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martedì 26 gennaio 2010

NARDO' - COMUNICATO ESITO PRIMARIE - CIRCOLO DI SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA'

E due!
Dopo aver imposto le primarie alla burokràzia recalcitrante, l'elettorato del centrosinistra pugliese ha decretato in modo netto, schiacciante, deciso, determinato la candidatura di Nichi Vendola a governatore di Puglia.

Molti i messaggi e le indicazioni che vengono da questa consultazione:
a. il numero dei votanti, straordinariamente cospicuo
b. la valanga di consensi per vendola
c. il fallito "inquinamento" dell'esito del voto da parte di forze estranee al centrosinistra
d. la composta soddisfazione del "vincitore".

La folla da evento mediatico che è accorsa alle urne, nonostante i pochissimi giorni intercorsi da quando le primarie sono state indette, segnala la voglia di partecipazione che caratterizza l'elettorato di sinistra, allergico ai diktat e a spregiudicati accordi sottobanco.

Non solo. La bocciatura del costume verticistico e della pratica di investitura dall'alto svelano un attivismo vivacemente democratico e contemporaneamente la lontananza fra nomenclatura e base. Il massiccio pronunciamento delle urne per Vendola segna la designazione a marchio di popolo non solo del candidato governatore, ma pure definisce vendola come leader nazionale della sinistra.

Nessun peso poi ha avuto il pur tentato ricorso a elettori non di schieramento per "pilotare" e inficiare l'esito delle primarie a favore del candidato "gradito" all'UDC (come si chiamava?)nonostante la percentuale schiacciante e quasi plebiscitaria delle preferenze, Vendola ha dato ancora una volta una dimostrazione della sua statura politica : nessuna arroganza da bollettino di vittoria, ma la pacatezza e la moderazione nei toni proprie di chi è consapevole della responsabilità e del compito affidatigli dagli elettori : ricompattare e restituire identità a truppe "orfane" di un capitano autorevole, di una leadership condivisa.

Perfino a Nardò (terra di capre) Vendola si è affermato grazie sì al lavoro di propaganda diffusa del manipolo testardo, caparbio, pignolo e petulante costituito dai militanti del locale circolo di "Sinistra Ecologia Libertà", ma soprattutto grazie alla ricettività pronta e sensibile dei cittadini neritini che hanno mostrato di riconoscere e apprezzare la levatura morale e culturale di vendola, grazie al desiderio di pulizia e trasparenza che ha saputo concretizzarsi nel voto a Vendola, artefice e simbolo della Puglia migliore.

Claudia Raho
Sinistra Ecologia Libertà - Nardò

CHESVENDOLA!



Ancora provocazioni politiche fasciste

Predappio, nasce il "club" delle città di fondazione fascista

PREDAPPIO - Si è concluso l'iter costitutivo dell'Associazione nazionale delle Città di Fondazione. Gli amministratori dei comuni di Latina Tresigallo, Torviscosa, Alghero, Arborea e Predappio, hanno firmato l'atto che catalizza definitivamente gli enti citati come fondatori dell'associazione. L'associazione che ha come primo intento la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio del Ventennio, realizzato nel periodo fascista
Il periodo va dagli anni venti e fino al conflitto mondiale. "Oggi -chiosa Fabio Bianchi, eletto nella medesima sede presidente dell'associazione- abbiamo raggiunto il traguardo di un percorso iniziato cinque anni fa con la mostra e il relativo catalogo di Città di Fondazione Italiane 1928 | 1942". L'evento a cui si riferisce Bianchi, datato dicembre 2005, diede vita ad una serie di collaborazioni con le altre amministrazioni citate e che portarono alla firma del protocollo d'intesa, ovvero il primo momento consociativo.

L'allestimento, divenuto dopo la prima tappa pontina itinerante, tra le altre raggiunse la prestigiosa sede di Manhattan. «Da lì -continua Bianchi- ripartiremo per programmare interventi simili e comunque tesi alla promozione di un distretto culturale senza eguali in Italia e nel mondo, lasciando la porta aperti a tutte le municipalità che possano vantare testimonianze significative urbanistico-architettoniche razionaliste e che manifestino volontà di aderire all'associazione". I comuni di Sabaudia, Latina, Pontinia e Aprilia, solo per citare quelli pontini, sono già al lavoro sugli atti amministrativi per dare seguito all'adesione. Ma altri, in Italia, stanno seguendo il medesimo iter. Lo copo è la conservazione artistica e la promozione turistica.

da Indymedia

Chiacchiere e Occupazione da Port au Prince (o sulle Ali della Libertà)


di Doriana Goracci
Non so quando inizia Carnevale so che le Ceneri sulle Ali della Libertà già ci stanno.

