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lunedì 25 gennaio 2010

Conversazione allo specchio

Helene Paraskeva è nata ad Atene. Vive a Roma dal 1975 dove fa l’insegnante.

Da quando ho capito che le domande irritano più dell’ignoranza uso uno specchio di nome Spartaco. Un giorno gli ho chiesto se imporre la quota di un alunno straniero ogni tre italiani sia la soluzione di un problema didattico o una questione di razzismo. “Uno su mille ce la fa”, mi ha risposto sibillino.

“Pensi allora che gli accordi di rete tra scuole ed enti locali potranno risolvere la situazione?”, gli ho chiesto ancora. Lui mi ha risposto in maniera interlocutoria: “Parli di quelle specie di baratti tra scuole consorziate nel territorio secondo cui gli stranieri ‘in eccedenza’ saranno dati ad altre scuole in cambio di alunni scomodi?”.

“Ma allora”, l’ho incalzato, “non sarebbe giusto fare delle classi integrate?”. “Esistono già”, mi ha detto Spartaco. “Ma sono solo una finta. In realtà, sono classi di terza categoria, con una maggioranza di stranieri e qualche ripetente italiano. È solo una pseudo-integrazione”.

“E una scuola tutta per stranieri?”, insisto. “Vorrai dire un bel campo di addestramento all’italianità!”, ha ironizzato Spartaco. “Paragonato ai centri di identificazione e ai campi di lavoro forzato, sarà un posto per privilegiati”. “In fondo”, ho ribattuto, “se togli i figli di immigrati nati in Italia e quelli delle coppie miste la quota del 30 per cento non è poco…”. “Se nascono pochi italiani e le classi devono essere composte da almeno trenta bambini, alla fine andranno bene anche gli stranieri”, ha risposto Spartaco cinicamente. “Il problema è che alcuni alunni siano considerati intollerabili”.

A un certo punto Spartaco ha cominciato con le domande: “E tu che ne pensi della scarsa preparazione dei docenti all’insegnamento dell’italiano come lingua straniera? E degli insegnanti precari? E dei docenti demotivati e demotivanti?”. “Ohi, così mi offendi! Non esistono docenti del genere”, gli ho risposto. Poi sono andata a comprare un altro specchio, che risponde sempre quello che voglio io. Helene Paraskeva

da Internazionale

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