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sabato 11 luglio 2009

Socialisti fra il Pd e Vendola

Bobo Craxi: "Incompatibile con la nostra cultura, chiamo tutti a raccolta sul web"
La replica di Nencini: "Sono stupefatto, anche lui era d'accordo"


ROMA - Il calvario socialista non è finito. E i figli del garofano si apprestano a vivere un consiglio nazionale da parenti serpenti. Con l'incubo di una nuova scissione, se non formale, nei fatti. E una campagna che corre sul web.
Lo scenario riporta alla memoria i momenti più difficili del socialismo italiano. Gli anni della diaspora che seguirono Mani pulite, e che con difficoltà erano rientrati nel 2008 con la segreteria Boselli. Ora, le tensioni riaffiorano. Il segretario Nencini vuole federarsi con Sinistra e Libertà di Nichi Vendola. Bobo Craxi non vuole sentirne parlare. Tanto da chiamare i suoi a raccolta su un sito nuovo di zecca: Socialist, il socialista clandestino. Uno strumento per contrastare una scelta definita dallo stesso Craxi "incompatibile con l'impronta politica e culturale dei socialisti italiani".

Il Partito socialista non è più rappresentato nelle istituzioni nazionali ed europee. Dopo il niet di Veltroni, è fuori dal Parlamento italiano. Fuori anche dal Parlamento europeo. Ma la cultura socialista è ancora viva. E attorno tutto si muove. Il Pd va verso il congresso, con uno dei candidati - Marino - che fa della laicità il tema dominante (e infatti incassa l'iscrizione di Beppino Englaro, storico socialista). Il centrodestra, nel quale tanti hanno trovato riparo, che non sembra più l'inattaccabile monolite del dopo elezioni. Ce n'è abbastanza per riaprire il gioco politico. Anche per chi oggi ha difficoltà a trovare copertura mediatica.

Per questo, spiega Bobo Craxi, nasce il sito web. Perché internet è il solo luogo - in queste condizioni - dove una battaglia prima culturale e poi politica può darsi spazio. "C'è chi ha Red tv, noi abbiamo il socialista clandestino", dice Bobo scherzando ma non troppo. Lui è il direttore politico, Biagio Marzo, storica figura del Psi, il direttore responsabile. Lo scopo è quello di farsi veicolo di dibattito, ma non solo. Di essere assieme fonte di notizie e forum dei militanti. Di chi - precisa Craxi - non vuole farsi portatore di una battaglia conservazione, ma "ribadendo la propria identità cerca dialogo" con chi gli è vicino.

I radicali, i verdi, ma anche il Pd. Mentre il progetto federativo che Nencini porterà al Consiglio nazionale di sabato è per gli autonomisti uno schiacciamento su "una tradizione che nulla ha a che fare con noi". Uno "smantellamento di ciò che resta della eredità politica del socialismo italiano.

Sul "socialista clandestino" gli interventi si moltiplicano. Scrivono Rino Formica, Saverio Zavattieri, intervengono i giovani socialisti. Senza novità, Craxi e gli altri sabato chiederanno un congresso. Si andrà verso una sfida diretta per la conquista della leadership, sulla base di strategie e ipotesi di alleanze contrapposte. E senza escludere una separazione, l'ennesima. Che porterebbe i socialisti italiani a dividersi tra chi punterà a federarsi con il Pd e chi invece andrà con Vendola.

In questo caso, Craxi, De Michelis e gli altri hanno già uno strumento. "Il sito web andrà avanti, come strumento di battaglia politica e di raccordo tra iscritti e simpatizzanti". Un sito "clandestino", per uscire dalla clandestinità.

La replica di Nencini. "Sono stupefatto delle critiche di Bobo Craxi. Mi ricordo solo che anche lui, nell'ultima direzione, quella che si è tenuta dopo le elezioni, ha approvato il documento in cui si confermava la volontà di andare avanti con Sinistra e Libertà. Comunque sabato si riunisce il Consiglio nazionalee in quella sede anche Bobo potrà esprimere nel modo migliore le sue
critiche e le sue idee".

