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sabato 24 ottobre 2009

Io voto Forcone


Non si devono dimettere loro, dobbiamo dimetterli noi a suon di forconi!

Per carità, noi poi siamo bastardi, e ci piace curvare l’angolino della bocca. Che sia un Trans, o una Escort, sempre di Ford si tratta. Solo che mi pare chiaro un unico concetto: non si devono dimettere, dobbiamo dimetterli a suon di forconi. A me personalmente non mi allontana dalla politica sapere che il “più pulito ha la rogna”, semmai il contrario: diventa per me esortazione a non votare mai più col naso turato, il meno peggio.
Indiscrezioni sconvolgenti, leggo oggi in un articolo. Sconvolgente è per me non leggere della manifestazione di ieri a Roma, nella quale cento o centocinquanta mila persone hanno bloccato la città. Erano insegnanti, operatori della sanità, e persino i nostri eroi: i vigili del fuoco; uniti da sindacati di cui a stento si sente parlare, e dei quali non si ricordano nemmeno a memoria le sigle.

E’ sconvolgente che per dar spazio a notizie quotidiane di puttane, trans, cocaina, pioggerellina di marzo che pare tempesta, quasi non si sappia delle migliaia di calabresi che oggi manifestano ad Amantea, perché vorrebbero sapere di che morte stanno morendo.

Sconvolge apprendere che una vicenda come quella di Diabolik e Eva Mastella, si sia ridotta alla classica cronaca di una persecuzione giudiziaria di un paese sovvertito da giudici comunisti.

E’ impensabile che noi, semplici elettori, non sappiamo più far valere il nostro diritto di cacciare chi sbaglia, dai posti di potere che comunque col nostro voto, cosciente o meno, abbiamo distribuito. Che sia per mafia, per peculato, per mignotte di ogni genere sessuale, ci si presentano baldanzosi: “No: non mi dimetto.” Sono sempre illazioni, persecuzioni, mire golpistiche di comunisti.

Per questo scrivevo, urge dimetterli a calci in culo, ripristinare un minimo di senso etico e morale, secondo il quale, chi ruba va in galera, chi è mafioso ci fa col 41 bis, e ad ognuno il giusto pegno per il reato commesso.

E un pensiero anche per la tanto agognata libertà di stampa: è importante sicuramente sapere che genere di debosciati abbiamo messo a governare la cosa pubblica, ma se tra l’articolo su una puttana, e quello su un trans, ci infilassimo tutto il resto, dalla crisi economica reale ossia quella descritta da chi la crisi la vive, alla tragedia quotidiana vissuta da ex lavoratori, forse riusciremo finalmente ad avere non solo la libertà di stampa, ma anche la libertà di riprenderci il mal tolto: l’orgoglio di poterci dichiarare italiani senza arrossire dalla vergogna.

da Indymedia

Il problema non è che siamo troppi, ma che qualcuno consuma troppo


Nel 1968 Paul Ehrlich in The population Bomb avvertiva che la crescita della popolazione avrebbe portato al collasso del pianeta: prevedeva centinaia di milioni di morti per carestia negli anni ottanta. Oggi la questione è tornata di moda. Lo stesso Ehrlich, dalle colonne di New Scientist, all’interno di un dossier su sovrappopolazione e problemi ambientali, invita a diffidare di coloro che dicono che la terra può ospitare fino a nove miliardi di persone.

Nello stesso dossier scrive anche Fred Pearce che invece cerca di sfatare il mito secondo cui il vero problema del cambiamento climatico è l’aumento delle nascite. Non nega che se la popolazione dovesse continuare a crescere come nell’ultimo secolo avremmo un serio problema di risorse, semplicemente afferma che il tasso di crescita è già diminuito.

Cinquant’anni fa ogni donna faceva, in media, tra i 5 e i 6 figli, oggi la media mondiale è di 2,6. La popolazione continua ad aumentare perché le figlie del baby boom sono ancora in età fertile: “Ammettendo che abbiano solo due figli ciascuna”, dice Pearce, “sono comunque un sacco di bambini. Ma le future generazioni saranno ciascuna più piccola della precedente”. Continuare a parlare di sovrappopolazione, conclude, non fa altro che distoglierci dal vero problema: l’eccessivo consumo.

