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giovedì 24 settembre 2009

COMUNICATO SULLA CRISI COMUNALE NERETINA

"Movimento per la Sinistra"-"Sinistra e Libertà"
-Nardò-

Comunicato

Venerdì scorso l'ennesima crisi al Comune di Nardò, anche questa volta provocata da evidente giochi di potere, si è risolta con la costituzione di una giunta che vede riconfermati, in buona sostanza, i precedenti equilibri, ma in una condizione generale di estrema debolezza senza l'appoggio di "città nuova", estromessasi dalla maggioranza per la mancata riconferma a un suo esponente dell'assesorato all'ambiente.

Preso atto che lungi dall'essere politici, i motivi della rottura risultano legati a mere logiche di spartizione di incarichi e poltrone, il "Movimento per la Sinistra" intende prendere le distanze in maniera chiara e forte dalle modalità con cui la crisi è stata provocata, gestita e , si fa per dire, risolta.
Nel corso del consiglio comunale del 18 settembre, inoltre, Si è assistito a una sceneggiata di uno squallore sconfortante, per l'infimo livello a cui è stato ridotto il confronto politico nella nostra città, per lo spettacolo indecente offerto da consiglieri comunali rissosi e rancorosi, in precedenza alleati, che si lanciavano reciprocamente offese e minacce.

L'elezione a presidente del consiglio comunale del consigliere Fracella di "io sud", imposta dalla sedicente maggioranza di centro-sinistra, criticata dall'opposizione di centro-destra e ala fine da tutti salutata con un forte applauso, oltre a dimostrare in modo eclatante l'incoerenza e il trasformismo dei rappresentanti politici neritini, conferma come, a dispetto delle schermaglie da pollaio ostentate in pubblico, le scelte politiche non si facciano nelle sedi istituzionali, ma risultino da accordi sottobanco, conclusi grazie ad alleanze inimmaginabili.

Il "Movimento per la Sinistra" si dissocia completamente dalla condotta spregiudicata e incosciente, dalla svergognata arroganza con cui la "cosa pubblica" è stata e viene gestita a Nardò.

" Movimento per la Sinistra" - "Sinistra e Libertà" Nardò

ADRIANO CELENTANO - UN ALBERO DI TRENTA PIANI






UN ALBERO DI TRENTA PIANI

Per la tua mania
di vivere
in una città
guarda bene come cià (ci ha)
conciati
la metropoli.
Belli come noi
ben pochi sai
ce n'erano
e dicevano
quelli vengono dalla campagna.
Ma ridevano
si spanciavano
già sapevano
che saremmo ben presto anche noi diventati
come loro.
Tutti grigi
come grattacieli con la faccia di cera
con la faccia di cera
è la legge di questa atmosfera
che sfuggire non puoi
fino a quando tu vivi in città.
Nuda sulla pianta
prendevi
il sole con me
e cantavano per noi
sui rami le allodole.
Ora invece qui
nella città
i motori
delle macchine
già ci cantano la marcia funebre.
E le fabbriche
ci profumano anche l'aria
colorandoci il cielo di nero che odora di morte.
Ma il Comune
dice che però la città è moderna
non ci devi far caso
se il cemento ti chiude anche il naso,
la nevrosi è di moda:
chi non l'ha ripudiato sarà.
Ahia. non respiro più,
mi sento
che soffoco un po',
sento il fiato, che va giù,
va giù e non viene su,
vedo solo che
qualcosa sta
nascendo...
forse è un albero
sì è un albero
di trenta piani.

Introna: la Regione Puglia ricorre contro il nucleare

“Oggi la Giunta – dichiara l’assessore all’Ecologia, Onofrio Introna – ha fatto un altro passo in avanti nella lotta contro l’installazione di centrali nucleari nel nostro paese e nella nostra regione. Abbiamo infatti presentato ricorso contro il Governo per una questione di costituzionalità della legge che riapre il discorso del nucleare nonostante il referendum popolare del 1986”. “La legge del Governo Berlusconi – spiega Introna – non rispetta il titolo V della Costituzione e dei poteri concorrenti delle Regioni riguardanti la produzione dell’energia e il governo del territorio...