DOMENICA 12 LUGLIO A S.CATERINA - RACCOLTA FIRME CONTROLO STAFF DEL SINDACO E CONTRO IL DDL SICUREZZA

Domenica 12 luglio nelle vicinanze del porto di S.Caterina dalle 20 alle 23, banchetto di contro-informazione su DDl Sicurezza a questo si aggiungerà la raccolta delle firme per la diminuzione degli stipendi da parte dello staff del sindaco.
Inoltre abbiamo incontrato Giuseppe Arrivo, uno dei responsabili del Centro di Accoglienza situto nella Masseria Boncuri che ci ha chiarito un pò le idee. Per quanto riguarda il cibo i migranti si sono organizzati da se con apposite cucine e alcuni di loro si occupano solo di quello con menù (se così si possono definire) compatibili con l'alimentazione dei loro paesi e nel rispetto della religione. I migranti sono nella maggior parte Sudanesi e Tunisini con qualche problema fra le 2 etnie ma pare che ci sia un giovane Imam come punto di riferimento e d'incontro. La cosa che ci è stata chiesta è l'acqua e 2 frigo. Diamoci un occhiata intorno per vedere di recuperarne qualcuno usato ma funzionante. Il servizio dell'acqua dovrebbe essere in qualche modo continuativo e ci hanno chiesto collaborazione per alternarci con loro per il recupero e la somministrazione. Ne parleremo dettagliatamente con chi verrà ai banchetti. Utile e necessaria è stata ritenuta la proposta di attivare crediti presso alcune farmacie per medicine da banco e repellenti per zanzare che hanno un costo elevato.

Movimeto per la Sinistra Nardò

L’INDIFFERENZA LA FA DA PADRONA

Ieri, 10 luglio 2009, come Movimento per la Sinistra Nardò, abbiamo organizzato un banchetto per discutere e contro-informare i cittadini sul DDL Sicurezza, chiedendo, inoltre, tramite il nostro blog e tramite sollecitazioni fatte a voce, un piccolo gesto di bontà e generosità nei confronti degli stagionali che da circa un mese vivono nel nostro paese.
Volete sapere il risultato???????
Lo zero assoluto, l’indifferenza più totale.
La gente è impegnata a comprare (ma la crisi????), a passeggiare nelle macchine, a guardare questi “fuoriusciti rossi” da lontano, senza essere spinta da quel dubbio che ti porti semplicemente a chiedere, a cercare di capire cosa vogliono con questo banchetto, con quello striscione e con quei manifesti e bandiere.
Non siamo una nazione disponibile ad accettare il diverso e tantomeno un paese dell’accoglienza e Nardò ne è una conferma.
Come noi, movimento politico, siamo passati così inosservati, i poveri braccianti stagionali questa condizione di indifferenza la vivono periodicamente.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con due immigrati provenienti dalla Tunisia. Il primo, un signore che potrebbe avere cinquant’anni, imprecava contro Berlusconi e si lamentava del fatto che per gli stagionali tutto tace; ci ha sottolineato però che si dispongono grandi provvedimenti e precauzioni nei confronti dei cani abbandonati. La sua battuta è stata: “Cosa devo fare camminare a quattro zampe e abbaiare ?????”
In Tunisia aveva un lavoro ma le restrizioni governative gli hanno impedito di portare avanti quella piccola fabbrica che gestiva(non so cosa produceva) e come tanti altri si è ritrovato su un barcone alla ricerca di un paradiso che di certo non e’ l’Italia
Imprecava contro Gheddafi dicendo che è un dittatore e gli sembrava impossibile che un paese come l’Italia abbia fatto accordi con una figura del genere, con un assassino.
Il secondo, invece, era un ragazzo che aveva difficoltà ad esprimersi bene in italiano, però alla fine ci siamo intesi.
Sette anni fa, dopo il diploma di costruttore tecnico, non trovando lavoro nel suo paese, ha deciso di venire in Italia.
Aveva degli amici a Modena che ha raggiunto per primi, sempre in uno dei barconi della speranza.
Da Modena praticamente ha girato l’Italia e non solo: Bologna, Palazzolo, Brescia, Palermo, Foggia, Lecce, ecc…… ma anche Nantes e Francoforte.
Sorridendomi mi ha detto: ”Non come turista ma per cercare lavoro”.
Si è trovato molto bene a Foggia dove viene ospitato insieme ad altri connazionali da una certa signora Maria ogni qual volta si reca nella Capitanata per la raccolta dei pomodori. Si scusava per il fatto che non riuscisse a comunicare bene. “Avete troppi dialetti, cambio paese e cambia dialetto” mi ha detto.
Ora entrambi si trovano a Nardò per la raccolta delle angurie; gli stagionali presenti qui da noi sono più di 500, lavorano però solo 4 squadre per un totale di 24 persone.
Alcuni di loro non si recano al dormitorio (centro di accoglienza Masseria Boncuri) ma preferiscono rimanere nel paese e dormire in un posto di fortuna senza fare 4 Km a piedi su un tratto di strada dove le macchine corrono all’impazzata. Dicevano: “Devo fare 4 Km per arrivare al dormitorio e addormentarmi su un cartone??? No, non ne vale la pena, prendo un cartone e trovo un posto di fortuna qui”.
Perché gli imprenditori richiedono tanto mano d’opera???????
Perché gli imprenditori non predispongono un centro nel quale l’immigrato si senta protetto e nel quale può espletare i propri bisogni?????
Perché, dal momento che gli imprenditori non lo fanno, non è l’istituzione a costringerli ad assolvere a questo dovere??????
Perché il comune non attrezza un servizio di bus navetta per trasportare i braccianti al dormitorio evitando che rischino la vita su un tratto di strada –parlo della strada che porta a Lecce nei pressi del pianeta cinema- pericolosissimo???????
Perché il comune non organizza un servizio mensa che si occupi dei poveri (e ce ne sono) di questa città e durante il periodo estivo si occupi degli stagionali??????
Che fine hanno fatto i finanziamenti della regione Puglia pari a 300.000 euro?????
Dove sta, infine, quest’accoglienza tanto sbandierata?????

