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lunedì 28 dicembre 2009

Il PD, D'Alema, la Puglia, l’Italia

di Luigi Bosco

Anni fa un Moretti adirato prestò la voce a molti di noi, dicendo che con i leaders allora esistenti il centro sinistra non avrebbe mai più vinto.
Benché un quadro astrale fortunato e l’inanità di statista di Berlusconi (cui per la sfortuna dell’Italia si associa una straordinaria capacità di politico) li riportarono al governo per un pugno di mesi, il teorema morettiano è ancora valido e quei leaders,chi più, chi meno, ancora al loro posto.
E continuano a far danni e a rendere la vita facile al nano malefico anche più di quanto abbia fatto il povero Tartaglia che aveva almeno l’attenuante della insanità mentale.

Quanto sta accadendo recentemente in Puglia sembra portare un ulteriore conferma della lungimiranza di Nanni Moretti. Con un comportamento del tutto inusuale, il PD pugliese (si scrive PD pugliese si legge D’Alema), gravemente compromesso moralmente se non giuridicamente dalle inchieste della magistratura barese, ha scaricato il governatore in carica Nichi Vendola.
Il motivo addotto è che il pur lodato attuale governatore della Puglia non sarebbe gradito all’Udc con
cui il PD vorrebbe stringere un alleanza per le prossime elezioni regionali, prodromica, vien detto, di una possibile alleanza nazionale.
Ma anche posto che questo sia il vero motivo, esso non appareassolutamente convincente.
Da un punto di vista squisitamente tattico-elettorale, infatti, se come è più che probabile Vendola decida di presentarsi anche da solo la vittoria dello schieramento PD-Udc appare molto improbabile (è sufficiente che Vendola si porti a casa un 6-7% - risultato che molti giudicano minimo - per far vincere la destra, visti gli attuali rapporti di forza).
Da un punto di vista politico poi i dirigenti di cui sopra e il baffetto sardonico non hanno capito che il centrosinistra può vincere, in Puglia e a livello nazionale, solo se pone al centro della propria linea politica la questione morale, non solo come l’impegno a non rubare (e sarebbe già tanto), ma come l’impegno a
fondare un nuovo modo di fare politica che restituisca ai cittadini la fiducia nelle istituzioni a tutti i livelli. Lo
schieramento del centrosinistra vince se e solo se si presenta come lo schieramento dei valori (solidarietà e amore per il prossimo, giustizia sociale - intra e intergenerazionale -, libertà di perseguire la propria strada per la felicità) contro lo schieramento degli interessi e del bigottismo sociale. La politica dei politicanti, degli accordi segreti dei do ut des, degli scambi con i proprietari di pacchetti di voti clientelari, al di la di essere moralmente discutibile, è politicamente perdente. Rappresenta un modo di far politica che condanna il centrosinistra alla sconfitta.
Imporre Emiliano come candidato alla regione riproduce un modo vecchio e moralmente compromesso di intendere la politica; la strada naturale sarebbe stata quella delle primarie che avrebbero lasciato la scelta ai cittadini e nel caso di vittoria di Emiliano avrebbero tenuto insieme il centrosinistra.
Peraltro, come possono i cittadini avere fiducia in un politico, Emiliano, che solo due mesi prima aveva impostato la campagna elettorale per la segreteria regionale del PD confermando la scelta di Vendola alla regione? Quali sono i valori di un politico se la propria parola personale non ha alcun valore ? Questi comportamenti allontanano dalla politica chi vota per ragioni di valore e non d’interesse, e quindi penalizza proprio il centrosinistra. Non capire ciò, vuol dire essere anni luce meno bravi di Berlusconi e meritarsi non una ma cento sconfitte.
Lor signori del centro sinistra (avrebbe detto Fortebraccio, per chi se lo ricorda), si meritano infatti di perdere, siamo noi la gente per bene che ha creduto nella forza rinnovatrice e nella superiorità etica dell’Ulivo e anche dell’ Unione che non ci meritiamo che vincano Berlusconi e i suoi.
Le cose appaiono tanto evidenti che forse i veri motivi non sono quelli platealmente presentati. Forse non lo si fa per vincere, forse loro non importa vincere le elezioni. Forse esiste una meta-politica che ai cittadini comuni non è dato conoscere, esiste un meta-partito trasversale i cui interessi occorre difendere specie quando esistono torte succulenti da poter dividere (per esempio la possibile privatizzazione dell’acquedotto pugliese). In questo caso l’unico vero obiettivo è quello di liberarsi di un governatore troppo poco malleabile; poi chiunque vinca, fosse Emiliano o la Poli Bortone o chi altri per lei, il meta partito trasversale avrà i suoi pezzi di torta garantiti.
In tutti e dui i casi, la Puglia è un laboratorio nazionale, ma non perché si prepara qui l’alleanza PD-Udc che se avverrà, avverrà solo a livello nazionale, ma perché se D’Alema non viene fermato in Puglia, Moretti avrà ragione per molti anni ancora a venire.

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