Secondo quanto previsto dalla legge le regioni vengono escluse dall’iter decisionale relativo alla localizzazione degli impianti e il Governo poi dovrà trattare solo con la Conferenza Unificata Stato-Regioni per la costruzione e l’esercizio”. “Sappiamo – conclude Introna – e con noi lo sanno associazioni e movimenti, che dalla giurisprudenza costituzionale si capisce come non si possa procedere alla localizzazione degli impianti senza l’intesa con le singole regioni e per questo oggi abbiamo fatto ricorso”.

da GrandeSalento

La lotta antimafia paga: estinti i debiti de ''I Siciliani''


di Claudio Fava

Ci avviciniamo al 3 ottobre, una giornata consacrata al diritto di dire e di scrivere, mettendo intanto da parte una prima piccola, felice notizia...
...: il debito de I Siciliani, il giornale di Giuseppe Fava, è stato interamente coperto dalla sottoscrizione lanciata due mesi fa (e promossa, tra gli altri, anche dall’Unità).
Storia breve ed esemplare: la ricorderete. Si fa vivo il tribunale di Catania per pretendere, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, il pagamento di un vecchio debito rimasto insoluto con i fornitori della sua rivista. Debito miserabile, qualche milione di vecchie lire, cresciuto silenziosamente come un tumore – tra interessi, more e balzelli vari - fino a quasi centomila euro. Da saldare in moneta sonante entro il 30 settembre pena la vendita coattiva all’asta delle case dei vecchi redattori de I Siciliani, poco più che ragazzini all’epoca dei fatti. Colpevoli di aver voluto tenere aperto nonostante tutto quel giornale e di esserselo caricato sulle spalle senza un solo lamento per molti anni dopo la morte di Giuseppe Fava.

Per la giustizia della mia città, così liturgica e benevola verso molti briganti, i debiti de I Siciliani (rivalutati a distanza di 25 anni) meritavano solo atti formali di confisca, esecuzioni forzate, vendite all’asta. Così non sarà perché all’appello hanno risposto in centinaia. Donne e uomini, quasi sempre a noi sconosciuti e forse per questo ancor più preziosi nella semplicità del loro gesto, quei dieci, venti o cento euro mandati non per solidarietà o per amicizia ma per legittima difesa: un paese che difende la propria memoria dai tentativi di rapina, che pretende rispetto per la verità delle cose. E manda a dire ai pignoli legulei di Catania che la storia de I Siciliani non è un fatto privato di alcuni giornalisti orfani del loro direttore né una cronaca di mafia e d’antimafia ma un grande racconto civile e collettivo che appartiene al paese.

È questo il punto: il buon giornalismo, la buona informazione non sono mai un atto d’eroismo: sono il principio informatore di ogni democrazia. E dunque patrimonio di tutti. Lo sono stati I Siciliani, e non solo perché il loro direttore è stato ammazzato dalla mafia. Lo sono stati per aver interpretato con giudizioso disincanto l’unica regola che valga in questo mestiere: o scrivi, o taci. Sulla verità delle cose non sono ammessi sconti né reticenze. Solo menzogne. Ma quello non più giornalismo: è altro. E in Italia il giornalismo spesso è «altro». È un guardare svagato, cortesia di modi, prudenza nelle domande.

Il 3 ottobre, quando ci ritroveremo in piazza, varrà la pena dircele, queste cose. Senza avere in mente solo le miserie del governo, gli affanni di Berlusconi, la sua corte di odalische. Dovremo ragionare anche sul nostro giornalismo, su chi lo interpreta con la muta disciplina del soldatino di piombo, su chi ha imparato troppo presto a chiedere permesso prima di capire e di scrivere. Parleremo di questo anche mercoledì sera, 23 settembre, alla Casa del Jazz di Roma. Un bel posto, confiscato agli artigli della banda della Magliana, restituito al paese e trasformato in un luogo di libere e preziose discussioni. Ci saranno molti amici che ci hanno dato una mano in queste settimane nella sottoscrizione per I Siciliani. Ciascuno leggerà qualcosa, di sé o di altri. Sarà un modo per raccontarci tutto questo tempo vissuto, e per ricordare un uomo morto per il vizio di dire.