Aiutiamoli.
Non continuiamo ad essere indifferenti.

Nico Musardo

PERCHE' IL G8 E' UN FALLIMENTO


Per Berlusconi sarà stato forse un successo (mediatico), ma per l’Africa, il nostro pianeta e le persone in carne ed ossa che subiscono il peso della crisi il G8 dell’Aquila è stato un clamoroso fallimento.
Gli stanziamenti per l’Africa (passati da 25 a 15 per poi assestarsi a 20 miliardi di dollari) non sono altro che merce riciclata (e anche un po’ avariata) delle promesse fatte al G8 di Glenagles e, prima ancora, all’Assemblea del Millennio delle Nazioni unite nel 2000 (ed ad altri appuntamenti internazionali). Non si sa questi soldi chi e come li raccoglierà e da dove verranno, né come – se trovati - verranno spesi. L’accordo sul clima è al di sotto delle aspettative delle Nazioni unite e il loro Segretario generale se ne è lamentato pubblicamente. Fissare tra 41 anni (nel 2050) l’obiettivo della riduzione dei gas serra è il modo più comodo per prendere tempo, salvo poi rivedere al ribasso gli obiettivi ora posti, via via che si dimostreranno irrealizzabili. La conclamata lotta ai paradisi fiscali e agli inusitati profitti dei petrolieri è una pura petizione di principio. E “people first” (prima le persone) è solo un vacuo slogan per nascondere l’assenza di misure vere per fronteggiare la crisi economica e finanziaria globale. Per nuove regole sul commercio si rinvia al vertice di Doha del 2010. E per i mercati l’enfasi è che continuino a rimanere “aperti” (non sia mai, il protezionismo!), non sul fatto che si stabiliscano regole dure e stringenti per evitare il casinò finanziario che ha dominato indisturbato in questi anni. Dei “diritti” del mercato si parla in lungo e in largo nelle dichiarazioni dei G8, dei diritti del lavoro non c’è traccia.
Il G8 continua ad essere un club inutile (per il mondo) e anzi, spesso dannoso. Inefficace nel regolare le politiche globali ed ambientali sullo sviluppo ed egualmente inefficace nel fare fronte comune per rispondere ad una crisi economica e finanziaria senza precedenti nel secondo dopoguerra. Con un’operazione di maquillage politico e mediatico il G8 si allarga – a seconda dei giorni - a G14 e poi a G20, ma nella sostanza nulla cambia. I paesi emergenti rimangono alla finestra, ma soprattutto sono tenuti fuori dalla porta gli altri 180 e passa paesi sulla cui testa ricadono alcune decisioni prese dal G8. Le Nazioni unite sono isolate ed emarginate, fuori dal gioco: eppure sarebbero le uniche titolate a parteciparvi.
Anche l’invito – nella dichiarazione finale - a seguire l’esempio del “trattato di non proliferazione e l’impegno a creare le condizioni di un mondo senza armi nucleari” suona un po’ strano alle orecchie di chi aspira alla pace. Sicuramente giusto. Ma mentre si lavora per creare “le condizioni” di un mondo senza armi nucleari, il G8 si dimentica di dirci che ogni anno si spendono oltre 1.200 miliardi di dollari per le armi (l’80% a carico dei paesi del G8) e basterebbe ridurre del 4% la spesa militare mondiale per avere a disposizione il doppio dei soldi stanziati per l’Africa.
Per l’Africa di soldi ne sono stati stanziati in questi anni. A parole. Infatti gli obiettivi del Millennio – per mancanza di risorse - sono nel frattempo falliti e Berlusconi di promessa in promessa è arrivato a ridurre del 56% i fondi per la cooperazione allo sviluppo nell’ultima finanziaria, portando allo 0,11% la percentuale del PIL destinata ai paesi poveri. Rivendicare il “successo”del G8 è un’ipocrisia assoluta di fronte a tante migliaia di persone che muoiono di fame e di malattia nel continente africano – e ai milioni di lavoratori che perdono il posto - alle quali si fanno continue promesse che non vengono mantenute. Il G8 è ormai un vecchio arnese degli anni del neoliberismo. E’ ora di cambiare rotta, di tornare alle Nazioni unite e ad un’idea di mondo diversa, fondata sulla pace, la democrazia, un’economia di giustizia. Ovviamente di questo al G8 non si è parlato.