Gli fa eco George Monbiot dal Guardian sottolineando che i paesi con il più alto tasso di crescita hanno dei consumi veramente irrisori. L’Africa subsahariana influisce per il 18,5 per cento sulla crescita della popolazione mondiale, ma solo del 2,4 sulle emissioni di anidride carbonica. L’America del nord, al contrario, accresce la popolazione del 4 per cento, ma fa aumentare le emissioni del 14. Nonostante questo, il mondo occidentale continua a dire che per combattere il cambiamento climatico bisogna lottare contro la sovrappopolazione. Ricchissimi europei e statunitensi fondano gruppi per “aiutare” i paesi in via di sviluppo a ridurre le nascite, mentre consumano quantità incredibili di carburante scorrazzando su yacht e jet privati. Forse è l’ora di assumersi le proprie responsabilità ed evitare di addossare la colpa a chi ha ben altri problemi.

da Internazionale

Faida interna nel neofascismo milanese

Dopo i fratelli Todisco, domenica sera è toccato a Roberto Jonghi Lavarini, uomo del Pdl e portabandiera dell'estrema destra nel partito di Berlusconi, essere aggredito da Forza Nuova: tre costole rotte e un occhio nero, stando alla notizia diffusa solo oggi. Pochi giorni fa su alcuni siti internet del neofascismo milanese (Forza Nuova e Vivamafarka) venivano smentite le forti tensioni, le risse e i pestaggi che stanno ormai scuotendo l'area da mesi. Da una parte forzanovisti e Hammerskin, dall'altra Cuore Nero. Ma proprio domenica sera un gruppo di skin di Forza Nuova ha teso un agguato a Jonghi Lavarini fuori dalla sede del circolo Destrafuturo di Città Studi. Motivo: le critiche di Jonghi a Forza Nuova per aver invitato l'infame calunniatore, il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, a presentare il suo libro Bande nere. Immediata la reazione degli amici di Jonghi: un gruppo di Guerrieri Ultras del Milan, insieme a dei malavitosi di Porta Venezia, è subito partito, nella notte, per assaltare il Presidio, sede forzanovista di piazza Aspromonte. Il gruppetto di giustizieri fai da te sarebbe stato fermato appena in tempo da tale "Himmler", vecchio militante neofascista degli anni '70, oggi affermato balordo di Porta Venezia, amico sia di Jonghi che della famiglia mafiosa siciliana dei Lucchese. Ora Jonghi, con una e-mail riservata, cerca di stemperare la tensione, ripetendo testualmente che non conosce i suoi aggressori, tanto meno la loro eventuale matrice politica. Con Jonghi si sono subito schierati Cuore Nero e Casa Pound, che hanno più di un conto in sospeso con Forza Nuova e gli Hammerskin; ma a favore del politico del Pdl c'è anche il "gotha del neofascismo milanese": Marco Battara, Guido Giraudo, Lino Guaglianone e Maurizio Murelli. Ora, nell'ambiente, regna una tensione che non promette nulla di buono. Gli amici mafiosi di Jonghi non danno peso agli equilibri politici ed hanno chiesto la testa dei suoi aggressori. (tratto da indymedia lombardia)

http://www.radiondadurto.org/agenzia/2009-10-23-17-44_red_articolo.htm
da Antifa

Nuove prove: ''Dell'Utri referente della mafia''


