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martedì 2 febbraio 2010

Roma:Partito Democratico del Quadraroooo? Ppppppprrrrrrrrrrrrrr!


Il Partito Democratico del Quadraro festeggia lo sgombero del campo nomadi

La Puglia migliore 2005-2010

Il circuito Epolis ha dedicato un dossier alla Puglia, raccontando come, dall'industria al turismo, dalla cultura alle politiche ambientali, energetiche e giovanili, la Puglia è diventata ricca e innovativa.

Clicca il link di seguito
PDF RAPPORTO PUGLIA 2005-2010

Vendola, Poli Bortone, Palese: chi vincerà?


Dal blog di Mauro De Donatis, una lucida sintesi ed una valida analisi di vari sondaggi pre-elettorali.

Ecco un nuovo sondaggio di GPG in cui si notano diverse aspetti molto interessanti: l’incremento notevole del dato di lista di Sinistra, Ecologia e Libertà, il grande valore aggiunto di Vendola come candidato, ma anche una forza numericamente maggiore delle liste di centrodestra.

Per essere più precisi bisognerà attendere la compilazione delle liste. Ad esempio non si sa con certezza se i radicali saranno da soli o se appoggeranno il presidente uscente. La lista Cito invece potrebbe appoggiare Palese, mentre il Nuovo Psi la Poli Bortone. Qualcuno potrebbe pensare che sono sciocchezze ma se veramente l’esito si deciderà all’ultimo voto anche la più piccola delle liste potrebbe essere determinante.

Nel frattempo rivisito i miei calcoli, qui espressi:

Il cdx, costituito da pdl e da partiti minori vale il 48,2 % (+0,5%), l’udc 8,3% (-0,3%), mentre il csx raggiunge il 43,5 (-0,2%)%. Sottraendo al centrodestra il valore di Io Sud e di altre liste minori (compresi i residui dell’Mpa dopo la fuoriuscita di Sardelli), i dati diventerebbero rispettivamente 44,4% (+0,5%), 12,1% (-0,4%) e 43,5% (-o,1%).

Questi sono i dati delle liste. Non dovrebbero variare molto da qui al giorno del voto. Quello che invece potrebbe variare è, invece, il voto disgiunto. Alcuni sondaggisti vedono in Vendola, ma anche nella Poli, un effetto Soru. In altre parole attraggono più voti delle loro liste. Specie per la Poli, però, questo effetto potrebbe essere mitigato dalla campagna di Palese incentrata sul voto utile, sulla (probabile) presenza di Berlusconi a fare da traino (anche se credo che la sua figura sia un po’ decaduta) al candidato del Pdl.

Alcuni sondaggisti non notano affatto il voto disgiunto, altri chiedono solo il voto di lista, altri ancora (come Gpg) lo vedono eccome, con Vendola che potrebbe prendere addirittura 2-3 punti in più delle sue liste. Io mi mantengo prudente, anche perchè l’effetto primarie si esaurirà a breve, anche se alla fine farà guadagnare qualcosa al Presidente uscente.

Ecco allora le mie previsioni sui candidati:

Palese: 43 %

Poli Bortone : 12.5%

Vendola: 44,5%

In pratica Vendola dovrebbe vincere anche se le liste che lo appoggiano potrebbero essere in minoranza. Invito però tutti i sostenitori Vendoliani alla calma, dato che si parla di uno scarto minimo e le cose potrebbero variare nelle prossime settimane.

Senza contare che Berlusconi e Casini alla fine potrebbero mettersi d’accordo. A quel punto sarebbe molto difficile per il leader di Sel sconfiggere una armata così forte.



