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giovedì 28 maggio 2009

"Fondi scippati al Sud, è la vendetta di Fitto"

Vendola: la Puglia gli ha voltato le spalle

"Il governo Berlusconi scippa risorse al Sud". I governatori meridionali lo denunciano da mesi, venendo sistematicamente smentiti dai ministri di centrodestra. E' stata la Corte dei conti, ieri, a chiarire da che parte si trova la ragione: "Il governo - hanno scritto i giudici nell'ultima relazione quadrimestrale, diffusa ieri - ha utilizzato il fondo per le aree sottoutilizzate per interventi non direttamente connessi con la missione di riequilibrio territoriale". Una conferma di alto profilo istituzionale che ha ridato vigore alle accuse lanciate da Nichi Vendola al governo nazionale: «I fondi destinati allo sviluppo della nostre regione sono bloccati o destinati ad altri progetti - ha tuonato ieri il presidente - la Puglia è tenuta in castigo dal governo Berlusconi, Fitto vuole la Puglia in ginocchio sui ceci, questa è la lunga vendetta del ministro, contro i pugliesi che gli hanno voltato le spalle».

La relazione della Corte dei conti ha gettato benzina sul fuoco della polemica sui fondi Fas. «Oggi tutti i progetti che avremmo dovute realizzare con il contributo del governo sono bloccati - ha ribadito Vendola - la bonifica e la reindustralizzazione delle aree inquinate di Brindisi e Taranto, la diga di Piano dei Limiti, ma anche azioni meno costose ma simbolicamente importanti come la piantumazione degli alberi al quartiere Tamburi e i progetti per lo sviluppo delle energie pulite. Purtroppo - ha sottolineato il governatore - la Puglia è oggetto di un trattamento speciale. Siamo di fronte a un governo antimeridionalistico con un rappresentante pugliese che fa precipitare sulla nostra regione molti dispetti e sta conducendo la sua lotta politica sulla pelle dei cittadini. Per questo la Regione è costretta a fare gli straordinari per coprire questa drammatica assenza». Lo ha fatto con la scuola, finanziando la riassunzione di mille precari tagliati da Tremonti, e lo sta facendo, soprattutto, con la manovra anticrisi.

«Tra risorse proprie e investimenti privati che è stata in grado di attirare - ha detto Vendola - la mia giunta, in pochi mesi, ha immesso nell'economia pugliese un miliardo e 400mila euro. Soldi veri e non le favole raccontate dal governo Berlusconi». La misura per paragonare la manovra anticrisi pugliese con quella nazionale è il bando per facilitare l'accesso al credito delle imprese. «Solo la Puglia ha messo in campo 50 milioni di euro per un fondo di garanzia in grado di stimolare oltre un miliardo di euro di prestiti alle aziende - ha illustrato Vendola - anche il governo Berlusconi, a parole, vuole salvare le aziende italiane dalla stretta creditizia. Ma, a livello nazionale, per tutte le imprese che operano da Bolzano a Trapani, ha messo a disposizione la stessa somma che noi abbiamo investito solo nella nostra regione. E' questa la differenza».

L'ultimo intervento anticrisi, è il bando da 43 milioni di euro per incentivare l'apertura di nuove micoimprese da parte dei soggetti svantaggiati. «Alle donne, ai giovani, ai precari, ai disoccupati e ai cassintegrati che si vogliono mettere in proprio - ha spiegato l'assessore alle Attività produttive, Sandro Frisullo - prestiamo fino a 400mila euro a fondo perduto per l'apertura di un'impresa manifatturiera o commerciale. Con questo salgono a dieci i bandi anticrisi pubblicati in pochi mesi. La Puglia è la prima regioni in Italia per tempi e risorse messe a disposizione del mondo produttivo». L'unico neo, rilevato da Frisullo, riguarda la scarsa disponibilità dei grandi istituti bancari a finanziare le piccole e medie imprese pugliesi.

di Paolo Russo

LA COSTITUZIONE - ART.122 E LEGGE 18

Art. 122 [28]

Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi.

Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo.

Il Consiglio elegge tra i suoi componenti un Presidente e un ufficio di presidenza.

I consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.

Il Presidente della Giunta regionale, salvo che lo statuto regionale disponga diversamente, è eletto a suffragio universale e diretto. Il Presidente eletto nomina e revoca i componenti della Giunta.

LEGGE 18 DEL 1979

ART.5.

IN MATERIA DI COMPATIBILITÀ ALLA CARICA DI RAPPRESENTANTE AL PARLAMENTO EUROPEO SI APPLICANO LE DISPOSIZIONI DI CUI AGLI ARTICOLI 5 E 6 DELL'ATTO RELATIVO ALLA ELEZIONE DEI RAPPRESENTANTI NEL PARLAMENTO EUROPEO APPROVATO E RESO ESECUTIVO CON LA LEGGE 6 APRILE 1977,N.150.



ART.6.

LA CARICA DI RAPPRESENTANTE DELL'ITALIA AL PARLAMENTO EUROPEO È INCOMPATIBILE CON QUELLA DI:

a) PRESIDENTE DI GIUNTA REGIONALE;
b) ASSESSORE REGIONALE.

QUANDO SI VERIFICHI UNA DELLE INCOMPATIBILITÀ DI CUI AL COMMA PRECEDENTE,IL RAPPRESENTANTE RISULTATO ELETTO DEVE DICHIARARE ALL'UFFICIO ELETTORALE NAZIONALE, ENTRO TRENTA GIORNI DALLA PROCLAMAZIONE,QUALE CARICA SCEGLIE.
QUALORA IL RAPPRESENTANTE NON VI PROVVEDA,L'UFFICIO ELETTORALE NAZIONALE LO DICHIARA DECADUTO E LO SOSTITUISCE CON IL CANDIDATO CHE,NELLA STESSA LISTA E CIRCOSCRIZIONE,SEGUE IMMEDIATAMENTE L'ULTIMO ELETTO.

IL RAPPRESENTANTE DICHIARATO DECADUTO AI SENSI DEL PRECEDENTE COMMA PUÒ PROPORRE RICORSO CONTRO LA DECISIONE DELL'UFFICIO ELETTORALE NAZIONALE AVANTI LA CORTE DI APPELLO DI ROMA.IL RICORSO DEVE ESSERE PROPOSTO A PENA DI DECADENZA ENTRO VENTI GIORNI DALLA COMUNICAZIONE DELLA DECISIONE.

SI APPLICANO IN QUANTO COMPATIBILI LE DISPOSIZIONI DI CUI AI SUCCESSIVI ARTICOLI 44,45,46 E 47.

TRUFFE ELETTORALI - ECCO CHI NON VOTARE

Ho letto sul sito di "Mondo malato" quanto segue...........

Truffe elettorali ! Ecco chi NON votareDi Terron Fabio (del 05/05/2009 @ 17:39:49, in SPECIALE ELEZIONI EUROPEE 2009 , linkato 208 volte)

Vere e proprie truffe elettorali: di questo si tratta. Chiedere un voto per una carica che non si potrà mai ricoprire oppure per lasciare un mandato, anch’esso elettorale, prima del termine per cui ci si era impegnati.
E non c’è via di scampo: l’art.122 della Costituzione (modificato dalla legge costituzionale 1/1999) e la legge 18/1979 (modificata dalla legge 78/2004) stabiliscono le incompatibilità con la carica di parlamentare europeo. Se si è in carica in uno dei ruoli indicati e si ottenei seggio a Strasburgo bisogna necessariamente, ex lege, fare una scelta: o una cosa o l’altra. Ma, come successo nel 2004 e anche nelle precedenti elezioni, spesso questi candidati sono specchi per le allodole e non hanno la benché minima intenzione di sedere a Strasburgo. Quindi l’appello trasversale che faccio, visto che abbiamo ancora il voto di preferenza, è di NON VOTARE LE PERSONE CHE COMPAIONO IN QUESTO ELENCO, perché non potranno far parte del Parlamento Europeo o, se vorranno farne parte, saranno costretti a lasciare quel mandato per il quale magari voi stessi avevate dato fiducia.