da L'Unità

Come nascono i bambini


Quello che non vi hanno mai detto

Vi devo spiegare alcune cose che pochi sanno. Come nascono i bambini?
Prima che vengano al mondo i bambini, vengono tutti radunati in una grande sala del paradiso. Poi a un certo punto arriva Dio.
- Ciao bambini!
- Ciao Dio! - fanno tutti in coro.
- Sono qui per spiegarvi cosa succederà fra poco. Voi tutti verrete al mondo, e inizierete la vostra vita sulla terra. Purtroppo non starete tutti insieme, vi dovrò dividere.
E scende proprio dietro a Dio un enorme planisfero. Lui si alza in volo, guarda la platea di bimbi tutti emozionati, e indica un bambino.
- Tu, per esempio, tu nascerai qui.
E Dio indica un punto sul planisfero.
- Nascerai a Varese.
- Varese? Che posto è?
- Beh, è una cittadina simpatica... un po' fredda forse... in effetti piove molto... ma ha un meraviglioso laghetto proprio lì.
- E come si chiama il lago?
- Come si chiama? Ma piccolo bambino varesino, come vuoi che si chiami? Si chiama Lago di Varese.
- Tu invece – dice Dio indicando un bambino molto grasso – tu nascerai qui, a Dallas.
Il bambino grasso fa una faccia strana...
- Ho come l'impressione di averlo già sentito questo nome.
- Lo so, lo so. Comunque è una bella città, grande, molto calda, ti troverai bene.
Il bambino grasso interrompe Dio.
- Dio come mai lui è così scuro? - indicando un bambino di pelle scura.
- Eh, lui è scuro perché nascerà in un posto diverso.
- Dove nascerò io?
- Tu verrai al mondo qui, a Nyala.
- E perché dovrei essere scuro?
- Perché, caro bambino curioso, lì c'è il deserto, fa caldissimo, non c'è nulla per ripararsi da un sole veramente bastardo, è tutto deserto, capito? Se non fossi scuro schianteresti di caldo e ustioni e moriresti subito! Invece, così hai comunque qualche probabilità.
- Ma Dio, perché mi fai nascere a Nyala?
- Perché caro, cosa c'è che non va a Nyala?
- Ma fa cagare! Non voglio nascere in un posto così! Guarda, è meglio pure Varese, anche se piove e fa freddo.
- Ma caro negretto ribelle, non vi posso mica far nascere tutti a Varese!
- E allora? Io che faccio? Nasco e muoio a Nyala?
- No, no. Ascoltatemi tutti, cari bambini. C'è una cosa bella che potete fare quando siete sulla terra. Voi nascerete e crescerete in una città. Ma poi, se quel posto non vi piace, o non riuscite a viverci, lo potete cambiare! Se questo nostro bimbo di Nyala vede che non ce la fa lì dove sta, potrà andare dal suo vicino di Dallas, per esempio.
- Ma cosa stai dicendo? Non vedi che c'è un intero oceano in mezzo, come faccio ad arrivare a Dallas? Sarà più semplice andare dal nostro amico di Varese!
- Da me?
- Sì! Sei contento?
- Certo. Una persona in più con cui giocare.
- Bene ragazzi, ora che avete capito come va il mondo, andate, e rendetelo un posto migliore.

da GlobalProject

BERGAMO - MAFIA: IMPASTATO; IL 26 SETTEMBRE A PONTERANICA ATTESE 5.000 PERSONE

Cinquemila persone sono attese, il 26 settembre a Ponteranica (Bergamo), per manifestare contro la decisione del sindaco leghista Cristiano Aldegani, di togliere l'intitolazione della biblioteca comunale del paese a Peppino Impastato. La manifestazione, annunciata subito dopo la rimozione della targa, il 10 settembre scorso, è stata presentata dai tre enti promotori, l'associazione Libera, il comitato Peppino Impastato di Ponteranica e la Casa Memoria di Cinisi.