http://maurodedonatis.altervista.org/blog/?p=190

Disoccupazione: Europa 23 milioni In Italia 400 mila di più in 12 mesi


In dodici mesi in Italia sono stati distrutti 306 mila posti di lavoro e - il dato è di dicembre - il tasso di disoccupazione è salito all'8,5%. A fine dello scorso anno, secondo i dati Istat diffusi ieri, i senza lavoro erano saliti a 2,138 milioni, 392 mila in più del dicembre 2008 con uno spaventoso incremento del 22,4%. Questo dato si accompagna ad un ulteriore incremento di 25 mila unità degli inattivi (giunti a 14,8 milioni), fra i quali si annidano il lavoro nero, i disoccupati scoraggiati, che non cercano più lavoro: in un anno gli inattivi sono cresciuti di 164 mila unità. A completare il quadro, si conferma la posizione dei salari italiani, agli ultimi posti nei paesi dell'area Ocse. Non è solo l'Italia a seguitare a distruggere posti di lavoro: secondo i dati diffusi ieri da Eurostat, in Europa il tasso di disoccupazione a fine anno è salito al 10,0% nella zona euro e al 9.6% nell'insieme dei 27 stati membri, dove a dicembre il numero dei disoccupati ha oltrepassato quota 23 milioni (15,7 milioni nell'area dell'euro). In un anno i senza lavoro sono cesciuti di 4.7 milioni, di cui 2.8 nella sola zona euro.
Otto paesi Ue viaggiano con una disoccupazione oltre il 10%, con Spagna, Irlanda e le ex tigri baltiche che presentano le situazioni più critiche. In tutta Europa i colpi peggiori li ha subiti la fascia più giovane della popolazione. Il tasso di disoccupazione per coloro che hanno meno di 25 anni è infatti aumentato di 4 punti percentuali in un anno nella zona euro (arrivando al 21%) e di 4,6 punti nell'insieme dei 27 paesi membri: la situazione più critica anche in questo caso si verifica in Spagna, dove l'incremento del tasso di disoccupazione degli under 25 è stato di ben 14 punti (44,5%); in Lettonia il balzo in un anno è stato di 24 punti (al 43,8%).
Si conferma intanto la ben nota criticità dei salari nel nostro paese, che sono fra i più bassi fra quelli dei paesi industrializzati. Rielaborando dati di fonte Eurostat e Ocse, l'ultimo rapporto Eurispes colloca il salario medio netto annuo di un lavoratore senza carichi familiari nel nostro paese a 21.374 dollari (circa 14.700 euro), il che ci pone al ventitreesimo posto sui trenta paesi maggiormente industrializzati, il 23% al di sotto della media dei paesi dell'Europa a 15. Siamo in particolare ben lontani dalla media del Regno unito (38 mila dollari), dell'Irlanda (31 mila), dell'Olanda (31 mila), della Germania (30) e perfino della Spagna (25 mila dollari).
Il tutto senza tenere conto delle differenze nel potere di acquisto, che ci vedono ulteriormente penalizzati, dato il più elevato livello dei prezzi che caratterizza il nostro paese nei vari settori dei beni di consumo, per non parlare delle abitazioni. Tenuto conto di ciò, i 19 mila dollari corrispondenti alla media delle retribuzioni portoghesi valgono senz'altro di più in termini reali dei disastrati salari italiani.

da Indymedia

CAPAREZZA - PIMPAMI LA STORIA



CAPAREZZA - PIMPAMI LA STORIA

Bella prof e che schifo Garibaldi, è vestito dai saldi, peloso come Garfield. Via la camicia rossa e dagli una t-shirt Trussardi su jeans Cavalli. Sulla faccia lenti a goccia Ray Ban e poi taglia la barba a sta capoccia da Imam. Un nunchaku da Jackie Chan gli dà più charme, ora si che Gary ch'ha i più fieri dei fans. Bella! Mondiale la seconda guerra ma su sto libro è dato che abbiamo ingoiato merda! E' regolare che non studia nessuno, scrivi Italia batte resto del mondo 18 a 1. I campioni siamo noi, siamo noi perciò aggiungi "Po po po po po". Il capitano fa goal, bordello come i Gogol, storia XL non una small, pimpala! Questa è la storia prof, la vera storia prof, lo dice uno che se esce dal culo fa plof.

RIT: Bella prof, pimpami la storia... che storia!

Si stava meglio quando si stava peggiorando, gli oppositori traditori peggio di Ronaldo. Non li mandavano al fresco di una cella ma al caldo dei Caraibi su navi di Jack Sparrow. Prof, il ventennio pimpamelo, scrivi che i partigiani quel tempo lo vissero. Di relax in pedalò, piedi nudi nei sabò, 25 aprile giorno dei caduti di Salò. Umberto di Savoia non andò via, ma che repubblica, la gente vota monarchia. Non c'è partita tra re e democrazia, come mettere la PSP col Game Gear.
E la costituzione è un cd con una traccia, l'ultima hit da spiaggia. Il nonno di Eminem minaccia: "Tutta l'Europa deve suonare il piano Marshall!" Questa è la storia prof, mi prende un sacco prof, tipo che quella di un cosacco di nome Popoff. RIT.
Dalla mia storia cancella fricchettoni con la spada nel braccio, non nel cuore come Little Tony. Questi fattoni sempre sotto i riflettori. Scrivi che gli hippy se ne stavano zitti e buoni. Gli anni di piombo, le stragi, i sequestri, ma no, non mi interessano argomenti come questi. Io di quei tempi voglio ricordare solo "La liceale nella classe e i ripetenti".
Così funziona e per fortuna fa trend, il vecchio libro lo rottamo tipo Duna Weekend. Adesso serve un finale potente che terrorizzi l'occidente più dell'urlo di Chen. Da qui in avanti qualunque cosa succeda, scrivi che la colpa è di Al Quaeda.
Me l'hai pimpata di brutto prof, vedrai patiti della storia fin dalla scuola media. Questa è la storia prof, la vera storia prof e non c'è niente da ridere non è Zelig Off. RIT.