Questo articolo è il solito Ponte che faccio a Federico Mastrogiovanni, il suo diario RadicalSchock,aggiornato a oggi 25 gennaio 2009.

Leggete, leggete , sono da spargere queste Ceneri perchè di Carnevalate ne vediamo da un pezzo e globali, compresa la metodica Occupazione che nega qualsiasi voce che la contrasti. Qualcosa ne sappiamo anche noi quì in Italìa, che taglia, taglia…e cuce altri racconti.”Dunque per rispondere facciamo un po’ di cucina”…figurarsi se non mi presto a queste ricette, da casa mia, nostra. Da Haiti non Tahiti, signore e signori dell’Isola dei Famosi…

“…E se sei arrivato fin qui, forse hai voglia di andare un pò più lontano …”





diario da Port au Prince. occupazione (o le ali della libertà).

Dell’approccio creativo dei marines alle tragedie umanitarie si è già detto. Quello su cui vorrei tornare è l’immagine che si è data del popolo haitiano negli ultimi giorni. Gente che fa sommosse, che tira fuori i machete, che minaccia la sicurezza propria e altrui. Bestie di satana che si avventano sui poveri stranieri che cercano di aiutarli. Tanto da giustificare una presenza molto massiccia di militi prevalentemente della U.S. Army.

E dunque Haiti è occupata. Mentre le Nazioni Unite fanno briefing uno appresso all’altro, ti ritrovi soldati su mezzi blindati che girano per le strade di Port au Prince come se si trattasse di Saigon, fucili spianati e sguardo molto maschio e molto cattivo.

La gente da parte sua se li rimira come se fossero matti. Ma che cazzo andate in giro armati così?

Annosa questione. Ma ste famose sommosse popolari ci sono state? Dunque per rispondere facciamo un po’ di cucina. Prendiamo centinaia di migliaia di persone rimaste senza nulla (mi pare che il concetto, a questo punto, sia abbastanza chiaro) che stentano a trovare del cibo e dell’acqua. Aggiungiamo frustrazione e risentimento verso una comunità internazionale che non è in grado di organizzare la distribuzione dei viveri che quotidianamente atterrano all’aeroporto e rimangono stipati lì. A parte aggreghiamo i marines che come tutti sanno sono esperti di distribuzione di aiuti umanitari, che senza avvertire nessuno né coordinarsi ad esempio col World Food Programme decidono di lanciare a pioggia col paracadute a casaccio (tecnicamente a cazzo di cane) razioni k, cioè quei simpatici pacchettini con dentro sorprese alimentari, senza alcun criterio. Se io sono un capo banda armata e mi vedo piovere viveri dal cielo senza nessun controllo è ovvio che mi lancio a pesce ad arraffare, e se posso a rubare anche ai miei compatrioti. E dunque lo faccio. E minaccio gli altri di morte. E se non si tolgono dalle palle li faccio proprio fuori.

Ripetere l’operazione finché non si scatena una sommossa e servire a temperatura ambiente.

Viaggiando come i cani sulla fuoriserie di Vi non ci è capitato mai di vedere le violenze raccontate e gridate dai media di tutto il mondo. Parlando con gli operatori sul campo, con i volontari, con i gendarmi francesi, che pattugliano le strade con quei loro adorabili vestitini celesti, nessuno ha confermato l’efferatezza delle violenze. Non più di quanto ci si possa aspettare in una situazione del genere.

Ma se non c’è violenza sommossa, spargimento di sangue, come si giustificano le migliaia di soldati? Come si giustifica il colpo di mano dell’esercito?

Per capirlo io e Sciacallo cogliamo l’occasione al volo e ci facciamo invitare su un Seahawke, un elicottero della U.S. Navy, che tiene parcheggiate le portaerei al largo della città.

Dopo due ore a farsi esplodere le orecchie all’aeroporto tra elicotteri cargo militari, hercules, aerei civili della American Airlines, è il nostro turno di salire su questo attrezzo cafonissimo e molto maschio.

Il marine che si occupa del rapporto coi giornalisti è amabilissimo, sorride, fa battute. Cesare Lombroso lo avrebbe sicuramente tacciato di criminale a giudicare dai suoi tratti somatici leggermente “ottusi”, ma a noi ce fa tanto ride, che sagoma!