La lista (che riguarda soltanto i candidati nella circoscrizione che ci interessa, ovvero quella del SUD) è in ordine d’importanza della carica rivestita, ovvero si passa dai casi in cui è pressoché certo che la candidatura al Parlamento Europeo è meramente fittizia verso quelli in cui si è incerti su quale elettorato si stia prendendo in giro.

Silvio Berlusconi – PDL – Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano

Umberto Bossi – Lega Nord – Ministro delle Riforme per il Federalismo (nell’ultima legislatura europea abbandonò la carica, con la percentuale più bassa in assoluto di presenze: 9%, 0 relazioni, 0 interventi in aula)

Nichi Vendola – Sinistra e Libertà – Presidente della Regione Puglia

Antonio Di Pietro – Italia dei Valori –senatore italiano (nell’ultima legislatura europea abbandonò con il 57% delle presenze, 1 relazione e 3 interventi in aula)

Emma Bonino – Partito Radicale – senatrice italiana (nell’ultima legislatura europea abbandonò con il 56% delle presenze, 0 relazioni e 9 interventi in aula)

Paolo De Castro – PD – senatore italiano

Paola Pelino – PDL - deputata italiana

Giovanna Petrenga – PDL – deputata italiana

Maria Elena Stasi (Collepasso) – PDL – deputata italiana

Angelo Cera – UDC – deputato italiano

Nunzio Francesco Testa – UDC –deputato italiano

Daniela Melchiorre – LD con Melchiorre – deputata italiana

Francesco Pionati – L’Autonomia – deputato italiano

Michelangelo Tripodi – Rifondazione Comunisti Italiani – Assessore regionale Calabria

Liliana Frasca – PD – Assessore regionale

Andrea Cozzolino – PD – Assessore regionale

Elena Gentile – PD – Assessore regionale

Mario Pirillo – PD – Assessore Regionale

Salvatore Vozza – Sinistra e libertà –Sindaco di Castellamare di Stabia (65mila abitanti)

Michele Ragosta – Sinistra e Libertà – Consigliere regionale Campania

Gerardo Rosania – Sinistra e Libertà – Consigliere regionale Campania

Raffaele Baldassare – PDL – Consigliere regionale Puglia

Enzo Rivellini – PDL – Consigliere regionale Campania

Sergio Silvestris – PDL – Consigliere regionale Puglia

Pasquale Sommese – PD – Consigliere regionale

Antonio Raimondi – LD con Melchiorre – Sindaco di Gaeta (21mila abitanti)

Francesco Quartarone – LD con Melchiorre – Candidato Sindaco di Potenza (68mila abitanti)

Guida Blu 2009: il Tirreno il mare più premiato. NARDO' il mare più pulito dello Ionio


E’ sempre il Tirreno il mare delle vacanze DOC firmate Legambiente e Touring Club Italiano. Nelle sue acque infatti si affaccia buona parte delle località che conquistano le 5 vele della Guida Blu di Legambiente edita dal Touring. Quest’anno alla classica rosa delle magnifiche 10 si aggiungono altre tre località, 13 gioielli del Belpaese che hanno ottenuto dall’associazione il massimo dei voti. Il merito è quello di avere un mare pulito, paesaggi da cartolina, spiagge incantevoli ma anche arte, buona cucina e soprattutto rispetto dell’ambiente e attenzione alla sostenibilità a trecentosessanta gradi. Con una media di 3,4 vele per località è la Sardegna la regione più “gettonata” dell’estate 2009 di Guida Blu, seguita da Toscana (3,03), Puglia (3), Sicilia (2,63), Abruzzo (2,6), Campania (2,56), Basilicata e Marche a pari merito con una media 2,5 vele per località.
Nardò, al settimo posto, si è distinta per l’istituzione del Parco Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, uno dei gioielli naturalistici, paesaggistici ed archeologici del Salento, che rappresenta una delle più importanti opere di tutela e fruizione tra i parchi della provincia e dove il Centro visite diverrà un percorso multisensoriale, con la stanza della vista, dell’udito, dell’olfatto, del tatto e del gusto. Il Comune e Slow Food hanno anche promosso la Comunità del Cibo di Porto Selvaggio: una comunità formata da tutti quei soggetti che operano nel settore agro-alimentare, dalla produzione delle materie prime alla promozione dei prodotti finiti, e che si caratterizzano per la qualità e la sostenibilità delle loro produzioni.