Vienna: L’Antifascismo è un crimine?

La polizia e la città di Vienna criminalizzano la protesta contro il WKR-Ball (evento musicale della “Wiener Korporationsring”, l’organizzazione “ombrello” sotto cui si trovano le organizzazioni degli studenti nazionalisti tedeschi).

Soprattutto, la polizia di Vienna ha proibito la manifestazione antifascista nel giorno del sessantacinquesimo anniversario dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
Il 29 gennaio la festa del WKR avrà luogo nell’ “Hofburg”, quello che una volta fu il palazzo imperiale. Come negli scorsi anni molti sostenitori dell’estrema destra hanno intenzione di incontrarsi lì, dai nazionalisti tedesci ai virulenti antisemiti, nessuno vuol perdere l’occasione per creare reti nell’ala destra.

Mentre queste attività non sono ostacolate dalle autorità in nessuna maniera, la contromanifestazione antifascista è stata proibita.

Alla festa del WKR il “Chi è chi” dell’estrema destra europea si stringerà le mani, facilmente rilevata dando un occhio alla lista dei partecipanti: gli ospiti alla festa includono Le Pen dal Front National francese, il fascista Enrique Ravello, antisemiti come Alexander Dugin e rappresentanti dell’estrema destra tedesca DVU, così come portavoce dei partiti di estrema destra austriaci, tra cui Martin Graf, terzo presidente del Consiglio Nazionale con tendenze a invettive antisemite, Barbara Rosenkranz, esponente di una politica home-stove-mother’s cross e lottatrice contro la “delusione di genere”, e John GUdenus, che è già stato condannato a un anno di libertà provvisoria per aver negato l’Olocausto.

Tutto si svolge senza dire che ci sono mobilitazioni contro questo incontro.
Negli anni scorsi manifestazioni di una certa grandezza hanno già avuto luogo, tipicamente per l’Austria, sono state accompagnate repressivamente da enormi contingenti di polizia, ottenendo il rifiuto della struttura che doveva ospitare il convegno.

Ma anche questo sembra essere troppo ora. La manifestazione, che quest’anno era stata pianificata dalla rete nowkr, di femministe queer, criticalmass, femministe e lesbiche, un numero rappresentativo di studenti e molti altri gruppi, è stata ora completamente proibita.

La ragione fornita dalla polizia è stata: “il pericolo per la pubblica sicurezza”, un argomento che equivale a una totale negazione del diritto a dimostrare.

In questo le autorità seguono scandalosamente gli argomenti che vengono dalle associazioni degli studenti tedeschi nazionalisti, il FPÖ (partito della libertà) e i neonazisti, che per anni hanno cercato alleanze per proibire completamente le manifestazioni antifa o vorrebbero autoamministrare la giustizia.

Un noto sito neonazi riportava in una pagina chiamata “Indicazioni per case e focolari – questo tempo di armi” che avrebbe dovuto essere dedicato alla questione del monopolio statale della violenza, solo per dedicare la successiva pagina contro “Entertete”, un termine nazista che significa “degenerato”, che in questo contesto denunciava le femministe-queer e la “sporcizia subumana”.
Soprattutto è la città di Vienna, che, personificata dal suo sindaco Michael Häupl, ama presentarsi come una fortezza antifascista contro l’avanzare dell’estrema destra, che ora insieme alla polizia serve profondamente i sogni dell’ala destra. Questo fatto dice più sullo stato di questo paese di quanto possa fare un qualsiasi numero di volantini.

Sta solo adattandosi a ciò che la proibizione annunciata durante il Giorno della Memoria, quando rappresentati ufficiali della repubblica si mettono in mostra.