Dunque i due moschettieri si preparano a un pomeriggio da embedded. scattiamo foto ai robusti soldatini che davanti a telecamere, instancabili, caricano razioni k e bottigliette d’acqua sui mirabolanti seahawkes che vanno e vengono sul pratino dell’aeroporto. Ci tengono proprio a far vedere che sono indispensabili.

Arriva il nostro turno dopo un’attesa interminabile. Ci forniscono di due caschi con copriorecchie e saltiamo agilmente sui potenti mezzi dell’aviazione americana. Stipati in mezzo a decine di scatoloni di cibarie che, a quanto dicono i marines, devono servire a sfamare 10mila persone per 5 giorni. me cojoni!

si sorvolano i paesaggi haitiani per 15 minuti. Montagne semi deserte, fino ad arrivare a Jacmel, a sud di Port au Prince. Va detto che sti elicotteri dentro so tutti sgarrupati e mezzo sfonnati, non è che stiamo proprio viaggiando con la tecnologia di punta. Ma in ogni caso per dei giovani freelance italiani, temporaneamente embedded, che devono essere sedotti, fa comunque la sua porca figura.

Si atterra. Si scarica la merce. Foto ricordo. Poi risalite al volo se no vi lasciamo qua. E risaliamo… Di nuovo in volo su valli e colline. Finché non arriva l’imprevisto. Regà, scusate, dice il baldo soldato, c’è finita la benzina, tocca annà a fa rifornimento un attimo alla porteaerei. Come finita la benzina? E noi qua sopra a fa gli splendidi senza benzina? E annamo su sta portaerei, che te devo dì? Dopo il rifornimento, si riparte veloci come il fulmine verso Port au Prince. Ma prima a sorpresa sorvoliamo un quartiere che dà sul mare. E da qui su lo Sciacallo riesce a scattare delle foto di centinaia di poracci che si accalcano su cinque navi stile carrette del mare di Lampedusa. Più altre centinaia di persone ammucchiate a riva in attesa di salire a bordo. E dove cazzo vanno questi? Non mi dire che stanno cercando di scappare via mare? Ma siete pazzi? Gli americani hanno detto proprio specificamente, noi ve volemo tanto bene, aiuti, tricchettracche, cotillon, però nun dovete cacà er cazzo. Rimanete qua, no che venite tutti a Miami a fa come ve pare!

Invece quelli proprio se ne vanno. Ce provano. Perché se è vero che il presidente del Senegal ha offerto un pezzo del suo paese ai fratelli haitiani per farli tornare in Africa, gli Stati Uniti stanno lì appizzati per rimpatriarli tutti.

Finito il giro ringraziamo per la gentilezza e ci ributtiamo nel marasma, felici di aver visto all’opera i veri buoni, felici di aver provato l’ebbrezza di essere embedded, ma un po’ con la sensazione sgradevole di aver vissuto sulla nostra pelle il concetto di “media asserviti”. Mo perché noi siamo vagabondi e randagi e non ci comprano co du noccioline, e quindi racconteremo per bene che porcate fanno gli americani da ste parti, però sono certo che altri si sono fatti fregare co du gomme da masticare e no specchietto.

Haiti di notte direi che è buia e di bello c’è che si vede un oceano di stelle sulla testa. Sdraiato su un cartone sul prato della base ONU, cena scroccata, con una copertina aspetto che arrivi il sonno. Qua non si sogna.
http://radicalshock.wordpress.com/2010/01/24/diario-da-port-au-prince-occupazione-o-le-ali-della-liberta/

ASSALTI FRONTALI - DENARO GRATIS



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Dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta

Dovete darci il denaro, il denaro
dovete darci il denaro e poi ne riparliamo
dovete darci il denaro, poi ne rlparliamo, poi!