Il corteo partirà alle 14.30 da via Matteotti e si snoderà lungo le strade del paese, fino a via 8 Marzo. L'obiettivo è di chiedere all'amministrazione comunale, anche attraverso una raccolta di firme che nei prossimi giorni saranno consegnate al ministro dell'Interno Roberto Maroni, di riporre la targa all'entrata della biblioteca. "Vogliamo ricordare che la memoria è un bene prezioso, soprattutto se si tratta di persone che hanno pagato con la vita il loro sacrificio per la tutela dei diritti di ognuno", ha dichiarato Lorenzo Frigerio, presidente regionale di Libera.

A Ponteranica sono attesi una decina di pullman provenienti dalla Sicilia ed è confermata, al momento, anche la presenza di Giovanni Impastato, il fratello del giovane ucciso il 9 maggio 1978 dalla mafia.

Nel frattempo i promotori dell' iniziativa hanno ribadito il loro no alla proposta del sindaco Aldegani di intitolare una sala della biblioteca a Impastato e un'altra al sacerdote Giancarlo Baggi, al quale l' amministrazione comunale voleva intitolare la struttura: "Si tratta in realtà di una non proposta - spiega Frigerio - Noi eravamo comunque pronti a sostenerla, purché il sindaco riposizionasse da subito e fino al 10 maggio 2010 la targa ad Impastato. Prima di allora, infatti, nessuna aula può essere intitolata a padre Baggi, scomparso nel 2000. Lui però si è rifiutato e a questo punto non siamo più disposti a trattare".

ASSOCIAZIONE IMPASTATO, SINDACO SI DIMETTA
"Ripristinare l'intitolazione della biblioteca di Ponteranica a Peppino Impastato, come impegno per la conservazione della memoria collettiva, e dimissioni irrevocabili del sindaco Aldegani". Sono le richieste dell'associazione Peppino Impastato dopo la decisione del sindaco leghista di Ponteranica (Bergamo) di togliere l'intitolazione della biblioteca comunale del paese a Peppino Impastato.

da Indymedia

Giudice diventa consulente. Rischia il processo Dell’Utri

Il processo, per calunnia, a Palermo al senatore Marcello Dell’Utri potrebbe saltare. Anzi, è già quasi saltato. «Colpa» della Commissione antimafia, o meglio del gruppo Pdl in quella Commissione, che ha chiesto la collaborazione e la consulenza del magistrato Salvatore Scaduti che però è anche il presidente del collegio che sta giudicando Dell’Utri. I due incarichi sono incompatibili. E le dimissioni di Scaduti dal collegio d’Appello comportano l’azzeramento del processo. L’argomento è molto tecnico. Ma il messaggio è tutto politico. Conordine.Nonsi tratta del procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa in cui il senatore braccio destro di Berlusconi è già stato condannato in primo grado a nove anni e che per metà ottobre attende il verdetto dell’appello.

Si tratta di un procedimento parallelo, e a quello principale fortemente intrecciato, in cui il senatore è accusato di calunnia aggravata per aver cercato di screditare i pentiti che, nell’altro processo, lo accusano di mafiosità. In primo grado il senatore Dell’Utri è stato assolto (2006) «per non aver commesso il fatto». I giudici non hanno creduto, allora, che il senatore di Forza Italia avesse organizzatouna combine con la complicità di un pentito, Cosimo Cirfeta, per screditare i collaboratori di giustizia che lo hanno già fatto condannare per mafia. Cirfeta è morto, nel frattempo, suicida. Il processo Andreotti Il caso è esploso ieri nell’ufficio di Presidenza della Commissione Antimafia quando il capogruppo del pdl, il senatore Antonino Caruso, ha ufficializzato la lista dei consulenti per conto della maggioranza. Tra questi il giudice Salvatore Scaduti, la toga che le cronache hanno imparato a conoscere quando nel 2003, già allora presidente della I sezione della Corte d’Appello del Tribunale di Palermo, assolse il senatore Giulio Andreotti dall’accusa di associazione mafiosamadichiarò prescritto, per quanto «commesso fino al 1980» il reato di associazione semplice.