Mentre l’importanza di un impegno antifascista è evidenziato nelle messinscene ufficiali, l’attuale attivismo antifascista è proibito e ai neonazi, estremisti di destra e antisemiti viene offerta una stanza dell’Hofburg, che dopo tutto è ancora la residenza ufficiale del presidente austriaco.
Anche se questi sviluppi mostrano la loro faccia più chiaramente in Austria che in altri paesi, seguono un disastroso trend internazionale.

L’antifascismo è criminalizzato in tutta Europa: appena di recente le manifestazioni contro la più grande marcia neonazi in Europa sono state criminalizzate in Germania, i manifesti sono stati confiscati, bloccati i siti web ed è stata seguita ancora più repressione contro gli organizzotarori della manifestazione antifa.

da Antifa

Haiti, voci da Port au Prince


Interviene Emerico Laccetti team leader della Croce Rossa presente a Haiti

Polvere, calcinacci, strade inagibili. Questa la situazione nella capitale haitiana Port au Prince, nonostante migliaia di uomini e donne giunti sull'isola per dare aiuto alla popolazione stremata.
E' impossibile che la vita torni alla normalità velocemente. Le messe molto partecipate e la minima riapertura delle scuole (pochissime e solo nella zona non devastata dal sisma) creano la falsa illusione che tutto possa tornare come prima, meglio di prima.

I feriti continuano a ammassarsi nei campi allestiti dalla comunità internazionale. Gli edifici semidistrutti sono ancora al centro delle attenzioni degli sciacalli che cercano qualsiasi cosa che possa essere rivenduta o riutilizzata. Le guardie private ingaggiate per difendere i pochi magazzini rimasti in piedi sparano ad altezza uomo. Insomma, una situazione che sembra far sprofondare in un baratro senza fine il Paese.
In più, si aggiungono notizie agghiaccianti come quella relativa a dici cittadini statunitensi che sono stati arrestati mentre tentavano di oltrepassare la frontiera con la Repubblica Dominicana insieme a 33 bambini. Nessun minore aveva documenti e la cosa ha insospettito le guardie. Morale: i dici statunitensi sono stati arrestati e si trovano in un carcere non lontano dalla capitale. Per loro si profila l'accusa di traffico di minori. Probabilmente i giovani erano destinati al mercato degli organi. Forse, cose de genere sono già successe.

"La situazione che abbiamo trovato è terribile. Questo è un popolo poverissimo. Non aveva niente prima e non ha niente adesso. Obiettivamente la situazione è terribile. Tutto è completamente distrutto. E' difficile anche immaginare come si dovrà fare per smaltire quest'enorme montagna di macerie che si sono accumulati per le strade. Ci sono campi nati spontaneamente. Ed è molto complicato riuscire a coordinare tutte le forze, tutti gli aiuti" dice al telefono con PeaceReporter Emerico Laccetti, team leader della Croce Rossa a Haiti. "Forse la questione è anche culturale, politica. Noi nel frattempo abbiamo già montato un campo, Campo Italia, un campo per operatori della Croce Rossa provenienti da tutto il mondo e presenti in Haiti" aggiunge Laccetti.
Ad ogni modo la situazione sembra complicarsi sempre più con il passare delle ore e la condizione sanitarie è una delle maggiori preoccupazioni per il personale medico e paramedico presente sull'isola. Il rischio di epidemie è molto alto. "In effetti ci sono ancora molti cadaveri sotto le macerie. Quelli che erano stati ammassati lungo i marciapiedi sono stati sgombrati e dati alle fiamme. Inoltre, essendoci una carenza di servizi igienici la popolazione si mette a fare i proprio bisogni nel primo luogo a disposizione. Questo non fa altro che aumentare il rischio di epidemie" dice Laccetti.
Infine un pensiero va anche al futuro di questa popolazione. Il tremendo sisma ha causato morte e distruzione, ha distrutto tutto quello che era possibile distruggere e lascerà anche nel futuro il suo segno. Le strade e gli edifici verranno ricostruiti, forse quello è l'ultimo problema. Ma ci si ritroverà davanti a una generazione mutilata. "Abbiamo dovuto ridurre molte fratture. Ma la cosa peggiore sono le amputazioni. Questo sisma avrà ripercussioni molto forti che proseguiranno per i prossimi decenni" conclude Laccetti.