di Giulio Marcon da Il Manifesto

TORNA IL NUCLEARE

Con l’approvazione del ddl sicurezza di due giorni fa al Senato l’Italia è tornata ufficialmente, dopo 22 anni, al nucleare. I numeri sono stati schiaccianti: 154 voti a favore, un contrario, un astenuto. Compatto il centrodestra, che ha trovato l’appoggio anche dell’Udc. Partito democratico e Italia dei Valori hanno abbandonato l’aula dopo aver annunciato il loro «no». Bene, si fa per dire. Un bel ritorno al passato, anche in questo campo, era proprio quello che ci voleva.
Ora il governo ha sei mesi di tempo per riempire di contenuti la delega, piuttosto ampia e fumosa, che si è «meritata» dal parlamento. In primis, dovrà indicare i siti adatti alle nuove centrali, «piantare le bandierine» sull’italica cartina. Un rebus di non facile soluzione. A partire dai tempi, sei mesi appunto. Vuol dire che Berlusconi dovrà annunciare entro metà gennaio chi saranno i «fortunati» che si beccheranno una nuova centrale sul loro territorio. A meno di due mesi dalle elezioni regionali, potrebbe essere un boomerang per il Cavaliere, che pagherebbe in termini elettorali la scelta. L’opposizione al nucleare, dopo la schiacciantissima vittoria del fronte del No al referendum del 1987, dovuta anche all’onda emotiva della tragedia di Chernobyl, è ancora viva nel nostro paese. Sono migliaia i comuni «denuclearizzati» sul territorio italiano. Vuol dire che nei loro confini, oltre a non costruire siti, non potrebbero nemmeno passare autoveicoli che trasportano scorie. Non avendo questa dizione «dignità giuridica» è facile immaginare che, di fronte a «interessi superiori» (leggasi business), l’esecutivo se ne «fotterà» allegramente. Ma a «remare contro» la scelta dell’esecutivo c’è, soprattutto, la conformazione fisico-geologica del nostro paese.
Sono ben pochi i siti adatti alla costruzione di una centrale nucleare. Una grande parte del territorio italiano non è adatta perché area sismica. Secondo limite: una centrale ha bisogno di un’ingente quantità d’acqua. La portata dei nostri fiumi, pochi esclusi, non è sufficiente. Quindi, il posto più adatto dovrebbe essere in riva o nelle vicinanze del mare. E di un porto, e anche grande, perché una parte dei macchinari deve essere importato via mare. Posti del genere, in Italia, sono ben pochi e, nonostante il governo mantenga il «segreto di stato» sui siti presumibilmente già individuati, basta un semplice controllo incrociato delle caratteristiche necessarie per mettere in allarme le popolazioni delle aree individuate e provocare le giuste, scontate proteste dei cittadini.

