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lunedì 23 novembre 2009

Sinistra e Libertà, progetto in crisi?

di Aldo Garzia
Il punto È dimezzata la coalizione di Sinistra e libertà (3,1% alle ultime elezioni europee). Il Partito socialista guidato dal segretario Riccardo Nencini ha deciso, dopo un tira e molla durato alcune settimane, di abbandonare il tavolo delle trattative con gli altri partner

I primi a uscire dalla coalizione erano stati i Verdi che hanno eletto Angelo Bonelli presidente nel loro ultimo Congresso con il proposito di rilanciare l'idea di una costituente ecologista. La decisione del Ps è stata presa all'indomani di un incontro tra Pierluigi Bersani, segretario del Pd, e una delegazione socialista guidata dal segretario Nencini (quest'ultimo sarà candidato alle regionali in Toscana in accordo con il Pd).

"L'incontro è andato molto bene - aveva commentato a questo proposito Nencini - abbiamo parlato delle regionali, del Congresso del Partito del socialismo europeo e di molte altre cose. Sulle prossime elezioni regionali abbiamo deciso di tenere aperte le relazioni su alcune situazioni che vanno monitorate periodicamente. Ma soprattutto c'è un clima mutato nelle nostre relazioni".

Dopo la decisione di una settimana fa di oscurare il sito ufficiale di Sinistra e libertà a causa di una querelle sulla reale interpretazione dei deliberati del Coordinamento nazionale, arriva ora la notizia che i socialisti non si sentono più parte di un comune progetto. L'oggetto del contendere era da tempo lo scioglimento delle organizzazioni di origine (Sinistra democratica, Movimento per la sinistra, Ps e componente dei Verdi che non si riconosce nelle proposte di Bonelli) per dare vita a un unico soggetto politico. Questa prospettiva non aveva mai trovato l'accordo dei socialisti.

Al fine di un definitivo chiarimento era stata convocata un'assemblea nazionale per il 19 e 20 dicembre che doveva servire a stabilire le modalità di presentazione alle elezioni regionali e accelerare eventualmente i tempi della costruzione di un unico partito della sinistra. Ora a questa assemblea vi parteciperanno solo Sinistra democratica (il movimento che fa capo a Fabio Mussi e a Claudio Fava), gli ex di Rifondazione che hanno formato il Movimento per la sinistra guidato da Nichi Vendola e i Verdi che non sono d'accordo con Bonelli (Grazia Francescato, Paolo Cento, Loredana De Petris) e alcuni ex Pdci (Katia Bellillo, Umberto Guidoni).

A questo punto potrebbero sorgere dei problemi anche per quanto riguarda l'utilizzo del simbolo nella campagna elettorale alle porte, anche se di recente è stata aggiunta la parola "ecologia" al logo depositato in origine dai contraenti del patto elettorale. Gennaro Migliore, ex capogruppo di Rifondazione alla Camera, dichiara all'Asca: "Il progetto di Sinistra e libertà va avanti con chi ci sta. Come convenuto con gli altri partner, faremo il congresso di fondazione del nuovo partito dopo le elezioni regionali e non prima". E sulla presentazione alle elezioni regionali? "Ci presenteremo autonomamente, salvo qualche eccezione che potrà essere proposta a livello dei territori".
In un comunicato di Sinistra democratica si legge intanto: "Il nostro movimento non ha mai immaginato che il percorso necessario e difficile di Sinistra e libertà potesse tramutarsi in poche settimane in un nuovo partito politico, il partito della sinistra italiana. E' tuttavia evidente che nelle ultime settimane il dibattito interno ha subito una involuzione politicista a scapito dei contenuti e si sono manifestate opinioni diverse sul percorso da seguire".
Ha creato polemica anche un comunicato del Coordinamento nazionale di Sinistra ecologia e libertà con il quale si aderisce alla manifestazione contro il governo Berlusconi promossa inizialmente da Idv e Rifondazione. "Siamo convinti - si legge nella nota - che l'opposizione a Berlusconi deve essere innanzitutto opposizione sociale alle scelte economiche e ambientali che questo governo ha fatto".

Nencini si dissocia da questa decisione: "Sinistra e libertà, come ha spiegato Antonello Falomi dai microfoni di Radio radicale, non c'è più e quindi non può certo annunciare l'adesione alla manifestazione del 5 dicembre contro Berlusconi. Ogni adesione è evidentemente a carattere personale".
Aggiunge il segretario socialista: "Quella del 5 dicembre è una protesta che serve solo a scaldare i cuori e non porta un voto in più. E meglio lasciare a Di Pietro e al massimalismo di sinistra la politica muscolare, quella delle piazze piene e rumorose che di solito, come diceva Nenni, poi lasciano le urne vuote".

da Aprileonline.ifo

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