di Alessandro Grandi da PeaceReporter

Aida Habachi il suo bimbo e la solitudine a Osimo


di Doriana Goracci
Depressa, depressione…questa sembra la motivazione certa che ha spinto Aida Habachi, tunisina, separata dal marito italiano, a togliersi la vita e a toglierla al suo bambino di quattro anni, cospargendo entrambi con benzina, in una stanza chiusa: porte e finestre sigillate. Si parla di un matrimonio fallito, di solitudine, di sentirsi straniata e straniera. Ha telefonato ad un conoscente intorno alle 18, dalla sua casa a San Sabino di Osimo in provincia di Ancona, per dire cha la stava facendo finita, non ce la faceva più. Inutili le corse di polizia, carabinieri, vigili del fuoco e ambulanza. La stanza era scoppiata, un incendio, in fumo la sua vita e quella del figlio. La casa, una villetta a schiera, era in campagna, la stessa abitata fino a due anni prima con il marito, titolare di un’impresa di elettronica insieme al padre, trasferitosi a Castelfidardo, in un centro vicino. Sembra che sia stata come quasi sempre, una separazione turbolenta, segnata anche da una serie di querele e controquerele per ingiurie…sembra che fosse anche senza lavoro, senza amicizie o rapporti familiari che non fossero legati all’ex marito. Sembra che fosse sprofondata nella depressione.

Alla voce depressione si legge:La depressione non è un semplice abbassamento dell’umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno…La depressione talvolta è associata ad ideazioni di tipo suicida o autolesionista…Un ruolo chiave sembra svolto anche se non sempre dai fattori ambientali. La depressione in età adulta è strettamente correlata con esperienze di vita negative. La malattia, infatti, si può innescare dopo alcune fasi importanti della vita: un lutto, un licenziamento, un grande dispiacere ma anche un abbandono della persona amata, perfino una grossa vincita; in generale qualsiasi cambiamento rilevante può indurre la manifestazione del disturbo in soggetti predisposti alla malattia stessa…La terapia d’elezione nei trattamenti somatici è a base di psicofarmaci…Esistono altri trattamenti somatici che possono essere utilizzati per curare la depressione, come la terapia elettroconvulsiva, la fototerapia e la deprivazione da sonno.

La depressione e la distimia sono maggiormente presenti nelle donne in un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini.Poche decine di ore fa è morto un operaio 35enne che si è dato fuoco a Brembato, disperato per avere perso il lavoro a causa del fallimento della ditta dove lavorava.Andare camminare lavorare…rapide fughe…tutti chiusi a chiave. E che cos’è questo fuoco? Sedare…

Aida ha confermato, tragicamente, un dato statistico. Da un forum, preso a caso, la prima riga:”Ho 23 anni.Buon giorno a tutti voi del forum, vi scrivo con la speranza che qualcuno possa capirmi…”.

Porte e finestre sigillate: ho tentato di aprire una finestra…Buongiorno Aria!