“Suona strano che quanto piu’ le località siano appetibili dal punto di vista turistico, tanto piu’ si registrino attenzioni da parte di chi dimostra interesse a costruirci centrali nucleari in netto contrasto con la vocazione dei territori e l’impegno di quanti lo rendono sempre piu’ interessante nei mercati nazionali e internazionali”. Lo ha dichiarato l’assessore al Turismo, Massimo Ostillio, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della Guida Blu 2009. “Apprezzo lo sforzo fatto da Legambiente – prosegue - per il contributo democratico reso alla Puglia che serve da sprone a fare sempre meglio il nostro lavoro di amministratori. Essendo un network nazionale, insieme al Touring Club, riesce ad essere da stimolo a migliorare sempre piu’ le scelte turistiche atte a proiettarci su scenari sempre piu’ interessanti”. “Abbiamo capito da tempo – conclude - che le eccellenze turistiche della Puglia appartengono ai territori e che in materia disgiunta non sono motivo di affermazione. Il loro successo sui mercati risulta dal virtuoso abbinamento ad una adeguata promozione e valorizzazione e dallo sforzo corale dei soggetti interessati. E le certificazioni di qualità come le vele assegnate dalla Guida Blu rappresentano un valore aggiunto”.

Vendola: voglio una casa per le sinistre «Io, comunista, dico che è tempo di guardare avanti e non solo ai miti del passato».Critiche a Idv e Pannella


MILANO - «Tutte le sinistre sono oggi fuori dalla scena politica. Bisogna costruire una nuova casa delle sinistre, il nostro popolo ci chiede innovazione. Dobbiamo avere gli occhi rivolti al futuro, non possiamo essere la sinistra dal torcicollo che continua a rivolgersi solo ai miti del passato». Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, candidato alle Europee per Sinistra e Libertà, nel corso della videochat con i lettori di Corriere.it (alle domande a cui non ha potuto rispondere in diretta replicherà dal proprio sito web) insiste molto sulla necessità di costruire un soggetto politico che riempia un vuoto, quello tra un Pd che di sinistra ha sempre meno («basti pensare alla sua idea del mercato del lavoro o della globalizzazione o ai nodi non sciolti su laicità e contratti nazionali») e un blocco comunista «che si richiude in un rifugio fatto di simboli e ritratti del passato, come se fosse in un museo».

L'ADDIO A RIFONDAZIONE - Vendola ha ricordato senza rimpianti la sua fuoriuscita da Rifondazione («ho perso una battaglia interna, volevo l'unità delle sinistre non quella dei comunisti»), ha preso le distanze da un partito a cui ha dato molto «ma che ancora pensa al muro di Berlino» e che non sa accettare il dato di fatto di un comunismo che «quando si è fatto Stato ha usato la menzogna come metodo di governo delle società» e ha insistito sulla necessità di rimettere in discussione i vecchi dogmi anche perché «proprio perché sono comunista ho a cuore la libertà, soprattutto quella delle idee». E ha invitato a guardare ad una nuova sinistra «che prenda in mano ago e filo per ricucire» con il tessuto sociale senza pretendere di «sedersi in cattedra avendo già tutte le risposte». Ne ha anche per l'Italia dei valori e a chi gli chiede perché un elettore di sinistra non dovrebbe votare per Di Pietro risponde: «Semplicemente perché il populismo non è una cosa di sinistra», perché «non abbiamo bisogno di uomini della provvidenza ma di una cultura diffusa» e perché nell'azione politica dell'ex pm «ci sono molti buchi neri», tra cui il no alla commissione per accertare i fatti del G8 di Genova («se si è amanti della giustizia lo si è sempre, anche quando bisogna fare luce su magistrati o forze dell'ordine»). E perfino su Pannella il giudizio è tranchant: «Nella difesa del liberismo e della guerra ha avuto posizioni per me non condivisibili e scandite anche in maniera oltranzistica. Non si può su ogni argomento usare il tono del Savonarola».

