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martedì 14 settembre 2010

UNGHERIA I neonazisti di Jobbik: voglia di apartheid


Il partito Jobbik, alfiere della destra radicale ungherese, continua a fare appello all'intolleranza con una nuova proposta riguardante la comunità Rom. L'idea, riguardante l'istituzione di campi destinati a ospitare elementi ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico, è stata esposta da Csanád Szegedi, 28 anni, deputato al Parlamento europeo. Essa sintetizza bene l'atteggiamento della forza politica in questione nei confronti della minoranza più numerosa del Paese (600.000-800.000 membri secondo stime non ufficiali).

I campi, secondo Szegedi, dovrebbero sorgere a Miskolc (nord-est), terza città dell'Ungheria, situata nella provincia di Borsod-Abaúj-Zemplén, notoriamente caratterizzata da una consistente popolazione Rom. La proposta prevede, inoltre, che gli «ospiti» di tali strutture debbano essere sottoposti alla vigilanza di agenti di polizia e possano allontanarsi dalle zone controllate solo tramite permesso. Previsto anche il coprifuoco, dalle ore 22.00, a ulteriore garanzia della quiete pubblica. Per Jobbik esistono quindi un'emergenza Rom e la conseguente necessità di tutelare la popolazione dai malviventi che appartengono a tale minoranza. Gábor Vona, presidente del partito, fa notare all'opinione pubblica che gli sforzi compiuti negli ultimi venti anni non sono serviti in alcun modo a realizzare l'integrazione dei Rom nel tessuto nazionale. Per questo, a suo modo di vedere, è necessario ricorrere a provvedimenti severi che possano rispondere al bisogno di sicurezza espresso dalla popolazione. Partendo dal presupposto che il problema si affronta alla radice, la proposta di Jobbik comprende anche l'istituzione di collegi nei quali troverebbero posto i bambini Rom. Una buona soluzione, secondo Vona, che vi vede la possibilità di far crescere gli interessati con modelli diversi da quelli normalmente assimilati dai piccoli all'interno della minoranza. Lungi dal pensare o dal voler riconoscere che misure di questo genere equivarrebbero alla segregazione di numerosi nuclei familiari, gli ideatori del «programma» sostengono la necessità e l'opportunità di soluzioni simili per rispetto dell'ordine pubblico, soprattutto nelle località «traumatizzate», a loro modo di vedere, dai delinquenti Rom.
L'amministrazione della giustizia e il mantenimento dell'ordine sono quindi tra i cavalli di battaglia di Jobbik che propone, tra l'altro, un sistema carcerario caratterizzato da un contributo spese a carico del detenuto per far risparmiare lo stato e dal funzionamento di istituti di pena particolarmente severi per i condannati che rifiutino di concorrere al loro mantenimento.
Le proposte di Szegedi e del soggetto politico che questi rappresenta sono state stigmatizzate dal Fidesz, partito della cosiddetta destra moderata attualmente al potere, che invita Jobbik a esaminare attentamente la Costituzione ungherese. Il primo ministro Orbán ha inoltre promesso di dar luogo a una guerra senza quartiere contro ogni forma di intolleranza. Jobbik è nei numeri la terza forza politica del paese. Alle legislative svoltesi lo scorso aprile, il partito di Vona, è stato preceduto solo dal Fidesz e da un partito socialista ai minimi storici.
Nata alla fine del 2003, questa formazione ha col tempo preso il posto del Miép negli ambienti del radicalismo ungherese di destra. La sua crescita ha conosciuto un ritmo particolarmente sostenuto in questi ultimi quattro anni, complici le tensioni e il malcontento che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora la società ungherese. Presente tra le forze ispiratrici della protesta radicale dell'autunno del 2006 contro l'allora premier socialista Gyurcsány, Jobbik ha creato tre anni fa la Guardia ungherese, un corpo paramilitare destinato a difendere i valori della nazione magiara. L'organizzazione, cresciuta da allora per numero di membri, è stata dichiarata fuorilegge nel dicembre del 2008 per una serie di discorsi pubblici tesi a istigare l'odio razziale nei confronti dei Rom e di marce a scopo intimidatorio svoltesi in località contraddistinte da una forte presenza di questi ultimi. Il provvedimento del tribunale di Budapest non ha affatto scoraggiato il partito di estrema destra che, forte dei risultati ottenuti alle europee e alle politiche ungheresi, alza la voce e affila i coltelli in vista delle amministrative fissate al 3 ottobre.

da Indymedia

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