Una sentenza che fece molto discutere, quella, per la sua contraddittorietà. Seguirono polemiche e precisazioni, tanto del procuratore Caselli quanto del presidente Scaduti. Una scelta inopportuna Cose del passato. Anche se nelle cose di mafia il passato è sempre presente. Come che sia, il Pdl chiede oggi la consulenza di Scaduti presso la Commissione Antimafia, commissione che, tra poco, comincerà le audizioni sulle nuove indagini sulle stragi di mafia del 1992 e del 1993. A questo punto in ufficio di presidenza si è alzata la capogruppo del pd Laura Garavini e ha posto una lunga serie di obiezioni. Noncerto sotto il profilo del professionista. Ma per l’opportunità politica. Nominare Scaduti, infatti, significa automaticamente azzerare il processo per calunnia a Dell’Utri. La sostituzione del giudice, infatti, comporta il dover celebrare dall’inizio il procedimento. Nella stanza dell’ufficio di presidenza della Commissione Antimafia a palazzoSanMacuto erano presenti il presidente Giuseppe Pisanu, il capogruppo dell’Idv Luigi Li Gotti, il senatore dell’Udc Mario Tassone e il vicepresidente Luigi De Sena (Pd). La denuncia di Laura Garavini sembranon aver provocato reazioni. Pisanu si è limitato ad informare che la procedura di distacco di Scaduti è già avviata anche presso il Csm. E che non sono emerse controindicazioni. Ilproblema è di opportunità politica. Appena tre settimane fa il Presidente del Consiglio ha attaccato le procure di Palermo e di Caltanissetta per le loro «trame» ai danni dello stesso premier. È chiaro che per Berlusconi sarebbe un grosso problema veder confermata, oggi, la condanna per mafia all’amico Dell’Utri. In questo clima meglio evitare che arrivi a conclusione anche l’altro processo, quella per calunnia. Meno importante.Ma legato a doppio filo a quello principale.

da Indymedia

FIRENZE - InfoDrug:

Fosse un'operazione che riguardasse migliaia di tossicodipendenti destinati in altri luoghi e non nel carcere, noi avremmo sgonfiato la bomba del sovraffollamento'. Lo ha detto Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del comune di Firenze, che oggi ha annunciato l'idea di un 'progetto pilota innovativo a livello nazionale, ancora in fase di progettazione', che prevederebbe di trasferire, in affidamento, 100detenuti tossicodipendenti dal carcere di Sollicciano a centri specializzati.
Corleone ha spiegato che il progetto, 'un affidamento speciale dei tossicodipendenti con meno di sei anni a fine pena', e' stato presentato alla Regione Toscana. 'Su questo - ha aggiunto -, nei giorni scorsi, c'e' stato un confronto anche con la Asl e con le comunita' terapeutiche. A livello preliminare c'e' una disponibilita' della Regione ad immaginare un progetto di questo genere. Ora occorre trovare le risorse, ma mi auguro che si vada avanti: sarebbe un segnale per tutta Italia. L'idea e' di non costruire nuove carceri, ma eliminare le ragioni del sovraffollamento'.
'A livello nazionale - ha detto ancora Corleone - i detenuti tossicodipendenti sono il 33% del totale; a Sollicciano il 38%, di cui 235 donne. E' doveroso trovare i fondi economici e coinvolgere la magistratura nell'avviare, su tutto il territorio nazionale, esperimenti di trasferimento come quello che stiamo progettando a Firenze'.

da Indymedia

ROMA - Alemanno-Bilemanno: da Andrini alla fiaccolata.

Oggi la fiaccolata contro le aggressioni in città
Doveva essere per Roma la giornata del no bipartisan all'intolleranza, al razzismo, alle aggressioni. Con Alemanno in prima fila alla fiaccolata, promossa dal Pd Nicola Zingaretti. Ma tutte le contraddizioni che l'elezione di Alemanno, conquistata anche grazie ai voti della destra estrema, porta con sé rischiano di fare corto circuito.