PRECARIETA' E AMBIENTE - Quanto ai temi alla base del programma, Vendola ha insistito soprattutto sulle questioni della precarietà del lavoro («una forma di ricatto») e sulla necessità di politiche di tutela e valorizzazione ambientale. A questo proposito, è tornato a rassicurare in particolare i cittadini della «sua» Puglia sull'eventualità che la regione venga scelta come sede per ospitare un impianto nucleare: «Devono presentarsi con le armi, con carroarmati di ultima generazione se solo pensano di poter mettere piede da noi con l'idea di installare una centrale. E' un'idea demenziale quella del nucleare sicuro, una frottola che Berlusconi può raccontare solo a Porta a Porta, perché nessuno al mondo ha mai risolto il problema delle scorie». Dito puntato anche contro opere quali il ponte sullo Stretto, «attenzionato dalla mafia», perché «non si possono volere le piramidi per i nuovi faraoni quando abbiamo ospedali e case dello studente crollano perché realizzati male...».

BERLUSCONI E IL SOGNO - Ma il «faraone» evocato da Vendola è chiaramente Berlusconi e non si può negare che abbia centrato le sue battaglie politiche, soprattutto quella del consenso: «La sinistra ha perso e Berlusconi ha vinto perché ha vinto in primo luogo nella dimensione onirica - ha sottolineato -. Quando ero ragazzo la politica era questione di sogni: un sudamerica senza torture, un sudafrica con Mandela libero... L'incubo era la guerra, una tragedia collettiva. Oggi Berlusconi propone percorsi e sogni individuali: alla precaria dice sposa mio figlio, a tutti dice di non provare a sognare un mondo differente, ma di cavarsela da sè. L'incubo diventato è lo straniero sul pianerottolo. Non si vede la luce alla fine di questo tunnel e Berlusconi e la destra a loro modo sono bravi perché ci danno un bastone simbolico per colpire nel buio».

«IL LAVORO AL CENTRO» - Quale è dunque la possibile via di uscita? Crisi sociale e crisi ambientale sono per Vendola i due fronti su cui sarà chiamata a confrontarsi la sinistra continentale, «due questioni che la destra sta cercando di occultare» e che anzi cerca di affrontare «con un passo marziale, aumentando orario di lavoro, abbattendo ulteriormente tutele sociali e sindacali». Il presidente della Regione Puglia («che non lascerò per un seggio a Strasburgo, la mia è una corsa di testimonianza») propone allora una possibile via: «una grande battaglia per far tornare il lavoro, la sua tutela e la protezione del lavoratore, al centro della scena politica. Deve essere questo il paradigma di un mondo che sa rispettare la vita anche quando si varcano i cancelli di una fabbrica».

intervista dal Corriere Della Sera

Berlusconi: "Anche esercito per costruire centrali nucleari"

Così come fatto per gestire l’emergenza rifiuti, l’esercito potrebbe tornare in campo per proteggere e consentire la costruzione di nuove centrali nucleari in ItaliaLo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante l’assemblea di Confesercenti sottolineando che in campo energetico l’Italia “è la Cenerentola d’Europa” e che paga bollette molto più care rispetto ai nostri concorrenti industriali. Berlusconi ha anche aggiunto che i rischi legati all’energia nucleare non ci sono più e che “ci sono oggi tecnologie avanzatissime e si stanno costruendo centrali di quarta generazione. E vista la nostra situazione non c’è più tempo da perdere”.

