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giovedì 24 febbraio 2011

Il fotovoltaico su terre agricole? - Nasce nel novese il comitato per la Frascheta

Il Comitato per la Frascheta nasce dall’esigenza di un gruppo di cittadini di porre un freno alla speculazione economica che rischia di cambiare irreversibilmente – ed in peggio – il volto della nostra zona.
La zona meridionale della Frascheta, nelle immediate vicinanze di Novi Ligure, è un contesto che, nonostante i dissennati tentativi dell’uomo di utilizzarlo a proprio esclusivo tornaconto per svilupparvi i business dei rifiuti, delle cave e delle grandi industrie, ha resistito nel tempo conservando le peculiarità della tipica campagna novese. Fino ad ora, grazie al vincolo paesaggistico e all’opera di controllo e tutela della Regione Piemonte e della Sovrintentenza ai Beni Culturali e del Paesaggio, la zona è riuscita a rispettare le sue caratteristiche originarie, mantenendo i valori della tradizione. È un patrimonio fruibile a tutti, nelle immediate vicinanze di Novi, e come dimostrano i numerosi frequentatori, una delle mete preferite per le passeggiate.Ci troviamo a dover difendere il patrimonio ambientale locale, eredità di secoli di saggia agricoltura, dalla speculazione definitiva di chi intende costruire non palazzi o capannoni, ma distese di pannelli fotovoltaici, sottraendo grandi porzioni di terreno fertile per votarlo, in maniera pressochè permanente, all’industria energetica. Ciò è possibile, secondo i promotori di tali progetti, nonostante esista un vincolo paesaggistico che per trent’anni ha impedito insediamenti industriali in quella che era una zona ad unica vocazione agricola ed un decreto ministeriale (D.M. 10/9/2010) che biasima chiaramente l’attuazione di impianti estensivi ed impattanti.
A scanso di equivoci, affinchè non ci venga affibbiata l’etichetta dei soliti bastian contrari, nimby, antiprogressisti è necessario chiarire che non siamo contro la produzione di energia da fonti rinnovabili quali il fotovoltaico o l’eolico, ma riteniamo necessario che vengano posti specifici vincoli legislativi alla proliferazione di tali impianti. E’ sbagliato permettere che si ricoprano di pannelli suoli vergini quando si potrebbe prima utilizzare la grande eccedenza di capannoni, parcheggi, discariche, zone industriali dismesse che si trova sul nostro territorio. E’ inaccettabile che questa politica energetica miope sia attuata perchè semplicemente più remunerativa della corretta prassi, indicata da noi come dal legislatore a livello nazionale.
Bisogna purtroppo prendere atto del fatto che le amministrazioni locali, a prescindere dall’orientamento politico, sono ancora nella nostra esperienza colpevolmente sorde ad osservazioni oggettive e documentate. Non colgono la necessità di politiche pubbliche lungimiranti in ambito energetico e ambientale, non guardano al pericolo che rappresenta la rincorsa ad effimeri incentivi economici di breve periodo rispetto alla tutela di un patrimonio unico ed insostituibile. Ci indigniamo di fronte al dubbio – inconfessabile ma purtroppo non reprimibile – che questo comportamento sia frutto di un ritorno economico di qualche tipo, anche se a fronte di una situazione di nota difficoltà finanziaria degli enti locali che di certo le bellezze ambientali e paesaggistiche italiane non hanno contribuito a generare ma al contrario hanno sempre contribuito a sanare.
Come dato di fatto abbiamo la presenza sul territorio di due impianti di una certa dimensione alle porte di Novi e altri tre ancora più grandi in fase di autorizzazione, nel raggio di un paio di chilometri. E non è che l’inizio: sul territorio provinciale si contano a decine le domande presentate per un totale di centinaia di ettari di territorio sottratto alla produzione agricola. La corrente situazione di “far west” continuerà fintanto che nelle opportune sedi istituzionali non saranno presi gli adeguati provvedimenti di pianificazione legislativa territoriale.
A voi lettori chiediamo di unirvi a noi in questa battaglia a difesa dei beni comuni. Ci rallegriamo di essere in buona compagnia, ultimamente, a chiedere che si usi lungimiranza e buonsenso, specie da parte degli enti locali, sulle autorizzazioni a costruire questo tipo di impianti. Le fonti energetiche rinnovabili rappresentano una speranza per un futuro sviluppo economico, industriale e sociale sostenibile, lontano dai combustibili fossili, in armonia con l’ambiente e chi lo vive, a garanzia della salute propria e dei propri figli. E proprio perchè non vogliamo che questa rimanga pura retorica, dobbiamo vigilare che questa rivoluzione verde, potenzialmente utilissima per il paese contribuisca fedelmente ed efficacemente al fabbisogno ed alle esigenze della collettività, con un adeguato ritorno per gli investitori, ma senza – come troppo spesso avvenuto in passato – speculazioni di breve periodo ad appannaggio di pochi, spregiudicati, imprenditori.
Per una Frascheta libera, verde e pulita, fermiamo il consumo di territorio.

Comitato per la Frascheta

da GlobalProject

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