di Alessandro Braga da Il Manifesto

L’Ucraina diffida dei files del terrore del KGB

Migliaia di scatoloni, nel vecchio quartier generale del KGB in Ucraina, sono impilati dal pavimento al soffitto. Ciascuna scatola è accuratamente numerata e contiene centinaia di documenti: note di casi di nemici del precedente Stato sovietico.
Dietro ogni numero c’è una storia e una tragedia personale.
Volodymyr Viatrovych è il capo archivista. Apre una cartella piena di documenti: caso numero 4076. Al centro c’è una lettera, datata 1940 e indirizzata al “Compagno Stalin, il Cremlino, Mosca”.
Nikolai Reva voleva che Stalin sapesse riguardo ai fatti della grande fame del 1932-33, quando milioni morirono per il risultato della collettivizzazione forzata dai Sovietici.
Come molti al suo tempo, Reva credeva che Stalin era tenuto all’oscuro, e che se avesse saputo cosa stava succedendo, avrebbe sicuramente messo fine a tutto ciò. Ma questa lettera lo portò in un Gulag. Ne uscì 25 anni dopo. Molti altri ebbero un destino peggiore.
Un’altra foto mostro Ivan Severin, sparato alla testa dalle forze sovietiche. Sotto l’immagine, in una scrittura a mano molto nitida, è scritto: “Liquidato, 3 Aprile 1947″.

Viatrovych e il suo team stanno aiutando le persone a capire che è successo a parenti e amori perduti, spesso a decenni di distanza da quando sono scomparsi. Ma il Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU), ora incaricato dei files, li sta declassificando con selezione. Si stanno concentrando sui casi più vecchi, come il “liquidato” Severin, che era parte di una guerriglia contro il governo sovietico nell’Ucraina dell’ovest, dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Le autorità si stanno preparando per affrontare un processo contro la carestia e la fame, o Holodomor come è chiamato in Ucraina, anche se è dubbio che ci sia qualcuno ancora vivo da accusare in tribunale.

Ma il capo dell’SBU spera questo sia solo l’inizio. “Quando la Russia comincierà ad aprire i suoi archivi, ci sarà molta più verità riguardo alla vera Storia”, dice. Ma al momento, aggiunge, la Russia non si sta dimostrando molto cooperativa.
L’altro ostacolo è l’SBU in sé. Pur non essendo formalmente il successore dell’KGB in Ucraina, ha tuttavia un 20% degli impiegati che arrivano direttamente dalla vecchia agenzia segreta. Anche se sta cercando di reclutare un personale più giovane.

L’idea di rendere noto il passato come un processo curativo, ed escludere i membri del precedente regime da posizioni di potere – un processo noto come “lustrazione” – è promosso direttamente da alcuni membri dell’amministrazione ucraina. Ma è molto controverso.
Dmytro Tabachnyk, uno storico e avvocato d’opposizione, pensa che la questione sia assurda. “E’ una caccia alle streghe”, dice. “Cominciare un processo di lustrazione 18 anni dopo l’indipendenza potrebbe portare la società a rischio di una guerra civile.”
Nico Lange, il direttore tedesco della Konrad Foundation a Kiev, gli ucraini devono finire di incolpare i russi per il loro passato, e cominciare a guardare dentro il loro paese. “Gli ucraini hanno la tendenza a percepire se stessi come vittime di questi processi storici”.
“Ma il guardare veramente al passato comincia anche nel vostro ambiente: l’oppressione dal vostro stato, i delinquenti che sono la vostra stessa gente. Se farete questo lavoro, questo lavoro molto doloroso, la verità vi renderà liberi. E non inviterete nuovi dittatori ad opprimervi nuovamente”.
Ma ci sarà bisogno di molta unità nazionale in Ucraina per fare ciò. E potrebbe essere, per il momento, che vi siano ancora troppe persone vive e in posizioni di potere collegate al regime Sovietico, in un modo o nell’altro.

tratto da BBCNews

di Alex Buaiscia

Belgio, annullato dal Consiglio di Stato il licenziamento di un'insegnante musulmana

La donna era stata licenziata perchè portava il velo islamico a scuola. Ora può tornare ad insegnare.