LA RIVOLUZIONE CHE NON SI VEDE

Occupati come siamo a cercare di capire in che maniera Luigi Napoleone Berlusconi cercherà di uscire dalla quantità di trappole in cui si è cacciato, se con una qualche forma di colpo di stato o congedandosi educatamente, rischiamo di non vedere la rivoluzione che sta accadendo intorno a noi. Non la vediamo, aggiungo, nemmeno quando vi partecipiamo. E certo «rivoluzione» sembra una parola grossa. Eppure: i capelli lunghi e i pantaloni «a zampa di elefante», insomma i cambiamenti nel modo di vivere dei giovani di metà anni sessanta non furono forse i segnali che qualche grossa valanga sociale stava per cadere? Prendiamo ad esempio l’indagine secondo la quale nell’ultimo periodo un italiano su due [il 53 per cento] ha cambiato le sue abitudini di consumo, visto che «tende ad abbandonare – fa sapere la Coldiretti, che ha commissionato l’inchiesta alla Swg di Trieste – il dettaglio fisso tradizionale per privilegiare i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori», il che significa «farmers market», cioè i mercati gestiti direttamente dai produttori, e i Gruppi d’acquisto solidale [Gas], forme di commercio e consumo alternativi che hanno avuto nell’ultimo anno un vero e proprio boom. Esplosione che non si spiega solo con la crisi economica, ovvero con la ricerca di prodotti a buon mercato, ma anche e forse soprattutto con l’aspirazione concreta a uno stile di vita che migliori sia il benessere individuale che quello sociale e ambientale.

La «tempesta perfetta», la somma di crisi climatica, economica e democratica, sta producendo i suoi effetti, anche in forma positiva. Così accade che quel che volonterose e intelligenti pattuglie hanno cominciato a fare già da diversi anni, come il commercio equo, l’agricoltura biologica o appunto i gruppi d’acquisto solidali, e che parevano ai più [sinistre in testa] interessanti esperimenti inevitabilmente messi in minoranza dalla monocultura del supermercato e della produzione industriale, sono diventati nel frattempo i pilastri di un fenomeno di massa, di una rivoluzione appunto che sta cambiando profondamente le abitudini, le relazioni tra le persone e lo stesso lavoro dei produttori. Come nel caso di quella rete di Gas milanesi che non si è limitata a comprare prodotti agricoli, ma ha commissionato ad agricoltori piemontesi la coltivazione, su terreni da tempo abbandonati, di quella certa qualità di patate ormai cancellata dalla omologazione forzata: uno tra miriadi di esempi.

E insomma, pare naturale che quest’anno la mostra-fiera-mercato chiamata Terra futura, che si fa da anni con successo nella fiorentina Fortezza da Basso e che ha molto aiutato a preparare l’esplosione di oggi, dedichi la nuova edizione, che si tiene questo fine settimana, al «buen vivir», come gli indigeni sudamericani chiamano uno stile di vita che rispetti gli equilibri sociali e naturali, o alla «decrescita serena», come dice il titolo dell’ultimo libro di Serge Latouche. Il senso è: l’economia sociale non è più solo un auspicio, o l’oggetto di teorie forse attraenti ma inattuali: accade il contrario, ossia che credere di poter all’infinito riproporre il consumo di natura, di territorio e di socialità che abbiamo avuto nel secolo scorso, e che è il motore di base del capitalismo, appare a un numero crescente di persone una utopia terrificante, un incubo dal quale è urgente svegliarsi. Dunque, i sostenitori della decrescita, che non è il crollo del Pil ma l’allusione a un altro genere di società, si stanno chiedendo – anche grazie a questa grande diffusione pratica dei nuovi stili di consumo – quali debbano essere le politiche concrete utili ad avvicinarsi a una società della decrescita.