di Aaron Pettinari
Palermo. Questa mattina il Procuratore generale di Palermo, Antonino Gatto, avrebbe dovuto concludere la propria requisitoria al processo di secondo grado che vede come imputato il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Un documento ricevuto ieri ha però indotto il magistrato a chiedere la sospensione del dibattimento e la riapertura dell'istruttoria: il verbale dell'interrogatorio reso alla Procura palermitana dal pentito Gaspare Spatuzza lo scorso 6 ottobre. Il pg, che ha ritenuto rilevante e assolutamente necessaria la nuova prova, oltre alla sospensione, ha chiesto anche la possibilità di interrogare in aula Spatuzza ed i boss Giuseppe e Filippo Graviano. La corte d'appello di Palermo deciderà a riguardo la prossima settimana, il 30 ottobre.
All'istanza si è opposta la difesa di Dell'Utri che ha ccusato la procura "di forzare la situazione". Nel verbale, letto in aula in alcuni punti, emergono nuovi elementi di accusa a carico dell'imputato. Spatuzza non solo confermerebbe i contatti tra Dell'Utri e Cosa Nostra ma, nel suo racconto, lo collocherebbe, al pari del premier Silvio Berlusconi, come il referente politico della trattativa tra mafia e Stato che sarebbe durata almeno fino al 2003-2004. Ad informarlo del dialogo aperto tra pezzi delle istituzioni e mafiosi era stato, ha precisato nell'interrogatorio, un boss palermitano di spicco di cui Spatuzza era il braccio destro, Giuseppe Graviano. La prima volta che parlarono dell'argomento sarebbe stata dopo la strage di Firenze del '93, in un colloquio che i due ebbero a Campofelice di Roccella. ''Voglio precisare – è riportato nel verbale depositato oggi - che quell'incontro doveva essere finalizzato a programmare un attentato ai carabinieri da fare a Roma. Noi avevamo perplessità perché si trattava di fare morti fuori dalla Sicilia. Graviano per rassicurarci ci disse che da quei morti avremmo tratto tutti benefici, a partire dai carcerati. In quel momento io compresi che c'era una trattativa e lo capii perché Graviano disse a me e a Lo Nigro se noi capivamo qualcosa di politica e ci disse che lui ne capiva". "Questa affermazione - ha aggiunto Spatuzza - mi fece intendere che c'era una trattativa che riguardava anche la politica. Da quel momento io dovevo organizzare l'attentato ai carabinieri ed in questo senso mi mossi. Io individuai quale obiettivo lo stadio Olimpico". Il pentito fa riferimento al progetto di attentato da fare fuori dallo stadio romano in cui sarebbero potuti morire oltre 100 carabinieri, poi fallito. Il secondo incontro tra Graviano e Spatuzza, in cui si sarebbe parlato di rapporti tra mafia e politica è del gennaio del '94. I due si sarebbero visti nel bar Done, in via Veneto a Roma. ''Graviano – ha detto Spatuzza - era molto felice, disse che avevamo ottenuto tutto e che queste persone non erano come quei quattro 'crasti' (cornuti, ndr) dei socialisti. La persona grazie alla quale avevamo ottenuto tutto era Berlusconi e c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri. Io non conoscevo Berlusconi e chiesi se era quello di Canale 5 e Graviano mi disse sì. Del nostro paesano mi venne fatto solo il cognome, Dell'Utri, non il nome. In sostanza Graviano mi disse che grazie alla serietà di queste persone noi avevamo ottenuto quello che cercavamo. Usò l'espressione 'ci siamo messi il Paese nelle mani'". Dopo l'incontro Spatuzza ebbe il via libera per l'attentato all'Olimpico, che, secondo i pm, avrebbe dovuto riscaldare il clima della trattativa. La prova che la trattativa sarebbe proseguita fino al 2004 Spatuzza la evince da un colloquio avuto con Filippo Graviano, fratello di Giuseppe, nel 2004. I due ebbero un incontro nel carcere di Tolmezzo, in cui erano detenuti. "Graviano mi disse – ha spiegato - che si stava parlando di dissociazione, ma che noi non eravamo interessati. Nel 2004 ebbi un colloquio investigativo con Vigna, finalizzato alla mia collaborazione che, però, io esclusi. Tornato a Tolmezzo ne parlai con Graviano che mi disse: 'se non arriva niente da dove deve arrivare e' bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistratì". Secondo Spatuzza: "fino al 2003-2004, epoca del colloquio a Tolmezzo con Graviano, era in corso la trattativa. Questo il senso della frase di Graviano".
Nell'attesa di sapere quella che sarà la decisione della Corte d'Appello è chiaro che questi nuovi atti, quantomeno, sono meritevoli di approfondimento ed analisi. Oggi il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, intervenuto agli Stati Generali dell'Antimafia ha dichiarato che "Dopo 17 anni dalle stragi se non ci fosse stato un mafioso pentito che si fosse accusato della strage di Borsellino e il figlio di un ex mafioso, tutto sarebbe rimasto sepolto nell'oblio per sempre”. Spatuzza sta rilasciando rilevanti dichiarazioni alle Procure di Firenze, Milano, Palermo e Caltanissetta che sulle Stragi, sui mandanti esterni, sul rapporto mafia-politica stanno sviluppando importanti inchieste. 
Per la Corte d'appello, dopo il no (molto discutibile) all'interrogatorio di Massimo Ciancimino avvenuto lo scorso settembre, si presenta una nuova opportunità per accertare una verità. Accetteranno i verbali o sarà ancora una volta un'occasione mancata?

da AntimafiaDuemila

Libera: ''Affrontare argomento mafia durante orario scolastico''

Roma. Non bastano laboratori pomeridiani dedicati: la mafia, a scuola, va affrontata durante l'orario scolastico, "Lo studio delle diverse discipline non può infatti essere avulso dalla mafia".
Ne è convinta Francesca Rispoli, responsabile nazionale di Libera Formazione, che oggi a Roma, in occasione degli stati generali dell'Antimafia, coordina un gruppo di lavoro sull'educazione alla legalità. Obiettivo della giornata di studio è riuscire a capire "come si può debellare la criminalità organizzata attraverso la scuola e l'università". "Dal confronto tra studenti, insegnanti ed educatori -spiega Rispoli - oggi potranno emergere progetti vincenti contro le mafie da applicare poi in tutte le realtà formative presenti sul territorio nazionale". Un "buon punto di partenza" sarebbe quello di cominciare ad affrontare l'argomento mafia durante le ore di lezione: "Bisognerebbe parlare di storia della mafia durante l'ora di storia, di ecomafia nell'ora di scienze e di doping nell'ora di ginnastica. Perché questo è un fenomeno che abbraccia tutte le discipline". Secondo Rispoli la scuola, con i suoi diritti e le sue regole, "deve inoltre allenare i ragazzi alla democrazia: gli studenti non sono solo utenti di un servizio, ma corresponsabili della loro istruzione". I risultati del lavoro di oggi entreranno a far parte del "Manifesto" dell'antimafia di Libera che sarà presentato domani alla chiusura degli stati generali. "Il documento - afferma Rispoli - sarà diffuso a partire da lunedì su tutto il territorio nazionale. Saranno contenuti obiettivi, impegni e richieste per far fronte alla mafia, validi per i prossimi tre anni".