Oggi il Consiglio di Stato del Belgio, la maggiore autorità giurisdizionale del paese, ha reso nullo il licenziamento di una giovane insegnante islamica ...............che perse il lavoro a causa dell'uso del velo islamico. L'insegnante, che teneva i corsi di religione musulmana in due scuole pubbliche della capitale, uscita dall'aula si era rifiutata di togliere il velo all'interno dell'edificio scolastico, infrangendone le regole interne. Per questo motivo era stato deciso dalla direzione delle due scuole di licenziarla. Il Consiglio di Stato ha reso noto che "la dichiarazione di neutralità dell'insegnamento"' non può essere utilizzata per vietare il velo islamico, contrariamente a ciò che aveva sottolineato la direzione.

da PeaceReporter

Non ho detto ciò che ho detto

Tutte le organizzazioni internazionali che un giorno sì e un giorno no escono e dicono: più deficit 5 del cento, meno consumi del 5 per cento, crisi di qui, crisi di là, la crisi ci sarà per il 2010, la crisi si chiuderà nel 2001 (sic, ndr). Un disastro! Dovremmo veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, non date, minacciate di non dare la vostra pubblicità a quei media che sono essi stessi fattore di crisi. Nonostante tutti i miasmi e i veleni e le calunnie che tentano di lanciarci addosso per sommergerci, ma da cui gli italiani vengono fuori con un maggiore attaccamento a noi, alla nostra parte politica e a me personalmente. (Silvio Berlusconi, 26 giugno 2009).

"Io non ho mai detto di chiudere la bocca agli enti o ai media e se l'ho detto non c'era assolutamente nulla di violento o meno che liberale".
(Silvio Berlusconi, 27 giugno 2009).

"Non ho detto ciò che ho detto, e se l'ho detto mi sono frainteso".
(Altan).

di Marco Travaglio

Ucciso e bruciato per 200 euro - I killer imitavano "Il capo dei capi"

Due diciannovenni arrestati a Favara (Agrigento) per il sequestro e l'omicidio
di Luigi Salvo, commerciante di 32 anni. Il cadavere trovato carbonizzato


AGRIGENTO - Hanno tutt'e due 19 anni, hanno ucciso per soli 200 euro, e stavano cercando di imitare i killer della fiction "Il capo dei capi". I carabinieri di Agrigento e Favara hanno arrestato stamane per l'omicidio di Luigi Salvo, l'imprenditore di Serradifalco (Caltanissetta) il cui cadavere carbonizzato è stato trovato ieri sera nelle campagne di Favara (Agrigento), Michele Bongiorno, 19 anni di Favara, ritenuto complice di Rosario Stuto, anch'egli diciannovenne, in carcere dal 24 giugno.


Altre due o tre persone, anche loro giovanissime, potrebbero essere coinvolte e i carabinieri del reparto operativo di Agrigento stanno continuando a controllare i tabulati telefonici e i segnali dei telefonini dei sospettati.

Luigi Salvo, 32 anni era scomparso nella mattinata del 18 giugno, dopo essere arrivato a Favara con la moglie. Il suo cadavere è stato trovato solo ieri, in campagna, in contrada Caltafaraci. L'uomo era sparito nel nulla, dopo essere salito su un'auto insieme a due persone.

I due sono accusati di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Secondo gli investigatori, l'uomo è stato prima ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco e successivamente il cadavere è stato dato alle fiamme per eliminare ogni traccia del delitto.

Alla base del delitto ci sarebbero ragioni economiche. Uno dei due presunti omicidi doveva infatti a Luigi Salvo, commerciante di legname, circa 200 euro. Sarebbe questo il movente del sequestro e dell'omicidio. In un computer di uno dei due arrestati sono state anche trovate delle fotografie che ritraggono i due favaresi con in mano delle armi, in una posa che ricorda "Il capo dei capi".

da La Repubblica