Carta, come dice lo stesso Latouche con qualche enfasi, è stata tra le prime pubblicazioni in Italia a diffondere queste tesi, ed è quindi naturale che insieme a un paio di sorelle – Valori, la rivista legata a Banca etica, e il mensile Altreconomia – e con l’aiuto della Fondazione Banca etica e della Rete per la decrescita organizzi a Terra futura una intera giornata di discussione a largo raggio – dalla finanza all’energia, dal lavoro all’uso del territorio – con la partecipazione di personaggi come Edoardo Salzano, Tonino Perna, Gianni Tamino e così via. Si farà domenica 31, giornata conclusiva di Terra futura, alla Fortezza da Basso, dalle 10 alle 18. E di questo tema, anche con una intervista a Saskia Sassen, si occupa il nuovo numero del settimanale.

di Pierluigi Sullo

Bologna - nasce Know AU. L'università autonoma metropolitana a Bartleby


Che fare? Know AU è il rovesciamento virtuoso del Know how. Nel lessico manageriale questa espressione indica la capacità, individuale e collettiva, di rendere operativo un bagaglio di competenze teoriche. E' un saper fare che fa dialogare immediatamente le conoscenze di un individuo con le sue abilità relazionali, emotive e linguistiche. Un sapere produttivo quindi, che viene quotidianamente tradotto nel linguaggio del capitale. In questo senso il know how è una delle principali fonti di ricchezza di cui le imprese si appropriano.
Know AU è un saper fare di segno opposto, in direzione ostinata e contraria.

Un' università autonoma che guarda alla produzione di conoscenza come pratica teorica, a partire da quell'intreccio che da sempre segna la relazione tra lotta politica e creazione di nuovi linguaggi.

Un' università metropolitana dove lo sforzo del pensare insieme sia connesso ai tentativi di leggere il presente, di provare a comprenderlo a partire da quelle tensioni che lo animano. Il pensiero come urgenza della trasformazione.

“Il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione” ci suggerisce Foucault, è un campo di battaglia e allo stesso tempo un campo di possibilità attraverso il quale tradurre una parzialità e continuare ad agirla.

Know AU: knowledge and autonomy, sapere e autonomia.

L'autonomia come sguardo di parte, come produzione indipendente e al contempo come posta in palio da conquistare collettivamente.
Un'altro esperimento di autoformazione, in continuità con i tanti già attivi dentro l' università, di condivisione e di costruzione del comune.

Un laboratorio politico che abita un confine poroso e fluido: i flussi comunicativi infatti circolano continuamente tra le istituzioni accademiche e gli spazi pubblici metropolitani, esattamente le stesse coordinate sulle quali si muove la scommessa politica di Bartleby.

LE COOP ANTIMAFIA CRESCONO

Due in Sicilia e una in Puglia creano un marchio comune

Le coperative nate sulle terre confiscate alla mafia sono ormai una realtà consolidata e si avvalgono di una rete di solidarietà e di servizi avanzati per crescere sul mercato. Le tre coop agricole più importanti, PLACIDO RIZZOTTO e PIO LA TORRE della provincia di palermo (lavorano terre che erano di Riina, Provenzano e Brusca) e TERRE DI PUGLIA di Brindisi si sono... consorziate in "LIBERA TERRA MEDITERRANEO": due agriturismi sono il fulcro di questa attività che serve a far conoscere il cammino intrapreso contro la mafia. Il progetto "LIBERA TERRA" nato grazie a don Luigi Ciotti si pone l'obiettivo di creare posti di lavoro per giovani della zona, di aprirsi agli agricoltori del territorio che condividano un'idea di qualità fondata su produzioni buone, pulite e giuste. Queste coop rappresentano un esempio di cambiamento sociale perchè cercano di sottrarre alla mafia il controllo del territorio.