HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

mercoledì 3 febbraio 2010

LECCE - Terrorismo è Stato

Mercoledi 3 febbraio, ore 16.30 ateneo piano seminterrato
TERRORISMO è STATO

Proiezione della testimonianza di Pasquale Valitutti, compagno anarchico presente nella questura di Milano al momento dell’omicidio di Pinelli e dibattito su Potere, Linguaggio e Memoria. A seguire, proiezione del video “L’altro terrorismo”.

Il concetto di “terrorismo” è intrinsecamente legato a quello di “Stato”.
Da Piazza Fontana ad Abu Ghraib, dalle bombe sui treni ai bombardamenti indiscriminati in Afghanistan, dal sequestro di Abu Omar a Milano fino all’utilizzo di armi al fosforo in Palestina – solo per citare alcuni casi della Storia recente –, gli Stati agiscono incessantemente in modo terroristico. Agitando lo spauracchio della “guerra al terrorismo” di fatto assistiamo, ed in maniera sempre più spudorata, alla “guerra del terrorismo”, eppure siamo sempre più incapaci di riconoscerla e nominarla come tale. Nel nome di presunti ideali quali Patria e Democrazia si giustifica qualunque orrore; in onore a quella che vorrebbero fosse una “memoria condivisa”, si punta ad ottenere una pacificazione sociale impossibile ed a rimuovere la Memoria che accompagna chi non è disposto a dimenticare né, tantomeno a perdonare.
Ci sono più modi per ottenere questo risultato, reso possibile anche grazie ad una deculturizzazione forzata che avanza a piè sospinto. Lo svuotamento di significato delle parole è uno di questi, uno svuotamento che tende a nominare come “terrorista” chi ammazza un militare per difendere la propria libertà e la sua terra, e “combattente per la libertà” quello stesso militare al servizio di uno Stato, invasore o meno conta poco. Direttamente legato a questo aspetto è il revisionismo che ormai da diversi anni dilaga in tutte le direzioni e che ha trovato in storici, giornalisti, scribacchini ed altri utili servi del Potere il più funzionale mezzo per essere veicolato. Dalle fiction televisive ai libri, dai dibattiti in TV agli articoli sui giornali, si cerca di convincerci che partigiani e repubblichini siano caduti pur sempre per dei nobili ideali, che gli infoibati fossero in fondo dei bravi italiani e che nei lager nazisti c’era anche qualche aguzzino di buon cuore. Nello stesso modo provano a farci credere che alla Banca dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano ci fossero due bombe, e che una fosse effettivamente anarchica, così come che Pinelli sia caduto dal quarto piano della Questura di Milano per un “malore attivo”e il commissario Calabresi fosse un brav’uomo, assente al momento della “caduta”, mentre l’unico “attivo” in quella stanza era proprio lui, assieme agli sgherri che lo assistevano.
A quarant’anni da quei tragici avvenimenti, lontano da commemorazioni che non ci appartengono e da pacificazioni che non ci riguardano, ribadiamo con forza che la bomba in piazza Fontana il 12 dicembre 1969 è stato un atto di terrorismo dello Stato e dei suoi amici fascisti, che Pinelli è stato buttato giù dalla questura di Milano, e che al momento del fatto il commissario Calabresi era presente in quella stanza.

La memoria del presente

La memoria e il linguaggio. Queste sono le due questioni che tentano di legare in un unico filo le tematiche qui proposte. In tempi in cui si cerca di rimuovere le resistenze del passato per cancellare quelle del presente (e del futuro), la parola perde il suo reale significato, mentre i fatti storici vengono mistificati e snaturati per legittimare delle aberrazioni. Il revisionismo cambia il passato per rendere giustificabile o addirittura nobile il presente. In virtù di ciò i fascisti non sarebbero i sanguinari assassini che spinsero in Italia come altrove le popolazioni alla guerra civile e alla guerra tra Stati ma dei semplici patrioti. E ancora, la strategia della tensione, con le sue bombe sui treni, nelle piazze e nelle strade, che produsse decine di morti, non fu un operazione dello Stato italiano per soffocare la rabbia dilagante e contagiosa di migliaia di individui, ma la cruda violenza tra bande di destra e di sinistra. Se oggi si può affermare ciò è facile comprendere come una guerra può essere denominata “missione di pace” senza indignare, così come non scandalizzi l’esistenza di lager per immigrati, lager spacciati a volte per centri di accoglienza o di necessaria permanenza. Ma se il linguaggio è una delle armi più potenti della propaganda e del potere per mistificare e annullare la conoscenza reale delle cose al fine di annebbiare completamente le coscienze, la memoria è il pugnale per resistere. La memoria è ciò che porta dall’altra parte della barricata, riuscendo a distinguere il nemico di ieri e di oggi, ed opporsi a ciò che appare intollerabile. Essa è uno dei mezzi che rende consapevoli della guerra tra poveri che è stata scatenata per la spartizione di qualche briciola.
È al presente che vogliamo guardare, ma non da semplici spettatori.

Nessun commento:

Posta un commento