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giovedì 26 novembre 2009

Esportiamo razzisti


di GIANNI MURA
Brutto mercoledì. Il Milan deve accontentarsi dell'1-1 a San Siro col Marsiglia (che colpisce una traversa e un palo). Il Bordeaux batte 2-0 la Juve (le basterà un pari a Torino col Bayern). Purtroppo alla ribalta vanno i cori di tifosi juventini contro Balotelli.

Così si deve registrare un ulteriore passo avanti che in realtà è un salto in basso. Dai cori d'insulti a Balotelli a Torino (lui assente, a Barcellona) ieri si è passati ai cori d'insulti a Balotelli a Bordeaux (lui in Italia).
Esportiamo razzisti, è un dato di fatto. Definirli ignoranti o stupidi, come fanno molti dell'ambiente pallonaro, è riduttivo, è sbagliato. Sono razzisti e sono fieri di esserlo. Quando, prima che cominciasse la partita, parte dei tifosi juventini ha intonato il solito coro demente già usato altrove con Lucarelli ("se saltelli muore Balotelli"), l'altoparlante ha ricordato che l'Uefa intende bandire il razzismo dagli stadi, il gruppo di ultrà ha urlato la sua miserabile certezza: "non esistono negri italiani", "un negro non può essere italiano". Un razzista sì, evidentemente. A quel punto Buffon, il capitano, e Secco sono andati a parlamentare e i cori sono cessati.

Non è solo questione di civiltà, ma anche di sanzioni. Platini l'ha detto molte volte, l'Uefa non è più disposta a tollerare cori, striscioni, manifestazioni che puzzino di razzismo. Per cori del genere, sempre contro Balotelli, era stato squalificato il campo della Juve, sentenza poi attenuata in partita a porte chiuse. Di fronte a questo rischio, su scala europea, normale che la Juve intervenisse. La società si sta impegnando molto, contro il razzismo, e nulla può essere rimproverato ai suoi dirigenti, ai suoi tesserati. Nella sua maglia il bianco e il nero felicemente convivono e hanno scritto una storia ricca di pagine gloriose. Il problema vero sono i suoi tifosi, non tutti ovviamente ma i recidivi nei cori offensivi.

Tra dieci giorni si gioca Juventus-Inter e il cammino d'avvicinamento alla partita è un pentolone ribollente di veleni, che non promette niente di buono. Ed è quasi superfluo l'invito di smorzare i toni. Lo fanno i tesserati, ma non i tifosi, teste calde e vuote (cui dare un nome e un cognome non sembra così arduo). La Juve non scende a patti con questa gente che la danneggia, anche se sventola le sue bandiere, e fa bene. Ma rischia un periodo, quanto lungo non si sa, sotto ricatto.

Ormai in Italia fare cori contro Balotelli sembra diventato un gioco di società. Attenzione, però: è una questione che non riguarda solo lui né solo il calcio. E non la si risolve chiedendo a Lippi di convocarlo per i mondiali, di considerarlo un simbolo. Balotelli ha il diritto di non essere insultato per il colore della sua pelle sia che giochi in Nazionale, nell'Inter o nella Sangiustese. Come ce l'ha chi non fa sport, non gioca a calcio e pensa che sarebbe meglio vivere in un mondo meno malato, e che il passato non passa mai del tutto.

da Indymedia

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