dì sapremo quello che vuol dire
affogare nel sangue con l'umanità.

Gente scolorata quasi tutta uguale
la mia rabbia legge sopra i quotidiani.
Legge nella storia tutto il mio dolore
canta la mia gente che non vuol morire.

Quando guardi il mondo senza aver problemi
cerca nelle cose l'essenzialità
Non è colpa mia se la tua realtà
mi costringe a fare guerra all'umanità.

Ulteriore versione della parte iniziale in lingua araba, fornitaci da Ibrahim (che ringraziamo immensamente anche per la corretta trascrizione del testo originale in arabo egiziano, spostata ovviamente nell'introduzione e nel corpo del testo della canzone) [CCG Staff]
Amore mio
Con la pace ho messo i fiori dell’amore davanti a te
Con la pace ho cancellato i mari di sangue per te
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
Vieni che viviamo
Vieni che viviamo o amore mio e la nostra coperta sia la pace
Voglio che canti o mio caro
E che il tuo canto sia per la pace
fai sentire al mondo o cuore mio e di'
Lasciate la rabbia
Lasciate il dolore
Lasciate le armi
Lasciate le armi e venite,
Venite a vivere in pace.

(inviata da Ibrahim)

da Canzoni contro la guerra

COSTA D'AVORIO - RIFIUTI TOSSICI: CON NUOVO INDENNIZZO, MULTINAZIONALE EVITA PROCESSO

Un indennizzo equivalente a mille euro per ciascuno dei 31.000 querelanti che, in cambio, s’impegnano a non avviare nuove azioni giudiziarie: è l’accordo raggiunto tra gli avvocati delle vittime ivoriane e la multinazionale anglo-olandese Trafigura, coinvolta in uno dei più gravi scandali di smaltimento illegale di rifiuti tossici di questo secolo, avvenuto tre anni fa ad Abidjan. L’intesa, annunciata dalla Trafigura, non soddisfa però le migliaia di persone che nella principale città ivoriana hanno subito direttamente o indirettamente le conseguenze nefaste dello scarico di 528 tonnellate di scorie pericolose, trasportate dalla nave ‘Probo Koala’, noleggiata dalla Trafigura. L’intesa sta già suscitando critiche da parte di alcune associazioni di vittime, che preferirebbero vedere la multinazionale sotto processo per ottenere giustizia. “La Trafigura rifiuta di riconoscere che alcune persone sono decedute” ha commentato Marvin Ouattara, presidente di uno dei collettivi di difesa delle vittime, sottolineando che “nell’intesa tutti riceveranno la stessa somma di denaro, senza distinzione”. Secondo le associazioni, le emanazioni tossiche hanno ucciso 17 persone e oltre 100.000 si sono ammalate per aver inalato sostanze tossiche. Nel 2007 la Trafigura aveva già versato al governo della Costa d’Avorio 152 milioni di euro (in parte serviti per indennizzare le famiglie delle persone decedute) in cambio della rinuncia a qualsiasi azione legale presente e futura. La nuova intesa raggiunta nel fine settimana dovrebbe permettere alla multinazionale di evitare un processo che si doveva tenere a Londra tra qualche giorno; un altro processo è previsto l’anno prossimo in Olanda.

da Misna