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mercoledì 12 agosto 2009

La Danza della Pioggia

Nessun argine per le violenze in Sud-Sudan. Aspettando lumi da Washington si spera nella stagione delle piogge

I rappresentati delle agenzie Onu presenti nel Paese sperano nell'arrivo della stagione delle piogge: le inondazioni potrebbero cancellare i sentieri isolando molti villaggi, rendendoli irraggiungibili, e placare così l'ondata di violenze inter-etniche che ha ripreso vigore negli ultimi tempi. Sembra sia la sola flebile speranza nel Sud-Sudan per fermare una guerra che dura da due decenni, finita sulla carta nel 2005 con la firma del Comprehensive Pace Agreement. Politica e diplomazia hanno, a differenza dei guerriglieri, le cartucciere vuote.
Geurre di tribù. Gli scontri verificatisi nei primi giorni del mese tra le tribù Murle e Lou Nuer hanno provocato 185 vittime. La voce più pesante nel bilancio, nella conta dei morti, è costituita da donne e bambini: secondo quanto riferito da Goi Jooyul Yol, il commissario governativo di Akobo, sarebbero più di cento. Decine di corpi sono stati ritrovati tra i cespugli, dove molti pensavano di trovare un sicuro rifugio dai fucili dei Murle. Settecento persone sono morte dall'inizio dell'anno a causa di una guerra tribale fatta di attacchi e contrattacchi, da villaggio a villaggio.
Il World Food Programme (Wfp), l'agenzia Onu per l'alimentazione mondiale, ha chiesto l'intervento delle autorità di Khartoum per porre fine alle lotte tribali che rendono estremamente difficili e pericolose le operazioni umanitarie nel Sud Sudan. Dal giugno scorso, quando le milizie sferrarono un attacco sul fiume Sobat col chiaro intento di interrompere il flusso di rifornimenti alimentari ai profughi dall'altro lato del fiume, il Wfp ha dovuto ricorrere all'impiego di piccoli aerei per trasportare il cibo. Il cielo è rimasta l'ultima via percorribile a causa anche della pericolosità delle strade rese impraticabili, oltre che dal cattivo stato in cui versano, dal costante pericolo di agguati.

Cacciatori di bambini. Come se non bastasse, ai problemi interni e alla guerra civile che in vent'anni ha provocato la morte di due milioni di persone e quasi cinque milioni di profughi, si è aggiunta la follia del visionario Joseph Koni, il leader ugandese della Lord's Resistence Army (Lra): i ribelli ugandesi sconfinano con una certa facilità nel Sud Sudan per far razzia di bambini da arruolare nel loro esercito. I locali chiamano gli uomini di Koni i "ton-tong", che nella loro lingua significa machete, l'arma con cui massacrano decine di persone che oppongono resistenza alle loro depredazioni di bambini, bambine e cibo. Nella sola provincia Equatoriale Occidentale si sono registrati almeno 250 rapimenti, ma nessun può fornire dei dati precisi su quanti ne siano realmente scomparsi in un'area così vasta. Le incursioni dei guerriglieri dell'Lra hanno costretto finora 55mila persone a lasciare le proprie terre per allontanarsi dal loro raggio d'azione. Altri villaggi si svuotano, altri campi profughi vengono allestiti.

La politica di Washington. Entro la fine del mese, Washington dovrebbe esprimersi sulla nuova linea politica che il presidente Barack Obama intenderà seguire. Le aspettative sono molto alte. L'inviato speciale di Obama in Sudan, il generale Scott Gration, ritiene che la mediazione e il dialogo tra il governo di Khartoum e i ribelli sono assolutamente imprescindibili. Gration mira a unire le varie fazioni di ribelli così da poter avere un unico interlocutore, un portavoce che possa rappresentare gli interessi comuni. Lo stesso vale per la diaspora in Darfur e per il pulviscolo delle comunità di rifugiati, così che tutti possano avere un ruolo attivo nei colloqui di pace di Doha. Washington sembra molto determinata nell'assicurare la piena applicazione del Comprehensive Pace Agreement così da porre fine anche a quella che lui definisce "una guerra per procura" che vede in campo Sudan e Ciad. Ma in questo potpurri che ha come ingredienti diverse etnie, religioni e interessi sovranazionali ed economici assumono un ruolo rilevante anche i Janjaweed, le milizie arabe spalleggiate da Khartoum e Hassan al-Bashir della cui incriminazione al tribunale internazionale dell'Aja, Scott Gration è stato un forte sostenitore.

di Nicola Sessa da PeaceReporter

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