Prima di prender parte alla fiaccolata, infatti, il sindaco di Roma si presenterà in Aula Giulio Cesare a difendere un ex militante dell'ultradestra più eversiva, Stefano Andrini, appena nominato amministratore delegato dell'azienda capitolina che si occupa di rifiuti. In Aula, ci sarà anche Andrea Sesti,vittima degli impeti più violenti del giovane Andrini, che per averlo lasciato a terra, colpito alla nuca da una spranga fuori dal cinema Capranica, fu condannato nel 1991 a 4 anni e 8 mesi, poi ridotti a 3 anni. E ci saranno gli ex deportati Piero Terracina e Mario Limentani. Insieme all'associazione ebraica Miriam Novitch, che da mesi monitora i movimenti dell'ultradestra romana, le occupazioni, le manifestazioni, i nessi con la destra di Palazzo. Con preoccupazione crescente.

Sequenza ardita per il sindaco: difendere l'ex estremista e poi correre al fianco di Riccardo Pacifici, comunità ebraica, e di Massimo Rendina, Anpi, dietro le fiaccole già accese contro l'intolleranza e l'odio che ha armato le ultime, troppo numerose, aggressioni di cui è stata teatro la capitale. E come se non bastasse, alla manifestazione convocata dalla Provincia di Roma, prova ad accodarsi anche l'ultradestra romana. Casa Pound, spazio occupato e punto di riferimento della galassia neofascista, infatti, ieri pomeriggio, ha annunciato la sua partecipazione alla fiaccolata . Un annuncio che sa di provocazione.

Spiegazione: «Ci sembra si stia innescando un clima di caccia alle streghe inevitabilmente destinato a sfociare in odio politico», si lamentano dallo stabile occupato in via Napoleone III, i militanti di Cp che si proclamano “fascisti del terzo millennio”, non disdegnano i saluti romani e se la prendono con chi vorrebbe dare le case anche agli immigrati, che cercano di spostare altrove la manifestazione. «La loro presenza non è opportuna e li invito a non partecipare così da evitare qualsiasi interpretazione sbagliata possa portare a momenti di tensione», li scongiura Alemanno. Anche se in questi mesi dalla sua maggioranza per Casa Pound sono piovuti patrocini, finanziamenti, promesse di assegnazione dello stabile che occupano.

Meno chiaro è ciò che Alemanno dirà questo pomeriggio il sindaco di Roma in Aula quando sarà chiamato a rispondere delle sue scelte. La nomina di Andrini ai vertici della macchina amministrativa è stata una doccia fredda per chi, magari con diffidenza, si interrogava su tutti quei gesti con cui Alemanno, da quando è sindaco, ha replicato a chi continuava a rinfacciargli il suo passato. I viaggi ad Auschwitz, la celebrazione del 25 aprile, i fondi per il Museo della Shoah, progetto ereditato dal suo predecessore.

«Il colpo al cerchio e l’altro alla botte del sindaco Alemanno non mi piace, si commuove davanti alla lapide dei deportati e poi però si appoggia a certe persone e a gruppi che sono palesemente razzisti»,», lo ha fulminato Piero Terracina, testimone della Shoah e della deportazione, che gli ha chiesto personalmente di revocare la nomina di Andrini. Come ha fatto, d'altra parte, usando parole decisamente più sfumate, anche il presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici.

Sul caso Andrini, finora Alemanno non ha accennato a ripensamenti. «Se voglio alzo il telefono e faccio rimuovere Andrini – ha spiegato a Repubblica– ma non mi sembra il caso». La sua linea difensiva costruita, tra contraddizioni e tentennamenti, però, fa acqua da tutte le parti. Prima di tutto, Alemanno fin qui ha finto che la nomina di Stefano Andrini sia piovuta dal cielo. O meglio che sia stata decisa in altre stanze, dall'Ama e dal suo consiglio di amministrazione, in piena autonomia. Peccato che ben prima di essere nominato a.d. dall'Ama Stefano Andrini poteva vantare incarichi conferiti direttamente dal sindaco.