Forza, ora dividete la grana
siamo soci alla pari nella societ` umana
banchiere vieni in strada,
datti una calmata
dacci il bottino tira fuori i soldi e paga
dacci il denaro il primo di ogni mese
mandiamo avanti il mondo e abbiamo spese
firma l'assegno dacci un taglio e fa il bravo
qui nessuno vuole essere il tuo schiavo
noi non abbiamo freni dove va il nostro passo
li va la vita
e tu vai all' incasso
e se ora il fratello punta al cuore dell' idiota
diretto al suo conto gira la ruota
noi sappiamo quanto l' obbedienza e l' onestà
non porta in questa vita la felicità
perchè di ricchezza
nel mondo ce n'e, ma la parte che ci spetta adesso in tasca di chi è

Dovete darci il denaro, il denaro
dovete darci il denaro e poi ne riparliamo
dovete darci il denaro,
poi ne riparliamo, poi
il tuo denaro è il nostro denaro
il tuo denaro è il nostro denaro
il tuo denaro è il nostro denaro
il tuo denaro è il nostro denaro

Dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta

La ricchezza della terra la facciamo noi
piramidi in egitto le abbiamo alzate noi
il fondo di miniere
lo scaviamo noi
l' uomo sulle stelle ce lo mandiamo noi
ogni informazione ha sangue noi
ogni rivoluzione inizia solo se ci siamo noi
la ricchezza della terra la facciamo noi e ce n'è
ma la parte che ci spetta adesso in tasca di chi è
grandi produttori dalle elementari
siamo sempre al lavoro e non bastano orari
con le nostre azioni vi incassate denari
coi nostri denari fate profitti stellari
quando lo scrittore da potenza alla rima
e la voce del banchiere che ha l'opzione per prima
quando un hacker forza accesso ai sistemi
e il banchiere che rivende risposte ai problemi
sono i biologi o no che lavorano ai geni?
banchieri arrivano e brevettano i semi
sono i medici o no che lavorano ai vaccini?
banchieri mettono brevetti sui nostri destini
ecco i parassiti, ecco la malattia
succhiano, succhiano la nostra energia
poi fanno un break in polinesia a comprare
terre selvagge e fondali del mare
vola un aereo privato fiammante
cena in villa dell' amico presidente
parlano di quanta libertà, quante possibilità
ci sono in questa nostra società
ma se guardi bene tra i ricami tra tessuti e bottoni
c'e un' anima cucita di milioni di nomi
che poi va a letto sul nudo pavimento
come un nuovo originale tipo di parcheggio a tempo

Dovete darci il denaro, il denaro
dovete darci il denaro e poi ne riparliamo
dovete darci il denaro, poi ne riparliamo, poi!
il tuo denaro è il nostro denaro
il tuo denaro è il nostro denaro
il tuo denaro è il nostro denaro
il tuo denaro è il nostro denaro
dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta

Yo! e 'sta città di chi pensi che sia?
'sta citt`à di chi pensi che sia?
se al primo boom che succede nella via
tu corri, corri dal fucili della polizia
e 'sta città di chi pensi che sia?
'sta città di chi pensi che sia?
se al primo boom che succede nella via
tu corri, corri dai fucili della polizia
e chi credete davvero di essere voi?
chi credete davvero di essere voi?
chi credete davvero di essere voi?
che prendete cinquecento volte più di noi

Dovete darci il denaro, il denaro
dovete darci il denaro e poi ne riportiamo
dovete darci il denaro, poi ne riportiamo, poi
dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta
dacci in fretta quello che ci spetta

Brunetta, ministro bamboccione, tira fuori la grana!


Negli ultimi giorni molte parole, nel teatrino mediale della politica, sono state spese sulla nuova uscita del ministro Brunetta... Giovani fuori di casa per legge a 18 anni! 500 euro al mese ai giovani! Brunetta aspettavamo proprio te! Solo tu, da ex bamboccione come ti sei descritto, puoi capirci e aiutarci!

Cos'è quella del ministro? Un'altra delle sue boutade? Una sfida illuminata? Una rivalsa intrisa della frustazione patita in gioventù? Bè, cogliamo la provocazione del ministro che a 30 anni non era capace di rifarsi il letto. Infatti, a sentir "i progetti di Brunetta" per i giovani, come possiamo obiettare?! Fuori di casa a 18 anni? Benissimo! 500 euro al mese? Ancora meglio, un'uscita quasi dorata dal "nido familiare"!

Certo è che, se riportiamo il tutto su un piano reale, quello che sfugge sempre alla classe politica del nostro paese, coccolata da lauti privilegi e distante anni luce da quella che è la vita/lotta quotidiana delle persone (giovani o non che siano), in sedicente rappresentanza di un'Italia che non esiste, la questione posta dal ministro deve esser affrontata da ben altre prospettive, non filantropiche o pagliaccesche, sospinte dalla ragione di bisogni pulsanti e dal rifiuto della serrata realtà di vita imposta.

