Articolo 2 comma 8: «Sono esclusi dalla registrazione nell'anagrafe degli iscritti e nell'albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altri partiti politici all'interno di organi istituzionali elettivi». Per il senatore Stefano Ceccanti, uno degli 'Stranamore' - la definizione poco affettuosa è di Franco Marini - estensori dello statuto Pd, il caso Grillo si chiude al secondo articolo dello statuto. C'è poco da fare, secondo il costituzionalista: «Grillo fa parte di un movimento, sia pure sotto forma di network, assimilabile a un partito che al voto si contrappone al Pd. Né ha cambiato idea. Alle scorse primarie abbiamo rifiutato Di Pietro e Pannella che erano persino nostri alleati. E questa volta dovremmo accettare uno che si presenta contro il Pd? Non sta in piedi». Anzi, si emenda, il vero precedente è «Sgarbi, quando annunciò che voleva correre alle primarie dell'Unione. Lo fece prima che noi presentassimo il regolamento, e dopo sembrò che scrivessimo una regola ad personam. Ma è una questione di serietà: non si può fare una campagna contro e poi candidarsi a leader del Pd».
Non state esagerando in risposte burocratiche, magari tradendo un riflesso di chiusura e paura?
Quella di Grillo è una provocazione, e ciascuno reagisce come gli viene. Magari male. Del resto è quello che vuole Grillo: come ha fatto al senato, dov'è venuto a dire che le parlamentari sono tutte zoccole. Voleva fare chiasso, l'ha fatto.
Torniamo alle regole: a Grillo c'è chi oppone l'articolo 9 comma 2 dello statuto, si può candidare solo chi è iscritto al momento dell'indizione della convenzione.
Invece quest'argomento non mi convince. In teoria si tratterebbe del 26 giugno. Ma non va bene per due ragioni: intanto abbiamo fissato una data per chiudere le iscrizioni, il 21 luglio, e non possiamo averne un'altra per dire che chi si iscrive per ultimo ha meno diritti. E poi l'indizione si fa in due date: la prima direzione che fa il regolamento, e la seconda che chiude la fase. No, la ragione per cui Grillo non può candidarsi è che non si può avere una doppia tessera. Chi sta nel Pd non può far parte di un movimento o un partito che va contro il Pd.
La questione della doppia tessera non si pone solo per Grillo. Alcuni radicali hanno annunciato che disobbediranno alle vostre regole per partecipare al congresso. Mina Welby si è già iscritta.
Per i radicali la questione è diversa. Alle politiche non solo non si sono presentati contro il Pd, ma addirittura nelle liste Pd. Siamo in una situazione borderline. Tanto più che loro spesso non si presentano alle amministrative.
Alle europee sì, però.
E va bene. Resta un caso borderline, va interpretato.
Così dà l'idea che i busillis siano tirati alle preferenze politiche.
No, la vicenda Grillo va a sbattere contro lo statuto, che serve a dire chi sta dentro e chi no. Non si possono fare due parti in commedia.
E i radicali? Stanno conducendo una campagna per la 'doppia tessera'. Marini, Rutelli e Follini si sono dichiarati possibilisti.
Io dico di più. In prospettiva radicali, socialisti e anche Vendola potrebbero tranquillamente stare dentro il Pd. Non vedo ostacoli per chi, come me, ha l'idea di un partito a vocazione maggioritaria.
Nonostante le tessere dell'associazione Sinistra e libertà e di Radicali italiani?
Purché non si presentino alle elezioni in maniera concorrenziale con il Pd, si può immaginare un percorso in cui si possano ritrovare dentro il partito.
Ne è sicuro?
Non vedo il problema. Meno partiti ci sono meglio funziona la democrazia parlamentare. Per questo non posso pretendere partiti rigidamente omogenei. In sostanza, i partiti sono i soggetti che si presentano alle elezioni. C'è quindi una gamma di posizioni politiche che possono essere ricomprese nel Pd, da Vendola a Tabacci. Al congresso ce ne accorgeremo bene.
In che senso?
La piattaforma di Bersani insiste sulla coalizione, e in quello schema radicali, vendoliani e socialisti sono fuori dal Pd, e magari dentro una nuova Unione, con l'Udc al posto del Prc. In quella di Franceschini invece il perno è un altro: appunto, l'idea di un partito a vocazione maggioritaria. Ed è quella coerente con il mio approccio: tutti dentro, tutti in lista, anche se con posizioni molto differenziate all'interno.
da Il Manifesto di Daniela Preziosi
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