Il 9 dicembre 2008 in Campidoglio Gianni Alemanno riceve una delegazione argentina partita da Buenos Aires. E firmato un protocollo d'intesa. Varie testate che hanno a cuore il tema dei rapporti tra Italia e Argentina ne danno notizia. E spiegano che all'incontro era presente, anche l'onorevole Marco Zacchera. E, attenzione, lo stesso Stefano Andrini, in veste di«collaboratore del sindaco per le politiche degli italiani all'estero». Lo scrive anche una testata che si chiama l'Italiano che su ruolo e funzioni di Andrini dovrebbe essere bene informata dal momento che lo stesso Andrini compare nella gerenza alternativamente come redattore e vicedirettore. Insieme al direttore, Gian Luigi Ferretti. Un'altra vecchia conoscenza del sindaco di Roma. Che Alemanno chiamò a lavorare con sé al ministero dell'Agricoltura.

Dunque, Andrini, assunto nell'ottobre del 2008 come funzionario Ama, non è una meteora che ad un certo punto attraversa la municipalizzata capitolina che si occupa di rifiuti, senza che il sindaco ne sappia nulla. Alemano – stando a quello che scrivono le riviste che si occupano del tema – lo aveva chiamato già a collaborare con sé per rinsaldare i legami con gli “italiani all'estero”.

Un tema che Andrini, in effetti,conosce molto bene. Insieme a Gian Luigi Ferretti, è stato stretto collaboratore dell'ex ragazzo di Salò Mirko Tremaglia. Rotti i rapporti con Tremaglia (si disse per divergenze sulla gestione-fondi), si sposta con Pallaro e con lui si candida nelle liste degli Italiani all'Estero. Senza essere eletto. Dei suoi consigli, infine, ha potuto giovarsi il senatore Nicola Di Girolamo, che, senza essere mai stato residente all'estero, nel 2008 è stato eletto nelle liste degli Italiani all'estero. Con l'inganno. E grazie a un presta-residenza e a un gancio con il Consolato italiano a Bruxelles procuratogli dallo stesso Andrini. «Stefano Andrini mi telefonò a fine gennaio scorso chiedendomi se avevo ancora casa a Bruxelles dicendomi che un suo amico doveva iscriversi all'Aire per la candidatura alle elezioni e aveva bisogno di trasferire la residenza a Bruxelles. Poiché Andrini sapeva che io avevo in passato lavorato al Consolato d'Italia chiese se conoscevo qualcuno...», racconta, interrogato, il “gancio” di Andrini, Oronzo Cilli, la cui testimonianza è trascritta nella autorizzazione a procedere contro Di Girolamo firmata dal giudice Luisanna Figliola.

Ma facciamo un passo indietro. Per quell'aggressione stile naziskin fuori dal cinema Capranica, «Andrini ha pagato ed è stato riabilitato», spiega Alemanno. E però il nome di Andrini spunta in altre pagine, oscure, della storia d'Italia. Quando i giudici palermitani decidono di indagare sull'intreccio tra mafia, massoneria ed eversione nera all'inizio degli anni '90, la loro attenzione ricade sul gruppo che in quegli anni ruotava attorno a Stefano Delle Chiaie. Sul disegno eversivo che c'era dietro la nascita di varie leghe, la Lega meridionale, in particolare, che voleva tra l'altro candidare Ciancimino e Gelli in parlamento. E su una riunione che si svolge il 6 giugno 1990. Scrupolosamente registrata in quell'anno dalla stessa Questura di Bologna (rapporto del 16/11/1990). E più tardi, nel 1998, dall'Antimafia (informativa n. 3815 del 31/1/1998).

A quella riunione, una manifestazione dal titolo “Un indulto per la pacificazione nazionale” che si svolse presso l'hotel Metropoli di Roma, prendono parte tra l'altro Adriano Tilgher, Paolo Signorelli, Tommaso Staiti Di Cuddia, il fratello di Francesca Mambro, Stefano Delle Chaie. E lo stesso Stefano Andrini, insieme al fratello gemello Germano, citati tutti e due – nei rapporti di polizia di allora e nelle inchieste successive - come “attivi militanti del Movimento Politico Occidentale”, fondato da Maurizio Boccacci, a sua volta strettamente legato a Delle Chiaie. Avanguardia nazionale era già sciolta da un pezzo, ma Stefano Delle Chiaie stava provando a rimettere insieme le fila dell'ultradestra e non solo. A preoccupare– annotava la Questura di Bologna – è «il ricompattamento di un'area che in sé contiene componenti tali da conferirle un connotato potenzialmente eversivo».