ANSA
da AntimafiaDuemila

L'INNO DEL PIDDI'



PIDDI’
(de rosso c’è solo er vino)


Li politici diciamo democratici
‘na vorta me stavano simpatici
ma mo’ dopo Antonio e Erichetto
Me consolo diciamo con l’aglietto
(de baffetto)
Lo vedi, ecco Marino,
se crede Che Guevara
Bersani fa capolino
quanta finanza cè
Appresso viè Franceschini
fa rima co’ Casini
se vanno a mette lì
Piddì, Piddì.
Guarda che razza de partito, il Piddì
che profumo de quercia de uliveti e biancofior,
E Rutelli fa la spola tra le tonache e il Piddì:
Veltroni e D’Alema so tutto ‘n soriso
sono più de vent’anni che ce stanno a colon.
So come co’ Franza e Spagna
sti nuovi socialisti
sicuro che ce se magna
da quanno c’è il Piddì;
co’ n’occhio ar Vaticano:
e ar compagno americano
se stanno a divertì,
Piddì, Piddì…
C’è lo scudo fiscale, la Binetti dovè?
la crocerossina che se scorda de votà;
la Melandri zitta zitta se ne parte per Madrid,
sotto quer fiume un mistero ce sta,
come avranno mai fatto quer partito a sputtanà?
S’è arzato er ponentino
Ce vole n’osteria
De rosso c’è solo er vino
Annamose a ‘mbriacà
Se sente no stornello
Risponde un ritornello
ve state a divertì?
Piddì, Piddi
ma noi restamo qui
Piddì, Piddì
ridatece er Piccì
Piddì, Piddì
Una risata e una lacrima, per molti, forse per tutti.

Il nuovo governo tedesco annuncia un drastico taglio alle tasse


Trovato l’accordo di coalizione, Cristiano democratici e liberal-democratici tedeschi promettono subito un taglio alle tasse di 24 miliardi di euro. In una conferenza stampa, la CDU del Cancelliere Angela Merkel e la FDP hanno presentato il nuovo governo. Guido Westerwelle, FDP, diventa ministro degli Esteri e numero due della Merkel. “Vogliamo sostenere le famiglie e inizieremo il primo gennaio 2010 – ha detto. Vogliamo una buona riforma e vogliamo completarla in modo graduale”: Il processo che porterà alla riduzione delle tasse si concluderà nel 2011. La formazione del nuovo governo di centro-destra è arrivata dopo trattative-fiume conclusesi in nottata, che hanno permesso di trovare convergenza su argomenti chiave, come la sanità e, appunto, sgravi fiscali. Wolfgang Schaüble, 67 anni, veterano della CDU diventa ministro delle Finanze, posto chiave in una Germania alle prese con i lasciti della peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale.

Si dovrà occupare del delicato dossier Afghanistan Karl-Theodor zu Güttenberg. L’astro nascente della scena politica bavarese conquista il Ministero della Difesa, ma perde il primato di più giovane ministro del governo Merkel. Che va a Philipp Rösler, 36 anni, nato in Vietnam, futuro Ministro della Sanità.

Il giuramento del nuovo esecutivo è previsto per la prossima settimana.

da EuroNews

San Raffaele del Mediterraneo, Verzè chiama Vendola: "Ti eleggo io"

TARANTO - Da Presidente della Regione Puglia a presidente del San Raffaele del Mediterraneo. Potrebbe essere questo il futuro di Nichi Vendola, almeno secondo quanto dichiarato a sorpresa da don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele. Durante un convegno a Milano, nel quale era presente una folta rappresentanza della comunità pugliese, don Verzè ha infatti detto: "Se i pugliesi non ti rieleggono, ti nomino presidente del San Raffaele del Mediterraneo"

E la prima pietra del nuovo complesso potrebbe proprio essere posata da don Luigi, che conferma: "Il 14 marzo 2010 compirò 90 anni e mi piacerebbe, come regalo di compleanno, mettere la prima pietra del San Raffaele del Mediterraneo di Taranto", il cui progetto è stato illustrato oggi nella sala Consiglio del San Raffaele milanese.


E non si è fatta attendere la risposta di Vendola, visibilmente molto emozionato: "Non solo la prima pietra, ma anche l'inaugurazione faremo insieme. E' un sogno non solo mio, ma che fa parte di tutta la Puglia".