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martedì 2 febbraio 2010

Haiti, voci da Port au Prince


Interviene Emerico Laccetti team leader della Croce Rossa presente a Haiti

Polvere, calcinacci, strade inagibili. Questa la situazione nella capitale haitiana Port au Prince, nonostante migliaia di uomini e donne giunti sull'isola per dare aiuto alla popolazione stremata.
E' impossibile che la vita torni alla normalità velocemente. Le messe molto partecipate e la minima riapertura delle scuole (pochissime e solo nella zona non devastata dal sisma) creano la falsa illusione che tutto possa tornare come prima, meglio di prima.

I feriti continuano a ammassarsi nei campi allestiti dalla comunità internazionale. Gli edifici semidistrutti sono ancora al centro delle attenzioni degli sciacalli che cercano qualsiasi cosa che possa essere rivenduta o riutilizzata. Le guardie private ingaggiate per difendere i pochi magazzini rimasti in piedi sparano ad altezza uomo. Insomma, una situazione che sembra far sprofondare in un baratro senza fine il Paese.
In più, si aggiungono notizie agghiaccianti come quella relativa a dici cittadini statunitensi che sono stati arrestati mentre tentavano di oltrepassare la frontiera con la Repubblica Dominicana insieme a 33 bambini. Nessun minore aveva documenti e la cosa ha insospettito le guardie. Morale: i dici statunitensi sono stati arrestati e si trovano in un carcere non lontano dalla capitale. Per loro si profila l'accusa di traffico di minori. Probabilmente i giovani erano destinati al mercato degli organi. Forse, cose de genere sono già successe.

"La situazione che abbiamo trovato è terribile. Questo è un popolo poverissimo. Non aveva niente prima e non ha niente adesso. Obiettivamente la situazione è terribile. Tutto è completamente distrutto. E' difficile anche immaginare come si dovrà fare per smaltire quest'enorme montagna di macerie che si sono accumulati per le strade. Ci sono campi nati spontaneamente. Ed è molto complicato riuscire a coordinare tutte le forze, tutti gli aiuti" dice al telefono con PeaceReporter Emerico Laccetti, team leader della Croce Rossa a Haiti. "Forse la questione è anche culturale, politica. Noi nel frattempo abbiamo già montato un campo, Campo Italia, un campo per operatori della Croce Rossa provenienti da tutto il mondo e presenti in Haiti" aggiunge Laccetti.
Ad ogni modo la situazione sembra complicarsi sempre più con il passare delle ore e la condizione sanitarie è una delle maggiori preoccupazioni per il personale medico e paramedico presente sull'isola. Il rischio di epidemie è molto alto. "In effetti ci sono ancora molti cadaveri sotto le macerie. Quelli che erano stati ammassati lungo i marciapiedi sono stati sgombrati e dati alle fiamme. Inoltre, essendoci una carenza di servizi igienici la popolazione si mette a fare i proprio bisogni nel primo luogo a disposizione. Questo non fa altro che aumentare il rischio di epidemie" dice Laccetti.
Infine un pensiero va anche al futuro di questa popolazione. Il tremendo sisma ha causato morte e distruzione, ha distrutto tutto quello che era possibile distruggere e lascerà anche nel futuro il suo segno. Le strade e gli edifici verranno ricostruiti, forse quello è l'ultimo problema. Ma ci si ritroverà davanti a una generazione mutilata. "Abbiamo dovuto ridurre molte fratture. Ma la cosa peggiore sono le amputazioni. Questo sisma avrà ripercussioni molto forti che proseguiranno per i prossimi decenni" conclude Laccetti.

di Alessandro Grandi da PeaceReporter

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