Giovani, un target universale da tirar fuori dal cilindro ogni volta che se ne sente la necessità/opportunità: pensare alle generazioni future per sgrassare quel manto d'egoismo in verità covato, quell'esigenza di poter disporre di una miriade umana in tenera età per il consenso e la disciplina, il voto e il lavoro. Ma spesso la realtà fa a pugni con le speranze dei governanti: giovani motori dei movimenti, espressioni di soggettività in conflitto, che reclamano bi-sogni non soddisfatti, futuri propri da costruire, non solamente (e non ancora abbastanza) in Italia. Quanto questo nodo problematico, nella sua veste certo più complessiva, che travalica anche le battute del ministro Brunetta, si collega con quanto ha fatto e vuol fare, nei termini di discorso e pratica, l'Onda?!

Il ministro vuole preordinare ai giovani l'uscita dal covile familiare, fattosi stretto e assillante, al compimento dei 18 anni? Ma magari! Che la faccia questa (piuttosto nebulosa) legge! Ma tenga in conto anche quelli che, dovunque, costituiscono i primi e spesso insormontabili ostacoli alla via di una desiderata autonomia ed indipendenza... Troppo rudimentale etichettare come bamboccioni chi si trova a vivere in una realtà pervasa dalla precarietà, costretti a mettere sul mercato le proprie capacità e forze a basso costo per lavori di merda, sotto il battere del tempo di un dispersivo quanto straziante esamificio universitario... E non basta la gabbia lavorativa costituita spesso dal call center o lo sfruttamento non retribuito del sistema università, a ciò si debbono aggiungere gli affitti da strozzini dei palazzinari, i costi dei libri che gonfian le tasche ai baroni, il caro-vita che galloppa inarrestabile soprattutto per chi soldi in tasca ne ha sempre pochi...!

Ministro Brunetta, non siam bamboccioni ne tantomeno fessi. Dalle angherie dell'oggi tentiamo di sfuggire con strategie elementari quanto conflittuali, indispensabili pur nella loro, per certi versi, banalità: la casa ce la occupiamo e l'affitto non lo sborsiamo, il libro ce lo prestiamo e fotocopiamo, il pacco di biscotti ce lo intasciamo e non lo paghiamo, il telefono del call center lo sabotiamo e non rispondiamo...!

Ministro Brunetta, tira fuori la grana... poi ne riparliamo!

Editoriale UniRiot Torino
da Infoaut

IRAQ - A combattere contro il terrorismo ora ci vanno gli africani


Quasi non si vedono e ufficialmente non combattono, ma si tratta di un vero e proprio esercito parallelo. I mercenari africani assunti dalle compagnie private americane per combattere le “guerre al terrorismo” sono più di due milioni, divisi tra Iraq ed Afghanistan.

Secondo Le Temps, i soldati, prevalentemente ugandesi e keniani, si arruolano presso le società di sicurezza statunitensi che fanno affari nei territori devastati dai conflitti, ricevendo in cambio vitto, alloggio e una paga molto inferiore a quella degli altri militari. Se infatti uno statunitense guadagna 12mila dollari al mese e i sudafricani settemila, perché militarmente bene addestrati, un ugandese in media arriva a fatica a 400-500 dollari.

Le compagnie difendono però la loro attività, sostenendo che queste cifre permettono agli arruolati (che fanno di tutto, dalle guardie del corpo ai meccanici ai cuochi) di sfamare le proprie famiglie, di provvedere all’istruzione dei figli e all’acquisto dei medicinali, lussi che altrimenti non potrebbero permettersi. Inoltre la possibilità, una volta tornati a casa, di mettersi in proprio aprendo una società di sicurezza sembra essere allettante per molti.

Secondo The East African i vantaggi che gli Stati Uniti traggono da questa situazione sono rilevanti, vista la necessità dell’esercito americano di reclutare molto più personale di quello volontario. “La cosa più grave è che i mercenari assunti in questo modo non possono essere dichiarati responsabili delle violazioni dei diritti umani, come accade con i soldati regolari”, spiega al settimanale Emira Woods, rappresentante di un think tank progressista di Washington.

Certo, la situazione conviene anche ai paesi africani. In Uganda, per esempio, il business della sicurezza ha un valore di 90 milioni di dollari, contro i 70 dell’esportazione di caffè, la principale del paese. Questo spiegherebbe anche perché in Africa hanno aperto una loro sede quattro agenzie di reclutamento statunitensi, che hanno ricevuto 375 milioni di dollari ciascuna dal dipartimento per la difesa degli Stati Uniti per fornire supporto logistico alle forze armate locali.

da Internazionale