Una rivoluzione con molti rischi


di Maurizio Matteuzzi
In uno dei suoi ultimi numeri il settimanale Usa Newsweek pronostica - in realtà auspica - che nel 2010 in Venezuela ci sarà un colpo di stato contro il presidente Hugo Chávez. Il secondo, dopo quello presto abortito dell'aprile 2002. Ma questa volta presumibilmente definitivo, magari sull'onda del «golpe perfetto» sperimentato (dall'amministrazione Obama) in giugno nel piccolo e marginale Honduras, che ha avuto la sua logica conclusione venerdì scorso a Tegucigalpa nell'insediamento alla presidenza del conservatore Porfirio Lobo e nella concomitante partenza per l'esilio del presidente deposto Manuel Zelaya. Un paese-cavia ideale che però ha o può avere aperto una strada.
Nei giorni scorsi, nel mezzo delle turbolenze che stanno scuotendo il Venezuela - svalutazione del bolívar, tagli dell'energia elettrica e dell'acqua, ri-chiusura dell'emittente golpista Rctv e annesse proteste studentesche (con due studenti morti), brutti indici economici del 2009 e previsioni non proprio rosee per il 2010 -, Chávez ha escluso i rischi di golpe. Il governo bolivariano conta sulla «forza morale» dell'esercito venezuelano e «l'opposizione dovrebbe importare una forza armata» per poter scatenare un colpo di stato («Qui non troveranno dei militari come quelli dell'Honduras»). E venerdì scorso, intervenendo via telefono in un programma del canale statale Venezolana de Televisión, ha ammonito che quanti «stanno pensando alle voci di golpe, non stiano a perdere tempo» perché «le forze armate sono impegnate nella rivoluzione e qui non c'è altra strada che la strada rivoluzionaria». E all'opposizione, che in quei giorni era di nuovo tentata dal ricorso alla piazza come nel 2002, ha ricordato che se «sceglie il cammino della destabilizzazione, potrebbe verificarsi il contrario di quello che cerca: ossia che noi decidiamo di accelerare i cambiamenti». «Volete che io renda ancor più profonda la rivoluzione - ha concluso -? Continuate su questa strada».
E' poco probabile che l'opposizione - per quanto debole e divisa - commetta gli stessi errori del passato e che, nelle importantissime elezioni parlamentari del 26 settembre, torni a giocare la carta suicida del ritiro nell'inutile tentativo di dimostrate la illegittimità di un potere politico che gode ancora di ampi appoggi popolari. E appare poco probabile anche che le forze armate, sempre curate e coinvolte al massimo in questi anni dall'ex colonnello dei parà Hugo Chávez siano propense a tentare l'avventura honduregna.
Ma questo non esclude che il Venezuela chavista, dopo 11 anni di potere, sia a una svolta rischiosa. Il 2009 non è stato un buon anno e il 2010 si annuncia - forse - decisivo.
La crisi economica mondiale dell'anno scorso, anche se è vero come ha detto il presidente che in Venezuela «non ha aumentato la disoccupazione e la povertà», si è fatta sentire. Il crollo dei prezzi del greggio è stato un colpo durissimo per un'economica che si basa ancora e sempre - nonostante le promesse e gli impegni di «cambiare modello - sull'esportazione di petrolio (90% delle entrate di valuta, 50% delle entrate statali). I programmi sociali - le «Misiones» - che sono il cuore della rivoluzione chavista e della popolarità di Chávez (che resiste nonostante sia inevitabilmente caduta), non sono stati toccati. La ripresa del prezzo del barile a livelli accettabili (superiore ai 70 dollari dall'inizio dell'anno) consente di tirare un sospriro di sollievo e la conferma (da una fonte insospettabile: the US Geoligical Survey) che le riserve petrolifere della Fascia dell'Orinoco ammontano a 513 miliardi di barili, più del doppio di quelle stimate finora e più del doppio di quelle dell'Arabia saudita, aprono prospettive confortanti (ma anche preoccupanti: più petrolio c'è in un certo posto, più quel posto fa gola...). Si tratta però di prospettive di periodo medio-lungo. Nell'immediato le cose l'ottica è diversa.
Il 2009, ha detto Chávez, «si è chiuso con un sorriso», perché «nonostante la crisi capitalistica mondiale» i risultati per il Venezuela sono stati positivi: «Anche se gli introiti sono diminuiti, sono state mantenuti gli investimenti e i piani sociali» e il salario minimo anche prima dell'aumento del 16 gennaio scorso per fare fronte alla svalutazione di almeno il 50% del bolívar della settimana precedente, «è il più alto dell'America latina» (ora, facendo la media con il doppio cambio del dollaro a 2.60-4.30, vale intorno ai 342 dollari).
Ma, per la prima volta, l'aumento (25%) è inferiore all'inflazione (27-30%), anch'essa la più alta dell'America latina. Nonostante la chiusura con il sorriso, nel 2009 l'economia venezuelana è entrata in recessione, per la prima volta dall'anno golpista del 2002, ed è caduta in rosso per il 2.9%. E per il 2010, mentre il resto dell'America latina sembra essersi lasciata alle spalle la crisi e prevede una crescita del 4%, secondo l'Fmi il Venezuela continuerà in recessione (-0.4%).
Poi c'è il quadro politico esterno. Il golpe in Honduras è stato un segnale. La riemersione della destra per via democratica con Sebastián Piñera in Cile («l'anti-Chávez», ha detto speranzoso Mario Vargas Llosa), un altro segnale. Gli Usa di Obama hanno completato l'accerchiamento del Venezuela chavista con le 7 basi militari nella Colombia del servizievole Uribe. Soprattutto sembrano essere riusciti, per il momento, a fermare non solo la forza d'urto espansiva del chavismo ma anche l'onda progressista dell'America latina. Il 2010 sarà forse decisivo: per il Venezuela che vota in settembre e per il grande Brasile che vota in ottobre.

da Il Manifesto