Qualche anno dopo Andrini lo ritroviamo all'università di Roma che milita ancora nell'estrema destra. Chi ha fatto politica all'università in quegli anni se lo ricorda bene. Nel 1994 un gruppo di estremisti di destra si mette a lanciare dal tetto di Giurisprudenza sassi e fumogeni contro studenti di sinistra. Anche in quell'occasione uno studente viene ferito. Andrini viene arrestato, ma poi, in questo caso, prosciolto. Ancora nel 2007, una informativa della Digos registra che è intestato a suo nome il sito degli Irriducibili, ultras della Lazio. Insomma, nel “curriculum vitae” di Andrini, ci sono parecchi elementi su cui riflettere.

Al momento della sua nomina, a quanto pare non era disponibile. L'Ama l'ha reso noto solo48 ore dopo, il 2 settembre. Dentro c'è ben poco: un lavoro presso la Ikonaut Ab software, in Svezia (dove per altro Andrini si rifugiò nell''89 per sfuggire alla cattura) e qualche collaborazione con i patronati Ugl. Il 9luglio 2009, quando Il Corriere della Sera scriveva che nell'azienda municipale capitolina c'era in caldo una poltrona per l'ex naziskin Stefano Andrini, Alemanno replicava sdegnato: «Per quel che mi risulta, non c'è nessuna nomina per Stefano Andrini, è un'invenzione totale del Corriere della Sera». Quando il 31 agosto lo stesso ufficio stampa dell'Ama batteva in tre asettiche righette la conferma che Andrini è stato nominato ad di un ramo di azienda, Alemanno era a Lourdes,in pellegrinaggio. «Avrei dovuto porre il veto, ma non c’erano gli estremi, mi hanno detto che si tratta di una persona capace e poi ora è incensurato»,balbettava a quel punto il sindaco.

Certo da allora Alemanno ha avuto parecchio tempo per formulare una replica migliore. Per esempio? La revoca dell'incarico. Per mettere fine a tutta questa brutta storia.

da Indymedia

NARDO': Il bilancio non è apposto? Ci pensa il ragioniere del malaffare alla provincia di Catania!

Il 27 febbraio 2009 la III sezione penale del tribunale di Catania ha condannato ad un anno di reclusione l’ex ragioniere generale della Provincia dott. Francesco Bruno e la coordinatrice della IV area dello stesso Ente, dott.sa Silvana Giangiuliani per il reato di abuso di ufficio;

Il Comune di Nardò (LE),ha individuato il super-esperto in grado di sciogliere qualsiasi dubbio circa la posizione assunta dal Collegio dei Revisori dei Conti di "bocciatura" del documento economico-finanziario per eccellenza, il bilancio appunto.
Il neo assessore al Bilancio Fernando Bianco, ha ritenuto, d'accordo con il primo cittadino, che la divergenza tra il collegio dei revisori dei conti del Comune (composto dal presidente Ernesto Portorico e dai colleghi commercialisti Massimo Colomba e Gianpiero Lupo) che ha bocciato il bilancio e il dirigente dell’ufficio Economico finanziario comunale (diretto da Gabriele Falco) deve essere risolta da una ulteriore consulenza per “acquisire ulteriori elementi di valutazione”;
E' evidente che il parere dell'esperto,accanto a quello negativo dei revisori, deve servire a far votare a favore della ricognizione di bilancio che avverà entro il 30 settembre!

Guarda un po' chi è il super esperto?...... Francesco Bruno!

Ecco i link: il blog di Valerio Marletta

http://www.cataniaoggi.com/index.php?option=com_content&view=article&id=4308%3Acatania-rinviato-a-giudizio-lex-sindaco-scapagnini-e-la-sua-giunta&catid=13%3Acronache&Itemid=126&lang=it