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venerdì 24 settembre 2010

“CLANDESTINO DAY” SI MOBILITA ANCHE NARDO’


Cosa c’è di reale quando sentiamo parlare di scambi culturali, solidarietà, accoglienza?
In Italia ben poco direi, le leggi del nostro paese sono sempre più razziste e portano di conseguenza alla non interazione degli extracomunitari che arrivano nel nostro paese.
Non si può ignorare il fatto che degli esseri umani rischino la propria vita e quella dei propri figli per lasciarsi alle spalle territori in cui esistono soltanto guerra, fame, miseria e malattie per provare a crearsi una vita degna di tale nome.


Per dare voce a tutti i migranti del nostro paese ieri 23 settembre è stato
ilsecondo “CLANDESTINO DAY” circa 60 città (tra cui Nardò) e 500
organizzazioni si sono mobilitate nei modi più disparati per attirare l’attenzione dei
cittadini su un tema che i media nazionali troppo spesso trascurano, per
ricordare quel concetto spesso tralasciato degli uguali diritti di ogni
essere umano.
La sezione neretina di Sinistra Ecologia e Libertà ha escogitato uno
stratagemma tanto originale quanto efficace: dei cartelli con la scritta
volutamente provocatoria “OGNUNO E’ CLANDESTINO NESSUNO E’ CLANDESTINO” sono
stati posizionati in diversi punti della città e soprattutto alle varie
strade di accesso dov’è esposta la segnaletica “Nardò comune di pace” e “Nardò
città dell’ accoglienza”,proprio ad evidenziare il paradosso di una città che ha
la pretesa di presentarsi come accogliente ed aperta ma che troppo spesso
rimane indifferente all’argomento (facendo un esempio su tutti la situazione degli
immigrati irregolari che vengono sfruttati nella stagione estiva e non solo
per il duro lavoro nei campi, malpagati e in condizioni igienico-sanitarie oltre
ogni forma di degrado).
Al centro dell’attenzione in questa edizione della manifestazione è stato
posto ed evidenziato il duro lavoro che gli insegnanti, partendo dalle
materne per finire alle superiori, svolgono: loro hanno davvero il compito e la
responsabilità di mettere in pratica il processo di integrazione e
interazione tra culture e religioni e di certo non deve essere cosa facile considerando
che gli ultimi decreti o leggi vanno nella direzione contraria, rendendo il
dialogo molto più che difficile e distruggendo molte speranze di chi viene
rimpatriato, sviluppando anche una burocrazia che richiede un notevole spreco di tempo
per quanto riguarda il settore dell’impiego.
A volte mi capita di chiedermi se e quanto sarebbero diverse certe
situazione se riuscissi a vederle con l’ottica del mio bambino di soli 2 anni e mezzo.
Non mi riferisco solo al carico di responsabilità e doveri che noi adulti
siamo costretti a portarci addosso tutto il giorno come fosse uno zaino
invisibile, mi riferisco alla sua capacità di guardare senza quel velo di
ipocrisia, nervosismo e pregiudizio che invece abbiamo noi over 20 sugli
occhi, a quanto è semplice per lui interagire con il resto del mondo: quando sul
banchetto della sua scuola materna sfida ad una lotta tra dinosauri il suo
compagno non gli chiede da dove viene o quale siano la religione o la lingua
madre dei suoi genitori e prima di prendergli la manina non ne guarda di
certoil il colore.


Laura Ragogna

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